Giro Women. Colle delle Finestre giudice supremo (ma non solo)

02.12.2025
6 min
Salva

ROMA – Se il Giro d’Italia non è parso impossibile nella sua versione maschile, il Giro Women femminile è invece tosto, tosto. Una tappa in più rispetto a quello dell’anno scorso, una cronoscalata e una salita infinita come quella del Colle delle Finestre.

Si parte da Cesenatico il 30 maggio e si arriverà a Saluzzo il 7 giugno dopo nove tappe, 1.171 chilometri e 12.500 metri di dislivello. Sono numeri davvero importanti. Appena usciti dalla grande sala della presentazione, Giada Borgado a caldo ha fatto un’analisi piuttosto approfondita.

TappaPartenza-ArrivoDistanza
1ª tappa (30/5)Cesenatico-Ravennakm 139
2ª tappa (31/5)Roncade H-Farm-Caorlekm 164
3ª tappa (1/6)Bibione-Bujakm 154
4ª tappa (2/6)Belluno-Nevegal (crono ind)km 12,7
5ª tappa (3/6)Longarone-S. Stefano Cadorekm 138
6ª tappa (4/6)Ala-Brescellokm 155
7ª tappa (5/6)Sorbolo Mezzani-Salice Termekm 165
8ª tappa (6/6)Rivoli-Sestrierekm 101
9ª tappa (7/6)Saluzzo-Saluzzokm 143
Totale km 1.171,7

Il premio del Giro Women è un infinito, come l’amore del Giro per l’Italia e viceversa. E l’amore è quello che si vede anche negli occhi di Elisa Longo Borghini. Secondo noi, ma anche secondo le sue parole, questo Giro Women le piace davvero. Si capisce dallo sguardo. E le piace anche perché c’è un bel pezzo del suo Piemonte.

Come per gli uomini, il cui percorso meno ostico invita una maggiore partecipazione da parte degli uomini di classifica in ottica doppietta Giro-Tour), la stessa cosa potrebbe essere per le donne che scatteranno qualche giorno prima rispetto al calendario abituale. Potremmo avere un super parterre.

Il Trofeo Amore Infinito per la regina del Giro Women. Chi lo porterà a casa il prossimo 7 giugno?
Il Trofeo Amore Infinito per la regina del Giro Women. Chi lo porterà a casa il prossimo 7 giugno?

Inizio per velociste

Appena chiuso il Giro degli uomini, ecco che tocca alle donne: una staffetta come accade al Tour de France e al Tour Femmes e già questo è un bel punto messo a segno da parte di RCS Sport. Magari l’attenzione resterà alta anche per le ragazze.


La prima frazione è piatta, così che anche le sprinter possano indossare la maglia rosa. La seconda è ancora per le ruote veloci nonostante la salita di Ca’ del Poggio, mentre le cose iniziano a cambiare dalla terza tappa, quando il gruppo si muoverà verso il Nord-Est affrontando alcuni strappi nel finale. Ma il Giro Women cala l’asso nella quarta frazione con la cronoscalata del Nevegal: 12,6 chilometri quasi tutti all’insù. Viste le pendenze, visto che è una crono e visto come è migliorata, sembra già di intravedere la firma di Marlene Reusser, che tra l’altro ha il dente avvelenato con il Giro. Ma qui servono soprattutto gambe.

Dolomiti e Cadore ancora protagonisti il giorno dopo con una frazione di ben quattro Gpm, con salite come il Passo Tre Croci e il Passo di Sant’Antonio. Questa è una tappa che i tecnici qui all’Auditorium di Roma hanno rimarcato parecchio.

Verso Saluzzo

Da qui si apre un altro Giro Women. La classifica sarà ben delineata. Dopo le Dolomiti, le gambe delle ragazze troveranno ossigeno verso Brescello, il paese caro alla penna di Guareschi, quello di Peppone e Don Camillo. Magari Lorena Wiebes o Chiara Consonni ne raccoglieranno l’eredità.

La settima tappa, verso Salice Terme, ricorda molto la terza: tanta pianura all’inizio e un finale nervoso. Magari le big non si muoveranno in attesa del grande tappone del giorno dopo: quello del Colle delle Finestre (18 chilometri e cima che sfiora quota 2.200 metri) e l’arrivo a Sestriere.


Il finale non è un circuito passerella, neanche per sogno. La Saluzzo-Saluzzo propone tre salite (non lunghe) e tanti strappi. E qui a stupirci è proprio Elisa Longo Borghini.
«Nevegal e Finestre centrali? Sì, ma io terrei gli occhi puntati anche sulla tappa di Longarone e su quella di Saluzzo. In particolare quest’ultima la conosco e posso garantirvi che sono strade insidiose, che nascondono trabocchetti e che possono fare selezione».

Elisa Longo Borghini (classe 1991) è la campionessa uscente del Giro Women. Sue le ultime due edizioni
Elisa Longo Borghini (classe 1991) è la campionessa uscente del Giro Women. Sue le ultime due edizioni

Il pensiero di Elisa

«Ci sono tappe che possono rivelarsi tranello – riprende Elisa Longo Borghini – la tappa di Longarone è considerata molto, molto difficile: sia per il dislivello in sé, sia perché segue la cronometro del Nevegal del giorno prima. Insomma, per confermarsi, per provare a conquistare il successo finale bisognerà correre praticamente con tutte le forze, scavare fino in fondo. Quello che posso dire è che mi presenterò al massimo delle mie capacità e se ci sarà qualcuno di più forte…».

Longo Borghini rimarca come sia un percorso che richiede, testuali parole: «Sempre le antenne dritte».
«Le prime tre tappe sembrano semplici, in particolare le prime due, però già la terza ha una salitella nel finale che potrebbe favorire qualche attacco. Penso che già lì ci dovrà essere una tensione molto alta».

Il finale in Piemonte è qualcosa che la stimola ulteriormente, ammesso che una campionessa e una professionista come lei ne abbia bisogno. Il Colle delle Finestre è un sogno che si avvera.
«Quando pedalavo lassù nei ritiri ci speravo – conclude Elisa – e ora è realtà. Forse è merito anche di mio marito (Jacopo Mosca, ndr) che mi ha sempre detto che questo giorno sarebbe arrivato. Non so: forse ha parlato col sindaco di Sestriere! Lassù sarà durissima, ma avrò seppur per dieci secondi, il tifo dalla mia parte».

Premiazione Coppa Italia delle Regioni 2025, Palazzo rospigliosi, Roma, Lega del Ciclismo Professionistico

Coppa Italia delle Regioni, il brindisi a un passo dal Quirinale

19.11.2025
6 min
Salva

ROMA – La premiazione della Coppa Italia delle Regioni si trasforma di colpo in un meraviglioso spot per il ciclismo quando vengono invitati a parlare Claudio Chiappucci, Alessandro Ballan e Paolo Bettini. Da un lato c’è Roberto Pella, il presidente della Lega Ciclismo Professionistico. Dall’altro c’è Flavio Siniscalchi, in rappresentanza del ministro dello sport Abodi. E quando i tre campioni, ben ispirati da Lucia Blini, raccontano la loro passione per lo sport, la sala ammutolisce. Siamo a Palazzo Rospigliosi, dall’altro lato della strada ci sono le Scuderie del Quirinale e poco più avanti la stessa sede del Presidente della Repubblica. Roberto Pella sfrutta i suoi contatti e lo fa bene: non si era mai visto tanto ciclismo a Roma e Roma sembra ben contenta di accoglierlo.

Chiappucci racconta quello che fa per valorizzare i territori. Ballan racconta dell’impegno con i più piccoli e il ciclismo femminile nella Giorgione in cui iniziò a correre. Bettini racconta del ponte culturale creato con la Grecia e dell’iniziativa del Pedale Rosso contro la violenza sulle donne. Il ministro delle pari opportunità Roccella annuisce, Pella fa la sintesi e sottolinea il tutto.

«Questi grandi campioni – dice – non solo ci hanno fatto sognare, non solo ci hanno fatto vivere delle emozioni, ma continuano a far vivere alle altre persone queste esperienze. Sostegno al settore giovanile, valorizzazione dei territori, impegno in favore degli altri. Dobbiamo ringraziarvi perché siete di esempio. Non solo per aver dato tanto, ma perché continuate a dare tanto al mondo dello sport e alla gente comune. Le iniziative che portate avanti sono importanti anche oltre il ciclismo».

Il momento iniziale con Bettini, Ballan e Chiappucci ha colpito i presenti
Il momento iniziale con Bettini, Ballan e Chiappucci ha colpito i presenti

Undici regioni, 800 Comuni

La Coppa Italia delle Regioni taglia il secondo traguardo, dopo che l’edizione 2024 si articolò in appena quattro tappe: poche per darle una valenza tecnica, ma fu il seme dell’idea che Roberto Pella avrebbe lanciato per il 2025. Questa volta le prove sono state 31, con ben altro riscontro. Il presidente ha grandi slanci e non è sempre facile stargli dietro e mantenere tutte le parole. Non tutto è stato fatto come annunciato, qualche prova non si è svolta, ma già per il 2026 si annunciano corse nuove ed è lo stesso Pella a dare l’appuntamento per la presentazione: 28 gennaio, ore 15, alla Camera dei Deputati.

«Lo scorso 27 febbraio – dice Pella aprendo la mattinata – alla Camera dei Deputati nasceva la Coppa Italia delle Regioni 2025, un progetto realizzato grazie ai ministri dello sport Andrea Abodi, della famiglia Eugenia Maria Roccella, degli esteri Antonio Tajani, del turismo Santanché. Un progetto che come Lega del Ciclismo abbiamo voluto costruire insieme alla Conferenza delle Regioni. Grazie alla Coppa Italia delle Regioni abbiamo fatto conoscere in Italia e nel mondo le nostre corse leggendarie. Abbiamo valorizzato le imprese sportive delle nostre atlete e dei nostri atleti. Abbiamo attraversato ben 11 regioni e oltre 800 comuni. Infine abbiamo fatto innamorare e rinnamorare milioni e milioni di italiani. Nessuno di noi si sarebbe immaginato un successo così grande, il nostro meraviglioso film ha avuto inizio così».

Scaroni e podio XDS Astana

Ci sono Scaroni, Velasco e Ulissi: tre uomini della XDS Astana ai primi tre posti e forse non è un caso. La squadra aveva bisogno di fare punti ed essere davanti in tutte le corse ha portato a questa classifica. C’è il quarto, Davide Piganzoli, in procinto di conoscere i compagni della Visma-Lease a Bike, superato da Ulissi proprio alla Veneto Classic, che si consola con la classifica degli under 25. C’è Mattia Bais, che ha vinto la classifica dei GPM, e con lui Stefano Zanatta per raccogliere il premio della classifica a squadre del Team Polti-Visit Malta.

«Sicuramente è un motivo d’orgoglio essere qui – dice Scaroni – per il lavoro che abbiamo fatto nell’arco di tutta la stagione. Una classifica del genere si vince facendo le corse che la compongono e cercando di restare sempre davanti. Sicuramente dalle corse in Toscana in avanti, si può dire che sia diventata un obiettivo, ne parlavamo anche con i ragazzi che sono venuti qua oggi. E’ diventata un obiettivo e l’abbiamo conquistata con un buon margine. Mi viene da sorridere se penso che tre anni fa ero sul punto di smettere per la vicenda della Gazprom. E’ servita soprattutto tanta resilienza, non è stato facile. Però dopo tre anni di crescita è arrivata questa soddisfazione e speriamo che ne arrivino tante altre nelle prossime stagioni».

Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella
Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella
Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella
Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella

La parità di genere. E di premi…

Fra le donne dei piani alti della classifica, c’è solo Monica Trinca Colonel, che racconta la sua caparbietà nel voler sfondare nel ciclismo. La lombarda ha concluso al secondo posto dietro Elisa Longo Borghini, collegata in videoconferenza al pari di Eleonora Gasparrini, prima fra le giovani. Alle sue spalle Gaia Segato, presente con Walter Zini, premiato per il successo della BePink-Imatra nella classifica a squadre.

«Volevo ringraziare fortemente le istituzioni presenti – dice la Longo – perché la Coppa Italia delle Regioni è un’iniziativa unica nel suo genere. E’ importantissima per far crescere il ciclismo in generale, ma soprattutto il ciclismo femminile che ne ha molto bisogno. Vorrei ringraziare il presidente Pella che ha fortemente voluto questa parità, anche per quanto riguarda i premi tra le classifiche maschili e le femminili. E ringrazio anche la Conferenza delle Regioni che ha aiutato a far sì che questa nuova challenge prendesse forma».

Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia
Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia
Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia
Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia

Una grande occasione

C’era tanto ciclismo e tanti ne hanno approfittato per passare un paio di giorni a Roma, che stamattina li ha accolti con un bel sole, mentre ieri li ha costretti a rintanarsi in qualche accogliente trattoria vista la pioggia. Il presidente Pella annuncia per il prossimo anno una serie di circuiti serali che vedranno impegnati gli ex professionisti e si prenota con Fabretti per avere la diretta RAI. Si respira l’enorme possibilità che per il ciclismo può venire da un tale presidente di Lega, ma annotiamo ancora una volta l’assenza di rappresentanti della FCI che della Lega è genitrice (era presente Maurizio Brilli, presidente del Comitato Regionale del Lazio). Se i due enti riuscissero a parlare, forse davvero si potrebbero fare cose grandissime.

Tour Femmes, Elisa Longo Borghini

Tour Femmes, Elisa: «La generale? Tutto in tre tappe»

12.11.2025
5 min
Salva

E’ passato qualche giorno ed è già tempo di tornare a parlare di Tour de France Femmes e lo facciamo con una delle protagoniste più attese. Di certo la più attesa dagli italiani: Elisa Longo Borghini. Il percorso, lo ricordiamo, va da Losanna a Nizza: nove tappe molto interessanti, su tutte quella del Mont Ventoux.

Dopo il classico periodo di stop invernale, la portacolori della UAE-ADQ ci racconta di aver ripreso gli allenamenti. La corsa al 2026 è dunque partita. E in questa corsa speriamo, e lo spera Elisa stessa, che ci sia anche il Tour Femmes per lei.

Una montagna davvero suggestiva il Ventoux. Visto l’appeal del Tour Femmes ci sarà di nuovo tanta gente a bordo strada
Una montagna davvero suggestiva il Ventoux. Visto l’appeal del Tour Femmes ci sarà di nuovo tanta gente a bordo strada
Elisa, che te ne sembra in generale di questo Tour Femmes?

Sembra un percorso duro, perché non si può dire che sia semplice, ma a differenza di quello dell’anno scorso, sembra più aperto. O meglio, ci sono molte tappe aperte a più ragazze, più da fughe, da attaccanti a caccia di tappe. Tuttavia, non ci sono salite molto lunghe fino al Ventoux. C’è solo una salita vera in avvio, nella seconda tappa: il Col de la Faucille, 11 chilometri al 6,3 per cento. Però è all’inizio di tappa, prima di entrare in Francia.

Avevamo fatto un articolo sul Tour Femmes con Giada Borgato e si diceva: ok il Mont Ventoux, però effettivamente c’è spazio per attaccare. E’ una Grande Boucle in cui forse la squadra conta tantissimo. E’ così anche per te?

Sì, se qualcuno vuole tentare le famose imboscate o comunque un attacco da lontano, ci può stare. In generale, secondo me, può arrivare qualche fuga. Fughe che possono incidere sulla classifica? Credo che l’ago della bilancia sarà il Mont Ventoux. Ma per il resto il percorso è molto nervoso, un su e giù continuo. La squadra ormai conta sempre. E per me non sono frazioni per fughe da atlete di classifica. Puoi anche perdere qualche secondo, ma credo che le tre tappe cruciali siano: la cronometro, la tappa del Ventoux e l’ultima. E’ lì che si deciderà tutto.

E quanto inciderà questo Ventoux? Cosa ne sai?

Non molto, a dire il vero. L’ho sempre visto in televisione. E’ chiaramente una salita mitica che secondo me scolpirà la classifica generale dopo la cronometro e lo farà in modo quasi definitivo. Il Ventoux arriva dopo la crono e una tappa lunga. La fatica inizierà a sentirsi. Sarà una salita lunghissima, un’ora di scalata circa.

Paolo Slongo, il tuo coach, sarà già al lavoro!

Ah, non lo so: quando stacchiamo, stacchiamo! Di certo questa è una di quelle tappe che vai a vedere. Una ricognizione, quasi sicuramente, si farà.

E Nizza? Anche quella è tosta.

E’ l’ultima tappa, Nizza-Nizza. Poi uno dice: ok, sono solo 99 chilometri, ma è un continuo sali e scendi sul Col d’Eze. Tuttavia non la vedo come una tappa utile per le primissime posizioni, ma più per definire la top 10.

Della cronometro di Digione invece cosa ci dici?

E’ abbastanza lunga, con i suoi 21 chilometri e una salitella nel mezzo. Mi ricorda molto la crono del Tour Femmes 2023, che poi era la stessa del Tour maschile del 2019. Per me è una prova per specialiste, che potranno trarne un bel vantaggio.

Vista questa crono e il miglioramento che ha mostrato in salita, potrebbe essere il tracciato giusto per Marlen Reusser?

Sicuramente Reusser ha dimostrato di essere forte nelle corse a tappe quest’anno. A Burgos, alla Vuelta, al Giro: è sempre stata tra le favorite. Certamente è un Tour Femmes che ben si adatta alle sue caratteristiche, ma come dicevo prima lo è proprio perché è aperto a diversi tipi di atlete.

Il podio di Oropa e dell’ultimo Giro Women: Longo Borghini davanti a Reusser. Sarà sfida anche al Tour Femmes?
Il podio di Oropa e dell’ultimo Giro Women: Longo Borghini davanti a Reusser. Sarà sfida anche al Tour Femmes?
Quindi quali sono le favorite?

Direi i soliti nomi. Demi Vollering, occhio a Anna van der Breggen e alla stessa Pauline Ferrand-Prevot. Magari ci sono meno salite per lei, che è più scalatrice, ma ha dimostrato che quando si mette in testa un obiettivo lo raggiunge quasi sempre.

C’è qualche zona del percorso che conosci meglio?

Direi la parte svizzera. Primo perché non è poi così lontana da casa mia, e secondo perché sono le strade del Romandia. Sono strade belle, ampie, tutto sommato non difficilissime. Anche se poi, andando a vedere bene, la prima tappa è data come “flat”, piatta, ma nel finale c’è uno strappo di 2,5 chilometri. Mi sembra perfetta per Lotte Kopecky.

E questo arrivo potrebbe già far male? Potrebbe esserci qualche sorpresa proprio perché all’inizio?

Potrebbe, ma sarebbe comunque una questione di secondi. Può anche succedere che qualcuna arrivi un po’ troppo fresca, vada fuorigiri nei primi cavalcavia e paghi nel finale. Ma insomma… siamo nel WorldTour e ormai certe cose non succedono più.

Ultima domanda, Elisa: c’è qualche tappa che ti piace di più?

Guardate, non fatemi dire niente sul Tour Femmes riguardo a me. Non mi pongo e non mi ponete obiettivi, classifica generale, tappe, ambizioni varie. Per come mi è andata sin qui questa corsa, la mia corsa stregata, voglio solo finirlo.

Giro del Veneto Women 2025, Silvia Persico vince

Persico, l’ultimo sguardo sul 2025 e poi dritta in spiaggia

24.10.2025
5 min
Salva

E’ il tempo giusto per passare qualche giorno in spiaggia e Silvia Persico non si è fatta pregare. Vinto il Giro del Veneto quattro giorni dopo il bronzo al mondiale gravel, la bergamasca ha chiuso la valigia e rimandato tutti al primo ritiro. I 41 giorni di corsa del 2025, uno in meno dello scorso anno, sono stati anche straordinariamente complicati. Infortuni e ripartenze hanno reso tutto più difficile, per cui ora è il momento giusto per tirare il fiato.

Si fa uno strappo giusto per qualche domanda, ma si capisce dal tono di voce che il mondo delle corse si sta allontanando un po’ ogni giorno. Anche la testa ha bisogno di riprendersi, ragionando su altro.

«Sicuramente il 2024 e il 2025 – dice Silvia – sono stati due anni completamente differenti. In entrambi i casi una vittoria e diversi piazzamenti, però credo che quest’anno siamo cresciute sia personalmente che come squadra. Quindi tenderei a ritenerlo una stagione migliore».

Prima corsa di stagione con Elisa Longo Borghini al UAE Tour: prima e seconda, l’intesa ha funzionato bene sin da subito
Prima corsa di stagione con Elisa Longo Borghini al UAE Tour: prima e seconda, l’intesa ha funzionato bene sin da subito

Da una sfortuna all’altra

La vittoria nell’ultima corsa e il secondo posto al UAE Tour del debutto dietro la nuova leader Longo Borghini. Nel mezzo il quinto posto dell’Amstel e un giorno da eroe al Giro d’Italia Women con l’azione decisiva e non prevista sul Monte Petrano.

«Il quinto posto dell’Amstel – riflette – è arrivato con appena due settimane di allenamento. Un mese prima mi ero rotta una costola, quindi non avevo fatto grandi carichi. Per questo è stato un piazzamento che mi ha dato morale, perché da lì in avanti avrei avuto a disposizione maggio per fare le mie corse. Invece alla fine non se ne è fatto nulla. La settimana dopo l’Amstel, ho dovuto correre la Liegi e mi sono fratturata il capitello radiale. Perciò ho dovuto fermarmi ancora e non ho potuto correre le gare in cui avrei avuto un po’ più di libertà in Spagna e in Francia».

Amstel Gold Race 2025, Silvia Persico, Juliette Labous, Puck Pieterse
In azione all’Amstel con Labous e Pieterse: per Persico un quinto posto inatteso dopo la frattura della costola
Amstel Gold Race 2025, Silvia Persico, Juliette Labous, Puck Pieterse
In azione all’Amstel con Labous e Pieterse: per Persico un quinto posto inatteso dopo la frattura della costola

Il capolavoro del Nerone

La Liegi è stata un fuori programma in supporto di Elisa Longo Borghini, leader che ha portato un grande clima, ma ha le sue necessità. Per fare bene la Liegi, c’era bisogno anche di Persico, che però dopo una ventina di chilometri è caduta, finendo all’ospedale. Un brutto colpo, che Silvia si è scrollata di dosso al Giro Women, quando ha lanciato la Longo verso la maglia rosa. Di quel giorno, Giorgia Bronzini disse che se Persico avesse tenuto duro, avrebbe conquistato una classifica migliore

«Con l’arrivo di Elisa – conferma – sicuramente siamo cambiate tanto, siamo cresciute tanto. Si è creato un bel gruppo tra di noi, lavoriamo tutte per lo stesso obiettivo e abbiamo costruito davvero un legame molto forte che va oltre il ciclismo. Quello di Monte Nerone non era un attacco programmato, per cui quando ci siamo trovate lì, ho dato il tutto per tutto. E avendo dato proprio tutto, non avrei potuto tenere duro. Il mio obiettivo non era di fare classifica, quindi non ho pensato a salvarmi in qualche modo».

Giro d'Italia Women 2025, tappa di Monte Nerone, Silvia Persico, Elisa Longo Borghini
Il giorno di monte Nerone rimane uno dei più memorabili del Giro Women 2025: l’attacco di Persico e Longo Borghini decise la corsa
Giro d'Italia Women 2025, tappa di Monte Nerone, Silvia Persico, Elisa Longo Borghini
Il giorno di monte Nerone rimane uno dei più memorabili del Giro Women 2025: l’attacco di Persico e Longo Borghini decise la corsa

Il blackout di Kigali

Non altrettanto bene è andata ai mondiali del Rwanda. Questa volta, in modo del tutto inspiegabile, è stato come se il meccanismo perfetto si sia inceppato, impedendo alle azzurre di rendere come avrebbero voluto.

«Sinceramente – ragiona dalla spiaggia – è stata una gara un po’ strana. Io ho sofferto fin da subito, forse siamo arrivati un po’ tardi e non mi sono adattata tanto all’altura, che non avevo neanche fatto prima di andare là. Tutte le leader si sono guardate mentre io non ero nella mia giornata migliore e facevo una gran fatica. A parte questo, la prima nazionale di Velo mi è piaciuta. Noi ragazze ci conosciamo da tantissimi anni, lui ci ha dato molta fiducia ed è stato sempre molto presente, sia in Rwanda sia poi per gli europei.

Campionati del mondo Kigai 2025, Rwanda, Ruanda, Eleonora Gasparrini, Brodie Chapman, Silvia Persico
Gruppo UAE Adq dopo il mondiale di Kigali: con Persico e Gasparrini, l’australiana Brodie Chapman
Campionati del mondo Kigai 2025, Rwanda, Ruanda, Eleonora Gasparrini, Brodie Chapman, Silvia Persico
Gruppo UAE Adq dopo il mondiale di Kigali: con Persico e Gasparrini, l’australiana Brodie Chapman

La vittoria in extremis

Il Giro del Veneto tre giorni dopo il bronzo al mondiale gravel è stato la ciliegina sulla torta, il modo delle compagne di sdebitarsi per i tanti chilometri fatti da Silvia mordendo l’aria e tenendole al riparo nella sua scia.

«Vincere l’ultima corsa – sorride – è stato molto importante per me. Era una vittoria che cercavo da tempo, come soddisfazione personale. Prima della partenza del Giro del Veneto, stavamo guardando l’arrivo della tappa in Cina in cui ha vinto la nostra compagna Van Rooijen e intanto parlavo con Elisa e con Gaspa (Eleonora Gasparrini, ndr). Dicevo che fossi l’unica a non aver ancora vinto e così mi hanno detto che quel giorno sarebbe toccato a me. E così è stato, anche loro erano molto motivate. Quest’anno ho lavorato tanto per entrambe. E mi è piaciuto anche arrivare terza al mondiale gravel. E’ una disciplina che mi piace molto, purtroppo non posso praticarla tantissimo perché le gare su strada sono davvero tante. Però mi sono divertita, questo penso che si sia visto».

Il cittì femminile Marco Velo e il presidente FCI Cordiano Dagnoni assieme alle juniores del mondiale Silo, De Laurentiis e Pegolo

Il bilancio positivo del cittì Velo, tra il Rwanda e l’Ardeche

10.10.2025
6 min
Salva

Il battesimo era stato all’Avenir Femmes, ma i compiti più ardui e stimolanti da cittì sul campo Marco Velo li ha avuti nell’arco di quindici giorni tra mondiale ed europeo. Tre nazionali femminili – juniores, U23 ed elite – da seguire e gestire in modo differente per ottenerne il meglio.

Anche lui stesso era desideroso di mettersi alla prova nelle tre categorie in cui è entrato in punta di piedi pur avendole conosciute bene da tecnico delle crono. A parlarci del suo personale resoconto è lo stesso Velo, che ripercorre le due rassegne riconoscendo meriti delle proprie atlete e delle avversarie, prendendosi le proprie responsabilità e restando (giustamente) ottimista per il futuro.

Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Marco come giudichi complessivamente le due spedizioni?

Devo dire che per me il bilancio è più che positivo. Mettendo da parte un attimo il discorso sulle elite, sono molto contento delle prove e dei risultati forniti da juniores e U23. Con loro abbiamo svolto un ottimo lavoro di preparazione ed avvicinamento di due settimane a Livigno. Ad esempio con le juniores non arrivavano medaglie iridate dal 2017 (oro di Pirrone e bronzo di Paternoster a Bergen, ndr). Pegolo dopo l’argento mondiale, si è presa pure il bronzo europeo. Silo ha fatto quinta in Rwanda, ma oltre a loro due sono davvero felice per come sono andate le altre nelle rispettive manifestazioni. Sono state bravissime.

Molto buono anche il bilancio delle U23, giusto?

Sì, assolutamente. Mi sento di dire che con Ciabocco ci stava una medaglia al mondiale, dove ha corso da sola, e quella più importante all’europeo. In Francia Eleonora è stata sfortunata, ma ha fatto una gara pazzesca considerando il problema meccanico che l’ha fortemente rallentata. Ha dovuto cambiare bici, prendendo quella di scorta che aveva rapporti diversi. Il suo argento è arrivato grazie soprattutto a Venturelli che l’ha riportata nel gruppo di testa quando avevano due minuti di svantaggio. Ha vinto Blasi con un allungo, che al mondiale aveva superato Eleonora allo sprint per il bronzo.

Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Avendo già guidato le U23 all’Avenir Femmes, avevi qualche riferimento in più?

Intanto devo dire che tutte le altre ragazze in gara si sono comportate molto bene. Abbiamo avuto grandi soddisfazioni dall’Avenir Femmes in poi per ciò che abbiamo fatto grazie al team performance della nazionale. Anzi, abbiamo dovuto tenere a bada la voglia di fare delle ragazze. E c’è un aneddoto che rende bene l’idea.

Prego, spiegaci pure.

Eravamo a Livigno e quasi tutti i giorni le ragazze, sia juniores che U23, mi chiedevano perché non facevamo le salite lunghe lì attorno. Se lo chiedevano perché tutti dicevano che sia al mondiale che all’europeo c’era tanta salita. Io invece le facevo allenare su ripetute o strappi da 5/10 minuti. Ho spiegato loro che dovevamo simulare un modello di gara. I dislivelli erano dati da salite corte da fare più volte. Alla fine i risultati ci sono stati.

Quei risultati che non sono arrivati dalle elite. C’è molta delusione?

Sicuramente speravamo tutti che le cose andassero diversamente, anzi meglio. Ed anche perché ci si sofferma sempre sulle elite ad ogni manifestazione. Al mondiale ne è uscita una corsa sbagliata per tutte perché tutte le più forti o leader si sono annullate. Non perché è la nostra capitana, ma l’unica delle big che ha provato a fare qualcosa animando la gara è stata Elisa (Longo Borghini, ndr). Forse avendolo fatto a tre giri dalla fine, le altre hanno visto che era superiore e non hanno collaborato per rientrare sulla testa della corsa.

Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
A parte Malcotti, ti aspettavi qualcosa di più dalle altre?

Barbara è andata molto forte, però purtroppo non è riuscita a rendere il mondiale migliore per noi. Non è una sua colpa, sia chiaro perché lei era davanti e sola, così come dietro Elisa era sola. Forse il resto della squadra ha voluto chiudere in massa quando c’era la prima fuga e molte si sono bruciate. Così facendo Elisa e Barbara sono rimaste sole troppo presto. Non sono scuse perché gli errori ci sono, però noi dobbiamo fidarci delle tattiche che facciamo la sera prima, sperando che certe cose vadano in un certo senso. Anche perché senza poter comunicare alle ragazze tutto si complica.

Senza contare le radioline, è stato difficile dare riferimenti alle ragazze al mondiale?

Oltre ad alcuni del nostro staff dislocati sul percorso, tenete conto che tra un box e l’altro c’erano sette chilometri. E’ stato difficile fornire indicazioni perché c’era molto caos e con le lavagnette non riuscivamo a farci capire o capire se le ragazze avevano visto. E poi in sette chilometri su un circuito del genere le cose potevano cambiare rapidamente. Dovevamo anche fare affidamento sulle iniziative delle nostre ragazze. Comunque non siamo stati gli unici ad avere questi problemi.

La soluzione sarebbe correre con le radioline come si fa tutto l’anno.

Ho già detto che non è una scusa perché è uguale per tutti. Dico solo che senza radio il cittì si sente inutile. Siamo l’unico sport in cui, in competizioni importanti di questo tipo, noi tecnici non possiamo comunicare con le atlete. Non abbiamo contatto né audio né visivo. Se paragoniamo l’allenatore di una squadra di calcio, pallavolo o basket al nostro ruolo, noi siamo molto penalizzati. E non penso che sia giusto. E’ una considerazione che faccio da sempre.

Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Dell’europeo invece cosa puoi dirci?

In Ardeche dobbiamo solo inchinarci all’Olanda. Loro hanno fatto una corsa perfetta e non possiamo dire nulla. Elisa ha fatto bene a rispondere a Vollering perché era lì a giocarsi la vittoria. E’ nella sua natura non tirarsi mai indietro. Però ho provato ad ipotizzare che forse non aveva le gambe o forse quando ha visto che le altre non si staccavano, si è un po’ demoralizzata per tenere duro. Non è stata una settimana semplice per lei, ma io a lei non posso davvero rimproverare nulla. Non sono queste due prove che cambiano il suo valore.

In generale mondiale ed europeo che indicazioni hanno dato al cittì Marco Velo?

Col senno di poi siamo tutti capaci di vincere le gare o gestirle meglio. Sappiamo che certe cose vanno così e bisogna saperle accettare. Quello che importa è che queste due manifestazioni mi hanno detto che abbiamo un ciclismo giovanile che sta crescendo molto bene. E’ pronto un ricambio generazionale che si può integrare perfettamente con molte delle attuali elite. Questo fa ben sperare per il futuro ed è un aspetto fondamentale.

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel

Sabato gli europei, Elisa prova a cancellare l’amarezza

28.09.2025
5 min
Salva

KIGALI (Rwanda) – Di tutto e di niente. Dopo un brutto giorno come quello di Elisa Longo Borghini ai mondiali, sarebbe comprensibile se non avesse voglia di parlarne. La corsa è andata. La cena è finita da poco. E durante il brindisi per l’argento di Chantal Pegolo, lo sguardo di Elisa era mogio. Forse aveva sognato di essere lì anche lei, davanti a tutti, con una bottiglia da aprire e i ringraziamenti da fare. Un motivo per sorridere gliel’ha offerto Urska Zigart, cui la Longo ha proposto uno scambio di maglie.

«Mi piace il colore di quella slovena – dice mentre aspetta la signora Pogacar – non ce ne sono tante di questo colore, anzi direi che è unica nel gruppo».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel
Scambio di maglia con reciproco autografo: la maglia di Urska Zigart sarà il solo souvenir di Elisa Longo Borghini dal Rwanda
Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel
Scambio di maglia con reciproco autografo: la maglia di Urska Zigart sarà il solo souvenir di Elisa Longo Borghini dal Rwanda

L’obiettivo europeo

Quando Urska arriva, le due iniziano a parlare fitto, probabilmente della gara. La slovena è arrivata poco indietro rispetto all’azzurra, in quella corsa da mal di testa in cui a un certo punto è diventato difficile persino capire la composizione dei gruppi. Noi intanto ragioniamo fra colleghi: se la Longo era il capitano, perché a Malcotti non è stato chiesto di fermarsi e aspettarla? Hanno detto tutti che non si capisse nulla, Velo ha cercato di passare con l’ammiraglia. E’ un peccato: la trentina non aveva possibilità di risultato, aiutare Elisa avrebbe tenuto mezza porta aperta. Quando le due si salutano, il divano diventa il luogo giusto per mettere ordine nei pensieri o almeno provarci. Il mondiale è andato, gli europei bussano alla porta. 

«Il 29 settembre, domattina arrivo in Italia alle 5,50 – spiega Elisa – e il 2 ottobre parto in macchina per andare agli europei in Ardeche. Per me questa delusione diventa di sicuro una grande rabbia. Adesso mi ci vuole una bella dormita, domani farò una sgambata e poi mi passerà. Anche perché, in fin nei conti, è una corsa di bici. Una corsa importante, chiaro, su cui ho investito parecchio ed è sfumata così. Non sono mancate le gambe, non mi hanno staccato in cento. E’ stata una corsa strana, però bisogna guardare avanti perché indietro non si può tornare e ho davanti un altro grande obiettivo. Penso che l’europeo sarà una bella corsa. Le condizioni meteo saranno diverse, saranno quelle che piacciono a me. E sarà anche un’altra gara, perché sarà dura in maniera diversa».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, BArbara Malcotti con i media dopo l'arrivo
Longo Borghini e Malcotti hanno fatto corsa individuale nel finale: Elisa era il capitano, si poteva fare diversamente?
Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, BArbara Malcotti con i media dopo l'arrivo
Longo Borghini e Malcotti hanno fatto corsa individuale nel finale: Elisa era il capitano, si poteva fare diversamente?

Le lavagne di tedeschi e svizzeri

La hall dell’hotel ha quattro angoli, con divani e piccoli tavoli su cui già da qualche giorno i più giovani giocano a carte. Stasera ci sono da una parte gli under 23 con Finn mezzo disteso con le carte in mano. Accanto, su altri divani, le ragazze della squadra elite parlano con Chantal Pegolo, che hanno adottato. I discorsi arrivano ovattati, mentre Longo Borghini va avanti nel ragionamento.

«Mi sono adattata abbastanza in fretta al clima – dice Elisa – perché arrivavo dal Teide dove c’era un clima molto simile. Non riesco a dare nessun’altra spiegazione alla corsa di oggi, se non l’estremo tatticismo. Sappiamo tutti che si corre senza radio, ce ne siamo fatti una ragione ed è inutile lamentarsi. Però dico che oggi le radio sarebbero state molto importanti. Non si trattava nemmeno di preparare meglio o peggio la corsa a tavolino, perché onestamente è stata la gara più strana di tutta la mia carriera. Ancora più strana delle Olimpiadi di Tokyo 2021. Per capire la situazione, mi affidavo tanto alla lavagnetta della nazionale tedesca e a quella della Svizzera. Cercavo di leggere un po’ anche i riferimenti che davano alle olandesi, ma non mettevano i distacchi. E’ stata veramente una corsa senza logica, strana. Veramente in tutta la mia carriera non ho mai fatto una corsa così strana».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Velo commenta la corsa suito dopo l'arrivo
Velo ha tenuto a fare il debriefing con le azzurre, prima di dare la sua opinione sul mondiale
Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Velo commenta la corsa suito dopo l'arrivo
Velo ha tenuto a fare il debriefing con le azzurre, prima di dare la sua opinione sul mondiale

L’umiltà di Velo

Con la maglia verde di Urska Zigart nelle mani, il ragionamento inizia a virare verso gli europei di sabato prossimo. La squadra sarà praticamente simile a quella di Kigali. Velo ne aveva parlato prima delle convocazioni: su due percorsi così simili, la possibilità di scelta è limitata, per cui ad alcune delle ragazze di qui sarà richiesto il doppio impegno.

«Marco deve ancora darci la conferma – conferma Elisa – ma la squadra per l’Ardeche sarà molto simile. Tranne un paio, saremo le stesse. Con il nuovo cittì mi sto trovando bene. C’è sempre un buon dialogo, un costante scambio di opinioni, con messaggi e anche telefonare. Mi è piaciuto molto il fatto che dopo la corsa ci siamo seduti, ci siamo messi a discutere tutti insieme su cosa è andato bene e cosa è andato male. E’ una cosa che normalmente succede nella squadra di club, mentre nelle nazionali non è all’ordine del giorno. E sono anche contenta che oggi nel briefing ci abbia detto che ha bisogno di noi, perché questo per lui è un mondo un po’ nuovo, dato che arriva dalle cronometro. Ha detto che è bello poterci parlare e avere la nostra opinione, perché deve imparare tanto. Non è una cosa scontata da un commissario tecnico e questa cosa gli fa onore».

Si guarda intorno. Voglia di giocare a carte o stare in compagnia ne ha poca. Si alza, si scusa, ma ha sonno e vuole andare a dormire. Jacopo Mosca, suo marito, ha provato a tirarla su, ma da corridore e conoscendola, si è limitato a dirle che può capitare e ad offrirle un obiettivo. Sabato si corre, per fortuna non c’è tanto da aspettare. Non resta che tornare a casa per ricaricare le batterie, poi guidare fino in Francia.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Magdeleine Vallieres, Niamh FIsher Black

Longo Borghini severa (forse troppo): «Ho rovinato tutto io»

27.09.2025
7 min
Salva

KIGALI (Rwanda) – «Penso che dovrò andare in camera a riflettere su quello che ho combinato oggi, perché forse è stata la peggior gara della mia vita». Elisa Longo Borghini non cerca scusanti né alibi. Il mondiale si è concluso da neanche dieci minuti e non è facile avere la lucidità per raccontare l’insuccesso nella gara che sembrava disegnata per la vittoria. Il quindicesimo posto e il distacco di quasi due minuti fanno pensare che a un certo punto là dietro abbiano rinunciato a giocarsela. Veder passare Longo e Ferrand Prevot appaiate, il Giro e il Tour accomunati nella sconfitta, fa capire che le più attese non sono mai state della partita.

«Sono rimasta impigliata nel gioco degli scatti sciocchi – prosegue la piemontese, ora attesa dagli europei – di quelle che sulla carta dovevano essere chiamate le big rider, che oggi secondo me hanno fatto una brutta figura. E purtroppo io sono tra queste. Siamo rimaste lì a guardarci, mentre chi ha fatto una mossa coraggiosa ha ottenuto un ottimo risultato. Secondo me Vallieres merita di essere la campionessa del mondo (la canadese nella foto di apertura, ndr). Perché ci ha creduto, si è mossa al momento giusto e ha vinto di gambe perché alla fine è andata così».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo orghini, PAuline Ferrand Prevot
Longo Borghini e Ferrand Prevot, il Giro e il Tour, sconsolate e appaiate sul traguardo
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo orghini, PAuline Ferrand Prevot
Longo Borghini e Ferrand Prevot, il Giro e il Tour, sconsolate e appaiate sul traguardo

Malcotti e la lavagna

A un certo punto anche davanti ai monitor si è smesso capirci qualcosa. Le sovraimpressioni della diretta davano distacchi che cambiavano repentinamente e con scarti poco convincenti. Più grave, tuttavia, è che anche le ragazze in corsa non avessero la minima idea di come la corsa si stesse sviluppando. Passi l’assenza delle radio, tema dibattuto al mondiale e sempre da chi lo perde. Ma proprio a causa di questa assenza, chi deve aggiornare i corridori deve saperlo fare.

«Forse con le radio sarebbe uscita una gara diversa – riflette Barbara Malcotti, miglior italiana del Tour e oggi a lungo in fuga – anche perché io non avevo idea della situazione di corsa. Anche con la tabella dei distacchi non si capiva letteralmente nulla. Quando Marlene (Reusser, ndr) è rientrata su di me, non capivamo chi fosse a 30 secondi e chi a 1’45”. Non si capiva letteralmente nulla. In più, questo era un percorso che creava caos già in partenza e senza radio è stato ancor peggio. Il piano era che io avrei dovuto tirare dall’inizio e cercare di seguire gli attacchi, quindi penso di aver fatto una delle migliori gare della mia carriera. Ma è stato letteralmente un caos.

«Anche la fuga non è stata nemmeno un vero tentativo di fuga. Ci siamo solo trovate tutte lì e dietro si sono guardate. Si sono studiate tutto il giorno, penso che le migliori oggi abbiano voluto perdere la corsa. Anche quando mi hanno ripreso, mi sono solo messa davanti svolgendo il mio ruolo e ho provato ad avvicinarmi il più possibile alle atlete in fuga. Poi a un certo punto mi sono voltata e ho visto che alla mia ruota non c’era più nessuno. Evidentemente a nessuno interessava più giocarsi il piazzamento».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Barbara Malcotti in azione in salita
Dopo essere stata migliore italiana al Tour, Malcotti ha corso un ottimo mondiale
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Barbara Malcotti in azione in salita
Dopo essere stata migliore italiana al Tour, Malcotti ha corso un ottimo mondiale

Longo Borghini, parole dure

Longo Borghini non si è mai nascosta e ascoltandola ci rendiamo conto che non inizierà a farlo proprio adesso. Un atteggiamento che le fa onore, ma fa passare sotto silenzio il fatto che nel gruppetto con le olandesi e le francesi, lei fosse l’unica italiana.

«Non darò mai la colpa alle mie compagne – dice – perché si sono sacrificate per me al 100 per cento. Oggi Barbara (Malcotti, ndr) ha fatto qualcosa di incredibile, è andata fortissimo. Tutte le altre ragazze mi hanno sempre tenuto davanti e devo dire grazie a loro perché ci hanno creduto. Sono stata soltanto io oggi quella che ha rovinato tutto. Quindi la responsabilità è sulle mie spalle: quando ce l’hai, la devi prendere sia nel bene che nel male. E oggi devo farmi un bell’esame di coscienza perché ho corso veramente come un’esordiente. Le mie gambe stavano molto bene, mi sono sentita bene e semplicemente sono rimasta impigliata a guardarmi con le altre, ma veramente in maniera molto sciocca. Stavo bene, se avessi avuto anche il cervello, avrei vinto il mondiale. Però non l’ho vinto, per cui non posso neanche dire di aver avuto le gambe migliori».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, riunione azzurre, Marco Velo
Ieri sera, subito prima del brindisi per Finn, Marco Velo ha fatto la riunione con le azzurre

Velo non si sbilancia

L’assunzione di responsabilità è un bel gesto, ma in apparenza non convince del tutto Velo. Per il suo primo mondiale elite dall’ammiraglia, il bresciano si aspettava certo qualcosa di più ed è comprensibile la sua frustrazione nel non poter intervenire nelle situazioni di corsa.

«Bisogna cambiare qualcosa – dice il tecnico azzurro – ci devono dare la possibilità di usare le radio perché ti senti totalmente impotente. Avendole, poteva sicuramente cambiare molto. Abbiamo provato a chiedere alla giuria di passare per fermare la Malcotti quando Elisa era indietro di 40 secondi, ma ci hanno detto di no. Li capisco perché i regolamenti li conosco, sono un direttore di corsa. Ma a volte magari bisogna chiudere un occhio capendo il fatto che non c’è proprio possibilità di parlare con le ragazze. Sinceramente non pensavo che le big si sarebbero ostacolate a quel modo. Nessuna ha voluto controllare la corsa, gli unici siamo stati noi. Per il resto, preferirei non entrare nei casi personali. I debriefing si fanno a battiti bassi e non a battiti alti, perché con il nervosismo puoi dire delle cose che magari non pensi. Quindi stasera prima di cena faremo una riunione per capire».

Nel dopo corsa, Longo Borghini si è assunta tutte le responsabilità dell’insuccesso
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo Borghini, intrerviste dopo la corsa
Nel dopo corsa, Longo Borghini si è assunta tutte le responsabilità dell’insuccesso

La melina degli sconfitti

Elisa raggiunge il box dell’Italia e allarga le braccia. Oltre a prendersela con se stessa, se la prenderebbe con qualche collega che – si intuisce – a forza di bluffare s’è tagliata le gambe da sé. Scherza sul peso della bici che sarebbe risultata più pesante di quanto credesse. E nel suo annunciare che tornerà in hotel pedalando, in modo da sbollire la delusione, c’è tutto il non detto di questa giornata di brutto ciclismo azzurro.

«Si sbaglia e si continuerà a sbagliare – dice prima di andare via – perché siamo umani e si sbaglierà sempre. Credo che sia anche giusto ammettere i propri errori senza nascondersi dietro un dito. Oggi ho fatto una gara schifosa. Finché alla fine mi sono resa conto che non c’era più niente da fare. Se chiedi a qualche altro corridore di attaccare insieme e ti risponde di no, che deve aspettare questa o quella che sta ancora bene… Vabbè, okay, allora ci vediamo all’arrivo. Il livello è stato molto alto e col fatto di non riuscire a staccarci, è iniziata la classica melina di aspettare che a tirare fosse l’altra. Alla fine Vollering sosteneva di essere morta. Chi sembrava averne di più poteva essere Ferrand Prevot, ma non riusciva a fare la differenza. Niewiadoma neanche. E’ stato un percorso esigente, una corsa dura, ma abbiamo sbagliato tutte a leggerla. E così le seconde linee, che sono forti, hanno preso vantaggio e sono andate all’arrivo».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite,  Magdeleine Valliers taglia il traguardo a braccia alzate
Incredula e felice fino alle lacrime, Magdeleine Valliers diventa campionessa del mondo a 24 anni
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite,  Magdeleine Valliers taglia il traguardo a braccia alzate
Incredula e felice fino alle lacrime, Magdeleine Valliers diventa campionessa del mondo a 24 anni

Una carriera che sboccia?

Magdeleine Vallieres, canadese di 24 anni, è la nuova campionessa del mondo donne elite. Corre con la Ef Education-Oatly, contratto fino al 2027. Il campionato del mondo è la sola vittoria di una stagione in cui il miglior risultato è stato il sesto posto al campionato nazionale. La sua unica vittoria da elite risale al 2024, il Trofeo Palma. Come ha detto Elisa Longo Borghini, ha vinto bene e ha vinto di gambe. Nei prossimi giorni vi racconteremo la sua storia. Per ora annotiamo che nell’anomalia di questa giornata di punte spuntate, la canadese ha pescato il jolly della vita. Le auguriamo di cuore che si trasformi nella nota d’inizio di una grande carriera.

Gasparrini in crescita veemente, all’ombra della Longo

20.09.2025
5 min
Salva

Vincitrice lo scorso anno a Stoccarda, vincitrice domenica scorsa sempre a Stoccarda e ora attesa dalla gara mondiale in Rwanda. Eleonora Camilla Gasparrini è sempre più protagonista nel ciclismo professionistico, ma questo non traspare solamente dai suoi risultati. C’è proprio una diversa gestione dellattività, uno spessore acquisito giorno dopo giorno, segno della sua maturazione. E la vittoria in terra tedesca lo ha testimoniato.

La volata vincente della Gasparrini a Stoccarda, battendo la giovane britannica Ferguson
La volata vincente della Gasparrini a Stoccarda, battendo la giovane britannica Ferguson

Mentre prepara le valigie per la lunga trasferta in terra africana, dove sarà ancora una volta pronta a mettersi al servizio della sua capitana Elisa Longo Borghini, la torinese riflette sull’andamento di questa stagione così importante: «Finora è stata un’annata delicata – spiega con tanti cambiamenti in squadra, in primis appunto con l’arrivo di Elisa che ha spostato gli equilibri. Io ho fatto tante gare con lei, sono stata sempre tanto di supporto, in particolare anche al Giro d’Italia e quindi sicuramente abbiamo vissuto dei bei momenti conditi anche da qualche vittoria».

E’ la seconda volta di seguito che vinci la gara di Stoccarda. Come mai emergi sempre lì?

E’ una gara sicuramente adatta molto alle mie caratteristiche perché ci sono strappi brevi e quindi c’è selezione. Alla fine ci siamo giocate il successo in 6, in un gruppo così ristretto posso valorizzare le mie doti veloci. La squadra sia l’anno scorso che quest’anno ha fatto un lavoro super e quindi diciamo che il successo è stato un po’ la ciliegina sulla torta.

La torinese ha un contratto con la UAE fino al 2028. Questo le consente di crescere con calma
La torinese ha un contratto con la UAE fino al 2028. Questo le consente di crescere con calma
Tu sei al terzo anno nella UAE, la sensazione è che però ti abbiano dato maggiori responsabilità quest’anno, il tuo cammino di crescita prosegue…

Gli anni passano e la squadra dimostra di credere in me. Penso di aver dimostrato di valere e di essere all’altezza del massimo livello. Così iniziano a arrivare responsabilità in più e questo non può farmi che piacere.

Eleonora è una ciclista da classiche?

Direi proprio di sì, io mi esalto in quelle corse movimentate, certamente non semplici da interpretare. Io dico sempre che la gara a me più adatta è l’Amstel, anche se in tre edizioni non sono andata al di là di un 6° posto, ma credo che con la sua caratteristica “da via di mezzo” sia la più rispondente a quello che valgo. Anche la Freccia del Brabante non è male come gara, anche se nelle Fiandre mi trovo più a correre di supporto.

Le pietre delle Fiandre hanno visto la piemontese protagonista in supporto delle compagne
Le pietre delle Fiandre hanno visto la piemontese protagonista in supporto delle compagne
Tra la vittoria a Morbihan e questa a Stoccarda a quale tieni di più e quale è stata più difficile?

Forse quella tedesca è quella un po’ più qualificata perché c’era comunque un livello alto, quindi sicuramente è stata una soddisfazione maggiore. A Stoccarda ho proprio corso un po’ con la testa e un po’ col cuore, sono andata d’istinto perché ho attaccato gli ultimi 2 chilometri anche rischiando di perderla, ho fatto però quello che mi sentivo e mi è andata bene.

Rispetto allo scorso anno c’è una presenza in più che è quella di Elisa. Quanto è cambiata la situazione, l’atmosfera, gli obiettivi della squadra stessa e quanto hanno influito su di te?

Sicuramente è cambiato tanto, io dico che in particolare è cambiata la mentalità con cui si va alle gare. Non voglio dire con questo che lo scorso anno si partiva battuti, anzi, ma si va con una convinzione diversa. Sia quando c’è Elisa, ultimamente però anche se lei non c’è ha dato comunque questa influenza positiva in generale e quindi andiamo alle corse con delle consapevolezze diverse. Mettiamoci poi che siamo un gruppo di ragazze che pian piano si sta formando e si sta unendo sempre di più e anche quello fa tanto. Considerando che sono un po’ di anni che corriamo insieme, c’è un feeling diverso tra di noi e quindi è anche più facile in corsa collaborare.

Eleonora insieme alla sua “nuova” capitana Elisa Longo Borghini, vero riferimento per il team
Eleonora insieme alla sua “nuova” capitana Elisa Longo Borghini, vero riferimento per il team
Quanto influisce anche la presenza di Elisa quando la gara non è adatta a lei, quando corre quasi come gregaria per voi?

E’ sicuramente un punto di riferimento per noi, quindi è importante per guidarci. La sua presenza in gara si sente sempre, è fondamentale, ha un carisma che non può vantare nessun’altra.

Vedendo un po’ i tuoi risultati si nota che riesci a vincere anche in condizioni diverse, sia volate di gruppo sia anche volate ristrette dove devi fare un po’ tutto da sola…

Sì, cerco di essere poliedrica e variare. Nelle volate ristrette riesco a cavarmela un po’ meglio e sicuramente ho anche migliorato un po’ la tenuta in salita, quindi anche quello va a mio favore, quando magari le ruote veloci si staccano sulle salite, io riesco a tenere ed essendo “velocina”, sono i contesti che mi si addicono di più.

Gasparrini quest’anno aveva già trionfato alla Classique Morbihan, sfruttando la selezione in corsa
Gasparrini quest’anno aveva già trionfato alla Classique Morbihan, sfruttando la selezione in corsa
Tu hai il contratto fino al 2028, questo ti agevola nel rapporto con la squadra, nel fatto che ti dà fiducia e ti fa crescere piano piano?

Sì perché mi dà tranquillità, quindi posso fare le cose bene, senza stress, con calma e comunque continuare un percorso che ho iniziato già tre anni fa e quindi è un aspetto molto importante perché comunque non dovendo cambiare ogni anno posso crescere come si deve. I miei vertici sono ancora di là da raggiungere…

Mondiali ed europei: straordinari in vista per Longo Borghini

29.08.2025
4 min
Salva

Marco Velo sta seguendo il Tour de l’Avenir delle ragazze. Il conto alla rovescia dei mondiali è scattato da un pezzo. La recente apertura a un organico completo per le elite e (ad ora) la presenza di una under 23 nella gara a loro dedicata, rende l’osservazione del cittì molto dettagliata. Gli europei molto duri appena una settimana dopo impone una suddivisione attenta dei nomi, in base alle attitudini. Ma se Marco Villa può prevedere due gruppi distinti, per le ragazze la scelta è più obbligata e passa per un solo nome: quello di Elisa Longo Borghini.

«Beato lui che ha questa abbondanza – sorride Velo – io dovrò confermare l’80 per cento del blocco. Non ho tante ragazze per percorsi simili, per cui chi fa il mondiale sa che poi potrebbe fare anche l’europeo. Si rientra il lunedì mattina all’alba e chi fa la strada il mercoledì deve partire, perché il sabato si corre».

Velo è il cittì delle donne. Fino allo scorso anno era il tecnico delle crono: qui con Affini agli europei vinti ad Hasselt
Velo è il cittì delle donne. Fino allo scorso anno era il tecnico delle crono: qui con Affini agli europei vinti ad Hasselt
Si è detto che Elisa Longo Borghini sarà il nome di riferimento…

Le ragazze che fanno il mondiale sono state informate, però adesso è prematuro fare i nomi. Longo Borghini sarà il faro della nazionale, detto questo l’europeo e il mondiale hanno due percorsi che le piacciono tantissimo e che sono alla sua portata. Lei sa benissimo di avere questa responsabilità, ma è un’atleta che sa reggere queste pressioni. Lo ha dimostrato in tutti gli anni della sua carriera (in apertura l’arrivo della campionessa italiana nella Kreiz Breizh Elites Féminin vinta ieri a Callac, in Francia, ndr).

Chi corre la strada dovrà fare anche le crono? Longo Borghini non sembra intenzionata a farla.

Le cronometro da quest’anno sono una faccenda di Villa. Lei ad oggi non dovrebbe fare la crono, ma non so se Marco riuscirà a convincerla. Io non ho alcuna preclusione, perché arrivo dal settore crono. Con Marco ci siamo parlati e si arriverà alla decisione più giusta per tutti.

Che cosa sai del percorso della strada?

L’Europeo siamo andati a vederlo dopo la tappa di Valence al Tour, la seconda vinta da Milan. Per il mondiale invece non siamo andati, però sono riuscito ad avere dettagli precisi della salita. Non dico metro per metro, ma almeno cento metri per cento metri. Con Stefano Di Santo, l’ingegnere che fa le mappe del Giro d’Italia, abbiamo incrociato tutti i profili Strava della gara che hanno fatto sul percorso a inizio stagione e sono usciti dettagli delle salite del circuito finale. Le donne e gli under 23 lo faranno per undici volte. E’ un percorso duro, sono salite non durissime e non lunghe. Parliamo di 5-6 minuti, però una dietro l’altra, con un dislivello vicino ai 3.000 metri. Forse un po’ meno dei 3.200 che dichiara l’UCI.

Dopo aver annunciato di non voler correre il mondiale, Pauline Ferrand Prevot è tornata sui suoi passi
Dopo aver annunciato di non voler correre il mondiale, Pauline Ferrand Prevot è tornata sui suoi passi
E’ tanto più duro di Zurigo?

E’ disposto diversamente. Zurigo aveva salite più lunghe, queste sono più corte: sono 11 giri e quindi il dislivello è superiore. In più a Zurigo c’erano dei tempi di recupero maggiori. Quando arrivavi al lungolago, c’erano 4 chilometri di pianura. A Kigali è diverso, è molto più tecnico, più nervoso, oltre ad essere un mondiale lungo. Sono circa 165 chilometri.

La presenza di Pauline Ferrand Prevot è una brutta notizia oppure si poteva pensare che sarebbe venuta?

Forse non è il suo percorso, ma ho visto che nella prima tappa del Tour, ha accelerato ed è rimasta da sola. Se ci sarà una corsa dura, sarà una brutta cliente. Ci sarà da vedere se avrà recuperato dopo un Tour che secondo me per lei è stato estenuante. Il tempo per recuperare c’è tutto, però guardando gli uomini, non sempre chi è uscito dalla Vuelta al mondiale ha fatto la differenza. Il Grande Giro ti dà resistenza, ma ti toglie un po’ di potenza.

Per mondiali ed europei l’idea è di avere un solo leader o ci sarà un piano B?

Andremo con ragazze che hanno fatto bene altrove, ma è anche vero che al massimo livello non abbiamo grosse alternative al piano A. Sicuramente, come ho detto prima, la mia idea è quella di far correre tutte per una.

Silvia Persico, decisiva per il Giro di Longo Borghini, ha al suo attivo il bronzo ai mondiali 2022
Silvia Persico, decisiva per il Giro di Longo Borghini, ha al suo attivo il bronzo ai mondiali 2022
Più duro l’europeo oppure il mondiale?

Il mondiale non l’ho visto, se non su carta. Invece l’europeo è veramente duro. Sono due percorsi impegnativi, anche troppo, mentre secondo me bastava parlarsi e trovare un punto di incontro. Sapendo che ci sarebbe stato un mondiale tanto duro, si poteva immaginare un europeo che premiasse un altro tipo di corridore. Senza contare che se Pogacar li vincesse entrambi, nessuno vedrebbe la maglia di campione europeo. Forse non si sono resi bene conto della durezza dell’europeo. Quando siamo stati intervistati dopo il sopralluogo di luglio e abbiamo detto che ci è sembrato durissimo, ci hanno telefonato per dirci che avevamo esagerato.