Team Colpack e pista, da Ganna a Napolitano

01.12.2022
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Il primo fu Ganna, sbarcato dalla Viris-Maserati dove l’attività su pista non era troppo considerata. Pippo arrivò al Team Colpack nel 2016 e per far capire che la pista fa bene alla strada, vinse il GP Laguna in Istria il giorno di San Valentino, la Roubaix U23, una crono, l’europeo dell’inseguimento e a fine stagione il primo mondiale. Quando la neonata UAE Emirates andò a prenderselo e si portò via anche Consonni, Ravasi e Troìa, per l’accordo che c’era fra la Colpack e la Lampre Merida da cui la squadra araba discendeva, il team bergamasco proseguì con quel progetto pista, tenendo Lamon e Giordani, cui di lì a un anno si sarebbe aggiunto Davide Plebani.

Marzo 2016, debutto italiano per Ganna che ha già vinto il GP Laguna in Istria
Marzo 2016, debutto italiano per Ganna che ha già vinto il GP Laguna in Istria

«Partì davvero tutto da Pippo – ricorda Gianluca Valoti, tecnico del team bergamasco – perché fu allora che prendemmo quel gruppo eccezionale di atleti, che erano anche dei grandi amici. Abbiamo sempre tenuto qualche pistard e adesso prenderemo anche un crossista, che dal 2023 ha detto di voler provare su strada».

Quaranta e Napolitano

A partire dal 2022 la Colpack ha tesserato Davide Boscaro e Daniele Napolitano. Il primo ha vinto il quartetto e l’eliminazione al campionato europeo U23, il secondo ha preso il bronzo della velocità a squadre agli europei elite di Monaco ed è arrivato alle semifinali nel keirin, guidato da Ivan Quaranta che prima di essere chiamato in nazionale, era uno dei tecnici della Colpack.

La differenza fra i due è che Boscaro corre anche su strada e ha portato a casa due vittorie (Gran Premio della Battaglia e GP San Bernardino), mentre Napolitano su strada non ci andrà mai. E forse per questo la scelta di tesserarlo è ancor più apprezzabile.

«Ci ha chiamato Quaranta – racconta Valoti – e ci ha chiesto se poteva interessarci tesserarlo e abbiamo detto di sì. Lo vediamo poco, per le foto e la presentazione e mi pare un bravissimo ragazzo. Mi fa quasi paura (sorride, ndr), per quanto è grosso. E vedendo le foto con i pesi che avete pubblicato, ho capito anche perché. I campionati italiani quest’anno si sono fatti a Torino, quindi vicino casa sua, per cui ha avuto l’appoggio della nazionale. Villa aveva organizzato la trasferta per gli azzurri e Quaranta si è aggiunto».

Il supporto azzurro

Pur rilevando che quest’ultima suona come un’anomalia (ai campionati italiani si dovrebbe andare con la propria società e non con la nazionale), è un fatto che il supporto per questi specialisti sia molto aumentato negli ultimi tempi e permetta loro di fare attività.

«A differenza di quando avevamo Ganna, Consonni e Lamon – conferma Valoti – per cui spendevamo un sacco di soldi, ora si capisce che in Federazione qualcosa è cambiato. Vedo Boscaro, per esempio. A dicembre vanno in ritiro a Calpe, poi lo portano a correre a gennaio e da lì farà gli europei. Rispetto a prima sono più seguiti».

Forse per questo, anche Minuta troverà una squadra per il 2023. Il tesseramento non comporta grossi obblighi. La nazionale arriva in supporto sgravando alcune società da impegni certamente gravosi. E così il sistema pista ha ripreso il largo, con il silenzioso benestare di tutti gli altri.

La perfezione in 10″: la velocità secondo Napolitano

29.11.2022
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Nel giovane gruppo dei velocisti azzurri di cui si parlava nei giorni scorsi con Quaranta e stamattina con Diego Bragato, quelli che trasmettono più esperienza sono Matteo Bianchi e Daniele Napolitano, sebbene il primo abbia 21 anni e il secondo appena 19. Napolitano è di Torino e il velodromo Francone è sempre stato il suo parco giochi, con il supporto di Dario Zampieri, campione italiano del keirin nel 2017 e oggi tatuatore. Il fulmine sul polpaccio sinistro glielo ha disegnato lui, mentre è stato il team della famiglia Ceci a far salire in alto il suo tasso tecnico, in quel periodo nebbioso in cui i velocisti erano a rischio estinzione.

«Tre anni fa – dice Napolitano – c’eravamo solo Matteo Bianchi ed io, quindi non c’era grande voglia di fare risultato perché eravamo da soli in due categorie diverse. Era più difficile. Adesso che si è creato un gruppo. Ci siamo noi e se ne aggiungeranno altri. C’è più stimolo, c’è competizione in allenamento e c’è tanta voglia di far bene, perché siamo sei che hanno dimostrato di andare forte».

Napolitano (a destra) e Bianchi: l’arrivo nel velodromo di Noto dei due velocisti più esperti
Napolitano (a destra) e Bianchi: l’arrivo nel velodromo di Noto dei due velocisti più esperti

Allo stesso modo in cui Bianchi e Predomo corrono con la Campana Imballaggi-Geo&Tex Trentino, dal 2022 Napolitano è tesserato con il Team Colpack-Ballan, che già in precedenza aveva lanciato la carriera di Filippo Ganna e poi si era fatto carico del gruppo di endurance in cui correvano Consonni e Lamon. Oggi gli specialisti sono rimasti in due: Davide Boscaro, che corre nella continental, mentre Napolitano è nel team U23.

Anche tu, come Bianchi, avevi pensato di andare in Svizzera?

Avevo chiesto, mi ero informato, ma soprattutto perché nel periodo invernale Montichiari è chiuso quasi tutti gli anni per lavori. Quindi volevo avere un altro posto per andare ad allenarmi. Sarei andato per conto mio, pagando tutto di tasca mia.

Agli europei Napolitano ha trovato anche Boscaro, compagno di club (foto Team Colpack)
Agli europei Napolitano ha trovato anche Boscaro, compagno di club (foto Team Colpack)
Poi cosa è successo?

Mentre ero lì che ci pensavo, per fortuna è arrivato Ivan Quaranta e ci ha offerto di lavorare tutti insieme, così ho preferito seguire lui che farmi consigliare da un altro che poi non sai mai come va a finire.

E di colpo è rinata la velocità…

Il settore veloce per me è stato sempre molto bello da vedere, bello da vivere. Vedere le gare degli altri mi ha sempre appassionato. E adesso, avendo un gruppo di tutte le età, da Stefano Moro che è elite agli junior di primo anno, ci sono i ragazzini ancora grezzi che devono imparare e i più grandi che possono insegnargli qualcosa. E’ comunque aggiungere qualcosa che il tecnico non sa: un atleta che corre molto durante l’anno, per esempio ti può insegnare qualche malizia.

Quanto dura la costruzione di quei 10 secondi di gara?

Tanto! Passo tanto tempo in palestra, ci sto anche tre ore e mezza. Mi piace stare lì a fare un bel carico. E poi comunque anche noi facciamo i nostri 80-90 chilometri con i vari lavori. Mentre in pista si fanno giornate da 6-7 ore ogni volta. Lavori tanto finché non scendi di un decimo, finché non arrivi ai tempi per qualificarti. Tanti pensano che dietro una volata da 9-10 secondi ci sia solo il provare in pista, invece è molto più complesso di quello che sembra. Perché porti il tuo corpo al limite per quei 10 secondi e devi essere al massimo delle tue condizioni perché non hai il tempo di pensare e gestirti. In quei 10 secondi devi essere a tutta, dare tutto e non sprecare niente.

Gli scalatori hanno l’assillo del peso…

Noi, a differenza di uno stradista che magari fa uscite di 5-6 ore, facciamo molti lavori a secco più brevi in pista, quindi ovviamente dobbiamo stare molto attenti all’alimentazione. Facciamo molti più pasti al giorno di quelli che fa uno stradista. Lo stradista fa due ore in più e perde un po’ di massa grassa. Noi abbiamo questi lavori, poi si fanno 30-40 minuti di pausa, poi si risale in pista. Non hai tempo veramente di consumare la massa grassa, quindi è molto importante mangiare bene. Devi arrivare al momento in cui serve, perché devi fare le prove di gara o devi correre, che il tuo corpo ha energia da vendere.

Un altro modo di mangiare?

Sì, noi mangiamo molte proteine. Io personalmente mangio piatti non tanto abbondanti, però mangio più volte al giorno. Faccio colazione, poi lo spuntino tra la colazione e il pranzo, pranzo, la merenda e la cena. Sono di media in 5-6 pasti al giorno, ma c’è chi ne fa anche di più. Perché bisogna sempre mantenere il corpo con la giusta energia.

Bragato: la palestra del velocista mix di velocità e controllo

29.11.2022
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Nell’ultima mattinata con la nazionale dei velocisti a Noto, mentre nella palestra si ripetevano esercizi e recuperi, ci siamo messi a parlare con Diego Bragato. Il capo dello staff performance delle nazionali, la cui intervista sull’attività juniores gli ha portato consensi e reazioni che non immaginava, aveva appena finito di parlare con Daniele Napolitano della sua tecnica di alzata del bilanciere. Ci eravamo accorti, da profani del gesto, che con l’aumento dei carichi, al culmine dell’alzata da terra il torinese con la mano destra sostenesse il bilanciere unicamente con il pollice.

«Succede – spiegava Bragato – quando non hai iniziato da piccolo a lavorare con i pesi e non hai la mobilità articolare necessaria. Daniele non riesce a ruotare completamente il polso all’indietro e se ci provasse, rischierebbe di farsi male. Parliamo comunque di esercizi tecnici abbastanza complessi, per cui è tutto molto individualizzato. Quello che chiediamo da anni nei corsi di formazione, è che i ragazzi crescano con la cultura del lavoro in palestra. Non pensando a quanto peso alzino, andrebbe bene che lavorassero anche con un bastone della scuola. E’ importante che imparino a fare i movimenti base dell’atletismo e della pesistica, perché servono per completare l’atleta».

Bragato ha messo il suo staff al lavoro sul gruppo di Ivan Quaranta
Bragato ha messo il suo staff al lavoro sul gruppo di Ivan Quaranta
Anche questo tipo di tecnica può fare la differenza?

C’è chi ha la cultura del lavoro in palestra, quindi conosce già molto bene i lavori di squat, le girate, le alzate e quant’altro. E chi invece non li conosce proprio, per cui dedichiamo molto tempo anche ad insegnare la tecnica del gesto. Ad esempio Tugnolo viene dalla Bmx, una disciplina che ha la cultura della palestra. Tanti esercizi li conosce già molto bene, quindi è più facile lavorarci, visto che ha già dimestichezza col gesto tecnico e con l’uso del bilanciere.

Come nasce il protocollo di lavoro dei velocisti azzurri in palestra?

Lo abbiamo studiato con Marco Compri, ma anche confrontandoci con gli altri ragazzi dello staff performance. Adesso che abbiamo allargato il gruppo, è bello anche confrontarsi con esperienze e visioni diverse. E’ un protocollo di lavoro interessante perché abbiamo sviluppato la filosofia su cui lavoriamo da anni.

Quello che conta nel protocollo di lavoro dei velocisti sono precisione e velocità del gesto
Quello che conta nel protocollo di lavoro dei velocisti sono precisione e velocità del gesto
In quale direzione?

Facciamo esercizi che derivano dalla pesistica, ma abbinati al concetto del controllo del gesto, che per me è fondamentale in uno sport complesso come quello della bici. Il controllo di come applichiamo la forza è fondamentale se legato alla velocità, dato che la potenza è una funzione della forza e della velocità. Di conseguenza il carico effettivo, considerato come il peso che alzano, è l’ultima delle nostre priorità.

Quindi c’è un’esigenza di potenziamento ma anche di ottimizzazione del gesto in sella?

Lavoriamo tanto sul controllo e la velocità del gesto, considerando poi i tempi di applicazione effettivi della forza sui pedali. Il connubio è proprio fra il peso e la velocità di esecuzione del gesto. Una volta ottenuto il controllo, pensiamo ad aumentare il carico. Se la velocità del gesto rientra all’interno di certi range, poi ce lo ritroviamo quando siamo in bicicletta.

Abbiamo assistito a giornate pesanti, con carichi di lavoro in palestra e lavori sulle partenze da fermo in pista.

Quelle sono giornate concentrate sui massimali di forza. Quindi i ragazzi hanno lavorato sia in palestra sia poi sulle partenze, che sono il gesto specifico che ci permette di richiamare il massimale

In quale fase passano alla velocizzazione?

Quando escono su strada. In quel caso fanno lavori a frequenze di pedata abbastanza alte, con lavori specifici da uno a tre minuti, che devono richiamare l’aspetto nervoso. Va considerato il nesso tra forza e velocità, quindi la frequenza di pedalata è sempre la componente fondamentale anche nelle gare. Qualcosa fanno un po’ tutti i giorni, però in realtà i lavori veri si fanno due volte a settimana. 

In che modo continua la loro preparazione?

Faremo dei raduni a Montichiari, dove continueremo col volume in palestra e i lavori in pista, ma ad un’intensità e una qualità superiori.

Bragato spiega che la fase di partenza (qui Bianchi con Quaranta) permette di richiamare i massimali di forza
La fase di partenza (qui Bianchi con Quaranta) permette di richiamare i massimali di forza
L’alimentazione del velocista è pari a quella dello stradista o dell’inseguitore?

No, è un altro mondo. Il velocista è un atleta che stimola tutta un’altra cascata ormonale, tutt’altro tipo di metabolismo. Quindi anche l’alimentazione deve andare di conseguenza. La massa muscolare, quindi la massa magra è importante perché il gesto sia efficace, quindi devono lavorare anche su quella. Sappiamo bene che la potenza non è legata solo alla massa, ma anche alla velocità. Ci sono atleti potenti, non per forza con masse importanti, ma ugualmente la parte muscolare devono preservarla e alimentarla. Quindi la parte proteica nella loro alimentazione svolge un ruolo predominante, anche più dei carboidrati che sono alla base del ciclismo più tradizionale.

Velocità: dopo Monaco Quaranta alza le aspettative

23.08.2022
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Ivan Quaranta è già immerso nella nuova avventura dei suoi ragazzi, i mondiali juniores che si svolgono da oggi a sabato a Tel Aviv, ma in Israele è arrivato sull’onda di risultati come quelli di Monaco che hanno dato un risalto enorme al suo settore, la velocità, come da tantissimo tempo non accadeva. Nel suo piccolo anche la velocità su pista ha contribuito alla grande affermazione azzurra nella rassegna europea, con l’Italia per la prima volta trionfante nel medagliere della manifestazione multisportiva e terza in quello relativo al ciclismo su pista, pur in presenza di molte importanti assenze.

Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)
Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)

Bilancio superiore alle attese

Portare sul podio un ragazzo giovane come Matteo Bianchi e una ragazza più esperta come Miriam Vece che ha comunque ancora 25 anni (nella foto di apertura con Quaranta) significa che si sta lavorando più che bene, considerando che il settore ha preso vita praticamente da meno di un anno e Quaranta, giustamente, ha scelto di lavorare da subito con nuove leve (tanto è vero che la Vece, che pure collabora con il tecnico, lavora ancora nel centro Uci di Aigle in attesa che anche il settore femminile prenda maggiormente corpo).

Per questo è un Quaranta entusiasta quello che mette in archivio un evento che resterà come pietra miliare nella ricostruzione del settore: «Abbiamo raggiunto obiettivi inattesi, considerando che eravamo partiti con l’obiettivo di far fare esperienza ai ragazzi, tutti under 23. Significa che i risultati che avevamo ottenuto ad Anadia negli europei di settore non erano stati un caso, pur in un evento dal livello alto».

La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
Vigier Monaco 2022
La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
E quello di Monaco, di che livello è stato?

Sono i tempi a dire che è stato un grande evento, basti pensare che due atleti sono scesi sotto il minuto nel chilometro e uno di questi era Bianchi. Gli unici che mancavano erano i due olandesi Lavreysen e Hoogland perché dopo la vittoria nel team sprint hanno ritenuto la pista non sufficientemente sicura.

Questo tema è stato molto discusso, considerando anche le tante cadute alcune con conseguenze pesanti come per Letizia Paternoster. Che idea ti sei fatto in proposito?

Era sicuramente difficile da interpretare, molto breve, senza sufficienti rettilinei tanto è vero che nelle gare di velocità e di keirin è stato decisivo il sorteggio. La giuria ha infatti stabilito di far fare ai concorrenti 4 giri senza stayer in luogo degli abituali 3, ma chi partiva in testa aveva un vantaggio enorme. Inoltre anche la bassa pendenza ha pesato sull’evoluzione delle gare, ma considerando anche la scorrevolezza della pista non direi che essa fosse eccessivamente pericolosa. Bisogna sapersi adattare a ogni situazione.

Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Proprio a proposito del keirin, il cammino di Napolitano arrivato fino alla finale di consolazione ti ha sorpreso?

Non più di tanto perché a livello tattico Daniele è molto avanti, sa interpretare le gare. Gli manca ancora un po’ di gamba e i tempi in tal senso sono uno specchio di dove può e deve lavorare, ma non dimentichiamo che è al primo anno U23 eppure era stato sul podio ad Anadia. Inoltre sottolineerei un altro fattore: l’ucraino andato in finale era stato battuto dai nostri in Portogallo, quindi Napolitano poteva benissimo essere al suo posto. Il potenziale c’è tutto.

Considerando le prove sue e di Bianchi, argento nel chilometro da fermo ma anche il settimo posto nella velocità a squadre, cominci a pensare a una possibile qualificazione per Parigi 2024?

Sarei folle a non farlo, i risultati ci dicono che possiamo e dobbiamo provarci – afferma sicuro Quaranta – A Parigi andranno 6 squadre europee e noi, dati alla mano, siamo settimi ma a pochissimo dalla Polonia e a mezzo secondo dalla quarta. Il tempo è dalla nostra parte considerando l’età dei ragazzi, dobbiamo crederci. Il periodo di qualificazione scatterà nel prossimo febbraio o noi dovremo farci trovare pronti, ma io ci credo fortemente in questi ragazzi. Poi, sia chiaro, se andremo sarà per fare esperienza, per continuare in quel cammino di crescita che spero porterà a grandi risultati nell’edizione olimpica successiva.

Mondiali juniores, le finali

I mondiali juniores su pista si svolgono a partire da oggi e fino a sabato nel Sylvan Adams Velodrome di Tel Aviv, il velodromo più grande del Medio Oriente, intitolato al magnate israeliano che l’ha fatto costruire e che ha creato anche la Istael-Premier Tech. Già questa sera i ragazzi di Quaranta saranno impegnati nella velocità a squadre che potrebbe dare riscontri interessanti.

Martedì 23 agosto
Scratch W
Velocità a squadre W
Velocità a squadre M
Mercoledì 24 agostoInseguimento a squadre M
Scratch M
Keirin M
Inseguimento a squadre F
Eliminazione F
Giovedì 25 agostoCorsa a punti M
Inseguimento individuale M
Velocità individuale F
Omnium F
Venerdì 26 agosto500 metri da fermo F
Corsa a punti F
Inseguimento individuale F
Velocità individuale M
Omnium M
Sabato 27 agostoEliminazione M
Madison F
Chilometro da fermo M
Keirin F
Madison M
Nella velocità però continuiamo a soffrire…

Per questo dobbiamo in questo momento spingere maggiormente nella prova a squadre, perché se qualifichiamo il terzetto, un atleta sarà automaticamente ammesso al torneo olimpico di velocità e uno a quello del keirin. In questo il cammino di crescita del quartetto dell’inseguimento e il lavoro di Villa devono essere per noi la via maestra. Sono sincero, non tutto è andato perfettamente a Monaco, ma sarebbe stato folle pensare il contrario. Con calma dovremo ragionare non su quel che è andato bene, ma su cosa non ha funzionato per migliorare.

Intanto c’è da pensare alla rassegna iridata junior, con che prospettive siete partiti?

Abbiamo Predomo campione europeo e Minuta bronzo nel keirin, già questi due risultati dicono che dobbiamo puntare al bersaglio grosso e i ragazzi hanno tutto per riuscirci. Nella team sprint avremo in più Frizzarin, che arriva dal Bmx dove ha fatto 8° agli Europei, ci darà sicuramente una spinta ulteriore nel giro di lancio, io conto che potremo scendere di altri 3-4 decimi rispetto al tempo di Anadia. Siamo competitivi dappertutto, è questa la nostra nuova grande forza.