Un giro in pista a Fiorenzuola e Consonni ritrova la vittoria

22.08.2025
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«Della prima volata – ricorda ridendo Chiara Consonni –  ricordo che ero indietrissimo, ho fatto una rimonta assurda. Il mio direttore sportivo mi ha detto che dopo l’ultima curva, più o meno ai 700 metri, ha smesso di guardare la diretta perché ero in ventesima posizione. Pensava fosse impossibile. Invece la gamba c’era e la voglia di vincere ancora di più. Negli ultimi 50 metri sono uscita nel momento giusto ed è stata una liberazione…». 

L’intesa con Zoe Backstedt si sta rafforzando e ha portato alle due vittorie polacche di Consonni
L’intesa con Zoe Backstedt si sta rafforzando e ha portato alle due vittorie polacche di Consonni

Finalmente la vittoria

Vincere riporta il buon umore. Se poi parliamo di una velocista come Chiara Consonni, che dalle risate trae la benzina migliore, si capisce che il digiuno iniziato dopo la seconda tappa del Giro 2024 fosse un tempo troppo lungo. La bergamasca, che quest’anno è passata alla Canyon//Sram, ha avuto bisogno di più tempo per prendere le misure, ma al Tour de Pologne Women ha ritrovato smalto e successo. Due tappe, per la precisione, e la classifica generale.

«Forse nella prima tappa non siamo riuscite a organizzarci così bene con il treno – prosegue Consonni – ma nella seconda le ragazze sono state bravissime. Puntavamo a vincere prima la tappa e poi la generale sarebbe venuta di conseguenza. Hanno lavorato tutto il giorno per me e poi mi hanno tirato la volata, nonostante ci conosciamo ancora poco. Con Zoe Backstedt avevo lavorato bene al Baloise, dove ha vinto. E lei mi ha tirato una volata pazzesca. Sono uscita presto, intorno ai 250 metri. E solo in un monitor dell’area interviste, mi sono resa conto del distacco che ho dato alla seconda…».

Nella terza tappa, vinta a Krasnik, il treno Canyon//Sram per Consonni è stato perfetto
Nella terza tappa, vinta a Krasnik, il treno Canyon//Sram per Consonni è stato perfetto
Forse l’inserimento te lo aspettavi più liscio?

E’ tutto l’anno che cerco di vincere. La prima parte di stagione è stata dura. Era tutto nuovo, gli ingranaggi da provare con le nuove compagne, i nuovi direttori sportivi. Sinceramente mi aspettavo che fosse un po’ più semplice. Poi sono andata al Giro, che però si è rivelato troppo impegnativo per me. Da lì sono andata al Baloise. Avrei dovuto fare il Tour, ma la squadra ha scelto di puntare tutto su Kasha (Niewiadoma, ndr) e al mio posto hanno convocato Soraya Paladin, che in salita ha potuto fare un lavoro certamente migliore di me.

E poi il Polonia…

Sinceramente, non pensavo di stare così bene. Volevo solo vincere la prima e poi mi sono detta: già che ci siamo, perché non proviamo a vincerne un’altra? Uscivo da mesi di piazzamenti su piazzamenti, ma non riuscivo a vincere. Non so cosa mancasse, mi hanno detto che forse ero poco convita, ma non ne sono certa. Io ci ho sempre creduto e parto per ogni corsa con la voglia e la convinzione di vincerla. Ho sempre l’adrenalina, la grinta che mi fa spingere fino alla fine, però non arrivava. Non so cosa fosse, l’importante è che mi sia sbloccata e la stagione ha preso un’altra piega.

Hai davanti il calendario per provarci ancora?

Farò il Simac Ladies Tour, poi una gara di un giorno a Stoccarda la domenica dopo il Simac, però non ho ben chiaro come sia il percorso. Poi ci saranno un po’ di gare qui in Italia, anche vicino casa, che sono comode per tenere la gamba fino al mondiale pista.

La parte più complicata di questo primo anno alla Canyon è stato creare l’intesa con le compagne
E’ possibile che l’ingrediente mancante più che la convinzione sia stata proprio la pista?

A dire la verità, sì. Nella settimana prima di vincere in Polonia, ho corso in pista a Fiorenzuola, quindi forse mancava anche quello. Okay che la pista mi piace, però mi sono sempre trovata bene anche a livello di allenamenti e mi ha sempre aiutato molto anche su strada. Correre da sola. Ritrovare la motivazione e la grinta e poi alla fine andare anche più tranquilla verso una corsa per cui non avevo aspettative. E così trovare la vittoria.

Hai davvero mollato così tanto il lavoro a Montichiari?

Soprattutto in inverno, sì. Nel periodo delle classiche, per un motivo o per l’altro, sono andata molto meno rispetto agli altri anni. Però quando è capitato che ci fosse brutto tempo, siamo sempre state accolte benissimo. Bragato, Villa e Masotti sono stati permissivi sotto questo punto di vista, cercano sempre di invogliarci ad andare in pista e da settembre inizieremo ad adarci un paio di volte a settimana.

Bragato ci ha detto che la presenza di voi big in pista porta grande motivazioni nelle più giovani.

Esatto! Quando siamo insieme, cavoli (ride, ndr), è tutta un’altra cosa. Vittoria (Guazzini, ndr) è appena tornata dall’infortunio. Martina (Alzini, ndr) ha appena vinto. L’altra Martina (Fidanza, ndr) adesso è in altura, quindi secondo me potremo fare ancora bene. Invece sulle altre ragazze, anche col fatto che ci siamo incrociate poco, non ho molte informazioni. Però so che quando sono in pista con loro, ho sempre la motivazione che mi fa spingere qualcosa in più o mi impedisce di staccarmi dalle loro ruote nei quartetti.

Torniamo alle volate: adesso il treno è a posto?

Faccio sempre il confronto con la UAE, dove lavoravo con ragazze che conoscevo da tempo. Quest’anno ho dovuto prima conoscere le ragazze e poi lavorarci insieme. Dovevamo creare un rapporto in bici e anche fuori dalla bici, che ti permette poi anche di fidarti di più e di rendere perfetti i meccanismi che in allenamento sono difficili da ricreare e si provano bene soltanto in gara.

Cosa hai fatto dopo le due vittorie in Polonia?

Sono stata due giorni al lago. Era Ferragosto, ne avevo bisogno. Perché da adesso a fine stagione si sta a casa per lavorare, delle vacanze si parlerà semmai a novembre.

Chiara e Soraya al servizio della Canyon per puntare in alto al Giro

25.06.2025
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Prima la squadra, poi gli obiettivi personali. La mira della Canyon//Sram zondacrypto al Giro d’Italia Women sarà concentrata sulla classifica generale. Lo si evince dalla video-conferenza organizzata ieri dalla formazione tedesca direttamente dai 2.000 metri di Kuthai in altura nella quale Chiara Consonni e Soraya Paladin appaiono come “moschettiere” al servizio della loro leader Antonia Niedermaier (in apertura foto facebook Canyon//Sram zondacrypto).

I gradi di capitana infatti ricadranno sulla 22enne ex fondista di vertical race, già vittoriosa nella tappa di Ceres nel 2023 al termine di una lunghissima fuga. Niedermaier ha fatto un ulteriore salto di qualità negli ultimi anni. La tedesca avrà il compito di confermare e possibilmente migliorare il terzo posto finale ottenuto l’anno scorso da Neve Bradbury e sa che potrà contare sull’apporto anche delle due compagne italiane. Tuttavia sia Consonni che Paladin sanno che hanno un paio di frazioni adatte a loro per potersi giocare le proprie carte. Ed entrambe sabato 28 giugno correranno il campionato italiano di Darfo Boario Terme con differenti ambizioni.

L’emozione di Chiara

Solitamente questo genere di conferenze on-line sono anche l’occasione per fare un piccolo bilancio della stagione fin lì disputata. Consonni ha il volto sorridente come sempre. Si gode la giornata del suo 26esimo compleanno assieme alla squadra giusto ventiquattro ore dopo aver celebrato – lei che è stata oro a Parigi nella madison con Guazzini – l’Olympic Day.

«Quest’anno – spiega la velocista bergamasca – sono cambiate un po’ di cose, tra squadra nuova e nuovo preparatore. Non è mai facile adattarsi subito e alla luce di questo posso dire che è mancata solo la vittoria. Per il resto è andato tutto molto bene e sono contenta.

«Sono emozionata di correre il Giro Women con la Canyon – prosegue – perché inizia a pochissimi chilometri da casa e so che sarà speciale. Non vedo l’ora di iniziare e poter essere di supporto alle mie compagne».

Consonni, ma anche Paladin, stanno correndo con la Canyon Aerod. Proprio in vista del Giro e ancor più del Tour potrebbero arrivare delle sorprese in termini di colorazioni
Consonni, ma anche Paladin, stanno correndo con la Canyon Aerod. Proprio in vista del Giro e ancor più del Tour potrebbero arrivare delle sorprese in termini di colorazioni

Consonni e il lead out

La mente di Chiara però è proiettata al Giro d’Italia Women e su come affrontare questo impegno, prima eventualmente di correre anche il Tour de France Femmes, per cui saprà qualcosa più avanti.

«Al Giro Women ci sono due tappe per gli sprint – analizza Consonni correggendosi immediatamente – anzi forse solo quella di Monselice perché quella di Trento al terzo giorno prevede all’inizio il Passo del Tonale che potrebbe scombinare i piani. Io proverò a puntare a vincere una tappa (ne ha sempre vinta una negli ultimi tre anni, ndr), però prima di tutto cercherò di essere di aiuto alla squadra e ad Antonia».

La lista delle sue rivali in volata ancora non è ben definita, ma ci sarà sicuramente Lorena Wiebes. L’olandese della SD Worx è già a quota 11 successi e in tre occasioni Chiara le ha chiuso alle spalle. Il duello si rinnova.

«Lorena – dice facendo un sospiro – allo sprint ha quei tre secondi iniziali di potenza che fanno paura e la differenza. Le volate che ho fatto con lei ci hanno dato dei riferimenti. In ritiro abbiamo lavorato in funzione di questo allenando e perfezionando il nostro lead out. Una tattica potrebbe essere quella di anticipare il suo sprint. Vedremo come si metteranno le cose nelle tappe adatte a noi e cercheremo di cogliere il massimo risultato. Io sono pronta».

A Copenaghen Consonni chiude terza (qui podio invertito) dietro Wiebes e Balsamo, che non sarà al Giro Women
A Copenaghen Consonni chiude terza (qui podio invertito) dietro Wiebes e Balsamo, che non sarà al Giro Women

Soraya e un occhio al tricolore

Collegata accanto a Consonni c’è anche Paladin, alla quarta stagione alla Canyon. La 32enne trevigiana fa eco alla sua compagna, ma per lei prima c’è un tricolore in linea incline alle sue caratteristiche.

«Il percorso – risponde Soraya – è duro e può essere adatto a me. Non corro dall’Itzulia a metà maggio, però in altura in Austria ho lavorato bene quindi spero di aver belle sensazioni, anche se so che scendendo direttamente dal ritiro è sempre un punto di domanda. Poi so anche che il campionato italiano è una gara sempre strana. Se starò bene spero in una corsa abbastanza selettiva in modo da staccare le ruote veloci e giocarmi le mie possibilità in modo intelligente».

A maggio Paladin centra il secondo posto dietro Ferguson al Navarra’s Women. Ora punta a bel campionato italiano prima del Giro
A maggio Paladin centra il secondo posto dietro Ferguson al Navarra’s Women. Ora punta a bel campionato italiano prima del Giro

Garanzia Paladin

Soraya al Giro femminile ha sempre sfiorato il successo nelle frazioni più congeniali e dopo tanti anni meriterebbe un’affermazione personale importante per consacrare definitivamente il suo ruolo di donna-squadra.

«Guardando il tracciato – continua – potrebbero esserci diverse opportunità per le fughe. Con tante tappe dure si potrebbe correre in maniera più conservativa e pertanto bisognerà essere brave a entrare nelle azioni giuste. Io potrei ritagliarmi il mio spazio in un paio di occasioni, ma come ha detto Chiara la priorità resta quella di curare la generale con Antonia e aiutarla in ogni situazione. Gli ultimi tre giorni e l’ultima tappa non sarà certamente una passerella finale. L’altimetria della tappa di Imola potrebbe far succedere di tutto se i distacchi saranno minimi.

Sempre in Spagna Paladin finisce terza dietro Bredewold e Lipper nella seconda tappa dell’Itzulia
Sempre in Spagna Paladin finisce terza dietro Bredewold e Lipper nella seconda tappa dell’Itzulia

«L’esperienza mi ha insegnato – conclude Paladin poco prima dei saluti – che contano molto le energie mentali in una gara a tappe, specialmente se stai in un ambiente buono. Noi della Canyon siamo messe molto bene sotto questo punto di vista e ne siamo consapevoli. Poi personalmente anche a me dà molto morale avere una tappa vicino a casa. Anche questo aiuta ad affrontare meglio una corsa come il Giro Women».

Consonni, la Roubaix in 3 punti: tecnica, grinta e follia

10.04.2025
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Quelli del Tour ne sanno una più del diavolo e nell’avvicinamento alla Parigi-Roubaix Femmes hanno iniziato a fare interviste alle atlete più in vista. Leggere le dichiarazioni di Lotte Kopecky e Margaux Vigié è stato sicuramente interessante, ma quando ci siamo imbattuti nelle parole di Chiara Consonni, abbiamo subito pensato di riprenderle per un breve pezzo che racconti quanto l’estrosa velocista bergamasca, campionessa olimpica della madison, sia legata alla corsa del pavé.

«Vedere Sonny Colbrelli vincerla – dice Consonni – mi ha ispirato a pensare che un giorno potrò essere lassù anch’io e provare a fare qualcosa per cui sarò ricordata. Mi piace la pietra che riceve il vincitore ed è molto emozionante entrare nel velodromo, soprattutto per chi è pistard. Amo la pista e finire le mie quattro Roubaix in quel velodromo ha reso l’esperienza ancora più emozionante e speciale».

Lo scorso anno la Roubaix di Consonni fu tutto un inseguire, a causa di forature e cadute
Lo scorso anno la Roubaix di Consonni fu tutto un inseguire, a causa di forature e cadute

La pressione delle gomme

L’arrivo in pista, unito alla necessità di restare a galla sulle pietre francesi, è uno dei fattori su cui ragionare a lungo dovendo scegliere i materiali e la pressione delle gomme, che in un arrivo su pista di cemento è decisiva.

«Si fanno molte ricognizioni – dice Consonni – per adattare il materiale, risvegliare le sensazioni e aumentare la fiducia in vista di una delle giornate più stressanti della stagione. Fare diversi test sulla pressione delle gomme e come adattarsi alle condizioni meteorologiche che si troveranno il giorno della gara, è fondamentale. Ad esempio, l’anno scorso avevamo la possibilità di usare la monocorona, ma io non ho voluto e ho scelto la doppia. La cosa più importante per me è sicuramente bilanciare la pressione delle gomme. Ci sono molti settori di pavé, ma l’arrivo nel velodromo è una volata pura».

Una corsa folle

Al pari di Ganna che sfiderà il pavé fra gli uomini, la capacità di passare dal pavé alle pietre denota grande talento e capacità di guida della bici. Nel caso di Chiara, che quest’anno è passata dal UAE Team Adq alla Canyon//Sram zondacrypto, la capacità di adattamento è legata anche a un carattere a dir poco estroso.

«Prima della Roubaix – racconta Consonni – avevo già corso grandi classiche come il Fiandre e la Gand-Wevelgem, quindi ero abbastanza abituata. Invece il pavé della Roubaix è ancora più difficile del pavé del Belgio. C’è molto più spazio tra i ciottoli, quindi la sfida è non perdere velocità e slancio. E poi il meteo può cambiare le carte in tavola. La prima volta che ho pedalato sul pavé della Parigi-Roubaix fu a due mesi prima dalla prima edizione. Facemmo una ricognizione con la Valcar, il tempo era splendido, invece il giorno della gara fu terribile. Piovve dall’inizio alla fine e controllare la bici e restare in piedi sul pavé fu più difficile. Ma la verità è che mi divertii un sacco. E’ la mia corsa dei sogni… Perché è folle, come me! La Parigi-Roubaix mi regala sogni e incubi. Mentalmente ed emotivamente, sono molto coinvolta».

Il pavé del Belgio, qui all’ultima Omloop Nieuwsblad, è diverso da quello della Roubaix
Il pavé del Belgio, qui all’ultima Omloop Nieuwsblad, è diverso da quello della Roubaix

Ritirarsi, no grazie

L’intervista è ancora lunga, ma l’ultimo aspetto su cui soffermiamo la nostra attenzione è legato alla testa dura di non ritirarsi mai, capiti quel che capiti.

«L’anno scorso – conclude Chiara – è stata una delle edizioni più difficili per me. Avendo già maturato l’esperienza delle prime tre, volevo davvero fare bene. Invece ho forato due volte, sono caduta e così mi sono ritrovata a inseguire il gruppo fin dal primo settore. Ero sempre indietro, non sono mai riuscita a stare con il gruppo di testa. Ho perso presto l’occasione di fare qualcosa di buono, ma non mi sono mai arresa e sono comunque riuscita a concludere una corsa difficile (nel 2024, ha chiuso in 30ª posizione, ndr). E per me, è stato un motivo in più per dire: “Devo riuscirci l’anno prossimo, devo essere più forte e ancora più motivata per poter salire sul podio”. Ho continuato perché è la Roubaix. E alla Roubaix non si molla mai».

zondacrypto: arriva il primo sponsor crypto nel ciclismo in Italia

14.03.2025
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zondacrypto, uno dei principali exchange di criptovalute in Europa (scritto volutamente con la lettera minuscola), rafforza la propria presenza nel mondo del ciclismo diventando sponsor ufficiale delle Strade Bianche e della Milano-Sanremo, sia per le gare maschili che femminili. Questa partnership sottolinea l’impegno costante dell’azienda nel supportare atleti professionisti e amatoriali, promuovendo al contempo l’innovazione nel settore sportivo.

«La nostra missione – ha dichiarato Przemysław Kral, CEO di zondacrypto – è quella di supportare la crescita e il riconoscimento degli atleti europei e internazionali. Collaborare con eventi iconici come le Strade Bianche e la Milano-Sanremo ci permette di avvicinare il mondo delle risorse digitali allo sport, un settore con un enorme potenziale di innovazione e nuove esperienze per i tifosi. Siamo onorati di contribuire alla tradizione del ciclismo europeo».

«Siamo entusiasti di accogliere zondacrypto – ha ribattuto Paolo Bellino, CEO di RCS Sport & Events – collaborare con un’azienda lungimirante e dinamica come zondacrypto si allinea perfettamente alla nostra visione di integrazione delle nuove tecnologie per migliorare l’esperienza degli appassionati».

zondacryto è diventato sponsor della Strade Bianche 2025 e della relativa Granfondo

L’impegno nello sport

La sponsorizzazione delle due classiche italiane si aggiunge a una serie di iniziative che zondacrypto ha già intrapreso nel mondo dello sport. L’azienda è infatti partner di prestigiosi club di calcio italiani, tra cui Juventus, Bologna, Atalanta e Parma, ed è attivamente coinvolta nel ciclismo supportando eventi di primo piano come il Giro d’Italia e il Tour de Pologne. Inoltre, il crypto exchange sostiene il Giro d’Italia femminile e la tennista Magdalena Fręch, dimostrando un forte impegno nella promozione dello sport femminile. Recentemente, zondacrypto ha annunciato una sponsorizzazione triennale del team femminile CANYON//SRAM zondacrypto, una delle squadre più importanti del ciclismo mondiale. Questa iniziativa conferma il sostegno dell’azienda agli atleti, favorendo la loro crescita e contribuendo allo sviluppo dello sport a livello internazionale.

Przemyslaw Kral, CEO zondacrypto
Przemyslaw Kral, CEO zondacrypto

Un’ampia gamma di asset digitali

Fondata nel 2014, zondacrypto è un exchange di criptovalute regolamentato e ormai consolidato nel panorama europeo. Nel corso degli anni, l’azienda ha ottenuto importanti licenze operative e registrazioni VASP in diversi Paesi, tra cui Italia, Svizzera, Cipro, Polonia, Estonia, Slovacchia e Canada, garantendo la piena conformità alle normative finanziarie internazionali. In particolare, zondacrypto si attiene al regolamento MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation), che disciplina il settore degli asset digitali in Europa, e alle stringenti direttive AML (Anti-Money Laundering) dell’Estonia, volte a prevenire il riciclaggio di denaro e altre attività illecite nel mondo crypto.  

L’obiettivo di zondacrypto è rendere il mercato delle criptovalute più accessibile sia ai singoli investitori che alle imprese, offrendo una piattaforma intuitiva e sicura per l’acquisto, la vendita e la gestione di asset digitali. Oltre a un’ampia gamma di criptovalute, valute fiat e stablecoin, l’ecosistema di servizi include strumenti avanzati come zondacrypto Pay, un gateway di pagamento dedicato alle transazioni in crypto, e ZND, una piattaforma innovativa per la gestione patrimoniale. Per supportare la formazione e l’educazione finanziaria, l’azienda ha creato l’Accademia zondacrypto, che fornisce risorse e corsi per comprendere al meglio il mondo degli asset digitali.  

Grazie a soluzioni tecnologiche all’avanguardia e a un impegno costante nella sicurezza, zondacrypto continua a distinguersi come un punto di riferimento nel settore, contribuendo alla crescita del mondo delle criptovalute, dello sport e dell’economia digitale.

zondacrypto

Zabel, il re di 4 Sanremo, fa le carte alle donne

25.02.2025
7 min
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Dici Zabel e pensi alla Sanremo. Poi ci sono le sei maglie verdi consecutive del Tour e un totale di oltre 200 vittorie, ma la Sanremo resta il fiore all’occhiello (in apertura quella del 2001, su Cipollini e Vainsteins). Per quattro volte l’ha vinta e una l’ha persa, nel 2004, alzando le braccia troppo presto e spalancando la porta a Freire. Il tedesco di Unna, professionista dal 1993 al 2008, è oggi uno dei riferimenti di Canyon anche per quanto riguarda il team femminile di Kasia Niewiadoma, Soraya Paladin e Chiara Consonni. Per questo, alla vigilia della prima Milano-Sanremo donne, ci è venuto in mente di cercarlo per farci dare qualche ispirazione sulla Classicissima di primavera. Sarà per le donne quello che è dal 1907 per gli uomini?

Non è dato ancora sapere quale sia il percorso della gara. Si parla di 154 chilometri da Genova a Sanremo, con un circuito iniziale che porterà le ragazze già in fila sull’Aurelia, nel punto in cui termina la discesa del Turchino. Non una distanza da Sanremo, piuttosto in media con le altre classiche del calendario WorldTour: più breve del Fiandre che ne misura 163.

Che cosa era la Sanremo per Erik Zabel?

Ricordo ancora quando uscivi dal tunnel del Turchino. A volte ci entravi che a Milano faceva freddo e c’era nebbia, ma quando arrivavi al mare dopo quella galleria, sentivi come se davvero fosse arrivata la primavera. Fu amore a prima vista. Nel 1993, quando ero neopro’, feci la Tirreno. Ero in buona forma e la squadra (la Telekom, ndr) mi selezionò per la Sanremo. Arrivai 94°, ma me ne innamorai. Anche se per i primi quattro anni non riuscii a finire nella top 10, mi è sempre piaciuta.

Che cosa la rende così difficile da vincere?

E’ una miscela di distanza e altimetria, sono quasi 300 chilometri. Il finale è spaventoso. Diciamo che gli ultimi 50-60 chilometri sono sempre affascinanti. Ci sono tantissime cose che succedono sui Capi, sulla Cipressa e sul Poggio. Io non ero abbastanza forte per scappare sul Poggio, per cui cercavo di tenere la ruota dei più forti e passare in cima con i migliori dieci. Il mio obiettivo principale è sempre stato non perdere contatto, come per molti altri sprinter.

Una tattica che ha dato buoni frutti…

Ci sono sempre i finisseur e gli specialisti delle classiche che cercano di attaccare sul Poggio, come Pogacar. Penso che questo sia il fascino della Milano-Sanremo. E’ uno dei pochi Monumenti in cui ci sono diversi tipi di corridore che possono cercare di vincere. Vengono tutti insieme per questa gara. Ci sono tante tattiche diverse, ma il mio obiettivo è sempre stato quello di mantenere le ruote.

Se la corsa sarà troppo breve, Lotte Kopecky diventerebbe secondo Zabel la favorita numero uno
Se la corsa sarà troppo breve, Lotte Kopecky diventerebbe secondo Zabel la favorita numero uno
Pensi che per le donne andrà alla stessa maniera oppure la distanza forse è insufficiente perché Capi, Cipressa e Poggio siano incisivi?

Penso che 150 chilometri siano una distanza già seria. Dall’altro lato, per gli uomini la Milano-Sanremo è la gara più lunga del calendario, per cui RCS dovrebbe fare qualcosa di simile e farne la gara più lunga del calendario femminile. In quel caso avremmo situazioni simili a quelle degli uomini. Ci sarebbero Kasia Niewiadoma o Demi Vollering, le specialiste dei Grandi Giri. Ma ci sarebbe Lotte Kopecky, che va bene in salita e potrebbe arrivare bene al finale. E poi ci sono tante atlete italiane che possono passare bene quelle salite. Penso che potrebbe diventare qualcosa di speciale. In una gara di 150 chilometri, penso che la migliore sarebbe Lotte Kopecky.

Le gare delle donne sono spesso imprevedibili. La Canyon//Sram ha Niewiadoma e Consonni. Daresti a entrambe le stesse occasioni?

E’ sempre buono avere diverse carte da giocare, per essere preparati agli scenari più vari. Se i Capi e la Cipressa saranno veloci e duri, avrai immediatamente una scelta e in quel caso la gara sarà più adatta per Kasia. Se c’è un po’ di vento di fronte sulla Cipressa, gli sprinter possono provare a tenere duro. A quel punto l’obiettivo principale saranno la discesa del Poggio e prendere posizione per via Roma. Come per gli uomini. Più difficili saranno le circostanze, più ci saranno gli uomini di classifica. Ad esempio come quando vinse Nibali…

Cosa ricordi?

Tutti erano molto stanchi al termine di una gara difficile. Vincenzo è stato il più forte e ha vinto con grande classe. Ma in altri anni c’era vento a favore oppure i favoriti si sono guardati troppo a lungo e gli sprinter sono rimasti con loro. E ovviamente se ti porti un velocista in via Roma, per lo scalatore non c’è speranza.

La vittoria di Nibali nella Sanremo del 2018 fu propiziata da una corsa molto dura
La vittoria di Nibali nella Sanremo del 2018 fu propiziata da una corsa molto dura
E’ importante avere un team forte per rendere la gara più difficile?

Abbiamo visto queste ultime due edizioni con il team di Tadej Pogacar. Hanno cercato di rendere la gara più difficile. Hanno preso il controllo. Sono state edizioni veloci, soprattutto l’ultima. Il gruppo è stato selezionato già sulla Cipressa: erano tanti davanti, ma tanti si sono staccati. Se una squadra controlla per 300 chilometri, non le restano gli uomini per rendere la corsa ancora più difficile nel finale. E se ci sono in giro campioni come Mathieu Van der Poel e Wout van Aert che non commettono errori, a volte riescono ad approfittarne, come la Alpecin lo scorso anno con Philipsen.

In una corsa tanto lunga, in cui non si possono sprecare energie, avere la squadra accanto può essere la chiave per il successo?

Se puoi proteggere il tuo leader e lo porti il più fresco possibile alla volata, allora hai fatto un ottimo lavoro. Sarebbe importantissimo avere un compagno accanto dopo il Poggio. Le ragazze non sono dei robot, sono meno controllabili degli uomini. Quindi puoi avere il giorno perfetto, ma anche un giorno storto, puoi sentirti super o non così bene. Stiamo parlando di esseri umani, ma nei miei occhi una delle atlete più importanti può essere, ad esempio, Soraya Paladin. Perché Soraya è in grado di diventare il regista in gruppo. Ha una visione perfetta della corsa e delle tattiche. Sa cosa fare. E’ importante avere qualcuno all’interno della squadra che sia consapevole della situazione e che possa prenderne il controllo.

La bicicletta per la Sanremo è speciale oppure ormai le bici sono relativamente standard?

Per la Sanremo serve una bici aero. Poi bisogna avere delle ruote ad alto profilo da 60 millimetri. Ruote molto veloci, con coperture da 28-30 mm, le gomme tubeless e una resistenza più bassa possibile. Bisogna avere la bicicletta più veloce possibile.

Soraya Paladin, qui al Trofeo Palma Femina 2025, è l’atleta che può guidare la Canyon//Sram alla Sanremo
Soraya Paladin, qui al Trofeo Palma Femina 2025, è l’atleta che può guidare la Canyon//Sram alla Sanremo
Qual è stata l’ultima volta che hai scalato la Cipressa o il Poggio?

Almeno dieci anni fa.

Tornerai alla Sanremo quest’anno?

No, non credo (ride, ndr). Penso di andare alla Strade Bianche e vedere il team in Toscana. La Milano-Sanremo è una gara meravigliosa da guardare in tv, però non è facile da seguire. I corridori sono molto veloci e per superarli a volte non basta l’autostrada. In più bisogna dirlo, fino agli ultimi 60 chilometri si vede meglio dal divano.

La Canyon//Sram già vince e Arzeni racconta

21.01.2025
5 min
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E’ quasi sul finire del lungo confronto che Davide Arzeni tira fuori la frase che più ci darà da pensare. Lo abbiamo scovato in Spagna nel ritiro con la Canyon//Sram zondacrypto, la squadra che lo ha ingaggiato come direttore sportivo (in apertura la vittoria di Chloe Dygert al Tour Down Under), dopo che la sua collaborazione con il UAE Team Adq si è interrotta bruscamente a giugno del 2024. Non ha potuto parlarne e non ha voglia di farlo neppure adesso. La frase che ci colpisce si riferisce infatti al suo passato immediatamente precedente: quello nella Valcar-Travel&Service.

«Diciamo che per la prima volta in carriera – dice parlando della nuova squadra – la componente italiana è minima. Alla Valcar erano tutte italiane e anche l’anno scorso ce ne erano tante. Qua sono due (Paladin e Consonni, ndr) e questa cosa mi stimola. Il discorso della Valcar ormai è finito e anzi forse mi ha un po’ penalizzato negli ultimi anni, per il fatto che mi hanno visto molto legato a determinate atlete. Invece voglio dimostrare di saper andare oltre. Qualche anno fa, uno mi ha detto che sono fortunato. Un altro invece mi ha detto la famosa frase per cui la fortuna non esiste: esiste solo il talento che incontra la conoscenza, quindi sono molto motivato».

Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Avevi definito la Canyon//Sram come la Valcar tedesca…

Lo è fino a un certo punto, c’è molta più organizzazione. Siamo strutturati come deve essere inquadrata una squadra di ciclismo. Quindi c’è la parte della performance dove ci sono i coach. Ci sono i direttori sportivi, chi si occupa della comunicazione, chi dei materiali, chi di organizzare i viaggi. E’ tutto molto chiaro. E poi la squadra è sì tedesca, ma ci sono atleti e staff da tutto il mondo.

Ogni direttore sportivo ha le sue atlete da seguire?

No, non c’è una suddivisione di questo tipo. Io farò gare con tutta la squadra, con tutte le atlete. Non solo con la Consonni, per dire, ma con tutte e qui di talento ce n’è tanto. Mi stimola lavorare con chi ha vinto il Tour de France o con ragazze che hanno già vinto medaglie olimpiche. Mi sono staccato dagli schemi del passato. Fino all’anno scorso Chiara (Consonni, ndr) la seguivo anche come coach, ora invece ognuno ha il suo luogo, diciamo così…

Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Chiara è arrivata indipendentemente da te, anzi è arrivata prima di te. L’obiettivo è di farne la velocista più importante della squadra. La vedi pronta per il ruolo?

Secondo me sì, ormai è grande. Ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse pronta una ragazza che ha conquistato una medaglia olimpica. Ma ci sono anche altre ragazze veloci che la aiuteranno nelle sue volate e le faranno in prima persona. Lei comunque è molto cresciuta, tutti maturano. Diciamo che non è più la ragazzina terribile della Valcar. Ha quasi 26 anni, ha vinto l’Olimpiade. Ha vinto tre tappe al Giro e anche classiche importanti, quindi penso che sia pronta, sicuramente.

Il Tour è l’obiettivo principale del team?

Non solo. Vedo una squadra competitiva su tutti i terreni, come in realtà accade con tutti i grandi team WorldTour. L’obiettivo sono le grandi corse, perché questo è un gruppo importante anche a livello di nomi. Abbiamo atlete forti e con personalità e la cosa mi stimola molto.

Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Un gruppo ha iniziato dall’Australia, un gruppo è in Spagna.

Essendo una squadra molto forte e con un bell’organico (la Canyon//Sram zondacrypto ha 18 atlete, ndr), puoi programmare meglio le cose. Quindi chi torna dall’Australia e dopo il UAE Tour, poi avrà un periodo di riposo per preparare meglio le classiche. Altre invece partiranno dalla Spagna e poi andranno a fare le classiche.

Quale sarà la tua prima corsa?

Io comincerò con il UAE Tour e andremo lì per vincere. Io corro sempre per vincere, ma questo è per mentalità. Per la UAE sarà la corsa di casa e per loro è un appuntamento importantissimo. Noi ci andremo per far bene, però non abbiamo focalizzato la preparazione su quei giorni, anche se il livello delle atlete è alto e quindi andremo a giocarcela.

La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
Come avete accolto il percorso del Giro d’Italia Women?

Un bel Giro, non mi dispiace. Ci sono tappe per le volate, tappe per le fughe e poi si deciderà, penso, tutto sull’arrivo in salita. Le ultime due tappe, insomma, Monte Nerone e Imola. E’ molto simile a quello dell’anno scorso, con la crono all’inizio, tappe nervose in mezzo e poi gli ultimi due giorni in cui fare la differenza. Di diverso dal 2024 c’è che la tappa di Imola è più dura rispetto a quella dell’Aquila. E’ il circuito dei mondiali, quindi non è per scalatori, perché le salite non sono lunghe, però è duro.

Soddisfatto della tua scelta?

Con Ronny Lauke, il team manager, avevamo avuto sempre empatia, anche quando eravamo avversari. E’ una squadra che mi è sempre piaciuta, il primo impatto è quello che mi aspettavo, quindi molto buono e sicuramente continuerà a esserlo. Del passato non parliamo, che è meglio. Alla mia squadra di prima auguro buona fortuna, ma solo perché ci sono ancora delle ragazze cui voglio bene. Sanno che sarò un loro tifoso. Ma per il resto, parlarne ormai non serve più. 

Paladin sicura: «Con Consonni siamo complete e più competitive»

04.01.2025
6 min
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Stimoli, aspettative, incognite. Quando si cambia squadra bisogna tenere conto di tanti aspetti per non fare salti nel vuoto. Non l’ha fatto sicuramente Chiara Consonni quando ha detto di sì alla proposta della Canyon-Sram Zondacrypto aiutata anche da Soraya Paladin, che per lei è stata una perfetta “insider” cui chiedere consigli prima della firma (in apertura foto Saskia Dugon).

La trevigiana è nel team tedesco dal 2022 e si era ambientata subito, diventando la compagna di squadra ideale che tutte vorrebbero sia in gara che fuori. Zero polemiche e tanto lavoro prima per le altre e poi per sé. Così l’esperienza di Paladin è diventata preziosa anche per la velocista bergamasca ancor prima di vestire la stessa maglia. Abbiamo approfondito il discorso, guardando anche come cambierà la fisionomia della squadra.

Paladin è alla quarta stagione nella Canyon e la sua esperienza è stata preziosa nella scelta di Consonni (foto Pohlmann)
Paladin è alla quarta stagione nella Canyon e la sua esperienza è stata preziosa nella scelta di Consonni (foto Pohlmann)
Soraya come sono iniziate le chiacchierate con Consonni?

Ne abbiamo parlato assieme alle prime voci di mercato. Era estate, eravamo durante il Giro Women. Avevo capito che a Chiara piaceva molto la nostra squadra, ma allo stesso tempo era preoccupata perché si sarebbe trovata in un ambiente nuovo dopo tanto tempo. In UAE c’era una buona parte del blocco Valcar in cui è cresciuta ed aveva sempre un punto di riferimento tra compagne o staff. Alla Canyon invece, a parte me non conosceva nessuno e temeva di trovarsi spaesata.

Cosa le hai detto?

L’ho tranquillizzata subito dicendole che l’avrei aiutata certamente ad inserirsi e che comunque si sarebbe inserita molto bene anche da sola. In quel periodo al Giro Women avevo sondato il terreno in squadra e tutte le compagne erano contente di un suo eventuale arrivo. Ricordo che più di tutto avevo detto a Chiara che uscire dalla propria comfort zone l’avrebbe aiutata a crescere tanto. E considerando che ha solo 25 anni, ne sono estremamente convinta.

Alla fine tra i diesse è arrivato “Capo” Arzeni. Secondo te questo agevolerà ulteriormente Consonni nell’inserimento?

Quando ho parlato con Chiara all’inizio, non si sapeva ancora nulla dell’ingaggio di Arzeni. Certamente la sua presenza la farà stare meglio o più al sicuro rispetto alle sue aspettative iniziali. Però bisogna fare attenzione perché da noi ci sono delle gerarchie da rispettare e persone a cui rendere conto.

Di sicuro andate a rafforzare il reparto delle velociste, che era forse il vostro punto debole.

Assolutamente sì. Premetto però che non è che noi non fossimo soddisfatti delle nostre sprinter, è solo che alcune si erano adattate in volata o non avevano vinto quanto Chiara in carriera. Ad esempio avevamo già Maike Van der Duin che è giovane e sta crescendo bene. A Parigi ha conquistato il bronzo olimpico nella madison vinta propria da Chiara e Guazzini. Credo che questo risultato le abbia fatto capire le sue potenzialità. Secondo me Maike e Chiara possono imparare l’una dall’altra oltre che aiutarsi in corsa. Mi sento di dire che ora per le volate siamo ben coperte, abbiamo colmato un gap con la concorrenza.

Soraya Paladin ha fatto parte del team che ha conquistato il Tour Femmes con Niewiadoma
Soraya Paladin ha fatto parte del team che ha conquistato il Tour Femmes con Niewiadoma
L’arrivo di una velocista significa anche organizzare un treno. Ne avete già parlato in squadra?

Ancora non in modo dettagliato, ma abbiamo già in mente quali potrebbero essere i ruoli. Una delle più contente dell’arrivo di Chiara è stata Chloé (Dygert, ndr), che si difende bene in volata e si è dovuta adattare, ma non è una velocista. Parlando con lei nel ritiro di dicembre in Algarve, mi ha detto si sentirebbe adatta a fare da leadout a Chiara, sfruttando anche le sue doti a cronometro.

E il compito di Soraya Paladin diventerebbe ancor più quello di regista?

Mi piace il ruolo che la squadra mi ha assegnato in questi anni. Quello di “equilibratrice” nell’economia della corsa. Nelle volate l’idea sarebbe quella di dirigere le operazioni fino ai 500 metri al massimo, poi spazio alle atlete che sono più esperte per quei frangenti. Anche a me è capitato di buttarmi in volata in certe corse, ma il caos degli ultimi metri non mi piace. Bisogna essere capaci di stare là in mezzo, altrimenti si combinano solo guai.

Di conseguenza per te potrebbero aprirsi situazioni diverse?

Certo, ora che abbiamo una velocista di alto livello come Chiara ed una in crescita come Maike, posso puntare ad azioni da lontano o anche attacchi nel finale. Così facendo loro possono restare coperte in gruppo e sfruttare le circostanze, mentre prima si doveva sempre fare di necessità virtù. Tuttavia in questo ciclismo femminile che sta cambiando tanto, è difficile trovare i propri spazi. Quindi prima di tutto vorrei che vincessimo tanto come squadra, poi eventualmente guarderò le mie occasioni.

Quanto incide ora nella vostra squadra la presenza di una velocista come Consonni?

Ora siamo siamo più complete e più competitive. Speriamo di poter raccogliere più risultati possibili tra velociste e scalatrici. Prima erano sempre le seconde a farlo e a lunga andare può diventare stressante perché sono sempre chiamate a risolvere loro la situazione. Invece così pensiamo che anche i piazzamenti possano aiutarci a trovare poi le vittorie. Il successo al Tour Femmes con Kasia (Niewiadoma, ndr) ci ha dato più morale e consapevolezza. Adesso non solo vorremmo vincere più gare possibili, ma diventare una formazione di riferimento.

A proposito di questo, il mercato femminile mai come quest’anno è stato in fermento e sulla carta sembra esserci più equilibrio rispetto al passato. Cosa ne pensi?

In effetti il 2025 ha portato a tanti mescolamenti. Sarà strano ad inizio anno vedere in gruppo tutti questi cambiamenti. Alcuni team secondo me potrebbero metterci più del dovuto a carburare anche se hanno preso atlete forti. Noi della Canyon siamo andati in controtendenza perché siamo quasi rimaste le stesse. Oltre a Chiara, l’altra big che è arrivata è Ludwig che alza ulteriormente il nostro livello. Il nostro progetto dura da tanti anni. Era partito con giovani interessanti che ora sono delle realtà come Bradbury o Niedermaier. Sotto il punto di vista dell’amalgama di squadra, penso che noi potremmo partire avvantaggiate rispetto alle altre formazioni.

Il mercato femminile ha mescolato le carte portando equilibrio. La Canyon ha cambiato poco, ma in modo mirato (foto Pohlmann)
Il mercato femminile ha mescolato le carte portando equilibrio. La Canyon ha cambiato poco, ma in modo mirato (foto Pohlmann)
Il tuo programma gare è già stato pianificato?

Sì, una parte, prima però dall’8 al 22 gennaio andremo in ritiro in Spagna. A differenza dei dieci giorni in Algarve dove abbiamo fatto distanza e fondo, in quelle due settimane faremo una preparazione specifica mirata alle prime corse. Io dovrei iniziare a correre a Mallorca a fine gennaio, poi UAE Tour, Omloop Nieuwsblad e tutto il calendario delle classiche tra quelle del Nord e le italiane. Insomma, manca poco al via del 2025.