Beking, nella festa di Monaco, l’ultima vittoria di Gilbert

27.11.2022
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Philippe Gilbert che si allontana con i figli accanto – uno che porta il trofeo e l’altro con i fiori – è la sintesi perfetta della giornata e di una carriera eccezionale. Monaco, le quattro del pomeriggio lungo il Boulevard Albert 1er, davanti a yacht immensi e sguardi incuriositi, dove si è appena conclusa la gara dei professionisti a margine di un evento che, come nelle domeniche di paese, ha proposto chiacchiere e incontri. Ha vinto il belga della Lotto Soudal, all’ultima corsa. Mentre la carovana di Beking 2022 si disperde alla spicciolata, il belga firma autografi e concede gli ultimi sorrisi.

«Adesso finalmente – dice – mi rendo conto che è finita. Vivo a Monaco da 13 anni e chiudere qui resterà un bel souvenir. Avevo vinto già la prova cronometrata del mattino, ma vincere la kermesse con tutti i corridori che c’erano e il loro livello ha un sapore diverso. Ma al di là di questo, credo che Beking sia un bel progetto, per quello che vuole portare nella società. Il ciclismo professionistico qui non è famoso come in Belgio, dobbiamo fare in modo che lo diventi, affinché i bambini di oggi fra 15 anni possano essere i nuovi professionisti».

Alla partenza, immancabile, con Gilbert c’è il Principe Alberto di Monaco
Alla partenza, immancabile, con Gilbert c’è il Principe Alberto di Monaco

Il grande show

Se uno show come questo lo avessero organizzato in Italia, ci sarebbe stato il mondo. Ci sono quasi tutti i professionisti che qui risiedono e altri come Covi e Troia che sono venuti per partecipare. Poi ci sono tutti i team manager delle squadre WorldTour, perché l’UCI ha spostato qui il suo meeting annuale.

«E’ quella bella riunione che si fa sempre a novembre – scherza Brent Copeland della Bike Exchange-Jayco – quando hai chiuso il budget e loro fanno le sorprese di regolamenti cambiati e cose del genere».

Il manager sudafricano sorride rassegnato, ma è un fatto che a certe sorprese non corrispondano mai prese di posizioni di segno opposto da parte delle squadre. Sono arrivate così promozioni e retrocessioni e tutti quei cambiamenti di cui i corridori pagano il prezzo.

Szmyd per caso

A camminare sulla banchina c’è anche Sylwester Szmyd, preparatore della Bora-Hansgrohe, ma lui non è qui per la gara né per il meeting dell’UCI. 

«Abito là dietro – dice – vivevo qui da corridore e poi anche quando ho smesso. Guardate quanti campioni, davvero se lo avessero fatto in Toscana non ci sarebbe stato abbastanza spazio per il pubblico».

Ne approfittiamo per chiedergli di Giovanni Aleotti, sapendo che lo allena lui.

«Intanto prepariamo il debutto in Australia – dice – e poi speriamo di vederlo bene anche nelle classiche. Quest’anno è migliorato tanto, nonostante abbia avuto tanti stop. Al Sibiu Tour andava davvero fortissimo. Anche a Quebec. Gli ho detto di aspettare, perché quella è una corsa da un solo colpo. Invece si è messo a scattare e alla fine si è spento…».

Firma della maglia gialla per Pogacar, parso estremamente rilassato
Firma della maglia gialla per Pogacar, parso estremamente rilassato

Formolo e il trasloco

Pogacar è saltato fuori dal nulla assieme alla compagna. E’ tipo di poche parole. Sfila sorridendo con i bambini. Firma e posa, ma di base preferisce starsene per i fatti suoi.

«Stamattina è andato in bici – dice Formolo, raggiunto a Monaco dai suoceri – tanti si sono allenati e sono venuti fuori per il criterium».

Il veronese dice di aver firmato il contratto per il nuovo anno, anche se l’annuncio non è stato ancora fatto. Poi racconta di essere in pieno trasloco, perché l’appartamento in cui vivrà fino al 30 novembre è stato venduto.

Sagan con Ermanno Leonardi, Managing Director di Specialized Italia, sponsor dell’evento
Sagan con Ermanno Leonardi, Managing Director di Specialized Italia, sponsor dell’evento

I corridori sono mediamente tutti in affitto, solo pochi – Sagan fra loro – hanno scelto di comprare la casa in cui abitano. Peter è seduto su un cassone a parlare con Ermanno Leonardi di Specialized Italia e intanto con lo sguardo segue suo figlio Marlon che cammina accanto alla mamma. Nel corso della mattinata, Peter girava sul percorso portandolo sul tubo orizzontale.

Il ciclismo italiano

Pozzato ha corso al mattino nella prova a squadre fra corridori e amatori. Con lui dopo un po’ che si parla, il discorso finisce sul ciclismo italiano. Si ragiona di Giro U23 e Giro Donne, di Giro d’Italia e di Argentin e la sua posizione è la più interessante fra quelle sentite finora.

«Bisogna ripartire dai bambini – dice – copiare quello che hanno fatto nel tennis o in Francia col ciclismo. Il professionismo basta a se stesso, ma se vedo che a Vicenza gli juniores si sono dimezzati e al Sud non c’è più niente, comincio a preoccuparmi. Invece qui, al posto di fare sistema e unirsi, ognuno difende il proprio orto e pensa solo a fare la sua fortuna».

Alessandra Cappellotto, qui con Trentin, è a Monaco per il meeting Uci che si terrà lunedì e martedì
Alessandra Cappellotto, qui con Trentin, è a Monaco per il meeting Uci che si terrà lunedì e martedì

Uomini, non solo atleti

Accanto c’è Roman Kreuziger che riporta la sua esperienza in Repubblica Ceca, dove il numero di allievi e juniores nella sua Academy è in calo.

«Il bello – dice – è che bisogna discutere con i genitori per imporre che i ragazzi prima devono finire la scuola. Noi diamo bici, maglie, caschi… Diamo tutto, ma non vogliamo produrre solo degli atleti, vogliamo far crescere i ragazzi. Non voglio che fra cinque anni quegli stessi genitori vengano a dirmi che per colpa della bici i figli hanno smesso di studiare e adesso non sanno cosa fare».

Roglic e i bimbi

«Adesso smetteranno di chiederci quando ci sposiamo», sorride Elena Cecchini accanto a Elia Viviani. Accanto c’è Lizzie Deignan, con la figlia Orla attaccata alla gamba e l’ultimo arrivato Shea in braccio. Lei indossa già la tenuta della Trek-Segafredo, pronta a rientrare in gruppo.

E’ il giorno dei bambini. Un gruppo è arrivato da Forano, in provincia di Rieti. Altri sono figli di corridori e vivono qui. Scriccioli guerrieri, vestiti con le maglie dei corridori a frullare sui pedali su andature per loro forsennate.

«La prima cosa che bisogna insegnare ai bambini – dice Roglic – è il rispetto reciproco, poi c’è l’osservanza delle regole. Una giusta educazione è il solo modo perché diventino adulti consapevoli. Mi dispiace non correre, Beking è il modo migliore per unire la passione per la bici e l’impegno per gli altri».

Fra il pubblico, spinto sulla sedia da Manuel Quinziato, si riconosce anche Samuele Manfredi, che i suoi sogni di bambino ha dovuto rivederli e adesso ha scelto di dedicarsi alla hand bike, per dare sfogo a quella voglia di agonismo che l’incidente del 2018 gli ha portato via.

I due Principi

Il via alla gara dei pro’ ha voluto darlo ancora una volta il Principe Alberto, mentre in mattinata al villaggio di partenza si è fatta vedere sua sorella Stephanie, in jeans e un cappottino grigio. La sensazione è che Monaco apprezzi, ma non ami essere disturbata troppo.

La gente si è affacciata dalle balaustre, ha guardato e poi ha proseguito nella sua domenica calda in riva al mare che annuncia il Natale negli stand del villaggio in costruzione davanti al porto. Matteo Trentin saluta, a capo di un periodo che lo ha visto organizzatore al pari di sua moglie Claudia che ora dal palco ringrazia in francese e poi inglese.

A Beking, l’ultima gara da pro’ e ultima vittoria per Philippe Gilbert: una carriera straordinaria
A Beking, l’ultima gara da pro’ e ultima vittoria per Philippe Gilbert: una carriera straordinaria

Solidarietà e accorgimenti

Le iscrizioni degli amatori che al mattino hanno corso la prova a crono con i campioni saranno devolute per le due associazioni dichiarate alla partenza, per il resto si spera che gli sponsor coprano tutte le spese di un evento che ha ampi margini, ma forse potrebbe cercare una formula più incisiva. Splendido lo sforzo degli organizzatori, ma si può lavorare ancora (ad esempio) per coinvolgere il pubblico e portarlo tra gli stand della piccola fiera. I campioni non mancano: quelli a Monaco sono una garanzia.

«La mattina quando devo allenarmi – dice Battistella – basta mettersi sotto casa e aspettare il primo gruppetto che passa. Le strade sono spettacolari, la compagnia anche…».

Abus: doppio trionfo iridato in appena quattordici giorni…

19.10.2022
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Due titoli mondiali in appena due settimane! E’ questo quanto straordinariamente ottenuto da Abus grazie ai successi di due atleti d’eccezione: l’olandese Annemiek van Vleuten, con il trionfo incredibile colto ai campionati del mondo a Wollongong in Australia, e Gianni Vermeersch, il belga della Alpecin Deceuninck (nella foto di apertura Tornanti.cc in compagnia di Mathieu Van der Poel) che si è imposto nella prima, storica edizione del mondiale gravel che si è disputato appena qualche giorno fa a Cittadella, in Veneto, e sotto la regia di Filippo Pozzato. E ad essere portati in trionfo sono stati i due caschi Abus più noti agli appassionati stradisti – i modelli AirBreaker e GameChanger – entrambi in dotazione sia al team Movistar femminile quanto alla Alpecin Deceuninck del neo campione del mondo gravel Gianni Vermeersch. In quest’ultimo caso il casco è “brandizzato” esclusivamente con i loghi di Canyon.

Gianni Vermeersch a braccia alzate sul traguardo del mondiale gravel di Cittadella domenica 9 ottobre (foto Tornanti.cc)
Gianni Vermeersch a braccia alzate sul traguardo del mondiale gravel di Cittadella domenica 9 ottobre (foto Tornanti.cc)

Sicurezza in movimento

La linea di caschi per il ciclismo proposta sul mercato da Abus si distingue in modo particolare per la scelta di materiali, di assoluta qualità, funzionali alla produzione, per i moderni processi di realizzazione e per il design.

Il casco indossato da Vermeersch in occasione del successo nel mondiale gravel è il modello AirBreaker. Grazie alla struttura a nido d’ape dell’innovativo Multi Speed Design, questo “bestseller” di Abus è in grado di offrire sempre sia un’ottimale aerodinamica quanto un’eccellente areazione. Il Multi Speed Design fornisce la ventilazione necessaria dosandola: massima ventilazione per le tappe più lunghe e montuose, aerodinamica ottimale per le tappe pianeggianti e più… veloci.

Annemiek Van Vleuten, due settimane prima aveva conquistato la maglia iridata nella prova su strada (foto social Abus)
Annemiek Van Vleuten, due settimane prima aveva conquistato la maglia iridata nella prova su strada (foto social Abus)

Dimensione GameChanger

“GameChanger riscrive le regole”. Così viene definita l’essenza del casco portato in trionfo a Wollongong da Annemiek van Vleuten, l’olandese che quest’anno al mondiale australiano ha aggiunto anche i successi al Giro Rosa, al Tour de France e alla Vuelta: un vero e proprio storico Grande Slam. Con il suo Multi Position Design, GameChanger ha reinterpretato il concetto di aerodinamicità e di resistenza dell’aria. Le particolari geometrie di questo casco riducono la superficie esposta al vento in qualsiasi condizione, indipendentemente dall’inclinazione della testa e dall’angolo di incidenza del vento stesso. L’innovativa Forced Air Cooling Technology aspira l’aria e la canalizza attorno alla testa per garantire una temperatura perfetta, mantenendo la testa sempre fresca anche nelle condizioni più difficili.

Abus

A tu per tu con Cancellara: l’Ora, i giovani, il nuovo team

19.10.2022
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Tra gli ospiti di Filippo Pozzato agli eventi di Ride the Dreamland, c’era anche Fabian Cancellara (in apertura con Froidevaux, vincitore della Serenissima Gravel). La locomotiva di Berna torna in campo al fianco dei giovani. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato la filosofia della Tudor Pro Cycling, la formazione svizzera che nel 2023 farà il suo ingresso nelle squadre di categoria professional.

Cancellara e Pozzato sono stati le due colonne della Mapei giovani e sono poi diventati rivali
Cancellara e Pozzato sono stati le due colonne della Mapei giovani e sono poi diventati rivali
Fabian ci troviamo ad una settimana dall’impresa di Ganna, che ha conquistato il record dell’Ora. Nella tua carriera spesso hai detto di volerci provare, ma non l’hai mai fatto.

Ho seguito la prova in tv. E’ stato un bel record, molto bello da vedere. Rispetto a quando avevo iniziato a pensarci io, è un po’ diverso, in quegli anni era molto diverso. Non si sapeva nemmeno quale fosse il tempo ufficiale e quali record si dovevano considerare e quali no. Anche i materiali oggi sono molto più complessi. Quella volta attorno al record dell’Ora si era creata una vera e propria bolla, così ho preferito concentrarmi sulle cose in cui sapevo di poter fare bene.

Agli eventi di Ride the Dreamland non sei solo l’ex ciclista professionista, ma sei anche il proprietario di Tudor Pro Cycling.

Sì, ci tengo a specificare che non sono team manager o allenatore, ma sono appunto il proprietario, perché cambia molto il ruolo che ricopro. Personalmente credo che il ruolo che rivesto in Tudor Pro Cycling sia giusto, considerando anche la mia motivazione per il progetto. 

Cancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portata
Cancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portata
Raccontaci qualcosa di più su Tudor Pro Cycling.

La squadra prima si chiamava Swiss Racing Academy. Era arrivata a contare 16 giovani corridori e ad essere vicina alla sua chiusura. Non volevo che il loro sogno svanisse e così sono entrato nel team diventando un po’ il padrino, più che proprietario o presidente. Con l’aiuto del CEO della mia società abbiamo cercato fornitori di varie aziende che potessero aiutarci con la squadra e abbiamo poi proseguito a fianco del team. Il passo successivo è il salto da squadra continental a pro team nel 2023.

Cos’altro puoi dirci?

Le cose più importanti del team sono il fatto che la squadra sarà svizzera, che però, attenzione, non vuol dire che sarà chiusa agli atleti non svizzeri. Sarà svizzero il modo in cui lavoriamo, il metodo che impiegheremo. Secondo punto centrale della Tudor Pro Cycling è il lato umano, che a mio avviso è fondamentale. L’atleta alla fine è una persona, è umano come tutti. Terzo punto focale, la performance, cioè il risultato finale, la vittoria, che è sicuramente importante per la squadra. Quello che ci tengo a sottolineare è che non è importante il nome dell’atleta che abbiamo o la vittoria che conquistiamo: è come facciamo le cose che dev’essere motivo di attenzione

Lorenzo Rinaldi ha debuttato quest’anno fra gli U23 con la Swiss Racing Academy. Da junior correva nella Vigor Cycling Team
Lorenzo Rinaldi ha debuttato quest’anno fra gli U23 con la Swiss Racing Academy. Da junior correva nella Vigor Cycling Team

Proprietario, non manager

Fabian parla della squadra con molta passione, e continua: «Il bello del team – dice – è che al suo interno, nonostante i ruoli differenti, siamo tutti uguali. E tutti allo stesso modo devono parlare e contribuire così alla crescita del gruppo. Quando abbiamo annunciato la squadra, molti sono venuti direttamente da me a chiedere di entrare a far parte della Tudor Pro Cycling, ma questo non dipende da me. Ed è per questo che ho deciso di prendere un po’ le distanze…

«Mi sembra più corretto che siano i membri dello staff a prendere questo tipo di decisioni, dato che sono loro in contatto giorno e notte con gli atleti. Credo che la Tudor Pro Cycling stia crescendo in una maniera diversa rispetto a quello che succede in tutte le altre squadre, specialmente sulla mentalità». 

Classe 1998, Froidevaux passerà dalla continental a una professional
Classe 1998, Froidevaux passerà dalla continental a una professional

L’uomo al centro

Nella chiacchierata che facciamo con Fabian, quello che molto spesso ritorna nei discorsi è la centralità “dell’umano”, la volontà, e la necessità, di considerare gli atleti come persone da accompagnare nella crescita

«Stiamo lavorando molto, come ho detto, sull’aspetto umano – spiega – perché penso che nel ciclismo di oggi venga un po’ dimenticato. Tutto è diventato più materiale, gli atleti spesso sono considerati oggetti. Molti giovani vengono frettolosamente definiti inadatti, ma forse hanno ricevuto un trattamento che non gli ha permesso di esprimere il meglio di loro stessi. Sentiamo una grande responsabilità nell’accompagnare nella crescita anche chi non passerà al professionismo. Dobbiamo accettare che non tutti sono Evenepoel o Ayuso, che c’è anche chi ha bisogno di più anni e chi semplicemente non passerà professionista. Non vogliamo che i giovani crescano troppo presto, perché si vede quando c’è una mancanza. E nel mondo professionistico poi, tra contratti, stipendi e aspettative, la pressione si fa sentire. La bici è una cosa, ma la vita è un’altra ed è più importante». 

Cancellara ha 41 anni, è nato alle porte di Berna e ha origini lucane. E’ stato pro’ dal 2001 al 2016
Cancellara ha 41 anni, è nato alle porte di Berna e ha origini lucane. E’ stato pro’ dal 2001 al 2016

Crescere con calma

La squadra rimane un punto cardine in Svizzera, come spiega Cancellara. «Lavoriamo molto bene anche con la nazionale svizzera – dice – come credo sia anche giusto. Ci aiutiamo a vicenda, perché il ciclismo è un grande insieme e così lo consideriamo noi. Dobbiamo avere la pazienza di crescere con calma e di fare le cose a modo nostro. Per il momento siamo molto contenti di come le cose stiano andando. 

La squadra, così come l’azienda Tudor, ha un hashtag interessante, “Born to dare” cioè “nati per osare”. In cosa osate?

“Dare” come “daring”, l’essere audace, che per noi è un po’ la filosofia della squadra. Siamo contenti della grande azienda che abbiamo al nostro fianco, un’azienda che entrando nel ciclismo, entra in un bel mondo. Credo sia importante stimolare le aziende a scommettere sul ciclismo.

Ecco Robin Froidevaux, è campione nazionale svizzero su strada e ha vinto la Serenissima Gravel
Ecco Robin Froidevaux, è campione svizzero su strada e ha vinto la Serenissima Gravel
Per voi alla Serenissima Gravel è arrivata una vittoria importante con Robin Froidevaux. 

Sì, siamo contenti della vittoria, anche se Robin non indossava la maglia di campione svizzero. Siamo soddisfatti perché è una vittoria meritata, considerando anche i campioni con cui ha dovuto lottare. Di fatto siamo ancora una Continental, molti pensano che siamo una squadra perfetta, già pronta, quando in realtà partiamo da zero, non abbiamo ancora i pullman per esempio. Abbiamo buoni materiali e ottimi fornitori, ma non vuol dire che siamo pronti al 100%. 

Il Cancellara con cui parliamo è un Fabian soddisfatto e contento del progetto che sta accompagnando. Lo ripete più volte: «Ci vorrà pazienza, le cose vanno fatte bene» e una filosofia così non può che essere vincente. Con la Veneto Classic si è conclusa la stagione dei ragazzi della Tudor Pro Cycling che hanno già uno sguardo sul 2023, nella speranza di poter dare grande spettacolo. 

Mondiale gravel, Pozzato: «Abbiamo fatto la storia»

10.10.2022
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L’esordio del mondiale gravel è alle spalle. l’Italia è stata protagonista della consacrazione iridata di una disciplina nuova che sta attirando sempre di più l’interesse del movimento ciclistico in generale. Filippo Pozzato ha timonato l’organizzazione della sua PP Sport Events sapientemente portando a casa una prima edizione esemplare, ricca di nomi importanti e senza lacune di alcun tipo dal punto di vista del percorso e della sicurezza. 

I mondiali donne e uomini si sono corsi in un territorio che rappresenta un polmone del ciclismo in Italia e non solo. Per il Veneto le due ruote a pedali sono una cosa seria e questa due giorni di corse su sterrato ne è stata la dimostrazione. Il pubblico ha risposto numeroso. L’aria dell’autunno ha dipinto le rive dei canali vicentini per poi addentrarsi accarezzando Padova ed infine con l’arrivo degno di un quadro rinascimentale dentro le mura di Cittadella. Pippo è provato, ma sorridente, il clima è disteso e i calici di prosecco dello staff e dei collaboratori si alzano in un sentimento di soddisfazione e orgoglio per quanto fatto. E’ ora di festeggiare. 

Podi degni dell’iride

Spesso per determinare la valenza di una corsa ci si affida alla lista partenti e all’ordine d’arrivo. Nei mesi che precedevano questa rassegna iridata i dubbi e gli interrogativi non sono mancati. Una disciplina nuova partita da una vena turistica rivolta al viaggio e all’esplorazione che da qualche tempo si sta iniziando a vestire di agonismo. I pro’ hanno spazzato via ogni dubbio rispondendo “presente” a questo mondiale. 

La starting list vedeva nomi come Sagan, Van der Poel, Van Avermaet, Lutsenko, Stybar, Lopez. E poi la nazionale italiana con  il tricolore Zana, Oss, De Marchi, Ballerini, per citarne alcuni. Così come per le donne con Pauline Ferrand Prevot, la fuoriclasse pluriridata nella Mtb cross country, short track e marathon. Le azzurre Bertizzolo, Sanguineti, Guarischi, e le specialiste del cross country Teocchi e Lechner.

«Abbiamo avuto – dice Pozzato – un ottimo campione del mondo come Vermeersch che ha disputato una gara bellissima. Secondo Daniel Oss che è un nome importante per il panorama italiano e non solo. Terzo Van der Poel, quarto Van Avermaet, nomi che danno un segnale chiaro e forte che ci sono corridori importanti che credono in questo e l’hanno dimostrato perché hanno interpretato la corsa dando anche spettacolo, non sono venuti qua per partire e basta. Stesso discorso per le donne con la campionessa Pauline Ferrand Prevot davanti alla Frei e alla nostra Teocchi terza».

Anno zero

Oltre 500 corridori provenienti da 39 nazioni. Un campionato del mondo che ha saputo partire dal suo anno zero con un parterre di tutto rispetto muovendo una mole importante di atleti e addetti ai lavori. Proprio così perché oltre alle categorie elite di donne e uomini anche le categorie amatoriali hanno percorso le stesse strade ghiaiate. 

«Penso – racconta Pozzato – che abbiamo scritto una pagina di storia del ciclismo. Non noi, non io, ma tutti quanti insieme. Intendo addetti ai lavori, giornalisti, l’UCI, noi che abbiamo organizzato e non per ultimi i corridori che hanno partecipato. Sicuramente è un punto di partenza importante, secondo me storico, che darà il via con le prossime edizioni ad un movimento importante e del tutto nuovo con dinamiche proprie. Già al primo anno aver portato a termine una corsa con questi risultati è un qualcosa che dà un segno».

Obiettivo raggiunto

Il gravel è una disciplina nuova che, come detto, si sta approcciando ad un movimento sempre più rivolto alle gare agonistiche. L’UCI quest’anno ha stilato un programma di competizioni a cui atleti presi in prestito da altre discipline si sono approcciati e di conseguenza hanno conquistato la qualificazione per questa prova. Di pari passo alle dinamiche di corsa nuove per tutti ci va il saper organizzare e mettere in sicurezza una competizione di questa caratura. 

«E’ andata bene – spiega Pippo – senza ombra di dubbio. Ieri e oggi c’era grande entusiasmo. I corridori si sono divertiti. Il pubblico era contento. Diciamo che l’obiettivo nostro era questo: fare divertire la gente e far divertire i corridori. E’ andato tutto liscio, l’UCI è stata molto contenta, la corsa l’abbiamo portata a casa, l’obiettivo l’abbiamo raggiunto

«Era difficile da chiudere il percorso – dice – come le corse su strada tra polizia e tutto, ma alla fine siamo riusciti nel nostro intento garantendo la sicurezza in tutte le corse senza incidenti o imprevisti. Per noi la tutela dei corridori è la cosa più importante».

Gravel anche in futuro

Un anno fa la Serenissima Gravel vinta da Alexey Lutsenko ci ha fatto capire che questo tipo di corse se organizzate con un obiettivo chiaro possono avere un palcoscenico internazionale. Pippo ha saputo fin da subito carpire ciò che questa specialità delle due ruote potesse regalare agli atleti e agli appassionati e si è messo in gioco dando il via ad un movimento che ha raggiunto già un primo picco con questo mondiale.

«Con la Serenissima Gravel – conclude Pozzato – siamo stati i primi a far la corsa per i pro’. Oggi siamo stati i primi a fare il mondiale e adesso faremo sicuramente la Serenissima (in programma il 14 ottobre, ndr) con il campione del mondo e con Van der Poel, quindi diciamo che siamo veramente contenti di questo perché era quello che volevamo fare». 

Oss nel retro podio ci ha confidato che questo format gli piace e che il gravel può diventare un obiettivo per il futuro. L’anno zero è alle spalle, l’alba della nuova disciplina è sorta, il gravel è realtà. 

Weider conquista il mondiale gravel

27.09.2022
3 min
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Il marchio di integratori Weider prosegue spedito nel suo cammino iniziato qualche mese fa in Italia e finalizzato a farsi sempre più conoscere fra gli appassionati di ciclismo. 

A luglio abbiamo avuto modo di dare l’annuncio della partnership con Ride The Dreamland, la quattro giorni di gare organizzate a ottobre da Filippo Pozzato. Pochi giorni fa ecco arrivare una nuova notizia che conferma ancora di più come Weider creda fortemente nel ciclismo ed in particolare nel gravel. Il marchio di integratori nordamericano sarà infatti tra gli sponsor della prima edizione dell’UCI Gravel World Championship. Stiamo parlando dei campionati del mondo gravel in programma sabato 8 e domenica 9 tra le provincie di Vicenza e Padova. Una prima edizione che farà sicuramente parlare di sé. 

Così come avvenuto per Ride The Dreamland, la regia organizzativa sarà a cura di Filippo Pozzato e della sua PP Sport Events

Partneship di prestigio

Per farci raccontare qualcosa di più su questa partnership prestigiosa abbiamo deciso di sentire Marco Bettazzi, Sales & Marketing Manager di Bf Pharma, azienda che si occupa della distribuzione di Weider per il mercato italiano.

«La sponsorizzazione della prima edizione dei campionati del mondo gravel – esordisce – in un certo senso “chiude il cerchio” di una collaborazione iniziata qualche mese fa con Filippo Pozzato, quando ci siamo legati alle gare di Ride The Dreamland. Il mondiale è naturalmente qualcosa di più importante. Per Weider sarà sicuramente un appuntamento di grande prestigio».

L’essere già partner di Ride The Dreamland ha in qualche modo facilitato la conclusione dell’accordo di sponsorizzazione. Tuttavia non è stato semplice siglarlo, come ci racconta lo stesso Marco Bettazzi. 

«I tempi erano strettissimi e dovevamo anche interfacciarci con l’UCI, cosa non semplice. Alla fine siamo riusciti a chiudere il nostro accordo e ora siamo davvero contenti e orgogliosi. La stessa filiale spagnola di Weider, che funge da casa madre in Europa per i settori endurance e food, ci ha fornito il suo importante supporto e sarà presente all’evento».

Grande visibilità

In questi giorni lo staff di Weider sta lavorando intensamente per organizzare al meglio la propria presenza all’evento. A Vicenza, nell’area riservata al briefing pre-gara e al ritiro dei pettorali, saranno installati dei gonfiabili ed esposti degli striscioni brandizzati Weider. Sarà inoltre allestito uno spazio riservato alla vendita degli stessi integratori. In fase di partenza sarà messo a disposizione un desk dove i professionisti potranno prendere gratuitamente degli integratori da utilizzare poi in gara. La filiale italiana di Weider in questi giorni si sta inoltre attivando per riuscire ad inserire nei pacchi gara di tutti gli iscritti, quindi anche per i non professionisti, un kit con i loro prodotti.

Weider è all’avanguardia per la produzione e lo studio degli alimenti per attività sportiva
Weider è all’avanguardia per la produzione e lo studio degli alimenti per attività sportiva

Ecco il programma

La prima edizione dei campionati del mondo gravel vedrà sfidarsi atleti professionisti assieme ai migliori ciclisti amatoriali qualificatisi durante le 11 tappe dell’UCI World Series.

Le gare partiranno da Vicenza e termineranno a Cittadella dopo avere lambito la città di Padova. Tre i percorsi. Uno da 194 chilometri(riservato alla categoria uomini elite). Uno da 166 chilometri (per le categorie uomini 19-34; uomini 35-39; uomini 40-44; uomini 45-49). Uno da 140 chilometri (per le categorie Élite femminile; donne 19-34; donne 35-39; donne 40-44; donne 45-50; donne 50+ e uomini 50+). Per disegnare i percorsi PP Sport Events si è affidata all’esperienza di Angelo Furlan e Marco Menin. 

La chiusura finale la lasciamo alle parole di Marco Bettazzi: «Il gravel è una disciplina che sta prendendo sempre più piede e la prima edizione dei campionati mondiali rappresenta uno step importantissimo in questo percorso di crescita. Siamo orgogliosi di essere partner del primo mondiale UCI gravel, e felici di proseguire nella collaborazione con PP Sport Events, società giovane e intraprendente, decisa a trasmettere un approccio innovativo al ciclismo nel quale noi ci rispecchiamo pienamente».

Weider

L’ultima volta in Australia? A Pozzato girano ancora

16.09.2022
6 min
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L’ultima volta che i mondiali si sono corsi in Australia fu nel 2010 e a Pozzato girano ancora le scatole. Il vicentino aveva 29 anni e arrivò quarto, dando però la sensazione di poter vincere. Hushovd, Breschel, Davis. E poi Filippo. Per questo, strappato per qualche minuto alla routine di organizzatore proiettato verso i mondiali gravel di ottobre, il tono di voce cambia e si inasprisce.

Fu un anno maledetto. Il 7 febbraio l’incidente si portò via Franco Ballerini, il cittì di 4 mondiali vinti e un’Olimpiade. Al suo posto fu spinto Paolo Bettini, che non riuscì a dire di no e grazie a questo avrebbe scoperto negli anni di avere qualità tecniche eccellenti. Il suo lavoro, guidato da emotività e senso del dovere, fu mantenere in nazionale lo spirito di Franco. In Australia portò Gavazzi, Nibali, Oss, Paolini, Pozzato, Tonti, Tosatto e Visconti. Pozzato ricorda, la voce adesso è bassa.

Pozzato arrivava ai mondiali di Geelong dopo la Vuelta. Sulla maglia la scritta per Ballerini
Pozzato arrivava ai mondiali di Geelong dopo la Vuelta. Sulla maglia la scritta per Ballerini

Da Madrid a Melbourne

Corse la Vuelta, quella di Nibali. Si fermò proprio alla vigilia della Bola del Mundo, con il terzo posto di Toledo nelle gambe, ad appena un secondo da Gilbert in forma smagliante e Tyler Farrar.

«Andammo via presto – ricorda – perché c’era un’altra gara il sabato prima, quindi era tutto previsto. Mi sono fermato il venerdì e ricordo di aver fatto un buon avvicinamento, sarei arrivato al mondiale come volevo io. Poi si sa, in Italia ci sono sempre stati i giornalisti che mi davano contro. Non è che ti facessero lavorare tranquillo. Dovevo sempre dimostrare qualcosa, dicevano che comunque non avevo vinto, anche se andavo forte. E si chiedevano se fossi pronto per fare il leader e cose di questo tipo».

Una settimana prima del mondiale, Pozzato vince la Herald Sun World Cycling Classic: la gamba c’è
Una settimana prima del mondiale, Pozzato vince la Herald Sun World Cycling Classic: la gamba c’è
Come andò?

Paolo, che comunque a me è sempre piaciuto molto per come ha interpretato il ruolo di cittì, forse viveva la corsa come le faceva lui, col suo modo di correre. Io invece correvo al contrario rispetto a lui e questo forse ci portò a fare una corsa un po’ troppo d’attacco. Ma la colpa per come andò il finale fu solamente mia. Era un mondiale che avrei vinto con una gamba sola o comunque abbastanza facilmente. Bastava solo partire due posizioni più avanti.

Cosa successe?

A un certo punto, verso fine corsa, mi convinsi di non avere le gambe per fare la volata. Invece quando sono partito, mi sono chiesto: come mai gli altri non vanno? Sembravano tutti fermi, piantati. E io rimontavo, rimontavo, ma non abbastanza. Un metro dopo l’arrivo ero praticamente primo. Venivo su a doppia velocità, bastava partire due posizioni davanti.

Gilbert è in gran forma e attacca a raffica per arrivare da solo: Pozzato lo segue
Gilbert è in gran forma e attacca a raffica per arrivare da solo: Pozzato lo segue
Da mangiarsi ancora le mani?

Forse Geelong è il più grosso rammarico della carriera. Io avevo due sogni. Vincere la Sanremo e il mondiale e il mondiale non sono mai riuscito a vincerlo.

Si parlò dell’ultima curva presa troppo indietro…

L’ultima curva l’ho presa indietro perché ero suonato, ero convinto di non avere le gambe. Perché comunque c’era Gilbert che volava. Attaccò cinque o sei volte e io gli sono sempre andato dentro. L’ultima volta non sono riuscito a seguirlo, perché avevo un inizio di crampi e sono andato un po’ in crisi di testa. Mi sono detto: hai i crampi, vedi che sei finito e gli altri vanno il doppio?

La volata di rimonta non basta, Hushovd iridato, Pozzato “solo” quarto
La volata di rimonta non basta, Hushovd iridato, Pozzato “solo” quarto
Bastava crederci di più?

Mi sono messo in testa questa cosa qua, invece alla fine ero quello che stava meglio di tutti. Erano morti, ma il mio più grande problema è sempre stato che quando vincevo non facevo tanta fatica, quindi pretendevo di andare alle corse e arrivare sempre senza soffrire. Così, se magari sentivo una mezza cosa che non andava, era crisi.

Ci pensi ancora?

Ci penso sì. Mi girano veramente le scatole di non essere mai diventato campione del mondo. Per un motivo o per l’altro, anche se magari andavo forte, m’è sempre sfuggito, Al mondiale di Stoccarda sono stato l’ultimo a staccarmi da quelli davanti per i crampi, per una cavolata mia e vabbè… Più o meno una ti ritorna sempre indietro, ma quella in Australia è stata l’occasione che ho buttato io. Certi treni non passano più.

Come andò con il fuso?

All’andata andò bene. Anticipammo parecchio perché il sabato prima ci fu una corsa (Herald Sun World Cycling Classic, ndr) e la vinsi io. Fu la scelta giusta proprio per prendere il fuso orario. Corremmo quasi subito e io ero ancora suonato per il viaggio, però vinsi e quindi era il segno che andavo.

Com’era il clima?

Era inverno, non era caldo. C’era una bella temperatura, era freschino. Il giorno che ho vinto, avevo la maglia a maniche lunghe. Invece il mondiale lo feci a maniche corte. Saranno stati 20 gradi.

Invece in squadra?

Paolo era stato veramente bravo a costruire la squadra, essendo uno che aveva appena smesso ed era stato in gruppo fino a due anni prima. Era comunque uno di noi e creò un gran clima. Secondo me era riuscito a rimettere in piedi le stesse idee che Ballerini aveva cercato di portare in nazionale, quindi stavamo veramente bene.

Al via da Melbourne, Pozzato con il suo fan club: dietro, suo zio
Al via da Melbourne, Pozzato con il suo fan club: dietro, suo zio
Ricordi il pubblico?

C’erano un sacco di italiani d’Australia. Tra l’altro ho anche dei parenti e mi ricordo che erano venuti anche mio papà e mia mamma. C’era gente immigrata tanto tempo prima, quindi era bello perché comunque sembrava quasi di essere a casa e loro erano orgogliosi di vederci con la maglia azzurra. Una bella sensazione, un bel modo di correre anche a livello emozionale. Un qualcosa in più.

Il pensiero a Ballerini?

Avevamo sulla maglia una scritta per Franco: “Ballero sempre con noi”. Secondo me era stata una cosa veramente bella. Diciamo che il clima non era cambiato tanto rispetto a quando c’era lui. Si sentiva la mancanza, però Paolo era stato bravissimo a rimettere in piedi l’atmosfera che Franco aveva creato negli anni. Perché Paolo è quello che l’ha vissuta meglio di tutti, ha vinto i mondiali e le Olimpiadi con lui, era quello che meglio di tutti sapeva interpretare quel suo spirito.

Da Vicenza a Cittadella, Pozzato e i sentieri del mondiale gravel

08.09.2022
8 min
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Una giornata con Pippo Pozzato e Angelo Furlan sul percorso del mondiale grave del prossimo 8-9 ottobre. Da Vicenza a Cittadella.

Il primo mondiale gravel della storia si correrà in Veneto l’8-9 ottobre, organizzato da Pippo Pozzato con la sua PP Sport Events. Le candidature non mancavano, dalla Toscana agli Stati Uniti, ma alla fine l’UCI ha scelto il progetto del vicentino. E il sopralluogo tecnico effettuato lunedì scorso (in bici) lungo i 194 chilometri del tracciato hanno confermato la bontà della scelta.

Appuntamento a Sandrigo, si parte col furgone e si va a prendere Furlan a Vicenza
Appuntamento a Sandrigo, si parte col furgone e si va a prendere Furlan a Vicenza

A Sandrigo per le 8

Questa è la storia di un viaggio alla scoperta del percorso e dei ragionamenti che hanno portato a tracciarlo, fatto ai primi di settembre con Pozzato e Angelo Furlan che, assieme a Marco Menin, si è occupato di tracciare la rotta. Appuntamento alle 8 nell’ufficio di Sandrigo e poi via per tutto il giorno.

«Il mondiale – racconta Pozzato – è un’opportunità importante per alzare l’asticella. Ogni anno stiamo facendo qualcosa in più, perciò insieme a tutta la squadra abbiamo deciso di buttarci in questa avventura. Ho dei ragazzi veramente bravi, la nostra forza sono l’energia e la voglia di fare. Sicuramente sarà difficile, perché comunque il primo è sempre più difficile, non c’è un precedente cui paragonarsi. Abbiamo dovuto prendere ogni cosa con le pinze. Però con il lavoro e l’entusiasmo, con l’energia della gente giovane che lavora con noi, sicuramente riusciremo a portarlo a casa come vogliamo».

Il via da Vicenza

Si parte da Vicenza, dal centro della città, dove l’Assessore allo Sport Matteo Celebron passa per un saluto su una bici del Bike Sharing della città che crede e punta sulla mobilità sostenibile. Due indicazioni per il giorno della gara e si parte. Piazza dei Signori e poi i portici di Monte Berico. Da lassù, in una viuzza sterrata poco dopo il santuario dove Gilbert vinse la tappa al Giro 2015, verrà dato il via ufficiale. I chilometri finali saranno 194.

«In Veneto abbiamo un territorio meraviglioso – racconta Furlan – e fare questo mondiale è motivo d’orgoglio. Ci siamo messi a scoprire posti che non conoscevamo, sebbene fossero dietro casa. Per disegnare il percorso, c’è voluto un mese di ricerca su software (hanno utilizzato Komoot, ndr). Però poi sono servite circa 80 ore pedalate per farlo tutto. Si parte con una cartolina su Vicenza. Poi si si passa da un ambiente urbanizzato e dalle meraviglie dell’Unesco ad altre prettamente bucoliche. E si finisce con le mura di Cittadella, costeggiando Padova».

Lungo il Bacchiglione

Monte Berico è la prima salita nel tratto di trasferimento. Quindi i primi sterrati, la discesa e la seconda salita, in asfalto e lunga circa 2 chilometri, prima di scollinare verso il lago di Fimon e lasciarsi Vicenza alle spalle.

A questo punto le difficoltà altimetriche sono finite, d’ora in avanti il percorso è un continuo dentro e fuori fra settori asfaltati, altri di sterrato e ciclabili. Anche se una delle brutte sorprese è stata che proprio alcune ciclabili sono state asfaltate e mantenere la quota dell’80% di sterrato ha richiesto qualche deviazione in più.

Gli elite correranno da Vicenza a Cittadella (140 km) + 2 giri di un circuito di 27 km: totale 194 km

Fino a Padova si costeggia il Bacchiglione, un po’ sull’argine e un po’ sulla ciclabile. Ed è proprio la stradina sotto e sopra i ponti di Padova a immettere il mondiale in uno dei settori gravel più caratteristici.

«Dal punto di vista del viaggio – dice Furlan – la parte che più piacerà al ciclista è proprio quella centrale. Lasci Vicenza e poi ti involi in questi lunghi tratti all’interno, nei campi che sembrano non finire mai. Ecco quella secondo me è la parte più bella».

Ritorno a Piazzola

La parte pianeggiante finisce a Piazzola sul Brenta, arrivo della Serenissima Gravel, dove il mondiale passerà costeggiando Villa Contarini e prendendo la via del circuito finale che si snoderà attorno Cittadella. L’occasione di qualcosa da bere e l’incontro con un vecchio amico permettono di approfondire il discorso.

«Con il presidente Zaia e la Regione Veneto – dice Pozzato – l’idea è quella di valorizzare il territorio. Abbiamo la fortuna di avere delle cittadine e delle città come Vicenza, Cittadella e Padova che credono molto nel progetto ciclismo. Siamo partiti l’anno scorso con le nostre gare e la cosa che vogliamo fare è piantare la bandierina e mantenerla negli anni, per poi crescere anche in altre parti d’Italia. Sicuramente però noi veneti abbiamo a cuore il nostro territorio, ci teniamo molto e la politica ci aiuta».

Il passaggio da Piazzola, sede di arrivo della Serenissima Gravel
Il passaggio da Piazzola, sede di arrivo della Serenissima Gravel

Il Carrefour de l’Arbre

A Cittadella ci aspetta Diego Galli, l’Assessore allo Sport. Un rapido saluto, la promessa di chiudere in centro con un aperitivo e si parte alla scoperta del circuito. E qui il gravel diventa impegnativo.

«Dal punto di vista tecnico – Furlan annuisce e spiega – per gli elite che faranno la parte finale, sicuramente via Giovo sarà una sorta di Carrefour dell’Arbre di Cittadella. Stradina stretta. Pietre. Fango. La gobba al centro e in fondo la curva a 90 gradi. Questa va a sinistra, alla Roubaix a destra, ma siamo lì. Quella è la parte più bella per chi farà il percorso completo».

Il fondo è dissestato, l’unica soluzione sarà far girare il rapporto e sperare di… galleggiare sulle pietre. Dice Furlan che la scelta di gomme, pressioni e rapporti dipenderà dallo stato delle strade e se avrà piovuto o meno.

L’arrivo a Cittadella

Via Giovo farà la selezione finale, poi il gruppo andrà verso l’arrivo nel centro di Cittadella, nella stessa piazza da cui lo scorso anno partì il Giro del Veneto.

«Tutto quello che ho criticato da corridore – dice Pozzato davanti al prosecco che chiude la giornata – mi sono promesso di metterlo in pratica insieme al mio team, per cogliere le opportunità che magari non vengono quando si mantiene l’approccio tradizionale. Vorrei innovare per quanto possibile questo sport e farlo diventare attrattivo specialmente per i giovani, affinché non scappino verso altri verso altre discipline».

«Io penso – prosegue – che il ciclismo sia lo sport più bello del mondo. La cosa che magari abbiamo sbagliato negli anni è come l’abbiamo comunicato. Noi stiamo cercando di farlo in maniera diversa per portare a casa dei giovani che possono essere i protagonisti dei nostri eventi. Non solamente l’atleta, ma anche lo spettatore deve essere protagonista e sentirsi partecipe dell’evento».

Mancano 30 giorni al primo mondiale gravel della storia. Sabato 8 ottobre correranno le donne, il giorno dopo toccherà agli uomini, suddivisi per fasce di età. Una sorta di maratona, con gli elite davanti e dietro il resto del mondo.

La prima pietra è stata messa, gli atleti si stanno qualificando da tutto il mondo. Siamo davvero curiosi di vedere come andrà a finire. In questo spicchio di veneto fra i Colli Berici e le pendici del Grappa, si sta lavorando davvero a testa bassa.

Santini, partner prestigioso di Ride The Dreamland

17.08.2022
4 min
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Prosegue sempre più spedita la marcia di avvicinamento all’edizione 2022 di Ride The Dreamland, la quattro giorni di gare in programma a ottobre organizzata da Filippo Pozzato e dalla sua PP Sport Events. Stiamo parlando delle seguenti manifestazioni: 85° Giro del Veneto; 2ª Serenissima Gravel; VENEtoGo – Social Ride; 2° Veneto Classic. A parte la VENEtoGo – Social Ride, tutti gli eventi saranno riservati ai professionisti.

La Veneto Classic, nell’edizione del 2021, ha suscitato grande interesse per il suo percorso impegnativo e molto selettivo (foto Pocispix)
La Veneto Classic, nell’edizione del 2021, ha suscitato grande interesse per il suo percorso impegnativo e molto selettivo (foto Pocispix)

Ecco Santini

Ogni settimana si aggiunge un nuovo tassello all’elenco dei partner che affiancheranno quest’anno Filippo Pozzato e la sua PP Sport Events. L’ultimo in ordine di tempo è di assoluto prestigio. Stiamo parlando di Santini, realtà che non ha bisogno di presentazioni.

Dal 1965, anno della sua nascita, ad oggi l’azienda bergamasca ha legato il proprio nome ad atleti, team ed eventi che hanno fatto la storia del ciclismo, ultimo in ordine di tempo il Tour de France. Da quest’anno la maglia gialla è infatti firmata Santini.

L’azienda di Bergamo è da sempre sinonimo di qualità e stile. Proprio lo stile nel modo di pedalare ha sempre caratterizzato Pozzato in tutta la sua carriera ciclistica.

Ecco le sue prime parole dopo aver definito la partnership con Santini: «Santini è riconosciuto nell’ambito del ciclismo come uno dei simboli dell’eccellenza italiana nel mondo – ha detto Pippo – Poter contare sul sostegno di quest’azienda ci riempie di orgoglio e ci stimola a continuare a dare il meglio di noi stessi. Voglio ringraziare la famiglia Santini per la fiducia che ha riposto nel nostro progetto e per avere condiviso la nostra filosofia, che intende il ciclismo non solo come spettacolo agonistico, ma anche come promozione dei territori, divertimento e socialità».

Il Giro del Veneto sarà il primo appuntamento di Ride The Dreamland, si correrà il 12 ottobre (foto Pocispix)
Il Giro del Veneto sarà il primo appuntamento di Ride The Dreamland, si correrà il 12 ottobre (foto Pocispix)

Il territorio al centro

Nelle intenzioni degli organizzatori, Ride The Dreamland vuole essere un’opportunità per far scoprire il Veneto come territorio a forte vocazione ciclistica. La vicinanza al territorio è uno degli aspetti che da sempre ha contraddistinto la storia di Santini, come conferma la stessa Monica Santini, Amministratore delegato dell’azienda di famiglia.

«L’impegno nella promozione del territorio attraverso il ciclismo – spiega Monica Santini – è stato il catalizzatore della partnership tra la nostra azienda e PP Sport Events. Da sempre facciamo la nostra parte nella promozione delle realtà locali, in quanto noi stessi siamo molto legati a Bergamo, la nostra città natale, e sappiamo cosa vuol dire essere veicolo di promozione territoriale.

«Questa partnership rispecchia il nostro impegno nel mondo del ciclismo: non vestiamo solo i professionisti, ma da sempre siamo vicini ai tanti appassionati delle due ruote».

La Serenissima Gravel si correrà il 14 ottobre. La sua 2ª edizione sarà valevole come campionato del mondo gravel (foto Pocispix)
La Serenissima Gravel si correrà il 14 ottobre. La sua 2ª edizione sarà valevole come campionato del mondo gravel (foto Pocispix)

Appuntamento a ottobre

Tutti gli appuntamenti di Ride the Dreamland sono concentrati nel mese di ottobre, come accennato. Mercoledì 12 si disputerà l’85° Giro del Veneto, una classica che vanta un albo d’oro ricco di grandi campioni.

L’evento successivo sarà la Serenissima Gravel, venerdì 14 ottobre. Per il secondo anno i professionisti conosciuti dal grande pubblico si sfideranno su un percorso in cui l’asfalto sarà l’eccezione e non la regola. La corsa si disputerà in Veneto, come il primo campionato del mondo Gravel, che PP Sport Events organizzerà su mandato dell’UCI l’8 e il 9 ottobre.

VENEtoGo, la social ride non competitiva che vedrà amatori e campioni del grande ciclismo pedalare assieme, è in calendario il 15 ottobre. Gran finale domenica 16 con Veneto Classic, la corsa che attraverserà il Veneto con un finale ispirato alle tipiche altimetrie delle classiche del Nord.

Santini

PP Sport Events

Weider, partner di prestigio di Ride The Dreamland

30.07.2022
4 min
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La prossima edizione di Ride The Dreamland, la quattro giorni di gare organizzate a ottobre da Filippo Pozzato, potrà fare affidamento su un partner di assoluto prestigio. Si tratta Weider, marchio di integratori di fama mondiale, desideroso di farsi conoscere ora anche in Italia, soprattutto fra quanti praticano ciclismo.

Ricordiamo che Ride The Dreamland può contare sulla regia organizzativa dell’agenzia PP Sports Events che ha alla sua guida proprio l’ex professionista vicentino. L’edizione 2022 è in programma dal 12 al 16 ottobre con le seguenti manifestazioni: 85° Giro del Veneto; 2° Serenissima Gravel; VENEtoGo – Social Ride; 2° Veneto Classic. A parte la  VENEtoGo – Social Ride, tutti gli eventi saranno riservati ai professionisti.

Nelle intenzioni degli organizzatori Ride The Dreamland vuole essere un’opportunità per far scoprire il Veneto come territorio a forte vocazione ciclistica.

Per conoscere meglio il marchio Weider abbiamo contattato Marco Bettazzi, Sales & Marketing Manager di Bf Pharma, azienda che si occupa della sua distribuzione per il mercato italiano.

Filippo Pozzato e Marco Bettazzi, Sales & Marketing Manager di Bf Pharma
Filippo Pozzato e Marco Bettazzi, Sales & Marketing Manager di Bf Pharma
Per chi ancora non conosce il marchio, ci può raccontare qualcosa di Weider?

Fino ad oggi il marchio Weider è conosciuto in Italia quasi esclusivamente nel mondo delle palestre. Stiamo parlando di una realtà davvero importante, basti pensare che è nata più di 80 anni fa ed è stata la prima azienda al mondo a produrre integratori. A fondarla sono stati due fratelli, Ben e Joe Weider, originari di Montreal. Nel 1936 hanno dato vita ad un’impresa famigliare, la Weider Global Nutrition. Grazie ad una serie impressionante di successi, dovuti a qualità ed efficacia dei loro prodotti, hanno trasformato la loro piccola impresa in una delle multinazionali più importanti del mondo nel campo degli integratori alimentari per sportivi. Oggi il marchio è presente in oltre 60 nazioni al mondo, Italia compresa.

In Italia però è ancora poco conosciuto, almeno per quel che riguarda il ciclismo, come mai?

Effettivamente ad oggi siamo ancora poco conosciuti. Il precedente distributore ha sempre guardato al mondo delle palestre. In un certo senso possiamo quindi affermare che il marchio sia rimasto fino ad oggi “chiuso” in quell’ambito. Bf Pharma, il nuovo distributore, crede invece fortemente nelle potenzialità dei prodotti, soprattutto in ambito ciclistico. Pochi in Italia lo sanno, ma Weider è stato per tanti anni partner tecnico del Team Movistar. Quando Valverde ha conquistato la maglia di campione del mondo a Innsbruck gli integratori utilizzati dal team erano Weider. Il legame del marchio con il ciclismo era quindi già molto forte.

Weider si rivolge anche a tutti coloro che vogliono seguire uno stile di vita sano ed una dieta equilibrata
Weider si rivolge anche a tutti coloro che vogliono seguire uno stile di vita sano ed una dieta equilibrata
Con quali aspettative nasce la collaborazione con Ride The Dreamland di Pozzato?

Siamo sempre più convinti che il ciclismo abbia una forza mediatica incredibile. Sempre più persone vanno in bici e lo fanno senza spirito agonistico, ma per il puro piacere di farlo. Questo tipo di utente è quello a cui noi puntiamo. Fra tutte le discipline del ciclismo, il gravel è quella che sembra essere la più adatta per un tipo di pubblico che ha semplicemente voglia di divertirsi e stare bene in bicicletta. Pozzato con Ride The Dreamland è stato uno dei primi a credere nelle potenzialità del gravel e noi siamo davvero felici di essere ora al suo fianco.

Obiettivo farsi conoscere dunque…

Esatto, vogliamo far sapere chi siamo. Anche per questo motivo stiamo definendo nuove partenership. A settembre e ottobre collaboreremo con altri due eventi, la Gran Fondo Michele Scarponi e la Fiorino Mud, una bike experience in programma in Toscana. E presto ne arriveranno altri.

Ecco la gamma dei prodotti Weider, adatti per qualsiasi esigenza in ambito sportivo e non solo
Ecco la gamma dei prodotti Weider, adatti per qualsiasi esigenza in ambito sportivo e non solo

Sport e salute

Tutti gli integratori Weider sono volti a soddisfare qualsiasi esigenza in ambito sportivo, siano esse associate al mondo del fitness e del sollevamento pesi oppure agli sport di resistenza come ciclismo, running, triathlon.

Grazie a specifiche linee di prodotto, Weider si rivolge anche a chi intende semplicemente seguire un’alimentazione sana ed equilibrata associandola ad un’integrazione adeguata.

Weider