Garmin Rally RS210, il power meter con i Newton. Il test completo

Garmin Rally RS210, il power meter con i newton. Il test completo

13.12.2025
6 min
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Il nuovo Garmin Rally power meter non è un aggiornamento ed una rivisitazione del modello già esistente. E’ stato cambiato nel profondo, tantissimo nel cuore del sistema, molto anche nel corpo ed il risultato finale è super.

Ai fini della rilevazione, della ripetibilità dei dati e anche per quello che concerne la gestione del dispositivo, lo stesso Garmin Rally è più preciso e facile. Tra il resto ci sono da evidenziare due valori aggiunti. Il primo è legato al perno sostituibile/intercambiabile dove alloggia tutta l’elettronica. Il secondo è un plus delle metriche di potenza, ovvero la possibilità di quantificare la forza espressa in newton. L’ecosistema Garmin aggiunge un altro (utilissimo) tassello. Vediamo di cosa si tratta anche grazie al contributo di Michele Dalla Piazza ed entriamo nel dettaglio della prova.

Garmin Rally RS210, il power meter con i Newton. Il test completo
Come un pedale classico e anche molto robusto
Garmin Rally RS210, il power meter con i Newton. Il test completo
Come un pedale classico e anche molto robusto

Quantificare la forza quando si pedala

«Per misurare la forza, con tutta probabilità il sistema pedale è quello migliore – argomenta Dalla Piazza – o comunque tra i migliori. Riesce a far risaltare le reali differenze tra gamba destra e sinistra. Prendere in esame i newton, la forza espressa durante l’attività in bici è una pratica utilizzata da tempo da alcuni portali di analisi, ad esempio Intervals.icu, GoldenCheetah (ovviamente il portale Garmin Connect) e pochi altri.

«Il valore in Newton misurato da un power meter – prosegue – rappresenta la forza tangenziale, ovvero quella che potremmo categorizzare come forza davvero efficace per far avanzare la bicicletta. Semplificando, è quella perpendicolare alla pedivella. Ai fini della valutazione di un training di qualità è utile a quantificare lo stress muscolare, la fatica meccanica, utile a capire come un atleta genera watt. I newton danno un senso molto più preciso del profilo dell’atleta, identificando il range di cadenza preferita e quella con maggiore efficienza».

Garmin Rally RS210, il power meter con i Newton. Il test completo
Michele Dalla Piazza, studioso e profondo conoscitore delle tecnologie legate al training moderno
Garmin Rally RS210, il power meter con i Newton. Il test completo
Michele Dalla Piazza, studioso e profondo conoscitore delle tecnologie legate al training moderno

Garmin Rally RS210, l’aspetto tecnico

Molto bene il fattore di intercambiabilità del mandrino. E’ uno dei cardini di questo progetto Garmin, un valore aggiunto non banale a favore della precisione e della longevità. Tutta l’elettronica è inserita (e protetta) all’interno del perno, batteria ricaricabile inclusa. Ottimo il fattore Q del pedale, 53 millimetri, perfettamente in linea con i competitor e con i pedali medio/alto di gamma. Anche il valore dello stack (altezza complessiva del pedale) è buono con i suoi 12,2 millimetri.

Eccellente l’autonomia rilevata con una sola ricarica. Oltre le 80 ore di attività, anche se in questo caso è sempre bene considerare le variabili legate alle condizioni climatiche e alle eventuali attivazioni (non volute) a bici ferma. I pedali sono sensibili e talvolta, con un semplice spostamento della bici il sistema Rally si attiva.

Calibrare non è mai stato così facile

Molto bene a nostro parere il fattore calibrazione, che non è sempre necessaria ad ogni uscita (è comunque possibile farla a piacimento). Diciamo che è meglio eseguirla quando è richiesta dal dispositivo (può comparire una notifica sul device), potremmo dire obbligatoria quando si trasferiscono i pedali da una bici ad un’altra, quando si estrae il perno per manutenzione e pulizia.

Non serve mettere la pedivella in quella posizione oppure in un’altra. Non serve mantenere sempre il medesimo angolo ed inclinazione in modo da avere dati ripetibili e sovrapponibili da un’uscita a quella successiva. C’è una calibrazione di fabbrica impostata e quella resta. Ci piace.

Le nostre considerazioni

Il valore dei newton durante una prestazione è un campo che si aggiunge agli altri, va interpretato, capito ed analizzato. E’ uno strumento utilissimo per capire come si ottengono i watt, se attraverso una pedalata che predilige l’agilità, oppure una cadenza più bassa. Con il tempo e con i grafici la funzione dei newton aiuta ad interpretare il gesto, con le sue fasi di spinta e trazione (ci vuole anche un device che supporta le dinamiche della pedalata). Con metodo, tempo e pazienza è un vero e proprio strumento che aiuta a migliorare, sfruttando l’efficienza della pedalata (tutta).

I newton sono il plus dei nuovi pedali/power meter Garmin? Il quantificare la forza tangenziale è uno dei fiori all’occhiello di questa versione dei Rally, eppure se dovessimo puntare l’obiettivo sul vero punto di forza di questo sistema, l’attenzione si sposterebbe sulla semplificazione del prodotto. Proprio così: rispetto alla versione più anziana il nuovo power meter Rally è più facile, versatile e robusto (è molto sostanzioso), più immediato, tanto stabile e preciso. Un misuratore che si adatta a molte interpretazioni. Ci piace.

Garmin

Alimentazione, palestra , frullato, borraccia (depositphotos.com)

Palestra e alimentazione: surplus calorico? Con calma

07.12.2025
5 min
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L’inverno, per molti corridori, è il periodo della costruzione. Le uscite in bicicletta si riducono e i preparatori aumentano la frequenza degli allenamenti in palestra. In questi casi, l’obiettivo è spesso quello di lavorare sulla forza e di incrementare la massa magra al fine di migliorare la stabilità, la potenza e l’efficienza in sella quando tornerà la primavera.

Per ottenere risultati concreti, non basta introdurre un programma di potenziamento: è necessario anche adattare l’alimentazione in modo mirato e personalizzato (in apertura immagine depositphotos.com).

L’inverno è il momento giusto per lavorare sulla forza in palestra, a patto di garantirsi il corretto approto alimentare
L’inverno è il momento giusto per lavorare sulla forza in palestra, a patto di garantirsi il corretto approto alimentare

La forza in inverno

Durante la stagione ciclistica la priorità è pedalare e il tempo per un vero lavoro di forza è limitato. Oltre agli aspetti positivi sulla performance, abbiamo visto quanto sia utile stimolare la muscolatura per garantirsi un invecchiamento migliore.

Le corte e spesso fredde giornate d’inverno permettono di dedicarsi con maggiore continuità alla palestra e di stimolare la crescita muscolare in maniera più efficace. Aumentare la massa magra non significa appesantirsi, ma rendere i muscoli più forti, reattivi e funzionali, migliorando l’efficienza del gesto e riducendo il rischio di infortuni.

Molti preparatori decidono infatti di trasformare nella stessa giornata il lavoro svolto in palestra con una sessione di bici in agilità o con qualche richiamo specifico. Allora diventa importante valutare il carico di lavoro effettivo svolto dall’atleta per adattare la dieta. Nei giovani, che ancora vanno a scuola, l’uscita in bici post palestra è impossibile, allora bisogna tenere conto che scioglieranno sui rulli e quindi avranno una perdita di liquidi maggiore.

Il potenziamento in palestra richiede un lavoro progressivo e personalizzato, con esercizi seguiti da un allenatore
Il potenziamento in palestra richiede un lavoro progressivo e personalizzato, con esercizi seguiti da un allenatore

Dieta e aumento di massa magra

La crescita muscolare richiede cinque elementi chiave. Uno stimolo allenante adeguato. Un apporto calorico sufficiente, ma non eccessivo. Il riposo. Il giusto bilanciamento dei nutrienti. Il corretto timing di assunzione degli stessi. Non è sufficiente “andare in palestra”: serve un lavoro progressivo e personalizzato, con esercizi eseguiti correttamente e con carichi relativamente impegnativi a seconda dell’obiettivo prefissato con il proprio allenatore.

Nei ciclisti alle prime armi o in chi riprende dopo un periodo di pausa, molti miglioramenti iniziali derivano dal perfezionamento della tecnica, dall’equilibrio e dal controllo motorio. Questi progressi, però, non comportano un grande dispendio energetico: per questo, spesso non è necessario aumentare molto le calorie rispetto a una giornata di riposo.

I carboidrati sono essenziali per sostenere le sedute di forza e per massimizzare lo stimolo allenante
I carboidrati sono essenziali per sostenere le sedute di forza e per massimizzare lo stimolo allenante

Il surplus calorico

Quando il lavoro in palestra diventa più intenso, con attività impegnative, progressione del carico, esercizi multiarticolari, allora può essere utile introdurre un leggero surplus calorico per favorire l’aumento della massa. Questa variazione è molto personalizzabile e deve essere valutata con attenzione. L’errore più comune è pensare che basti alzare le calorie perché “sono stato in palestra”. In realtà, bisogna tenere conto di molti altri aspetti per decidere quale combinazione di nutrienti sia migliore. 

I carboidrati sono essenziali per sostenere le sedute di forza e per massimizzare lo stimolo allenante, ma bisogna sapere scegliere le fonti più adatte al soggetto e alla sua routine. Possono servire prima dell’allenamento per garantire energia e migliorare la qualità del gesto e dopo, per favorire il recupero del glicogeno e supportare la sintesi proteica. Tuttavia possono essere utili anche durante la sessione di pesi, per ottimizzare il focus e ridurre la percezione della fatica.

E’ necessario fare esercizi eseguiti correttamente e con carichi relativamente impegnativi a seconda dell’obiettivo
E’ necessario fare esercizi eseguiti correttamente e con carichi impegnativi in base all’obiettivo

La crescita muscolare

Le proteine sono fondamentali per la crescita muscolare. Bisogna garantire la disponibilità degli amminoacidi essenziali, in particolare la leucina, che attiva i processi di costruzione delle nuove fibre muscolari, senza però esagerare nella quantità di carne rossa e uova. Negli atleti di alto livello può inoltre capitare che nella stessa settimana, il lavoro in palestra cambi con esercizi di forza massima, esplosiva, e altri in circuito per sviluppare la resistenza. Questo comporta un utilizzo differente dei substrati energetici e quindi un adattamento specifico anche per la dieta.

Una dieta varia e bilanciata può essere sufficiente a coprire questi fabbisogni senza ricorrere a grandi integrazioni. Proteine in polvere, creatina e amminoacidi essenziali sarebbero da valutare con attenzione soprattutto per chi fatica a raggiungere l’apporto proteico necessario. Tuttavia, non sono uno strumento magico: se lo stimolo allenante non è sufficiente, nessun integratore può creare massa muscolare.

La creatina è un composto organico di aminoacidi arginina, glicina e metionina. Il suo uso migliora allenamento e recupero (depositphotos.com)
La creatina è un composto organico che contiene gli aminoacidi arginina, glicina e metionina: ecco la sua formula (depositphotos.com)
La creatina è un composto organico di aminoacidi arginina, glicina e metionina. Il suo uso migliora allenamento e recupero (depositphotos.com)

Ricorso alla creatina

La creatina, che facilita il recupero muscolare, può essere di particolare aiuto agli atleti con più esperienza in palestra, in quanto sicuramente possono svolgere esercizi molto intensi. Per quegli atleti che caricano molto in inverno con l’obiettivo di costruire o recuperare la massa muscolare, magari persa in seguito a infortuni, l’integrazione associata di creatina, omega 3, vitamina C ed eventualmente post-workout specifici può ottimizzare l’allenamento e velocizzare il recupero, prevenendo infortuni da sovraccarico. 

L’inverno è il momento ideale per costruire basi solide di forza e massa magra. La palestra, se affrontata con un programma ben strutturato, può migliorare in modo significativo la performance ciclistica e il benessere in generale.

Per sostenere la crescita muscolare, l’alimentazione deve però essere adattata, con un surplus calorico non eccessivo. I carboidrati scelti a seconda dell’attività svolta, un sufficiente apporto proteico e una valutazione accurata degli integratori da assumere possono fare la differenza tra allenare la forza e aumentare eccessivamente di peso in inverno.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)

Palestra: funzionalità e vantaggi, a lezione da Marco Compri

03.11.2025
4 min
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Riuscire a trovare il giusto equilibrio nel bilanciamento dei carichi di lavoro in palestra non è affatto semplice. Lorenzo Milesi, nella nostra ultima intervista ha detto di aver aumentato la massa muscolare in maniera eccessiva e di essersi trovato in difficoltà nella prima parte di stagione. Gli allenamenti in palestra sono necessari al miglioramento delle performance, capire quale sia il modo migliore per integrarli e i lavori da fare è altrettanto fondamentale. Per riuscire a comprendere il tutto ci rivolgiamo a Marco Compri, responsabile palestra del gruppo performance della Federazione.

«Se queste sono state le sensazioni di Milesi è chiaro che nello scorso inverno qualcosa non ha funzionato – ci dice Compri – già a livello concettuale. In palestra un ciclista generalmente non ha necessità di lavorare sull’ipertrofia, a differenza di alcune specialità della pista o la BMX. Inoltre per quanto riguarda il ciclismo su strada ci sono anche i parametri di peso da considerare».

Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Partiamo dal concetto di ipertrofia?

In questo caso il focus è sull’aumento della massa muscolare, l’atleta non lavorerà tanto sulla velocità nello spostare un carico, ma sul volume.

Quali sono le linee guida sulle quali deve lavorare un ciclista su strada?

L’obiettivo non è tanto allenare la forza, inteso come ricerca del massimo parametro di forza possibile, quanto piuttosto focalizzarsi sulla potenza e questo aspetto sottende la capacità di erogare il maggior quantitativo di forza nel minor tempo possibile. L’allenamento in palestra di un ciclista su strada deve essere volto a spostare un carico significativo ad alta velocità così da ottenere un adattamento neuromuscolare funzionale alla prestazione e non alla massa. Tutto questo va poi riferito alla MED.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
La nazionale lavora da diversi anni alternando palestra e ripetute in pista, qui Viviani ai tempi della Cofidis (foto Instagram Elia Viviani)
Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
La nazionale lavora da diversi anni alternando palestra e ripetute in pista, qui Viviani ai tempi della Cofidis (foto Instagram Elia Viviani)
Ovvero?

Il volume minimo efficace per rendere forte l’atleta o Minimum Effective Dose (MED, ndr) e va portato avanti sempre. In qualsiasi momento della stagione, perché il detraining per quanto riguarda la forza ha tempi davvero bassi. Già dopo sei giorni si inizia a perdere forza. Se poi si smette di allenarla, come spesso accade durante la stagione, la perdita è totale.

Ma questo volume minimo efficace come si allena?

Si utilizza un volume di ripetute che va da 12 a 48, con un carico dall’80 all’85 per cento del carico massimale dell’atleta, da effettuare due volte per microciclo con un recupero dalle 48 alle 72 ore. E’ uno stimolo, ripeto, da mantenere per tutto l’anno.

Filippo Ganna, palestra (foto Instagram Filippo Ganna)
Sarebbe meglio allenarsi a corpo libero con carichi, in alternativa i macchinari possono comunque svolgere una buona funzione (foto Instagram Filippo Ganna)
Filippo Ganna, palestra (foto Instagram Filippo Ganna)
Sarebbe meglio allenarsi a corpo libero con carichi, in alternativa i macchinari possono comunque svolgere una buona funzione (foto Instagram Filippo Ganna)
Che lavori si possono fare?

Lavori bipodalici multiarticolari di tipo assiale. Che detto in parole povere sono, ad esempio: squat, stacchi e spinte in alto con bilanciere. Sono esercizi complessi che richiedono all’atleta di utilizzare gran parte dei muscoli. Nello squat, per fare un altro esempio, vengono chiamati in causa 276 muscoli.

In questo modo l’allenamento in palestra diventa completo?

Diventa efficace. Il concetto è che il cervello riconosce il movimento, non il muscolo. Se si fanno esercizi da seduto, o da fermi, su qualche macchinario, lavoro su pochi distretti muscolari e non stimolo la stabilizzazione.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
Per la parte superiore del corpo si possono fare esercizi di core stability (foto Instagram Elia Viviani)
Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
Per la parte superiore del corpo si possono fare esercizi di core stability (foto Instagram Elia Viviani)
Un concetto da portare avanti tutto l’anno quindi?

Sì, quello che ancora si fa fatica a comprendere è che l’allenamento della forza con sovraccarichi, anche per gli stradisti, va protratto per tutto l’anno. Durante la stagione l’allenamento della forza non è sempre prioritario, ma è importante e quindi la seduta può e deve essere strutturata in modo strategico. In inverno si possono anche fare quarantacinque minuti. Mentre durante la stagione ne bastano la metà. Lavorando sempre sul concetto del volume minimo che renda però forte l’atleta.

Come si trova l’equilibrio?

Si deve cercare una via attuabile, corretta ed efficace che non vada a intaccare l’attività su strada. Se un atleta non ha mai lavorato in palestra ha bisogno di un po’ più di tempo per trovare il giusto equilibrio e farlo in maniera efficace ed efficiente. E’ fattibile, sostenibile e produce grandi vantaggi.

Creatina, doppio binario: per la forza e contro la disidratazione

26.08.2025
3 min
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Nel complesso mondo degli integratori, sviluppati dalle squadre con i propri fornitori per accogliere le esigenze degli atleti, c’è una… voce molto poco raccontata, che invece svolge da tanti anni il proprio compito nello sport: la creatina.

Si tratta di una molecola naturalmente presente nel nostro corpo e proprio per questo è anche uno degli integratori sportivi più studiati negli ultimi decenni. La creatina viene sintetizzata da fegato, reni e pancreas: il suo ruolo principale, volendo semplificare al massimo il discorso, è quello di aiutare le cellule muscolari a produrre energia. Da sola tuttavia la creatina non basta: quando infatti entra nelle cellule muscolari, essa viene in parte trasformata in fosfocreatina che agisce come una vera riserva energetica. Per cui quando l’atleta è nel pieno dello sforzo, i suoi muscoli hanno bisogno di tanta energia in poco tempo. La creatina, immagazzinata nei muscoli sotto forma di fosfocreatina, aiuta a pareggiare il bilancio energetico cellulare. Più creatina è presente, più a lungo si riescono a sostenere gli sforzi più intensi.

La creatina è molto utile per supportare il lavoro dei velocisti in palestra: quelli della strada e anche i pistard
La creatina è molto utile per supportare il lavoro dei velocisti in palestra: quelli della strada e anche i pistard

«La creatina si usa in tantissimi sport e anche nel ciclismo – spiega Laura Martinelli, nutrizionista del Team Jayco AlUla – è un integratore in classe di evidenza, il che vuol dire che ha tantissima rilevanza scientifica. E’ conosciuta da trent’anni, per cui è uno dei pochi integratori che funzionano davvero. Come si utilizza? C’è da fare un distinguo. Da una parte i velocisti e quindi la tipologia di corridori che necessita di esplosività e di una massa muscolare più importante. E poi tutti gli altri».

Perché questa differenza?

La creatina serve per alimentare quel carburante che si chiama fosfocreatina, utilizzata negli sforzi brevissimi ad altissima intensità, tipici appunto delle volate. Ma è tipica anche della tipologia di esercizi che si fanno con i pesi. Per questo i velocisti ne fanno uso nella stagione invernale proprio per sostenere i carichi in palestra. Indirettamente la creatina fa aumentare la massa muscolare, perché il velocista in palestra carica di più, spinge di più e attingendo alla fosfocreatina alza il massimale. Quindi si utilizza in inverno e parallelamente nella stagione delle gare per alimentare le volate. Quindi il velocista la usa con una certa regolarità per tutto l’anno, anche se con finalità differenti.

Velocisti su strada e anche in pista?

Esattamente, per gli stessi principi viene anche molto utilizzata anche in pista. Laddove fondamentalmente ci sono sforzi molto brevi e intensi.

Tutte le aziende producono integratori di creatina, fra queste c’è anche EthicSport
Tutte le aziende producono integratori di creatina, fra queste c’è anche EthicSport
E’ vero che l’uso della creatina può portare a ritensione idrica?

E’ vero. Generalmente, soprattutto ai responder, cioè quando funziona, determina anche un aumento di peso. Per questo motivo a volte la usano anche i non velocisti. Perché a dosaggi molto ridotti, quindi minori rispetto ai dosaggi utilizzati dai velocisti, la creatina aiuta a trattenere i liquidi e quindi può essere utilizzata come prevenzione per la disidratazione.

Quindi lo stesso integratore si può usare con obiettivi diversi?

Esatto. Può essere utilizzata a minore dosaggio da tutti i corridori nel periodo estivo, per trattenere i liquidi e ridurre il rischio di disidratazione. Quindi fondamentalmente lo stesso integratore a dosaggi differenti può avere finalità diverse.

Palestra a inizio stagione? La parola d’ordine è forza

14.11.2024
4 min
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Il mese di novembre per i professionisti ha un solo significato: la fine delle vacanze e l’inizio della preparazione. Seppure in maniera molto morbida i corridori tornano a fare fatica, sia in bicicletta che in palestra. Quello tra bici e pesi è un binomio che ha fatto vedere sempre più la sua importanza nel creare una solidità fisica per l’atleta. Nel momento in cui si parla di preparazione è facile sbagliare qualcosa e ritrovarsi in difficoltà durante la stagione.

La palestra è una parte fondamentale, anche perché molti atleti preferiscono partire da questa e poi montare in bici dopo qualche sessione. Marco Compri, preparatore del team performance della Federazione, ci dice in che modo si inserisce la palestra negli allenamenti di inizio stagione. Anzi, ancora prima, nella parte di off season.

«Va detto – ci anticipa – che l’atleta, a livello di prestazione, ha due facce: la forza e la parte metabolica. Quando parliamo della prima dobbiamo sapere che la si può allenare in due modi: specifico, in bici, e aspecifico, ovvero in palestra».

La base della palestra in off season è sulla forza, ma si lavora anche su potenza e ipertrofia
La base della palestra in off season è sulla forza, ma si lavora anche su potenza e ipertrofia

Base della piramide

La palestra ha un ruolo determinante nel costruire la componente muscolare che permetta al ciclista di performare durante tutta la stagione, ma come si inserisce al meglio all’interno della preparazione?

«Una cosa che voglio sottolineare – spiega Compri – è che la forza è la base della piramide, ma la differenza la fa la potenza. La forza non può trascendere dalla preparazione e ci permette di avere una condizione migliore, più la base è ampia  e più il vertice della piramide è alto. Se non la si cura non riuscirò mai ad arrivare al massimo del mio potenziale. Al fine di avere una buona efficacia bisogna inserire la palestra almeno due volte a settimana, altrimenti non si costruisce nulla».

Gli esercizi di effettuare sono quelli che richiedono una capacità multiarticolare, come gli squat
Gli esercizi di effettuare sono quelli che richiedono una capacità multiarticolare, come gli squat
Va inserita prima o dopo l’uscita in bici?

Nel caso di un doppio allenamento è bene inserire prima la palestra perché va fatta in condizioni di riposo per avere la migliore risposta del fisico. Ora siamo ancora nella fase di off season, questa va da quando si riprende fino al primo ritiro di dicembre. In questo momento, quindi, c’è più spazio per allenare la forza in palestra, inserendo lavori a bassa intensità in bici.

Cosa vuol dire allenare la forza?

Bisogna stare attenti, perché in palestra si allenano tre aspetti: forza, potenza e l’ipertrofia. Una sessione ideale prevede tutte e tre le componenti, cambiano solamente i volumi. In questa parte dell’anno si mette l’accento sulla forza. Si lavora con serie e ripetute basse: si parte dal 60 per cento del carico massimale fino ad arrivare all’80 per cento, con un numero di colpi basso (da 3 a massimo 5).

E’ importante anche la velocità d’esecuzione?

Assolutamente. Il fine è poi migliorare la potenza che in un’equazione è uguale alla forza per la massima velocità d’esecuzione: una velocità adeguata è nell’ordine degli 0,5 metri al secondo.

Eseguire gli esercizi in maniera corretta è fondamentale, serve quindi il confronto con tecnici e staff
Eseguire gli esercizi in maniera corretta è fondamentale, serve quindi il confronto con tecnici e staff
Quali sono gli esercizi che si possono fare al fine di allenare questo aspetto?

Innanzitutto multiarticolari, perché il cervello riconosce il movimento e non il muscolo in sé. Servono quindi movimenti complessi che abbinano una richiesta multiarticolare e alla capacità di controllo del core. Lo squat ad esempio è un buon esercizio perché unisce coordinazione, coinvolge più articolazioni e costringe l’atleta ad un movimento complesso.

Cosa è più importante, carico o velocità?

Velocità del gesto, perché il ciclista deve abituare il suo corpo a reagire velocemente. Se sono solo forte non avrò la massima performance. In pista, ad esempio, la maggior parte dei gesti avviene tra le 90 e le 130 pedalate al minuto.

La velocità di esecuzione deve essere sempre elevata
La velocità di esecuzione deve essere sempre elevata
Un pistard, come può essere Milan, in un anno dove correrà meno su pista avrà meno sessioni in palestra?

Lui è un corridore di endurance e lavorerà allo stesso modo che abbiamo descritto prima e con le stesse intensità, anche se non correrà tanto su pista.

Che la palestra sia importante durante tutto l’anno lo sappiamo, ma perché?

Innanzitutto impedisce il decadimento dei parametri massimali di forza e quindi mantiene elevata la capacità di performare. Inoltre continuare ad averla nel programma di allenamento garantisce una continuità di lavoro anche alla ripresa della nuova stagione. Se un corridore va in palestra solamente due mesi all’anno la ripresa sarà sempre più complessa o addirittura traumatica

La forza per uno scalatore: importante curarla a tutto tondo

06.12.2023
5 min
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L’approdo di Santiago Umba all’Astana Qazaqstan Team e le parole di Peschi, suo diesse fino a quest’anno, ci hanno incuriosito. Il tecnico toscano ha detto che il giovane colombiano dovrebbe allenare la forza in salita. Abbiamo così preso questo spunto per parlare di come si allena questo aspetto, e lo facciamo con Maurizio Mazzoleni coach del team kazako, in cui la preparazione di Umba sarà affidata a Yeyo Corral, uno degli allenatori interni.

«Il ciclismo – dice Mazzoleni – è uno sport di endurance che si basa su picchi di forza costanti. Il lavoro del preparatore cura i diversi aspetti della forza: massima, dinamica, esplosiva e rapida. Si lavora con tecniche e metodologie diverse. Nel caso dello scalatore non parlerei di allenare la forza in salita, ma in generale. Ci sono vari mezzi per farlo: macchinari isotonici, ovvero palestra, attraverso il carico naturale, quindi sfruttando il peso del proprio corpo, e con il mezzo specifico, cioè la bici».

Tanti giorni di corsa consecutivi fanno ridurre i picchi di forza, servono periodi di allenamento per ristabilirli (foto Instagram Astana)
Tanti giorni di corsa consecutivi fanno ridurre i picchi di forza, servono periodi di allenamento per ristabilirli (foto Instagram Astana)

Costanza

Sentendo parlare il preparatore bergamasco, passa il concetto di forza a livello generale: ogni corridore deve curare tutti gli aspetti e allenarla in maniera completa. La parte difficile è riuscire a tenere, durante tutto l’arco della stagione, una costanza di rendimento.

«Si fa un’analisi a inizio stagione – spiega – per ogni corridore. Per uno scalatore la forza è importante al fine delle prestazioni. Il ciclismo uno sport di endurance, si deve tenere monitorato l’atleta durante tutto l’anno. Questo perché si rischia di avere una deflessione dei picchi di forza. Gli scalatori, più di chiunque altro ciclista, sono soggetti a questo “pericolo”, fondamentalmente per due fattori. Il primo è legato alla diminuzione del peso e la conseguente perdita di massa magra a livello tonico-muscolare. Il secondo motivo è che la forza diminuisce dopo tante gare. Ciò è dovuto al fatto che in corsa non si fanno dei lavori specifici, per cui è opportuno fare dei richiami durante l’anno per recuperare la forza stessa.

«Per quanto riguarda il peso corporeo e la possibile perdita di massa magra – continua Mazzoleni – c’è da anni un lavoro di affiancamento tra preparatori e nutrizionisti, per trovare il giusto equilibrio e non avere oscillazioni di peso eccessive nell’atleta».

Il lavoro in palestra va calibrato a seconda delle esigenze dell’atleta
Il lavoro in palestra va calibrato a seconda delle esigenze dell’atleta

Palestra 

Per allenare la forza è necessario passare attraverso l’utilizzo di strumenti, con i classici esercizi che si fanno in palestra.

«In palestra attraverso i vari macchinari – analizza il preparatore – si possono fare, ad esempio, esercizi di squat e leg press. Con la giusta distribuzione dei carichi, abbiamo visto che possiamo arrivare a lavorare in questo senso fino a una o due settimane dal via di un grande Giro. Ci sono due fattori importanti nel lavoro in palestra: il giusto calcolo dei carichi massimali, che si fa in base al peso dell’atleta e al momento della stagione. In secondo luogo sono importanti gli angoli di esecuzione dell’esercizio, che devono essere mirati a simulare il gesto tecnico della pedalata. Per anni si sono fatti i lavori in palestra con angoli sbagliati e questo ha portato a pensare che fossero dannosi, ma non è così.

«A mio modo di vedere – continua – è importante allenare la forza in palestra, simulando la gara. Il ciclista si trova ad esprimere alti picchi di potenza in situazioni di affaticamento muscolare. Per questo nei circuiti in palestra prevedo poche pause, dobbiamo avvicinarci il più possibile alla richiesta prestazionale della corsa».

Non possono mancare i lavori a corpo libero, il peso dell’atleta diventa il “mezzo” di allenamento
Non possono mancare i lavori a corpo libero, il peso dell’atleta diventa il “mezzo” di allenamento

Carichi naturali

Non sono tuttavia da sottovalutare i lavori a corpo libero, dove il peso dell’atleta diventa lo strumento di allenamento. 

«Per quanto riguarda gli esercizi a corpo libero – analizza Mazzoleni – ci sono decine di esempi. In inverno (per agganciarci anche al periodo dell’anno, ndr) vengono fatti degli esercizi di pliometria per sviluppare la forza esplosiva e dinamica. Questi generalmente preferisco farli in ritiro così da mostrare bene agli atleti come eseguirli. Ci avvaliamo del lavoro di un personal trainer, Marino Rosti, per la corretta spiegazione. Se gli allenamenti vengono mostrati bene in ritiro a casa l’atleta avrà minori possibilità di sbagliare l’esecuzione e quindi di danneggiare il proprio fisico».

Ogni esigenza ha il suo allenamento: per la forza dinamica si fanno le volate lanciate (foto Instagram Astana)
Ogni esigenza ha il suo allenamento: per la forza dinamica si fanno le volate lanciate (foto Instagram Astana)

Si sale in bici

La forza si allena anche in bici: com’è giusto che sia, l’allenamento passa anche attraverso il gesto tecnico, vediamo come: 

«Gli esercizi sono tantissimi – conclude Mazzoleni – lo scalatore allena tutte le tipologie della forza, perché sono tutte importanti e utili ai fini della corsa. Nonostante il fisico esile, anche uno scalatore può ritrovarsi a fare una volata ristretta. E avere un picco di 850 watt al posto di 800, può fare la differenza tra vincere e perdere. La cosa importante, chiaramente, è il dosaggio dei volumi di lavoro e della potenza allenata, questo per tutelare il corridore. Una volta in bici si usavano quasi ed esclusivamente le SFR, mentre ora ci sono anche altri metodi. Si decide la tipologia di allenamento in base alle caratteristiche da allenare: per la forza massimale si usano le partenze da fermo, mentre per la forza dinamica le volate lanciate. Oltre alla tipologia di esercizi è importante la giusta cadenza, la pendenza e anche il rapporto da spingere. Tutto passa dalla cura dei dettagli».

I lavori massimali di Rota: 12 fiammate da fermo…

17.02.2023
5 min
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Già la scorsa estate Lorenzo Rota ci aveva detto che avrebbe dovuto incrementare i lavori più esplosivi, quelli che migliorano lo spunto veloce. E’ passato un intero inverno di preparazione e il corridore della  Intermarché-Wanty-Gobert a quanto pare è stato di parola. L’obiettivo è essere più forte in volata e sulle sparate. Tipo quelle che possono esserci su una Redoute…

Il lombardo ci sta dando sotto e ci spiega dunque come sta lavorando. Dopo le prime vittorie da pro’ in estate e dopo essere stato il miglior italiano nel ranking UCI, la sua stagione è ripartita con dei buoni piazzamenti. L’ultimo dei quali ieri alla Vuelta a Andalucia, sesto dietro ad uno scatenato Pogacar.

Lorenzo Rota (classe 1995) quest’inverno ha incrementato i lavori su forza ed esplosività anche in bici (foto Instagram)
Lorenzo Rota (classe 1995) quest’inverno ha incrementato i lavori su forza ed esplosività anche in bici (foto Instagram)
Lorenzo, quanto hai incrementato questo genere di lavori in questa fase della tua carriera durante l’inverno?

Praticamente da 0 a 100. Scherzo, ma era un lavoro che sostanzialmente non avevo più fatto da due anni a questa parte. Ho iniziato un po’ già la scorsa estate e l’ho inserito stabilmente nella preparazione invernale. Anche se nella prima volata dell’anno i risultati non si sono visti! Eravamo cinque in fuga e ho fatto penultimo del gruppetto. Però è stata una volata anomala: più “di posizione” che di gambe. Abbiamo un po’ pasticciato io e il mio compagno, ho sbagliato l’ultima curva e ho preso un tombino durante lo sprint.

Però sesto al debutto nonostante non sia ancora al top e con tutti questi inconvenienti, non è male…

Sì, sì… infatti sono fiducioso.

Quante volte fai questo genere di lavoro in una settimana?

Viene inserito una volta ogni 7-8 giorni. In altura lo facevo almeno una volta a settimana. E’ un lavoro che ho fatto parecchio, anche in altura appunto, soprattutto per cercare di non perdere la forza. Mi sono confrontato a lungo col mio preparatore Luca Quinti e con quelli della squadra: anche loro mi hanno suggerito di incrementare questa tipologia di lavoro. Però vorrei anche aggiungere che il mio focus è, e resta, quello di non perdere efficacia in salita. Viste le corse a me adatte, devo tenere bene su salite mediamente lunghe.

La volata dell’italiano persa contro Zana è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da lì Lorenzo ha ripreso a fare certi specifici
La volata dell’italiano persa contro Zana è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da lì Lorenzo ha ripreso a fare certi specifici
Hai anche pubblicato sui tuoi social quella che è una partenza da fermo, o comunque da velocità super bassa…

Sì, era una partenza da fermo in salita con quasi il massimo rapporto. La pendenza della salita era del 4%-5%, quindi non durissima. Cercavo di stare al massimo per 15”-20” in quel caso ne avevo fatte 12 recuperando 3′, pedalando pianissimo. Anche perché ero in altura e recuperare non è facile. In realtà queste 12 ripetute le avevo suddivise in tre serie da quattro volate, con recupero completo tra una serie e l’altra. In questo modo mi concentro meglio sulla volata. Devo dire che è un lavoro molto a livello muscolare, veramente duro. Soprattutto per me che non sono un velocista e non ci sono abituato. 

Che wattaggi raggiungi?

Non è facile dare un numero preciso. Sul picco arrivo sui 900-950 watt, poi dipende molto anche dalla strada. Meno la pendenza è dura, più è facile far salire il picco. Si “libera” la potenza. Ma i watt sono relativi, quel che conta è la potenza.

Restando su questo genere di lavori di forza, di velocità, di esplosività… hai fatto anche altri specifici?

Ho inserito sempre delle volate, anche nella distanza. E le facevo soprattutto a fine allenamento. E’ un modo per adattarsi a questo tipo di sforzo, immaginando di doverle fare nei finali di corsa e così dopo cinque ore le faccio quasi sempre.

Quindi non c’è proprio un giorno specifico per le volate?

Nel giorno dello specifico, faccio le partenze da fermo che vi dicevo, mentre negli altri giorni faccio le volate “normali”. Lo specifico cerco di farlo col muscolo fresco e quindi dopo il giorno di scarico. Magari, non so, ho una tripletta, quindi faccio un giorno di volate, un giorno di forza e un giorno di distanza. 

Una delle partenze da fermo fatte in altura. Rota è stato a lungo in Colombia (immagine a video)
Una delle partenze da fermo fatte in altura. Rota è stato a lungo in Colombia (immagine a video)
In questo contesto di aumento di forza hai rivisto anche la parte di palestra?

Quest’inverno ne ho fatta un po’, ma non tanta, perché insieme al mio preparatore abbiamo visto  che tendevo a mettere troppo massa. Pertanto, abbiamo cercato di ridurre al minimo le ripetute. E sentivo di essere più esplosivo.

In un così breve lasso di tempo come l’inverno di un ciclista (un mese e mezzo), come si si fa a capire che si sta mettendo su massa?

E’ abbastanza semplice e si vede anche dalla bilancia. E comunque basta fare la plicometria: se la percentuale di massa grassa resta la stessa e il peso aumenta, vuol dire che stai mettendo su massa. Poi ci sarebbero anche degli esami specifici (una dexa, ndr). Con quella vedi praticamente tutta la composizione corporea. Però è una cosa che vedi anche a occhio nudo. Se mi rivedo in una foto a dicembre, noto che a livello muscolare ero molto più grosso.

E sul fronte alimentare, hai ritocchi da fare, qualcosa prima di questi allenamenti?

Avendo lavorato tendenzialmente in altura, la mia alimentazione era mirata soprattutto a non svuotarmi, anche perché si tratta di lavori con cui spendi molto. Quindi c’era sempre un buon apporto di glucosio, per il resto tutto molto standard.

Forza sui rulli: perché sì, perché no. Sentiamo Malaguti

13.12.2022
5 min
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Non è la prima volta che si sente dire che la forza, per essere fatta bene sui pedali, vada fatta sui rulli. Utopia, ricerca della preparazione naif, verità… forse c’è un po’ di tutto. Come da nostra abitudine ne abbiamo parlato con un preparatore, Alessandro Malaguti, il quale segue i ragazzi della #inEmiliaRomagna.

L’allenamento indoor è certamente migliorato rispetto al passato. Questo è stato possibile grazie ai nuovi strumenti e anche all’innegabile accelerazione che ha portato il Covid sia in termini di strumenti appunto, ma anche di conoscenze.

Alessandro Malaguti oltre a seguire i corridori della #inEmiliaRomagna ha un suo studio, Relab a Forlì (foto Instagram)
Alessandro Malaguti oltre a seguire i corridori della #inEmiliaRomagna ha un suo studio, Relab a Forlì (foto Instagram)
Alessandro, forza e rulli. E’ un “sacrilegio” affiancare queste due cose?

Dipende che forza vogliamo fare. La forza massima si può fare a secco con della ghisa e quindi con della palestra. E questa dipende da chi si ha davanti (se un velocista o uno scalatore) e da cosa si vuol fare. Poi c’è la forza resistente, quella che si fa sui pedali. E questa volendo si può fare anche sui rulli.

E tu cosa ne pensi?

Preferisco quella fatta in bici su strada, perché l’atleta lavora con il suo gesto specifico reale. Poi posso “giocare” con le rpm a seconda del lavoro neuro-muscolare che voglio andare a fare. Le SFR classiche con battiti relativamente bassi restano, ma si lavora anche ad intensità maggiori con cadenze più alte e durate inferiori della ripetuta.

Quindi meglio strada…

Sì, però va detto che i rulli moderni sono come dei videogiochi bellissimi, grazie ai quali puoi simulare tutto. Senza contare che sei al sicuro dai pericoli che invece ci sarebbero su strada. Puoi concentrarti meglio sul tuo gesto. Ti puoi allenare indipendentemente dagli agenti atmosferici. E in questo periodo è molto importante che un atleta non si ammali. Sul fronte tecnico un indubbio vantaggio è che puoi replicare esattamente ciò che intendi fare. Puoi “costruire” la tua strada perfetta. 

Realtà virtuale e rulli sempre più precisi migliorano l’allenamento indoor. Per i pro’ la differenza di battiti e watt con la strada è molto bassa
Realtà virtuale e rulli sempre più precisi migliorano l’allenamento indoor. Per i pro’ la differenza di battiti e watt con la strada è molto bassa
Questi sono i pro dunque. E i contro?

Il primo limite riguarda i volumi di lavoro. Magari in inverno non sono ancora altissimi e ci potrebbe anche stare, ma sui rulli difficilmente riuscirò a fare più di un’ora e mezza. O almeno così dovrebbe essere per non incappare in squilibri elettrolitici. Si possono fare anche tre ore al giorno in due sessioni da un’ora e mezza, ma ci deve essere un’adeguata pausa che consenta il recupero. E questo già da solo va a falsare l’allenamento. Senza contare che tre ore sui rulli sono davvero tante e c’è il rischio che nei giorni successivi non si renda come si dovrebbe.

Prima hai parlato delle pedalate che non possono essere reali come su strada: cosa intendi?

Il lavoro neuromuscolare per stare in equilibrio, per assecondare la bici, fare le curve, superare gli avvallamenti (dai più grandi a quelli infinitesimali, ndr), il vento… Anche questo fa parte del lavoro. Restando sul discorso neuro-muscolare il software che utilizzo io, Coach Peaking, mi consente di estrapolare il file di un allenamento, di caricarlo sul computerino e di replicarlo sui rulli con tutte le varie resistenze. Ma a me non piace perché è un lavoro passivo. A livello neurologico c’è un coinvolgimento inferiore.

Però alcuni preparatori sostengono che proprio l’eliminazione di questa variabile possa essere un vantaggio. In pratica si reclutano tutte le fibre a lavorare sulla forza e non se ne lascia nessuna a fare “un altro lavoro”…

Vero, è una teoria che più volte ho sentito. Ma siamo sicuri che quelle fibre sui rulli verrebbero coinvolte per esprimere la forza? Sarebbe curioso fare dei test ed avere un paragone scientifico. Io per esempio seguo dei triatleti e loro spesso si allenano con la bici da crono sui rulli. Faranno anche bene i loro lavori, ma poi quando li vedi sulla bici da crono sono imbarazzanti. E’ vero che quelle bici sono difficili da guidare, però il lavorare sui rulli non li aiuta.

Nello sci di fondo per esempio ci sono degli enormi tapis roulant sui quali si va con gli skiroll, si potrebbero fare anche con la bici?

Si tratta di rulli “mega galattici” e ci si è anche provato, ma hanno costi stratosferici… e le abitazioni sono sempre più piccole (in effetti bisogna pensare anche al marketing e non solo a quei pochi pezzi da laboratorio, ndr). E poi non so quanto siano allenanti perché non sei tu che lo azioni. I podisti che corrono sul tapis roulant infatti fanno un lavoro cardiovascolare, e va bene, ma riguardo al gesto non spingono quanto su strada. La spinta sull’appoggio del piede non è tutta loro.

Il potenziamento del crossista. Cucinotta ci spiega…

03.11.2022
4 min
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A Follonica Rebecca Gariboldi ci aveva confidato di aver implementato la parte che riguardava il potenziamento. Già, ma come si fa nel ciclocross? Noi parliamo spesso della forza in ambito stradistico, un crossista invece quando ci lavora? Tutto è un po’ “ruotato” nel corso dell’anno.

Claudio Cucinotta, uno dei coach dell’Astana Qazaqstan, è anche uno dei maggiori esperti di cross e offroad in generale. Il tecnico friulano segue, tra gli altri, i gemelli Braidot nella Mtb e molti crossisti: è il miglior profilo per questo “viaggio”. 

Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori dell’Astana. Segue anche biker e crossisti
Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori dell’Astana. Segue anche biker e crossisti
Claudio, partiamo dal “quando”. Quando un ciclocrossista inizia a lavorare sulla forza?

Inizia d’estate. E poi fa dei richiami settimanali nel corso della stagione. Stagione quella del cross che può sembrare corta, ma che corta non è. Vero, si va da ottobre a gennaio, ma ci sono moltissime gare. Capita anche di farne quattro in una settimana (come è successo giusto in questi giorni, ndr) e in questo caso i richiami non li fai. I richiami si fanno nella “settimana tipo”, quella con la gara da domenica a domenica.

E in questo caso quanti se ne fanno?

Dipende un po’ anche dal punto della stagione e della preparazione in generale, ma solitamente sono due: uno a secco e uno in bici. Anche la gara stessa è un momento di lavoro della forza, non super specifico, ma si cura anche quella.

Si è parlato d’estate, ma un crossista puro, cioè che fa del ciclocross la sua prima attività, quando inizia la preparazione vera e propria?

Di solito dalla seconda metà di luglio, massimo i primi di agosto. Poi dipende anche da cosa fa prima, se fa strada o se fa mtb. Arriva ad un certo punto della stagione, di solito fine giugno-inizio luglio, in cui si ferma per un paio di settimane. Stacca. E poi riprende con il lavoro per il cross.

A Follonica rampe corte ma durissime. In questi casi la forza aiuta. Se viene meno emergono le differenze
A Follonica rampe corte ma durissime. In questi casi la forza aiuta. Se viene meno emergono le differenze
Come lavora sulla forza il ciclocrossista?

E’ un lavoro molto simile a quello del biker, prima di tutto perché la durata dello sforzo è simile (un’ora e mezza nella Mtb, un’ora nel cross) e poi anche per le intensità e le modalità in cui la forza è richiamata. Quindi più forza esplosiva, meno forza resistente. Pertanto ci saranno più lavori specifici su: forza massima, forza dinamica, sprint, partenze da fermo… In pratica meno quantità e più intensità.

E nella parte a secco?

Il discorso è lo stesso. Aumentano i carichi e l’intensità: magari meno ripetute ma con più chili o con sforzi più esplosivi rispetto agli stradisti. Il tutto al netto delle differenze che possono esserci tra uno scalatore e un velocista. Quest’ultimo farà esercizi simili a quelli di un crossista.

Gli esercizi sono gli stessi fra strada e cross?

Di base sì: quindi squat, squat jump, ma anche split squat jump in cui si alternano gamba avanti e gamba indietro cambiando arto durante la fase aerea del salto. E poi assume più importanza la parte del core stability: addominali, dorsali, schiena…

Il crossista è chiamato a lavorare anche sulla parte alta del corpo: braccia, dorsali, deltoidi…
Il crossita è chiamato a lavorare anche sulla parte alta del corpo: braccia, dorsali, deltoidi…
Immaginiamo anche che venga data più importanza alla parte superiore del corpo…

Nel ciclocross questa è molto importante, soprattutto pensando che spesso i ragazzi e le ragazze devono portare la bici in spalla correndo a piedi. Magari in questo periodo di secca, in Italia, senza fango è successo poco, solo in corrispondenza degli ostacoli, ma ci sono dei periodi in cui accade molto di più ed è bene essere pronti anche su quell’aspetto.

Hai parlato di corsa a piedi: questa rientra nel discorso del potenziamento e della preparazione: tu come gestisci questo aspetto?

Di certo è qualcosa che si allena. Io faccio fare 20′-30′ ad andatura regolare una volta a settimana, semmai introduco giusto qualche variazione di ritmo. Ma nella parte delle corsa non inserisco lavori specifici, tipo ripetute, salite… E’ più un adattamento al gesto tecnico che altro. Anche perché in gara quando corrono con la bici in spalla non devono fare degli sprint.

Chiaro, è qualcosa che va curato ma sempre pensando che parliamo di piccole percentuali di tempo nel complesso…

La corsa a piedi e il portage (bici in spalla, ndr) si curano durante gli allenamenti specifici della tecnica. Si scende e si sale in continuazione dalla bici, si fanno delle gradinate… e ogni “ripetuta” con la bici in spalla dura dai 10” ai 30”.