Ceolin 2019

Ceolin, un crossista su strada. I consigli di Pontoni

04.02.2022
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Qualche giorno fa, parlando con Roberto Miodini, ci aveva colpito la sua scelta di portare nella Beltrami Tsa-Tre Colli Federico Ceolin: «E’ un crossista puro – aveva affermato il diesse – non un corridore che fa anche ciclocross». Una notizia che ne porta con sé anche un’altra, quella dell’interesse diretto del team verso il ciclocross, foriero di un suo futuro anche all’interno della specialità.

Per saperne di più non potevamo che rendere note queste parole al cittì della nazionale azzurra Daniele Pontoni, che conosce molto bene il ragazzo friulano e che è sicuramente molto interessato dai propositi del team. Abbiamo dovuto attendere il ritorno della nazionale azzurra da Fayetteville (invero un po’ ritardato dalle coincidenze dei voli) ma alla fine Pontoni, in procinto di prendersi una meritata breve vacanza dopo una stagione lunga e foriera di risultati positivi, ha dato le sue risposte.

Ceolin ciclocross 2021
Federico Ceolin è nato a Portogruaro (VE) il 27 ottobre 2000. E’ nel giro azzurro dal 2018
Ceolin ciclocross 2021
Federico Ceolin è nato a Portogruaro (VE) il 27 ottobre 2000. E’ nel giro azzurro dal 2018
Partiamo da Ceolin: che cosa ci puoi dire di lui?

E’ un ragazzo pieno di qualità, che deve crescere ancora tanto. Finora è andato un po’ a corrente alternata, soprattutto dal punto di vista della concentrazione. Durante la stagione alterna cose egregie ad altre un po’ sottotono e si capisce che non è una questione fisica, quanto proprio di testa.

Ti stupisce l’interesse della Beltrami TSA-Tre Colli nei suoi confronti?

No, perché anche se non ha mai fatto strada, è un ragazzo che ha già dimostrato quel che vale nel ciclocross. La nuova esperienza non potrà fargli che bene. Consideriamo che è un corridore molto giovane e queste novità potrebbero proprio limare quello che è stato finora un freno, portandolo a concentrarsi in maniera più continua verso la propria attività. L’importante è che sia convinto e non si senta costretto a farlo, deve avere la consapevolezza che può essere un’esperienza utile e positiva.

Tecnicamente che caratteristiche ha?

E’ un corridore molto potente. Forse in qualche frangente diventa un po’ troppo aggressivo nella guida, ha solo bisogno di un po’ più di concentrazione per controllare i tratti più difficili, ma sicuramente la potenza è un fattore a suo vantaggio e credo che questo possa emergere anche su strada.

Ceolin Giro d'Italia 2019
Il corridore veneto ha vinto due tappe al Giro d’Italia di ciclocross, vestendo la maglia rosa nel 2019
Ceolin Giro d'Italia 2019
Il corridore veneto ha vinto due tappe al Giro d’Italia di ciclocross, vestendo la maglia rosa nel 2019
Che cosa ne pensi dell’idea della Beltrami di approcciarsi al ciclocross? Il loro è un discorso che inverte una linea finora in voga di contrapporre le due specialità, ultimo caso quello relativo a Bryan Olivo…

Sono parole che mi fanno molto piacere. Io sono convinto che se lo fa un team, poi ce ne sarà un altro e un altro ancora e così via, è questo il discorso di cambiamento culturale al quale mi sono sempre riferito. Scopriranno che in questo mondo c’è qualcosa d’importante che viene a vantaggio di tutti, faccio un semplicissimo esempio: gareggiando d’inverno c’è la possibilità di dare molta più immagine agli sponsor spingendoli a investire di più…

Pensi di prendere contatto con loro?

Adesso mi prendo qualche giorno di pausa perché la stagione è stata lunga ed è giusto che mi dedichi alla famiglia. Entro fine mese però metteremo già in moto tutta la macchina per la stagione prossima e prenderò sicuramente contatto non solo con la Beltrami, ma anche con tante altre realtà.

L’idea di tenere attiva la nazionale di ciclocross anche nella stagione su strada è sempre viva?

Più che mai, stabiliremo una serie di date utili e di manifestazioni alle quali prendere parte, soprattutto dal mese di luglio in poi in modo da arrivare all’avvio della stagione sui prati già abbastanza rodati.

Ceolin Livenza 2019
La vittoria di Ceolin al Trofeo Città di Meduna di Livenza 2019 (foto Alessandro Billiani)
Ceolin Livenza 2019
La vittoria di Ceolin al Trofeo Città di Meduna di Livenza 2019 (foto Alessandro Billiani)
Facendo un bilancio della trasferta di Fayetteville, che cosa ti è rimasto?

Il fatto che sono tutti andati al di là dei propri limiti onorando al meglio non solo la maglia, ma anche chi per molti motivi non poteva essere lì. Alla fine erano tutti veramente contenti, è stata una trasferta più che positiva.

Sei d’accordo che il bronzo inaspettato della Persico sia nato dalla sua azione nella seconda tornata, quando Vos e Brand hanno fatto esplodere la corsa e lei è stata brava a tenere duro più delle avversarie?

Il suo capolavoro è cominciato da lì, nel secondo e terzo giro, quando ha visto che la Alvarado seguiva le avversarie e non si è data per vinta tenendola sempre nel mirino fino a riagguantarla. Quello americano era un percorso infido, si è visto che se perdevi una decina di secondi era poi quasi impossibile ricucire lo strappo, lei è stata brava a rimanere a poca distanza dall’olandese fino a riuscire a riprenderla. Il resto è stato consequenziale.

Arzeni dice che questa nuova Persico potrà fare molto bene su strada…

La conosce bene e io la penso esattamente come lui. Al di là della medaglia, io ho visto nel corso di tutta la stagione una sua maggiore consapevolezza, ora Silvia è un’atleta a 360°, che affronterà la stagione su strada con un nuovo entusiasmo, spero che riesca a cogliere le occasioni che certamente le si presenteranno, può vincere anche lì. Gareggiare su strada non può dare che vantaggi, se ne accorgerà anche Ceolin, ne sono sicuro.

FAS Airport Service, Bramati: «Inizio okay, ma non fermiamoci»

03.02.2022
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Come andata la prima stagione della FAS – Airport Service? «E secondo voi com’è questo bilancio?». Si apre con una contro-domanda la chiacchierata con Luca Bramati, direttore sportivo del team di ciclocross nato quest’anno. Con lui già avevamo tracciato un primo bilancio, ma la stagione si era aperta da poco. Adesso il quadro è decisamente più completo.

La sua contro-risposta già dice molto sulla prima stagione delle ragazze del presidente Valentino Villa. Una stagione suggellata dal bronzo iridato di pochi giorni fa di Silvia Persico, senza dimenticare le cinque vittorie, tra cui il titolo nazionale con la stessa Persico, un quarto posto di Eva Lechner in Coppa del mondo e molti buoni piazzamenti di Alice Maria Arzuffi e di Lucia Bramati. Piazzamenti, che quest’ultima ha spesso colto correndo con le elite pur essendo una U23.

Eva Lechner conquista il GP Valfontanabuona ai primi di dicembre. Poi a fine mese il malanno che l’ha limitata (foto Instagram)
Eva Lechner conquista il GP Valfontanabuona ai primi di dicembre. Poi a fine mese il malanno che l’ha limitata (foto Instagram)

Pollice in alto

«Io direi – spiega Bramati – che la FAS Airport Service è andata alla grande. Nessuno si aspettava una cosa del genere e sono stracontento.
«Da quando ho preso in mano questo team ho lavorato proprio per quello, per creare un ottimo ambiente e una squadra competitiva, ma mai avrei pensato di finire dove abbiamo finito. Con il presidente Villa ho avuto sin da subito carta bianca. Anzi, tante volte ero io che chiedevo, che mi ponevo dei dubbi… E lui puntualmente mi lasciava agire liberamente. Si è fidato di me».

Alice Maria Arzuffi era la campionessa italiana in carica, il titolo è poi passato alla compagna Persico (foto Instagram)
Alice Maria Arzuffi era la campionessa italiana in carica, il titolo è poi passato alla compagna Persico (foto Instagram)

Verso il futuro

Quando tra dirigenza e staff tecnico si crea questo buon rapporto le cose non possono che andare bene. E anche gli eventuali problemi si superano con maggior slancio. È più facile trovare un accordo e forse anche in virtù di questo ottimo rapporto, Bramati guarda già al futuro.
«E’ andata bene, ma forse potevamo fare anche qualcosina di più, soprattutto con Alice Maria Arzuffi e, lo premetto, non pensate che io non sia contento di lei. Dico solo che probabilmente potevamo sfruttarla ancora meglio».



«Perché? Perché magari poteva esserci un rapporto di fiducia reciproco da stringere. Alice, come tutti gli sportivi, si deve fidare. Io e lei abbiamo iniziato a lavorare insieme da quest’anno. In passato, per quel poco che abbiamo avuto a che fare, non avevamo legato moltissimo… Però devo dire che siamo stati bravi entrambi a venirci incontro. Anzi, devo dire che lavorando con lei ho scoperto una bellissima persona oltre che un’ottima atleta, ma questo già lo sapevo. Eh sì: abbiamo già buttato giù qualcosa per il prossimo anno».

Silvia Persico a Besancon, in Coppa del mondo (foto Instagram – Twila Muzzi)
Silvia Persico a Besancon, in Coppa del mondo (foto Instagram – Twila Muzzi)

Pro’ al 100%

Bramati sembra già avere mille idee per la testa, forse proprio perché c’è questo ottimo rapporto con il presidente Villa.

«La verità – riprende Bramati – è che per questi progetti servono tanti soldi, adesso vediamo come va con il presidente e con gli sponsor. Già sapere che sono contenti è importante.
«Mille idee? Eh sì, quelle non mancano mai. Ma la mia idea principale è quella di lavorare bene per continuare a crescere. Per me questo è stato il punto di partenza, ma per farlo, come ho detto, la questione monetaria è centrale e tutti devono essere contenti di questo obiettivo».

«Faccio un esempio pratico. Questa estate a Livigno ad agosto c’erano dei team belgi di ciclocross che si allenavano, stavano facendo altura, già pensando alla stagione invernale. Se vogliamo fare il salto anche noi serve questo tipo d’impegno: stage, trasferte per le gare più importanti, materiali…».


La FAS Airport Service ha fornito due delle quattro pedine dell’oro nella mix ralay di Fayetteville. Qui la Persico dà il cambio alla Bramati
La FAS Airport Service ha fornito due delle quattro pedine dell’oro nella mix ralay di Fayetteville. Qui la Persico dà il cambio alla Bramati

Eva, Lucia e Silvia


Infine a Bramati strappiamo un giudizio flash anche sulle altre tre ragazze del team, visto che della Arzuffi ci ha già parlato: Eva Lechner, sua figlia Lucia e Silvia Persico.

«Eva – spiega Bramati – ha un po’ ciccato il mondiale, però va anche detto che si è ammalata in un periodo bruttissimo in ottica iridata e questo l’ha debilitata non poco. E infatti anche agli italiani non era in ottima condizione».


«Mia figlia Lucia, idem. Lei addirittura l’italiano neanche lo ha fatto. Ha preso un virus intestinale: in dieci giorni ha perso 3 chili. Io e Daniele Pontoni siamo convinti che lo abbia preso a Dendermonde. Lì c’era un vero “schifo” a terra e in certi casi se qualcosa ti va in bocca può creare dei problemi. In passato questo è già successo, non sarebbe la prima volta. So che è accaduto persino a gente che ha corso la Parigi-Roubaix».


«Di Silvia Persico il bronzo iridato me lo aspettavo sì e no. Sapendo anche che un paio di avversarie avrebbero corso con le under 23, e visto come era andata ad Hoogerheide, lei poteva cogliere l’occasione ed è stata davvero brava a correre come ha corso. A rendere il 100% nel giorno giusto.

«So che lei vuole puntare ancora di più sul ciclocross, ma adesso inizierà la stagione su strada. Credo che si fermerà un po’ prima proprio pensando alla successiva stagione di cross. Per questo motivo dovrò parlare bene anche con Davide Arzeni, il suo preparatore».



«Ma più che delle singole io torno a parlare del discorso del gruppo e all’idea di continuare a crescere tutti insieme. Perché riguardo a Lucia ci sta che lei debba crescere, è ancora una “bambina“. Già da questa settimana, tanto per rendere l’idea, è tornata a pensare alla scuola, alla maturità. E solo dopo tornerà a fare la ciclista a tempo pieno. Per i miglioramenti delle altre invece il discorso cambia. Non è solo fisiologico.

«Faccio un esempio: Silvia Persico, lei deve per me migliorare dal punto di vista tecnico. Ma su questa cosa non ci ho ancora mai lavorato. Nella mia testa perciò c’è l’idea di fare uno stage tecnico».

La Pinarello Crossista F di Tom Pidcock

29.01.2022
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L’abbiamo fotografata e analizzata durante la tappa di Coppa del mondo di Vermiglio, ma ora la bicicletta del campione britannico assume delle “connotazioni ufficiali”. La Pinarello Crossista F sancisce il grande ritorno nel ciclocross e ad altissimi livelli della maison trevigiana. Carbonio hors categorie e forme che sono il DNA di una piattaforma unica nel suo genere. Il processo di sviluppo è iniziato nella primavera 2021 e a distanza di neppure un anno, la Crossista F è una delle biciclette più ambite.

Thomas Pidcock ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo del progetto Crossista F
Pidcock ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo del progetto Crossista F

Forme che fanno storia

Le curve, le muscolosità e i volumi abbondanti delle tubazioni sono un marchio di fabbrica. Lo sono per le biciclette da strada e lo sono anche per la Crossista F con la quale Tom Pidcock affronterà la gara iridata di Fayetteville.

La Pinarello Crossista F nasce vincente, grazie ad una vittoria e 5 podi. Tecnicamente si tratta di una bicicletta in carbonio e monoscocca. La forcella ricorda quelle in dotazione alla Dogma F, con delle variabili sviluppate in modo specifico per il ciclocross. Così come il frame, caratterizzato da una scatola del movimento centrale voluminosa (che ovviamente è più alta da terra, per il passaggio sugli ostacoli). Essa ha l’obiettivo di garantire rigidità senza influire in modo negativo sul grip del retrotreno, che a sua volta ha i foderi orizzontali curvati verso l’alto (zona del cambio e del perno passante). I foderi obliqui del carro sono sagomati, armoniosi e hanno un’inserzione ribassata al piantone.

Nodo sella per il ciclocross

E poi c’è quella tubazione orizzontale svasata, creata appositamente per agevolare la presa della bicicletta quando è necessario scendere di sella e mettere la bici in spalla. Non un semplice dettaglio. Anche il reggisella, dedicato a questa bicicletta, non è un componente a caso. E’ una sorta di aero seat-post, in carbonio e con un arretramento voluto. Ha un duplice obiettivo: quello di fornire una posizione perfetta all’atleta e di scaricare parte del peso sulla ruota posteriore, per un grip ottimale.

Una bicicletta leggera

Le ruote e la trasmissione fanno parte del pacchetto Shimano Dura Ace (11v). I tubolari sono Challenge, mentre la sella è Fizik. Altro dettaglio interessante è il manubrio Most Talos (Pinarello), un monoblocco in carbonio, una sorta di compact che ricorda da vicino il modello aerodinamico utilizzato per le bici road. La sezione superiore è piatta. La base dello stem si integra con la testa del profilato dello sterzo, con il caratteristico shape tipico delle Pinarello. La bicicletta di Pidcock ha un valore alla bilancia dichiarato di 7 chili e 390 grammi, inclusi i pedali, un valore eccellente in considerazione della categoria.

Pinarello

Caro De Clercq, quale futuro prevedi per Masciarelli?

19.01.2022
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Mario De Clercq ha 55 anni e quando alle gare di cross dalle sue parti in Belgio si presenta lui, la folla continua ad aprirsi. Merito dei tre mondiali e delle altre 57 vittorie. Nelle sue gambe ci sono anche tre vittorie su strada da dilettante e due da professionista, con la partecipazione a tre Tour de France e ad una Vuelta.

Fu lui un paio d’anni fa ad accorgersi di quell’italiano magrolino andato a correre in Belgio dall’Abruzzo e fu così che ingaggiò Lorenzo Masciarelli nella Pauwels Sauzen-Bingoal di cui è coordinatore tecnico, una delle squadre di ciclocross più forti d’Europa. Quella di Iserbyt e Vantourenhout, per intenderci. Così, approfittando della sua gentilezza e del suo ottimo inglese, abbiamo pensato di vederci più chiaro. Che cosa spinge un fiammingo di tanta fama a investire su un italiano tutto da scoprire? E come sta andando il primo anno da under 23?

«Ho visto Lorenzo la prima volta – dice – durante una gara di allievi a Gavere. Arrivò 10° scattando da una pessima posizione di partenza. Così, su consiglio di Nico Mattan lo abbiamo inserito nelle giovanili».

Mario De Clercq è coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal (foto Belga News)
Mario De Clercq è coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal (foto Belga News)
Perché un corridore italiano in una squadra belga?

Eravamo curiosi di scoprire la mentalità di un corridore italiano ed è stata una sfida per noi lavorare con lui. Era davvero la prima volta per me, ma finora non me ne sono ancora pentito. La famiglia Masciarelli sono persone molto amichevoli e rispettose.

Lorenzo sta crescendo come speri?

Poco prima che iniziasse la stagione di cross, abbiamo completato una fase di allenamento con tutta la squadra e Lorenzo è stato uno dei migliori. Le sue prime gare come U23 sono state promettenti. Dopo essere tornato dalla Coppa del mondo in America però, non è stato più molto brillante. Può aver speso troppo oppure ha inciso il jet-lag, non lo so. Ma dopo non è stato più il Lorenzo che conosco. Il primo anno da U23 è sempre difficile, ma con noi avrà tempo per crescere e concentrarsi fino al suo 3° e 4° anno.

Lorenzo Masciarelli con Vanthourenhout e De Clercq in uno degli allenamenti di squadra
Lorenzo Masciarelli con Vanthourenhout e De Clercq in uno degli allenamenti di squadra
Quale poteva e può ancora essere un buon obiettivo per lui in questa stagione?

Non ci sono molti obiettivi per lui come U23. Quest’anno deve fare esperienza. Tutto quello che fa è buono. La prossima estate diventerà più forte partecipando a gare su strada più lunghe, corse a tappe, e vedremo.

E’ importante per lui allenarsi con ragazzi come Vanthourenhout e Iserbyt?

Naturalmente. Questa è la cosa più importante per Lorenzo. Può imparare moltissimo da quei ragazzi in allenamento, perché non li vede mai durante le gare tra un ciclocross e l’altro. L’intenzione è che raggiunga lo stesso livello nei prossimi anni e che ora si metta al servizio dei nostri leader. Non solo durante gli allenamenti, ma anche durante la prossima stagione su strada.

Nel 1994, De Clercq arriva 14° nella Roubaix vinta dal suo capitano Tchmil
Nel 1994, De Clercq arriva 14° nella Roubaix vinta dal suo capitano Tchmil
Pensi che possa competere ai massimi livelli nel ciclocross o ha un futuro su strada?

Lorenzo per il momento non è il tipico crossista. E’ un tuttofare, va bene su tutti i terreni. Mi ricorda un po’ Franzoi. Anche lui era un corridore forte sia su strada che nel ciclocross. Il tempo lo dirà.

I percorsi di cross qui in Italia sono pieni di curve, abbiamo gare piuttosto lente: pensi che sia un limite per un atleta come Lorenzo?

In Belgio il ciclocross è uno sport di potenza, in Italia infatti è tutto curve e tutto più basato sulla flessibilità. Ma non ci sono limiti per un buon crossista. Devi solo essere in grado di affrontare ogni percorso. Devi essere in grado di gestire ogni tipo di sfida, altrimenti non ha senso fare ciclocross.

Agli ultimi tricolori di cross a Variano, Lorenzo si riscalda e il padre Andrea sistema la pressione
Agli ultimi tricolori di cross a Variano, Lorenzo si riscalda e il padre Andrea sistema la pressione
Che tipo di gare su strada farà nel 2022?

Lorenzo correrà probabilmente 3 o 4 gare a tappe, tra cui il Giro del Belgio e il Tour De Wallonie. Gare di alto livello per un under 23 di 1° anno, in cui saranno presenti anche squadre WorldTour.

E’ importante correre su strada per un crossista?

Questa è la parte più importante dell’intero sviluppo di un giovane corridore. Se sei capace di andare forte su strada, dovresti riuscire a emergere anche nel cross, se mantieni la tua tecnica. Grazie alle gare su strada Lorenzo diventerà ogni anno più forte del 10 per cento.

Toneatti inesperto su strada? Cucinotta ha già pronto il piano

17.01.2022
4 min
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Davide Toneatti passerà all’Astana Qazaqstan Development Team. Ma come abbiamo visto il bravo crossista under 23 della DP66 Giant Selle SMP non ha troppa esperienza con l’asfalto.

Il fresco campione italiano, come lui stesso ci raccontò, ha corso davvero molto poco su strada. Viene quindi da chiedersi come farà ad affrontare questa nuova ed entusiasmante sfida all’improvviso. 

Claudio Cucinotta è uno dei preparatori dell’Astana (foto Instagram)
Claudio Cucinotta è uno dei preparatori dell’Astana (foto Instagram)

In Astana da febbraio

«Fino a fine mese – spiega il suo coach, Claudio Cucinotta – Toneatti sarà impegnato nel ciclocross. Lui ha l’obiettivo dei mondiali del 30 gennaio negli Stati Uniti. Sarà quindi ufficialmente un atleta dell’Astana a partire dal 1° febbraio. Fino al mondiale sarà gestito in tutto e per tutto dalla DP 66 Giant Selle SMP».

«Noi abbiamo pensato che vista la sua ricca stagione nel ciclocross possa essere in ottima condizione, quindi l’idea è di farlo partire bene, di farlo gareggiare abbastanza presto, proprio per sfruttare la forma fisica che presumibilmente si porterà dietro. Pertanto dopo il mondiale, come si dice in gergo, tireremo dritto per un altro mese e mezzo e nella seconda metà di marzo inizierà il suo recupero».

E questa non è un’idea malvagia. Cucinotta se l’è studiata bene. Proprio per aiutare il ragazzo ad inserirsi nei nuovi meccanismi cerca di portarlo in gara quando è in buona condizione.

Pensiamo solo alla tenuta in seguito ad una “sgasata” del gruppo. Un conto è rispondere essendo al 80% e un conto è farlo essendo al top: una gran bella differenza, specie se si è poco esperti. Ci si impressiona di meno.

Toneatti, classe 2001, ha deciso di tentare la sfida su strada all’inizio dello scorso autunno
Toneatti, classe 2001, ha deciso di tentare la sfida su strada all’inizio dello scorso autunno

Incognita gruppo…

Toneatti potrebbe avere però il problema dello stare in gruppo. In fin dei conti lui ha corso soprattutto in Mtb e nel cross e certe dinamiche gli sono quasi del tutto sconosciute.

«Davide riprende – Cucinotta – comunque una o due gare su strada all’anno tra i dilettanti se le faceva sempre, poi è chiaro, anche noi sappiamo che si tratta di una scommessa e certe caratteristiche dovrà “guadagnarsele”».

«Sono stato io che l’ho proposto all’Astana e so che valori ha. Ha dei numeri buoni e può fare bene da questo punto di vista, poi dobbiamo vedere come si comporta sul piano tecnico.

«Io non credo che Davide avrà grossi problemi a stare in gruppo, tutto sommato guida bene. Poi mi rendo conto che un conto è scendere in mountain bike e un conto è venire giù a 100 all’ora in gruppo da una discesa dolomitica, ma credo che si possa adattare. Semmai mi “preoccupa” più la distanza».

Il friulano vuole fare bene anche in azzurro. Andrà ai mondiali forte del titolo italiano cx conquistato a Variano
Il friulano vuole fare bene anche in azzurro. Andrà ai mondiali forte del titolo italiano cx conquistato a Variano

Occhio alla distanza

Di nuovo il preparatore friulano non è banale. Sia lui che Toneatti sono ben consapevoli a cosa stanno andando incontro e Cucinotta sembra aver previsto tutto.

«Davide ha sempre fatto gare di un’ora, un’ora e mezza, sarà importante farlo abituare a durate ben più lunghe. Ma il bello di una Development è che può fare esperienza senza fretta e avere al tempo stesso l’opportunità di correre anche con i professionisti qualora si trovasse subito bene.

«La nostra idea di portarlo a fare gare 1.2 e 2.2. Toneatti si ritroverà in corse che, per quanto brevi, saranno lunghe almeno 140 chilometri. Però, ripeto, la buona condizione iniziale che gli darà il ciclocross potrà aiutarlo molto. In tal senso è più facile avere lo spunto, il fuorigiri che non la distanza. E’ più facile abituarsi ai chilometri. Di sicuro meglio avere un’ottima base anaerobica e meno aerobica, che non il contrario. Almeno nella sua situazione».

In effetti da un punto di vista della preparazione è più facile mettere chilometri nelle gambe che non il fuorigiri. Per acquisire fondo “basta” fare i chilometri. E anche con l’alimentazione ci si può aiutare non poco.

«Ecco – riprende Cucinotta – anche questo dell’alimentazione è un aspetto quasi del tutto nuovo per Davide, perché nelle gare di mountain bike o di cross in pratica non si mangia mai. Al massimo si può prendere qualche gel. Anche questo è un aspetto che dovrà allenare».

«Io sono tranquillo – conclude il preparatore – Davide abita non lontano da me, per qualsiasi cosa sarò al suo fianco. Potrò seguirlo anche direttamente in qualche distanza o per dei test».

Proprio fra poche ore l’Astana, sia il gruppo WorldTour che Development, si riunirà per un ritiro. Toneatti come detto non ci sarà, ma Cucinotta assicura che dopo il primo step di gare tra fine febbraio e marzo, che presumibilmente saranno quelle tra Croazia e Slovenia, Davide si unirà al resto dei suoi compagni e inizierà la sua avventura tra i professionisti… in tutto e per tutto.

Da Zoccarato a Fontana, l’occhio tecnico di Bielli

11.01.2022
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Tra gli occhi degli esperti che si aggiravano sul circuito di Variano lo scorso weekend in occasione del campionato italiano di ciclocross, c’erano anche quelli di Luigi Bielli, collaboratore tecnico del cross, appunto, e cittì del settore Indoor.

Ex professionista, Bielli da anni si occupa di cross. Era vicino a Scotti e di campioni sul fango ne ha visti passare. Con lui vogliamo fare una sorta di “resoconto” degli scorsi tricolori.

Luigi Bielli classe 1964, qui con la bella Serena Autieri
Luigi Bielli classe 1964, tecnico della nazionale Indoor e collaboratore di quella di cross

Zoccarato, bell’esempio

Con Bielli partiamo da Samuele Zoccarato, che seppur un “novellino” del cross era una delle stelle presenti in corsa. Come vi abbiamo raccontato, il portacolori della Bardiani Csf Faizanè ha deciso di sua spontanea volontà di gettarsi nel fango e sull’erba. Una cosa un po’ insolita per un professionista italiano su strada che per di più ha il contratto in tasca.

«Già il fatto stesso di essere stato presente ad un evento così importante è più che positivo – commenta Bielli – Zoccarato aveva già fatto qualche gara in precedenza, ma un campionato italiano è più importante».

«Le attività invernali, che siano corsa, palestra, rulli o il nuoto… Sono sempre importanti, ma io resto del parere che quelle all’aperto lo sono ancora di più. Permettono al fisico di aumentare le proprie difese immunitarie. E nel caso del cross consentono di curare la tecnica, l’agilità e la potenza al tempo stesso. Ti danno qualità di guida per affrontare gli imprevisti. Penso per esempio al saper guidare con un tubolare a terra».

«E poi chi ha fatto questa attività da ragazzo ce l’ha nel DNA. Semmai le società sono un po’ restie a lasciarli andare. Ma secondo me non è un qualcosa di azzeccato neanche dal punto di vista del marketing. Il cross consentirebbe ai team di riempire quei 2-3 mesi invernali in cui hanno meno visibilità. Darebbero una mano ai propri sponsor».

Si parte, Zoccarato (col 37) in coda al gruppo
Si parte, Zoccarato (col 37) in coda al gruppo

Rubare con gli occhi

«Come ho visto Zoccarato? Molto concentrato – riprende Bielli – In partenza chiaramente era nelle retrovie, in quanto non aveva i punti per partire davanti. Da un punto di vista tecnico ci è arrivato molto preparato. Credo avesse il miglior materiale per le sue possibilità. Segno che vi ha dedicato attenzione.

«Riguardo alla guida si è dovuto adeguare. Credo che nei giri di prova si sia messo alla ruota dei migliori, mi sembra di uno dei due fratelli Braidot. Girandogli dietro, come si dice, ha rubato con gli occhi».

E di certo il 24enne di Camposampiero (Padova), deve aver studiato bene. E se in qualche drop è apparso più in difficoltà, è scappato via bene nei tratti in salita, specie quelli in cui si doveva correre a piedi, dove in più di qualche tornata ha guadagnato delle posizioni.

Zoccarato CX 2021
Zoccarato in azione ai tricolori di Variano. Alla fine ha chiuso al 17° posto
Zoccarato CX 2021
Zoccarato in azione ai tricolori di Variano. Alla fine ha chiuso al 17° posto

Gara elite combattuta

Oltre a Zoccarato c’erano gli altri elite, che hanno infiammato la gara. Una gara davvero bella e tesa, ma se poi si pensa ai grandi palcoscenici europei resta un po’ fine a se stessa. Pur essendosi disputato questo tricolore in un contesto degno dei grandi eventi, anche in chiave tifo.

«Dopo i primi 4-5 giri c’è stata questa bella lotta tra Fontana, Dorigoni, Samparisi, BraidotLa cosa che più mi ha colpito, è stato vedere questi ragazzini che correvano da un punto all’altro del percorso per godersi i loro idoli. E soprattutto vedere che andavano a cercarli nei punti più tecnici per capire come li affrontavano. E poi trombe, urla, motoseghe… Delle belle scene!».

«Mi è dispiaciuto che Bertolini non fosse della partita, per via di quel suo raffreddore. Avremmo avuto una lotta ancora maggiore.

«E’ vero, in Europa abbiamo vita dura, ma gli elite italiani danno sempre il massimo. Dobbiamo considerare che in Belgio e in Olanda ci nascono con il cross. I nostri fanno dei sacrifici già solo per raggiungere quei luoghi. Pensiamo solo alle gare che ci sono state da quelle parti tra il 20 dicembre e il 9 gennaio.

«Non abbiamo un talento elite ancora, ma abbiamo tanti ragazzi che stanno venendo fuori. E la speranza è che le società non ce li fermino come hanno fatto con Bryan Olivo».

Per Filippo Fontana una gara sfortunata. Prima della foratura aveva avuto anche un altro guaio tecnico (foto Instagram – Olympiacicli)
Per Filippo Fontana una gara sfortunata. Prima della foratura aveva avuto anche un altro guaio tecnico (foto Instagram – Olympiacicli)

Fontana sfortunato

«Per il resto è stata una gara molto combattuta – conclude Bielli – come ho detto, soprattutto fino a quando Fontana non ha avuto i suoi problemi tecnici. Per me era il favorito, anche più di Dorigoni. Lo vedevo da come guidava, conosceva il percorso a menadito. Anche Dorigoni guidava bene, ma un po’ meno.

«Di Fontana ho apprezzato il fatto che poteva correre tra gli under 23, invece ha voluto gareggiare con gli elite. Di là avrebbe avuto vita più facile, posto che la gara la devi sempre fare e portare a termine, tanto più nel ciclocross, in cui non sai mai cosa può accadere».

Variano, tricolori elite: brindano Persico e Dorigoni

09.01.2022
6 min
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Il ghiaccio si è trasformato in fango. E nel fango i corridori fanno fatica a stare in piedi. Anche ieri le gare del pomeriggio si erano corse in insidiosi toboga, ma oggi per gli elite sembra che la melma sia persino più scivolosa.

La maglia tricolore se la portano a casa Silvia Persico e Jakob Dorigoni, entrambi con gare dominate dall’inizio alla fine, complice un po’ di sfortuna dei rivali, che però fa da sempre parte del pacchetto.

Podio e abbraccio

Fra le donne certi gesti sono più ricorrenti. E così, mentre Silvia Persico sta per scendere dal podio con la medaglia al collo e il tricolore indosso, dal cancello irrompe sotto al palco Alice Maria Arzuffi, che ha appena concluso la gara. Lascia la bici sull’asfalto e si protende verso il palco, mentre Persico e Lechner si chinano per abbracciarla. E’ un gesto di forte intensità.

«E’ stato un momento importante – conferma Silvia Persico – l’anno scorso glielo avevo dato io perché a me le cose non erano andate bene. Quest’anno ci siamo scambiate. Sapevo che sarebbe stata un’avversaria importante, però non so cosa le sia successo. Siamo amiche anche fuori dal ciclismo».

Eva Lechner è una sua compagna di squadra alla FAS Airport Services, anche se oggi correva con la maglia dell’Esercito. Dopo l’arrivo si sono scambiate battute e abbracci.

Arzuffi arriva sotto al podio, Lechner e Persico si chinano per abbracciarla
Arzuffi arriva sotto al podio, Lechner e Persico si chinano per abbracciarla

Lechner, soprattutto amica

«Sapevo che Eva sarebbe stata un’avversaria importante – dice Silvia – nonostante fossimo compagne di squadra. Con lei mi trovo molto bene, proviamo sempre insieme i percorsi. Quando mi è tornata sotto, sono ripartita di nuovo, riprendevo margine, ma sbagliavo. Così ho capito di dover fare le cose con calma e mantenere la tranquillità, perché stavo molto bene. Ho voluto dimostrare che Silvia Persico c’è e speriamo di continuare sino a fine stagione. Questa squadra mi dà serenità. Siamo quattro ragazze molto unite, con un’amicizia che va oltre il ciclismo. Quando c’è bisogno, ci siamo l’una per l’altra. Sono alla Valcar da quando avevo 12 anni, devo ringraziare Valentino Villa per questo. E la maglia tricolore vale davvero tanto, è un punto di partenza. Spero di continuare così e di portarla in giro per il mondo».

Tecnica e sfortuna

Fra gli uomini si va di pugni e strette di mano. La corsa la stava guidando Filippo Fontana, autore del giro più veloce del campionato italiano, ma a causa di un salto di catena e di una foratura, il ventunenne veneto si è ritrovato a inseguire senza riuscire più a ripetere i tempi di inizio corsa. E così Dorigoni, che ha avuto i suoi problemini in avvio di gara, ha preso il largo e non si è più voltato.

«La maglia tricolore è un simbolo molto importante – dice l’altoatesino della Guerciotti – in tutto il mondo si conoscono le tre strisce. E’ molto bello vincere, soprattutto il campionato italiano che è una delle gare cruciali della stagione. Al mattino il fondo era ghiacciato e man mano che usciva il sole, si scioglieva, ma sotto c’era ghiaccio. E’ stato davvero insidioso, in più Pontoni ha disegnato un percorso molto duro. C’era da scegliere se andare in bici e correre a piedi, bisognava stare attenti alla guida. Era molto completo».

Menare, scattare, correre…

«Secondo me oggi ho guidato molto bene, ma anche Filippo (Fontana, ndr) guida molto pulito. Per vincere, bisognava essere completi, menare, scattare, correre, però anche saper guidare. Ed è stato importante anche andare sul sicuro. Gomme da fango e su certi pezzi scendere a piedi e correre. Ho avuto anche io i miei problemi, ma sono riuscito a superarli».

Terzo fra gli elite è stato Nicolas Samparisi, fratello di quel Simone con cui ieri avevamo parlato della bicicletta KTM di Francesca Baroni, che ha chiuso all’ottavo posto. I camper si allontanano, presto Variano sprofonderà nel gelido silenzio dell’inverno. Il baccano delle motoseghe che salutavano il passaggio dei corridori si è spento. Da stasera i tricolori hanno cambiato padrone.

Challenge Limus TLR, l’identità del tubeless

31.12.2021
5 min
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Pedalare nel fango non è mai semplice, non lo è per nessun atleta e neppure per quei corridori che si trovano a loro agio nelle condizioni critiche. Il fango e il ciclocross in genere non sono “solo” questione di forza e di potenza. Guidare la bicicletta nel fango è sinonimo di equilibrio, gestione dello sforzo e abilità, saper dove mettere le ruota e avere lo sguardo rivolto sempre un metro più avanti. Nel ciclocross la bicicletta fa la differenza e la scelta degli pneumatici è uno dei fattori che gioca un ruolo primario ai fini della performance. Abbiamo provato una gomma di nuova generazione, la Challenge Limus TLR Proseries 700×33, in versione tubeless ready, omonima di uno degli pneumatici da fango maggiormente apprezzati tra i professionisti.

Tre tipologie di tasselli, centrali, mediani e laterali, tutti molto spaziati tra loro
Tre tipologie di tasselli, centrali, mediani e laterali, tutti molto spaziati tra loro

Challenge Limus TLR, come è fatto

Lo pneumatico che vediamo è piuttosto semplice. Ha una struttura che lo accomuna alle coperture della serie “tubolare aperto fatto a mano” della gamma Challenge. La carcassa è del tipo SuperPoly (non è in cotone e questo è un vantaggio, di seguito spieghiamo il perché) da 300 Tpi. Il tallone è rinforzato con un’aggiunta di tessuto in aramide. Inoltre la struttura prevede una bandella PPS di protezione, posizionata tra la carcassa ed il battistrada. Quest’ultimo è incollato (la gomma in questione non prevede vulcanizzazioni), un processo che accomuna questa tipologia di gomma e il tubolare.

I tasselli sono alti, con un design differenziato tra il centro ed i lati e molto spaziati tra loro. Il loro orientamento diventa una sorta di direzionale (un riferimento utile anche in fase di montaggio), per un grip ottimale e una buona scorrevolezza. Inoltre, Challenge Limus (ma in generale questa fascia di coperture) è compatibile anche con i cerchi hookless.

La tecnica “tubolare aperto fatto a mano”, sinonimo di elasticità e morbidezza
La tecnica “tubolare aperto fatto a mano”, sinonimo di elasticità e morbidezza

Longevità ed elasticità

La carcassa non è in cotone e i puristi potrebbero storgere il naso. Tecnicamente questa scelta ripaga in termini di longevità e di gestione del tubeless. I fili sintetici SuperPoly non assorbono direttamente il liquido sigillante che rimane “vivo” tra la gomma ed il tessuto. Il lattice non fa marcire la carcassa a tutto vantaggio della durata della gomma. Il tubolare aperto fatto a mano è molto più elastico di un tubeless tradizionale costruito con la tecnica della vulcanizzazione. Questo si traduce in un maggiore range di utilizzo dello pneumatico in termini di pressioni di esercizio, oltre ad un migliore effetto smorzante e capacità di copiare il terreno.

Test e considerazioni

Che gran bella copertura, sicuramente specifica per terreni fangosi, ma anche per quelle situazioni dove il manto modifica le sue caratteristiche. Il riferimento è quello dove il percorso diventa molle, inconsistente, fangoso e scivoloso dopo una gelata notturna, ma anche dove è necessario sfruttare le potenzialità dello pneumatico per non accumulare detriti e peso.

Il Challenge Limus si comporta bene anche sulla terra rossa, che non di rado viene definita “argilla” e si attacca come la colla, fino ad imballare le ruote. Una delle peculiarità di questo pneumatico è la trazione costante e quei tasselli che mordono, affondano e arpionano il terreno anche in fase di cornering e cambio di direzione, ma al tempo stesso “scarica” bene. Un vantaggio se consideriamo che il ciclocross e la sua guida sono anche una questione di distribuzione del peso sulla bicicletta e il grip della gomma può fare davvero la differenza.

Le specifiche che caratterizzano Challenge Limus TLR
Le specifiche che caratterizzano Challenge Limus TLR

Non è una gomma veloce

La scorrevolezza non è il suo focus primario, anche se in realtà non è uno pneumatico “piantato”, anche grazie ad un’ampio delta di utilizzo in fatto di gonfiaggio (un esempio: il nostro peso è di 66 chilogrammi e lo abbiamo utilizzato con una pressione di 1,6 bar su terreno molto fangoso, 1,8 bar su terreno misto ed erboso). Ha uno shape tondeggiante, con i ramponi più esterni che lo rendono spigoloso. Ha bisogno di essere lavorato in fase di montaggio, quasi plasmato e ci vuole un po’ di pazienza, anche nelle fasi successive all’inserimento del liquido anti-foratura.

Il controllo e l’eventuale rabbocco del liquido sigillante in un tubeless: un’operazione che andrebbe eseguita a prescindere
Il controllo e l’eventuale rabbocco del liquido sigillante in un tubeless

Il segreto è farlo riposare

Ed è proprio così, perché bisogna far riposare la gomma ad un pressione molto superiore a quella di utilizzo, con il suo lattice che man mano si adagia e inizia “a tirare” tra il cerchio e il tallone. Lo stesso liquido inizia a depositarsi sulle pareti del Challenge Limus, in modo da renderlo quasi impermeabile.

Non è anormale vedere la fuoriuscita di aria e di una schiuma leggera, durante le prime ore di riposo. Proprio per questo un altro fattore da considerare è l’aggiunta di liquido, una minima parte, dopo le prime 24 ore.

La traccia del Challenge Limus TLR
La traccia del Challenge Limus TLR

In conclusione

Challenge Limus TLR è uno pneumatico ad uso professionale e dedicato alle competizioni. E’ specifico per il fango e per le condizioni estreme, ma la sua eccellente fattura, costruzione e sfruttamento della tecnologia tubeless a tubolare aperto, sono fattori che aumentano la versatilità e la sfruttabilità. In termini di scorrevolezza è inferiore al Grifo, ma il Challenge Limus TLR può diventare un punto di riferimento quando l’atleta è indeciso su quale gomma utilizzare e minimizzare il rischio di perdere trazione e “subire” la gomma.

Anche per quanto concerne il range delle pressioni da usare (anche con pressioni elevate la gomma non rimbalza e mantiene quella capacità di copiare il terreno), questa tipologia di copertura è superiore, rispetto ad una più classica vulcanizzata. Il binomio tra l’elasticità della carcassa e la pastosità dei tasselli risulta vincente.

Zoccarato CX 2021

Guarda chi c’è nel ciclocross: la scelta di Zoccarato

30.12.2021
5 min
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Scorrendo l’ordine di arrivo del Trofeo San Fior, tappa conclusiva del Master Cross Selle Smp, un nome ci ha quasi fatto sobbalzare: al 15° posto, staccato di 4’25” dal vincitore Filippo Fontana, è giunto Samuele Zoccarato, il 23enne di Camposampiero (PD) portacolori della Bardiani CSF Faizané. Una presenza la sua sorprendente perché non stiamo parlando di un corridore multidisciplinare né tantomeno di un ciclista con esperienze pregresse nel ciclocross, come potrebbe essere per un Trentin ad esempio.

Zoccarato viene da una stagione, la sua prima nel mondo pro’, decisamente positiva, con la perla del terzo posto ai Campionati Italiani ma con tanti altri segnali positivi, ad esempio il suo primo Giro d’Italia portato a termine. Parlando con lui, la motivazione per cui ha deciso di gareggiare nel ciclocross dice molto della sua serietà.

«E’ stata una mia iniziativa, nata dal fatto che voglio migliorare alcune lacune che ho, soprattutto nella guida del mezzo ma anche nel pedalare fuori soglia, nei rilanci, anche nelle volate. Devo lavorare molto su me stesso e penso che il ciclocross sia ideale per questo».

Zoccarato San Fior 2021
Una prima esperienza positiva per Zoccarato nel ciclocross, non senza qualche errore (foto BIlliani)
Zoccarato San Fior 2021
Una prima esperienza positiva per Zoccarato nel ciclocross, non senza qualche errore (foto BIlliani)
Che esperienza è stata?

Molto divertente, anche se le difficoltà non sono mancate. La differenza che vedevo con gli specialisti era enorme, ad esempio perdevo molto nel risalire in bici. Ho fatto tante “papere” tecniche, alcune volte mi veniva anche da ridere, ma alla fine credo di essermela cavata.

Che hanno detto in società di questa tua idea?

All’inizio erano scettici, poi quando hanno capito che avevo intenzione di fare anche qualche gara e che lo ritenevo necessario, mi hanno appoggiato, raccomandandosi solo che non mi faccia male. Io sono partito da un ragionamento: ci sono giornate con nebbia e pioggia nelle quali allenarsi su strada è più un peso, invece uscire con la gravel, la Mtb, la bici da ciclocross ti permette di divertirti e al contempo effettuare lavori molto utili, ne giova il fisico ma anche la mente.

Zoccarato Serenissima 2021
Samuele ama molto spaziare fra le varie bici: qui è alla Serenissima Gravel
Zoccarato Serenissima 2021
Samuele ama molto spaziare fra le varie bici: qui è alla Serenissima Gravel
Secondo te un’idea del genere troverebbe accoliti anche tra i tuoi colleghi, nella tua società ma anche in altre?

Penso di sì, ma mi sono accorto sulla mia pelle che gli ostacoli non sono pochi. Innanzitutto devi avere il materiale tecnico a disposizione, almeno due bici e una quantità di ruote. Io ne ho acquistata una, con tanto fango sul percorso la gara neanche la finisco… Poi molti corridori credo temano di fare brutte figure, di commettere le “papere” di cui ho detto prima. Come tecnica c’è tanto da imparare, cambia tutto…

Sai che il cittì Pontoni ha intenzione di avere contatti con le società italiane per cooptare quanti più stradisti possibile per il ciclocross e spingere verso la doppia attività per i più giovani…

E’ un’ottima idea, ma per chi non viene da quel mondo io penso sia una buona idea istituire anche una piccola “accademia”, per insegnare i fondamentali, perché il ciclocross non si inventa. Sono discipline diversissime, cambiano l’assetto di corsa, le bici, i materiali, la tecnica di guida, insomma tutto.

Zoccarato pioggia 2021
Nelle giornate di pioggia il veneto alterna alla strada anche uscite offroad
Zoccarato pioggia 2021
Nelle giornate di pioggia il veneto alterna alla strada anche uscite offroad
A tuo parere troverà spazio la sua idea?

A patto che riesca a vincere una vecchia concezione imperante nel ciclismo su strada italiano, dove tanti direttori sportivi sono ancora convinti che per emergere bisogna allenarsi solo stando molte ore in sella, quando invece la preparazione è profondamente cambiata, basata più sullo stimolo allenante, sull’intensità dell’allenamento e le altre specialità, come il ciclocross o la Mtb, possono essere molto utili in tal senso. Molti però pensano che le altre esperienze siano inutili se non dannose.

La tua scelta di gareggiare nel ciclocross è legata anche alle tue esperienze al Nord? In alcune gare avevi dimostrato di cavartela più che bene…

Effettivamente sì, per emergere su quelle strade devi avere una grande capacità di guida. Sono come ciclocross che durano 5 ore e passa, fra dossi, spartitraffico, rotonde, devi saper guidare la bici più che bene se vuoi emergere. Il ciclocross in tal senso è un’ottima scuola per gestire la fatica, essere sempre lucidi per lo sforzo che compi. A San Fior, ad esempio, ero agitato alla partenza, ma ho visto che giro dopo giro andavo sempre meglio.

Zoccarato tricolori 2021
La grande impresa di Zoccarato a Imola, terzo dietro il vincitore Colbrelli e Masnada
Zoccarato tricolori 2021
La grande impresa di Zoccarato a Imola, terzo dietro il vincitore Colbrelli e Masnada
Sei soddisfatto della tua stagione su strada?

Ci mancherebbe… Come primo anno direi che non sia stata male, anche se in alcune occasioni mi è mancato quel pizzico di fortuna, qualche fuga alla quale sono mancati gli ultimi chilometri, qualche secondo in più per gestirla fino all’arrivo. In tante occasioni ho rischiato di fare risultato senza riuscirci, spero di farlo nel 2022.

Farai altre gare?

Sì penso almeno un paio di uscite fino ai campionati Italiani, poi tornerò a concentrarmi sulla preparazione specifica per la strada. Mi aspetta un anno impegnativo, nel quale voglio tornare al Giro d’Italia se il mio team verrà invitato e riuscire a cogliere qualche occasione con la fuga giusta. Io intanto mi preparo…