Edoardo Zardini saluta. Ma prima la sua storia

21.12.2022
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Edoardo Zardini ha appeso la bici al chiodo dopo dieci stagioni da professionista e tutto sommato lo ha fatto che è ancora giovane. Il veronese infatti ha solo 33 anni.

Ma i progetti e il da fare non mancano a Zardini. Lo aspetta infatti l’azienda di famiglia, un etichettificio tra i più importanti del Nord Est. La passione per la bici resta, anche quella per lo sci che faceva da bambino, tanta grinta, ma era arrivato il momento di dire basta.

Edoardo Zardini (classe 1989) ha esordito tra i pro’ nel 2013. Ora eccolo nell’azienda di famiglia
Edoardo Zardini (classe 1989) ha esordito tra i pro’ nel 2013. Ora eccolo nell’azienda di famiglia

Dalla bici alla scrivania

Con Edoardo si parte dalla fine, vale a dire dal suo ritiro. Ritiro che è stato incentivato anche dal fatto che la Drone Hopper-Androni ha chiuso i battenti. Ma tutto sommato, come ci ha detto anche Capecchi, quando si ha già il “piano B”, smettere è più facile.

«L’idea di smettere – ha detto Zardini – ce l’avevo già. E poi il fatto che ha chiuso la squadra un po’ ha influito. Qui c’era un’azienda ben avviata che mi ha fatto prendere questa decisione. Però ammetto che ci avevo già pensato.

«Sapere che quando smetterai hai un’alternativa ti dà tranquillità durante la carriera. Il lavoro è molto importante. Poi non è che durante la carriera, pensavo: “Vado a lavorare nell’azienda di famiglia”. No, facevo il corridore al meglio. Ma ultimamente sapevo che questa opzione era sempre più prossima. Ho cominciato a pensare che forse sarebbe stato meglio capire come funziona l’azienda. Sì, avrei potuto fare qualche altro anno, ma sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato».

Le giornate di Zardini all’improvviso sono più cadenzate come dice lui. Non c’è lo sforzo fisico, ma gli orari sono più precisi. Prima non cambiava niente se usciva in bici alle 9 o alle 11. L’importante era fare il programma.

Ottimo dilettante Zardini ha corso con la Colpack. Sin da giovane andava forte in salita
Ottimo dilettante Zardini ha corso con la Colpack. Sin da giovane andava forte in salita

Dieci anni pro’

Zardini è passato pro’ nel 2013 con l’allora Bardiani-CSF. Di quella squadra facevano parte giovani rampanti come lui, Colbrelli, Pasqualon, BattaglinRagazzi figli di un altro ciclismo, un ciclismo che di lì a poco sarebbe cambiato.

«Eh sì – va avanti Zardini – è cambiato parecchio e per tanti punti di vista. Secondo me le squadre World Tour hanno impresso la svolta, un gap netto tra queste e le professional, almeno quelle italiane. Vedo che però adesso stanno cercando di adattarsi altrimenti è impossibile competere con le World Tour.

«Lo scalino c’è stato dopo lockdown. Lì c’è stato un cambio di marcia. Il gap è aumentato sempre di più. Nel 2014 con la Bardiani abbiamo vinto tre tappe al Giro, oggi è impensabile».

Nel 2014 due vittorie, tra cui quella al Giro del Trentino. «La mia vittoria più bella, quasi a casa»
Nel 2014 due vittorie, tra cui quella al Giro del Trentino. «La mia vittoria più bella, quasi a casa»

Sliding doors?

Due vittorie nel 2014, la convocazione in nazionale nel 2014 a Ponferrada, Edoardo sembrava in rampa di lancio. Un corridore giovane, attaccante, buon scalatore… è destinato a traguardi più importanti. Ma ecco che il destino ci mette lo zampino.

A febbraio 2016, un bruttissimo incidente al Gp Lugano. Tempo da lupi, Zardini finisce in un dirupo e batte violentemente la schiena. Passa diversi giorni in ospedale. E da quel giorno qualcosa si inceppa. Senza quell’incidente avremmo visto un altro ragazzo?

«Di certo – dice Zardini – da lì è cambiato un po’ tutto. Mi dissero che era meglio rompersi una gamba piuttosto che danneggiare le vertebre in quel modo. Si andava oltre l’aspetto meccanico e tanti nervi passano lì, erano coinvolti anche gli organi del corpo. Si inceppa un po’ tutto il meccanismo ed è difficile ritornare a una prestazione come in precedenza.

«Una volta ripresomi, non è che sentissi dolori o avessi impedimenti, però mi sono reso conto che qualcosa nel fisico era cambiato. Non ho più raggiunto certe prestazioni. Mancava sempre qualcosa, magari vai a prendere il 3-4% e quello ti portava alla vittoria».

Nel 2014 Cassani lo porta a Ponferrada. Eccolo in testa al gruppo con Formolo e, appena dietro, c’è Nibali
Nel 2014 Cassani lo porta a Ponferrada. Eccolo in testa con Formolo, appena dietro Nibali

Cambio generazionale

«Il discorso della chioccia vale ancora? Oggi – va avanti Zardini – ai ragazzini non gliene frega niente. Sanno molto. Vanno forte, alcuni sono già pronti, quindi dicono: “Ma cosa vuoi da me? Vado più forte di te, non devo ascoltarti”. La gavetta non c’è più, magari sull’atteggiamento fuori dalla bici puoi dirgli qualcosa. Ma poi conta quanto si va forte.

«Io ricordo che al primo giorno da professionista, ero… spaventato perché non sapevo cosa mi aspettasse. Io poi non avevo fatto degli stage. Né avevo corso con i pro’ come capita oggi ai ragazzi delle continental.

«Il ciclismo è cambiato, ma le difficoltà nel fare questo mestiere sono sempre le stesse. Oggi i corridori sono robot, però è così… Anche l’estro è più controllato. Oggi se non ti pesi un giorno, ti vengono subito a chiedere perché non lo hai caricato sulla piattaforma. Insomma ti senti trattato come uno junior, anche se hai 30 anni. Ma è così, magari loro che ci sono cresciuti lo percepiscono in altro modo. Però tutto è livellato verso l’alto, si va sempre più forte e magari è giusto così».

Questa estate dopo il Giro, Zardini si è sposato con Serena (foto Instagram)
Questa estate dopo il Giro, Zardini si è sposato con Serena (foto Instagram)

Campioni educati

L’estro è più domato, okay, ma quelli forti ci hanno regalato grandi emozioni. Certo, Zardini era abituato ad altri corridori. Corridori come Contador.

«Ne ho visti tanti – racconta Zardini – ma Contador… Bello da vedere in corsa, in tv, attaccante… Lo ricordo al Giro 2015, quando lo attaccarono prima del Mortirolo dopo la foratura. Io ero in fuga e mi riprese nella prima parte della salita. Andava ad una velocità pazzesca.

«Ma la cosa bella di quei campioni, quelli forti, forti, intendo è che sono tutti super educati. In gruppo non fanno mai i fenomeni. Evans, Valverde, il povero Rebellin… mai una parola fuori posto. Mai un atteggiamento da gradasso».

La Drone Hopper si ferma. Chi pensa a questi sei?

26.11.2022
6 min
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Le speranze della Drone Hopper di restare professional si sono librate in aria e sono sparite. Il main sponsor spagnolo non ha più eliche per tenere in volo la formazione italiana. L’impegno economico che si era assunto la start-up per le prossime annate non può più a garantirlo. Ormai a questo punto servirebbe un miracolo, ma per quanto Gianni Savio negli anni ci abbia abituato ad operazioni straordinarie, stavolta non sarà così.

Benché non ci sia ancora nulla di ufficiale, le voci dicono che il suo team dovrebbe prendere la licenza continental facendo una “fusione” con una formazione colombiana. La prima conseguenza di questa unione sarà la riduzione del roster. Lo slot di posti per i corridori italiani è praticamente assicurato soltanto a Benedetti (che aveva un biennale in tasca) e a Ciuccarelli (neo pro’ nel 2023). Di Chirico abbiamo parlato un mese fa, Mattia Bais è appena stato annunciato dalla Eolo-Kometa (dove raggiungerà suo fratello Davide). Ma gli altri italiani che erano in scadenza di contratto cosa faranno? E come stanno vivendo il momento? Sono in sei e glielo abbiamo chiesto, naturalmente. Rubrica telefonica e via. Componiamo i numeri e ascoltiamoli.

Simone Ravanelli si sta affidando ai suoi procuratori Alberati (in foto) e Fondriest per trovare una soluzione per il 2023
Simone Ravanelli si sta affidando ai suoi procuratori Alberati (in foto) e Fondriest per trovare una soluzione per il 2023

Ravanelli al bivio

Simone si è dato un time limit per conoscere il suo futuro anche se sembra aver metabolizzato abbastanza bene la vicenda.

«Sto continuando ad allenarmi. Un po’ per svagare la mente – dice – un po’ per farmi trovare pronto se arrivasse una chiamata da Gianni o da altri. Sarei disposto a restare anche nella continental perché so che nel 2024 potremmo tornare professional. Sono dei compromessi che posso accettare con loro, ma ho 27 anni e devo avere delle garanzie. Entro metà dicembre mi piacerebbe sapere in modo definitivo cosa ne sarà della Drone Hopper. In ogni caso sto valutando il cosiddetto piano B. Vorrei restare nel mondo del ciclismo sul lato commerciale, sfruttando i miei studi al liceo scientifico. Magari qualche azienda del settore potrebbe avere bisogno, sto iniziando a buttare un occhio in giro. Diciamo che sono preparato a smettere, anche se spero di no. E anche se speravo di farlo in un altro modo o molto più in là.»

Alessandro Bisolti, classe 1985, è pro’ dal 2009. Non è preoccupato di dover smettere
Alessandro Bisolti, classe 1985, è pro’ dal 2009. Non è preoccupato di dover smettere

Bisolti, tante idee

Alessandro ha la battuta pronta appena lo contattiamo. «Se non dovessi continuare potrei venire da voi di bici.PRO visto che al Langkawi e al Rwanda vi ho fatto da inviato in corsa. Mettete una buona parola col vostro capo (dicendo ridendo, ndr). Scherzi a parte, in questa situazione sono quello che ho meno da perdere rispetto agli altri miei compagni. Ho 37 anni, sono pro’ dal 2009, le mie soddisfazioni me le sono tolte e devo solo capire se ne valga la pena correre ancora. Ho tante idee per il futuro.

«In una situazione simile mi trovai giusto dieci anni fa quando ero al Team Idea. Eravamo continental e dovevamo diventare professional nel 2013, ma vennero a mancare gli sponsor. Andai a lavorare in carpenteria con mio padre. Tornai a correre nel 2014 ma in quel periodo presi l’abilitazione da geometra che adesso può tornarmi utile. Attualmente non mi sto allenando, mi sto godendo le mie bambine di 5 e 9 anni. Fra venti giorni vedremo come andrà, mi aspetto qualche comunicazione sulla nostra chat o una chiamata anche solo per salutarci.»

Marchiori Bretagne
Leonardo Marchiori esulta al Bretagna nel 2021. Quest’anno invece ha avuto una stagione difficile. Solo 23 giorni di gara
Marchiori Bretagne
Leonardo Marchiori esulta al Bretagna nel 2021. Quest’anno invece ha avuto una stagione difficile. Solo 23 giorni di gara

Marchiori alla finestra

Leonardo è piuttosto attivo fisicamente e sul suo futuro mantiene un discreto ottimismo, forse perché avendo 24 anni è quello che potrebbe rientrare di più nei piani di Savio e Bellini o di altre formazioni.

«Sto vivendo questo momento in modo strano – spiega – pensando a cosa è successo a noi, alla Gazprom o anche alla B&B Hotels, seppur per circostanze non del tutto uguali. Esco in bici in modo blando, mentre in palestra sto lavorando più sodo. Tant’è che ho fatto già dei corsi per diventare personal trainer. Proposte di qualche team continental le ho avute, ma ovvio che sto aspettando di avere notizie dalla mia squadra. Tuttavia moralmente sono più positivo che negativo anche se all’inizio è stata dura, una vera mazzata.

«Se nessuna formazione mi chiamerà, un lavoro lo troverò. Mio padre ha un panificio che fa anche da pasticceria e bar. Di sicuro so che una persona in più gli potrebbe fare comodo. Oppure so che le aziende nell’orbita della Fincantieri cercano sempre».

Filippo Tagliani quest’anno è stato molto regolare. Ha conquistato un terzo posto sia in Turchia che in Grecia
Filippo Tagliani quest’anno è stato molto regolare. Ha conquistato un terzo posto sia in Turchia che in Grecia

Tagliani scoraggiato

Tra i ragazzi della Drone Hopper quello che appare più scoraggiato è Filippo Tagliani. Il 27enne bresciano ha faticato tanto, meritandolo, per passare pro’ che ora si trova nell’incertezza totale.

«Sto facendo fatica ad accettare questa situazione – dice – soprattutto perché avevo disputato una buona stagione. Non mi sono mai ritirato in nessuna delle 70 gare che ho fatto. Alla fine, sentendomi con gli altri miei compagni, Ravanelli, Marchiori, Marengo ed io potremmo rientrare nei piani nella continental di Savio. Non è stato facile nemmeno guardarsi attorno perché le altre squadre sono già fatte. Adesso aspetto e spero. Nel frattempo cercherò di capire cosa poter andare a fare anche se sono stato preso proprio alla sprovvista».

Edoardo Zardini nel 2022 ha disputato 74 giorni di gara. Nella Drone Hopper solo Sepulveda ne ha fatti di più
Edoardo Zardini nel 2022 ha disputato 74 giorni di gara. Nella Drone Hopper solo Sepulveda ne ha fatti di più

Zardini, un passo indietro

L’amarezza pervade anche Edoardo, ma il 33enne scalatore veronese aveva iniziato ad avere altre idee malgrado sia stato quello che ha corso di più.

«Già durante il Giro d’Italia stavo maturando l’idea di smettere. Il mio l’ho fatto. Ultimamente mi hanno cercato una continental britannica ed una professional, ma gli ho detto di no. Fare il corridore diventa sempre più difficile e devi esserne convinto al 100 per cento. Non era più così per me, non posso continuare solo per fare contenti gli altri. E poi anche l’anno scorso ho vissuto la stessa situazione (chiusura della Vini Zabù, ndr). Ormai ho deciso di ritirarmi. Posso andare a lavorare nell’azienda dei miei genitori o da altre parti. Restare nel ciclismo non mi interessa, forse un domani potrei pensare di collaborare con qualche formazione giovanile

Umberto Marengo, classe ’92, qui al Tour of Antalya. La sua ultima gara è stata la Veneto Classic a ottobre (foto Bettini Drone Hopper)
Umberto Marengo, classe ’92, qui al Tour of Antalya. La sua ultima gara è stata la Veneto Classic a ottobre (foto Bettini Drone Hopper)

Marengo, rabbia e frustrazione

L’umore di Umberto è mix tra rabbia e frustrazione. Come dargli torto. «Avevo scelto la Androni per rilanciarmi, però sembrava che fosse tutto segnato, che non dovesse andarmi bene nulla a livello agonistico. Questa è la cosa che mi fa più male. In carriera sono sempre stato in salute, ma quest’anno ho preso Covid, bronchiti e citomegalovirus che mi hanno condizionato parecchio.

«Sto uscendo in bici regolarmente come se dovessi ricominciare la nuova stagione, ma quando sono rientrato dalle ferie non volevo nemmeno ricominciare ad allenarmi. Poi la mia compagna e gli amici mi hanno detto che non sarebbero stati questi due mesi di bici a farmi difetto. Metti che succeda davvero un miracolo? Tuttavia sono consapevole che sarà impossibile continuare a correre, anche perché non ho avuto altre proposte. Valuterei anche un ingaggio in MTB. Ho in testa tante cose senza bici, ma prima di pensare a cosa farò devo elaborare bene mentalmente questa situazione.»

Zardini ritrova se stesso. «Da adesso in poi voglio divertirmi»

02.06.2022
4 min
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Lottare tra i giganti. Deve essersi sentito un Davide tra i Golia, Edoardo Zardini nelle ultime tappe del Giro d’Italia. Il veronese della Valpolicella si è dato da fare in questa corsa. Ha cercato la fuga all’inizio e ma soprattutto l’ha trovata nelle frazioni finali: Castelmonte e Fedaia.

Era da un po’ che non lo vedevamo davvero protagonista. Il terribile incidente avuto nel Gp Lugano del 2016, una giornata tremenda dal punto di vista del meteo, ha inciso parecchio nella sua carriera. Zardini era uno dei ragazzini rampanti del Giro e del gruppo. Nel 2014 aveva vinto una tappa al Giro del Trentino. Era spesso in fuga. Tanti scatti. Uno di quei “piccoletti” tremendi che tanto piacciono al pubblico. Una crescita costante.

Per Edoardo Zardini un finale di Giro all’attacco
Per Edoardo Zardini un finale di Giro all’attacco

Coltello fra i denti

Il corridore della Drone Hopper-Androni lo abbiamo intercettato mentre se ne ritornava ai bus costeggiando il lago Fedaia. Aveva la testa incassata tra le spalle, lo sguardo stanco di chi aveva dato tutto e il pantalocino strappato all’altezza del gluteo.

Un cenno, i complementi per un’altra lunga fuga (era nel gruppo con Covi) e si è fermato a parlare.

«Oggi avevamo l’obiettivo di entrare in fuga – diceva Zardini – non era facile però ci sono riuscito. Mi sono fatto trovare pronto. Sono anche caduto nella discesa bagnata all’inizio, ma fortunatamente la bici era okay e sono riuscito a rientrare.

«E questa scena è un po’ la foto del mio Giro». Molta fatica e nessuno che ti regala nulla. Specie se non sei di una WorldTour ogni cosa te la devi sudare col coltello tra i denti. E in qualche modo costa il doppio.

Il veronese si è guadagnato il posto al Giro grazie ad un buon Tour of Hellas (qui secondo dietro il belga Teugels)
Il veronese si è guadagnato il posto al Giro grazie ad un buon Tour of Hellas (qui secondo dietro il belga Teugels)

Esperto all’improvviso

A novembre compirà 33 anni. Ha ormai una certa esperienza. Però questa maturità sembra arrivata all’improvviso. Non è più un ragazzino ed è inevitabile iniziare a fare anche un bilancio della carriera. Tanto più nell’atmosfera di un Giro che volgeva al termine.

«Penso che ho buttato un po’ di anni – racconta Zardini – per vari motivi: infortuni, squadre che non sono andate bene, pandemia. Quest’anno il team mi ha dato fiducia e sono tornato al Giro d’Italia e già questo per me è stato importante, se non fondamentale. 

«Ero qui a lottare, e lottare su questi palcoscenici vuol dire tanto. Forse avevo anche un po’ perso l’abitudine per certe corse e per fare certe cose, però… sono solo contento di dare il massimo. Qualcosa di buono c’è ed da qui che bisogna ripartire».

«Adesso non sono più un ragazzino anche per questo nei prossimi anni voglio divertimi. Adesso che ho ritrovato la fiducia del team ho trovato un po’ la quadra di nuovo vorrei tornare alla vittoria. Magari in qualche gara più abbordabile».

Zardini parla con passione. Sempre più lentamente. Alla fine c’è commozione. Provate ad immedesimarvi. Due giorni di fuga, due giorni di fatica estrema. Si arriva sulla Marmolada, luogo quasi mistico di suo, figuriamoci in quel momento, e il Giro che volge al termine. E’ la tempesta perfetta per le emozioni.

Zardini (classe 1989) è pro’ dal 2013
Zardini (classe 1989) è pro’ dal 2013

Obiettivo divertimento

L’indomani, con le gambe e la testa più freschi, Edoardo ritrova sorriso e buon umore, tanto più che si corre nella sua Verona. C’è tanta, tanta voglia di continuare a fare bene. 

«Il mio ciclismo adesso so qual è – dice mentre si prepara per la crono – so dove sono e che corridore sono. L’idea pertanto come ho detto ieri è di continuare a fare bene, ma con più consapevolezza. 

«Il ciclismo voglio godermelo».

E magari potrà goderselo già a partire da oggi. Uscito con una buona gamba dal Giro d’Italia la squadra lo ha portato al Giro dell’Appennino. Una corsa adatta ad uno scalatore coraggioso come Edoardo.

Magari non si vede, attratti dai campioni che sgomitano in testa o che fanno gli show altrove, ma c’è anche chi il suo Giro lo ha vinto, arrivando al traguardo. Non trovando la vittoria, ma ritrovando sé stesso. Lottando come un Davide tra tanti Golia.

Zardini al Giro, tester d’eccezione dei nuovi occhiali Salice

11.05.2022
5 min
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Chiacchiere da Giro e giorno di riposo. Sbirciando fra i camion, ti accorgi di tutto ciò che di nuovo passa fra le mani dei corridori. E se in casa UAE Emirates ci sono delle strane ruote in cerca di conferme, alla Drone Hopper-Androni c’è la novità dichiarata degli occhiali Salice 026 che la squadra sta provando proprio dal Giro.

Colori e forma

I ragazzi sono appena rientrati dall’allenamento e hanno anche preso qualche goccia d’acqua. Per questo gli occhiali di Zardini sono puntinati dall’acqua, evidente conseguenza del trattamento superficiale delle lenti, per impedire che in caso di pioggia… vera, la visibilità risulti compromessa. Lui si accorge che lo osserviamo, fa un sorriso e racconta.

La Drone Hopper-Androni ha ricevuto gli occhiali 026 al Giro, come test per l’anno che verrà
La Drone Hopper-Androni ha ricevuto gli occhiali 026 al Giro, come test per l’anno che verrà

«La prima cosa che si nota quando te li danno – dice – è la colorazione. Poi se osservi meglio, vedi che hanno la lente più grande del modello precedente e soprattutto non hanno disegno a mascherina. Il risultato più immediato è che ti riparano un po’ di più e la visuale mi sembra molto buona. Anche la leggerezza, non li senti».

Meno aria negli occhi

Aste, attacchi e porta nasello sono stampati in Grilamid, leggero e resistente. Terminali e nasello sono prodotti in Megol, materiale anti scivolamento e “antiscalzamento”. La calzata, come conferma Zardini, è confortevole. Il disegno della lente, con la sagomatura sia in basso sia in alto, orienta bene il flusso dell’aria, evitando gli appannamenti.

«Ho già testato che mi entra meno aria da sotto – conferma il corridore di Peschiera del Garda – e infatti mi gocciolano meno gli occhi. Proprio zero. La superficie della lente è più ampia, entra meno aria e non senti che poggiano sugli zigomi, sono leggeri. Sono perfetti. In realtà, non si appannavano neanche gli altri (con Zardini avevamo già parlato delle sue sensazioni con il modello precedente, in questo caso lo step è ulteriore, ndr), ma con questi sarà per la visibilità superiore, mi trovo meglio».

Lenti intercambiabili

La mancanza della montatura nella parte bassa è uno dei punti più ricercati dai corridori. Si tratta ovviamente di valutazioni soggettive, ma l’esperienza personale dice che pedalare vedendo una striscia netta nella parte bassa del campo visivo può infastidire

«Manca della montatura – conferma Zardini – c’è solo ai lati e sul nasello. A me in basso dà fastidio, gli occhiali tutti a mascherina infatti non riesco a portarli. Soprattutto sotto. E poi il fatto di non avere la montatura tutto intorno rende più facile cambiare la lente. Questa – dice sfilando l’occhiale – è quella che va bene per tutto. Poi c’è quella chiara da pioggia o per quando non ci si vede. E poi c’è quella fotocromatica».

Edoardo Zardini, 32 anni da Peschiera del Garda, è pro’ dal 2013
Edoardo Zardini, 32 anni da Peschiera del Garda, è pro’ dal 2013

Lenti specchiate e trattate

L’occhiale 026, si legge infatti nella scheda prodotto Salice, monta lenti facilmente intercambiabili in policarbonato specchiate, con protezione UV400 nm ad alto contrasto per garantire un maggior senso di profondità e avere di conseguenza reazioni più veloci. La lente è antigraffio e, come abbiamo notato in precedenza, riceve il trattamento Idro che far scivolare via acqua, polvere e sporco.

L’occhiale è in vendita in 9 colorazioni (con il bianco in combinazione con blu, nero, rosso, viola e il lime con nero e blu e il nero con rosso e all black), con un astuccio in cui è contenuta una seconda lente arancio. La particolarità è anche nella doppia versione, small e normale. La prima (145,5 mm di larghezza e 53,3 mm in altezza massima) è disegnata per i visi più minuti, la seconda per visi più grandi e di conseguenza è più ampia (152,7 mm di sviluppo in larghezza e 60,0 mm in altezza).

Casco e occhiali al cambio squadra: Zardini li ha scelti così

07.03.2022
4 min
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«Sarà la mia testa che si incastra bene dovunque – dice Edoardo Zardini quando gli chiediamo come si trovi con il nuovo casco – ma a me in certi momenti sembra quasi di non averlo».

Quando vai in una squadra nuova, il cambio di attrezzatura è un processo laborioso. La quotidianità del corridore con i materiali è così intima che alla fine separarsene può essere fonte di fastidio. Il casco e gli occhiali non fanno eccezione. Anche se è intuitivo che possa essere più delicato cambiare le scarpe (e Zardini quest’anno ha cambiato pure quelle, passando da Sidi a Shimano), avere il giusto schermo davanti agli occhi contro il sole e la polvere e la necessaria aerazione del capo quando è davvero caldo sono necessità che non si possono ignorare.

Casco Salice Vento e occhiali 022: la scelta di Zardini approdato alla Drone Hopper-Androni
Casco Salice Vento e occhiali 022: la scelta di Zardini approdato alla Drone Hopper-Androni

Caschi e occhiali

Zardini è arrivato alla Drone Hopper-Androni Giocattoli dopo cinque stagioni con la Bardiani e quattro alla Vini Zabù. Ha 32 anni e nelle gambe il cambio di ritmo che a volte in passato ha fatto male in salita. In attesa che arrivi la giusta condizione, con lui si è parlato proprio dei materiali cambiati quest’anno.

«La squadra ha il casco Vento di Salice – spiega – con cui mi trovo bene. Bianco con la striscia tricolore centrale. Non è un modello aerodinamico, ha le feritoie aperte, ma è leggero. Niente da dire. Tra le cose che lo rendono particolare c’è che dietro, al centro del rotore con cui si stringe la calzata, c’è una luce rossa intermittente che si unisce alle luci che in allenamento portiamo normalmente sulla bici. Ci rende più visibili e non guasta, poi in corsa si può togliere».

Al centro del rotore posteriore del casco, si può applicare una luce intermittente rossa
Al centro del rotore posteriore del casco, si può applicare una luce intermittente rossa

Fermo sulla testa

Vento ha 11 fori per garantire un ricambio completo d’aria ed evitare accumuli di calore. L’arrotondamento frontale è dovuto al fatto che in tal modo è possibile aumentare il comfort ma soprattutto la sicurezza. Infatti in caso di impatto frontale non ci sarà una parte spigolosa interna, pericolosa per il ciclista.

«Sulla circolazione dell’aria – ammette – ancora ho poco da dire, perché il grande caldo non s’è ancora trovato. Quello che ho riscontrato finora è la leggerezza e il fatto che riesco a infilarlo e chiuderlo bene. Sotto c’è lo spazio per mettere il cappellino in caso di pioggia o le cuffie sotto-casco. C’è anche l’aggancio per tenere fermi gli occhiali: si vede che sono nati insieme. Ma quel che più conta è che, una volta chiuso, il casco non si muove. Quando cadi deve stare fermo e spaccarsi a metà se batti la testa. Sono fatti apposta per cedere in modo calcolato e non far arrivare il colpo al cranio».

Il casco Vento ha 11 aperture che consentono una buona circolazione d’aria
Il casco Vento ha 11 aperture che consentono una buona circolazione d’aria

Occhiali 023, ecco perché

Sul fronte degli occhiali, la dotazione è ancora di Salice e qui il discorso si fa più personale, perché l’occhiale al pari delle scarpe hanno bisogno di una compatibilità perfetta.

«Abbiamo a disposizione due modelli – dice Zardini – quelli con la montatura che circonda tutta la lente (Salice 022) e quelli con la montatura solo sopra, che utilizzo io (Salice 023). Non mi sono mai trovato moto bene con la montatura nella parte bassa della lente, ma è un discorso molto soggettivo. La lente è buona, ne abbiamo di diversi tipi».

Gli occhiali 022 hanno la lente in policarbonato ad alto contrasto HC, che le conferisce caratteristiche antigraffio, antiriflesso e di idrofobia. Oltre alla disponibilità di lenti di vari colori, gli occhiali sono anche antiscivolo, grazie al nasello e ai terminali che ricoprono le astine.

La scelta degli occhiali 023 è dovuta all’assenza della montatura nella parte inferiore della lente
La scelta degli occhiali 023 è dovuta all’assenza della montatura nella parte inferiore della lente

«Mi trovo molto bene – spiega Zardini – l’unica cosa che ho notato è che con il grande freddo mi lacrimano un po’ gli occhi, ma parliamo di temperature in cui non si corre e che capita di trovare a casa quando mi alleno nelle zone in ombra. E comunque sono leggeri e calzano davvero bene».

Dalla Tirreno al Giro

Per il resto, la stagione è appena inziata. Zardini ha conosciuto i direttori sportivi e i nuovi compagni. Tredici corse sono già nelle gambe e da oggi il veronese è alla Tirreno-Adriatico.

«Il mio obiettivo – dice – sarebbe partecipare al Giro d’Italia, sempre che mi meriti di esserci. La squadra è forte, ci sarà di sicuro una bella concorrenza interna. Abbiamo corridori forti di ogni nazionalità. Sono certo che alla fine mi servirà per imparare qualche lingua in più…».