Davide Stella, Sei Giorni di Gand

Stella a Gand: sei giorni di festa, musica e divertimento

29.11.2025
5 min
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L’inverno di Davide Stella lo ha visto pedalare in giro per il mondo tra parquet e strada, dal mondiale di Santiago del Cile su pista al Criterium a Singapore con Vingegaard e Milan. Ma per il classe 2006 del UAE Team Emirates Gen Z il richiamo della Sei Giorni di Gand è stato troppo forte per rinunciare quella che è la gara più bella per gli amanti di questa disciplina. Una settimana nel cuore del ciclismo, tra birre, giri di pista a velocità folli, musica e un mare di gente.

«Ero venuto qui anche lo scorso anno – racconta Stella – e quella di Gand si conferma una delle Sei Giorni più belle da correre in assoluto. La manifestazione prevede anche gare per la categoria under 23, le giornate sono meno frenetiche e si ha modo di guardare i grandi darsele di santa ragione. 

A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, Sei Giorni di Gand
A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, i due hanno corso insieme alla Sei Giorni di Gand
A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, Sei Giorni di Gand
A sinistra Matteo Fiorin con Davide Stella, i due hanno corso insieme alla Sei Giorni di Gand

Preparatori e pista

Alla Sei Giorni di Gand le gare iniziano alla sera, intorno alle 18,30, con le prove riservate agli under 23. Dopo un’ora e mezzo nella quale i giovani scaldano il pubblico, come se ce ne fosse bisogno, entrano in pista i pezzi da novanta. Lo spettacolo inizia e per Stella e gli altri si apre il sipario sul mondo che verrà.

«Nella Sei Giorni di noi under – spiega ancora Stella – si corre molto meno rispetto agli elite, cosa che in questa parte dell’anno va anche bene. Siamo nel mezzo della ripresa invernale e i preparatori ci fanno fare tante ore a bassa intensità. Diciamo che una corsa in pista contrasta un po’ con il programma, però per una settimana si può fare. Anzi, io mi sento di stare meglio. Per i primi tre giorni noi under 23 correvamo due gare: una corsa a punti singola con due manche, dove le coppie venivano divise in numeri bianchi e neri. Poi la seconda prova era il giro lanciato. Mentre gli altri tre giorni avevamo la madison al posto della corsa a punti».

Davide Stella, Sei Giorni di Gand
Stella e Fiorin hanno corso nelle gare riservate agli under 23
Davide Stella, Sei Giorni di Gand
Stella e Fiorin hanno corso nelle gare riservate agli under 23
Hai corso in coppia con Fiorin, come vi siete organizzati con la logistica?

Eravamo in trasferta con la nazionale, quindi l’alloggio e gli spostamenti ce li hanno organizzati loro. Per il resto ci organizzavamo noi la giornata: la sveglia era abbastanza comoda visto che correvamo la sera. Io avevo con me anche la bici da strada e uscivo per fare qualche ora di allenamento. Una volta tornato riposavo, insieme a Fiorin giocavamo a Mario Kart e poi si andava in pista.

Che clima c’era una volta arrivati?

L’atmosfera era bellissima, uno spettacolo unico. E’ sia una corsa di ciclismo che uno show. Ogni sera dopo le nostre gare ci fermavamo a guardare quelle degli elite e ci siamo divertiti tantissimo, soprattutto perché era l’ultima in pista di Elia Viviani. Essere presenti a questo addio, dopo averlo visto vincere il mondiale qualche mese fa, è stato emozionante. 

Quanto prima correvate?

Questione di minuti, noi iniziavamo alle 18,30 mentre gli elite alle 20. La cosa bella è che potevamo scegliere se sederci in tribuna o rimanere in mezzo ai corridori. Per vedere bene la corsa era meglio andare in tribuna, ma facevamo fatica a trovare un posto libero (ride, ndr). 

Com’è vivere la corsa tra il pubblico?

Bello perché la maggior parte della gente se ne intende di ciclismo, tutti sanno come funzionano le varie prove. Poi in Belgio conoscono tutti i ciclisti, prendevano d’assalto anche me! Il più gettonato però era Viviani, diciamo che tra la sua carriera e la maglia di campione del mondo era difficile che passasse inosservato. 

Sei Giorni di Gand, pubblico
A Gand l’evento porta con sé sei giorni di festa e divertimento
Sei Giorni di Gand, pubblico
A Gand l’evento porta con sé sei giorni di festa e divertimento
Siete stati anche con Viviani?

Andavamo spesso a trovarlo tra una gara e l’altra. Però loro rimanevano poco nel parterre, tra una gara e l’altra ci saranno stati forse venti minuti di pausa. Ci siamo goduti ogni momento, poi sono arrivati anche Lamon, Ganna e Consonni per fargli una sorpresa e siamo stati tanto anche con loro. Diciamo che le sere una birretta post gara ce la siamo bevuta, mentre intorno a noi andava avanti la festa.

Una vera festa, che effetto fa viverla in prima persona?

Il DJ della Sei Giorni penso sia uno dei più bravi che abbia mai visto. Per prima cosa se ne intende di ciclismo e capisce i movimenti della corsa e dei corridori. Ogni atleta, quando attacca, ha la sua colonna sonora. Oppure a ogni passaggio o situazione lui cambia ritmo e coinvolge tutto il pubblico. Quando correvamo nel giro lanciato ogni coppia poteva scegliersi la canzone che preferiva.

Michele Scartezzini, Elia Viviani,Filippo Ganna, Simone Consonni, Sei Giorni di Gand 2025
La Sei Giorni di Gand è stata l’ultima corsa su pista di Viviani, qui con Scartezzini, Ganna e Consonni che sono venuti a fargli una sorpresa
Tu e Fiorin che canzone avete scelto?

Pedro di Raffaella Carrà, il remix. Mentre Viviani aveva “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri. 

Quindi appuntamento per il 2026?

Speriamo in un altro invito! Adesso ho collezionato tre maglie della Sei Giorni. I colori li decidono l’organizzazione insieme agli sponsor. Quest’anno insieme a Fiorin avevo il verde. Poi lui non ha corso l’ultimo giorno perché è stato male, mi sono trovato a correre con un belga. Così ora a casa ho anche una maglia rossa.

Juan David Sierra e Davide Stella, madison, mondiali pista 2025, Santiago del Cile

Stella e Sierra: un mondiale su pista con i consigli di Viviani

01.11.2025
5 min
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Il mondiale su pista a Santiago del Cile ha portato le emozioni e la gioia di vedere Elia Viviani ancora una volta protagonista sul parquet. Un’ultima volta per il “Profeta”, il quale ha lasciato la squadra che negli anni ha saputo costruire insieme a Marco Villa. Chiudere un cerchio con la maglia iridata nell’eliminazione è un qualcosa di unico e incredibile, come detto dallo stesso Viviani al termine della corsa.

Il veronese ha saputo seminare e far crescere quel germoglio della pista, ora diventata una pianta capace di dare frutti pieni di talento e voglia di seguire le orme di Viviani. Tra questi ci sono due ragazzi che hanno condiviso con la nazionale l’ultima corsa del pistard azzurro: Davide Stella e Juan David Sierra. Questa è la coppia che a Santiago del Cile ha corso nella madison, i due giovani entrambi al primo mondiale su pista tra gli elite si sono difesi e hanno capito cosa vuol dire correre tra i grandi.

Davide Stella, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Davide Stella oltre alla madison ha corso anche nello scratch terminando la prova al diciannovesimo posto
Davide Stella, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Davide Stella oltre alla madison ha corso anche nello scratch terminando la prova al diciannovesimo posto

Resistenza e velocità

Davide Stella risponde mentre si trova a Istanbul, direzione Singapore. Lì correrà due criterium su strada e concluderà la sua prima stagione da under 23. Un giro del mondo in meno di una settimana, considerando che la nazionale è tornata dal Cile martedì scorso, il 28 ottobre. 

«Questo mondiale – dice Stella – è stata una bella esperienza, nello scratch non ho corso come avrei voluto. Mentre nella madison le sensazioni erano buone, anche il mio compagno Sierra stava bene, ma il livello tra gli elite è completamente diverso. Ci abbiamo provato e più di così era difficile fare, un decimo posto che è sicuramente un buon punto di partenza. 

«Quella di Santiago del Cile – continua – è stata la madison più veloce della storia, corsa a una media 60.6 chilometri orari. Un battesimo intenso ma utile per capire tante cose, passare dai 120 giri delle prove giovanili ai 200 della gara elite è un bel salto. La gestione della tattica è differente, si va all’attacco con l’obiettivo di conquistare il giro di vantaggio. In un’occasione ci siamo anche riusciti, quindi le nostre soddisfazioni ce le siamo portate a casa».

L’approccio del Profeta

Per due atleti alla prime esperienze nelle corse elite su pista avere accanto una figura come quella di Viviani è stato importante. Elia non ha mai negato una mano o un consiglio, anche se qualcosina già si conosce.

«Viviani era uno di noi – dice Stella – del gruppo, faceva da guida e da consigliere. E’ sempre stato il mio idolo e averlo vicino è stato qualcosa di incredibile, faceva un certo effetto parlarci. Ho parlato tanto con lui, soprattutto per quanto riguarda l’eliminazione. Mi ha detto come gestisce il riscaldamento e come suddivide la prova, mi sono accorto che qualcosa lo facevo già. Per il resto ho preso appunti nella mente, in particolare per la gestione in gara. Non posso dirvi cosa mi ha detto, sono i consigli di un campione del mondo».

Juan David Sierra, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Juan David Sierra ha preso parte anche all’omnium, concluso in dodicesima posizione
Juan David Sierra, mondiali pista 2025, Santiago del Cile
Juan David Sierra ha preso parte anche all’omnium, concluso in dodicesima posizione

L’esperienza di Sierra

Juan David Sierra, invece, è a casa sua, a Rho alle porte di Milano. La stagione è finita e ora è a casa a riposare e dare una mano in famiglia. Tra pochi giorni arriverà una sorellina e ci sono tante cose da fare, oltre a godersi il momento. 

«La Federazione ci ha dato una grande occasione – analizza Sierra – perché non è da tutti i giorni correre un mondiale su pista senza pressioni esterne, ma solo per fare esperienza e provare a fare il meglio possibile. Ho corso in due specialità olimpiche: omnium e madison. Nella prima avrei potuto fare un po’ meglio, ma sono gare che insegnano molto. Per quanto riguarda la madison ha ragione Stella. Il livello era altissimo e siamo andati davvero forte. Inoltre la nostra coppia era di gran lunga quella più giovane in gara, considerando che abbiamo rispettivamente 20 anni io e 19 anni Stella.

Elia Viviani, Juan David Sierra, madison, Grenchen (foto Augusto De Nando)
Sierra ha avuto l’occasione di correre una prova di madison in coppia con Viviani poco prima dei mondiali in Cile (foto Augusto De Nando)
Elia Viviani, Juan David Sierra, madison, Grenchen (foto Augusto De Nando)
Sierra ha avuto l’occasione di correre una prova di madison in coppia con Viviani poco prima dei mondiali in Cile (foto Augusto De Nando)

A ruota di Viviani

Il cammino di Sierra insieme a Viviani è stato più lungo, considerando che i due hanno anche condiviso il parquet proprio qualche settimana prima del mondiale. 

«Con Viviani – racconta Sierra – abbiamo passato tanti momenti a Montichiari dove ci ha dato tantissimi consigli. Inoltre ho avuto la fortuna di essere in camera con Lamon in Cile, gli ho fatto un sacco di domande, in particolare sulle Olimpiadi. Come si prepara un appuntamento del genere, come lo si gestisce e soprattutto cosa si prova a vincere una medaglia d’oro».

«Quando guardi Viviani da vicino – dice ancora Sierra – capisci come non sia un campione per caso. E’ molto meticoloso sui materiali, tanto che gli ho detto di restare nel giro della nazionale e di venire in pista a darci una mano. Io non conosco tanti aspetti e lui può essere una figura estremamente utile per il nostro gruppo».

«Inoltre – conclude – ho anche avuto l’occasione di correre una madison, una decina di giorni prima del mondiale, insieme a Viviani a Grenchen. E’ stato incredibile. Gli ho fatto un sacco di domande tecniche, sui cambi, su come lanciare il compagno e lanciarsi a propria volta, il posizionamento. Ve l’ho detto che deve rimanere nel giro, ha troppo da insegnare!».

Il bilancio di Santiago, Salvoldi ora vede la luce

Il bilancio di Santiago, Salvoldi ora vede la luce

01.11.2025
6 min
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E’ passato qualche giorno dai mondiali su pista di Santiago e le emozioni, forti, lasciano il posto a quella che deve essere una disamina obbiettiva della situazione da cui l’Italia è uscita dal consesso iridato. Ci sono tanti motivi per sorridere ma anche altri per riflettere, perché la concorrenza estera è sempre più forte e se si ragiona in termini olimpici è chiaro che c’è tanto da fare, come il cittì Dino Salvoldi sa bene.

Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo

Nel suo giudizio sulla trasferta cilena, Salvoldi ha un occhio positivo ma alquanto disincantato: «Sono soddisfatto in relazione alle aspettative che avevamo prima di partire. Soprattutto non credevo che saremmo tornati anche con qualche rammarico, perché pensavo onestamente di essere più lontano, rispetto alla preparazione che avevamo fatto. A parte qualche gara dove non siamo andati bene, ho avuto la percezione che la distanza non sia così ampia come temevo, ora che siamo all’inizio del cammino olimpico. Quindi un po’ di rammarico c’è per qualche risultato che alla fine poteva essere perfino migliore di quello che si è poi concretizzato e mi riferisco soprattutto al quartetto».

E’ un segnale importante per la prossima stagione perché significa partire da un po’ più avanti rispetto a quello che pensavi…

Questo mi fa essere ottimista, ma sarà vero se riusciremo a mettere in pratica i passi che mi sono ripromesso per aggiungere quel che serve per essere competitivi. Considerando che il nostro è un gruppo molto giovane e che c’è bisogno di una certa continuità negli allenamenti. Questo periodo sarà importante per me per prendere contatti con le squadre e stabilire tempi e modalità per gli atleti d’interesse nazionale, ma molto dipenderà dalle qualificazioni olimpiche.

Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un'esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un’esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un'esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un’esperienza davvero importante per lui
Quando avrai un quadro più preciso?

A dicembre dovrebbero essere comunicate le modalità di qualificazione, insieme ai percorsi delle gare su strada e quindi ci orienteremo di conseguenza. E’ chiaro che molto dipende anche dalla volontà individuale di far parte di un progetto, di avere degli obiettivi.

In questo senso quanto è stato importante secondo te per i ragazzi aver vissuto direttamente con i propri occhi l’ultima parte dell’epopea di Viviani?

I ragazzi e io – risponde Salvoldi – abbiamo vissuto non solo il mondiale ma anche l’ultimo mese di preparazione e quindi la sua professionalità e applicazione negli allenamenti. Averlo con noi durante il nostro periodo di preparazione, il fatto di allenarsi insieme sicuramente ha offerto degli stimoli e delle prospettive per ragazzi che vedono quel livello ancora lontano, ma realizzabile. Ma questo discorso lo estendo anche a Ganna e a Consonni che sapevo non ci sarebbero stati a questi mondiali, ma sono venuti a Montichiari, quando hanno potuto, a fare allenamento insieme ai ragazzi.

Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto, al di là dell'11° posto finale
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto e a Salvoldi è piaciuto
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto, al di là dell'11° posto finale
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto e a Salvoldi è piaciuto
Temi che ci sia su di te un po’ di pressione in più, relativamente al discorso degli olimpionici?

E’ stato il mio primo mondiale negli Elite, per me ogni opportunità è uno stimolo, non mi mette pressione né paura. Con loro c’è un discorso da costruire passo dopo passo nel corso dei prossimi due anni ed è fortemente legato alla definizione del sistema di qualificazione olimpica. Dopo dicembre avremo le idee più chiare e potremo ragionare, definire con più chiarezza quella che potrebbe essere la programmazione.

Potrebbero esserci anche loro?

Tutto nasce dalla volontà individuale di esserci. Calendario, accordi con le squadre, se c’è la volontà da parte del corridore diventano tutti aspetti successivi, se non secondari. E per quelli che sono i feedback che ho io in questo momento mi sento piuttosto ottimista sulla volontà da parte di tutti di poter disporre del gruppo migliore.

Sierra ha fatto sognare nell'omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli manca ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell’omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli mancano ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell'omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli manca ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell’omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli mancano ancora esperienza e tenuta
Dall’altra parte c’è però il pericolo che si guardi sempre ai grandi e non ai giovani…

Su questo voglio essere chiaro. I risultati potranno venire da chi ha già dato tanto, ma ha ancora fame, e da chi si deve ancora esprimere, affermare, e non sa quali margini possa avere. Non saranno gli stessi per tutti, non avremo a breve altri 5 o 6 Ganna o Viviani, ma un paio di ragazzi che potranno emergere o esplodere io dico che li avremo.

Vedendo le prove dell’omnium e della madison, Sierra e Stella hanno fatto vedere a tratti delle cose molto belle. Il risultato finale secondo te è stato dettato dalla mancanza di esperienza o dalla mancanza di resistenza viste le caratteristiche delle due prove?

Aggiungerei a questi due fattori un terzo – ribatte Salvoldi – la prudenza, dettata da me. Stella è un 2006, junior fino allo scorso anno, Sierra un 2005 che non aveva mai fatto un omnium di livello internazionale così alto. Insieme hanno affrontato un’americana di 50 chilometri con coppie affermate. Un piazzamento migliore poteva essere nelle loro gambe, ma è stato limitato dalla prudenza soprattutto nella prima parte di gara perché non c’erano riferimenti sulla loro tenuta. Nell’omnium e nella madison anch’io sono stato molto contento di come si sono espressi. Nel dopo gara, infatti, sono stati avvicinati da parecchi campioni e corridori più esperti che gli hanno fatto i complimenti per il loro atteggiamento in gara.

Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Guardando le altre nazioni, è andato tutto come ti aspettavi?

Ci sono state squadre che si sono presentate con tutti i titolari, ad esempio la Danimarca o l’Olanda stessa. Altre che hanno portato metà squadra o più del 50 per cento dei principali atleti, noi siamo quelli che hanno fatto più cambiamenti. Se penso soprattutto al quartetto identificandolo come riferimento di squadra. Ci sono state nazioni che hanno schierato individualità giovani come abbiamo fatto noi, ma erano comunque atleti già conosciuti di una generazione più avanti alla nostra, cioè parlo di atleti dai 24 anni in su, i nostri erano ventenni. Questa è stata la differenza sostanziale che mi fa essere ottimista, pur sapendo che nell’immediato, almeno nei prossimi due anni, fare risultato serve.

Tante medaglie e tanti segnali. Salvoldi mette un po’ d’ordine

26.07.2025
5 min
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Una trasferta per certi versi difficile quella vissuta dalla nazionale italiana ad Anadia (POR) per gli europei juniores e under 23 su pista. Siamo nell’anno postolimpico e Dino Salvoldi ha spesso specificato come questa stagione sia importante per cercare risposte nella costruzione della nazionale che poi dovrà andare a caccia della qualificazione olimpica. Dall’altro lato la ristrutturazione dei quadri tecnici ha avuto un effetto, rallentato i tempi di lavoro e per questo il testo lusitano era visto non senza apprensione.

Proprio da queste considerazioni parte l’analisi del tecnico azzurro, che visti suoi incarichi deve anche differenziare più di prima l’occhio verso i più giovani come verso coloro che sono alle porte della nazionale maggiore.

Ad Anadia l’Italia ha conquistato complessivamente 22 medaglie di cui 9 d’oro, finendo seconda nel medagliere
Ad Anadia l’Italia ha conquistato complessivamente 22 medaglie di cui 9 d’oro, finendo seconda nel medagliere

«Complessivamente sono chiaramente soddisfatto, ma devo fare un distinguo. Per gli juniores ho la consapevolezza di aver fatto il percorso giusto e di aver presentato una squadra competitiva. Al contrario, negli under 23 avevo un po’ di dubbi perché c’è stata discontinuità nella preparazione, oltre al fatto di avere iniziato tardi. Per una serie di imprevisti non abbiamo avuto modo di prepararci e quindi arrivare con i ragazzi al meglio delle loro potenzialità».

Alla luce di questo i risultati (ricordando che l’Italia ha chiuso seconda nel medagliere) assumono quindi una luce diversa?

Sì, perché ho avuto delle conferme, ma soprattutto indicazioni utili in prospettiva, sul materiale umano che abbiamo a disposizione.

Ancora un titolo europeo per Davide Stella, che ha svettato nello scratch. Per Salvoldi è un punto fermo
Ancora un titolo europeo per Davide Stella, che ha svettato nello scratch. Per Salvoldi è un punto fermo
Queste difficoltà si sono ad esempio tradotte nell’impegno dell’inseguimento a squadre U23: quel bronzo ti ha lasciato un po’ l’amaro in bocca?

Alla fine il bronzo è stato un premio – risponde Salvoldi – perché è arrivato dopo tre prove e siamo andati progressivamente meglio. Potrei dire che la terza è stata la prima gara interpretata bene, con tutti gli automatismi proprio perché prima si sono visti i problemi della mancanza di lavoro insieme. E’ stata una prestazione consona a al livello che avevamo in quel momento. Sono tutte indicazioni che ho tratto e incamerato, i problemi tattici che abbiamo riscontrato ci serviranno per il futuro. Il tempo di lavoro mancato poi in gara lo paghi. E’ un bronzo che premia l’applicazione dei ragazzi, ma che non rispecchia il loro reale valore.

Parlavi prima degli juniores. Facendo il paragone con la generazione precedente, quella che adesso è under 23, che valore ha questa?

Vorrei innanzitutto sottolineare che è il quarto anno di fila che vinciamo e sempre con prestazioni cronometriche importanti. Sono frutto di un lavoro continuativo, che per i secondo anno è iniziato nel 2024 mentre per i nuovi è iniziato a dicembre inserendoli progressivamente. E’ un flusso continuo, che poi andrà avanti col cambio di categoria. Io con i ragazzi sono stato chiaro, questo è un anno dove si deve lavorare il più possibile perché probabilmente i mondiali 2026 saranno già qualificativi per Los Angeles e dovremo farci trovare pronti.

Vittoria nella corsa a punti per Juan David Sierra, dedicata al compianto Samuele Privitera
Vittoria nella corsa a punti per Juan David Sierra, dedicata al compianto Samuele Privitera
Proprio per le difficoltà che dicevi prima a proposito degli under 23, le vittorie di Sierra e di Stella hanno magari quel pizzico di valore in più perché raggiunte proprio non essendo al massimo della condizione?

Sì, infatti loro hanno questa grande abilità anche di tattica e di conduzione del mezzo. Anche se non sono al 100 per cento riescono comunque ad essere competitivi in quel tipo di gare, corsa a punti e scratch in quest’occasione. Io non mi preoccupo, è stato solo un problema di tempistica, secondo me più avanti, proseguendo nel lavoro, avremo molte più indicazioni. L’anno prossimo, quando partiremo dall’inizio, iniziando gli allenamenti prima, avremo un altro tipo di riscontri. In prospettiva, alcuni di questi giovani oggi under o juniores, potranno andare ad implementare il gruppo degli elite. Adesso c’è ancora un gap, serve lavoro costante.

E’ pesato il ritorno dei russi?

A livello juniores, ne avevamo già incontrati lo scorso anno ai campionati del mondo. Sono sempre stati forti, hanno sempre avuto grande tradizione e quindi non sono certo una sorpresa. Vedremo quanti e quali di loro continueranno a progredire, ma dobbiamo considerarli un fattore anche in ottica olimpica.

Renato Favero ha chiuso secondo nell’inseguimento, battuto dall’inglese Charlton. 3° Giaimi
Renato Favero ha chiuso secondo nell’inseguimento, battuto dall’inglese Charlton. 3° Giaimi
E ora?

Ora si torna a lavorare a testa bassa – avverte Salvoldi – perché dal 20 al 24 agosto abbiamo i campionati del mondo juniores che per noi sono il vero obiettivo. Questo è stato il primo passaggio, il primo momento di confronto, il mettere il numero sulla schiena dopo tanti allenamenti fatti insieme. Quindi adesso abbiamo un altro mese per arrivare al top della condizione. Con gli Under invece iniziamo a lavorare insieme agli elite per i mondiali di ottobre che ci daranno altre risposte in funzione del nostro vero target, la qualificazione olimpica. Abbiamo fatto delle buone prestazioni, 3’51” del quartetto nella finalina è tanta roba, ma dobbiamo renderci conto che non c’è tempo da perdere, perché le qualificazioni olimpiche sono davvero dietro l’angolo…

Stella subito vittorioso. Un talento sbocciato al Caneva

04.04.2025
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Il ruolino di marcia tenuto da Davide Stella in questo inizio stagione è di quelli importanti: in 18 giorni di gara 2 vittorie condite da 3 Top 5. Il suo ingresso del team UAE Gen Z è stato subito fragoroso. Parliamo d’altronde di un corridore che su pista è considerato un autentico talento, uno di quelli destinato a fare la storia e alle porte del compimento dei suoi 19 anni (lo farà il 14 aprile) sta riuscendo nel suo intento, dimostrare che ha valide carte da giocare anche su strada.

Nel team Gottardo Giochi Caneva Stella è rimasto ben 4 anni, fondamentali per la sua crescita
Nel team Gottardo Giochi Caneva Stella è rimasto ben 4 anni, fondamentali per la sua crescita

Chi conosce bene chi è Davide e quello che può fare è Michele Biz, suo presidente alla Gottardo Giochi Caneva: «Con noi è rimasto quattro anni, da quando è diventato allievo fino all’accesso nel devo team. Io non lo conoscevo ma me ne avevano parlato molto bene. Chiesi informazioni a Roberto Casani, il nostro tecnico e avute ampie garanzie su di lui abbiamo investito».

Che cosa ti aveva detto per convincerti?

Lo aveva tenuto d’occhio nel secondo anno da esordiente. Non sono stati i risultati a solleticare la sua attenzione, quanto il suo comportamento, in gara ma soprattutto fuori. Abbiamo visto il suo inserimento in famiglia, l’appoggio di questa alla sua attività, anche il fatto della tradizione nel suo territorio, il Goriziano, ha avuto il suo peso, abbiamo anche parlato con qualche amico della sua zona. C’erano tutti i presupposti per vedere quel che poi abbiamo visto e continuiamo a vedere.

Davide Stella insieme a David Zanutta, quando conquistarono il titolo italiano allievi 1° anno nella madison
Davide Stella insieme a David Zanutta, quando conquistarono il titolo italiano allievi 1° anno nella madison
Dal punto di vista tecnico?

Potrà sembrare strano ma da esordiente non aveva vinto titoli particolari, ripeto non è stato quello il lato che abbiamo preso in considerazione. Le sue caratteristiche tecniche sono rimaste inalterate, si vedeva subito che era molto veloce e che aveva qualità che andavano sfruttate. Aveva solo bisogno di essere seguito, indirizzato, fatto crescere nella maniera giusta. Da noi ha iniziato subito a vincere, ricordo che quando conquistò il titolo nazionale nella madison, al primo anno da allievo, era strafelice. Questo è il primo vero ricordo che ho di lui in gara.

Che cosa ti colpì di quel ragazzino?

Dopo averlo visto all’opera, eravamo andati a casa sua per parlare con la famiglia e chiudere l’accordo per prenderlo nel nostro team. Questa è un po’ una nostra tradizione, vogliamo che la scelta sia condivisa da tutta la famiglia, è importante conoscersi. La cosa che mi colpì fu la sua grande determinazione, il fatto che parlò subito non delle sue ambizioni personali, ma legate alla squadra, la volontà di dare un contributo alla crescita di tutto il gruppo. E questa determinazione la colsi anche in un episodio successivo.

Il friulano ha subito mostrato la sua predisposizione per la pista, dove da junior vanta ben 7 titoli vinti
Il friulano ha subito mostrato la sua predisposizione per la pista, dove da junior vanta ben 7 titoli vinti
Quale?

Era l’inverno e organizzammo una grande riunione con tutti i nostri ragazzi, allievi e juniores insieme. Si parlava di obiettivi da raggiungere nel corso della stagione. Lui consegnò un post.it che mi lasciò di stucco, c’era scritto “diventare campione del mondo”. Gli chiesi davanti a tutti se si rendeva conto di quel che aveva scritto, se l’aveva preso sul serio e lì si mostrò risoluto, disse che il percorso con noi doveva portarlo a quello. Ha avuto ragione…

Stradista o pistard? Voi avete appoggiato sempre la sua doppia anima tecnica, ma dove lo vedete meglio?

Noi abbiamo Nunzio Cucinotta che segue i nostri ragazzi su pista e mi disse subito che quel giovane aveva una particolare predisposizione per le specialità su pista, per questo sono convinto che non la debba mai lasciare e che sia quella la via maestra per raggiungere i suoi sogni. Su quel talento di base abbiamo lavorato tanto e tanto ancora Davide deve lavorare perché non vada disperso. La passione è rimasta, Davide sa bene che quella è una porta aperta verso la partecipazione olimpica, già a Los Angeles 2028, deve solo seguirla.

Su strada Stella si è messo in mostra da junior come un ottimo velocista. Ora ha già 2 vittorie in maglia UAE (fotobolgan)
Su strada Stella si è messo in mostra da junior come un ottimo velocista. Ora ha già 2 vittorie in maglia UAE (fotobolgan)
Sei rimasto sorpreso dal suo inizio di stagione alla UAE?

No, anzi devo dire che i suoi successi sono stati per me e per noi di tutto il gruppo la classica ciliegina sulla torta. La vittoria alla Volta ao Alentejo è arrivata proprio prima della presentazione della nostra attività per quest’anno, tenutasi sabato scorso. Abbiamo parlato di lui, di come si possano perseguire i propri sogni. Stella ha qualità innate, ha fatto un ingresso nel mondo dei grandi che non è comune, considerando che ha già all’attivo due vittorie.

Siete rimasti in contatto?

So che tecnici e compagni di squadra lo sentono ripetutamente, io gli ho mandato messaggi di congratulazioni, sa che per lui ci sono sempre. La cosa che mi piace di lui è che è uno costante, lo vedi vincere a inizio stagione come anche alla fine, tiene sempre una qualità di prestazioni alta perché non smette mai d’imparare, di crescere.

Il corridore di Monfalcone insieme a Juan David Sierra agli ultimi europei. Una coppia molto promettente
Il corridore di Monfalcone insieme a Juan David Sierra agli ultimi europei. Una coppia molto promettente
Vedendolo ora da lontano, che impressione ne trai?

Quella di un ragazzo che è esattamente dove voleva essere. Come quando vince, hai sempre l’impressione che sia una corsa quasi naturale, che non lo sorprende, ma che lui prende con consapevolezza. Sta acquisendo l’abitudine a vincere che è una dote necessaria per continuare a crescere, per raggiungere i suoi obiettivi. Sta facendo i passi giusti: non nascondo che qualche piccolo timore ce l’avevo nel suo passaggio di categoria, è sempre un’incognita, ma ha iniziato col piede giusto, ora deve solo proseguire.

Costruiamo il velocista con Fusaz: potenza, endurance e testa

08.02.2025
6 min
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La vittoria allo sprint di Davide Stella al Tour of Sharjah, primo successo azzurro del 2025, è stata una delle prime sorprese positive della stagione. Il velocista del UAE Team Emirates Gen Z è appena passato under 23 e ha già trovato modo di mettersi alle spalle corridori più esperti. Non di certo un parterre di primi della classe ma in pochi, forse nemmeno lo stesso Stella, avrebbe immaginato di iniziare così la sua avventura nel devo team emiratino. 

Parlando con Giacomo Notari, preparatore dei ragazzi alla UAE Gen Z, è emerso che Stella nel ritiro di dicembre già dava del filo da torcere a velocisti del calibro di Molano. Lo stesso coach non si era detto troppo sorpreso, sottolineando però come il processo di crescita fosse ancora lungo. 

Davide Stella e la volata al Tour of Sharjah che gli è valsa la prima vittoria con la UAE Team Emirates Gen Z (foto Tour of Sharjah)
Davide Stella e la volata al Tour of Sharjah che gli è valsa la prima vittoria con la UAE Team Emirates Gen Z (foto Tour of Sharjah)

Resistenza

Abbandonando le gesta sportive dello sprinter e del pistard azzurro ci siamo interrogati più ad ampio raggio. La domanda che ci frullava per la testa era: “come si costruisce un velocista?”. Siamo così andati a parlare con Andrea Fusaz, allenatore della Bahrain Victorious, per allargare il discorso e capire come si lavora per far emergere le qualità di un grande sprinter. 

«Vero – ci dice subito – un ragazzo di 18 anni può competere nello sprint secco contro un velocista più maturo. Se ha raggiunto una maturità fisica e già lavora bene sia in bici che in palestra il picco di potenza ce l’ha. La cosa difficile è farlo arrivare fresco dopo gare da 180, 200 o 250 chilometri. Oppure deve riuscire a fare una volata anche dopo una settimana di gara. Il primo passo è quindi inserire dei lavori di resistenza, che nel tempo però rischiano di far abbassare il picco di potenza massima».

L’endurance si migliora in allenamento e in gara, accumulando ore in bici
L’endurance si migliora in allenamento e in gara, accumulando ore in bici
Bisogna trovare il giusto equilibrio tra potenza e resistenza…

La vera sfida è riuscire a portare quel picco di potenza e di forza che di solito hanno dopo 120 chilometri a quando ne percorrono 250. 

Il picco di potenza quindi anche da giovani può essere importante?

Tendenzialmente sì, vi faccio un esempio: un corridore come Skerl a 20 anni aveva un picco di potenza di 1.800 watt. Il lavoro che si può fare, da questo punto di vista, è quello di metterli nelle condizioni di mantenere quei valori per più tempo, magari 12 secondi invece che 8 secondi. Si tratta di allungare la durata dello sprint e di creare resistenza, ma entra in gioco anche la durability

Ovvero?

La capacità di riuscire a performare, quindi a fare i tuoi numeri migliori, nonostante si siano consumate tante energie prima. Il primo sintomo che tende a farci fermare nel momento in cui andiamo a cercare di aumentare la resistenza di un atleta è il fatto che comincia a perdere potenza. 

La durability invece incrementa con il passare delle stagioni e degli anni
La durability invece incrementa con il passare delle stagioni e degli anni
Come si può compensare questa perdita di potenza?

Con le sedute in bici si va ad allenare la componente aerobica, a quel punto è naturale che si perda leggermente quel picco di forza, che va compensato con la palestra ed esercizi in bici. 

Tutti i ragazzi riescono a fare questo passo, ovvero aumentare la resistenza in maniera importante mantenendo comunque lo spunto veloce?

Ci sono vari esempi: alcuni atleti riescono a mantenere comunque il loro picco nonostante comincino a inserire tanto lavoro aerobico. Altri, invece, migliorano abbastanza sul passo, ma poi non sono più in grado di fare quei numeri che gli permettevano di vincere. E’ un equilibrio abbastanza leggero, si parla di uno sport che comunque è di endurance, quindi se il corridore spende troppo la prima parte non sarà in grado di farti lo sprint dopo.

Cosa intendi con tante ore di endurance?

L’endurance alla fine sono ore in bici, quindi cominci con allenamenti da quattro a cinque ore. Tendenzialmente un velocista non fa 30 ore alla settimana, si ferma a volumi molto minori. Il “problema” è riuscire a fare in modo che l’atleta sia in grado di sostenere un consumo di chilojoule elevato e che poi riesca a sprintare. 

In che modo si riesce a vedere se un atleta sta perdendo il picco di potenza?

Dall’allenamento. In una seduta di solito si mettono degli sprint all’inizio e alla fine. In questo modo si ha un doppio riferimento: da freschi pieni di energie e con tanto zucchero nel sangue e poi alla fine quando il fisico ha consumato 2.000-3.000 kcal. Se analizzando i dati si vede una grande differenza di valori vuol dire che ci si sta concentrando troppo sull’endurance. In quel caso si riducono le ore.

Quanto contano le caratteristiche fisiche? Tu hai parlato di Skerl che pesa 77 chili ed è alto 177 centimetri, ma hai allenato anche Milan che pesa 85 chili ed è alto 193 centimetri…

Milan è un velocista atipico. L’ho allenato da quando era junior e si è sempre visto come fosse in grado di fare numeri ottimi. Per la sua dimensione e la sua stazza forse Greipel faceva meglio. Però Milan arriva alla volata con una forza che nessuno riesce a mantenere. Per fare un altro esempio: Cavendish per i numeri che aveva riusciva a tenere e poi fare una volata alla fine di un Grande Giro e vincerla. Lui è stato veramente un velocista fenomeno con i numeri che aveva. Ma c’è un altro dettaglio che conta.

Quale?

La testa. A mio modo di vedere i velocisti che sono riusciti a primeggiare veramente sono quelli che hanno imparato dalle loro volate. Tutti gli sprinter arrivano all’ultimo chilometro, ma solo uno vince e tutto si gioca in secondi. C’è una componente di lucidità e di serenità che non può essere messa in secondo piano. 

Bruttomesso (sullo sfondo) dopo un anno nel WT si sta avvicinando ai velocisti più forti del gruppo
Bruttomesso (sullo sfondo) dopo un anno nel WT si sta avvicinando ai velocisti più forti del gruppo
Un altro ragazzo giovane con il quale state lavorando è Bruttomesso…

Lui sta crescendo un sacco. Sia lui che Skerl sono giovani di primo o secondo anno e il loro percorso è appena iniziato. Stanno facendo i passi giusti, l’endurance e la durability migliorano invecchiando. Con il passare delle stagioni riesci a percorrere quei 200 chilometri consumando sempre meno. Migliora la resistenza e l’ossidazione lipidica, ma allo stesso tempo rimane alta la capacità di produrre acido lattico e quindi potenza nel breve tempo. 

Quanto è importante far correre gli atleti su percorsi misti, anche da under 23?

Tanto. Tornando al discorso durability di prima: una corsa ondulata porta ad avere 150 variazioni di ritmo e 150 punti in cui si producono otto picchi di potenza per brevi tratti. Il velocista deve riuscire a sprintare dopo tutti questi sforzi, sia a livello metabolico che a livello muscolare e neuro muscolare. Poi se si parla di ciclismo moderno dobbiamo dire che la palestra ha un ruolo cruciale per lo sviluppo della forza esplosiva. Così com’è importante l’alimentazione, quindi la quantità di carboidrati che mangiano durante la gara o l’allenamento.

Stella: sprint vincente nel deserto, buona la prima!

28.01.2025
4 min
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La prima vittoria italiana della stagione 2025 porta la firma del giovane Davide Stella, velocista al suo primo anno nella UAE Team Gen Z. Un esordio coi fiocchi per il pistard classe 2006 che alla quinta e ultima tappa del Tour of Sharjah mette in fila tutti (in apertura foto Tour of Sharjah). Il talento della pista azzurra, che nel mondiale juniores dello scorso settembre ha portato a casa due ori e un argento, ha cominciato con il piede giusto anche su strada. 

Nel deserto, tra moschee e sabbia fa un gran caldo. Al termine della tappa raggiungiamo Stella al telefono. Lui e i compagni del devo team della UAE Team Emirates si trovano al Dubai Mall per festeggiare. Un giro per salvarsi dal caldo e per trovare un po’ di svago alla fine di dieci giorni impegnativi. 

«Siamo arrivati negli Emirati – dice Stella al telefono – il 18 gennaio per correre una gara inaugurale. Poi è iniziato il Tour of Sharjah. Nei primi giorni sono stato male, ho preso un virus intestinale che mi ha debilitato parecchio. Ho perso quattro chili di liquidi. Man mano che le tappe passavano stavo sempre meglio (lo testimonia il quinto posto nella seconda tappa, ndr)».

Stella ha conquistato il titolo iridato con il quartetto azzurro, per loro è arrivato anche il record del mondo
Stella ha conquistato il titolo iridato con il quartetto azzurro, per loro è arrivato anche il record del mondo

Energia ritrovata

I chilometri sono passati e la forza è presto tornata a impossessarsi delle gambe di Stella, che nella volata di oggi ha chiuso in bellezza il viaggio negli Emirati Arabi.

«Come sviluppo di gara – spiega il velocista – mi sono trovato bene, in queste gare il gruppo controlla l’andamento della tappa. Tutto è più lineare. La volata di oggi è stata abbastanza nervosa, non è stato facile gestirla, tanto che all’ultimo mi sono trovato solo. Dopo l’ultima rotonda ero rimasto indietro, così ho lanciato lo sprint ai 400 metri. Piano piano sono risalito, fino a superare il primo. E’ stato uno sforzo abbastanza simile a quello che faccio in pista, dove siamo chiamati a fare tanti secondi con picchi alti di potenza. Prima di partire per venire qui a correre sapevo di stare bene, per quanto riguarda il picco di potenza massima ero su ottimi livelli. Non ho ancora metabolizzato bene il successo, magari tra qualche ora sarò più consapevole. Però iniziare così è bello, molto».

Nella prima volata del Tour of Sharjah Stella ha ottenuto un quinto posto, serviva solo prendere le misure (foto Tour of Sharjah)
Nella prima volata del Tour of Sharjah Stella ha ottenuto un quinto posto, serviva solo prendere le misure (foto Tour of Sharjah)

La parola del coach

Al Tour of Sharjah, insieme ai ragazzi del UAE Team Gen Z, c’era anche Giacomo Notari. Il preparatore del devo team non è andato con i ragazzi a festeggiare, per lui e lo staff è tempo di fare le valige e preparare il rientro di tutti i materiali. 

«Che corridore sia Stella – racconta Notari mentre è indaffarato con le ultime cose da sistemare – lo abbiamo visto fin dai primi test e anche da ciò che ha fatto su pista. Con lui abbiamo impostato un lavoro che ci permettesse di mantenere e migliorare l’esplosività, tanto che ha continuato ad allenarsi su pista durante l’inverno. A livello anaerobico è tanto, tanto, ma tanto forte. Si tratta di un velocista puro e lo si è visto fin dal primo ritiro, quando faceva le volate con Molano e se la giocava. Ma uno juniores forte può giocarsela con un corridore più maturo nello sprint secco. Quello che deve migliorare Stella è la resistenza».

Davide Stella ha impressionato Notari per la sua potenza nello sprint (foto Tour of Sharjah)
Davide Stella ha impressionato Notari per la sua potenza nello sprint (foto Tour of Sharjah)

Cammino misurato

Quello che ha intrapreso Davide Stella con il UAE Team Gen Z è un cammino lungo. Oggi, e in generale in questi primi mesi, ha fatto il primo passo. Che poi questo abbia portato già a una vittoria è un segnale che fa ben sperare e mette tutti di buon umore. Ma il percorso è ancora lungo

«L’equilibrio da trovare – continua Notari – è delicato. Stella deve mantenere lo spunto veloce, quindi una fase anaerobica forte. Tuttavia per esprimersi al suo massimo nelle volate deve riuscire ad arrivarci fresco, per questo si deve migliorare nella parte anaerobica. Durante l’inverno ci siamo concentrati su tutte e due le fasi, con tante ore in Z2 per aumentare la resistenza e i lavori sulle volate e in pista per mantenere lo spunto.

«In queste tappe le distanze non erano proibitive, sono distanze che uno junior può reggere, si parla di 120 0 130 chilometri per tappa. Ciò su cui dovremo lavorare sarà arrivare dopo 150 o 170 chilometri con lo stesso spunto veloce. L’ho detto ieri ai ragazzi, voi siete nel devo team per crescere, nessuno vi chiede di vincere dieci gare, ma di arrivare pronti per il salto nel WorldTour. Poi se si vince meglio (dice con una risata, ndr) ma non deve essere un’ossessione».

Da juniores ai devo team: gli otto volti (+ uno) del ciclismo italiano

17.01.2025
6 min
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Nel 2025 saranno otto gli azzurri che passeranno under 23 in un devo team: Stefano Viezzi, Lorenzo Mark Finn, Andrea Bessega, Davide Stella, Enea Sambinello, David Zanutta, Ludovico Mellano e Luca Attolini. A questi si aggiunge un nono volto, che è quello di Roberto Capello. Quest’ultimo andrà a correre il suo secondo anno da juniores all’estero: al Team Grenke-Auto Eder. Una migrazione massiccia, segno che i nostri ragazzi attraggono lo sguardo delle grandi squadre che su di loro sono pronte a investire. Affrontiamo il discorso con Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, il quale è rimasto in contatto con loro fino a pochi mesi fa. 

«Partiamo con il dire – ci aggancia Salvoldi – che non conosco le motivazioni di ognuno di loro. Alcuni parlano, chiedono dei consigli, mentre altri vanno per la loro strada. Quello che differenzia l’andare in un devo team, oppure in una formazione come la Vf Group-Bardiani-CSF Faizanè, è la prospettiva che queste realtà offrono a medio termine. Solitamente i ragazzi firmano contratti di quattro anni con la formula “due più due” ovvero: due stagioni nel devo team e due anni già nel WorldTour (la squadra dei Reverberi non ha una formazione di sviluppo, quindi i ragazzi passano subito professionisti, ndr)».

Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z
Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z

Programmazione

La grande differenza che le formazioni di sviluppo offrono è un calendario di livello e la sicurezza di avere, nella maggior parte dei casi, già degli accordi per passare professionisti. Non è sempre così, e molti ragazzi scelgono comunque di fare il salto tra gli under 23 in un devo team piuttosto che rimanere in Italia. 

«In queste squadre – prosegue Salvoldi – i corridori affrontano un calendario di grande qualità e per lo più internazionale, cosa che una squadra continental italiana fatica a proporre, alcune eccezioni in positivo ci sono. In una squadra development si affronta la stagione con una programmazione diversa. Si corre un po’ meno ma per obiettivi, i ragazzi apprendono delle caratteristiche funzionali al mondo dei professionisti. Non si guarda alla continuità di rendimento ma a una crescita. Sono discorsi che esulano dal “è troppo presto, è troppo tardi”».

Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Tutti i ragazzi che passano nel 2025 sono pronti?

Penso di sì, tutti con possibilità e caratteristiche differenti. Sono diverse anche le squadre, quindi generalizzare diventa un rischio. 

Ad esempio Lorenzo Finn continua un percorso iniziato nel 2024, quando era ancora juniores. 

Avete detto un nome non a caso. Lui è l’esempio di un corridore che ha le qualità naturali per diventare un professionista che gareggia per i grandi risultati. E’ tutto un altro modo di correre, improntato a vincere. Finn è l’esempio di uno che è pronto subito ad un certo tipo di attività, la stagione scorsa ne è un esempio (in apertura foto Maximilian Fries).

Poi c’è chi si è guadagnato questa occasione a suon di risultati, come Bessega e Sambinello

Questi due si sono guadagnati lo spazio nei rispettivi devo team grazie ai risultati ottenuti da juniores. Magari per il profilo di carriera che potranno fare non sarà di primo livello, cosa paragonabile a chi non ha avuto la stessa occasione. 

Ad esempio?

Andrea Donati e anche suo fratello Davide. Il secondo, che è più grande di un anno, ha fatto la prima stagione da under 23 alla Biesse Carrera e poi è passato al devo team della Red Bull-BORA-hansgrohe. Lo stesso cammino si prospetta per Andrea, il quale correrà con la Biesse nel 2025. 

Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Andrea Donati non ha ottenuto grandi risultati da juniores…

Non conta solo questo. Chi fa le selezioni all’interno dei team di sviluppo dovrebbe guardare il risultato legato alla prestazione. Un conto è vincere un campionato del mondo alla Lorenzo Finn, un altro è vincere tante gare restando sempre a ruota. Una figura che ha il compito di cercare il talento dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle prestazioni. I risultati contano fino a un certo punto. 

Per chi arriva da squadre juniores italiane un salto del genere rischia di essere troppo grande?

No. Il ciclismo si sta evolvendo e questo processo fa parte di un normale cammino di adattamento che coinvolge anche le squadre juniores. Quello che si faceva fino a un po’ di anni fa ora non basta più. Per i ragazzi approcciarsi a queste realtà nuove e professionali è solamente uno stimolo. Si sentono seguiti, controllati e li domina la curiosità, come giusto che sia nei giovani. Entrano in una routine, è come se fosse un lavoro.

Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Poi ci sono Attolini, Mellano e Zanutta che sono passati con la XDS Astana Development, consideri il loro passaggio più “soft”. 

Se intendete dire che sia meno impattante perché trovano più italiani direi di no. Non so che calendario faranno ma stiamo comunque parlando di una formazione di sviluppo di un team WorldTour.

Cosa pensi di questi tre ragazzi?

A mio avviso Mellano e Sambinello sono equiparabili. Sono i ragazzi che hanno avuto maggiore continuità durante la passata stagione. A livello di piazzamenti non hanno saltato una gara, erano sempre tra i migliori nelle corse più importanti del calendario italiano. Zanutta è un corridore di qualità, lui è un esempio di coloro che sono stati valutati per i numeri e non per i risultati ottenuti, alla pari di quanto fatto dalla UAE Team Gen Z con Davide Stella. 

Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Rimane Roberto Capello, che prende il posto di Finn alla Grenke-Auto Eder. 

E’ un atleta che in salita ha tantissima qualità, nonostante sia all’inizio del suo secondo anno da juniores. Si tratta di un corridore che è abituato a fare certi volumi di allenamento. Per concretizzare questi numeri in risultati deve migliorare molto tatticamente e nella guida della bici, ma è nel posto giusto. La Grenke-Auto Eder non prende i ragazzi a caso…

Sambinello e Stella: il primo impatto con il mondo UAE

24.12.2024
5 min
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Enea Sambinello e Davide Stella stanno già assaporando le emozioni del loro primo anno da under 23. I due ragazzi italiani, classe 2006,  sono diventati parte del UAE Team Gen Z e hanno passato due settimane in Spagna. Un ritiro introduttivo ma con l’obiettivo già di pedalare insieme ai nuovi compagni.

Sulle calde sponde iberiche hanno trovato ad accoglierli il preparatore dei futuri campioni del UAE Team Emirates: Giacomo Notari. In questi giorni il team emiratino ha radunato tutti sotto lo stesso tetto: campioni affermati, giovani promesse e atleti esperti. 

Enea Sambinello a destra in prima fila, aveva già fatto qualche giorno di ritiro con il team UAE Gen Z nell’inverno della scorsa stagione (foto Instagram)
Enea Sambinello a destra in prima fila, era già stato in ritiro con il team UAE Gen Z nel 2023 (foto Instagram)

Un veloce ambientamento

Li abbiamo contattati l’ultimo giorno di ritiro, per farci raccontare in un’intervista doppia, in che modo si sono ambientati e che sensazioni hanno provato nell’indossare la maglia del team numero uno al mondo.

SAMBINELLO: «E’ andato tutto benissimo. Queste due settimane sono volate e non posso che essere contento di quello che abbiamo fatto. Anzi, è andato tutto oltre le mie aspettative. Arrivare nella squadra numero uno al mondo mette un po’ di timore. Soprattutto se arrivi da una realtà juniores a una internazionale». 

STELLA: «Sono arrivato in Spagna con un po’ di timore per i ritmi della preparazione. Qui c’è tanta salita e avevo paura di soffrire, invece ho retto bene. Quasi oltre le mie aspettative e ne sono felice».

Davide Stella, al centro, ha colpito per i risultati ottenuti su pista e per i suoi valori nei test
Davide Stella, al centro, ha colpito per i risultati ottenuti su pista e per i suoi valori nei test
Che impatto è stato?

SAMBINELLO: «Bello! Alla fine ti trovi a parlare con dei corridori che hai visto solamente in televisione. Però non ci sono barriere, è stato come se li conoscessi da sempre. Mi aspettavo che il salto fosse più disorientante, ma la grande organizzazione della squadra non ti fa mai sentire solo. Hai una figura di riferimento per ogni ambito: nutrizione, preparazione, massaggi, medici…».

STELLA: «Per me il primo impatto è stato forte, entrare in una squadra così grande inizialmente mi ha fatto sentire un po’ spaesato. Non sapevo bene dove fossi. L’ambientamento poi è proseguito bene, la fatica maggiore forse è con la lingua ma ci si abitua. Durante gli allenamenti, chilometro dopo chilometro ti sblocchi e tutto va meglio».

Come ti senti ad essere parte del team numero uno al mondo?

SAMBINELLO: «Quando mi fermo e ci penso è strano. E’ come realizzare un sogno che avevi fin da bambino. Da un lato vedi che è tutto vero e provi tanto entusiasmo. Con la UAE Gen Z avevo già firmato a inizio 2024, quindi ero sereno, con la mente libera».

STELLA: «Il contatto è arrivato verso maggio, quando ho fatto un bel salto di qualità sia in pista che su strada. Mi hanno chiesto di mandare i miei dati e sono rimasti piacevolmente sorpresi. Non ho vinto molto durante il 2024 ma i valori ci sono. Il salto è grande, per budget e capacità di lavoro, ma tutto è confortevole».

A sinistra Giacomo Notari, preparatore del devo team della formazione UAE Gen Z
A sinistra Giacomo Notari, preparatore del devo team della formazione UAE Gen Z
Con chi ti sei confrontato?

SAMBINELLO: «Con il nostro preparatore al team Gen Z, Notari. Con lui lavoravo già da fine ottobre. Mi sono trovato bene fin da subito anche perché essendo italiano c’è una migliore capacità di dialogo. Non che l’inglese sia una problema, ma parlare la propria lingua aiuta». 

STELLA: «Anche io con Notari. Non lo conoscevo ma da fine stagione mi ha preso in gestione. E’ una persona estremamente professionale che però riesce a metterti subito a tuo agio».

In che modo vi siete allenati?

SAMBINELLO: «Abbiamo fatto tante ore, una media di 20 o 22 ore a settimana. Si è deciso di sfruttare il clima favorevole per fare volume, c’è stato anche il tempo di fare qualche lavoro. Giusto per gettare le basi. 

STELLA: «Ci siamo messi subito in gruppo, non ero abituato a pedalare con così tanti compagni. E’ bello andare in gruppo, ci si diverte. Abbiamo fatto tanto dislivello durante le due settimane. Mentre l’ultimo giorno ci siamo dedicati alle volate, finalmente il mio terreno!».

Tra i nuovi compagni di Sambinello e Stella c’è Marcos Freire, figlio d’arte e junior molto promettente (foto Instagram)
Tra i nuovi compagni di Sambinello e Stella c’è Marcos Freire, figlio d’arte e junior molto promettente (foto Instagram)
Hai visto anche i corridori del team WorldTour?

SAMBINELLO: «Una sera a cena mi sono seduto accanto a Grosschartner, mi ha raccontato tante cose e mi ha dato qualche consiglio. Avere un contatto diretto con la prima squadra è bello perché ti rendi anche conto di cosa c’è dietro».

STELLA: «Proprio durante l’ultimo allenamento, nelle volate, c’erano anche i corridori del WorldTour. Ho fatto qualche sprint contro Molano. Pensavo di fare più fatica, invece un paio di volte l’ho battuto. So che non vuol dire molto ma ne sono uscito comunque soddisfatto».

Hai conosciuto anche i compagni della formazione Gen Z…

SAMBINELLO: «In queste due settimane si è creato un bel gruppo. Con gli spagnoli come Pericas e Freire mi sono trovato subito bene. Loro li conoscevo già visto che ci ho corso contro qualche volta. I primi di gennaio torniamo in Spagna per allenarci insieme».

STELLA: «Cambia solo la lingua, per il resto siamo ragazzi che condividono la stessa passione e con l’obiettivo di diventare professionisti. E’ strano pensare alle diverse nazionalità o che comunque arrivino da ogni parte del mondo, ma alla fine sono come noi. Però un pochino si vede la differenza, quelli che arrivano dal nord sono abituati a ritmi più elevati».

I consigli dei corridori del WT è importante per i giovani, come è successo tra Molano e Stella (foto Instagram)
I consigli dei corridori del WT è importante per i giovani, come è successo tra Molano e Stella (foto Instagram)
Quando inizierai a correre?

SAMBINELLO: «A gennaio, in Spagna con tre gare a Maiorca. Sarò già con i professionisti. Matxin ci ha detto che avremo spazio per fare esperienza visto che i corridori del WorldTour sono 29. Faremo un pochino di gare in meno con gli under 23».

STELLA: «Anche io partirò con i professionisti, ma dal Tour of Sharjah. Sarà tosta, le tappe finiranno in volata probabilmente ma la fatica si farà sentire comunque. Molano mi ha dato qualche consiglio su come affrontare gli sprint tra i grandi, speriamo di metterlo in pratica»