Campagnolo Super Record Wireless 13, c’è tanto da raccontare

04.06.2025
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Campagnolo Super Record 2×13 è un full wireless. Oltre a quelle di un’epoca precedente, le date da segnare nel nuovo millennio di Campagnolo sono ben cinque. Nel 2000 arriva il primo gruppo a 10 pignoni. 2008 e 2018, rispettivamente con il 2×11 e 2×12. Nel 2020 Campagnolo sconfina nel gravel e lancia ufficialmente il primo monocorona 1×13, l’Ekar. Ricorderemo il 2025 per la prima trasmissione da strada con i 13 rapporti posteriore e doppia corona anteriore. E’ il Super Record Wireless.

Sbirciato al Giro d’Italia (montato sulla Look di Stefano Oldani), il nuovo Campagnolo Super Record 2×13 è più veloce della precedente generazione Wireless (datata 2023), leggero ed efficiente, con un prezzo di listino inferiore. Sui manettini tornano i pulsanti interni/laterali per la deragliata della catena e la trasmissione è completamente customizzabile. 4 combinazioni per le cassette posteriori e ben sette quelle delle corone. Ma non finisce qui, perché il nuovo SR 2025 vuole essere un gruppo tuttofare, anche con la monocorona (che arriverà a fine estate). La spaziatura necessaria per i pignoni posteriori è la medesima del 12 velocità con corpetto N3W. A prescindere dalla configurazione si è puntato sulla semplificazione dell’intero sistema e sulla velocità della cambiata nella sua totalità. Entriamo nel dettaglio.

Stefano Oldani, al Giro, ha usato il 13 velocità nuovo
Stefano Oldani, al Giro, ha usato il 13 velocità nuovo

Super Record, nasce 2×13 ma…

Non si tratta solo di un gruppo, ma di una piattaforma identificabile nelle 13 velocità posteriori che allarga in modo esponenziale il concetto di interpretazione ed impiego. Questo grazie alle guarniture con la doppia corona e all’ampio range dei pignoni, grazie alla possibilità di configurazione con la corona singola anteriore. Sì, il nuovo Campagnolo Super Record è anche 1×13. Strada, crono e anche gravel, con un deragliatore dedicato che integra una frizione appositamente sviluppata. La configurazione gravel 1×13 supporta pignoni fino a 48 denti. In totale, il nuovo Super Record ha/avrà in gamma tre differenti deragliatori.

Il sistema segue la tendenza attuale che accosta l’utilizzo della monocorona (ma 12 rapporti posteriori sono pochi per una sfruttabilità a tutto tondo) al classico doppio plateau, dove l’aggiunta di un pignone può offrire ulteriori vantaggi e minimizzare una volta di più “i buchi” degli sviluppi metrici. E poi, a parità di configurazione, il 13 velocità è più leggero, 2.435 grammi, rispetto ai 2.520 grammi del Wireless 12. Il nuovo Campagnolo Super Record Wireless è meno costoso, rispetto al precedente 12. 4.300 euro di listino senza power meter (rispetto ai 5.200 del Wireless precedente), 5.399 euro con il misuratore.

Pignoni, corone e pedivelle

Rispettivamente 10-33 e 10-29, 11-32 e 11-36. 45-29 e 48-32, 50-34 e 52-36, 53-39 e 54-39, 55-39 le combinazioni per le corone. Per quanto concerne i pignoni (ogni cassetta è composta da tre blocchi in acciaio, arriveranno in seguito quelli in titanio), il design mutua l’esperienza fatta con Ekar, per quanto concerne rigidità, durata e adotta una nuova finitura per una cambiata precisa anche sotto pressione. Le svasature ed i profili di ogni singolo pignone sono stati ridisegnati per aumentare la velocità della cambiata e della deragliata.

Le pedivelle sono in carbonio, come vuole la tradizione Super Record, mentre l’asse passante è Ultra Torque (separata in due parti, tra pedivella sinistra e destra) in titanio. Le guarniture sono disponibili in configurazione standard, oppure con il power meter HPPM. Le lunghezze disponibili sono quattro: 165 e 170 millimetri, 172,5 e 175, tutte con un fattore Q di 148,5.

Design alleggerito e più efficienza

Deragliatore e bilancieri sono stati completamente riprogettati, prima di tutto per quello che riguarda il disegno. Il deragliatore è stato “smagrito” nel corpo centrale (è in carbonio e integra la batteria, ora con un’autonomia dichiarata che arriva a 750 chilometri) ed ha una gabbia più ampia, sempre in carbonio, ma capace di un range molto ampio di pescaggio, da 29 a 55 denti (tantissimo).

E’ stato assottigliato e sfinato anche il posteriore, meno ingombrante, con pulegge a 14 denti ciascuna (con denti dalle forme differenziate, la superiore ha le sfere ceramiche) ed è stato reso maggiormente attuale, grazie ad un’interfaccia ottimale con supporti UDH. La puleggia superiore è disegnata per lo scorrimento ottimale della catena, quella inferiore agisce sulla tensione di quest’ultima. Il bilanciere del nuovo Campagnolo Super Record è in carbonio.

In totale ogni shifter ha 4 pulsanti, tre completamente customizzabili nelle funzioni
In totale ogni shifter ha 4 pulsanti, tre completamente customizzabili nelle funzioni

Torna la leva interna (ora è un pulsante)

Completamente ridisegnati i comandi: dalle leve fino ad arrivare alla camera idraulica, con un’ergonomia pronunciata. Mutuano il nome Ergopower dalla famiglia degli shifter Campagnolo Super Record, hanno un frontale più magro e meno impattante verso lo spazio, ma al tempo stesso è stata aumentata la superficie di appoggio del palmo delle mani. Le leve hanno una curvatura dedicata alla semplificazione dell’azione della frenata che, offre dei vantaggi nell’applicazione (ridotta) della forza. Nel complesso, il design è stato concepito con le nuove regole UCI ed in modo da abbinarsi ai manubri integrati con flare laterale.

Un pulsante (scaricato al centro) all’interno della leva freno ed il bottone interno al corpo del manettino, una sorta di ritorno al passato, ma in chiave moderna. E poi ci sono i due piccoli pulsanti aggiunti dedicati al settaggio della trasmissione e abbinamento alla app Campagnolo. La trasmissione può sfruttare 6 pulsanti in totale (3 per ogni shifter), sottolineando una volta di più che tutto è configurabile a piacere tramite la app. Per gli amanti dei numeri: è stato ridotto drasticamente il numero di componenti per un singolo manettino, passando dai 74 della versione precedente ai 36 di quella attuale. Inoltre, per la completa risalita della catena (dal pignone più piccolo e quello più grande) ci vogliono solo 2,1 secondi (che si riducono a 1,9 per una discesa completa).

Campagnolo

Campagnolo Bora Ultra WTO 60, testate le ruote dei pro’

02.04.2025
5 min
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MASSA MARITTIMA – C’è un paio di Campagnolo da 60 da provare, quelle con livrea team ed inizialmente destinate al Team Cofidis. La nostra giornata è iniziata in questo modo e meglio di così non poteva andare.

Campagnolo torna nel WorldTour come partner tecnico del Team Cofidis, una sponsorizzazione che ha i contorni anche di un ritorno dopo un anno lontano dalla Champions League del ciclismo (da italiani speriamo anche in un rilancio deciso dell’azienda). Ora ci concentriamo sui feedback delle WTO 60 con breve intervento di Federico Gardin, responsabile del prodotto e del marketing Campagnolo.

Difficile che la ruota vada in crisi e che metta in crisi la guida, ovvio è che è da 60 (foto MirrorMedia-BCA)
Difficile che la ruota vada in crisi e che metta in crisi la guida, ovvio è che è da 60 (foto MirrorMedia-BCA)

Per il team le ruote da catalogo

«Non ci sono differenze tra i prodotti forniti al Team Cofidis – racconta Gardin – e quelli presenti nel catalogo a disposizione dell’acquirente comune. Le Bora Ultra WTO da 60 hanno gli stessi mozzi, sfere e raggi, lo stesso carico dei raggi e cerchio di una normale ruota. L’unica diversità è legata alle scritte ed i loghi, bianchi nella versione team, in modo che dalle immagini televisive il prodotto risalti in modo maggiore. Il ritorno nel WorldTour dopo un anno di assenza – conclude Gardin – è stato voluto, ci è stato chiesto e per Campagnolo è il primo passo verso un rilancio deciso».

Raggiatura G3 e cerchio non eccessivamente spanciato, elegante (foto MirrorMedia-BCA)
Raggiatura G3 e cerchio non eccessivamente spanciato, elegante (foto MirrorMedia-BCA)

Le ruote che abbiamo provato

Per noi è stato un assaggio, anche se il feeling immediato che hanno mostrato queste “ruotone” da 60 è qualcosa che lascia di stucco. Poco più di 50 chilometri e poco oltre i 1.000 metri di dislivello positivo, su un percorso molto ondulato e qualche rampetta oltre il 10% di pendenza. Anche un po’ di vento laterale ha condito il nostro test.

Non abbiamo montato i tubeless Vittoria come quelli in dotazione agli atleti Cofidis, ma un tubeless Pirelli RS da 30 millimetri di sezione. Il binomio ruota/tubeless da 30? Perfetto, considerando il canale interno con l’abbondante larghezza di 23 millimetri.

Si tratta di una coppia di ruote 2Way-Fit (predisposta naturalmente al tubeless) che non necessita di tape interno al canale. Ha 21 raggi in acciaio per ruota e la predisposizione G3 con nipplo nascosto nel cerchio full carbon. Il mozzo anteriore ha il corpo in carbonio ed entrambi hanno i cuscinetti ceramici Cult con sistema cono/calotta da pre-carico regolabile esternamente. Il peso dichiarato della coppia scende sotto i 1400 grammi.

Sulle ruote Campagnolo non serve il tape per il tubeless (foto MirrorMedia-BCA)
Sulle ruote Campagnolo non serve il tape per il tubeless (foto MirrorMedia-BCA)

Meno estreme di quanti sia lecito pensare

E’ ovvio che non si tratta di una ruota per andare a passeggio, ma quello che colpisce fin dalle prime pedalate è la facilità, ovviamente la fluidità e la scorrevolezza (caratteristiche da DNA Campagnolo). Il tubeless da 30 fa molto del lavoro (gonfiato a 4,2 sul posteriore e 4 sull’anteriore), ma non è solo questione di pneumatici. Soprattutto l’anteriore impegna il giusto quando in discesa si guadagna velocità, non tende a chiudere le traiettorie e non sbilancia l’avantreno quando arriva una folata inaspettata dai lati.

Sotto il punto di vista del sostegno, ad esempio quando ci si alza in piedi sui pedali, è davvero tanta roba. Super equilibrata e sostenuta, non mostra una rigidità che potrebbe risultare controproducente (e stancante).

Da rilanciare e da portare, se a velocità alta è meglio (foto MirrorMedia-BCA)
Da rilanciare e da portare, se a velocità alta è meglio (foto MirrorMedia-BCA)

Non solo una ruota da sprinter

Non molto tempo addietro i profili da 60 erano da contestualizzare alle sole gare veloci ed a quella categoria di utilizzatori propensi a sprintare. Non è più così, o per lo meno, le ruote con i profili alti e altissimi fanno parte della dotazione di scalatori, grimpeur e amanti dei dislivelli importanti. Nel caso specifico delle Bora Ultra WTO 60, un peso inferiore a 1.400 grammi garantisce un resa ottimale anche quando il naso è all’insù.

Con pendenze al di sotto del 10% si può fare una buona andatura (anche per gente normale che si allena). Significa che una 60 come questa non pesa ed è pienamente sfruttabile quando è montata su bici non aero.

In conclusione

Campagnolo Bora Ultra WTO 60 è una ruota da usare, sfruttare e godere tutti i giorni. Super efficiente, per nulla estrema ed un gran bel vestito per la bici, che sia aero concept, oppure più magra ed esile, non è scomoda, non è un prodotto da cavallo pazzo.

Ha un prezzo importante (3.690 euro), ma come affermato in altre occasioni, una ruota Campy dura in eterno e non stufa neppure a distanza di anni. Volendo fare un confronto con una Shamal di ultima generazione, la WTO da 60 si pone su un livello superiore, sotto tutti i punti di vista (anche in fatto di prezzo di listino).

Campagnolo

Ruote Campagnolo e tubeless Vittoria. Cofidis, una svolta netta

06.02.2025
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Una sorta di trasferimento tecnico non da poco, perché tutto cambia. Escono di scena le ruote Corima e sono arrivate le Campagnolo con la predisposizione tubeless, con diverse opzioni e profili dei cerchi. Via i tubolari Michelin ed entrano i tubeless Vittoria. Sulle bici Look della Cofidis c’è un bel po’ di Italia.

Ancora una volta andiamo alla ricerca di quei dettagli tecnici (ancora da scoprire per quello che concerne i feedback degli atleti) nuovi di questo inizio stagione. Abbiamo chiesto alcuni feedback a Martina Alzini che corre nel team francese dal 2023.

I primi test a Denia dopo la consegna dei nuovi materiali (foto Team Cofidis)
I primi test a Denia dopo la consegna dei nuovi materiali (foto Team Cofidis)

Coinvolti nel progetto

Alzini abita a meno di un’ora dalla sede di Vittoria ed il quartier generale di Campagnolo a Vicenza non è poi così lontano. La intercettiamo al termine di una intensa giornata nel Velodromo di Motichiari.

«Quando è stato ufficializzato l’accordo tra Vittoria, Campagnolo ed il team – dice, molto motivata – siamo stati invitati a Brembate, una visita in azienda certo, ma anche una giornata informativa dove gli staff tecnici ci hanno mostrato una serie di analisi, dati, numeri e risultati. E’ stato motivante. In primis lo ritengo un passaggio fondamentale della mia attività, secondo perché è davvero interessante fare parte di un processo di crescita ed evoluzione. Ho percepito un coinvolgimento particolare che arriva con una sorta di conferma da Cedric (Vasseur, manager del Team Cofidis, ndr) il quale vede questo accordo, non solo come una partnership, ma un pacchetto votato ad offrire una nuova immagine, sempre più competitiva, performante e ricercata».

Martina Alzini durante i test di rilevazione del lattato sul Col de Rates (foto Team Cofidis)
Martina Alzini durante i test di rilevazione del lattato sul Col de Rates (foto Team Cofidis)
Hai avuto modo di mettere alla frusta i nuovi componenti?

Solo in parte, perché da una parte ci sono le tante ore di attività in allenamento e le ore di bici fatte durante i ritiri. Dall’altra, a mio parere, il giudizio principale ed una sorta di confronto con il passato arriva nel momento in cui ci sono più giorni di gare a disposizione. Sono le competizioni che danno il vero polso della situazione. Ad oggi ho fatto solo una corsa.

Ti sarai fatta un’idea

Spunti interessanti sulla scorrevolezza, soprattutto nei lunghi tratti pedalati, in discesa e dove c’è da fare velocità. Diciamo che soprattutto le ruote confermano la loro nomea.

Scorrevoli?

Scorrevolissime. Per me è una prima volta sulle ruote Campagnolo, su strada non le avevo mai usate, mentre su pista sì. Posso dire che in tutto questo comparto, ruote e gomme, i tecnici del team hanno anche ascoltato i corridori che l’anno passato avevano chiesto maggiori performance. E’ arrivato un binomio tutto nuovo e credo che sia proprio la combinazione a fare la differenza.

Hai usato profili diversi?

Abbiamo fatto qualche prova, anche con i ragazzi, ma di solito io tendo ad usare profili da 60 o simili. Coquard ad esempio non si è fatto mancare le 80 e ha vinto in Australia.

Per la Alzini binomio Campagnolop/Vittoria come d’abitudine sulla bici da pista
Per la Alzini binomio Campagnolop/Vittoria come d’abitudine sulla bici da pista
Capitolo tubeless, ti sei già fatta un’idea precisa?

Su strada per me è una cosa tutta nuova, ma porto con me una specie di feeling che mutuo dalla pista, una sorta di affinità. Nei mesi che hanno preceduto le Olimpiadi abbiamo sempre utilizzato i tubeless e dal punto di vista di tecnico lo ritengo un vantaggio non da poco, considerando che c’è molta differenza tra i tubolari usati fino all’anno passato ed i tubeless che abbiamo in dotazione oggi.

Solo feeling oppure c’è dell’altro?

Oltre alle ruote Corima con predisposizione al tubolare, abbiamo quasi sempre utilizzato tubolari da 25, relativamente piccoli, soprattutto se contestualizzati nelle gare del Nord con fondi impegnativi. Poche volte i 28, quindi a monte c’è anche un fattore tecnico non secondario. I tubeless che abbiamo sono da 28 in avanti.

Vittoria N.EXT TLR per gli allenamenti e famiglia PRO TLR per le gare (foto Team Cofidis)
Vittoria N.EXT TLR per gli allenamenti e famiglia PRO TLR per le gare (foto Team Cofidis)
La prima cosa che hai percepito usando i tubeless su strada?

Ribadisco che a mio parere è il binomio ruote/gomme a fare una grande differenza, ma di getto direi la grande tenuta in curva, al pari di una sensazione di sicurezza e di avere sempre un po’ di margine.

Il comfort?

Più che il comfort inteso come comodità mi spingo a dire una maggiore confidenza e perché no, quel comfort piacevole che non guasta dopo tante ore di bici.

Nuove Campagnolo Shamal, il cerchio ha una linea differenziata

24.01.2025
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Campagnolo Shamal, la ruota di ultima generazione top di gamma Campagnolo. Cerchio dal design inedito che non teme il vento in ogni condizione, una sorta di doppio profilo (sullo stesso cerchio) 40/45 millimetri. Si punta alla velocità senza mai sacrificare la guidabilità del mezzo meccanico.

Rimane il concetto che da sempre (la prima versione è del 1992 ed era con cerchio in alluminio) caratterizza Shamal, ovvero una ruota super performante, ma anche comoda e versatile. E poi il prezzo di listino, interessantissimo se consideriamo la qualità del prodotto. Vediamo nel dettaglio le nuove ruote Campagnolo.

Il profilo ondulato del cerchio
Il profilo ondulato del cerchio

Nuove Shamal, come sono fatte

Il cerchio è completamente in carbonio unidirezionale con una finitura lucida molto elegante (C-Lux). Colpisce il design, cuore del nuovo progetto Shamal, solo in parte mutuato da Fulcrum, che vede una sorta di ondulazione del cerchio. Quest’ultimo è più alto (45 millimetri) dove si innestano i raggi, più basso (40 millimetri) nelle altre sezioni. Il canale interno è largo 23 millimetri ed è 2WayFit. Significa che ha una naturale predisposizione tubeless e non servono tape aggiuntivi anche con l’aggiunta di liquido sigillante. Campagnolo è l’unica azienda ad adottare questa soluzione tecnica, particolarmente efficiente, pratica e longeva, molto sicura anche in ottica tubeless.

I nipples (MoMag) dei raggi sono esterni al cerchio. Non è necessario smontare lo pneumatico in caso di manutenzione e controllo della tensione dei raggi (e centratura). Inoltre il canale da 23 si interfaccia al meglio con gli pneumatici di 28/30 e anche 32 millimetri di sezione, anche oltre e in ottica gravel leggero è un aspetto da considerare.

Cerchio modulare, raggi più corti

La forma del cerchio viene definita come modulare. Oltre ad essere vantaggiosa quando deve contrastare gli effetti negativi del vento, proveniente da diverse direzioni, permette di accorciare la lunghezza dei raggi (merito anche delle flange dei mozzi), favorendo comfort, equilibrio e bilanciamento.

I mozzi sono completamente in alluminio. Al loro interno ci sono dei cuscinetti con sistema cono/calotta, soluzione che contribuisce alla proverbiale scorrevolezza delle ruote Campagnolo. La manutenzione è facilitata ed il precarico è regolabile esternamente.

Per gli amanti dei numeri

1.480 grammi dichiarati. Il prezzo di listino è da considerare al top: 1.890 euro di listino (1.897 con corpetto Shimano oppure Sram XDR) sono pochi se consideriamo la qualità delle ruote in oggetto e del posizionamento elevato nel mercato.

Campagnolo

Oldani ci riprova: nuovo preparatore e finalmente i tubeless

04.01.2025
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Oldani è di buon umore e quando gli diciamo che la nuova maglia della Cofidis piacerà sicuramente ai tifosi della Roma, la guarda e sorride. I nuovi colori, con il giallo e il rosso, danno alla divisa un tocco vivace e sbarazzino. Quasi il segno di un nuovo inizio nelle forme e nella sostanza. L’arrivo di Mattia Michelusi e del suo staff fra i preparatori e l’adozione di nuove ruote e nuovi materiali ha rinfrescato l’approccio degli atleti e il cambio di marcia, per ora nell’attitudine, si percepisce chiaramente.

«Sono a casa fino a martedì- dice Oldani, che il 10 gennaio compirà 27 anni – poi martedì vado in ritiro a Denia con la squadra. L’inverno sta andando bene, tutto tranquillo. Quello che sta cambiando in squadra ci voleva proprio, sul fronte della prestazione e dei materiali. E’ quello che effettivamente fa la differenza nel ciclismo moderno. Secondo me l’anno scorso alcuni risultati sono dipesi anche da questo. Con Mattia per quello che ho potuto vedere finora, abbiamo un’altra marcia. Un’altra mentalità, un’altra voglia di fare».

La squadra francese ha scelto il velodromo di Roubaix per le foto di inizio anno, approfittandone per test su posizioni e materiali (foto Team Cofidis)
Hai cambiato anche tu preparatore?

Non sono direttamente con Michelusi, ma con Luca Quinti, però con la coordinazione di Mattia. C’è un lavoro coeso di tutti i preparatori interni alla squadra. Mi sto trovando molto bene. Lavoriamo più in linea con le moderne metodologie, la squadra ha preso una decisione corretta.

Il tuo 2024 era partito con grandi attese, poi un infortunio e un continuo rincorrere…

E’ stato sicuramente un anno molto molto complicato, è inutile nasconderci. Sono stato molto sfortunato e penso che questo lo abbiano visto tutti. Cadute e una serie di vicissitudini che hanno portato a una stagione molto travagliata. Nel male sicuramente ho imparato qualcosa, perché non mi era mai successo di iniziare la stagione con una frattura, in questo caso dello scafoide.

Che cosa hai imparato?

A gestirla oppure come si sarebbe dovuta gestire. Non mi era mai successo e non ho avuto la freddezza, né io né chi mi era vicino, di prendere il tempo giusto. Avremmo dovuto capire che non saremmo riusciti a ripresentarci bene alla Tirreno, alla Sanremo e agli appuntamenti che ci eravamo dati. Io da corridore mi sono fatto prendere dalla voglia di fare: stavo già bene, ho avuto troppa fretta di rientrare. E alla fine l’ho pagata per metà stagione. Ho capito che l’importanza delle basi nella preparazione è fondamentale. Una cosa su cui mi sono concentrato molto quest’anno.

L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
In che modo rientrare troppo in fretta ti ha danneggiato?

Facevo un giorno molto bene, diciamo alle stelle, e i cinque successivi alle stalle. Diventava complicato far combaciare il momento giusto con le stelle, per cui per la maggior parte delle volte ero alle stalle (sorride, ndr). Ne soffrivo sia mentalmente sia fisicamente. Poi è stato tutto un rincorrere, aggiungere corse, continuare ad avere sfortune, ricadere, rincorrere di nuovo. Anche il Giro d’Italia non era programmato, si è inserito poco prima.

Non era nei programmi?

C’è entrato un mese prima, più o meno. Avrei voluto prepararlo, poi è stato aggiunto il Romandia e ci sono arrivato che ero già a mezzo e mezzo. In Svizzera ho preso freddo, sono arrivato alla partenza da Torino che non andavo. Mi sono ammalato, altre vicissitudini. Per fortuna dopo il Giro sono stato bravo. Non sono andato al Tour, ma sono riuscito a resettarmi mentalmente e fisicamente. Sono stato per tre settimane in altura, mi sono allenato molto bene e quando sono tornato, ho fatto un mese abbondante senza uscire dai primi 10. Sono ritornato lo Stefano di sempre.

La Cofidis ti aveva preso perché portassi risultati e punti: si riparte con gli stessi obiettivi?

Di sicuro le mie ambizioni non cambiano. Penso che con il supporto giusto del preparatore e i nuovi materiali, posso tornare a dimostrare di avere le qualità che servono. Forse sono un po’ diminuite le attese, ma va bene così. Sarà uno stimolo per dimostrare quello che valgo. Ho un bel programma, ne sono soddisfatto. L’unica corsa che non farò e un pochino mi dispiace è la Sanremo, ma bisogna ammettere che per un corridore come me è una corsa chiusa. Però farò Mallorca, Valencia, Laigueglia, Murcia, Almeria, la Tirreno, poi il Cataluyna. Tante corse con percorsi selettivi e la possibilità di arrivare a sprint ristretti.

Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Hai parlato spesso di materiali, quello che salta agli occhi è che avete cambiato ruote e userete finalmente pneumatici tubeless…

Quando sono arrivato dalla Alpecin, ho cercato di portare la mia esperienza. Ma visti i risultati che avevo, mi sono rimboccato le maniche e ho pensato solo a pedalare. Quest’anno la prima cosa di cui si è parlato è stato proprio questa svolta tecnica e io sono super felice, perché usavo i tubeless già in Alpecin. Avremo le gomme Vittoria che ho usato anche alla Lotto e sono prodotti eccezionali, hanno un grip e una scorrevolezza notevoli che permetteranno di andare forte e risparmiare energie. Le ruote sono le Bora Campagnolo, che sono rigide, aerodinamiche e scorrevoli. Sono molto felice, l’abbiamo provata e la bici è svoltata completamente.

Il telaio resta lo stesso?

Sì, è sempre stato un bel telaio che forse non rendeva al meglio, mentre ora è molto più performante. Davvero una svolta.

Ben O’Connor, che ha trascorso quattro anni in una squadra francese ha raccontato di aver dovuto imparare per forza il francese: come procede il tuo inserimento in squadra?

Ho un bel rapporto con tutti e anche io sto imparando il francese. Non lo parlo fluentemente però mi faccio capire. Mi è capitato anche di intervenire bene durante il meeting. A livello tecnico, riesco a spiegarmi, quindi dinamiche di corsa e vari aspetti del ciclismo. Per il resto della conversazione sono un po’ impacciato perché ci sono parole che si usano un po’ meno, ma piano piano ci arrivo. La squadra sta diventando un po’ più internazionale, però anche Michelusi e lo staff performance ci spingono ad andare nella direzione del francese. Se proprio è necessario ci si sforza di usare l’inglese, ma se fai capire che vuoi imparare il francese, non ti dicono di no…

I direttori sportivi parlano francese?

Alcuni anche inglese, alcuni solo francese. L’anno scorso ad esempio al Tour de l’Ain si parlava solo francese. Ero secondo in classifica generale e la comunicazione era importante e abbiamo faticato un po’. Però alla fine è andata bene, ci siamo arrangiati e le cose si dicevano. Quello che conta ora è fare una buona base, avere una buona preparazione e i materiali giusti. Adesso sta a me, lingua o non lingua. Voglio far vedere che Oldani sa ancora fare il suo mestiere.

Campagnolo torna nel WorldTour con il Team Cofidis

04.12.2024
4 min
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Il 2024 si chiude con il classico botto. Dopo solo un anno di assenza, Campagnolo ritorna ufficialmente nel WorldTour e lo fa in grande stile legandosi ad una delle formazioni storiche del ciclismo mondiale. Stiamo parlando dei francesi del Team Cofidis, attesi ad una stagione di riscatto dopo un 2024 alquanto deludente. 

Il ritorno di Campagnolo è una notizia destinata a fare felici i tanti appassionati del brand italiano che auspicavano un ritorno nel mondo del grande ciclismo da parte dell’azienda veneta.

Dopo un anno di assenza torneremo a vedere il gruppo Campagnolo su una bicicletta di un team WT
Dopo un anno di assenza torneremo a vedere il gruppo Campagnolo su una bicicletta di un team WT

Quattro anni insieme

L’accordo con il Team Cofidis avrà inizio il primo gennaio e avrà una durata di quattro anni coinvolgendo la formazione maschile e quella femminile, e soprattutto lo storico marchio di bici con il quale il team francese collabora da anni. Stiamo naturalmente parlando di Look Cycles.

I tecnici e i meccanici del team hanno avuto l’opportunità di testare, collaudare e infine scegliere la componentistica Campagnolo ideale per le bici che la squadra andrà ad utilizzare nel 2025. In un certo senso si è trattato di un lavoro a tre mani che ha coinvolto i tecnici Campagnolo, i responsabili di prodotto Look e i meccanici della squadra. Dalla loro collaborazione si è arrivati alla configurazione ideale che nel 2025 vedremo montata sulle Look del team

Sulle biciclette Look del Team Cofidis vedremo montato il gruppo Super Record Wireless
Sulle biciclette Look del Team Cofidis vedremo montato il gruppo Super Record Wireless

Il top di Campagnolo

Scopriamo a questo punto quella che sarà la componentistica Campagnolo che nel 2025 troveremo sulle biciclette del Team Cofidis. Si parte dal gruppo, il Super Record Wireless. Si caratterizza per una cambiata veloce e precisa e una frenata modulare e potente, fondamentale per gestire ogni situazione di gara. Il gruppo è completato da molteplici combinazioni tra cassette, corone e lunghezza pedivelle, in grado di rispondere al meglio alle esigenze di ogni singolo atleta. A supporto della squadra l’app MyCampy 3.0, il “centro di controllo” della bici, che permette di customizzare i settaggi, dalla selezione schermate alle modalità di cambiata, passando anche per la gestione del ciclocomputer.

Le ruote, invece, saranno le Bora Ultra WTO per la bici da strada, con profilo da 45 mm o da 60 mm
Le ruote, invece, saranno le Bora Ultra WTO per la bici da strada, con profilo da 45 mm o da 60 mm

Ecco le ruote Bora

Quando si pensa a Campagnolo viene subito naturale pensare alle ruote Bora. Le biciclette della squadra monteranno infatti le nuove Bora ULTRA WTO, scelte dai tecnici del team per l’elevata rigidità ottenuta con la raggiatura G3. Questa riduce al minimo la dispersione della potenza scaricata dal ciclista sulla bici. Anche per le ruote gli atleti potranno scegliere, in base alle condizioni di gara, tra profili da 45 o 60 mm che, grazie al canale 2-WAY FIT da 23 mm, offrono eccellenti prestazioni aerodinamiche, abbinate ai tubeless da 28 o 30 mm. Nelle gare a cronometro, ecco la ruota lenticolare Bora Ultra WTO TT, apprezzata dai corridori per la sua elevata rigidità e un peso di soli 930 grammi. Tutti modelli BORA in dotazione alla squadra utilizzeranno i cuscinetti CULT, che garantiscono un’ottima scorrevolezza.

Per quanto riguarda le prove contro il tempo il Team Cofidis si affiderà al modello Bora Ultra WTO TT
Per quanto riguarda le prove contro il tempo il Team Cofidis si affiderà al modello Bora Ultra WTO TT

Un nuovo capitolo

Il ritorno nel mondo del grande ciclismo rappresenta per Campagnolo un nuovo capitolo nella sua lunga storia fatta di 90 anni di grandi successi. Solo per fare alcuni esempi, Campagnolo è stato il partner tecnico nella conquista di ben 43 Tour de France e 30 Giri d’Italia, a cui si aggiungono 30 titoli mondiali. Si tratta di risultati straordinari ottenuti grazie a campioni che hanno avuto a disposizione l’eccellenza produttiva dell’azienda di Vicenza. Non va dimenticato che in quasi un secolo di storia Campagnolo ha sviluppato e depositato oltre 1.600 brevetti internazionali

Il ritorno nel mondo del WorldTour può essere quindi considerato a ragion veduta per Campagnolo come il ritorno nel proprio ambiente naturale. 

Campagnolo

Colnago reinventa l’acciaio con Steelnovo

20.11.2024
4 min
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Tradizione e modernità, ancora una volta Colnago è un passo avanti. Steelnovo rappresenta l’arte del fatto a mano che si intreccia con la nuova tecnologia 3D.

Una bicicletta unica nel suo genere, una bici con telaio in acciaio, fatta a mano e che adotta anche la tecnica 3D. I 70 anni di storia di Colnago (e della bicicletta) passano anche da qui.

La Steelnovo di Colnago, solo 70 esemplari
La Steelnovo di Colnago, solo 70 esemplari

L’acciaio sotto i riflettori

Quale migliore occasione se non quella di celebrare i 70 anni di storia? Colnago non è solo un nome legato al modo della bicicletta, Colnago è un’icona che ha contribuito in modo esponenziale a far conoscere la maestria ciclistica italiana nel mondo.

Si ritorna all’essenza, si ritorna dove la bicicletta ha preso forma, ma con quel pizzico di tecnologia e di modernità. Steelnovo è puro acciaio lavorato a mano, con saldature nascoste, invisibili e componenti stampati 3D.

Un altro capolavoro Colnago

Steelnovo è completamente realizzata in Italia ed è una serie limitata prodotta in soli 70 esemplari. L’acciaio è di matrice Colombus, mentre la componentistica è Campagnolo, due partner storici che nel corso delle stagioni (e delle vittorie) hanno contribuito al successo della maison lombarda. Per la realizzazione di un singolo esemplare è necessaria una giornata lavorativa.

La componentistica parte dalla trasmissione Campagnolo Super Record Wireless (combinazione 48-32 per le corone, 10-29 per i pignoni), con una livrea grafica disegnata in modo specifico per la Steelnovo. Sempre di casa Campagnolo le ruote, con il modello Bora Ultra WTO, personalizzate anche queste ultime in modo da sancire il forte legame tra le due aziende. Gli pneumatici sono Pirelli P Zero Race. Il manubrio integrato full carbon è Colnago CC.01, mentre la sella arriva dal gruppo Selle Royal. Il reggisella è in carbonio Colnago, così come la forcella (avantreno e retrotreno supportano pneumatici fino a 35 millimetri di larghezza). La serie sterzo è SLT di CeramicSpeed, una sorta di standard per Colnago, una garanzia per scorrevolezza e longevità. I cuscinetti superiori sono 1”1/8, quelle inferiori 1”1/4. La scatola del movimento centrale è T47, mentre il forcellino per il supporto del bilanciere del cambio è UDH.

La viteria, i tappi di chiusura del manubrio ed i perni passanti sono realizzati da Carbon-Ti su specifiche e con personalizzazione Colnago. Da sottolineare che la Steelnovo è perfettamente compatibile con i componenti di ultima generazione. Le taglie disponibili sono sette, dalla 42 alla 57.

Che eleganza

Le congiunzioni ed ogni singolo raccordo dei profilati è perfettamente integrato con il telaio, tenendo ben presente che proprio i raccordi sono frutto della tecnologia 3D. Cavi e guaine scorrono all’interno delle tubazioni. Elegante e funzionale, con delle forme del tutto accostabili al carbonio più moderno è il punto di giunzione del nodo sella, dove gli obliqui sembrano fondersi in un blocco unico con l’orizzontale.

Ogni congiunzione è cava e stampata in 3D ed è frutto della collaborazione con Additiva, azienda tutta italiana e punto di riferimento nella tecnologia anche nel mondo dei motori. Il prezzo di listino della Colnago Steelnovo è di 17.500 euro.

Colnago

Campagnolo Super Record S Wireless, la famiglia si allarga

10.09.2024
4 min
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La famiglia Wireless di Campagnolo si amplia grazie al nuovo pacchetto S, meno estremo rispetto al Super Record esistente. Le tecnologie sono mutuate dal fratello Super Record Wireless, ma il range di combinazioni dei rapporti si allarga. Cambia la finitura esterna che adotta un nero opaco moderno ed elegante.

A giusto completamento della piattaforma Super Record S ci sono le Bora Ultra WTO, ruote superlative per design e performances, anche loro con una livrea opaca che richiama la trasmissione. Entriamo nel dettaglio.

Nuova famiglia Campagnolo S, aggressività e stile
Nuova famiglia Campagnolo S, aggressività e stile

Versione S, meno estrema e meno tirata

Per lo sviluppo e la costruzione del nuovo Campagnolo sono stati adottati dei materiali meno estremi, una guarnitura non cava (ma comunque full carbon) il tutto per sfruttare un prezzo aggressivo, senza sacrificare le performance. Rispetto al fratello Super Record Wireless l’incremento di peso (a parità di configurazione) è di soli 150 grammi. Il prezzo di listino è di 3.990 euro. Ci vogliono 3.800 e 2.700 euro per le ruote WTO matt edition, rispettivamente quelle con il suffisso Ultra e quelle standard.

Più combinazioni a disposizione

Le configurazioni disponibili sono 6 (perfettamente configurabili con il power meter Campagnolo HPPM). A quelle esistenti 45-29, 48-32 e 50-34 si aggiungono la 52-36, 53-39 e 54-39, con una possibilità di scelta molto ampia e con l’obiettivo di soddisfare a 360° il delta di utilizzatori.

Sono tre le cassette di pignoni disponibili: 10-27, 10-29 e 11-32, naturalmente a 12 rapporti. Ogni cassetta è studiata nella progressione dello sviluppo metrico, in modo da fornire una fluidità pienamente sfruttabile nelle diverse situazioni e senza “buchi” proprio in fatto di rapportatura.

Punti di forza dal passato

Alle spalle di una nuova livrea cromatica che non passa inosservata, ci sono anche delle soluzioni tecniche diventate dei punti di forza Campagnolo.

Ultra-Torque per l’asse passante della guarnitura, una soluzione che aumenta la rigidità del comparto. L’ergonomia delle leve e la loro adattabilità. L’interfaccia creata dai led delle batterie, sempre perfettamente visibili ed immediati, così come la app MyCampy 3.0. Non in ultimo l’impianto frenante.

Campagnolo

Con Campagnolo l’estate diventa fantasiosa, irriverente e tecnica

10.06.2024
4 min
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L’estate ha i colori della nuova collezione Become Speed di Campagnolo, l’azienda vicentina è pronta a contornare le vostre pedalate con una serie di capi realizzati apposta per la stagione più calda. Stile, eleganza e tanta tecnica per la nuova collezione Campagnolo. Ogni prodotto è realizzato secondo uno sviluppo tecnico innovativo e di altissima qualità, a partire proprio dai tessuti scelti. Capi che si adattano al corpo come una seconda pelle e che strizzano l’occhio all’aerodinamica e alla traspirabilità. 

La maglia Tech uomo è il capo di maggiore qualità della collezione, prezzo 149 euro
La maglia Tech uomo è il capo di maggiore qualità della collezione, prezzo 149 euro

Alto livello

La collezione per l’estate 2024 di Campagnolo vede ben tre diverse magliette dedicate al ciclismo e a chi ama pedalare. La prima, quella rigorosamente dall’animo tecnico è la maglia Tech Uomo. Realizzata con delle caratteristiche degne di un alto di gamma, presenta un tessuto in Graphene altamente traspirante. Una soluzione che porta ad una rapida asciugatura, evitando l’accumulo di calore e una termoregolazione pressoché perfetta. Quattro tasche posteriori rinforzate, per contenere il necessario anche nelle uscite più lunghe e impegnative. 

Race & Pop

Una seconda maglia proposta è la Race, realizzata sia per uomo che per donna e confezionata con tessuto in Poliammide. Il capo risulta leggero sulla pelle, dotato di grande comfort e altamente traspirante. La sicurezza non è da meno e su questa maglia sono presenti dei dettagli reflex, per rendere il ciclista visibile in ogni condizione di luce. 

L’ultima maglia della collezione è la Pop. Campagnolo ha optato per un tessuto forato, rapido ad asciugare e traspirante. Una maglia che rende giustizia anche a chi cerca un design particolare, lo fa tramite delle grafiche decise e dei colori che portano ad un effetto optical

Gilet e giacca

A completamento di questa serie di capi, per quanto riguarda la parte superiore del corpo, ci sono un gilet e una giacca, entrambi in versione unisex. La giacca utilizza un look casual e viene cucita usando una membrana impermeabile, la 5K, dalle qualità antivento. L’interno della giacca è dotato di un tessuto spugna che assicura comfort termico. 

Il gilet è il capo che nell’armadio di un ciclista non può mai mancare, nemmeno d’estate. In particolare se la vostra passione sono le lunghe salite, alle quali seguono delle altrettanto impegnative discese. Per non raffreddarsi in cima ai passi di montagna o durante le vostre “picchiate” verso valle, è importante proteggersi. Il gilet di Campagnolo unisce impermeabilità e protezione dal vento, ma nella parte della schiena non manca un tessuto traspirante e termoregolatore.

Campagnolo