Woods nel vuoto del Puy de Dome. Colpi di stiletto fra “i due”

09.07.2023
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Due corse in una sul Puy de Dome, incredibilmente vuoto e silenzioso senza pubblico. Stavolta al Tour de France si è corso in modo simile al Giro d’Italia con due corse in una. E le due corse di oggi se le sono aggiudicate Michael Woods e Tadej Pogacar.

Due sfide dai contenuti tecnici più profondi di quanto non si sia visto da fuori e per questo Domenico Pozzovivo ci aiuta ad analizzarli. Il lucano ha una doppia valenza, è compagno di Woods alla Israel-Premier Tech ed è uno scalatore e visto che si parla di salita…

Per la tappa

La corsa si potrebbe riassumere in un “tanto tuonò che non piovve”, o quanto meno fece una “pioggerellina”. C’era un’attesa enorme attorno a questa tappa e a questa montagna, che mancava da 35 anni. L’Equipe aveva proposto una copertina dal sapore storico, giocando sul duello del 1964 fra Poulidor e Anquetil.

Invece il gruppo degli uomini di classifica lascia andare. La fuga va via al primo tentativo e prende un margine enorme, il cui vantaggio massimo supererà i 16′. 

All’imbocco della salita Matteo Jorgenson scappa e sembra averla fatta franca. Tutti gli occhi sono puntati su Woods, il favorito, che invece non reagisce. 

Woods mette Jorgenson nel mirino. Recupera qualche istante, poi scatta. Per il canadese (classe 1986) un successo che corona una lunga carriera di sport
Woods mette Jorgenson nel mirino. Recupera qualche istante, poi scatta. Per il canadese (classe 1986) un successo che corona una lunga carriera di sport
Domenico, ha vinto un tuo compagno. Complimenti!

Missione compiuta! Quando una squadra come la nostra, allestita per le tappe, ne vince una può ritenersi soddisfatta. Adesso i ragazzi correranno in modo più rilassato e magari potranno correre anche rischiando di più e, perché no, vincere ancora. 

Vincere porta a vincere, insomma?

Sì, sei più rilassato, non hai paura di perdere e rischi. E tutto sommato già oggi Woods è come se avesse giocato a poker. Si è un po’ rilassato ad inizio salita e poi è stato costretto a recuperare. Ma è riuscito a sfruttare le sue qualità.

E quali sono le sue qualità?

Quelle di un corridore molto bravo su salite di questo tipo: dure ma non troppo lunghe. Lui è molto esplosivo e venendo dall’atletica, dal mezzofondo, ha una capacità lattacida invidiabile.

Tu già lo conoscevi?

Sì, sono anni che lo conosco, che siamo avversari e poi da quest’anno corriamo insieme. Una persona di qualità, forte…

E anche lui non è proprio un bimbo! Woods conosceva questa frazione? Era venuto in avanscoperta in quella giornata organizzata da ASO?

No, perché non era al Delfinato. Michael era con me al Tour d’Occitanie, dove ha anche vinto. E’ riuscito a sfruttare questa tappa. La fuga è stata favorita dall’andamento tattico. Ci si aspettava un controllo fra Vingegaard e Pogacar, una partita a scacchi che appunto ha favorito la fuga. Se uno dei due doveva recuperare avrebbero chiuso, ci sarebbe stato un altro ritmo e la fuga non sarebbe arrivata.

L’altra corsa…

E poi appunto c’è stata la partita a scacchi fra la Jumbo-Visma e la UAE Emirates. Solo poco prima della salita la squadra di Vingegaard ha preso in mano la corsa. Poi sono subentrati i ragazzi di Pogacar e di nuovo i gialloneri. Fino allo scatto dei due a 1.500 metri dal traguardo.

Domenico, passiamo dunque alla sfida fra i due grandi di questa Grande Boucle… Tanto tuonò che non piovve: anche tu la vedi così?

Come detto prima si sono controllati. Quando poi di mezzo non c’è la vittoria di tappa le polveri inevitabilmente si bagnano un po’, non c’è mai la stessa carica agonistica. Per di più oggi la tappa è filata via tranquilla e ci hanno messo un po’ per passare alla modalità aggressiva.

Si conoscono molto bene. Pogacar ha portato un attacco di “X” secondi e l’altro sapeva che il suo affondo sarebbe durato così. Poi ha tenuto duro, ma l’altro ha insistito un pelo di più. Erano sul filo. Tutto molto tecnico-tattico. Tu come la vedi?

La verità è che io ho visto più preoccupato Pogacar che Vingegaard. Per me Tadej era molto attento al caldo. Se ci avete fatto caso si bagnava spesso su tutto il corpo. Sappiamo che quando fa caldo lui ha spesso una piccola contro-prestazione. Vingegaard dal canto suo contava su questa cosa e forse si aspettava che calasse un filo. Mentre Pogacar si è sentito meglio di quel che credeva e ha attaccato.

E riguardo ai watt?

Credo che entrambi ne abbiano espressi un filo meno che sui Pirenei, e credo dipenda proprio dal caldo.

Pogacar e Vingegaard sono davvero al limite e alla pari. Ormai si parla di metri, neanche di secondi. Sarà una lotta anche di nervi?

Senza ombra di dubbio. Questa è una componente fondamentale nella sfida uno contro uno. E in questo Tadej forse ha qualche chance in più, anche se l’altro ha una grande squadra.

Lavori forzati sull’Etna. La rincorsa di Pozzovivo

30.04.2023
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Il messaggio di Pozzovivo arriva dopo un paio di giorni che cerchiamo di parlare con lui. «Sono stati due giorni logisticamente complicati – c’è scritto – in giro per bike fitting e test in galleria del vento facendo sempre base sull’Etna».

Mancano sei giorni all’inizio del Giro d’Italia. Domenico è entrato nella stagione il 21 marzo alla Settimana Coppi e Bartali, dovendo fare in corso d’opera tutte quelle operazioni cui normalmente si dedica l’inverno. La fine del rapporto con la Intermarché non lo ha lasciato indifferente, ma da grande professionista quale è sempre stato, si è rimboccato le maniche e ha provato a conciliare l’allenamento, le corse e la ricerca della posizione migliore.

«Ma devo ammettere – spiega –  che al Tour of the Alps non ho avuto purtroppo grandi sensazioni. Perciò ho cercato di prendere qualche contromisura, vediamo se riparto come vorrei. Ci poteva stare che non andassi come speravo, non avevo grandi riferimenti, dato che fino a poco prima ero stato in altura. Di solito, mi bastava scendere e stavo bene. Invece questa volta non c’è stato il cambiamento che immaginavo. Mi staccavo da 12 corridori…».

Due giorni fa Pozzovivo è volato a Gorizia per dei test in galleria del vento
Due giorni fa Pozzovivo è volato a Gorizia per dei test in galleria del vento
Perché cercare ancora la posizione a così poco dall’inizio del Giro?

Ho voluto rimetterci mano dopo la Coppi e Bartali, per tornare alla posizione precedente. Sicuramente ho sbagliato qualcosa e così sono tornato un po’ indietro sulle scelte. Fa parte del ciclismo di adesso. Se non provi ad andare al limite, non riesci a stare al passo. Come pure nell’allenamento, ormai rischi sempre di andare in overtraining. Devi arrivare veramente al limite, mentre una volta ti accontentavi di valori che erano sufficienti per essere a un certo livello.

Perché la galleria del vento?

Quella per la posizione a cronometro. Non avevo ancora fatto nulla, avevo presa la bici in mano alla Coppi e Bartali e mi serviva una base di lavoro. Siamo stati a Gorizia e mi è piaciuto il lavoro che abbiamo fatto. L’unica cosa complicata è stata la logistica, un po’ troppo tirata. Se ci fosse stato un incidente sulla Venezia-Trieste, saltava tutto. E nel mezzo, per non farci mancare nulla e perdere altri 15 minuti, ho avuto un controllo antidoping, lassù in galleria. Poi ho fatto l’ultima corsa del giorno fino all’aeroporto con la bici da crono…

In effetti quest’anno sei arrivato un po’ troppo lungo col contratto…

Infatti da febbraio in poi la mia testa era occupata dalle preoccupazioni. Purtroppo non sono uno che riesce a spegnere il cervello, quindi comunque lavoravo e pensavo a tutte le difficoltà, i mal di gambe e i mal di schiena che mi sarebbero venuti a cambiare bici.

Aveva già corso sulla Factor. Dice di trovarsi meglio con le ruote da 45
Aveva già corso sulla Factor. Dice di trovarsi meglio con le ruote da 45
Come ti trovi con la bici nuova?

La guido abbastanza bene, dipende dalle ruote. Stranamente vado meglio col profilo alto che con quelle medie. Meglio le 45 delle 30. Per il resto è una bella bici. Con la Factor avevo già corso nel 2017 alla Ag2R e posso dire che è un’altra bici rispetto ad allora.

Lo scorso anno rimanesti senza squadra perché la Qhubeka chiuse, che cosa hai provato quando la Intermarché non ti ha confermato?

Ci sono rimasto piuttosto male, perché penso che avevo raggiunto quel che avevo promesso e forse anche di più. Mi aspettavo un trattamento diverso, ma non mi servono queste motivazioni per essere più cattivo in corsa. La motivazione ce l’ho dentro, non ho bisogno di cercarla fuori.

Lo scorso anno a fine Giro parlammo della voglia di fare finalmente il Giro perfetto…

Ma quest’anno credo che lo escludiamo a priori. Credo che la condizione giusta arriverà semmai per il Lombardia (ride con una punta di malinconia, ndr). E ci sarà da capire il programma che farò dopo il Giro. Non faremo la Vuelta, per cui bisognerà capire.

Lo scorso anno Pozzovivo ha chiuso il Giro in 8ª posizione. Qui in azione sul Passo Fedaia, penultima tappa
Lo scorso anno Pozzovivo ha chiuso il Giro in 8ª posizione. Qui in azione sul Passo Fedaia, penultima tappa
Da quello che racconti, a parte i periodi delle corse, hai trascorso il resto del tempo in altura…

Ci sono stato tanto, come gli altri anni. Teide, Etna e Val Senales. Mi è andata anche bene, perché non è detto che trovi le camere chiamando due settimane prima. Invece sono riuscito a gestire bene questo tipo di logistica. A febbraio ero sul Teide, che è stata la carta della disperazione, pensando che magari fosse l’ultima volta. Ero su senza squadra e me la sono vissuta a metà tra turista e corridore, allenandomi e guardando i paesaggi.

Hai avuto momenti di sconforto?

E’ capitato, soprattutto se le cose non andavano. In bici facevo quello che dovevo fare, però è capitato di pensare che questa volta non avrei trovato squadra. Quando hai una certa età, la domanda che ti poni quando sei in difficoltà è chi te lo faccia fare. «Smetti, sei patetico», te lo dici da solo, mentre magari da giovane non lo fai. I momenti difficili ci sono in tutte le stagioni e a tutte l’età, la differenza è l’entusiasmo con cui le affronti. L’incoscienza del giovane è diversa dalla motivazione di uno che ha passato tante battaglie.

Con quale obiettivo parti per il Giro?

Sarebbe duro non dichiarare che voglio fare classifica. Ci devo arrivare con quella mentalità, per avere delle motivazioni più solide. Non è uguale partire all’avventura, tirando a campare.

Finora Pozzovivo ha corso Coppi e Bartali e Tour of the Alps, trascorrendo il resto del tempo in altura
Finora il lucano ha corso Coppi e Bartali e Tour of the Alps, trascorrendo il resto del tempo in altura
Quali risposte cercherai in questa settimana? Che cosa ti manca?

Essere di nuovo brillante, com’ero fino a due settimane fa. Ho corso al Tour of the Alps, la velocità di gambe l’ho fatta in corsa. Sono stati cinque giorni belli tirati, ho recuperato bene e ora serve semmai qualche richiamo. Quello che voglio è vedere attraverso i test che ci finalmente ci sono. Un grande Giro non ti perdona. Una volta si cresceva, si perdeva peso durante la corsa. Adesso con l’arrivo in salita il terzo giorno, devi arrivare subito a posto. Perciò quello che voglio è ritrovare la brillantezza e scacciare i cattivi pensieri. Lavorerò ancora, poi scenderò dall’Etna, farò una tappa nella casa di Cosenza. E poi andremo a vedere da vicino il Giro d’Italia… 

Pozzovivo all’amico Cataldo: «Ti aspetto a fine Giro»

31.03.2023
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CARPI – Quando gli abbiamo chiesto di parlare con lui della terribile caduta di Dario Cataldo al Catalunya, Domenico Pozzovivo ci ha anticipato la risposta annuendo con un sorriso sincero, quasi si aspettasse la nostra richiesta.

Pur toccando un argomento sempre molto delicato, che spesso si addentra nella sfera personale, eravamo certi di avere la disponibilità del 40enne scalatore della Israel-Premier Tech. Solo chi ha toccato con mano (letteralmente verrebbe da dire) il dolore del proprio corpo sull’asfalto, in un ciclismo che va sempre più veloce, può avere la necessaria sensibilità per dare il suo punto di vista. Il “Pozzo” nel corso degli anni ha saputo esorcizzare tutti gli infortuni subiti – e le relative conseguenze come operazioni e problemi di postura – con un grande spirito e con quel briciolo di ironia che gli riesce bene. Ecco cosa ci ha detto.

Botta e risposta al cellulare

Il 20 marzo Pozzovivo e la sua Israel arrivano all’hotel Parco di Riccione per la Coppi e Bartali del giorno dopo. Nel frattempo la prima tappa della Volta a Catalunya si conclude con la vittoria di Roglic su Evenepoel e con la botta pazzesca di Cataldo a 5 chilometri dal traguardo.

Il bollettino comunicato dalla Trek-Segafredo sarà pesante. Sintetizzando: frattura della testa del femore sinistro e dell’acetabolo destro, due fratture delle vertebre, costole multiple rotte, pneumotorace bilaterale e frattura della clavicola sinistra. Domenico, che in carriera si è rotto più di venti ossa e ha subito più di quindici operazioni chirurgiche, manda immediatamente un messaggio al suo amico Dario.

Abruzzesi. Il giorno dopo la caduta di Cataldo, Ciccone vince e gli dedica il successo
Abruzzesi. Il giorno dopo la caduta di Cataldo, Ciccone vince e gli dedica il successo

«Volevo giusto sincerarmi del suo morale – racconta Pozzovivo – perché so che quel tipo di cadute sono dure da assorbire. L’ho sentito subito bene e mi ha fatto piacere dargli il mio sostegno una volta di più. Ovviamente, senza mettergli fretta, gli ho detto che lo attendo presto in riva al lago a pedalare con me (abitano entrambi nella zona di Lugano, ndr).

«Dario mi ha risposto abbastanza velocemente considerando tutto – continua il lucano – senza dirmi quando ci vedremo però è stato brillante. Quando uno minimizza il proprio grave infortunio, significa che è già oltre la fase critica. Anch’io ho sempre fatto così (sorride, ndr). Dicevo che era solo una botta che passava. Quando pensi sempre a poter rimediare, vuol dire che sei già proiettato bene per recuperare».

2018. Cataldo e Pozzovivo durante la recon del Lombardia insieme a Nibali, Gasparotto, Aru e Orrico (foto instagram)
2018. Cataldo e Pozzovivo durante la recon del Lombardia insieme a Nibali, Gasparotto e Orrico (foto instagram)

Consigli preziosi

Pozzovivo e Cataldo sono corridori esperti, eppure i consigli non si rifiutano mai da chi una situazione l’ha già vissuta più di una volta. E tutto torna utile.

«In base alla mia esperienza – spiega “Pozzo” – so che si preconizzano determinati tempi di recupero. Ma proprio su questi o sulle prognosi ho imparato sulla mia pelle che bisogna sempre dividere per due, come la conversione euro-lira (sorride, ndr). Siamo atleti di alto livello e abbiamo capacità di recupero fuori dal normale. Quindi non bisogna demoralizzarsi sulle tempistiche che vengono prescritte nelle maniere burocratiche. Da lì in poi, nel recupero bisogna cercare di essere al limite del rischio ma senza andare a compromettere le situazioni. D’accordo anticipare i tempi, ma usando la testa».

Pozzovivo in carriera ha subito più di 15 operazioni che gli hanno modificato la postura in bici
Pozzovivo in carriera ha subito più di 15 operazioni che gli hanno modificato la postura in bici

La testa giusta

Sappiamo bene che dopo le cadute, dal punto di vista fisico vengono stimati dei tempi della ripresa. Ma dal punto di vista morale quanto ci si mette? Che pensieri passano per la testa? Pozzovivo conosce le risposte.

«E’ un po’ una situazione che tira l’altra – analizza – nel senso che quando tocchi il fondo a causa di una caduta importante, c’è il lato positivo perché vedi che i miglioramenti. Soprattutto all’inizio sono molto rapidi. Quello che ti deve dare la spinta è non guardare troppo in là ma vedere giorno per giorno ed essere soddisfatti dei progressi che riesci a raccogliere.

«Il pensiero di smettere di correre ti balena nel cervello – prosegue – quando sei lì al pronto soccorso, in attesa degli esami e di capire cosa ti sei fatto, hai questa idea. Poi però sparisce alla svelta, specie quando iniziano a… provocarti dal punto di vista psicologico. Quando i medici ti dicono che farai fatica a recuperare da quell’infortunio ecco che scatta qualcosa. Inizi già a reagire. Loro giustamente si attengono alle loro competenze e ti dicono così per prendersi qualche responsabilità in meno. Restano prudenti e li comprendo. Comunque nella testa di Dario non ho sentito questo mood negativo di voler smettere».

Cataldo è arrivato alla Trek-Segafredo lo scorso anno come guida per Ciccone ed è diventato un leader del team
Cataldo è arrivato alla Trek-Segafredo lo scorso anno come guida per Ciccone ed è diventato un leader del team

Appuntamento in bici

«In ogni caso – conclude Pozzovivo – il recupero da infortuni del genere viene agevolato anche da tutte le persone che hai attorno. Famiglia, amici, compagni di squadra, lo staff ed anche il proprio agente. Ci sono tante persone, ma la prima è la compagna, fidanzata o moglie a seconda delle situazioni in cui si è. E’ lei che subisce tutto nel bene o nel male (sorride, ndr). Dario continuo a sentirlo e gli ho mandato un ulteriore messaggio, fissando un appuntamento. Questa estate dopo il Giro d’Italia ci faremo quelle sane pedalate di recupero assieme».

Cavagna e Schmid. Dominio Wolfpack alla Coppi e Bartali

25.03.2023
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CARPI – Apre Cavagna e chiude Cavagna, ma Schmid conquista la generale facendo fruttare al massimo tre secondi posti. La Soudal Quick-Step domina e vince per la prima volta la Settimana Internazionale Coppi e Bartali, che sta diventando sempre di più un banco di prova significativo per chi ambisce a prendersi i gradi di capitano in corse di uno status maggiore.

La crono di Carpi ha espresso il verdetto che in tanti si aspettavano fin dall’inizio della gara. Fra i tanti c’era anche Davide Bramati, diesse del “Wolfpack”, che conosce bene le qualità di Cavagna e Schmid su percorsi del genere, ma che tuttavia restava cauto prima della partenza della crono dello svizzero. Alla fine il pericolo sarà scampato.

Cavagna ha vinto la crono di Carpi in 22’12” alla media oraria di 50,270 km/h
Cavagna ha vinto la crono di Carpi in 22’12” alla media oraria di 50,270 km/h

«Dopo la vittoria di Remi ed il secondo posto di Mauro a Riccione – spiega mentre scende dall’auto dopo aver accompagnato i suoi atleti nella ricognizione – ero certo che fosse più il secondo a fare la corsa che il primo. Remi è in condizione, ma è pesante per tracciati come questo. Quando davanti aprono il gas lui fatica. Poteva salvarsi se avessero fatto strappi e salite ad un passo regolare o più basso. Mauro invece è molto più adatto e sa andare forte in tappe come quelle che abbiamo fatto finora. A crono va bene, ma non ha un margine troppo alto e dovrà difendersi andando a tutta perché dietro c’è qualcuno che va più di lui».

Italia portafortuna

Nel nostro Paese, Mauro Schmid si trova a proprio agio, grazie anche alle sue abilità maturate su Mtb e nel ciclocross. La vittoria più bella è quella della tappa degli sterrati a Montalcino al Giro del 2021. L’anno scorso alla Coppi e Bartali aveva vinto la prima frazione a Riccione e oggi ha conquistato la generale. In teoria potremmo rivederlo al Giro in supporto a Evenepoel, ma intanto ci parla della prova contro il tempo di Carpi in cui ha chiuso all’ottavo posto.

«La cronometro è stata molto difficile a causa del vento – racconta il 23enne di Bulach mentre scende dal podio con due mortadelle da cinque chili l’una come premio – e la mia prestazione ha risentito del fatto che non riuscivo a fare il passo che volevo. Ho cercato di non strafare nella prima parte del tracciato per tenermi delle energie nella seconda che prevedeva tante curve e rilanci. Mi basavo anche sui tempi degli avversari più diretti per avere dei riferimenti. Ho cercato di controllare al meglio la situazione ma alla fine ho sofferto.

«La mia stagione – prosegue Schmid – è stata molto buona finora. In Australia sono andato bene (quinto al Tour Down Under, ndr) poi abbiamo vinto la cronosquadre al UAE Tour. Adesso qua ho vinto la generale e già dall’anno scorso pensavo che un giorno avrei potuto farlo. Naturalmente devo ringraziare la squadra che in questi giorni mi ha permesso di stare davanti proteggendomi nei momenti più delicati. Sono molto contento anche delle due vittorie di Remi (il compagno Cavagna, ndr) e penso che questa sia stata una settimana perfetta».

Sorride Davide Bramati. Con Schmid e Cavagna la sua Soudal-Quick Step ha dominato la Coppi e Bartali
Sorride Davide Bramati. Con Schmid e Cavagna la sua Soudal-Quick Step ha dominato la Coppi e Bartali

Il podio e Pozzo

Nella generale a ruota del team belga è arrivato un blocco della EF Education-EasyPost. La formazione statunitense, che si porta a casa la tappa del mix “gravel-pista” di Forlì con Healy, alla vigilia della crono sperava di ribaltare tutto negli ultimi 18,6 chilometri. Invece ci è riuscita a metà completando podio finale con Shaw ed Healy (che ha spodestato il combattivo Calzoni della Q36,5 che doveva testarsi su un esercizio del genere) piazzando Padun quarto.

Il giovane Leo Hayter della Ineos Grenadiers riesce ad entrare nella top five proprio grazie alla crono finale scalzando l’eterno Pozzovivo. Lo scalatore della Israel Premier Tech non era convinto di poter salire sul podio o mantenere la quinta piazza, ma era comunque certo che non avrebbe perso troppo terreno da altri rivali. Rivedere “Pozzo” così pimpante è stato un segnale incoraggiante per lui e per i suoi tifosi. Ci aveva detto pochi giorni fa che puntava a centrare un piazzamento nei dieci e lui ha fatto meglio. La sua condizione psico-fisica è in crescita e al Tour of the Alps siamo sicuri che lo vedremo ancora protagonista.

Pozzovivo, le ambizioni di un “giovane” quarantenne

23.03.2023
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RICCIONE – La forza di Pozzovivo è davvero quella di ripartire quasi da zero senza piangersi addosso e demoralizzarsi. Sotto il punto di vista morale, Domenico è un corridore indistruttibile a scapito degli evidenti segni che porta sul corpo.

E “Pozzo” non disdegna nemmeno la battuta quando gli ricordiamo che una delle ultime volte che lo avevamo visto erano le classiche italiane d’autunno. «Eh, bei tempi quelli in cui andavo forte in salita», ci dice sorridendo prima della nostra chiacchierata.

“Pozzo” si sta già ben integrando nella Israel-Premier Tech. La Coppi e Bartali gli serve anche per questo
“Pozzo” si sta già ben integrando nella Israel-Premier Tech. La Coppi e Bartali gli serve anche per questo

Salite romagnole

Nelle prime due tappe della Coppi e Bartali lo scalatore della Israel-Premier Tech ha dimostrato di avere sempre il solito feeling con la salita, anche se la forma migliore sta arrivando. Sull’arrivo ondulato di Longiano ha chiuso decimo, ovvero nel gruppo che inseguiva i sette fuggitivi, regolati dal californiano Sean Quinn della EF Education-Easy Post. Ora Pozzovivo è ottavo nella generale a meno di un minuto da Schmid (nuovo leader) e guarda avanti con fiducia.

«La prima tappa – racconta Domenico – è stata molto nervosa, con tanti sali e scendi, salite brevi ed esplosive. Personalmente mi è andata bene, perché sono riuscito ad arrivare nel primo gruppo inseguitore di Cavagna. Oggi invece (ieri per chi legge, ndr) c’erano pendenze in doppia cifra. In entrambe le tappe ero lì a battagliare con i migliori nei momenti cruciali. Nei prossimi giorni ci sarà ancora il terreno per fare qualcosa».

Sulle salite in doppia cifra attorno a Longiano, Pozzovivo non si è fatto trovare impreparato
Sulle salite in doppia cifra attorno a Longiano, Pozzovivo non si è fatto trovare impreparato

«La condizione non è male – continua – e comunque l’obiettivo, praticamente sempre quando metto il numero sulla schiena, è quello di fare classifica in queste gare. Alla vigilia della Coppi e Bartali avevo l’ambizione di fare una classifica dignitosa. Magari pensare di riuscire a centrare una top ten non sarebbe stato male. Ecco, qui a Longiano ce l’ho fatta e procediamo così».

Il ritorno

L’inverno incerto che ha vissuto Pozzovivo lo conosciamo. La delusione del mancato rinnovo con la Intermarché Circus Wanty è stata rimpiazzata dalla gioia dell’ingaggio con la Israel, con cui poteva iniziare a correre prima.

«Sarei dovuto rientrare alla Tirreno-Adriatico – spiega – ma sarebbe stato difficile farlo perché ci sono stati un paio di intoppi. Uno burocratico e uno di salute. Avevo preso la bronchite di rientro dal Teide e così ho dovuto stoppare improvvisamente quella che era già una buona condizione. Tuttavia mi sono rimesso in sesto abbastanza presto».

Generazioni a confronto. Marco Frigo e Domenico Pozzovivo hanno diciotto anni di differenza
Generazioni a confronto. Marco Frigo e Domenico Pozzovivo hanno diciotto anni di differenza

«Mi è dispiaciuto tanto non poter continuare con la mia vecchia squadra – prosegue nella sua analisi – anche perché mi è costato a livello tecnico. Ho dovuto passare un inverno in autogestione, senza sapere quando avrei iniziato a correre, qualora mi avesse chiamato qualche altra formazione. Mi ero posto fine febbraio come termine per iniziare a correre. Quella condizione che avevo trovato è servita a poco visto che ormai è roba di un mese e mezzo fa. Sono convinto però che quel lavoro mi tornerà utile qua alla Coppi e Bartali. Dopodiché inizierò a prepararmi per il Giro d’Italia».

Prossimi traguardi

Proprio la corsa rosa è casa sua. A maggio Pozzovivo sarà alla 17ª partecipazione: ininterrottamente presente dal 2010. Ma con quali reali obiettivi partirà, tenendo conto della sua carta d’identità?

«Non mi dispiacerebbe fare un Giro sulla falsariga di quello dell’anno scorso – dice con estrema serenità – con ottime prestazioni in salita. Anche lì punto a fare una top ten. Alla mia età, che saranno 41 anni il prossimo novembre, sarebbe notevole rispettare questo tipo di ambizioni. Durante la mia carriera sono sempre stato meticoloso ma forse il segreto e la difficoltà al tempo stesso è quella di non porsi delle abitudini. Bisogna sempre cambiare e tenersi aggiornato, stando al passo con i giovani che pongono l’asticella sempre più in alto. Se mi fossi arenato sulle prestazioni di 5-6 anni fa non sarei qua, perché non sarei competitivo per quello a cui ambisco».

Pozzovivo è sempre uno dei corridori più acclamati dal pubblico. E lui non si sottrae mai agli autografi
Pozzovivo è sempre uno dei corridori più acclamati dal pubblico. E lui non si sottrae mai agli autografi

«Ora gli obiettivi sono due: essere performante nelle gare a tappe più brevi – conclude – poi essere protagonista come l’anno scorso nelle ultime classiche della stagione. In particolare il Lombardia mi è rimasto sul gozzo per via della caduta che mi ha costretto al ritiro, ma cercherò di rifarmi. Ho firmato solo un anno di contratto, ma non escludo di poter correre anche nel 2024. Vediamo come sarà questa annata che è ancora tutta da correre».

Con chi firma Pozzovivo? Forse prenderlo è un affare

19.01.2023
4 min
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A chi farebbe comodo Pozzovivo in squadra? La domanda è un osso che mastichiamo da qualche giorno, da quando è parso chiaro che fra i grandi ancora senza contratto, ufficializzato Cavendish all’Astana Qazaqstan Team, Domenico rischia di essere il più difficile da piazzare.

A questo punto, ci sarà anche chi gli suggerirà la pensione, ma la volontà di certi atleti vale più delle sensazioni di chi li osserva, soprattutto se sentono di voler ancora dimostrare qualcosa. Anche perché le prestazioni offerte dal lucano in questi ultimi anni sono state ben più lusinghiere rispetto a quelle di atleti più celebrati.

Al Giro dell’Emilia, Pozzovivo terzo dietro i due più forti in salita: Pogacar e Mas, che ha vinto
Al Giro dell’Emilia, Pozzovivo terzo dietro i due più forti in salita: Pogacar e Mas, che ha vinto

Quali squadre

Squadre WorldTour che abbiano ancora posti liberi ci sono. La Ag2R, la Bahrain Victorious, la stessa Intermarché e la Jumbo Visma, la Soudal Quick Step e la Trek-Segafredo. Volendo essere realisti è chiaro che forse soltanto la Intermarché potrebbe avere un vantaggio dall’ingaggio di Domenico, non avendo l’uomo di classifica per il Giro d’Italia. Ci sarebbe stato un posto anche alla Astana, ma assieme a Cavendish è arrivato Cees Bol e i corridori sono saliti a quota 30.

Subito sotto, la Israel e la Lotto si trovano nella stessa posizione (la squadra belga, vista la rimodulazione dei punti UCI potrebbe tornare sui suoi passi e venire al Giro). Perché non ragionare della Eolo-Kometa che avrebbe qualcuno da affiancare a Fortunato o della Q36,5 del suo mentore Ryder Douglas che lo avrebbe voluto ancora con sé e del suo amico Nibali di cui (con Lello Ferrara) anima il canale su Twitch?

Infine la Green Project Bardiani, la squadra in cui Pozzovivo è passato professionista e che con lui sulle strade del Giro potrebbe avere un’altra carta da giocare, da affiancare al rischioso cercare gloria in qualche fuga. Pare che Reverberi non voglia più corridori troppo maturi, forse deluso dalla recente esperienza con Battaglin e Modolo, ma probabilmente Pozzovivo è una storia diversa.

Pozzovivo, classe 1982, ha concluso per 7 volte il Giro nella top 10. Nel 2012, sopra, ha vinto la tappa di Lago Laceno
Pozzovivo, classe 1982, ha concluso per 7 volte il Giro nella top 10. Nel 2012, sopra, ha vinto la tappa di Lago Laceno

Il bottino dei punti

In questo momento, Domenico probabilmente è fuori in bici, come ogni giorno da trent’anni. Lo scorso anno firmò il contratto con la Intermarché-Wanty-Gobert nel giorno di San Valentino, per questo la speranza di trovare squadra arde forte. Quando si accasò alla NTT che sarebbe poi diventata Qhubeka, firmò a Natale, ancora in ripresa dall’infortunio di agosto, quando fu investito da un’auto. «Mi hai venduto che ero zoppo – disse lo scorso anno al suo manager – perché non dovresti piazzarmi ora che sono sano?».

E il 2022 gli ha dato ragione, con una serie di risultati che renderebbero fiero qualsiasi corridore più giovane di lui. Miglior italiano alla Freccia Vallone, 8° al Giro d’Italia (in cui perse quasi 5 minuti nella caduta del Mortirolo per problemi meccanici), 9° allo Svizzera, 5° all’Agostoni, 3° al Giro dell’Emilia dietro Mas e Pogacar.

Alla fine dell’anno, il suo apporto al bottino della squadra ammontava a 714 punti: sesto nel ranking interno. Kristoff, che ne ha portati a casa 2.124 se ne è andato, come lui Hermans (1.007 punti) e Pasqualon (514).

Un dato è palese: lo scorso anno un corridore con quei punti se lo sarebbero conteso. Ora che il triennio è appena ripartito – benedetto cinismo dello sport professionistico – se ne può fare a meno con più leggerezza.

Crono di Verona del Giro 2022, chiuso in 8ª posizione: risultato che parla di un atleta altamente efficiente
Crono di Verona del Giro 2022, chiuso in 8ª posizione: risultato che parla di un atleta altamente efficiente

Numeri da ragazzino

Domenico ha compiuto 40 anni il 30 novembre e la sensazione, se fosse per lui, è che il viaggio potrebbe proseguire ben oltre quest’anno. Alla ripresa degli allenamenti a novembre, nonostante la stagione sia finita male con la caduta del Lombardia, in un test fatto senza neppure crederci troppo ha letto un valore di 6,3 watt/kg. In una delle interviste dello scorso anno, fu lui ad aprirci il mondo sulla necessità per i corridori più maturi di andare a cercare margini di miglioramento in attenzioni mai avute prima. Chi ci è riuscito è ancora lì che combatte, altri si sono fermati.

Alla Intermarché, che in teoria lo avrebbe voluto confermare, nel frattempo è arrivato Bonifazio, portando in dote i suoi 449 punti, a conferma del fatto che a questo giro i punti non si guardano.

Abbiamo evitato di chiamare Pozzovivo per non fargli sempre le stesse domande, cui non ha risposte da dare, se non ribadire la sua ferrea volontà di andare avanti. Nonostante i dubbi legati all’età e alle cadute e nonostante sia chiaro che le pretese non possano più essere quelle dei tempi migliori, più passa il tempo e più sembra assurdo che uno così non trovi un ingaggio.

A Sassotetto con Pozzovivo. Rapporti, watt, tattica

07.12.2022
5 min
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In attesa di conoscere il suo futuro, Domenico Pozzovivo continua ad allenarsi sodo. Il lucano è un veterano e mette a nostra disposizione la sua esperienza per conoscere la salita di Sassotetto, il grande arrivo in salita della prossima Tirreno-Adriatico. Da Sarnano ai 1.465 metri della cima, laddove ci sono gli impianti di risalita di Sassotetto-Bolognola, ci sono da affrontare 13,1 chilometri.

Il “Pozzo” nazionale ha scalato diverse volte la salita incastonata sugli splendidi Monti Sibillini. E una delle ultime volte è stata proprio alla Tirreno. Era il 2018, vinse Mikel Landa e lui, all’epoca in Bahrain-Merida (foto di apertura), arrivò 12° ad appena 6” dallo spagnolo. Basta imbeccarlo sull’argomento che Domenico fa subito centro.

Domenico, si torna sul Sassotetto. Con grande probabilità è qui che si deciderà la Corsa dei Due Mari…

E il giorno dopo c’è la tappa dei muri. E ormai che è insidiosa lo sanno anche… i muri! Comunque sì: ci sta che possa essere decisiva.

Che salita è?

L’ho fatta diverse volte, è una salita impegnativa. Non ha mai pendenze impossibili, ma è pur sempre una scalata di quasi 15 chilometri. Poi dipende molto da dove s’inizia a contare i chilometri: se dal paese o se dal bivio poco più avanti. E’ un Terminillo, ma più corto. L’unica differenza è che la salita reatina ha un tratto di recupero nel mezzo (Pian de Rosce, ndr), mentre Sassotetto ce l’ha nel finale.

Quale può essere per te il passaggio chiave?

C’è un drittone in cui si può fare la differenza, laddove attaccò Landa nel 2018. Adesso non ricordo di preciso il punto, ma dovrebbe essere tra i 4,5-5 chilometri dal traguardo. La pendenza c’è ed è il punto giusto se si vuole scavare un certo margine, anche perché poi gli ultimi due chilometri sono facili.

Come si approccia questa salita?

E’ diversa dalla scalata singola, perché quest’anno arriva subito dopo due salite concatenate. E nel ciclismo moderno qualche squadra potrebbe mettersi a fare il ritmo alto, già dalla scalata che precede Sassotetto.

Cambia tanto?

Abbastanza. Non hai margine di recupero. Scollini, c’è una piccola discesa e subito la salita finale. Quindi uno sforzo che sarebbe dovuto durare 35′-40′ diventa di un’ora.

Tra Abruzzo e Marche, poca pianura. Quest’anno ci saranno due brevi salite ad anticipare la scalata finale
Tra Abruzzo e Marche, poca pianura. Quest’anno ci saranno due brevi salite ad anticipare la scalata finale
Che rapporti si utilizzano?

Io su una scalata così sono un po’ al limite con il 53, viste le scale posteriori attuali. Penso ad un 53×30-28, ma visto che è lunga ipotizzo un 39×18. Un 39×21 nei tratti più duri. 

Scusa Domenico, ma allora perché non pensare ad un 42? Tu sei scalatore e vai di potenza…

In effetti con la mia pedalata un rapporto più grande davanti ci sta. Oggi Shimano per esempio ti propone il 40 e va bene, il 42 non lo so. A quel punto preferisco direttamente il 53. Fino all’8% scelgo il 53: se sono salite lunghe di 4-5 chilometri non ho dubbi. Se invece sono più lunghe magari vado di 39. Io ho un tipo di pedalata che non devo frullare. Poi in allenamento ci si concentra anche su certe cadenze, ma in corsa quando sei a tutta privilegi ciò che ti è “più comodo”.

Quanto conta stare a ruota?

Conta abbastanza. E infatti l’ultima volta, anche quando andarono via, furono in due o tre e si diedero i cambi. E’ fondamentale stare a ruota nell’ultimo chilometro, perché è molto veloce. Mentre il rettilineo finale tira un po’. Devi uscire proprio negli ultimi 150-200 metri. E’ un chilometro asfissiante, che si fa con le gambe piene di acido lattico. Uno di quelli che se in volata fai 700 watt è grasso che cola. Sei poi ti capita Pogacar che ne fa 900 ti lascia lì! Impossibile per noi comuni mortali.

C’è solo la pendenza a dare fastidio?

E poi c’è il vento – Pozzovivo è davvero interessato e rilancia lui gli spunti tecnici – ma su questa salita si sente poco. Giusto se ci fosse tramontana o vento da Est potrebbe favorire un po’ la scalata. Mentre inciderebbe di più nel chilometro e mezzo finale. Nel caso venisse da Ovest sarebbe contro. Ma di base si sale parecchio sotto parete, c’è il “muro dei Sibillini” che ti ripara.

Sassotetto presenta dei tornanti ampi. La curva non è durissima, ma all’uscita la strada tira e anche bene. Come si affronta questo genere di curva?

Nel mio caso, tornando al discorso della pedalata, non conviene prenderlo troppo stretto. Se invece si è dei corridori che frullano, che per fare watt devono fare alte cadenze, si può anche tagliare la curva: puntare all’interno e lavorare col cambio. Un’altra cosa che conta in questo caso è la posizione. Se c’è un gruppetto ancora folto, già in ventesima piazza arriva un po’ di frustata… e non è piacevole. Meglio stare tra i primi dieci: si riduce l’effetto elastico.

Quante calorie si consumano su una scalata simile? E come ci si alimenta?

Beh – fa due conti Pozzovivo – è la salita finale, si fa a tutta… 600 calorie si bruciano tranquillamente. Si prende un gel ai piedi della salita e poi ci si aiuta con le borracce, che ormai contengono maltodestrine. Anche se io preferisco l’acqua. Prendo un altro gel a metà salita o un po’ prima.

Pozzovivo, l’obiettivo è guarire (e firmare il contratto!)

26.10.2022
5 min
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L’ultima in ordine di tempo è stata al Lombardia. Pozzovivo e le cadute non fanno quasi più notizia, ma solo rabbia. Tanta rabbia.

«Mi sono rialzato tipo stuntman – dice e intanto sorride – e mi sono detto che non mi ero fatto poi tanto male. Poi invece al Pronto Soccorso hanno cominciato a fare l’elenco. Ed è venuta fuori una frattura composta del tubercolo superiore, dove i muscoli si inseriscono nella cuffia della spalla. La frattura della falange del mignolo della mano sinistra e due costole. Per la prima fortunatamente non è servito operare, conoscendo il soggetto e la mia capacità di convivere con qualcosa di rotto. Prognosi di 6 settimane che per me sono diventate 3. Quel che ha dato davvero fastidio sono state le ferite, per i primi 10 giorni sono state impegnative. Al punto che non riuscivo a cambiare le garze da solo».

La caduta al Giro di Lombardia ha chiuso in anticipo la stagione di Pozzovivo (immagini Tv)
La caduta al Giro di Lombardia ha chiuso in anticipo la stagione di Pozzovivo (immagini Tv)

Ancora qualche giorno in Calabria, poi Domenico e sua moglie Valentina torneranno nella quiete di Morcote, in Svizzera. Lei sta per laurearsi in Ingegneria a Cosenza e mentre parliamo è in cantiere per il tirocinio. Quel che manca perché l’inverno sia giusto è la firma sul contratto e francamente si spera che “Pozzo”, 40 anni da compiere a fine novembre, non dovrà aspettare come l’anno scorso.

L’anno scorso c’era l’attenuante della Qhubeka che aveva chiuso…

Esatto, c’era un valido motivo. Sto aspettando e spero di chiudere prima che arrivino i saldi di fine stagione, perché non lo troverei dignitoso. Non sono il tipo che stressa il suo manager (Raimondo Scimone, ndr), aspetto di essere chiamato. E intanto faccio esercizi di training autogeno (sorride, ndr). Abbiamo valutato anche altre piste rispetto alla Intermarché-Wanty, ma l’obiettivo è rimanere con loro. Offerte di squadre professional sono pure arrivate, ma considerando la situazione ce le saremmo aspettate un po’ più alte.

Dopo il Giro, la Vuelta per preparare il finale di stagione: nel 2022 per Pozzo 73 giorni di gara
Dopo il Giro, la Vuelta per preparare il finale di stagione: nel 2022 per Pozzo 73 giorni di gara
Che valutazione dai di questo 2022?

Per come è partito e per come è finito, sarebbe meglio non parlare. Ma la parte centrale mi è piaciuta molto, sarebbe stato un anno da 9 se fossi riuscito a fare il Lombardia che avevo in mente. I due mesi di long Covid hanno fatto da moltiplicatore al bene che stavo. Prima avevo pianificato di entrare nei 10 al Giro dopo l’incidente e ci sono riuscito, avendo per giunta sognato per un po’ di andare sul podio.

Abbiamo esposto a Valverde la tua teoria sul confronto con i giovani che ti ha spinto a migliorarti ed è totalmente d’accordo.

Serve ancora più motivazione. E poi, parlando di atleti di una certa età, la conoscenza porta a commettere meno errori. E ridurre gli errori diventa il vero fronte su cui lavorare. I prodromi della prossima stagione potrebbero essere nella condizione che ho mostrato nelle ultime gare. Con il vantaggio che l’asimmetria conseguenza dell’incidente si sta riducendo sempre di più.

In vista delle tre crono del Giro, Pozzovivo spera di poter lavorare sulla bici da crono
In vista delle tre crono del Giro, Pozzovivo spera di poter lavorare sulla bici da crono
Merito delle terapie?

Merito degli accorgimenti che sto adottando empiricamente. Non c’è un software che possa determinare la biomeccanica giusta per me. Continuo a fare aggiustamenti e intanto lavoro con fisioterapisti e osteopati. Il cambiamento così rapido dei materiali di inizio anno su di me si è riflesso in modo importante. Non sono passaggi indifferenti.

Alla vigilia dell’ultimo Giro lamentasti il non aver potuto mettere a punto la bici da crono.

E lo confermo, è l’unico aspetto su cui non ho lavorato e per il Giro che viene sarebbe importante. E’ importante avere le spalle coperte quando la corsa parte con una prova già abbastanza lunga.

Che effetto ti farà tornare a Lago Laceno, dove vincesti nel 2012?

Parliamo di un’altra epoca Undici anni dopo, mi sento di dire che sarà una salita di scarsa selezione. Io arrivai da solo, poi un altro e poi il gruppo. L’anno prossimo vedo un arrivo con 15-20 corridori. E’ diverso anche il contesto.

Nel 2023, la 4ª tappa del Giro arriverà a Lago Laceno, dove nel 2012 vinse Pozzovivo
Nel 2023, la 4ª tappa del Giro arriverà a Lago Laceno, dove nel 2012 vinse Pozzovivo
Cioè?

Nel 2012 era l’ottava tappa e prima c’erano parecchie altre salite più impegnative di quelle che si affronteranno nel 2023. Quella fu una tappa di 230 chilometri da 6 ore e 6 minuti, la prossima saranno 50 chilometri in meno. E poi ci sarà il controllo del primo arrivo in salita, mentre allora c’era già stato l’arrivo a Rocca di Cambio il giorno prima.

Quando torni in Svizzera?

Penso la settimana prossima, anche perché devo fare delle radiografie di controllo. Ormai non conto più le fratture, ma con le ultime ho sicuramente superato le 20. Se l’Enel cercasse me come ha fatto con De Marchi per degli spot pubblicitari, i miei dovrebbero girarli in un reparto di radiologia…

Rota si confessa e prenota un inverno di volate

07.10.2022
4 min
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Lorenzo Rota sarà al via del Giro di Lombardia, ma a completo supporto di Domenico Pozzovivo. Il corridore bergamasco avrebbe dovuto correre con i gradi di capitano, ma si è beccato una brutta influenza che gli ha impedito di mantenere alta la condizione. I primi sintomi al Giro dell’Emilia, poi il ritiro alla Tre Valli Varesine. Un paio di giorni per effettuare i tamponi ed escludere l’infezione da Covid, quattro chiacchiere con la squadra, la consapevolezza di avere in “Pozzo” la solita certezza, quindi la decisione.

Lorenzo Rota ha 27 anni ed è pro’ dal 2016. Prima dell’Intermarché, è stato con Bardiani e Vini Zabù
Lorenzo Rota ha 27 anni ed è pro’ dal 2016. Prima dell’Intermarché, è stato con Bardiani e Vini Zabù

Quasi otto

Meglio così, altrimenti la sua stagione rischiava di finire a Wollongong, sul camper della nazionale. Lì, con la testa piena di rimorsi, incassata tra il palmo delle mani e il volto disperato per l’occasione persa, aveva solo una spia luminosa che ronzava nella mente: il Lombardia. Del resto quest’anno si parte dalla sua (per motivi di origini) Bergamo e arriva nella “sua” (perché quell’arrivo gli piace assai) Como.

«Mi dispiace  – ha detto il corridore della Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux – perché con la partenza nella mia città ci tenevo particolarmente ad essere protagonista, soprattutto dopo il mondiale. Quella è la mia distanza ideale, le salite del finale come Civiglio e San Fermo, si adattano alle mie caratteristiche. La mia annata è stata comunque positiva. Se dovessi darmi un voto? Tra il sette e mezzo e l’otto».

Fra Pozzovivo e Petilli, nel 2022 Rota ha conquistato il Sazka Tour
Fra Pozzovivo e Petilli, nel 2022 Rota ha conquistato il Sazka Tour

Lezioni da imparare

Una stagione in cui Rota ha seminato moltissimo e ha raccolto poco, se non il successo finale al Sazka Tour in Repubblica Ceca e un successo di tappa nella stessa corsa. Le occasioni, quelle ghiotte, se le era create mica in corse di secondo livello. Secondo nella tappa del Giro con arrivo a Genova. Secondo al campionato italiano. Fuori dalle medaglie mondiali quando a qualche centinaio di metri dal traguardo assaporava il dolce sapore che può avere un metallo. Secondo al Giro di Toscana. Oldani, Zana, il gruppo dei big, Hirschi gli avversari che lo hanno beffato. E da cui, forse, c’è qualcosa da imparare per il futuro. Lorenzo lo sa e con la voce ancora rauca si sforza di guardare all’inverno e alla prossima stagione. 

«Non ho mai corso per stare davanti a giocarmi le vittorie – ammette – quindi non mi sono mai dedicato molto alle volate. Primo mea culpa. Detto questo, viste le performance di quest’anno lavorerò duro su questo fondamentale. Ci sarà da curare sia l’aspetto tecnico e atletico, sia quello strategico. Confido anche che da queste occasioni il bagaglio della mia esperienza possa essere più ricco».

Il mea culpa più grosso del mondiale è per Rota non aver ascoltato Bennati e aver lasciato la ruota di Evenepoel
Il mea culpa più grosso del mondiale è per Rota non aver ascoltato Bennati e aver lasciato la ruota di Evenepoel

La ruota di Remco 

A questo punto, il bergamasco riavvolge il rullino dei ricordi e prosegue con le “penitenze” sportive, tornando alle consegne ricevute in Australia e parzialmente disattese.

«Al mondiale – confessa – ho commesso due errori: non rimanere appiccicato ad Evenepoel quando è scattato (era un tratto interlocutorio, che ho sottovalutato) e non attaccare ai piedi della salita in vista dell’arrivo per non dovermela giocare in volata. Ho aspettato lo scollinamento, ma era tardi ed una volta giunti sul rettilineo finale, ho visto i fantasmi del Giro di Toscana, quando Hirschi mi ha fatto passare avanti e mi ha messo in una condizione di svantaggio. Non volevo commettere lo stesso errore, ho aspettato, ma tutti sappiamo come è andata a finire. Sulle altre occasioni penso che siano dinamiche di corsa da rispettare, che fanno parte del gioco. Un conto è parlare seduti sul divano, un altro farlo in sella alla bicicletta dopo 6-7 ore di corsa. E poi ci sono gli avversari. Oldani, ad esempio, è più veloce di me, la sconfitta va accettata».

Secondo al Toscana, costretto da Hirschi a una volata scomoda
Secondo al Toscana, costretto da Hirschi a una volata scomoda

Mas e Pogacar

E se partire da Bergamo a fari spenti contribuisse a morigerare il suo correre così spadaccino, che potrebbe essere una delle cause di questi successi mancati proprio sul più bello? 

«Se ho gambe – spiega – mi piace ravvivare la corsa, non subirla. Anche al Lombardia avrei magari potuto pensare ad un attacco da lontano fossi stato al top. Tutto però dipende dalla condizione e dai ritmi di corsa».

Forse lui a Como avrà già tirato i remi in barca, godendosi il lungolago come si fa al termine di un duro allenamento e sperando di vedere Pozzovivo tra i big. Se così non fosse, chi sono i suoi reali favoriti? «Mas – risponde secco – e poi Pogacar».