Questo pezzo segna un ampliamento della collaborazione di Dalia Muccioli con bici.PRO oltre l’aspetto delle video interviste, nelle quali ha iniziato a sperimentarsi sin dal Giro d’Italia Donne. Qui si parla della sua esperienza come atleta legata all’alimentazione, guarda caso dopo aver letto un pezzo scritto da Rossella Ratto, di cui è stata anche compagna di nazionale (foto di apertura).
Leggendo l’intervista di Rossella Ratto con Elisabetta Borgia, psicologa e mental coach, riguardante lo stress mentale collegato alle pressioni sull’alimentazione, inevitabilmente mi sono tornati in mente alcuni episodi degli scorsi anni, quando ero ancora un’atleta. Sicuramente un tasto dolente per molti ragazzi e ragazze che praticano sport ad alto livello.
Molte volte ci convinciamo che pesare meno significhi andare più forte e di conseguenza ottenere un risultato migliore nella competizione. In parte può essere vero, perché è inutile negare che il peso dell’atleta possa influenzare la prestazione finale. Ma bisogna anche ammettere che c’è un filo sottilissimo che delinea proprio quel limite: quello dell’anoressia o della bulimia.
Personalmente amo follemente mangiare e probabilmente questo è stata da sempre la mia fortuna. Non ho mai sofferto di disturbi alimentari, ma al tempo stesso posso ammettere che il peso sia stato un pensiero costante durante la mia carriera. Ero quasi “ossessionata” dal raggiungere quel numero sulla bilancia. Era come se nella mia testa si fosse innescato un meccanismo per cui solo così, con quel peso e con quella forma fisica, potessi andare forte sulla bicicletta.
Quel giorno a Varese
Ritorno al 2013, di preciso al 23 giugno. Quel giorno vinsi il campionato Italiano su strada donne elite a Rancio Valcuvia, vicino Varese. Vinsi con il cuore, con le gambe, ma soprattutto con la testa!
Proprio quel giorno Dalia partì convinta e consapevole di poter vincere. Già dai giorni prima studiava, pensava a un modo per sorprendere le sue avversarie e cosi fu.
Riuscii così a portare a casa quella bellissima maglia tricolore, in una giornata emozionante a dir poco. Avevo appena vent’anni, un bene o un male? Giovane promettente, nella mia testa tanto caos!
Gli anni seguenti continuai ad ottenere buoni risultati, ma non riuscivo a rispettare le mie aspettative e così ogni volta perdevo un pochino di fiducia in me stessa. Come detto sopra, il peso era un pensiero fisso nella mia vita.
E quel giorno a Superga
Nel 2015, arrivai alla vigilia del campionato Italiano con l’arrivo sul Colle di Superga con 2 chili in più rispetto al peso forma.
Così mi convinsi che seppur potesse essere un arrivo adatto alle mie caratteristiche, quel giorno non avrei mai potuto vincere.
Decisi in accordo con il team di anticipare la salita finale con un attacco da lontano, pensando ovviamente che la fuga sarebbe stata ripresa prima dell’inizio del Superga. Centrando la fuga giusta, arrivammo all’attacco dell’ascesa con 40” di vantaggio, ma nella mia testa era impensabile poter vincere con quel peso.
Decisi ugualmente di provarci fino in fondo e arrivai terza al traguardo assieme ad Elisa Longo Borghini, con vittoria finale di una grande Elena Cecchini, con la maglia delle Fiamme Azzurre, in fuga con me dall’inizio della corsa.
Due chili di troppo
Già dai giorni precedenti avevo pensato a una soluzione per rimediare ai quei dannati chili in più, ma ormai era troppo tardi: non c’era più nulla da fare. Così la mia testa si convinse che ero lì per partecipare, per fare il mio lavoro come gregaria e niente di più.
Partii in parte arrabbiata con me stessa. Venivo da mesi in cui avevo anche altri pensieri per la testa e probabilmente in quel periodo ero stata un pochino distratta sul fronte dell’alimentazione e ne pagai le conseguenze. Pensieri, stress mentale, pressioni che mi auto imponevo sicuramente non aiutarono ad avere un’ottima forma fisica e mentale .
Quei 2 chili in più mi sembravano 10. Se ci penso ora mi sembra assurdo, ma a volte la testa quando parte per la “tangente” è irrecuperabile in alcune occasioni!
Dopo l’arrivo
Dopo l’arrivo provai un mix di emozioni: felicità mista ad arrabbiatura e delusione. Ho sempre pensato che se fossi partita più decisa e con una mentalità diversa, quel giorno magari avrei potuto giocarmela diversamente.
Molte volte da fuori è facile criticare: «Avevi un rapporto troppo duro mentre scalavi il Superga, eri troppo pesante».
Ovviamente tanta gente non sa cosa ci sia dietro alla preparazione di un appuntamento o soprattutto di una stagione. A volte si pensa che la vita del ciclista sia una vita privilegiata: «Pedali, fai quello che ti piace». Sì, è vero, ma dietro c’è un lavoro duro per ogni giorno, ogni ora, ogni minuto dell’anno.
Veri professionisti
Ad oggi penso sia fondamentale per uno sportivo essere accompagnato sia da un nutrizionista sia da un mental coach per ampliare la visione del mondo in cui si ritrova. E’ fondamentale capire che la testa vince sempre su tutto: puoi avere le gambe del campione del mondo, ma se non hai la testa in modalità ON, non vincerai mai!
E’ una vita all’insegna di sacrifici e rinunce, questo meraviglioso sport: il ciclismo. Può toglierti tanto, ma al tempo stesso può darti e regalarti tanto.