Interviene Dalia Muccioli: la testa vince sempre

19.10.2021
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Questo pezzo segna un ampliamento della collaborazione di Dalia Muccioli con bici.PRO oltre l’aspetto delle video interviste, nelle quali ha iniziato a sperimentarsi sin dal Giro d’Italia Donne. Qui si parla della sua esperienza come atleta legata all’alimentazione, guarda caso dopo aver letto un pezzo scritto da Rossella Ratto, di cui è stata anche compagna di nazionale (foto di apertura).

Leggendo l’intervista di Rossella Ratto con Elisabetta Borgia, psicologa e mental coach, riguardante lo stress mentale collegato alle pressioni sull’alimentazione, inevitabilmente mi sono tornati in mente alcuni episodi degli scorsi anni, quando ero ancora un’atleta. Sicuramente un tasto dolente per molti ragazzi e ragazze che praticano sport ad alto livello.

Molte volte ci convinciamo che pesare meno significhi andare più forte e di conseguenza ottenere un risultato migliore nella competizione. In parte può essere vero, perché è inutile negare che il peso dell’atleta possa influenzare la prestazione finale. Ma bisogna anche ammettere che c’è un filo sottilissimo che delinea proprio quel limite: quello dell’anoressia o della bulimia.

Elena Cecchini conquista il titolo italiano nel giorno di cui parla Dalia Muccioli in questo pezzo
Elena Cecchini conquista il titolo italiano nel giorno di cui parla Dalia Muccioli in questo pezzo

Personalmente amo follemente mangiare e probabilmente questo è stata da sempre la mia fortuna. Non ho mai sofferto di disturbi alimentari, ma al tempo stesso posso ammettere che il peso sia stato un pensiero costante durante la mia carriera. Ero quasi “ossessionata” dal raggiungere quel numero sulla bilancia. Era come se nella mia testa si fosse innescato un meccanismo per cui solo così, con quel peso e con quella forma fisica, potessi andare forte sulla bicicletta.

Quel giorno a Varese

Ritorno al 2013, di preciso al 23 giugno. Quel giorno vinsi il campionato Italiano su strada donne elite a Rancio Valcuvia, vicino Varese. Vinsi con il cuore, con le gambe, ma soprattutto con la testa! 

Proprio quel giorno Dalia partì convinta e consapevole di poter vincere. Già dai giorni prima studiava, pensava a un modo per sorprendere le sue avversarie e cosi fu. 

Riuscii così a portare a casa quella bellissima maglia tricolore, in una giornata emozionante a dir poco. Avevo appena vent’anni, un bene o un male? Giovane promettente, nella mia testa tanto caos!

Gli anni seguenti continuai ad ottenere buoni risultati, ma non riuscivo a rispettare le mie aspettative e così ogni volta perdevo un pochino di fiducia in me stessa. Come detto sopra, il peso era un pensiero fisso nella mia vita.  

E quel giorno a Superga

Nel 2015, arrivai alla vigilia del campionato Italiano con l’arrivo sul Colle di Superga con 2 chili in più rispetto al peso forma

Così mi convinsi che seppur potesse essere un arrivo adatto alle mie caratteristiche, quel giorno non avrei mai potuto vincere.

Decisi in accordo con il team di anticipare la salita finale con un attacco da lontano, pensando ovviamente che la fuga sarebbe stata ripresa prima dell’inizio del Superga. Centrando la fuga giusta, arrivammo all’attacco dell’ascesa con 40” di vantaggio, ma nella mia testa era impensabile poter vincere con quel peso.

Decisi ugualmente di provarci fino in fondo e arrivai terza al traguardo assieme ad Elisa Longo Borghini, con vittoria finale di una grande Elena Cecchini, con la maglia delle Fiamme Azzurre, in fuga con me dall’inizio della corsa.

Sul podio di Superga, alle spalle della friulana sale Elisa Longo Borghini. Terza Dalia Muccioli
Sul podio di Superga, alle spalle della friulana sale Elisa Longo Borghini. Terza Dalia Muccioli

Due chili di troppo

Già dai giorni precedenti avevo pensato a una soluzione per rimediare ai quei dannati chili in più, ma ormai era troppo tardi: non c’era più nulla da fare. Così la mia testa si convinse che ero lì per partecipare, per fare il mio lavoro come gregaria e niente di più

Partii in parte arrabbiata con me stessa. Venivo da mesi in cui avevo anche altri pensieri per la testa e probabilmente in quel periodo ero stata un pochino distratta sul fronte dell’alimentazione e ne pagai le conseguenze. Pensieri, stress mentale, pressioni che mi auto imponevo sicuramente non aiutarono ad avere un’ottima forma fisica e mentale .

Quei 2 chili in più mi sembravano 10. Se ci penso ora mi sembra assurdo, ma a volte la testa quando parte per la “tangente” è irrecuperabile in alcune occasioni!

Dopo l’arrivo

Dopo l’arrivo provai un mix di emozioni: felicità mista ad arrabbiatura e delusione. Ho sempre pensato che se fossi partita più decisa e con una mentalità diversa, quel giorno magari avrei potuto giocarmela diversamente

Molte volte da fuori è facile criticare: «Avevi un rapporto troppo duro mentre scalavi il Superga, eri troppo pesante».

Ovviamente tanta gente non sa cosa ci sia dietro alla preparazione di un appuntamento o soprattutto di una stagione. A volte si pensa che la vita del ciclista sia una vita privilegiata: «Pedali, fai quello che ti piace». Sì, è vero, ma dietro c’è un lavoro duro per ogni giorno, ogni ora, ogni minuto dell’anno

Dalia Muccioli aveva già vinto il tricolore del 2013 a Rancio Valcuvia, davanti a Bronzini e… Rossella Ratto
Dalia Muccioli aveva già vinto il tricolore del 2013 a Rancio Valcuvia, davanti a Bronzini e… Rossella Ratto

Veri professionisti

Ad oggi penso sia fondamentale per uno sportivo essere accompagnato sia da un nutrizionista sia da un mental coach per ampliare la visione del mondo in cui si ritrova. E’ fondamentale capire che la testa vince sempre su tutto: puoi avere le gambe del campione del mondo, ma se non hai la testa in modalità ON, non vincerai mai! 

E’ una vita all’insegna di sacrifici e rinunce, questo meraviglioso sport: il ciclismo. Può toglierti tanto, ma al tempo stesso può darti e regalarti tanto.

Realini strada 2021

Fidanza è sicuro: «La Realini ha un futuro su strada»

15.07.2021
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C’è una ragazzina di 20 anni che sta scoprendo limiti impensabili nel ciclismo su strada. Di Gaia Realini (nella foto di apertura intervistata da Dalia Muccioli proprio per bici.PRO) abbiamo parlato spesso, prima per i suoi successi nel ciclocross, poi seguendola nel suo approccio con il mondo “road”, pieno di incognite che alla fine si stanno rivelando dolci promesse. L’ultimo capitolo è stato al Giro d’Italia: neanche nei sogni più azzardati avrebbe mai pensato di sfiorare la Top 10, sfuggita alla fine per soli 11”.

Attenzione però: se guardiamo a chi l’ha preceduta, ci accorgiamo intanto che c’erano ben 4 atlete della corazzata SD Worx monopolizzatrice del podio, poi che è stata la terza italiana, preceduta solamente dall’olimpica Marta Cavalli e dall’esperta Tatiana Guderzo. Parlando con il suo diesse alla Isolmant Premac Vittoria Giovanni Fidanza, è evidente come veda in Gaia un diamante grezzo, che va lavorato poco a poco, ma che può diventare qualcosa di preziosissimo e famoso in tutto il mondo.

Realini Riale Giro 2021
Gaia Realini al Giro Donne 2021. In classifica finale è stata 11esima a 10’53” dalla vincitrice Van Der Breggen
Realini Riale Giro 2021
Gaia Realini al Giro Donne 2021. In classifica finale è stata 11esima a 10’53” dalla vincitrice Van Der Breggen
Siete rimasti sorpresi dal suo rendimento?

Enormemente. Sapevamo che Gaia fosse tutta da scoprire alla sua prima esperienza in una corsa a tappe, non poteva avere alcun riscontro, per questo avevamo impostato una gara da vivere giorno per giorno, senza aspettarci nulla.

Quando è stata decisa la sua partecipazione al Giro?

Eravamo al campionato Italiano che insieme alla corsa rosa era l’appuntamento al quale tenevamo di più in questa stagione. Visto com’era andata (Gaia ha conquistato la 9ª posizione, ndr), le ho suggerito di partecipare guardando alla classifica, ma senza assolutamente pressioni, verificando la situazione tappa dopo tappa. A dir la verità pensavo che se tutto andava bene, poteva ambire anche a una Top 20, invece è andata ben al di là delle aspettative.

Proviamo a dividere la sua stagione in due: che cosa ti era sembrato nei suoi primi approcci su strada?

Noi avevamo pensato di sfruttare inizialmente la condizione acquisita nel ciclocross, puntando alle prime classiche come Strade Bianche e Trofeo Binda, dove non è andata come lei si aspettava. E lì abbiamo iniziato a capire con chi avevamo a che fare, perché si è messa a ragionare, a chiedersi che cosa non fosse andato. Ha lavorato per trovare la condizione per questa fase della stagione e i risultati si sono visti.

Realini strada 2021
Per Realini questa è la prima vera stagione su strada: primavera positiva, estate fulminante. Azzurro alle porte?
Realini strada 2021
Per Realini questa è la prima vera stagione su strada: primavera positiva, estate fulminante. Azzurro alle porte?
Seconda parte: ora che il Giro è alle spalle, che cosa vi ha detto di più su di lei?

Sono emerse due qualità: la prima è la sua determinazione mentale, feroce, con un’idea di dove vuole arrivare e per la quale è pronta a impegnarsi al massimo. La seconda è più tecnica, le sue capacità di recupero che, unite al suo fisico molto minuto, ne fanno una scalatrice di primo piano. Dobbiamo lavorare su quello: è chiaro che su certi percorsi, pianeggianti, ventosi, lei paga dazio, ma sulle grandi salite può davvero fare la differenza. Poi va aggiunto che è bravissima nel fare gruppo, perfettamente integrata nel team.

Se finisci così in alto in una grande corsa a tappe, significa anche che hai doti di resistenza inaspettate…

Noi eravamo già contenti per quello che aveva fatto a Prato Nevoso (6ª a 2’36” da Van der Breggen, ndr), ma spesso condizione di forma, morale e un pizzico di fortuna possono davvero portarti lontano. La sua convinzione è cresciuta col passare dei giorni, la sua tenuta è sicuramente un valore. Devo dire che quando l’avevo vista da junior in una gara a tappe nelle Marche, mi ero accorto che era sempre avanti. Allora sapevo che c’erano altri team dietro di lei e sono rimasto in disparte, poi le cose si sono messe in maniera tale da portarla da noi.

Con lei avete anche Francesca Baroni: parliamoci chiaro, voi siete favorevoli alla loro doppia attività, ciclocross e strada?

E’ un tema delicato sul quale voglio essere chiaro: idealmente sono molto favorevole, ma bisogna gestire bene le ragazze, ossia trovare un punto d’incontro, di equilibrio fra le società che curano l’attività sui prati e su strada, individuando gli eventi sui quali puntare, la preparazione e i necessari momenti di scarico. Lei sicuramente vuole continuare a correre nel ciclocross…

Fidanza 2021
Giovanni Fidanza con sua figlia ai tempi della Eurotarget. Il diesse dell’Isolmant Premac crede molto nelle possibilità della Realini
Fidanza 2021
Giovanni Fidanza, oggi diesse dell’Isolmant Premac, crede molto nelle possibilità della Realini
Possono essere di esempio per chi vuole abbinare più discipline?

Certamente, consideriamo però che ormai l’attività si dipana su 12 mesi, anche su strada se si pensa che già a gennaio in Australia ci sono gare importanti. La multidisciplina serve perché ogni specialità ti dà qualcosa in più, devi poi arrivare a un punto nel quale scegli quella su cui investire maggiormente. Come detto, basta trovare un equilibrio: ci sono squadre che vogliono correre sempre, ma se non hai un organico da WorldTour, non puoi permettertelo. Io preferisco scegliere pochi appuntamenti e puntare su quelli. Correre poco può essere la scelta giusta in alcuni casi.

Una Gaia così brillante non potrebbe guadagnarsi una chance anche per le prove titolate su strada fra le Under 23?

Potrebbe essere, dipende dai tipi di percorsi, gli Europei ad esempio potrebbero anche prestarsi, ma bisogna saperlo per tempo e prepararsi di conseguenza. Non mi piace mai essere preso di sorpresa, le cose vanno ragionate e programmate. Sono sicuro che questo è uno dei primi principi che Gaia ha imparato…

Dalia Muccioli occhiali Cosmonauts Lander

Dalia Muccioli brand ambassador Cosmonauts

26.05.2021
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L’ex ciclista professionista romagnola Dalia Muccioli, campionessa italiana Elite nel 2013, è la nuova brand ambassador Cosmonauts. Questo giovane marchio è in grande espansione commerciale in Italia nel settore dell’occhialeria sportiva, in modo particolare legata alla disciplina del ciclismo. Dalia Muccioli, già ambassador di BMC e Santini, affianca e supporta dunque Cosmonauts, e la sua linea di occhiali, fornendo anche all’azienda dei preziosi feedback tecnici ideali per lo sviluppo futuro di nuovi prodotti.

Arrivano i Lander

Proprio in questi giorni di primavera, dove la luce del sole per chi va in bici incomincia a farsi “sentire”, la Muccioli pedala indossando il modello Lander di Cosmonauts. Un occhiale altamente tecnico, realizzato in materiale tr90 Grilamid svizzero, con una lente prodotta da Carl Zeiss Vision Sunlens, e dal peso di appena 27 grammi. Una vera e propria piuma!

Dalia Muccioli con gli occhiali Cosmonauts Lander
A destra, Dalia Muccioli con gli occhiali Lander
A destra vediamo Dalia Muccioli con gli occhiali Cosmonauts Lander
A destra, Dalia Muccioli con gli occhiali Cosmonauts Lander

Qualità, qualità ed ancora qualità

Cosmonauts, brand di proprietà della Erredi Design, propone occhiali destinati agli sportivi più esigenti che nascono da una grande passione per lo sport. Proprio per questo, per la loro realizzazione, vengono impiegati solo ed esclusivamente materiali di altissima qualità. Tutte le montature sono leggere, elastiche, resistenti e biocompatibili, risultando comode, aerodinamiche, avvolgenti e donando un grande senso di protezione. Le lenti della serie Cosmonauts Racing, ad elevata protezione dai raggi UV, sono invece costruite in policarbonato secondo le principali normative internazionali, e questo per assicurare al contempo caratteristiche essenziali quali la resistenza all’urto, la trasparenza, una elevata resistenza termica ed un elevata qualità ottica (immagini nitide e confortevoli), un alto indice di rifrazione (lenti più sottili), un trattamento “antiscratch” (lenti più resistenti nel tempo) ed un’alta protezione per gli occhi dalle radiazioni nocive.

Occhiali originali al prezzo giusto

«Con Cosmonauts – ha dichiarato a bici.PRO Dario Rossi, il titolare di Erredi Design – vogliamo esprimere tutto l’amore, la passione e la dedizione per il nostro lavoro. Sappiamo che il momento storico è particolare, ma proprio per questo abbiamo ricercato con attenzione le caratteristiche per il successo dei nostri prodotti. Forti di una consolidata esperienza nei settori ottica, sportivo e moda, la nostra intenzione è quella di proporre un prodotto originale, di nuova concezione, ad un prezzo adeguato ed al contempo con una forte attenzione alla qualità dei materiali utilizzati».

occhialisport.shop

E la Muccioli si prepara a salire in ammiraglia

06.04.2021
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Contro il freddo, tra le ragazze e con i direttori sportivi: cosa ci fa Dalia Muccioli ancora in Belgio? La biondina romagnola ha smesso di correre da un paio di stagioni e invece eccola ancora nella Campagna del Nord. E veste in qualche modo ancora i colori della Valcar Travel & Service.

Dalia Muccioli (28 anni a maggio) tra poco salirà in ammiraglia
Dalia Muccioli (28 anni a maggio) tra poco salirà in ammiraglia
Dalia ma cosa ci fai qui?

Sono con la Valcar, la squadra con cui ho corso gli ultimi tre anni. L’anno scorso mi hanno chiamato per queste gare che erano state posticipate ad ottobre, causa Covid. Sono qui per dargli una mano in generale, dare consigli ragazze, ma soprattutto per aiutarle in cucina perché qui si sta fuori parecchi giorni ed è più comodo avere una casa. Avevano bisogno di una cuoca!

Ma non è tutto…

Esatto, nel frattempo “Capo” Arzeni mi ha chiesto se fossi interessata a fare il corso da direttore sportivo e quest’inverno l’ho subito seguito. Ovviamente sono partita dai primi livelli, adesso devo fare solo l’esame che con la pandemia è stato posticipato. Aspettiamo la data. Intanto sono qui, un po’ in cucina, un po’ alle corse. L’anno scorso sono salita anche in ammiraglia, ma quest’anno purtroppo non è possibile. In auto non possono andare più di due persone.

E alle corse qual è il tuo ruolo?

Faccio rifornimento con i massaggiatori, dò una mano alle ragazze a prepararsi… (e le assiste come anche dopo l’arrivo, ndr).

Torniamo ai fornelli: qual è il tuo piatto forte? 

In realtà io amo mangiare e mi piace cucinare, qua invece mi tocca preparare sempre le solite cose: pasta, riso, pollo, pesce… Però apprezzano molto le mie crostate. Mi piace molto cucinare i dolci, ma come ripeto, oltre alle crostate o alle torte di mele non è che si possa fare molto altro. 

Dalia e la “sua” cucina nella casa-ritiro tra le campagne fiamminghe
Dalia e la “sua” cucina nella casa-ritiro tra le campagne fiamminghe
Dalla cucina passiamo all’ammiraglia, che sensazione hai avuto nel salirci? E soprattutto salirci con la con la prospettiva di diventare diesse?

Sicuramente è stato emozionante. Anche perché è proprio vero che finché non ci sei dentro non ti rendi conto di tanti aspetti. Da atleta sali in bici, fai la tua gara e hai finito. In ammiraglia invece ci sono un sacco di responsabilità e tante altre cose da fare prima e dopo la gara. Comunque l’anno scorso durante il Fiandre, la mia prima volta in ammiraglia, sono stata male. Il percorso era molto nervoso, era un continuo su e giù, curve e controcurve (in più c’è la tensione della gara, ndr): Arzeni mi ha guardato e mi ha chiesto se stessi bene. Ero bianca come il latte! Per fortuna che dopo un po’ mi sono ripresa.

Un’ex atleta in ammiraglia, poter dare dei consigli alle ragazze, rivedere situazioni che hai già vissuto: la fatica in bici, i ventagli, certi comportamenti al di fuori delle corse… Capisci adesso un po’ di più il punto di vista del direttore sportivo?

Sì, assolutamente. Come ho detto prima, il direttore sportivo ha veramente tante responsabilità. Anche una parola sbagliata al momento sbagliato può creare problemi. Non è facile rapportarsi con le atlete. Con noi donne poi, non è mai facile.

Dalia tra le ragazze, dopo la vittoria di Chiara Consonni alla Ronde de Mouscron
Dalia tra le ragazze, dopo la vittoria di Chiara Consonni alla Ronde de Mouscron
Alla partenza del Fiandre, Arzeni ci ha detto che gli serve una donna di riferimento in squadra, perché?

Perché anche lui si è reso conto che avendo un gruppo di donne, che io tra l’altro conosco, può essere un buon supporto. Un massaggiatore donna, per esempio, può capire un pochino di più certe cose a livello femminile.

Quali sono le domande più particolari che ti fanno le atlete?

Mi è venuto in mente un flash. Abbiamo fatto il primo ritiro in Puglia a gennaio, dieci giorni ad Ostuni, un giorno ho trovato le ragazze che guardavano il video del campionato italiano che avevo vinto nel 2013.  Mi ha fatto molto piacere. Segno che ci tengono, sono curiose.

Bello, significa che comunque c’è feeling, c’è empatia…

Per il resto domande particolari no, ormai sono tutte atlete professionali e sanno cosa devono fare. Più che altro chiedono quando mangiare in gara, o qualcosa sul il vestiario. Al via della Ronde de Mouscron per esempio, mi hanno chiesto: metto la canottiera? Questa termica è un po’ troppo pesante? Corro con i gambali? Io con gli anni ho imparato a conoscermi, loro ancora no. Allora c’è chi magari soffre più il caldo, chi sente il freddo… Cerco di capire ognuna di loro e trasmettere le mie esperienze. Io sono dell’idea che è meglio coprirsi un po’ di più, perché poi fai sempre in tempo a spogliarti. Per il resto i consigli che gli dò sono quelli di tutti i direttori sportivi: stare davanti, prendere meno vento possibile, crederci fino alla fine…

Riesci a capire quando sono nervose?

Sì – l’espressione della Muccioli benché coperta da cappellino e mascherina sembra dire: sono qui apposta – la tensione gliela leggo in faccia. Proprio per questo cerchiamo sempre di ridere, di fare una battuta in più.

La romagnola con la maglia tricolore. Dopo quel successo passò all’Astana (foto F. Ossola)
La romagnola con la maglia tricolore (foto F. Ossola)
Cambiamo un po’ discorso. Cosa ci dici dei tuoi impegni in ambito cicloturistico?

Lo scorso hanno ho fatto la guida in bici per un hotel di Riccione e adesso dovrei cominciare la stagione estiva sempre con loro. Nel frattempo ho stabilito anche dei contatti con un hotel di Bormio. Con loro c’è in programma di organizzare, sempre quest’estate, degli eventi tutti al femminile. Una quattro giorni in cui ci sarà un incontro con una nutrizionista, con un preparatore, si analizzerà la posizione in bici e si faranno delle uscite.

Ma non stai ferma un’attimo!

Sì, sì! Non riesco a stare ferma. Mi piace molto. Anche con Bmc. Con loro sono stata a Saturnia e anche lì dovremmo organizzare qualche evento con le gravel, sempre tutto al femminile.

Senti, ma la Dalia Muccioli “corridora” si vedrebbe ancora in questo ciclismo?

Ho smesso nel 2019, quindi un anno un anno e mezzo fa e il ciclismo femminile sta crescendo tanto sia a livello di visibilità, che tecnico. Si stanno facendo grandi passi in avanti ed è una cosa molto bella perché comunque anche sul fronte economico gli sponsor sono più grandi, quindi sì, mi piace starci. Dal punto di vista della voglia di correre invece dico no! L’altro giorno alla Ronde de Mouscron, per esempio, sono salita sul camper mentre si cambiavano e pensavo: poverine, con questo tempo. Ci sono tre gradi e nevica. Ecco, gareggiare non mi manca.

Ma la passione c’è. E infatti Dalia è qui: tra bici, gare, atlete e crostate.

Cavalli, la bimba che imitava Cavendish

23.09.2020
4 min
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Marta Cavalli è stata una delle “sorprese” della nazionale di Dino Salvoldi ad Imola. Tuttavia per la ragazza della Valcar la maglia azzurra non è certo una novità. In pista infatti ha raggiunto traguardi importanti specialmente nell’inseguimento a squadre, non ultimo il titolo europeo a Fiorenzuola. Ed anche al Giro Rosa Iccrea la 22enne lombarda è stata tra le migliori: buoni piazzamenti di tappa e seconda azzurra dopo Elisa Longo-Borghini nella generale. Conosciamola meglio.

Marta Cavalli
Ad Imola ha trovato la maglia da titolare
Ad Imola ha trovato la maglia da titolare
Marta, quando e come hai iniziato a pedalare?

Ad 11 anni, un po’ per gioco e un po’ perché vedevo il Giro, il Tour insieme a papà e poi imitavo Mark Cavendish in cortile mentre faceva le volate. Mio padre, appassionato, ha assecondato questo mio interesse e mi ha portato al C.C. Cremonese, la squadra locale, dove ho iniziato a gareggiare. Da qui l’impegno è andato a crescere fino ad arrivare alla Valcar.

E hai capito subito che il ciclismo potesse essere più di un gioco?

Fino da juniores lo vedevo solo come un divertimento. In più non che andassi molto bene, avevo paura del gruppo, non vincevo… e più di qualcuno tra i tecnici mi disse che il ciclismo non era per me. Però vedere le altre che miglioravano e vincevano mi fece scattare una molla. Così iniziai anche io ad essere più puntigliosa, ad allenarmi di più e arrivarono le prime soddisfazioni. E’ al secondo anno elite che ho capito che il ciclismo era la mia strada.

Qualcuno mi disse che il ciclismo non era per me. Però vedere le altre che miglioravano e vincevano mi fece scattare una molla.

E le prime gare con le grandi come andarono?

Gli esordi nel World Tour furono devastanti! Mi sono ritrovata con campionesse tipo Vos, Van Vleuten, ho preso delle batoste che la metà bastavano! Però mi sono anche detta: così non vado avanti, adesso mi ci metto al cento per cento. Adesso non sono ancora tra quelle 10-15 top rider, mi manca qualcosa, ma l’obiettivo è quello di far parte di quel ristretto gruppo di atlete.

E cosa ti manca?

Le variazioni di ritmo in salita. Quando una Longo-Borghini o una Van Vleuten attaccano, la differenza la sento. Hanno un altro ritmo. Però anche se mi stacco devo dire che cerco subito il mio passo e quasi sempre riesco a cavarmela limitando i danni. Ci sono alcuni aspetti che miglioreranno da soli col tempo, come la resistenza e la capacità di allenarsi o tenere certi sforzi e altre che invece sulle quali devo proprio lavoraci su, come appunto il cambio di passo in salita.

Dove ti alleni?

Io vivo a Formigara, un paesino della Bassa, in provincia di Cremona. Lì è tutta pianura e spesso per trovare della salita o faccio molte ore oppure prendo la macchina e mi sposto verso l’Appennino piacentino. E lì faccio lavori specifici. 

Cavalli
Marta Cavalli corre con la Valcar dal 2017. Passerà alla FDJ Nouvelle
Marta corre con la Valcar dal 2017
Ti alleni sola? E chi ti segue?

Sì, il più delle volte da sola, però con la nazionale e la squadra spesso facciamo dei ritiri, andiamo anche in pista. Mi allena Davide Arzeni, che è anche il direttore sportivo della Valcar. 

C’è una compagna che ti ha fatto da chioccia?

Fino allo scorso anno avevamo in squadra Dalia Muccioli. Lei è davvero brava. Sempre disponibile e sempre pronta a darmi consigli.

Hai parlato della pista, tu vanti una bella storia con il parquet…

E’ lì che ho iniziato a raccogliere i risultati più importanti, tra cui l’oro europeo nell’inseguimento a squadre (era il 2017 e lo ottenne con Martina Alzini, Elisa Balsamo e Francesca Pattaro, ndr). Questo risultato fu poi anche quello che mi aprì la porta tra le elite e alla Valcar. La pista è un vecchio amore e in vista delle Olimpiadi da questo inverno mi ci concentrerò per bene. Anche la strada mi piace. A conti fatti dico che la passione tra le due è 50-50!

Ti aspettavi la convocazione da parte di Salvoldi?

Non me l’aspettavo però ci speravo. L’anno scorso stavo bene ma non fui convocata. Due anni prima il circuito era troppo duro per le mie caratteristiche. Questo è stato l’anno buono per far parte del gruppo azzurro.