Norvegia, gare di un giorno e due mondiali: Ganna non si ferma

13.08.2021
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Il pendolino di Tokyo, la locomotiva azzurra, TopGanna, chiamatelo come volete, ma la stagione di Filippo Ganna non è finita certo alle Olimpiadi. Il piemontese è chiamato ad altre gare e soprattutto ad altre sfide. Ma come si potrà sfruttare questa superba condizione raggiunta per l’appuntamento olimpico?

«Per ora abbiamo ancora un programma di massima per lui – dice Dario David Cioni tecnico e preparatore di Pippo – ma i prossimi appuntamenti sono i mondiali su strada, prima, e quelli su pista, poi… E su strada intendo la crono soprattutto, ma magari anche la prova in linea. Però è da vedere…». E, aggiungiamo noi, visto il percorso di Leuven una sua sparata ci potrebbe stare molto bene, specie se dovesse essere potente come i tre giri finali di Tokyo.

Ganna nella crono di Tokyo. Pippo ha chiuso al 5° posto a 1’06” da Roglic
Ganna nella crono di Tokyo. Pippo ha chiuso al 5° posto a 1’06” da Roglic

Condizione al top

Noi, e immaginiamo anche Pippo, adesso siamo tutti ancora euforici per il successo del quartetto, ma se riavvolgiamo il nastro al post cronometro di Tokyo tutti eravamo più incerti. E qualcuno già aveva spianato il fucile circa la sua preparazione. Salvo poi ricredersi esattamente come era avvenuto per il prologo del Giro a Torino. Stravinto.

«Sapete – spiega Cioni – in quanto campione del mondo c’è la crono alle Olimpiadi e ci provi. Non hai scampo. Non puoi arrenderti e scegliere una via più facile, come sarebbe stato fare solo la pista. Da parte nostra abbiamo fatto una preparazione che lo rendesse competitivo su entrambi i fronti. Alla fine la medaglia nella crono non è arrivata per un paio di secondi. Ma era pronto e lo si è visto col fatto che ha sfiorato il podio in una gara di quasi un’ora e poi ha vinto una prova che sfiorava i 4′. Segno che era in condizione.

«Certo – continua Cioni – quando lo ha provato si è reso conto che il percorso della crono di Tokyo era duro, ma che ci fossero oltre 800 metri di dislivello lo sapeva da tempo. La dovete vedere così: due anni fa, senza il mondiale, questa crono nella sua testa neanche ci sarebbe stata. Troppo difficile». 

«Se dopo la crono aveva timore di non essere al top? Io dico che lui si è sempre fatto trovare pronto al momento giusto. L’anno scorso dopo il Giro ha fatto immediatamente delle prove su pista proprio per capire come reagiva il corpo dopo certi sforzi. Un qualcosa già in ottica Olimpiadi. Sarebbe dovuto andare anche agli europei, ma poi ha preso il Covid e il piano è saltato. Ma per come stava, posso garantirvi che rischiava davvero di abbattere i 4′ nell’inseguimento individuale. Poi il rischio c’è sempre, ma sono proprio queste sfide che motivano Pippo. Una spinta ulteriore per superare certi limiti». 

Pippo e i ragazzi del quartetto in festa a Casa Italia. Il piemontese dopo i successi è sempre riuscito a ritrovare bene la concentrazione
Pippo e i ragazzi del quartetto a Casa Italia. Dopo i successi Ganna è sempre riuscito a ritrovare la concentrazione

Dalla strada alla pista

I giorni di Tokyo sono stati brevi ma molto intensi. Appena chiuso il capitolo strada, Ganna si è dovuto catapultare con il corpo e con la testa sulla pista. Non ha di fatto neanche avuto il tempo per ripensare alla sua gara (e magari è stato bene).

«In quei 4-5 giorni tra i due impegni, Ganna ha svolto prima un recupero attivo, ma si è subito aggregato con i compagni della pista. Si è dovuto adattare alla pista. Di fatto era da prima della Settimana Internazionale Italiana che non girava sul parquet. Di buono c’è che lui si adatta facilmente al passaggio».

Con la testa: Ganna sa gestire bene i momenti di stress
Con la testa: Ganna sa gestire bene i momenti di stress

Ganna in Norvegia

Ma come detto all’inizio, come si sfrutta questa super condizione? Cosa sta facendo adesso e cosa farà, Ganna nelle prossime settimane?

«Pippo ha fatto un piccolo stacco, soprattutto mentale. Una settimana meno intensa, iniziata già a Tokyo di fatto tra il post gara e il viaggio di ritorno. Poi riprende con una settimana di allenamento tranquillo e rientrerà in corsa al Giro di Norvegia (19-22 agosto, ndr), poi farà gare di un giorno. Sfruttare la velocità della pista non credo, perché sul parquet non tornerà che prima dei mondiali. Prima ci sarà da fare la crono iridata e prima ancora quella europea che arriva nove giorni prima.

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Camigliatello Silano
E’ passato meno di un anno (ma due Giri) dall’impresa di Ganna a Camigliatello Silano, in una tappa da scalatori puri
Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Camigliatello Silano
E’ passato meno di un anno (ma due Giri) dall’impresa di Ganna a Camigliatello Silano, in una tappa da scalatori puri

Pippo? Un mastino

«Non credo ci sia un rischio di sbornia da vittoria – racconta Cioni – Sì, torna a casa con una medaglia d’oro e un record del mondo e potrebbe perdere un po’ il “focus”, ma non mi sembra il suo caso. Non ci siamo sentiti sempre vista la lontananza, ma so che era molto contento. Col fatto che era dall’altra parte del mondo e con la nazionale, i contatti erano limitati. E poi, sinceramente, non c’era molto da dire. Pippo sapeva bene cosa doveva fare. 

«Senza il live timing di Tissot era difficile capire in realtà quanto stesse andando forte, però era chiaro che quando passava avanti faceva la differenza. Poi quando ho rivisto tutti gli intertempi stampati… tutto è stato più chiaro. La cosa che mi ha impressionato è che ogni giro andava più forte, ma in questo è stato fondamentale il supporto dei compagni. E sapete perché? Perché se tu Filippo lo porti allo scontro diretto, in questo i tre giri alla fine, lui si sente ancora più motivato e tira fuori quell’extra che gli fa fare delle prestazioni super».

Eppure Ganna non sembra un “mastino da bava alla bocca”. Anche quando ha vinto a Camigliatello Silano, sembrava avesse ragionato molto, dosato le energie… «Altroché – conclude Cioni – in gara Pippo si trasforma. Basta vedere le gare che ha vinto su strada. Gioca bene tatticamente e sa come muoversi

Dalla sveglia al via: la giornata di Ganna a Torino

03.05.2021
6 min
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Sarà il più atteso del Giro d’Italia. Una città, una Regione e una Nazione non aspettano altro che vedere Filippo Ganna in maglia rosa al termine degli 8,6 chilometri del prologo di Torino. Il verbanese si presenta al via dopo i trionfi dello scorso anno in cui aveva catturato e ammaliato un sacco di tifosi, sia per le sue vittorie ma anche per il suo modo di correre.

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Da sinistra: David Brailsford, Filippo Ganna e Dario Cioni nello scorso Giro
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Filippo Ganna e Dario Cioni nello scorso Giro

Per questo vogliamo sapere tutto ma proprio tutto su come si svolgerà la sua giornata sabato. Vogliamo “salire” in sella con lui. E quale miglior referente di Dario David Cioni per saperlo? Il tecnico della Ineos-Grenadiers non solo è il preparatore del piemontese, ma è anche un suo importante punto di appoggio morale.

Dario, cominciamo! A che ora si sveglierà Pippo?

Vero le 9 immagino. Non è un super mattiniero e se c’è la possibilità gli piace dormire un po’ di più. Farà una colazione normale, non troppo abbondante però. Lo sforzo che è chiamato a fare è breve. Però la sua giornata non si limita solo a quello. Bisogna pensare che prima salirà sui rulli.

Rulli?

Sì, una sessione sui rulli a metà mattinata prima di andare a vedere il percorso. Che poi questa scelta è legata all’orario della chiusura al traffico del percorso stesso. Se fosse aperto presto ai corridori, Pippo potrebbe anche evitare i rulli. 

C’è da immaginare che Ganna sarà tra gli ultimi a partire.

A meno che  non ci siano condizioni meteo particolari per le quali partire prima porti dei vantaggi, come accadde l’anno scorso a Monreale del resto. Le condizioni del vento erano migliori partendo prima e così abbiamo scelto. Comunque in linea di massima partirà tra gli ultimi: è tra i favoriti, veste la maglia di campione del mondo a crono, corre in “casa”…

Ma come mai i rulli? Questa cosa un po’ ci ha colpito.

E’ una sessione di risveglio muscolare. Si tratta di riproporre il protocollo di riscaldamento per la crono, quindi ci sarà anche un po’ d’intensità. Farà sui 30′, 40′ al massimo, facendo dai 6′ ai 9′ ad alta intensità.

A Torino, prima del riscaldamento pasta in bianco con olio e parmigiano per Ganna
alimentazione
A Torino, prima del riscaldamento pasta in bianco con olio e parmigiano per Ganna
Come nasce questo protocollo?

Noi avevamo una nostra base e poi i corridori hanno fatto dei piccoli adattamenti in base alle proprie preferenze. Ma Pippo quando è arrivato ne aveva uno molto simile visto che proveniva dalla pista, come il nostro del resto.

Veniamo alla ricognizione, forse il momento più importante. Si fa anche nei giorni prima?

Dipende. Magari gli si dà un occhio, ma vedere il percorso a traffico chiuso è ben diverso che farlo con il traffico aperto. Data la distanza di gara (8,6 chilometri, ndr) credo al netto dei rulli farà due giri. Il primo per vedere i dettagli del percorso, il secondo è più dedicato alla parte fisica. In questo secondo giro inserirà due tratti a passo gara. Andrà un po’ a sensazione, l’importante è che stimoli il lattato. Potrebbe fare un paio di progressioni da 2′-3′ o una sessione unica di 5′ facendo un po’ di tira e molla.

Hai detto che nel primo giro si osservano i dettagli. Come funziona questa fase?

E’ Filippo che in bici vede i dettagli del percorso e dell’asfalto. Studia le curve, le traiettorie e dice a noi per radio cosa vede. Lui si ricorda tutto, ma noi con carta e penna appuntiamo quello che lui segnala e in corsa sempre per radio glielo ricordiamo. E’ un qualcosa in più.

Ipotizziamo un orario di partenza, le 16:30 cosa prevede il protocollo di riscaldamento?

Inizia a scaldarsi 40′ prima del via (alle 15,50, ndr). Fa 30′ di riscaldamento con quei minuti ad intensità maggiori come avevamo detto e 10′ lo si lascia in pausa, recupero totale. Poi un aspetto da valutare è la distanza dal bus alla partenza. Va considerato che appena finito il riscaldamento non c’è più molto da fare se non recuperare un po’ e portarsi al via, appunto. Il body infatti viene indossato prima. Questi di nuova generazione con il sudore poi non li infili più. Sono complicati da mettere e se non li indossi bene non svolgono la loro funzione correttamente (ci sono parti che devono calzare in un certo modo, alcune fibre che devono essere tese in maniera specifica, ndr).

Tra il ritiro in altura e il Romandia, Ganna è andato in pista a Montichiari
Tra il ritiro in altura e il Romandia, Ganna è andato in pista a Montichiari
In poco meno di 9 chilometri si beve?

No, per distanze così brevi si toglie il portaborraccia. Per sforzi da 15′-20′ magari la borraccia la porti, se per caso dovesse venirti sete, ma ci metti dentro tre sorsate d’acqua e basta e comunque molto dipende dalla temperatura. Se a Torino dovesse fare molto, molto caldo si può ipotizzare di andare in questa direzione. 

Avete un protocollo anche per l’idratazione?

No, si va a sensazione. Varia in base alla temperatura.

E invece per l’alimentazione quali sono le tempistiche? E cosa mangerà Pippo?

Dopo la ricognizione, mangerà un po’ di pasta in bianco, con olio e parmigiano, ma poca. E basta. Se fosse stata una crono più lunga avrebbe aggiunto anche un’omelette. Comunque certe scelte dipendono anche dal momento, dalle sensazioni, dal clima… Di certo per la gara di Torino non ci sarà l’omelette.

E poi c’è anche il discorso della pressione, del nervosismo. Ganna è piemontese, la gente si aspetta molto da lui nella crono iniziale, c’è la maglia rosa in palio…

Il prologo di Torino e le Olimpiadi sono i due momenti clou della stagione di Ganna. Sarà super concentrato, ormai ha abbastanza esperienza, acquisita anche con i mondiali in pista. Sa gestirla bene. 

Pippo non esce con un grande sorriso dal Tour de Romandie. A crono non è stato super brillante. Sta pagando il lavoro fatto sul Teide: procede tutto secondo i piani o è “allarme rosso”?

Siamo ben lontano dall’allarme rosso. Prima del Romandia Pippo era stato anche in pista, aggiungendo altro lavoro ed aveva avuto buone sensazioni. Siamo andati al Romandia proprio per mettere a frutto tutto quel blocco di lavoro. Consideriamo che Pippo non avrà la stessa condizione dell’ultimo Giro. L’anno scorso era nel suo picco di forma. Lui punta alle Olimpiadi che sono ad agosto, non ci arriverebbe. Sono rischi che vanno presi. Non puoi puntare a tutte le gare allo stesso modo. In più al Romandia è stato freddo, c’è chi reagisce diversamente. E molti dei rivali presenti lì non ci saranno al Giro. Spaventa Evenepoel perché non si hanno dati su di lui. In questo momento è una mina vagante.

Le ruote inglesi AeroCoach Aeox con profilo da 100 millimetri
Le ruote inglesi AeroCoach Aeox con profilo da 100 millimetri
Sul piano tecnico la bici di Ganna avrà delle novità?

Nessuna, né per lui, né per la squadra. Deciderà quali ruote usare sul momento. Se le Princeton viste al Giro l’anno scorso o le AeroCoach. Si tratta di una ruota super alta all’anteriore (100 millimetri), molto veloce ma meno guidabile.

Sul percorso di Torino potrebbe andare bene: non ci sono moltissime curve…

In linea di massima sì, ma molto dipenderà dal vento. Le ha usate anche Roglic ai Paesi Baschi (e Ganna ieri al Romandia, foto in apertura, ndr).

Avete già studiato il meteo?

No, quello non ha senso farlo troppo prima. Cominceremo a farlo da oggi in poi

Ganna “a martello”. Cosa voleva fare la Ineos?

20.03.2021
4 min
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E alla fine ecco la Ineos Grenadiers. I ragazzi di Dario David Cioni e Matteo Tosatto hanno preso le redini della corsa dalla Cipressa in poi. Tutti si chiedevano perché? Soprattutto dopo la tirata di Ganna… 

In fin dei conti il gruppo era foltissimo e Kwiatkowski, che per carità resta un super corridore, non dava poi tutte queste garanzie, almeno se si pensava a quei tre che avrebbero dovuto “spaccare il mondo”. Perché non lasciare a loro il pallino della corsa?

Luke Rowe e Filippo Ganna, appunto, hanno fatto davvero un gran lavoro. Pippo poi li ha portati “a spasso” fin sulle rampe del Poggio, prima di spostarsi esausto.

Pidcock, Kwiatkowski e Van Baarle subito dopo l’arrivo
Pidcock, Kwiatkowski e Van Baarle subito dopo l’arrivo

Imperativo: stare davanti

Dopo l’arrivo i primi Ineos a tagliare il traguardo si radunano. Scambiano qualche chiacchiera e tutto sommato sono sorridenti. Per assurdo il più dispiaciuto è Pidcock: il novellino di 59 chili ha l’aria di chi ha perso una grande occasione.

«E’ stata una Sanremo molto veloce – dice Cioni appena sceso dall’ammiraglia – Nel finale eravamo davanti perché se dopo la Cipressa non corri in quelle posizioni non vinci la corsa. E’ semplice! Siamo rimasti in testa al gruppo con la speranza che poi i ragazzi avessero le gambe per seguire chi si sarebbe mosso. Alla fine davanti avevamo Pidcock e Kwiato non si è agganciato per poco.

«Kwiatkowski era il capitano e Pidcock il jolly. A dire la verità aveva carta bianca anche Ganna, ma poi non stava benissimo nella prima parte della gara e così Pippo ha scelto di lavorare per la squadra».

Pidcock in azione sulla Cipressa. Molto reattivo anche sul Poggio
Pidcock in azione sulla Cipressa. Molto reattivo anche sul Poggio

L’attacco di Kwiato

Il polacco, che vinse questa corsa nello splendido arrivo a tre del 2017, ha provato a giocarsela in discesa. Lui il Poggio lo conosce a menadito e, probabilmente sapendo di averne un po’ meno sia per la “botta in finale” che per la volata, ha cercato di anticipare. Forse, però, quando ci ha provato a quel punto la tattica era un po’ bloccata. Probabilmente anche in Ineos si aspettavano qualcosa di più dai tre favoriti.

«Sono mancate un po’ le gambe – afferma Cioni – ma come succede a tanti del resto. La Sanremo è una gara particolare: pensi di stare bene e poi nel finale ti rendi conto che non è così. Per quel che avevamo visto alla Tirreno, un po’ tutti si aspettavano qualcosa di più da Van Aert, Alaphilippe e Van der Poel. Uno scontro fra titani sul Poggio. Ma come ho detto la Sanremo è una gara lunga, una gara strana e non sempre uno ha le gambe che pensa di avere. E questo vale anche per loro evidentemente. Quindi complimenti al vincitore che è andato forte!».

Già, complimenti al vincitore. Ma visto come è partito Stuyven e cioè in discesa sui “residui” di un’azione, forse anche giusta, impostata proprio da Kwiatkowski magari un po’ di rammarico c’è.

«Sì, ci vuole anche un po’ di fortuna. Bisogna essere lì e cogliere l’attimo. E’ andata meglio a qualcun altro».

Stamattina Ganna è stato l’ultimo a lasciare il suo bus ed era molto serio
Stamattina Ganna è stato l’ultimo a lasciare il suo bus ed era molto serio

E Ganna lavora per il futuro?

Ma se la corsa della Ineos è finita di fatto ad un chilometro dall’Aurelia, qualche cosa da salvare c’è eccome: innanzi tutto Pidcock. Tom, 21 anni e alla prima Sanremo, è arrivato davanti e Ganna era lì, nonostante non fosse in forma. Stando alle parole del gruppo la sua azione è stata determinante nell’economia della corsa. Di fatto il “Pippo nazionale” ha impedito ogni altro scatto o azione.

«Ganna – conclude Cioni – poteva entrare in gioco in due punti: uno era sulla Cipressa se ci fossero stati dei movimenti, e l’altro sul Poggio. In questo secondo caso se avesse avuto la gamba buona avrebbe dovuto seguire».

E, aggiungiamo noi, semmai fosse arrivato davanti in fondo all’Aurelia avrebbe dovuto dare una botta della sue, come fece Cancellara nell’ormai lontano 2008.