Arzuffi-Braidot: metti una stradista e un biker a tavola insieme

16.09.2022
6 min
Salva

Esiste la dieta unica per il ciclista? No, specialmente se si parla di discipline differenti come la strada e il cross o mtb. Per scoprire i piccoli dettagli che valgono la vittoria, abbiamo intervistato una coppia polivalente: Alice Arzuffi, campionessa italiana donna elite di ciclocross 2020, che gareggia anche su strada, e Luca Braidot (i due sono insieme in apertura, foto Instagram), che nel cross country quest’anno ha conquistato due prove di Coppa del mondo, il bronzo mondiale concludendo la stagione al primo posto nella classifica UCI.

Su strada, Arzuffi punta alle tappe di salita: qui al Giro d’Italia
Su strada, Arzuffi punta alle tappe di salita: qui al Giro d’Italia

Il peso e la dieta

Per cominciare abbiamo chiesto di valutare da 1 a 10 l’importanza del peso nella performance delle due discipline: strada, con le gare a tappe che costringono i ciclisti a rimanere in sella per molte ore, e cross, assimilando il ciclocross di Alice al cross country di Luca, con sforzi intensi e di durata tra l’ora e l’ora e mezza.

«Su strada 10. Si sa che è determinante – inizia Alice – soprattutto per chi come me, punta alle tappe di salita. Nel cross posso permettermi anche uno o due chili in più».

«Nella mtb cross country – svela Luca – ci sono tante più variabili in gara. Il peso conta, ma è più importante la testa. Io sono sempre stato magro, ma ora con l’aiuto della nutrizionista, mangio gli alimenti giusti e sono sicuro al 100% che ho energia a sufficienza fino a fine gara, a differenza degli anni passati».

Braidot ha vinto due prove di Coppa del mondo e il bronzo ai mondiali di Les Gets (foto Michele Mondini)
Braidot ha vinto due prove di Coppa del mondo e il bronzo ai mondiali di Les Gets (foto Michele Mondini)

Prima di strada e cross

Se si vuole curare il dettaglio a tavola, bisogna considerare di adattare la dieta al soggetto, a ciò che ha in programma, e non è sufficiente fare sempre lo stesso carico di carboidrati.

«Prima delle gare su strada, specialmente quelle a tappe – dice Alice – sono molto rigorosa. Gli ultimi giorni prima dell’appuntamento prediligo i carboidrati di riso e pasta riducendo le verdure. Il giorno della gara poi mangio 3h45’ prima e rispetto al cross mangio di più. Se la gara è in tarda mattinata, faccio una colazione abbondante con dolce e salato. Invece se è più tardi nel pomeriggio, mi prendo una piccola porzione di riso con albicocche disidratate. Per le gare di cross sto più leggera e a differenza della strada non mangio assolutamente più nulla nelle tre ore prima, ad eccezione di un gel in partenza».

Il riso, uno dei pasti a base di carboidrati più usato dagli atleti: anche da Arzuffi
Il riso, uno dei pasti a base di carboidrati più usato dagli atleti: anche da Arzuffi

Prima della Mtb

In mtb Luca fa un’ulteriore distinzione tra la gara della domenica su distanza olimpica, quindi di 80 a 100 minuti circa e la short track, una gara sprint di 20-25 minuti che gli stessi atleti affrontano al venerdì sera e che, come una sorta di qualifica, determina l’ordine di partenza della domenica.

«Da venerdì sera aumento i carboidrati – spiega – eliminando però la verdura. Scelgo poi proteine più leggere come il pollo, l’albume o il pesce bianco. Nel pasto pre gara cerco di cuocere pasta o riso mantenendo più amido possibile, tipo risottando la pasta, e senza aggiungere sale. Completo con una piccolissima porzione di proteine, sempre delle più facili da digerire. Un’ultima differenza è che nella gara della domenica mangio anche una barretta 2 ore prima e un gel alla partenza, nelle short track solamente il gel, non meno di 15 minuti prima».

Dal venerdì sera prima della gara, Braidot punta su proteine leggere come il pollo
Dal venerdì sera prima della gara, Braidot punta su proteine leggere come il pollo

Crisi di fame o crisi di sete

Se su strada la difficoltà è di introdurre sufficienti quantità di nutrienti per preservare la gamba anche nei giorni successivi, nel cross il problema riguarda più l’idratazione, soprattutto per il XC in cui le gare si svolgono sotto il sole estivo.

«Su strada cerco di raggiungere i 60-80 grammi di carboidrati all’ora, usando gel, barrette e bevendo almeno una borraccia di malto e fruttosio», rivela Alice.

«Io invece – continua Luca – prendo un gel ogni 15 minuti circa, quando passo dai box. E’ quello generalmente l’unico punto in cui i percorsi, altrimenti tecnici ed impegnativi, concedono un attimo per rifornirsi».

Lo scorso anno Braidot si è sperimentato in gravel nella Serenissima
Lo scorso anno Braidot si è sperimentato in gravel nella Serenissima

La dieta per il recupero

La compostezza degli stradisti si nota soprattutto nel recupero, quando con un calendario fitto di gare, spesso a tappe, non si può lasciare nulla al caso.

«Su strada appena tagliato il traguardo – spiega Alice – il massaggiatore è li che ci aspetta con il “recupero”, una borraccia con le soluzioni di carboidrati e proteine che diversi brand offrono. Dopo essermi cambiata mangio del riso freddo con delle proteine, un panino o a volte dello yogurt con i cereali come merenda, per poi cenare in hotel. Nel cross invece tendo a prendere solamente degli amminoacidi e a mangiare qualcosa di completo e sano a cena». 

In mtb sembra tutto più semplice, perché non avendo gare a tappe o particolarmente ravvicinate c’è tempo per recuperare, ma Luca confessa che anche nel XC non c’è niente da sottovalutare.

«Come Alice nel ciclocross – spiega Luca – dopo gara prendo amminoacidi e faccio un pasto completo. Devo però stare più attento al recupero dopo la short track, che essendo una gara serale, condiziona la qualità del mio sonno, nonostante non sia un amante dei gel alla caffeina. Con la dottoressa Martinelli, sto ancora lavorando per trovare la combinazione di alimenti migliore per me dopo la short track».

Alice Maria Arzuffi si divide fra cross e strada
Alice Maria Arzuffi si divide fra cross e strada

Due approcci diversi

Riassumendo, possiamo dire che tendenzialmente per uno sforzo di endurance bisogna preparare il fisico con più anticipo, con un buon carico di carboidrati, una giusta quantità di proteine e una corretta idratazione.

In una gara più corta ed intensa, è invece più importante essere reattivi fin da subito, senza appesantimenti da pasti troppo abbondanti o ricchi di verdure e proteine difficili da digerire. Per quanto riguarda i gel alla caffeina? Non sono essenziali. Luca e Alice preferiscono assumerli solo se ci sono meno di 25 gradi, e sempre con parsimonia per evitare tachicardie e crampi.

Toneatti sul podio al Friuli, ora test WorldTour ed europei cross

09.09.2022
6 min
Salva

Un terzo posto al Giro del Friuli che avvalora un percorso di crescita costante e fatto con giudizio. Davide Toneatti, alla sua prima stagione su strada, ha centrato il suo migliore risultato (finora) da quando è sceso temporaneamente dalla bici da ciclocross. Il friulano in forza all’Astana Qazaqstan Development Team è riuscito a raccogliere davanti al pubblico di casa un podio (foto in apertura Bolgan) da non sottovalutare. 

Toneatti è come detto in un anno d’esordio in questa specialità e dopo aver fatto esperienza in tre giri a tappe, Giro d’Italia under 23, Giro del Valle d’Aosta e Giro d’Alsazia, è riuscito a trovare una quadra e a fare classifica. Il suo anno nella squadra Kazaka si sapeva dovesse essere un’esperienza per cominciare un percorso per vedere se il talento che si è visto sul fango potesse essere portato anche su asfalto. La prima risposta è arrivata. 

Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)
Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)

Un anno positivo 

L’Astana ha aperto le porte al classe 2001 per provare su strada sino a fine anno, così come il suo contratto che al momento scade al termine del 2022. Davide però non sembra preoccupato, si rivede in una crescita costante che lo ha portato fin qui con una condizione progressiva e tante nozioni imparate di cui far tesoro. Il terzo nella classifica generale del Giro del Friuli dietro a Nicolò Buratti a due secondi e al belga Emiel Verstrynge a tre secondi, è una cartina tornasole notevole. Il bilancio dell’anno è positivo, la stagione ciclocross è alle porte e gli impegni importanti sono vicini. 

Che bilancio dai a questo Giro del Friuli?

Secondo me è più che positivo, perché come squadra eravamo andati lì con l’obiettivo non di fare classifica, ma di mettere qualche chilometro nelle gambe. Certo io ero motivato a fare bene, perché era la corsa di casa e ci tenevo molto, perché si passava proprio davanti ai miei familiari. 

Raccontaci un po’ le sensazioni delle prime tappe?

Ho visto già da subito nella cronosquadre che le sensazioni erano buone. Se poi si tiene conto che due ragazzi della squadra non avevano mai usato le bici da crono venendo dalla Mtb, non mi posso lamentare. Perché essendo con la nazionale di ciclocross non eravamo tutti stradisti. Già la crono è andata discretamente bene, meglio di quanto pensassi. Il giorno dopo conoscevo bene il percorso e mi son detto che se fosse andata via una fuga ci avrei provato. Per il gruppo era difficile tenere controllato e così è stato. 

Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Poi è arrivato lo Zoncolan…

Anche quel giorno ho avuto buone sensazioni. Il giorno prima avevo fatto fatica a stare in fuga. Però tutto sommato la gamba ha risposto bene e ho cercato di tenere duro il più possibile poi all’ultimo chilometro Lucca ha dato una bella accelerata. Io mi son ritrovato con Verstrynge che mi guardava, perché eravamo i due più vicini alla maglia al momento. Da quello che mi ha detto dopo, non sapeva ci fosse Buratti così vicino. Io avevo provato a farglielo capire ma nulla di fatto. Ci siamo guardati un po’ troppo nell’ultimo chilometro e abbiamo perso qualche secondo. Infatti a fine tappa eravamo tutti e tre racchiusi in tre secondi.

Provi rammarico a sapere che la vittoria della generale era a soli tre secondi?

Alla fine da una parte sì, ovvio, perché igli scenari possibili per rosicchiarli c’erano. A posteriori è facile dire che se avessimo preparato un po’ di più la crono magari la vittoria sarebbe stata ancora più vicina.

Le tre corse a tappe che hai disputato sono servite per trovare una quadra in quest’ultima?

Secondo me avere fatto tre giri a tappe come Giro d’Italia, il Giro della Valle d’Aosta e Tour dell’Alsazia, mi ha aiutato molto. Perché al Friuli ho sofferto molto di meno il correre per più giorni di fila. Cosa che invece al Giro U23 ho sofferto visto che era il primo e non avevo sensazioni con cui misurarmi. Poi penso che mi abbia fatto bene una settimana di stacco dopo l’Alsazia. La prima settimana di agosto sono stato una settimana senza bici. Adesso mi sento ancora bello fresco. 

L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
Senti di essere portato per questo genere di corse a tappe?

Magari è un po’ presto per dirlo. Però aver visto questo miglioramento al Giro del Friuli mi dà fiducia. 

Dopo qualche mese in gruppo senti di aver trovato il feeling giusto con la strada?

Direi di sì perché sono riuscito a trovare ad un buon equilibrio con l’alimentazione anche post gara. All’inizio non era così semplice. Soprattutto nelle corse a tappe. Ho preso fiducia su come gestirmi con il recupero. All’inizio era tutto nuovo e facevo fatica. Nelle corse di un giorno invece non ho mai avuto queste difficoltà.

Quali sono i tuoi prossimi programmi?

Sarò a casa per altri cinque giorni. Poi andrò a correre al Giro della Toscana e la Coppa Sabatini, il 14 e il 15 settembre, perché mi hanno convocato per queste gare con il Team WorldTour per fare esperienza con i professionisti.

Ti sei posto degli obiettivi per questa ultima parte di stagione?

Sicuramente mi piacerebbe essere utile alla squadra. Ma sono curioso anche per aspetti semplici con cui ancora mi devo confrontare. Uno su tutti l’utilizzo della radiolina che non ho mai usato. E poi non so che gare farò di preciso dopo queste due, però comunque settembre è ancora tutto dedicato alla strada

Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Sei già partito con la preparazione per il ciclocross?

Non ancora, la bici non l’ho ancora toccata. Ho guardato il calendario e devo ancora delinearlo definitivamente. Il percorso dell’europeo è adatto alle mie caratteristiche. Ne ho parlato con il mio preparatore Claudio Cucinotta e abbiamo pensato che si possa arrivare direttamente fino all’europeo visto che ho staccato ad agosto e posso sfruttare la curva di questa condizione che sembra essere buona.

Ci punti molto a questo europeo?

Contando che sarà tra un mese e mezzo lo considero un obiettivo alla portata. La condizione c’è e mi sento pronto. Tra bici da strada a bici da cross non c’è tutta questa differenza di posizione che magari accusavo maggiormente gli altri anni che passavo da Mtb a ciclocross. 

Come ti sei trovato in questo anno all’Astana Qazaqstan Development Team?

Molto bene, sia con la squadra che con Orlando Maini che è stato la persona con cui mi sono interfacciato di più. Mi sono sentito accompagnato durante tutti gli appuntamenti. Speravo di raccogliere qualcosa in più a luglio e agosto. Guardandomi indietro posso affermare che ho accusato un po’ la stanchezza dovuta al fatto di aver tirato dritto dalla stagione del cross. Sono arrivato con le energie al limite e l’ho visto. Non ho fatto nessun risultato ma mi è servito come esperienza.

Cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Spero di concretizzare qualcosa. Facendo qualche risultato. Facendo tesoro di quello he ho imparato quest’anno. Dalle corse, dalle esperienze, degli errori che ho commesso e di fare un ulteriore step avanti. 

A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
E invece sul ciclocross che obiettivi ti sei prefissato?

Prendendosi una pausa a metà stagione subito dopo l’europeo, penso che posso essere competitivo per gli impegni di gennaio con l’italiano, le due tappe di coppa del mondo e il mondiale. Essendo all’ultimo anno mi piacerebbe farmi vedere in ambito internazionale

Con Astana hai già firmato per anno prossimo?

Devo ancora firmare, il contratto era di un anno. Non mi piace parlare prima di aver in mano qualcosa ma me la vivo tranquillamente andando avanti con i miei obiettivi a testa bassa. 

Toneatti, mille impegni tra strada e cross: come si fa?

21.07.2022
5 min
Salva

Da un’intervista con Fabrizio Tacchino, formatore dei diesse italiani, era uscito uno spunto interessante sulla doppia attività. Fabrizio aveva cercato di spiegarci come legare strada e ciclocross durante la stagione. Dalle sue parole era emerso l’esempio di Davide Toneatti e Tacchino ne aveva parlato così: «Con la nascita delle squadre di sviluppo legate ai team WorldTour (nel caso di Toneatti l’Astana Development, ndr) conciliare la doppia attività potrebbe diventare ancora più complicato. La squadra investe tempo, energie e soldi per il corridore, quindi sarà loro interesse fare in modo che lui performi al massimo nella disciplina da loro curata: in questo caso la strada. Poco importa se il ragazzo è forte anche nel ciclocross».

Chiediamo così al diretto interessato: Davide Toneatti (in apertura con il cittì azzurro del cross Daniele Pontoni), che nella sua prima stagione su strada sta facendo tanta esperienza con discreti risultati.

L’Astana Development ha investito per far crescere e maturare Davide nella prima stagione su strada (foto Valentina Barzi)
L’Astana Development ha investito per far crescere Davide nella prima stagione su strada (foto Valentina Barzi)

Un agosto soft

Toneatti ha corso Giro d’Italia U23 e Giro della Valle d’Aosta, due corse toste, soprattutto alla prima esperienza su strada. A testimonianza che l’Astana in lui crede ed il potenziale per andare forte c’è.

«Esco da due corse impegnative – racconta Davide – il Valle d’Aosta, se devo dirla tutta, lo è stato anche di più. Le strade erano sempre in salita e la morsa del caldo ha creato più disagi di quanto avremmo potuto prevedere. Anche il Giro è stato impegnativo, ma non così caldo. Ora sono in un periodo di pausa relativa. Siamo tornati a casa dal Valle d’Aosta domenica e mercoledì prossimo partirò per il Tour Alsace. In questi giorni mi sono riposato, ho fatto del recupero attivo, ma da oggi inizierò a fare qualcosina per rimettere in moto le gambe. Dopo il Tour Alsace, che finirà il 31 luglio farò una vera e propria pausa, visto che è da febbraio che non mi fermo, agosto sarà un mese più soft».

Masciarelli e Toneatti sono due corridori su cui Pontoni punta molto per questa stagione di ciclocross
Masciarelli e Toneatti sono due corridori su cui Pontoni punta molto per questa stagione di ciclocross

E il ciclocross?

Il tema di queste interviste, prima quella con Tacchino ed ora con Toneatti, è cercare di capire come un corridore impegnato nella doppia attività si organizza e cerca di incastrare tutti gli impegni.

«Sicuramente dovrò rinunciare a qualcosa – riprende – non si può accontentare tutti, è impossibile. Quando guardavo il calendario di cross tra me e me ho pensato che mi piacerebbe fare bene l’europeo ed il mondiale, che saranno rispettivamente ad inizio novembre e febbraio. Anche perché inizia il mio ultimo anno da under 23 nel ciclocross e mi piacerebbe fare questi due appuntamenti al massimo della condizione. Per il momento non ho parlato ancora con nessuno di quelli che saranno i programmi, da dopo l’Alsace inizieremo a capire come muoverci».

Toneatti 2021
Toneatti nel 2021 ha vinto anche due internazionali in Italia, la prima a Brugherio (nella foto) e la seconda a Genova (foto Billiani)
Toneatti 2021
Toneatti nel 2021 ha vinto anche due internazionali in Italia, la prima a Brugherio (nella foto) e la seconda a Genova (foto Billiani)

Come Pidcock

«Con un periodo di riposo ad agosto – dice Davide – è presumibile che l’Astana abbia intenzione di farmi correre appieno tutta la stagione su strada. E’ comprensibile ed era anche il mio intento in questa mia prima avventura con loro. L’idea, per fare europeo e mondiale di ciclocross al meglio potrebbe essere quella di fare settembre ed ottobre al massimo, fare un periodo di preparazione per ritornare al ciclocross e fare l’europeo. Dopo di che staccare e prensentarsi al mondiale».

Un punto di riferimento, con i dovuti paragoni e precauzione, potrebbe essere quello di Pidcock. Il britannico del team Ineos corre in tre discipline diverse (strada, ciclocross ed Mtb) e, con il supporto della squadra, riesce a ritagliarsi dei periodi di gare più o meno importanti in tutte e tre le discipline.

«Lui è un fenomeno, e grazie al suo talento riesce ad incastrare tutto. Io ho sempre fatto Mtb d’estate ed anche in questo periodo non mi sarebbe dispiaciuto riprenderla, ma quest’anno non sarebbe stato possibile. L’Astana ha creduto in me e sta spendendo tempo e risorse per darmi l’occasione di crescere e maturare anche su strada. Certo che un’attività come quella di Pidcock, nel momento in cui arrivano i risultati, porta un vantaggio d’immagine alla sua squadra».

Ai campionati italiani di ciclocross Toneatti ha conquistato il tricolore, quest’anno è chiamato a difenderlo
Ai campionati italiani di ciclocross Toneatti ha conquistato il tricolore, quest’anno è chiamato a difenderlo

Le parole di Pontoni

Pontoni, cittì della nazionale italiana di ciclocross, ha le idee chiare riguardo i programmi che attendono i corridori nel ciclocross. 

«Con Davide – racconta il cittì – ma anche con gli altri ragazzi, siamo rimasti d’accordo che ci sentiremo dopo i prossimi impegni, verso la prima settimana di agosto. Sicuramente Toneatti farà il Giro del Friuli con la nazionale a settembre. Lui stesso è a conoscenza di quanto siano importanti l’europeo ed il mondiale di ciclocross, ma è altrettanto consapevole che bisognerà affrontare bene anche gli altri impegni. Si inizia presto con delle gare internazionali in Italia e poi con delle tappe di Coppa del mondo che anticipano l’europeo che si correrà il 6 di novembre. La mia aspettativa è quella di vedere Toneatti sulla bici da ciclocross già dall’inizio di ottobre. Lui è un ragazzo estremamente tecnico e sensibile sul mezzo, sente anche la minima differenza, avrà bisogno del suo tempo per adattarsi.

«Da un certo punto di vista – conclude Pontoni –  è un calendario che sorride ai corridori impegnati nella doppia disciplina, perché una volta finito l’europeo ci sarà un periodo di riposo. Quest’anno per lui è importante, deve riconfermare quanto di buono fatto vedere la scorsa stagione. E’ un bel calendario tra juniores e under 23. Gennaio sarà un mese bello ed intenso con tante gare di coppa del mondo, in mezzo ci sarà il campionato italiano di ciclocross il 15 gennaio, ed infine il mondiale. Riuscire a conciliare due o tre discipline non è impossibile, bisogna programmare tutto per tempo. Dalle gare ai tempi di recupero, chiaro che deve esserci complicità tra i diretti interessati».

Ciclocross e strada sempre meno compatibili? Parla Tacchino

06.07.2022
5 min
Salva

L’argomento della multidisciplina ha preso banco nell’ultimo periodo, soprattutto da quando nel ciclismo si sono affacciati fenomeni come Van Aert, Van Der Poel e, successivamente, Pidcock. Non è facile conciliare due stagioni come quelle del ciclocross e della strada, le due preferite da chi ama sia l’asfalto quanto il fango. I due calendari sono più semplici da gestire in quanto non si accavallano durante la stagione. 

I giovani che in Italia tentano di conciliare la via della doppia disciplina vanno incontro a qualche problema logistico. Il divario tecnico ed organizzativo lo abbiamo sondato in una recente chiacchierata con Lorenzo Masciarelli. Il giovane crossista, in forza alla Pauwels Sauzen Bingoal, è volato in Belgio per poter fare tutte e due le attività al massimo livello. 

Dopo l’avvento di Van Aert e Van Der Poel il tema della multidisciplina è esploso
Dopo l’avvento di Van Aert e Van Der Poel il tema della multidisciplina è esploso

Questione di priorità

Lorenzo ha fatto la valigia da giovanissimo ed è andato a vivere ad Oudenaarde, dove il ciclismo è di casa. il corridore abruzzese è arrivato addirittura a dire: «La strada rimane un’attività di preparazione ai mesi più importanti per me, ovvero quelli invernali, dove ci sarà il ciclocross». 

E se per lui, all’apparenza, tutto sembra un po’ più semplice, sono tanti i ragazzi che praticavano ciclocross con buoni risultati che hanno sacrificato tutto alla strada. Parliamo con Fabrizio Tacchino, formatore dei diesse italiani, che di atleti ne ha visti tanti e di esperienza ne ha da vendere.

«A livello giovanile – spiega prontamente – per chi pratica la doppia attività ci sono due vie percorribili: la prima è non abbandonare mai le ruote grasse e fare ciclocross e Mtb. La seconda è fare ciclocross in inverno e strada nel resto della stagione. E’ però difficile fare attività ad alto livello nell’arco di tutta la stagione, si devono per forza prevedere dei periodi di stacco per far rifiatare l’atleta».

La strada è più ricca

Lo spunto per questa nostra riflessione arriva da Lorenzo Masciarelli, che però rappresenta un’eccezione per il mondo italiano. La sua squadra, e di conseguenza lo staff ed i diesse, sono gli stessi durante tutta la stagione. Ciò rende più semplice programmare la doppia attività senza creare conflitti di interesse.

«Qui da noi – riprende con voce forte Fabrizio – è più difficile pensare di fare la doppia attività, soprattutto perché non esistono squadre che curano entrambe le discipline. Un esempio è De Pretto, che aveva vinto il titolo nazionale all’idroscalo a Milano. Lo segnalai subito a Rino De Candido perché il profilo era davvero promettente ed infatti è emerso, ma ha abbandonato il ciclocross e si è dedicato alla strada. Va detto, ad onor del vero, che se un ragazzo vuole emergere in Italia e fare una carriera sulla bici, deve per forza di cose correre su strada, altrimenti rischia di trovarsi tagliato fuori dal panorama ciclistico. Un esempio che posso portarvi è quello di Travella, che va forte nel ciclocross e Mtb, ma ora ha scelto di fare prettamente strada. Lui è un allievo e, rimanendo in Italia, ha più chance di fare una carriera dedicandosi alla strada».

Davide De Pretto ha corso fino al 2019 nel cross, conquistando 3 tricolori, poi ha lasciato l’attività per concentrarsi sulla strada
Davide De Pretto ha corso fino al 2019 nel cross, conquistando 3 tricolori, poi ha lasciato l’attività per concentrarsi sulla strada

Il prestito di attività

La Federazione, per venire incontro a questi ragazzi e permettere loro di fare entrambe le discipline, ha istituito il “prestito di attività” ma è realmente funzionale alla causa?

«Il prestito di attività – dice Tacchino – permette a corridori tesserati con team che corrono su strada di fare ciclocross (o altre attività fuori strada, ndr) con un’altra squadra. E’ un modo per non creare contrasto tra le due attività ed in questo modo hanno incentivato i corridori. Tuttavia è facile capire che si tratta di quel tipo di accordo dove è facile “rubare” il corridore. Mi spiego meglio: se un ragazzo fa doppia attività e si scopre che va forte su strada poi il suo team faticherà a cedere il ragazzo ad un’altra società per la stagione di ciclocross».

Dopo le parole di Tacchino pensiamo subito a Toneatti ed al suo promettente avvicinamento alla strada. L’Astana Development lo gestirà perché possa crescere in entrambe le discipline?

«Toneatti – incalza Fabrizio – è un bel paragone. Con la nascita delle squadre di sviluppo legate ai team WorldTour conciliare la doppia attività potrebbe diventare ancora più complicato. La squadra investe tempo, energie e soprattutto soldi per il corridore e quindi sarà loro interesse fare in modo che lui performi al massimo nella disciplina da loro curata: in questo caso la strada. Poco importa se il ragazzo è forte anche nel ciclocross».

Toneatti 2021
Toneatti, da marzo all’Astana Development continuerà la sua proficua attività nel ciclocross il prossimo inverno?
Toneatti 2021
Toneatti, da marzo all’Astana Development continuerà la sua proficua attività nel ciclocross il prossimo inverno?

Il coraggio e la fortuna di Masciarelli

A seguito delle parole di Tacchino è facile capire quale possa essere il vantaggio di Masciarelli nel correre in un team che curi entrambe le discipline.

«A parte che la cosa che ha fatto Lorenzo – chiude Fabrizio – la consiglierei a tutti, anche al di là della carriera. Noi abbiamo una mentalità più “mammona” anche se ora la rotta un po’ si sta invertendo, sono sempre più i ragazzi italiani che per motivi sportivi partono. Un esempio recente è il nuovo campione italiano: Germani, che è andato in Francia a correre. Come lui ce ne sono altri, uno su tutti Milesi. Questa esperienza fuori confine li fa crescere e maturare come corridori ma soprattutto come uomini».

Un caffè con Masciarelli, l’italiano con la valigia

29.06.2022
6 min
Salva

Il campionato italiano è l’evento che permette di riunire tutti i ragazzi del nostro Paese, ma anche chi, seppur italiano, vive un po’ più lontano. E’ il caso di Lorenzo Masciarelli, giovane abruzzese che corre da ormai 3 anni in Belgio alla Pauwels Sauzen Bingoal.

Per Lorenzo il campionato nazionale rappresenta una delle rare occasioni di correre in Italia. Allora noi, consci della fortuna di averlo incrociato proprio sulle strade di Carnago, lo intercettiamo e ci facciamo raccontare il ciclismo di lassù.

Masciarelli insieme a Toneatti (Astana Development), i due sono colleghi nel ciclocross
Masciarelli insieme a Toneatti (Astana Development), i due sono colleghi nel ciclocross

L’occasione presa al volo

Quando tre anni fa Lorenzo è finito a correre in Belgio l’occasione si è presentata un po’ inaspettatamente. Questione di giorni e di decisioni e la scelta era stata presa, si parte! Anche perché, per non avere rimpianti, è meglio sempre cogliere le occasioni che si presentano alla nostra porta.

«Quando ero allievo e correvo nel ciclocross – racconta nel frastuono di speaker e presentazioni Lorenzo – mi sono piazzato al Trofeo Guerciotti e a Brugherio. Così mio padre, che conosceva Mario De Clercq, per scherzo mi ha chiesto di andare a fare un periodo di prova della durata di una settimana con loro in Belgio. Ho fatto una gara, gli sono piaciuto e non sono più tornato indietro».

Ecco la Ridley usata da Lorenzo ai campionati italiani di Carnago
Ecco la Ridley usata da Lorenzo ai campionati italiani di Carnago

Un nuovo mondo

Trasferirsi così giovani in un nuovo Paese può far paura. Di colpo tutto quello che ti circonda cambia, rischi che vengano a mancare i punti di riferimento. 

«Con me è venuta la mia famiglia (mamma e papà Simone, pro’ dal 2000 al 2013, ndr). Il primo anno mi sono dovuto adattare ai ritmi e ad un modo di vivere molto differente dal nostro. Nel mio secondo anno da allievo sono andato forte, ho vinto qualche gara, alcune anche internazionali e così ho deciso di concentrarmi maggiormente sul ciclocross. Tutte le vittorie ottenute mi hanno aiutato a prendere una decisione.

«Ormai sono 3 anni che sono nelle Fiandre, vivo ad Oudenaarde, vado a scuola lì e mi alleno tutti i giorni su quelle strade. Ho avuto modo di girare tanto il Belgio in questi anni ed è il paradiso del ciclismo. Ogni bar, strada, tratto di pavé trasuda storia, i pub hanno tutte le birre dedicate al ciclismo, con nomi di corridori o di tratti famosi, inoltre sono pieni di poster e di foto.

«Anche l’istruzione è un aspetto che curano molto, la scuola che frequento è dedicata ai ciclisti, siccome facciamo molte assenze durante l’anno cercano di venirci incontro con i compiti e le lezioni. Poi io mi gestisco autonomamente studio e attività da atleta, ma grazie al loro aiuto mi viene più facile incastrare tutto».

Masciarelli al campionato italiano aveva il numero 177, l’ultimo della lista partenti, ha chiuso la corsa al 42° posto
Masciarelli al campionato italiano aveva il numero 177, l’ultimo della lista partenti, ha chiuso la corsa al 42° posto

Il ciclismo in Belgio

Andare a vivere in una delle Nazioni più votate alla bici che ci sono al mondo deve essere un sogno per un giovane atleta. Respirare ogni secondo il ciclismo e la sua storia con tante strade e monumenti dedicati allo sport che ama. 

«Con la squadra mi trovo molto bene – racconta con il sorriso Lorenzo – sono costantemente seguito da tante persone che hanno lo scopo ed il piacere di insegnare il ciclismo. L’esperienza che sto facendo con loro, soprattutto legata al ciclocross, non potrei mai farla qui. I compagni di squadra sono gentili ed estremamente calorosi, è un bel modo di fare gruppo e di restare affiatati. Non mi mettono mai pressioni nell’ottenere risultati, ogni anno punto a migliorare e crescere dal punto di vista sportivo e personale».

Ogni anno uno step in più

In questa stagione abbiamo visto che Lorenzo ha aggiunto un tassello in più alla sua crescita sportiva. E’ arrivato infatti il debutto con i pro’ su strada, più precisamente al Giro del Belgio. 

«E’ stata una gran bella emozione correre con i professionisti – dice Lorenzo – su strada ho sempre corso ma a quel livello era la prima volta. E’ un altro sintomo della fiducia che la squadra mi dà. La prima gara con i pro’ è stata una bella “mazzata”, non avendo mai corso gare del genere non sapevo cosa aspettarmi né dagli avversari e nemmeno da me stesso. Mi mancava l’esperienza di base, a volte faticavo a pedalare in gruppo. Sono molto contento di quanto fatto, sono riuscito a chiudere la corsa in maniera soddisfacente.

«La strada – riprende – rimane un’attività di preparazione ai mesi più importanti per me, ovvero quelli invernali, dove ci sarà il ciclocross. Anche perché inizierà il mio secondo anno da under 23 e voglio fare bene. Sono sicuro che queste esperienze su strada con i pro’ mi daranno una marcia in più, ne farò anche altre, per esempio a fine luglio correrò anche il Tour Alsace».

Ogni volta che viene in Italia a correre Lorenzo ha tutti gli occhi puntati addosso. Qui ai tricolori di cross 2022
Ogni volta che viene in Italia a correre Lorenzo ha tutti gli occhi puntati addosso. Qui ai tricolori di cross 2022

Cross e pressioni

Per un ragazzo italiano che corre nel ciclocross e per di più nella patria di questo sport le aspettative si alzano, soprattutto quando torna da noi.

«In Belgio non ho pressioni – dice – visto che mi conoscono poco riesco a correre in maniera più serena. Quando vengo in Italia la pressione, invece, la avverto di più. E’ come se dicessero: “E’ arrivato il crossista del Belgio, vediamo cosa sa fare”, tutti si aspettano che spacchi il mondo. Il mondo del cross, come contorno e come passione, non è minimamente paragonabile al nostro. In Belgio è lo sport nazionale, sono appassionatissimi, ogni gara è una festa con tendoni, bar, stand del cibo e discoteche, praticamente un luna park!».

Quest’inverno Masciarelli inizierà il suo secondo anno da under 23 nel ciclocross e vorrà arrivare pronto e determinato
Quest’inverno Masciarelli inizierà il suo secondo anno da under 23 nel ciclocross e vorrà arrivare pronto e determinato

Qualche differenza

Chiediamo a Masciarelli quale sia la più grande differenza tra il Belgio e l’Italia…

«Il metodo di lavoro, specialmente nella parte legata all’alimentazione. Hanno una mentalità diversa rispetto alla nostra, soprattutto per quanto riguarda l’approccio alla gara. Noi tendiamo a stare attenti a tutto e mangiamo anche molte ore prima della corsa, invece in Belgio sono più liberi, mangiano più tardi: intorno a due ore e mezza prima del via, ti lasciano più libertà».

Ora Paletti vince anche su strada e non vuole fermarsi…

10.06.2022
4 min
Salva

C’è voluta forse qualche settimana più del preventivato, perché a dispetto di ottime prestazioni quella vittoria non voleva proprio arrivare. Ma alla fine Luca Paletti ha messo una prima firma sulla stagione e lo ha fatto al cospetto di un campionissimo come Francesco Moser, correndo nella sua Palù di Giovo, aggiudicandosi la sua Classicissima Cantine Moser.

Paletti lo avevamo lasciato nello scorso inverno quando si era rivelato specialista di livello del ciclocross, salendo anche sul podio europeo di categoria. Che su strada ci sapesse fare però era evidente dal fatto che una serie di piazzamenti gli ha già schiuso le porte della nazionale anche su strada, tanto è vero che sta correndo in Germania nel Trofeo Saarland, altra prova della Nations Cup: «E’ vero, di piazzamenti ne ho fatti tanti – afferma il figlio d’arte (suo padre Michele corse nella Mapei ed è titolare del Team Paletti dove corre Luca, ndr) ma mancava sempre qualcosa, per questo la vittoria in Trentino ha per me un valore così grande».

Paletti battuti 2022
Christian Piffer, 3°, ha vinto il titolo trentino, Cesare Chesini, 2°, è ora leader del campionato triveneto (foto Sportrentino.it)
Paletti battuti 2022
Christian Piffer, 3°, ha vinto il titolo trentino, Cesare Chesini, 2°, è ora leader del campionato triveneto (foto Sportrentino.it)
Raccontaci che gara è stata…

Per la prima parte non c’erano particolari difficoltà, nella seconda c’era la salita di Palù di Giovo da affrontare per intero una volta mentre nella seconda l’arrivo era posto a metà. Nella prima parte era andata via una fuga senza nessuno dei nostri e questo ci ha costretto a lavorare per ricucire la corsa. Sulla salita finale mi sono ritrovato in fuga con altri due, ho provato a staccarli per evitare l’arrivo allo sprint e per fortuna è andata bene.

In questa tua prima parte di stagione quanto ha influito la stagione del ciclocross e soprattutto i suoi risultati?

Molto, dal punto di vista del morale mi ha sicuramente dato una grande spinta. All’inizio avevo dovuto prendermi un po’ di pausa, poi ho ripreso cercando di raggiungere presto una buona condizione e il fatto che anche in una fase in crescendo, riuscivo comunque a rimanere ai vertici mi ha dato molta convinzione.

Dal punto di vista tecnico il lavoro invernale nel ciclocross ti ha avvantaggiato?

Enormemente. Non solo dal punto di vista della guida, della padronanza del mezzo in gruppo, ma è in salita che ho notato progressi enormi e incoraggianti. In Trentino sono riuscito a fare la differenza staccando i miei due avversari sul ritmo e questo è un dato importante.

Luca, già azzurro alla Gand-Wevelgem, è ora in cerca di un team per il passaggio fra gli U23 (foto Facebook)
Paletti strada 2022
Luca, già azzurro alla Gand-Wevelgem, è ora in cerca di un team per il passaggio fra gli U23 (foto Facebook)
Sai che la convivenza fra strada e ciclocross per molti giovani talenti è un problema, molti team non sono propensi a dare via libera in inverno. Qual è la tua esperienza in proposito?

Io da questo punto di vista sono abbastanza tranquillo, il team su strada mi dà ogni sostegno. Ora dovrò trovare un nuovo team per il ciclocross, sto vagliando diverse offerte per fare la scelta giusta. Per me è fondamentale continuare su questa direzione, fare più discipline vedo chiaramente che è un aiuto importante e non lo dico solo in base a questi ultimi mesi: un anno mi sono fatto male in inverno e ho dovuto saltare tutta la stagione, ma quando ho ripreso su strada mi mancava qualcosa, era evidente.

Salvoldi ti ha scelto per il Trofeo Saarland. Una gara a tappe. Nelle prove di più giorni come ti trovi?

Non ne ho mai fatte prima e quindi non ho esperienza, a pelle posso però dire che mi piacciono e che hanno una modalità che dovrebbe essere abbastanza adatta al mio modo di essere corridore. Chiaramente sono da valutare le mie doti di recupero, ma questo lo sapremo solamente provandoci…

Paletti Europei 2021
Luca Paletti al Col du Vam (NED) ha vinto il bronzo europeo junior nel ciclocross 2021
Paletti Europei 2021
Luca Paletti al Col du Vam (NED) ha vinto il bronzo europeo junior nel ciclocross 2021
Con il cittì del ciclocross Pontoni ti senti e state già programmando la prossima stagione?

Daniele mi ha chiamato, siamo in contatto ma parliamo solo di come stano andando le corse, vuole sapere come mi sto trovando, senza parlare del futuro. C’è ancora tempo, so di rientrare nei suoi piani e quando sarà il momento mi farà sapere, d’altronde prima c’è anche da risolvere la scelta della nuova squadra, è importante perché passo di categoria e voglio farlo in un team attrezzato.

Continuerai sul doppio binario?

Almeno per due anni sì, come ho detto ci sono evidenti vantaggi, poi vedremo la situazione e farò le mie scelte.

C’è un corridore che ti ispira particolarmente?

Non faccio una scelta fra Van Der Poel e Van Aert, sono molto diversi ma proprio per questo mi piacciono. L’olandese è uno che dà sempre spettacolo, il suo stile è inconfondibile e mi affascina, Van Aert dal canto suo è più atleta, magari meno appariscente ma quando conta c’è sempre. Mi piacerebbe prendere il meglio da entrambi

Casasola 2022

Casasola stradista, in credito con la sorte

02.05.2022
4 min
Salva

Nell’ultima edizione del Gran Premio Liberazione tornato anche al femminile, scorrendo la starting list sembrava di ritrovarsi davanti ai campionati italiani di ciclocross: Silvia Persico che poi ha vinto, ma anche Francesca Baroni e Sara Casasola, finite fra le ritirate. Non è un caso: anche per quest’ultima, ormai l’attività su strada ha un peso notevole nella sua evoluzione e, parlando con lei, si coglie soprattutto il fatto che i valori delle varie specialità sono agli occhi suoi cambiati.

Il risultato di Roma non le ha fatto piacere e poco importa se il numero delle ritirate è stato molto alto (36 arrivate al traguardo a fronte di 63 che hanno abbandonato). Ma è un esito che non l’ha colta impreparata: «La stagione era partita bene, ero cresciuta e mi aspettavo di cominciare a raccogliere i frutti dopo il Trofeo Binda, invece ho preso una bronchite che mi ha fermato per un paio di settimane e dalla quale mi sto riprendendo solo ora. Sapevo di non essere in condizione per il Liberazione e mi dispiace perché ci tenevo».

Casasola strada 2022
Al primo anno alla Born to Win, la Casasola aveva iniziato con un 14° posto a Montignoso
Casasola strada 2022
Al primo anno alla Born to Win, la Casasola aveva iniziato con un 14° posto a Montignoso
E ora?

Si ricomincia da capo. Mi fermo per un po’ per riprendermi bene, quindi salto la trasferta in Repubblica Ceka che era in programma, peccato perché era dove avevo pensato di portare a casa qualcosa. Devo rimettermi in sesto fisicamente, andare avanti così è inutile. Vorrà dire che sposterò i miei obiettivi più avanti, intanto però voglio esserci a Bolzano il 15 e nella settimana successiva al Giro di Campania, sperando di star meglio che a Roma. Poi penseremo ai campionati italiani cercando di fare bene.

Siamo abituati a vederti correre in inverno. In estate come ti trovi?

Nel complesso bene, non ho problemi. Spero anzi di avere maggiori occasioni per poter gareggiare proprio perché finora non ne ho avute così tante.

Casasola mare 2022
Terza ai Tricolori di ciclocross a Variano, l’azzurra punta ad indossare la maglia della nazionale ai prossimi mondiali (foto Cuna Photo)
Casasola mare 2022
Terza ai Tricolori di ciclocross a Variano, la Casasola punta a tornare in azzurro ai prossimi mondiali (foto Cuna Photo)
Proviamo ad andare oltre: la sensazione è che tu stia interpretando questa stagione in maniera diversa dalle precedenti, non più come propedeutica per il ciclocross ma come una stradista al 100 per cento…

E’ una sensazione giusta. Mi sento come un “work in progress”. Nelle occasioni in cui mi sono sentita bene, mi sentivo anche a mio agio in gruppo, sempre più reattiva e attenta anche in tutte quelle situazioni nelle quali tecnicamente mi sentivo in difficoltà fino allo scorso anno. Per questo il mio rammarico è forte: avevo cominciato meglio che nel 2021, quando mi potei limitare solo al Binda e altre 4-5 gare prima del Giro d’Italia, dove corsi fino alla terz’ultima tappa. Quest’anno la mia intenzione è fare più gare e più ravvicinate.

Da che cosa nasce questa scelta?

E’ un cammino di maturazione. Non sono più una ciclocrossista prestata alla strada, ma una stradista a tutti gli effetti, o meglio voglio esserlo sempre di più perché mi accorgo che c’è ancora tanto da imparare e da fare. Fino allo scorso anno lavoravo in prospettiva di quello che sarebbe stato in inverno, ora invece penso alla strada, il ciclocross arriverà a tempo debito. Ciò significa che sono molto più concentrata e carica in quello che faccio.

La friulana è concentrata sulla strada: al ciclocross si penserà da settembre in poi
La friulana è concentrata sulla strada: al ciclocross si penserà da settembre in poi
Il cittì Pontoni ha detto che conta di tirare un po’ le fila a fine agosto. Ti sei sentita con lui?

Non ultimamente, ma so che mi segue come anche tutte le altre. Ci sarà tempo per pensarci e programmare al meglio la stagione, so che per allora ci sarà da pensare anche a un necessario periodo di stacco per preparare la campagna invernale e interpretare le gare su strada con un occhio anche al futuro, ma non è un problema che mi pongo ora.

Alla Born to Win G20 Ambedo che cosa dicono di questa tua attività doppia, storcono un po’ il naso?

Al contrario, ho trovato massima disponibilità e proprio questo mi invoglia a fare sempre di più e meglio. Già mi hanno detto che quando sarà il momento mi lasceranno staccare la spina. E’ un ambiente tranquillo e sereno, oltretutto finora ho avuto occasione di correre quasi sempre con le altre ragazze italiane e abbiamo formato un bel gruppo anche fuori dalle gare. In questo modo ti viene voglia di andare a gareggiare e impegnarti di più. Per questo sono ancora arrabbiata per come sono andate finora le cose, è il momento che la fortuna dia una decisa sterzata.

Silvia Persico, la convinzione cresce e i risultati arrivano

29.04.2022
5 min
Salva

E’ una stakanovista del pedale. Il suo livello prestazionale lo ha forgiato nel fango del ciclocross e poi lo ha confermato su strada. Silvia Persico ha raggiunto una nuova dimensione. Se sei mesi fa qualcuno poteva pensare ad una sorpresa, ora si può tranquillamente parlare di lei come di una certezza. E l’atleta della Valcar Travel&Service lo ha dimostrato anche il 25 aprile a Roma nel Gran Premio Liberazione Women dopo quattro top ten centrate nelle classiche italiane e belghe.

La 24enne di Cene sul traguardo di Viale delle Terme di Caracalla ha vinto la sua sesta gara su strada, la prima internazionale (le altre cinque erano “open”), figlia dell’ottimo inverno in cui nel ciclocross aveva conquistato Trofeo Guerciotti, campionato italiano e medaglia di bronzo ai mondiali.

Sul podio, Chiara Consonni, Silvia Persico e Maria Giulia Confalonieri (foto Bit&Led)
Sul podio, Chiara Consonni, Silvia Persico e Maria Giulia Confalonieri (foto Bit&Led)

La corsa romana è stata l’occasione per avvicinare la Persico – che poi è rimasta a fare il tifo per suo fratello Davide nella gara degli U23, anche se è rimasto coinvolto in una caduta senza conseguenze – e fare un mini bilancio con uno sguardo sul futuro.

Silvia come sta andando questa stagione tra ciclocross e strada?

E’ stata una stagione molto positiva già dal ciclocross. Ho capito che avevo quel qualcosa in più. Dovevo solo credere di più nei miei mezzi. Gli altri anni ero condizionata dal fatto che dovevo lavorare per le altre. Quest’anno ho un po’ più di libertà. In Belgio, anche nelle gare più importanti, me la sono potuta giocare. Sono molto soddisfatta della mia prima parte di stagione, ho ottenuto risultati molto positivi e spero di continuare così.

Qual è stata la svolta per passare da donna squadra ad essere una delle punte?

Se ne sono andate Elisa e Vittoria (rispettivamente Balsamo e Guazzini, ndr) e così ci stiamo dividendo i compiti con Chiara ed Eleonora (Consonni e Gasparrini, ndr). Al momento ce la stiamo gestendo bene. Non so cosa sia cambiato nella mia testa, ma mi sento molto più sicura di me stessa. So che ho delle buone capacità e me le voglio giocare al meglio.

Le tue vere caratteristiche quali sono?

Nell’ultimo anno sono migliorata in salita ed ora tengo di più su quelle medio-corte. Grazie al ciclocross guido bene la bici. Sono piuttosto veloce e in un gruppo ristretto posso dire la mia anche se mi manca ancora qualcosa per essere più competitiva. Per fortuna però che in squadra siamo ben coperte negli sprint, perché se fosse per me non vinceremmo nemmeno una volata (ride, ndr).

Che effetto ti ha fatto vincere il Liberazione?

Sento di aver fatto un ulteriore upgrade negli ultimi 3-4 mesi. Il successo di Roma dimostra che ci sono, spero che continui così la stagione perché finora è andato tutto bene.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e programmi?

Sicuramente vorrei vincere una gara internazionale su strada fuori dall’Italia (nel 2017 ne vinse una open in Olanda, ndr). Poi vorrei centrare qualche risultato al Ceratizit Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo (gara a tappe dal 29 aprile all’1 maggio, ndr), al Gp Eco-Struct in Belgio il 7 maggio e alla Vuelta a Burgos dal 19 al 21 maggio. Farò un periodo di pausa ai primi di giugno, poi dovrei fare un po’ di altura per preparare il Tour de France Femmes dove punterò a qualche tappa. Quindi niente Giro Donne.

E con la nazionale?

Indossare la maglia azzurra è sempre una grande emozione. L’ho già fatto col ciclocross, ma non sono mai stata convocata su strada e mi piacerebbe farlo. Credo di meritarlo però comunque continuerò a dimostrarlo. Sinceramente non conosco bene i percorsi delle varie competizioni internazionali, ma magari ai Giochi del Mediterraneo potrei esserci.

Persico ha chiuso 7a alla Freccia del Brabante e 9a alla Gand-Wevelgem
Persico ha chiuso settima alla Freccia del Brabante e 9a alla Gand-Wevelgem
A livello mentale come gestisci la doppia attività ciclocross-strada?

Praticamente è un ciclo continuo (sorride, ndr) ma per adesso bene. A febbraio ho fatto dieci giorni di stop che mi hanno aiutato tantissimo. Mi hanno rigenerato, l’ho sentito subito quando ho ricominciato. Ora però ogni tanto avverto che mi serve un po’ di recupero psicofisico. Credo sia fondamentale.

Se a fine stagione arrivasse una chiamata di una WorldTour…

Sicuramente questo è un anno importante. Il ciclismo femminile si sta sempre più evolvendo ma non saprei rispondere adesso. Ci penserò quando sarà il momento. Senz’altro non smetterò mai di ringraziare la Valcar se sono arrivata fino a qua.

SuperSix Evo fra cross e gravel: trovate le differenze

29.03.2022
7 min
Salva

Cannondale è una delle pochissime aziende a proporre lo stesso framekit (SuperSix) con una doppia configurazione e vocazione. Questi due fattori sono decisivi per categorizzare la bicicletta, per capirne il carattere, le performance e contestualizzare il prodotto nel suo ambiente ideale. La componentistica cambia il mezzo? Di sicuro, ma i feedback sono tutt’altro che banali e meritano di essere approfonditi.

Evo CX, quella per il cross

L’abbiamo provata a fondo nel corso dei mesi di dicembre e gennaio, non di rado l’abbiamo portata a gareggiare sui campi di ciclocross. Si tratta di una bicicletta eccellente sotto tanti punti di vista, che potrebbe ulteriormente migliorare alcune sue caratteristiche con un allestimento maggiormente race. E’ comunque leggera, grazie ad un telaio e ad una forcella che, anche senza il carbonio HM, fanno segnare dei valori di peso molto interessanti. E’ reattiva e davvero agile, tutte caratteristiche apprezzabili nel fango e non solo.

Silvia Persico in azione ai tricolori di ciclocross, che ha vinto con la versione CX
Silvia Persico in azione ai tricolori di ciclocross, che ha vinto con la versione CX

Allestimento e dettagli

La componentistica parte dalla trasmissione Sram Force 1×11 con guarnitura Cannondale in alluminio, cockpit Cannondale in lega e sella Fabric. Le ruote hanno i cerchi DTSwiss in alluminio, ma con mozzi Formula. Le gomme sono Vittoria da 33.

Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 8,3 chilogrammi: poco per essere una bici da cx e semplice da alleggerire (anche senza svenarsi). La ruota posteriore ha una campanatura specifica per questa piattaforma, spostata di 6 millimetri rispetto alle ruote e raggiature standard (comune anche alla SE). Montare una ruota tradizionale è possibile, ma risulterebbe completamente disassata rispetto al tubo del piantone. Inoltre è una delle bici da ciclocross che dà il via in maniera ufficiale alla “grande spaziatura” tra tubi (del carro e della forcella) e pneumatici. Il suo prezzo di listino attuale si attesta a 4.499 euro.

La SE per il gravel

E’ quella destinata al gravel e permetteteci la considerazione: “gravel racing” senza dubbi. Lo dicono il telaio, il design e lo shape delle tubazioni, così come le taglie e le geometrie. Rispetto alla sorella CX, cambia completamente l’allestimento e così anche le prestazioni una volta messa in carreggiata, su asfalto, oppure offroad. La doppia corona davanti e tutto il comparto ruote fanno una grande differenza.

La SE, l’abbiamo portata anche sui campi gara
La SE, l’abbiamo portata anche sui campi gara

La componentistica della Evo SE

La trasmissione è Sram, modello Rival AXS a 12 rapporti con doppia corona anteriore. In molte situazioni, proprio la doppia corona gli permette di essere al pari di una bici endurance e considerando la bontà complessiva del prodotto, anche superiore e più versatile. Ha il 46-33 davanti (40 denti invece per la corona della CX) e un pacco pignoni a 12 speed 10-36, una soluzione che permette di andare quasi ovunque e gestendo lo sforzo.

Molto buono l’abbinamento ruote/pneumatici (DT Swiss 1600 Spline tubeless ready e gomme Vittoria Terreno Dry TNT da 40), decisamente scorrevole, sostanzioso ed affidabile, adatto anche ai contesti ambientali esigenti. Come per la versione CX, è possibile montare coperture fino a 45 millimetri di sezione, senza sacrificare la luce di passaggio della ruota. La sella è la Prologo Dimension 143, piuttosto corsaiola. Il prezzo di listino è di 4.999 euro e abbiamo rilevato un peso di 8,7 chilogrammi.

Confronto e feedback

Riteniamo la Cannondale SuperSix Evo in entrambe le versioni, una bicicletta da gara e a tratti una buona bici road che veste i panni off-road. E’ ovvio che le quote geometriche, in particolare l’apertura frontale, fanno una grossa differenza nella guida, ma è pur vero che questa bicicletta invita a spingere, a guidare ed essere veloci anche sullo sterrato. Il binomio tra l’angolo dello sterzo e l’off-set pronunciato della forcella, sono un vantaggio che porta tanta stabilità e sicurezza nelle fasi di guida aggressiva. In velocità e sullo sconnesso le gomme fanno la differenza.

Cannondale SuperSix EVO SE
Cannondale SuperSix EVO SE

Gomme da 40 e DNA race

Può sembrare un’affermazione banale, ma che porta a fare delle considerazioni ad ampio spettro. Questa Cannondale è una bici aggressiva e talvolta una gomma da 33 (quella specifica per il ciclocross) può diventare un limite. Bisogna essere abituati ai colpi che si prendono nella disciplina del cx, saper gestire le pressioni basse dei tubolari e dei tubeless è necessario capire lo scivolamento della bici sul viscido.

La gomma da 40 in dotazione alla versione SE può essere un vantaggio, perché ha un potere ammortizzante maggiore ed ha un range di personalizzazione maggiore, rispetto ad una da 33. Inoltre aggiunge quella dose di comfort; quando si dice che il “comfort va a favore della performance”. E poi le ruote DT Swiss con mozzi Spline, se pur in alluminio, sono valide e molto versatili. La gomma panciuta aiuta quando si è veloci e la trasmissione della SE aiuta a prendere velocità.

Doppia davanti, buona per tutto

Con tutta probabilità la SE diventa utilizzabile e gratificante su strada (con le gomme adeguate), nel ciclocross (con gli pneumatici adatti) e ovviamente nel gravel. Una versatilità che è merito anche della trasmissione. Abbiamo portato la SE nei tre diversi ambienti, sì anche nel ciclocross.

Il plateau da 46 non è semplice da tirare nei tracciati duri, ma i 12 rapporti aiutano e non poco, così come lo “scarico” di una corona da 33. Si può sfruttare molto bene una linea catena di buon livello, soprattutto per i rapporti centrali. In molti casi si può sfruttare solo la deragliata, risparmiando le cambiate del retrotreno. Non è da sottovalutare, considerando quanto in fretta si consumano i pignoni con l’utilizzo sullo sterrato.

In conclusione

Al di là delle preferenze soggettive e legate ad un utilizzo specifico, la SE è una sorta di bici che va bene per fare tutto, facendolo bene. Questa sua caratteristica conferma che la piattaforma SuperSix Evo di Cannondale è azzeccata e diventa un riferimento per chi vuole una bici race e non si vuole distaccare in maniera eccessiva dal segmento road. Anche i due prezzi di listino, molto vicini tra loro, danno modo di discutere ed argomentare a 360° le diverse scelte, fatte in base alla volontà di utilizzo e pieno sfruttamento delle potenzialità della bicicletta.

cannondale