Diario dalla Francia. La gamba c’è, domani si attacca

25.02.2023
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Villemur sur Tarn, Francia. Oggi si corre. E lo si capisce subito. Rispetto a ieri in casa si respira un filo in più di tensione, specialmente in coloro che devono gareggiare appunto. I ragazzi del CPS Professional Team fremono.

La casa pulsa, ma è meno rumorosa. C’è concentrazione ed è normale. Anzi, è giusto. In fin dei conti è la prima corsa dell’anno e per di più, essendo in Francia, si gareggia contro avversari che non si conoscono: due incognite mica da ridere.

La tensione sale

Però i ragazzi non perdono il buonumore. Neanche quando aprono la porta e scoprono che di fuori c’è un freddo cane. I quattro atleti, Joan Rolando, Gabriele De Fabritiis, Simone Di Zio e Tommaso Bambagioni che devono correre domani infatti devono andare alla scoperta del percorso. E si sa che pedalare così non è il massimo della vita. Sul vetro del furgone c’è un dito di ghiaccio.

Restiamo in casa. Noi lavoriamo, gli altri sono piuttosto silenziosi, ammazzano il tempo giocando a scacchi sullo smartphone, gironzolando tra una stanza e l’altra… Si aspetta il pranzo. 

Compagni totali

In questa attesa dopo un’oretta abbondante rientrano i quattro in avanscoperta. Tremano e si fiondano nel camino. Ci mettono mani e piedi. «Ad un certo punto – dice Rolando – sembrava fosse calata la nebbia. Siamo scesi in un punto più umido. Le lenti degli occhiali si sono appannate e quando col dito sono andato per pulirle è venuta via una crosta di ghiaccio». Dopo questa, chi deve correre è ufficialmente nel pallone!

Tutti collaborano. Chi fa la pasta, chi lava i piatti. Mangia prima chi corre, poi agli altri. E questa collaborazione si fa più forte una volta arrivati al ritrovo. Con i quattro che supportano gli altri sei: gli montano i numeri sulle bici e gli fanno persino i massaggi. 

Senza contare il tifo in gara. L’hanno vissuta in prima persona. «Bravi, bravi. Sono davanti. Compatti, da vera squadra», esclama De Fabritiis.

Figurone CPS

La gara è come da noi. Il ritrovo, la riunione dei diesse richiamata con un urlo dalla giudice. E’ il bello del ciclismo giovanile e genuino. Il CPS Professional Team si piazza proprio in prossimità della riunione dei diesse. Tutti devono passare di lì e tutti notano le bici uguali. «Colnagò! Bon velò», dicono i francesi. Forse più colpiti dal fatto che le bici fossero tutte uguali, piuttosto che dal modello. In Francia ognuno corre con la propria bici.

E il figurone qui in Francia lo hanno fatto anche in corsa, almeno in parte. «Oh ma qui sono matti: vanno piano sugli strappi e a tutta in discesa. Comunque si vedeva che eravamo i più forti», ha detto Russo appena dopo la corsa.

E tutto sommato ha ragione. Solo che lo hanno “dimostrato troppo” e nel momento sbagliato della corsa. Insomma hanno scoperto le carte e quando c’è stato un attacco tutti gli altri li aspettavano al varco.

Errori di gioventù. La cosa che fa sorridere è che Dario Giuliano, nome italiano ma francese di fatto, ha fatto esplodere il suo vantaggio proprio nei 3 chilometri di “terra di nessuno” indicati da Bardelli nella riunione della vigilia. Poi i CPS hanno provato a chiudere, ma ormai era tardi. 

Le risposte però sono state positive. Le gambe c’erano. Un ragazzino come Lorenzo Finn alla prima da juniores è stato protagonista. Il più deluso è forse Matthias Schwarzbacher, 15°, colui che alla vigilia voleva attaccare. Ma una gara corposa l’hanno fatta anche Tommaso Farsetti e Danil Shyrin: sempre nel vivo della corsa. «Dovevamo parlarci di più», ammette Farsetti nel viaggio di rientro verso la casa.

Dario Giuliano (classe 2005) da solo al traguardo. La Mapei Classic è sua
Dario Giuliano (classe 2005) da solo al traguardo. La Mapei Classic è sua

Sognando Nibali

Ma in tutto ciò, mentre si pensa e ripensa su quanto accaduto e mentre si aspetta il debriefing per la corsa andata e la riunione per quella che verrà, merita due parole il vincitore, Dario Giuliano.

Quando a due giri e mezzo dall’arrivo è scattato, gli altri ragazzi del CPS a bordo strada hanno subito commentato la sua pedalata potente: «Avete visto “raga”, quanto spingeva. Ed era pure a bocca chiusa».

Quando Giuliano taglia il traguardo ha tutto il tempo di godersi l’arrivo della prima frazione della  Challenge Anthony Perez.

«Era la prima volta che arrivavo da solo in una gara – dice Giuliano – e infatti ho avuto un po’ paura che succedesse qualcosa. Conoscevo i distacchi, lo vedovo dalla modo e me li dava l’ammiraglia. E conoscevo anche questa corsa. Io vivo verso i Pirenei, a 200 chilometri da qui, ma la mia squadra (la Cyclisme Comminges – Garonne, ndr) non è di questa zona. Lo scorso anno avevo fatto settimo e volevo fare bene. Certo, non pensavo di vincere»

«Il mio nome italiano? Mio nonno era di Cuneo. Capisco qualche parola d’italiano ma non lo parlo. Però il mio corridore preferito è italiano. Anzi, era: Vincenzo Nibali». 

Intanto mentre pubblichiamo questo articolo in casa CPS si mangia. Un riso fumante per i ragazzi, un buon rosso per noi grandi. E via a sognare altri traguardi. E con le gambe di oggi si può sognare eccome…

Diario dalla Francia. Il CPS alla scoperta delle cotes

24.02.2023
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Villemur sur Tarn, grazioso paesino del Sud della Francia non distante da Tolosa. Colline dolci, campi ordinati, strade che sono un invito ad andare in bici: è da qui che parte la stagione del CPS Professional Team, la squadra juniores nata dalla fusione di tre società: il Cps appunto, una parte della Franco Ballerini e della Nuova Arma di Taggia.

Per i ragazzi di Clemente Cavaliere, Andrea Bardelli e Gianluca Oddone è la classica esperienza all’estero che tanto viene millantata in Italia. Stavolta ci si prova.

Pensate che per venire in Francia hanno dovuto chiedere un permesso speciale alla FCI, visto che in Italia la stagione degli juniores scatta a marzo. Non solo, ma la gara francese, la Challenge Anthony Perez, è una due giorni e chissà per quale stramba norma i ragazzi possono fare un solo di giorno di corsa ciascuno. Pertanto si è partiti con dieci atleti e due vetture, col risultato di far lievitare i costi.

C’è Skjelmose

Partenza ieri. Da Sanremo ci ritrova e si parte alla volta della Francia. I cantautori italiani nella pen drive dell’ammiraglia per diesse e giornalista! E le cuffiette nelle orecchie dei ragazzi, che ascoltano tutt’altra musica.

Ma quando non c’è la musica il ciclismo è l’argomento che tiene banco. I watt, gli allenamenti di Van Aert su Strava, qualche domanda sui nostri articoli, la vittoria di Molano al UAE Tour e un’ammiraglia della Trek-Segafredo incontrata in autostrada. Sbirciando si riconosce Mattias Skjelmose, il quale saluta divertito e compiaciuto. 

Il danese, classe 2000, magari pensava a quando era lui il ragazzino che viaggiava con i compagni. E i ragazzi del CPS sognano di essere al suo posto fra una manciata di stagioni. 

Si arriva che ormai è sera. Per l’occasione è stata affittata una graziosa villetta in campagna. La Francia, togliendo Parigi e qualche altra città, è caratterizzata “da uno splendido nulla”. E qui il nulla è composto da campagne, boschi silenziosi e colline dolci.

Si cena. Qualcuno si preoccupa che non ci sia abbastanza pasta per tutti. Poi alla spicciolata, dopo aver lavato i piatti, tutti vanno a dormire. Non sono neanche le 22, mentre Bardelli e Luciano Cordone controllano il percorso per l’allenamento dell’indomani, cioè di stamattina.

Risveglio freddo

Il cielo è grigio e ci sono cinque gradi. A colazione i ragazzi parlano su come si vestiranno. Chi ha un solo paio di gambali non vuole rischiare di bagnarlo in vista della gara. E poi c’è chi sceglie i puntali, chi i copriscarpa interi.

Durante il trasferimento si parla del menu del pranzo. Riso o pasta con tonno? E poi le carote vanno bene per tutti? Sono i ragazzi stessi a decidere cosa mangeranno… anche perché sono (anche) loro che cucinano. Già questo è uno step verso la crescita e l’autonomia. Parliamo di gente che ha 17-18 anni.

Bardelli spiega il percorso che si andrà a fare. E’ l’anello del sabato. Quello più duro della due giorni. E difatti non c’è un metro di pianura. Senza contare che ci sono due strappi cattivi. Uno è a circa due terzi dell’anello: misura un chilometro scarso al 15% ed è seguito da un falsopiano. L’altro è quello dell’arrivo: una salita di un chilometro con gli ultimi 200 metri al 20% o giù di lì.

I ragazzi pedalano. Osservano con attenzione. Qualcuno ne esce più convinto e dice che attaccherà, altri sono un pelo “intimoriti” da quelle strappate. Tanto più che il parterre si annuncia bello tosto e già di livello internazionale.

Relax…

Al rientro si pranza tutti insieme. E sempre tutti insieme si riordina la casa. Poi il relax. Una piccola passeggiata in mezzo a questo “nulla di campagna” o sdraiati sul letto…

E’ interessante ascoltare i ragazzi. Come scherzano, come parlano delle loro gare, come commentano quelle dei pro’. Oggi per esempio, al Gran Camino ha vinto Vingegaard e subito si è finiti allo scontro del Tour con Pogacar. Chi sarà favorito?

Sul gruppo WhatsApp, che guarda caso si chiama Francia, viene inviato il programma. E questo dice che alle 15:30 si devono lavare le bici, almeno quelle che corrono domani.

E riunione

Alle 17 ecco il momento clou: la riunione. Bardelli la nomina sin da prima della partenza per la Francia. E così con un quarto d’ora di anticipo sono tutti a raccolta nella sala da pranzo dominata da un grande camino, dove qualcuno prova a cuocere una patata al cartoccio. E’ la merenda al posto della crostata.

In riunione Oddone siede a capotavola vicino a Bardelli, che parla. Insiste molto sul fatto che è un’esperienza per il futuro, ma anche che si può fare risultato vista la buona preparazione invernale effettuata. Poi passa alla tattica e al percorso, con tutti i dati scaricati da TrainingPeaks.

Spiega i punti pericolosi, quelli decisivi e quando bisogna stare attenti. «Occhio a questi tre chilometri – e li indica sull’altimetria – perché sulle salite sono tutti attenti, ma è in questi dove ci si può rilassare che potrebbe partire la fuga buona. E qui poi non ci sono team che vanno a chiudere. E’ corsa libera».

Ad ogni corridore viene e assegnato il numero di qualche outsider particolarmente pericoloso. In linea di massima sono quelli gli atleti da controllare. Poi è chiaro che la corsa potrà prendere una piega differente, ma di base le direttive sono: controllare i ragazzi indicati e cercare di essere compatti nelle prime posizioni, soprattutto al primo e al penultimo giro, quello che si presume possa essere decisivo. 

Tutto sembra pronto dunque. Le scelte sono state fatte. Domani saranno di scena i ragazzi che meglio vanno in salita e domenica quelli più veloci. Chi non corre andrà alla scoperta del tracciato di dopodomani. Non resta che cenare e riposare bene.

Fra poche ore ci si attacca il numero sulla schiena. E la prima corsa della stagione ha sempre un fascino particolare. 

Tre gruppi, una squadra. Il CPS Professional Team punta in alto

17.11.2022
5 min
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Il CPS Professional Team 2023 che sta per nascere si annuncia come uno squadrone, per numero di atleti, qualità dell’organizzazione, ambizione. La squadra fa capo a Clemente Cavaliere, ma a presentarci il progetto tecnico è uno dei nuovi direttori sportivi che insieme al manager campano ha dato vita a questa interessante iniziativa multiregionale, se così possiamo dire: parliamo di Andrea Bardelli.

Il direttore sportivo toscano, lo avevamo già scritto, era uscito dal Team Franco Ballerini, che da tempo seguiva con passione. Lasciatosi alle spalle un momento difficile nel corso dell’estate sono bastate un’idea, le persone giuste e in breve è nato questo progetto.

Andrea Bardelli è stato per anni direttore sportivo del Team Franco Ballerini: in estate ha fatto un passo indietro e ora riparte con il CPS
Andrea Bardelli è stato per anni direttore sportivo del Team Franco Ballerini: in estate ha fatto un passo indietro e ora riparte con il CPS

Tre gruppi, un team

«Di fatto – spiega Bardelli – siamo tre gruppi che si uniscono. Quello di Cavaliere, con i suoi ragazzi in Campania, quello mio in Toscana con alcuni degli atleti che mi hanno seguito dalla Ballerini e altri nuovi, e quello di Luciano Cardone della Nuovaciclistica Arma Team Ballerini della Liguria».

Tutto ciò è stato possibile anche perché la Federazione ha tolto le squadre miste, di fatto le doppie affiliazioni in questa o quella regione e ogni ragazzo può passare liberamente da un comitato all’altro (pagando i punti al comitato di provenienza).

«I ragazzi saranno tesserati tutti in Campania. E sono un bel po’, ben 19. Una decina in Campania appunto e altri 9 costituiscono il gruppo del centro-nord di Toscana e Liguria. Fanno parte del roster  parecchi ragazzi di primo anno. E uno che mi viene in mente è Lorenzo Mark Finn, un ragazzino davvero promettente.

«E’ stato il migliore della Liguria: sei vittorie, molti podi e ottime doti di passista scalatore. In più ho preso uno slovacco, Matthias Schwarzbacher che già seguivo da due anni. Recentemente è stato ottavo agli europei di cross, un amico di Martin Svrcek. E anche un ragazzo ucraino, Dniil Shyrin. Loro per via della guerra si possono tesserare liberamente».

Doppia attività

Bardelli va avanti a spiegare il progetto CPS. Con 19 ragazzi il lavoro non manca ed anche per questo i direttori sportivi saranno quattro: oltre a lui ci saranno Pasquale Santoro e Maurizio Capossela storici diesse del Cps e Gianluca Oddone della Nuova Ciclistica Arma – Team Ballerini.

«L’idea è di fare la doppia attività – dice Bardelli – una più al Nord e una nel Centro-Sud. I ragazzi si scambieranno in base alla periodizzazione delle loro preparazioni e alle caratteristiche delle gare. Ma in generale vogliamo mettere tutti al meglio delle loro condizioni.

«I ritiri principali sono due: quello di Montoro, ad Avellino, e quello in Toscana, che ho individuato nella zona di Arezzo. E abbiamo anche un punto d’appoggio in Liguria. Faremo un calendario nazionale e internazionale e andremo anche all’estero. Sapete che a me piace. Abbiamo già ottenuto l’invito per l’Aubel, la più importante corsa a tappe in Belgio e altri per eventi come Liegi e Fiandre».

Clemente Cavaliere con i suoi ragazzi. «Immagine e maglie pulite, sono importanti per noi» ha detto il team manager
Clemente Cavaliere con i suoi ragazzi. «Immagine e maglie pulite, sono importanti per noi» ha detto il team manager

Parla il team manager

Dicevamo quindi 19 ragazzi che vanno da San Remo alla Puglia. Una grossa fetta d’Italia e questo apre a scenari ambiziosi, oltre che suggestivi.

«Non nascondo – interviene patron Cavaliere – che entro due anni, ma spero già dal prossimo, mi piacerebbe essere il miglior team nel ranking nazionale. Dopo tanti anni di attività è uno sfizio che vorrei togliermi e credo che abbiamo il potenziale per riuscirci. Mi aspetto una bella stagione da Saverio Russo, che al primo anno ha vinto due corse importanti. Mentre tra i “primo anno” potrà fare bene Luca Attolini».

«Come è nato questo progetto? Di fatto è nato tutto in un giorno. Con l’entusiasmo di Bardelli che si è coinvolto da solo! Sapevo che era un direttore sportivo che sa fare bene le cose con la sua passione. Ci siamo ritrovati presso un noto hotel di Montecatini: eravamo lui, Luciano Cardone ed io.

«Con il gruppo del centro-sud che comprende cinque campani, un pugliese e dei laziali ci vedremo alla fine di questo mese. Mentre tra Natale e Capodanno quando i ragazzi non hanno la scuola staremo tutti insieme»

Seeman, un boemo per il Team DSM, cresciuto da noi

24.09.2022
4 min
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Se andate a ripercorrere la stagione italiana juniores, troverete spesso negli ordini d’arrivo il nome di Adam Seeman. Il nome vagamente britannico non deve trarre in inganno, stiamo parlando di un corridore della Repubblica Ceca, uno di quelli che ha scelto il nostro Paese per affermarsi ed emergere, per farne il suo trampolino di lancio visto che dal prossimo anno sarà parte del Team Dsm Development, per continuare la sua scalata verso i vertici.

La particolarità della sua stagione è che è riuscito a cogliere molti risultati importanti pur vivendo un anno disgraziato dal punto di vista fisico, diventato ben presto una corsa a ostacoli fra mononucleosi, Covid, conseguenze di quest’ultimo difficili a passare, anche una rovinosa caduta. Eppure non ha mai perso la sua determinazione e forse proprio questo ha solleticato l’attenzione del grande team olandese, che fra il bronzo mondiale junior Van Mechelen e i nostri Milesi e Ursella ha scelto anche lui per crescere.

Una delle vittorie del corridore boemo in questa stagione, al Giro della Basilicata
Una delle vittorie del corridore boemo in questa stagione, al Giro della Basilicata
Come hai iniziato a fare ciclismo?

Avevo 10 anni, ho seguito le orme di mio padre che è stato un buon corridore di mtb, ma a me piace la strada e il ciclocross che pratico d’inverno.

Come sei arrivato in Italia?

Mi venne a cercare Clemente Cavaliere, mi aveva visto all’opera alla Corsa della Pace dov’ero stato secondo nell’ultima tappa. Trasferirmi in Italia è stata la scelta giusta: quando mi contattò ho studiato un po’ l’attività italiana trovando un calendario molto ricco e competitivo, ma a questo va aggiunto che la squadra, la Cps Professional, è molto affiatata e professionale. Ho avuto a disposizione una struttura che mi ha dato il meglio in fatto di bici, preparazione, insomma tutto. Scegliere l’Italia è stata la cosa giusta, lo consiglierei a tutti.

Da allievo Seeman è stato campione nazionale sia in linea che a cronometro (foto pavelkrilovs.cz)
Da allievo Seeman è stato campione nazionale sia in linea che a cronometro (foto pavelkrilovs.cz)
Che cosa ti piace di più e di meno del nostro Paese?

Nella parte positiva ci metto la gente davvero socievole e il clima, tanto sole noi ce lo sogniamo… Dall’altra parte purtroppo i trasporti pubblici, spostarsi è un vero problema.

Quali sono le corse dove ti trovi meglio?

Credo di essere un corridore da classiche. Prediligo le gare di un giorno, anche se ho partecipato a molte prove a tappe soprattutto all’estero. In salita vado bene (lo scorso anno ha vinto la classifica degli scalatori alla Corsa della Pace, ndr), ma me la cavo un po’ dappertutto.

Il tuo Paese ha sempre avuto una buona tradizione, ma non ci sono stati mai tanti talenti fra gli juniores come ora, con te, Novak, Kadlec che troverai al Team Dsm e altri: da che cosa dipende secondo te?

La nostra è una buona generazione, probabilmente possiamo usufruire di strutture e sostegni che chi c’era prima di noi non aveva a disposizione. Abbiamo molti talenti nelle categorie giovanili e stiamo tutti lavorando per emergere. Fino a qualche anno fa, i successi ottenuti da Jaroslav Kuhlavy a livello olimpico e mondiale nella mtb avevano portato la gente a interessarsi maggiormente al ciclismo fuoristrada, ora diciamo che c’è un maggior equilibrio.

Seeman è stato 42° ai mondiali 2021. Quest’anno i problemi fisici gli hanno precluso l’Australia
Seeman è stato 42° ai mondiali 2021. Quest’anno i problemi fisici gli hanno precluso l’Australia
Ti dispiace non essere stato convocato per i mondiali, ci speravi?

Dispiaciuto sì, ma sapevo che non sarei stato convocato perché ho avuto troppi problemi fisici nel corso della stagione e soprattutto dell’estate e non sono nelle condizioni ideali per affrontare un impegno di quel livello.

Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?

Non ho obiettivi specifici per la nuova stagione, quel che mi interessa è adattarmi presto e bene alla nuova categoria. Voglio entrare al meglio nel nuovo team, dove rimarrò due anni.

Adam insieme a Clemente Cavaliere, che ha creduto in lui contattandolo nel 2021
Adam insieme a Clemente Cavaliere, che ha creduto in lui contattandolo nel 2021

Cavaliere guarda già avanti

A completamento dell’intervista era giusto sentire anche chi Seeman l’ha portato in Italia, ossia Clemente Cavaliere: «Ogni anno prendiamo almeno uno straniero di valore, da far crescere e che abbia davvero numeri. Noi quei numeri li avevamo visti e Adam non ci ha smentito, pur con tutte le sfortune di questa stagione. E’ un corridore con grandi potenzialità, io sono convinto che verrà fuori alla grande».

Ora Seeman approda in Olanda. E alla CPS Professional chi arriverà?

Stiamo definendo il tutto, ma ne avremo ben 3: due sono ucraini, il terzo dobbiamo ancora deciderlo fra uno slovacco e il campione ceko degli allievi 2° anno, uno che ha vinto tanto nella sua categoria. Un altro campione in erba sta per approdare a Montoro…

Comitati regionali e tesseramenti, Cavaliere alza la mano

21.12.2021
4 min
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A quanto pare l’articolo sui comitati regionali in soccorso dei ragazzi senza squadra ha smosso le acque. Ci ha infatti contattato Clemente Cavaliere, dirigente societario. Cavaliere è il team manager di due squadre, una under 23, la Petroli Firenze Hopplà (Toscana), e una juniores, il CPS Professional Team (Campania).

Secondo lui le cose non sono esattamente come recita il regolamento federale. O almeno la realtà è un po’ diversa.

Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio
Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio

Benvenuti al Sud 

Sentiamo la sua voce e incamminiamoci in questo dibattito.

«Ho letto quell’articolo, Comitati regionali in soccorso dei ragazzi: illusione e realtà? Beh, per me si tratta di illusione – dice Cavaliere – Sono a capo di due squadre giovanili, quindi mi sento chiamato in causa, specie con il team della categoria più giovane.

«Non mi trovo troppo d’accordo con le parole di Cazzaniga perché, almeno qui al Sud, abbiamo problematiche diverse. Io la squadra la vorrei fare, la faccio, ma non mi è possibile o almeno non così facilmente».

«La mia società, CPS, è campana. Mi hanno contattato due atleti dal Lazio e due dalla Puglia, ma non posso tesserarli per vincoli regionali, cioè i loro comitati non li fanno uscire. Io posso anche essere d’accordo su questa norma in una regione del Nord in cui ci sono 35-40 ragazzi per comitato, ma al Sud?

«Ho fatto un conto, ci sono circa 15 corridori della categoria juniores in cinque regioni della nostra area: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Come possiamo fare un team o aiutare i ragazzi se poi non vengono concessi i “nullaosta”dalle regioni?».

Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team
Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team

L’esempio di Verre 

Cavaliere poi riporta l’esempio di Alessandro Verre. Il ragazzo lucano, oggi in forza all’Arkea Samsic e la scorsa estate uno dei punti fissi della nazionale di Marino Amadori, è passato per le fila del CPS di Cavaliere appunto, ma la sua carriera ha rischiato di finire sul nascere.

«Nel 2018 – racconta Cavaliere – avevo 12 ragazzi tra cui Verre. Lui era al primo anno juniores. Volevo tesserarlo con noi, ma il comitato regionale della Basilicata non me lo dava. O meglio, me lo avrebbe dato pagando i punteggi federali (all’epoca 16 euro a punto, ndr) accumulati dal ragazzo tra strada e fuoristrada. La cosa è andata avanti per un po’ e alla fine piuttosto che pagare queste spese ci è convenuto fare un’affiliazione ex novo in Basilicata e tesserare appunto Verre nella sua regione. Tanto è vero che Alessandro in quell’anno saltò le prime due gare, perché la situazione burocratica non si era risolta.

«Se non ci fossi stato io a credere nel ragazzo dove sarebbe oggi Verre? Avrebbe trovato una squadra? E come lui quanti altri ragazzi si perdono o potrebbero perdersi?».

Nel post Covid

Cavaliere dunque espone una situazione di qualche tempo fa, quando i vincoli del passaggio tra regione e regione erano un po’ più stretti. Le cose sono sicuramente migliorate, la Federazione nel post Covid si è mossa, ma la realtà spesso non coincide ancora con la “teoria”.

Anche quest’anno, infatti, il CPS aveva preso contatti con un ragazzo laziale. Il comitato regionale del Lazio però non dava il nullaosta al ragazzo. Si è pensato così di fargli cambiare residenza per tesserarlo in Campania, ma a quel punto il giovane corridore ha detto di no.

«La situazione non è molto chiara. Varia da comitato a comitato. Per esempio nelle Marche il passaggio è libero, nel Lazio no», precisa Cavaliere.

Abbiamo riportato la voce di chi opera sul territorio. Siamo pronti ad ascoltare questi pareri e continuiamo ad essere aperti ad un’eventuale risposta alla situazione sollevata dal dirigente campano. Perché una cosa è certa: la prima cosa è la tutela dei ragazzi e di chi vuole fare ciclismo… Come diceva Ruggero Cazzaniga.