Zardini al Giro, tester d’eccezione dei nuovi occhiali Salice

11.05.2022
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Chiacchiere da Giro e giorno di riposo. Sbirciando fra i camion, ti accorgi di tutto ciò che di nuovo passa fra le mani dei corridori. E se in casa UAE Emirates ci sono delle strane ruote in cerca di conferme, alla Drone Hopper-Androni c’è la novità dichiarata degli occhiali Salice 026 che la squadra sta provando proprio dal Giro.

Colori e forma

I ragazzi sono appena rientrati dall’allenamento e hanno anche preso qualche goccia d’acqua. Per questo gli occhiali di Zardini sono puntinati dall’acqua, evidente conseguenza del trattamento superficiale delle lenti, per impedire che in caso di pioggia… vera, la visibilità risulti compromessa. Lui si accorge che lo osserviamo, fa un sorriso e racconta.

La Drone Hopper-Androni ha ricevuto gli occhiali 026 al Giro, come test per l’anno che verrà
La Drone Hopper-Androni ha ricevuto gli occhiali 026 al Giro, come test per l’anno che verrà

«La prima cosa che si nota quando te li danno – dice – è la colorazione. Poi se osservi meglio, vedi che hanno la lente più grande del modello precedente e soprattutto non hanno disegno a mascherina. Il risultato più immediato è che ti riparano un po’ di più e la visuale mi sembra molto buona. Anche la leggerezza, non li senti».

Meno aria negli occhi

Aste, attacchi e porta nasello sono stampati in Grilamid, leggero e resistente. Terminali e nasello sono prodotti in Megol, materiale anti scivolamento e “antiscalzamento”. La calzata, come conferma Zardini, è confortevole. Il disegno della lente, con la sagomatura sia in basso sia in alto, orienta bene il flusso dell’aria, evitando gli appannamenti.

«Ho già testato che mi entra meno aria da sotto – conferma il corridore di Peschiera del Garda – e infatti mi gocciolano meno gli occhi. Proprio zero. La superficie della lente è più ampia, entra meno aria e non senti che poggiano sugli zigomi, sono leggeri. Sono perfetti. In realtà, non si appannavano neanche gli altri (con Zardini avevamo già parlato delle sue sensazioni con il modello precedente, in questo caso lo step è ulteriore, ndr), ma con questi sarà per la visibilità superiore, mi trovo meglio».

Lenti intercambiabili

La mancanza della montatura nella parte bassa è uno dei punti più ricercati dai corridori. Si tratta ovviamente di valutazioni soggettive, ma l’esperienza personale dice che pedalare vedendo una striscia netta nella parte bassa del campo visivo può infastidire

«Manca della montatura – conferma Zardini – c’è solo ai lati e sul nasello. A me in basso dà fastidio, gli occhiali tutti a mascherina infatti non riesco a portarli. Soprattutto sotto. E poi il fatto di non avere la montatura tutto intorno rende più facile cambiare la lente. Questa – dice sfilando l’occhiale – è quella che va bene per tutto. Poi c’è quella chiara da pioggia o per quando non ci si vede. E poi c’è quella fotocromatica».

Edoardo Zardini, 32 anni da Peschiera del Garda, è pro’ dal 2013
Edoardo Zardini, 32 anni da Peschiera del Garda, è pro’ dal 2013

Lenti specchiate e trattate

L’occhiale 026, si legge infatti nella scheda prodotto Salice, monta lenti facilmente intercambiabili in policarbonato specchiate, con protezione UV400 nm ad alto contrasto per garantire un maggior senso di profondità e avere di conseguenza reazioni più veloci. La lente è antigraffio e, come abbiamo notato in precedenza, riceve il trattamento Idro che far scivolare via acqua, polvere e sporco.

L’occhiale è in vendita in 9 colorazioni (con il bianco in combinazione con blu, nero, rosso, viola e il lime con nero e blu e il nero con rosso e all black), con un astuccio in cui è contenuta una seconda lente arancio. La particolarità è anche nella doppia versione, small e normale. La prima (145,5 mm di larghezza e 53,3 mm in altezza massima) è disegnata per i visi più minuti, la seconda per visi più grandi e di conseguenza è più ampia (152,7 mm di sviluppo in larghezza e 60,0 mm in altezza).

Bais-Tagliani, botta, risposta e risate con i fuggiaschi d’Ungheria

09.05.2022
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Per due giorni, il primo e il terzo, il pubblico ungherese assiepato da ore per salutare il Giro venuto dall’Italia, ha visto passare loro due. Bais e Tagliani. Tagliani e Bais. Il terzo giorno c’era anche Rivi e questo, come ci diranno fra poco, ha complicato le cose.

«Nella riunione di stamane – ha scritto Savio il primo giorno – avevo detto a corridori e diesse che nella prima fuga del Giro non poteva mancare un uomo Drone Hopper. Bravi davvero Mattia Bais e Filippo Tagliani».

Rientrato dall’allenamento, Tagliani ha controllato l’altezza di sella prima di tornare in hotel
Rientrato dall’allenamento, Tagliani ha controllato l’altezza di sella prima di tornare in hotel

Il Giro in Italia

Stasera il Giro è a Siracusa, in un giorno di pioggia che non sembra d’essere di maggio nel sud della Sicilia. I corridori della Drone Hopper-Androni sono rientrati prima dall’allenamento, ma lo stesso qualche goccia l’hanno presa. Perciò, approfittando del tempo libero, invitiamo i due eroi d’Ungheria a bere un caffè. Filippo Tagliani, bresciano di 26 anni. Mattia Bais, 25 anni, trentino.

In fondo, se è vero che il pubblico ha visto loro per primi, vale anche il contrario. L’Ungheria l’hanno vista loro due prima degli altri: facciamocela raccontare.

BAIS: «Avevamo pianificato con Gianni di andare in fuga…».

TAGLIANI: «Per il ruolo in squadra, toccava a noi. Gli altri sono tutti scalatori. Solo speravamo che qualcuno ci seguisse. Il secondo giorno è partito Rivi e siamo andati con lui, ma come gestione, forse è stato meglio il primo giorno quando eravamo solo noi».

Bais ride. Rivi è suo corregionale, entrambi trentini, entrambi amanti del vento in faccia.

TAGLIANI: «Tanta gente. Il bello è che passavamo in mezzo ai campi o a qualche paese, ma vista la quantità di gente, c’è da pensare che fossero venuti dai posti intorno. Da noi si affacciano sulle porte e poi rientrano, qua c’era proprio la folla».

BAIS: «Il Giro ha attirato davvero tanta gente (fissa un punto, poi torna a guardare, ndr».

Prima tappa, si arriva a Visegrad, Bais tira, Tagliani a ruota
Prima tappa, si arriva a Visegrad, Bais tira, Tagliani a ruota

Chilometro zero

Due in fuga dal chilometro zero in terra straniera. La stessa maglia, chiaramente non è stato per caso.

TAGLIANI: «Tutta quella gente ci spingeva, anche se il tifo più impressionante l’ho visto nella crono. Essere in fuga fra compagni è bello, ti gestisci con lo stesso obiettivo. Dopo un po’ non si parlava più di Bais e Tagliani, ma di Drone Hopper-Androni. Credo che per gli sponsor sia stato importante».

BAIS: «Il primo giorno siamo andati ancora più forte…».

TAGLIANI: «Non si va a blocco, ma si spinge sempre. Dire se abbia visto qualche panorama particolare? Direi una balla. Quando sei lì, guardi la strada davanti e il computerino».

BAIS: «Non è vero, una cosa l’abbiamo vista – scoppia a ridere – le ciclabili…».

TAGLIANI: «Sono state il nostro incubo di tutto il giorno – ride anche lui – anche se in certi momenti ci veniva da ridere. I cicloturisti si mettevano accanto e andavano come noi, li avete visti? E io pensavo: se quelli ci pedalano accanto con la bocca chiusa, allora andiamo davvero piano…».

BAIS: «Ma loro dopo 500 metri si fermavano, noi avevamo fatto 150 chilometri e non avevamo ancora finito!».

Una folla incredibile ha accolto il Giro in Ungheria: tutti i corridori sono stati concordi
Una folla incredibile ha accolto il Giro in Ungheria: tutti i corridori sono stati concordi

Il senso della fuga

Eppure dopo un po’ che parlano, la domanda si affaccia: qual è il senso di certe cavalcate, se poi bastano 300 metri di volata perché non se ne parli più? E’ cattiva, ne siamo consapevoli, ma i due fuggiaschi rispondono perfettamente a tono.

TAGLIANI: «Forse siamo stati oscurati, ma le squadre dietro ci hanno detto: “Per fortuna ci siete stati voi”. Col fatto che il traguardo del Gpm il primo giorno era al traguardo, le WorldTour sono rimaste ferme. Non c’erano motivi per attaccare. A volte non capisco le loro politiche. Non tutti hanno il velocista che vince lo sprint o l’uomo che vince il Giro, non tutti possono essere protagonisti aspettando i finali, eppure non si sono mossi».

BAIS: «E non è che Savio ci martelli più di tanto. Parla in modo realistico. Sa chi siamo e cosa possiamo fare. E anche se non erano tappe adatte a noi, siamo andati. Speravamo si attaccasse qualcuno per risparmiare un po’. Ma il giorno dopo c’era la crono, alla fine non abbiamo speso troppo».

TAGLIANI: «Se vuoi fare queste cose, non si pensa al domani».

BAIS: «In tivù si dice che ti tengono a bagnomaria. In realtà siamo sempre in contatto via radio, sappiamo cosa succede dietro».

TAGLIANI: «La verità è che la fortuna della fuga dipende dal gruppo. Quando si avvicinano, magari aumenti un po’ per tenerli a due minuti. Stare là davanti sapendo di essere nel mirino fa parte del gioco. Così quando Rivi ha attaccato, io mi sono rialzato per provare a buttarmi nello sprint, ma ho chiesto troppo a me stesso».

Si passava per campagne disabitate, ma le strade erano piene di gente
Si passava per campagne disabitate, ma le strade erano piene di gente

Divisione dei compiti

Chi tira? Quanto tira? Come ti dividi i compiti se sei in due della stessa squadra? E cosa cambia quando arriva un Rivi qualunque che fa ovviamente il suo gioco?

BAIS: «Cercavamo di tirare più lungo possibile. Le strade erano buone, si andava bene. Con Rivi, avevamo deciso di tirare 1’30” ciascuno. Quando eravamo solo noi, ci siamo aiutati. Se uno era stanco, l’altro faceva di più. Le due fughe le abbiamo gestite in modo diverso. Anche perché con Rivi bisognava stare attenti ai traguardi volanti. Lui ci ha provato, noi li abbiamo vinti entrambi».

TAGLIANI: «Eppure in mezzo a tutti questi ragionamenti, ha vinto la gente. Il Giro è uno spettacolo. Vedi le persone felici, anche solo per un passaggio di 5 secondi. Fanno festa, applaudono e questo vale più della gara stessa. Tanti hanno criticato la partenza dall’Ungheria. Chi è del settore, sa che è necessario andare. In ogni caso, come pubblicità per l’Italia è stata impagabile. Non si parlava di Ungheria, si parlava del nostro Paese. E le bandiere erano rosa…».

Si scherza, Bais intervista Tagliani: «A cosa si pensa stando così tanto tempo in fuga?»
Si scherza, Bais intervista Tagliani: «A cosa si pensa stando così tanto tempo in fuga?»

E adesso?

Domani l’Etna, che se dovesse piovere ancora, in cima farà anche freddo. L’ultima volta rimanemmo per ore a battere i denti, in attesa che arrivassero, ma era d’ottobre.

BAIS: «Per fortuna c’è l’arrivo in alto, sennò sai che freddo! Domani tocca agli altri compagni, vedendo se se la sentiranno di aspettare l’Etna o vogliano muoversi prima. Cercando di capire cosa vorrà fare il gruppo».

TAGLIANI: «A me piacerebbe buttarmi in uno sprint uno di questi giorni. Ma siamo professional, c’è da sgomitare anche per fare ottavo. E’ vero che i corridori delle WorldTour sono lì perché sono più forti, però…».

BAIS: «Hanno anche più responsabilità, devono portare avanti i capitani».

TAGLIANI: «E noi alla fine arriviamo sul pullman ugualmente stanchi morti. Accendiamo i telefoni e i complimenti arrivano lo stesso. Siamo consapevoli del nostro ruolo e i complimenti fanno sempre piacere».

BAIS: «Anche per i parenti. Il primo giorno siamo stati in diretta per 4 ore, solo noi. A casa erano contenti. Spero che lo siano stati anche gli sponsor».

La borraccia della Drone Hopper? Te la regala EthicSport

06.05.2022
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Una nuovissima borraccia e in edizione limitata… Parte il Giro d’Italia, e la bolognese Roto, da qualche anno partner tecnico del team Drone Hopper Androni Giocattoli, ha disegnato e prodotto questo nuovo accessorio appositamente per accompagnare i corridori del team di Gianni Savio nelle prossime tre settimane di corsa: da Budapest fino a Verona. La curiosità? Te la regala EthicSport.

Ma la stessa borraccia del team è stata presentata in stretta, anzi strettissima collaborazione con EthicSport, Acqua Lauretana e Bottecchia. I tre partner della squadra trovano spazio, unitamente al logo della compagine, su quello che si prefigura già come un nuovo atteso oggetto da collezione per molti appassionati.

La confezione del SuperHydro di EthicSport
La confezione del SuperHydro di EthicSport

La promo SuperHydro

Completamente nera, dunque di grande effetto, e con la sola valvola di colore arancio a richiamare proprio i colori istituzionali di EthicSport. Il team Drone Hopper Androni ha presentato la borraccia disegnata da Roto su tutti i canali social del team proprio dagli otto corridori che partecipano alla corsa rosa edizione 2022.
E parallelamente all’utilizzo della stessa “bottiglia” da parte dei corridori durante il Giro d’Italia, la borraccia viene resa disponibile presso i punti vendita ufficiali EthicSport. L’azienda di Riccione, da quest’anno “energy partner” della Drone Hopper Androni Giocattoli, ha difatti contribuito al progetto e permetterà a tutti gli appassionati di poterla ottenere in omaggio acquistando SuperHydro, l’irdosalino energetico di nuova generazione che la Drone Hopper Androni Giocattoli utilizza nel corso dell’intera stagione agonistica.

Max di Montigny, responsabile marketing EthicSport
Max di Montigny, responsabile marketing EthicSport

Il prodotto

SuperHydro è un integratore alimentare idrosalino energetico sviluppato per ottenere una miscela ipotonica, con carboidrati ed elettroliti. La soluzione mantiene prestazioni di resistenza durante l’esercizio fisico prolungato e aumenta l’assorbimento di acqua durante l’attività fisica, per un’idratazione ottimale. Il complesso SH, caratterizzato da carboidrati di nuova generazione permette una cessione dell’energia differenziata, a rilascio rapido e graduale. La presenza di vitamine del gruppo B e vitamina C contribuisce al normale metabolismo energetico, alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento, alla normale funzione cardiaca, alla normale formazione dei globuli rossi e alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo. Sodio, potassio, magnesio e calcio sono inoltre bilanciati per un’ottimale ripristino degli elettroliti.

EthicSport

Ravanelli tra gli italiani che stentano e una condizione in crescita

28.04.2022
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«Sono stato il primo italiano al Tour of the Alps? Beh, allora vuol dire che non siamo messi molto bene!». Scherza Simone Ravanelli. Scherza ma in fondo solleva una questione affatto secondaria: dove sono finiti gli italiani? Ne abbiamo parlato anche nell’editoriale di questa settimana.

Con l’atleta della Drone Hopper-Androni Giocattoli parliamo di questo, ma anche della sua buona prestazione. In fin dei conti non è certo lui, che appunto è stato il migliore, a dover “portare la croce”.

Simone Ravanelli (classe 1995) è stato il primo italiano al TOTA: 37° a 22’57” da Bardet
Simone Ravanelli (classe 1995) è stato il primo italiano al TOTA: 37° a 22’57” da Bardet

Covid e bronchiti

«E’ un momento un po’ triste per il nostro ciclismo – riprende Ravanelli – non abbiamo corridori nei primi 15-20 né alle classiche, né nelle corse tappe. E per il movimento non è certo un bene.

«Poi però è anche vero che ogni annata ha la sua storia. Lo scorso anno per esempio Sonny (Colbrelli, ndr) ha vinto europeo e Roubaix, mentre quest’anno ci sono molti acciacchi in gruppo. Soprattutto dopo la Tirreno si sono verificati tanti casi di bronchite, oltre al Covid. Io stesso a causa del Coronavirus ho saltato una grossa fetta di stagione: niente Tirreno, niente Coppi e Bartali».

«In gruppo so che tanti ragazzi non se la passano bene. Dopo il Covid, faticano a riprendere al massimo. Se ci mettiamo che il ciclismo è cambiato, che si va più forte (guardate la media della Roubaix), che i wattaggi sono aumentati, oggi anche solo rallentare un po’ significa non essere competitivi. Significa fare fatica a finire la gara».

Durante l’inverno Ravanelli aveva lavorato sodo. Eccolo, in ritiro, alle prese con un piccolo incoveniente meccanico
Durante l’inverno Ravanelli aveva lavorato sodo. Eccolo, in ritiro, alle prese con un piccolo incoveniente meccanico

Il TOTA un test

Come dicevamo, Ravanelli si è difeso bene. Nella Drone Hopper c’è quasi il “diktat” di andare in fuga. Lui però aveva un po’ di spazio per sé. Poteva puntare alla classifica. Merito di un buon rientro in Sicilia.

«In realtà – spiega il bergamasco – più che puntare alla classifica sono partito per trovare la giusta gamba dopo 40 giorni lontano dalle gare. Ero rientrato al Giro di Sicilia e ho visto che tutto sommato le sensazioni erano buone. Così al TOTA ho provato a tenere duro giorno per giorno.

«Poi con il livello che c’era, dieci WorldTour, i primi 25 erano irraggiungibili. Io però non ho mai avuto cali durante tutti e cinque i giorni di gara e questo è stato un buon segnale. 

«Mi do un sette. Visto l’avvicinamento che ho avuto e con solo 20 giorni di allenamento nelle gambe, va bene.

Nell’ultima frazione del Tour of the Alps grande freddo e pioggia (foto Tornanti CC)
Nell’ultima frazione del Tour of the Alps grande freddo e pioggia (foto Tornanti CC)

Italiani in difficoltà

«Poi ragazzi – dice Ravanelli, con una consapevolezza ammirabile – parliamo di un 37° posto, non c’è da festeggiare. Sono contento a livello personale, per come è arrivato e infatti la squadra mi ha fatto i complimenti, ma non credo che a Fabbro per esempio, che era subito dietro di me, abbiano detto bravo. Anche Matteo so che non era al top, ha avuto un sacco di problemi».

«Se mi aspettavo che ci fosse qualche italiano davanti a me? Sì, ma non qualcuno che si giocasse la vittoria o da primi dieci posti. Alla fine con quei nomi che c’erano l’unico italiano che se la poteva giocare sarebbe potuto essere Damiano Caruso. E non è detto che avrebbe vinto. Al Giro di Sicilia si vedeva che “giocava”, ma poi alla Liegi, corsa di altro livello, non è stato così. E questo credo valga anche per il Giro. Corridori italiani per una top ten magari ci sono, ma non vedo chi possa lottare per la maglia rosa.

«Ci sono stati pochi italiani perché l’ultima tappa l’abbiamo finita in pochi corridori, solo 64. Pioggia tutto il giorno e 5°, siamo saliti una volta a 1.300 metri e una a 1.500: tanti sono finiti fuori tempo massimo e tanti altri si sono ritirati.

Il bergamasco ha corso già due Giri d’Italia
Il bergamasco ha corso già due Giri d’Italia

La fuga giusta

Eppure in fuga un giorno Simone ci era andato. Il problema per lui e per gli altri undici che cercavano di scappare nella penultima tappa, è che c’era andato anche Bouchard, che voleva la maglia dei Gpm. La Bahrain-Victorious non ha lasciato spazio.

«Al massimo abbiamo preso due minuti di vantaggio. E poi ci hanno ripreso. Però sulle salite scollinavo davanti con Bouchard e De La Cruz. Un peccato che ci fosse il francese, perché negli ultimi due giorni le fughe sono arrivate. Una di queste è stata quella che è partita dopo che ci hanno ripreso».

Obiettivo Giro

E da queste buone sensazioni Simone Ravanelli può guardare avanti. La Drone Hopper non ha ufficializzato la squadra per la corsa rosa. E lui stesso non sa se sarà della partita. Chiaramente ci spera.

«Ovviamente – conclude Ravanelli – mi piacerebbe esserci. Ho visto il percorso e l’ultima settimana come sempre è molto dura. Il mio obiettivo è centrare le fughe, come ho fatto anche l’anno scorso, ma sperando in un risultato migliore.

«Le tappe adatte per le fughe sono almeno cinque o sei, ma bisogna avere la gamba. Tanta gamba. Bisogna averla per prendere la fuga e per arrivare. Perché il problema è che quelle 5-6 tappe fanno gola anche ad altri 50-60 corridori. E quelle sono le frazioni in cui andare in fuga è difficilissimo. Serve un’ora e mezza prima che parta. Ed è una lotta… E quando ci entri, se ci entri, sei già finito!».

Sepulveda il “turco” macina chilometri per il Giro

27.04.2022
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Oramai è un habitué del podio del Giro di Turchia. Sembra proprio che Eduardo Sepulveda si trovi bene nella penisola anatolica e, dopo il secondo posto del 2015 e il terzo dello scorso anno, si è assicurato ancora una volta il gradino più basso nella classifica generale della corsa tappe, privata dell’ultima frazione a causa del maltempo.

Il trentenne scalatore che viene dalla Patagonia si è tolto anche lo sfizio, e che sfizio, di vincere la quarta tappa (foto di apertura), nella giornata in cui ad accendere la miccia era stato un certo Nairo Quintana e che ha portato l’argentino della Drone Hopper-Androni Giocattoli a indossare anche la maglia di leader. Prima che gliela strappasse Patrick Bevin (trionfatore finale).

Sul podio della tappa di Manisa in Turchia, con Bevin (poi vincitore finale) e Vanhoucke
Sul podio della tappa di Manisa in Turchia, con Bevin (poi vincitore finale) e Vanhoucke

Vittoria e lacrime

Le lacrime di Eduardo dopo il successo la dicono però lunga sui tanti sacrifici che si nascondono dietro quell’impresa, che lo fa ben sperare in ottica rosa, visto che ora l’obiettivo numero uno è di alzare nuovamente le braccia almeno un giorno anche al Giro d’Italia. Chissà che la quarta partecipazione (due con la Movistar e ora agli ordini di Gianni Savio) non sia quella buona. Per farsi trovare pronto, sta mettendo chilometri e dislivello in cascina sui Pirenei, dove vive e dove le salite non mancano. 

Ripartiamo da quegli attimi che hanno preceduto l’attacco decisivo: ce lo racconti?

Tutti guardavano Nairo (Quintana, ndr), così io ho aspettato il mio momento e sono scattato. Una volta che ho preso un po’ di vantaggio, ho dato il massimo per mantenerlo fino al traguardo. E’ stata una soddisfazione grandissima per me, ma anche per la squadra, che arrivava da buoni risultati, ma una vittoria fa sempre bene sia per il morale del gruppo sia per gli sponsor

Nel 2016 corre con la francese Fortuneo e al Tour de San Luis, in Argentina, conquista il Cerro el Amago
Nel 2016 corre con la francese Fortuneo e al Tour de San Luis, in Argentina, conquista il Cerro el Amago
E’ stata la vittoria più bella della carriera?

Non saprei, perché anche la prima e quando ho vinto a casa in Argentina nel 2016 mi hanno trasmesso grandi emozioni, però senza dubbio questo successo è speciale. Perché era da un po’ di tempo che non vincevo e avevo bisogno di sbloccarmi. Ci sono tanti sacrifici alle spalle, ma senza la giusta determinazione non bastano e il successo non arriva. 

Quanto è stato difficile inseguire il successo in questi 6 anni?

Nel 2016 ho subìto un infortunio importante e non è stato facile tornare quello di prima. Poi la pandemia non ha aiutato, ma quello che conta è il presente e questa vittoria arriva in un buon momento per me, perché manca poco alla partenza del Giro e mi motiva a lavorare.

Sepulveda ha corso il Giro del 2020 con la maglia Movistar: qui nella crono di Palermo
Sepulveda ha corso il Giro del 2020 con la maglia Movistar: qui nella crono di Palermo
A proposito di cadute, è stata difficile anche l’ultima frazione in Turchia, poi annullata, in cui sei caduto due volte. Nel complesso, sei soddisfatto del terzo posto finale?

E’ stato un peccato ovviamente non avere la chance di recuperare qualcosa nella classifica generale. Quella dell’organizzazione è stata però la scelta corretta perché ci sono state tantissime cadute ed è stata la decisione più intelligente per salvaguardare la salute di tutto il gruppo. Sono soddisfatto per come abbiamo corso, per la vittoria, per aver indossato la maglia di leader e per come la squadra mi ha supportato nonostante avessimo una pedina importante in meno (Umberto Marengo assente giustificato perché diventato papà proprio al momento di partire per la Turchia, ndr).

Che cosa ti aspetti dalla Corsa Rosa: la vedi un po’ come un esame di maturità dopo quanto mostrato in Turchia?

Direi di sì. Lo scorso anno abbiamo saputo in extremis della wild card per il Giro, mentre quest’anno abbiamo potuto prepararlo con più tranquillità, per cui spero di aver una buona condizione. Non sarò capitano unico come nel 2021, perché abbiamo altre ottime pedine come Jefferson Cepeda o “Natalino” Tesfatsion (protagonista al Tour of the Alps, ndr), però credo che potrò giocarmi un successo di tappa. La nostra squadra può fare un bel Giro

Lo scorso anno, in maglia Androni, verso l’Alpe di Mera: 15° all’arrivo
Lo scorso anno, in maglia Androni, verso l’Alpe di Mera: 15° all’arrivo
C’è qualche tappa che ti stimola in particolare?

Ce ne sono tante, soprattutto quelle di salita della seconda e della terza settimana. Sono le più dure, ma la fuga potrebbe avere qualche possibilità in più di arrivare. Ho parlato con Giovanni Ellena e stiamo studiando qualcosa.

Che avvicinamento avrai?

Prima di tutto, ho recuperato dagli otto giorni duri che abbiamo avuto in Turchia. Mi sto allenando qui vicino a casa, in Andorra, cercando di fare tanti chilometri e dislivello, ma non ho più corse prima del Giro. La fortuna è che qui incontro sempre qualche collega con cui dividere la fatica, perché in tanti hanno scelto di vivere sui Pirenei e in questo periodo mi capita di frequente.

Sul palco della Tirreno, accanto a Cepeda, Sepulveda è spesso accigliato. In pubblico ride raramente
Sul palco della Tirreno, accanto a Cepeda, Sepulveda è spesso accigliato. In pubblico ride raramente
Qualche esempio?

Ci sono tanti spagnoli o latinoamericani, che tra una corsa e l’altra tornano qui a ad allenarsi e ci vediamo sulla strada. Negli ultimi giorni ho pedalato con Dayer Quintana, con cui siamo stati compagni di squadra nella Movistar, dividendo anche la stanza in un Giro d’Italia. Abbiamo un’ottima relazione e mi ha fatto molto piacere ricevere i suoi complimenti per la vittoria in Turchia.

E suo fratello Nairo come l’hai visto in Turchia?

In ripresa. Ha avuto un bell’inizio di stagione, anche se purtroppo ha dovuto ritirarsi per una caduta. Però credo che in Colombia, dove lo raggiungerà anche Dayer, preparerà bene il Tour de France.

Nel 2022 Sepulveda aveva già corso in Turchia, al Tour of Antalya, cogliendo il 7° posto nell’arrivo in salita di Termessos
Nel 2022 aveva già corso in Turchia, al Tour of Antalya, cogliendo il 7° posto nell’arrivo in salita di Termessos
Ti piace l’anima battagliera dell’Androni?

Andiamo sempre all’attacco e dobbiamo essere protagonisti così e penso che tutti gli 8 corridori che saranno alla partenza del Giro avranno questa stessa mentalità.

Quanto ti manca la tua Argentina?

Moltissimo, perché è da quasi tre anni che non vado. Per fortuna, ora c’è mia mamma qui perché voleva stare in Europa e per me è più facile avere lei con mia moglie. Con mio fratello e mia sorella, invece, per ora andiamo avanti a videochiamate, cercando di sentirsi molto spesso. Per il bene del nostro ciclismo nazionale, invece, non vedo l’ora che torni la Vuelta San Juan l’anno prossimo dopo due stagioni di assenza, perché ai giovani manca un’occasione di confronto importante come questa gara UCI.

Tesfatsion al Giro per una tappa… con Scarponi sulla spalla

25.04.2022
4 min
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Natnael Tesfatsion ha concluso il Tour of the Alps con una maglia gialla e un pappagallo sulle spalle. La maglia era quella per il corridore più combattivo. E il pappagallo stava a ricordare che questa maglia era dedicata a Michele Scarponi, il quale aveva appunto il suo amato pappagallino Frankie che spesso lo accompagnava in allenamento.

Un tributo che l’organizzazione del TOTA ha voluto rendere a Michele nel giorno dei cinque anni dalla sua scomparsa. In questa corsa Scarponi colse il suo ultimo successo. Ed è stato un momento simbolico molto toccante. La sera prima di ricevere questo premio Gianni Savio, team manager della Drone Hopper – Androni Giocattoli, ha spiegato chi fosse “Scarpa” a Tesfatsion. E l’eritreo deve aver capito l’importanza della persona di cui si parlava.

Natnael Tesfatsion con Marco Scarponi. L’eritreo indossa la maglia gialla di super combattente del TOTA
Natnael Tesfatsion con Marco Scarponi. L’eritreo indossa la maglia gialla di super combattente del TOTA

Scarponi sulle spalle

Lui, 22enne, non poteva conoscerlo, tanto più provenendo da così lontano. Al suo fianco c’era Marco Scarponi, fratello di Michele, venuto a Lienz per consegnare proprio questa maglia.

«Non conoscevo Michele – dice Tesfatsion – ma mi hanno detto che era una persona speciale oltre che un forte corridore. E’ un onore indossare questa maglia di corridore più combattivo del Tour of the Alps. Sono molto contento».

A Villabassa aveva la vittoria a portata di mano, ma non è stato un “gatto” nel finale. Un piccola distrazione nel lotteria degli scatti e negli ultimi tre chilometri ha perso le ruote dei due favoriti: Kamna, che infatti poi ha vinto, e Amador, secondo.

«Voleva il rifornimento, ma era troppo tardi per darglielo – aveva detto Giovanni Ellena – ma sono errori di gioventù. Natnael ha ancora l’età perché glieli si possano perdonare».

Tesfatsion al Tour of the Alps è andato due volte in fuga e al termine della prima tappa ha indossato la maglia bianca di miglior giovane
Tesfatsion al Tour of the Alps è andato due volte in fuga e al termine della prima tappa ha indossato la maglia bianca di miglior giovane

Testa al Giro

Ma con “Natalino” si guarda avanti. E avanti significa Giro d’Italia. Lui è uno dei pochi atleti in casa Drone Hopper – Androni Giocattoli ad avere il posto assicurato per la corsa rosa. L’aver vinto quella maglia non è stato solo un simbolo. L’ha conquistata perché è stato più volte in fuga ed è entrato due volte nella top dieci.

«Arrivo al Giro – ha detto Tesfatsion – in buone condizioni. E soprattutto dopo queste prestazioni al Tour of the Alps ho anche più convinzione di me stesso. Di certo cercherò di dare il massimo e fare del mio meglio. Ma so che non sarà facile. Il mio obiettivo è vincere una tappa».

L’eritreo è relativamente timido, però parla. Dice che non sa ancora bene l’italiano, parla in inglese, ma da quel che abbiamo visto capisce benone la nostra lingua. Almeno la sensazione è quella.

Nonostante sia magrissimo (175 centimetri per 60 chili), non si ritiene uno scalatore puro e dice che nelle salite più dure, quelle dal nove per cento in su, fa fatica. Ma ha aggiunto anche che lotterà.

Tour of Rwanda 2022: il re è Natnael Tesfatsion alla prima gara della stagione
Tour of Rwanda 2022: il re è Natnael Tesfatsion alla prima gara della stagione

Attacchi da lontano

Lotterà, attaccando da lontano. Sarà questo il suo modo di correre anche al Giro.

«Certo – spiega Tesfatsion – che attaccherò da lontano e che cercherò le fughe. E’ l’unico modo che ho per poter vincere, perché non sono ancora pronto per il testa a testa con i migliori. Davanti i corridori più forti, sono ancora… più forti».

Eppure “Natalino” migliora di corsa in corsa. Ha vinto il Tour del Rwanda e soprattutto è alla seconda partecipazione alla corsa rosa. Un qualcosa vorrà pur dire.

«Vero, però non posso ancora battermi con loro perché io sono giovane. Alla fine non è da tanto che sono in Europa. Non ho tanta esperienza. Soprattutto in salita».

Infine chiudiamo con una battuta. Non sarà in Europa da tanto tempo, come dice, però si è ambientato bene e quando gli chiediamo cosa gli piace del nostro Paese non ci pensa due volte.

«Mi piace tutto, ma soprattutto il cibo: i gelati, la pasta e la pizza in particolar modo. La mia preferita è con tonno e cipolle! Anche perché io non posso mangiare il prosciutto».

Salice 027: gli occhiali “all sports” per tutti i gusti

16.04.2022
4 min
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Salice, azienda leader nella produzioni di occhiali sportivi e da anni accanto al team Drone Hopper-Androni, ha prodotto dei nuovi occhiali: i 027. Un modello pulito, versatile ed altamente tecnico, definito un modello “all sports” per la sua grande duttilità. Un modello caratterizzato da linee semplici e continue che si sposano bene con i lineamenti del viso.

I terminali ed il nasello sono in Megol, materiale anti scivolamento e “antiscalzamento”.
I terminali ed il nasello sono in Megol, materiale anti scivolamento e “antiscalzamento”.

Alta aerazione

Il modello Salice 027 è leggero e resistente: caratteristiche fondamentali per un occhiale dedicato al ciclismo. E’ progettato per avere un’aerazione multidirezionale dal basso, il che permette alla lente di “respirare” evitando che si appanni anche a basse velocità. Hanno un alto impatto aerodinamico, dove l’aria scorre via dalla lente rapidamente senza creare attriti. 

La lente degli occhiali 027 ha il logo “Salice” laserato al centro, questo è un segno distintivo della nuova collezione del marchio. 

Lenti intercambiabili

A proposito delle lenti, cambiarle è facilissimo: con le parti laterali della montatura che si liberano con un click. Anche il nasello è intercambiabile. Il modello 027 monta una lente in policarbonato RW specchiata con protezione UV 400 nm ad alto contrasto. Questa caratteristica serve per garantire maggior senso di profondità per reazioni più veloci una volta in sella. Cambiarla è molto facile, inoltre è antigraffio e con trattamento Idro per far scivolare via acqua, polvere e sporco.

Terminali e nasello (intercambiabile) sono in Megol, materiale anti scivolamento e “antiscalzamento”. L’occhiale, con pratico astuccio, è fornito con una seconda lente trasparente. I colori disponibili sono nove e pronti a convincere anche i più indecisi.

Il prezzo al pubblico è di 99 euro.

Salice

Il Rwanda incorona “Natalino” e aspetta i mondiali

16.03.2022
5 min
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Del movimento ciclistico africano avevamo già parlato con Daniele Nieri dopo le Olimpiadi di Tokyo. Ora, dopo l’ufficialità che i mondiali del 2025 si correranno in Africa, più precisamente in Rwanda, vogliamo immergerci nell’atmosfera che attenderà i corridori. Ce la facciamo raccontare da Leonardo Canciani, diesse della Drone Hopper-Androni, reduce dal Tour du Rwanda, vinto dal team italiano con Natnael “Natalino” Tesfatsion (foto di apertura).

Doppio leader

«Lui ha vinto questa corsa due volte – inizia Leonardo – la prima nel 2020, con la nazionale dell’Eritrea e quest’anno con noi. Solitamente al Tour du Rwanda andiamo con una squadra di scalatori visto che si svolge tutta in altura e la pianura è solo un ricordo da quelle parti. Anche quest’anno, infatti, uno degli uomini di classifica era Restrepo, con l’incognita sul livello di condizione di Tesfatsion. Mentre Jhonatan aveva la maglia di leader, ha avuto un disturbo intestinale che gli ha fatto perdere dei minuti. Natnael ne ha “approfittato” portando a casa la vittoria finale, sfruttando anche la sua ottima condizione».

In Rwanda le tappe si corrono principalmente sulle strade statali che non hanno nulla da invidiare a quelle europee
Si corre principalmente su strade statali che non hanno nulla da invidiare a quelle europee

Tanta altura, poca pianura

Il discorso si sposta subito sulle piccole e grandi curiosità. Approfittiamo della disponibilità di Leonardo che ci racconta le sensazioni e le emozioni del correre in questo continente affascinante.

«Kigali, la capitale, è una città molto popolosa e moderna – continua – le sue strade sono belle. Si trova a 1.500 metri d’altitudine ed è il punto più basso di tutto il Paese. Tutte le strade che dalla città portano fuori sono in costante salita, il Rwanda è composto da tante vallate e per raggiungerle sei sempre costretto a fare due o tre salite. Kigali stessa è stata costruita su una zona collinare che rende impossibile trovare un metro di pianura».

Il Rwanda è un Paese con molte salite, è difficile trovare dei tratti di pianura
Il Rwanda è un Paese con molte salite, è difficile trovare dei tratti di pianura

Un percorso difficile

Già dalle prime parole di Leonardo si capisce come il percorso del primo storico mondiale africano sarà di non facile interpretazione. 

«Rischia di essere un mondiale davvero duro dal punto di vista altimetrico – conferma – se poi a tutto ciò si aggiunge l’altitudine diventa una gara ad eliminazione. Dal punto di vista tecnico le strade in Rwanda sono molto curate, sia quelle della Capitale che le statali sulle quali si è corso il Tour.

«Se devo immaginare un percorso per il mondiale fatico a disegnarlo (rincalza Leonardo con voce viva, ndr). Ne parlavo anche con gli organizzatori del Tour du Rwanda. Ci dicevamo che effettivamente sarà difficile pensarlo, si corre il rischio che diventi troppo duro. Anche dentro Kigali ci sono due o tre strappi sul pavè che arrivano al 20 per cento di pendenza, da un certo punto di vista sono simili ai muri delle Fiandre. Se devo immaginare un percorso, lo penso adatto a due categorie di corridori: scalatori se si fanno salite dure come il Mont Kigali oppure a corridori con grande fondo ed esplosività».

Il movimento ciclistico africano è in grande crescita, sono sempre di più i team WorldTour che prendono corridori da questo continente
Il movimento africano è in crescita: i team WorldTour prendono corridori da questo Continente

Movimento che cresce

Il ciclismo africano abbiamo imparato ad apprezzarlo grazie ai suoi atleti, uno su tutti è proprio Natnael. Ma sono molti i ragazzi di questo grande continente che hanno grandi margini di miglioramento. Ora molti corridori sono immaturi dal punto di vista tattico e tecnico ma entro il 2025 tutti noi ci aspettiamo un grande passo in avanti di questo movimento.

«I corridori africani a numeri sono da top mondiale – dice Canciani – non scherzo, Natnael fa dei valori nei test davvero impressionanti. Poi pecca di malizia tattica e questo lo penalizza, un esempio è l’arrivo di Bellante alla Tirreno. Era nel gruppo di testa con i migliori ed ha attaccato, venendo ripreso e finendo ventiduesimo. Se avesse atteso sarebbe finito nei primi dieci.

«Parlavo di questo con un giornalista sudafricano che mi ha chiesto cosa potessero fare i corridori africani per migliorare in ottica mondiale… Io gli ho detto che se alcune nazionali, come Eritrea e Rwanda ma anche Etiopia, riuscissero a correre in Europa per un paio di mesi ogni anno, imparerebbero molto aumentando la loro competitività. Immaginare un campione del mondo africano ora è difficile, ma nel 2025 chissà. Non montiamo loro la testa, ma dal punto di vista atletico ci battono a mani basse».

La gente a bordo strada era numerosa durante tutte le tappe
La gente a bordo strada era numerosa durante tutte le tappe

Bambini sulle strade

«L’interesse intorno a noi – dice ancora Canciani – era veramente molto alto. Non dico migliaia di persone a bordo strada, ma centinaia sì. Di ciclismo non sanno nulla, ma sono molto curiosi. Li vedi che si aggirano per le strade o intorno alle partenze e agli arrivi, con gli occhi pronti a catturare ogni dettaglio. I più belli da vedere erano i bambini a bordo strada, ogni volta che attraversavamo un villaggio erano tantissimi. Un fatto che mi ha fatto sorridere, ma anche riflettere, è che ogni volta che passavamo su una salita ci correvano dietro. Avevano ai piedi delle infradito o addirittura scalzi e li vedevi venire su accanto all’ammiraglia per centinaia di metri a 15-16 all’ora… La prima cosa che abbiamo pensato è stata “se gli diamo una bici chissà cosa sarebbero in grado di fare”».

SuperHydro: il giusto alleato per gli sforzi prolungati

12.03.2022
3 min
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EthicSport da questa stagione è partner della Drone Hopper Androni, una collaborazione che abbiamo già avuto modo di approfondire. Uno dei prodotti che i ragazzi di Savio, e non solo, potranno utilizzare è SuperHydro, un integratore alimentare idrosalino energetico con carboidrati di nuova generazione e vitamine B e C.

EthicSport collaborerà con il team Drone Hopper Androni nelle stagioni 2022 e 2023, in foto Simone Ravanelli
EthicSport collaborerà con il team Drone Hopper Androni nelle stagioni 2022 e 2023, in foto Simone Ravanelli

Le caratteristiche

SuperHydro è un prodotto che mantiene elevate le prestazioni di resistenza, grazie ad un rilascio graduale dei carboidrati presenti nella soluzione. Questo è possibile grazie all’apporto del complesso SH, un mix di carboidrati di nuova generazione con destrine cicliche altamente ramificate e maltodestrina DE1. 

Allo stesso modo, il SuperHydro, permette di aumentare l’assorbimento di acqua durante l’attività fisica massimizzando lo sforzo nel tempo. La riduzione della stanchezza e dell’affaticamento è dovuto all’apporto delle vitamine B e C. Con la presenza di tiamina e vitamina B6 si stabilisce la normale funzione cardiaca e la formazione di globuli rossi. L’apporto di elettroliti viene ripristinato con la presenza, in maniera equilibrata, di potassio, magnesio e sodio.

La dose consigliata per una borraccia da 500 ml è di un misurino (25 grammi), il massimo consumo è di 3 misurini
La dose consigliata per una borraccia da 500 ml è di un misurino (25 grammi), il massimo consumo è di 3 misurini

L’utilizzo

La soluzione SuperHydro deve essere sciolta in una borraccia da 500 ml, nella quantità di un misurino per volta (25 grammi). La massima assunzione consentita è di 75 grammi, equivalenti a 3 misurini, divisi in tre borracce.

Per una dose, ovvero 25 grammi, l’apporto energetico è di 20 grammi di carboidrati, di cui 5 di zuccheri. Per un reintegro di 85 kcal, equivalenti a  362 kJ. Nell’assunzione massima di dosi, ovvero 3 misurini (75 grammi, 61 grammi di carboidrati, di cui 15 di zuccheri) l’apporto energetico ammonta a 256 kcal e 1087 kJ.

I corridori della Drone Hopper Androni avranno a disposizione tutta la gamma di prodotti EthicSport
I corridori della Drone Hopper Androni avranno a disposizione tutta la gamma di prodotti EthicSport

Il SuperHydro è venduto nella confezione da 500 grammi, corrispondenti a 20 dosi. Il prezzo di acquisto è di 16,90 euro.

EthicSport