Quante possibilità ci sono che Gaudu vinca il Tour de France? E quante per Pinot? Zero, poco più. Forse per questo nella testa di Arnaud Demare l’esclusione dalla corsa francese sembra non avere senso. Il francese, che dal 2012 ha portato 93 vittorie alla Groupama-FDJ, proprio in queste ore sta smaltendo la delusione più pesante. Sapeva che il prossimo anno non ci sarà più posto per lui nella squadra di Besancon, ma sperava e credeva di essersi meritato il posto per indossarne la maglia al Tour per l’ultima volta.
La chiamata di Madiot
Glielo ha detto Madiot giovedì scorso con una telefonata che il francese non si aspettava. «Senti Arnaud – gli ha detto il team manager – non ti porto al Tour». E in un colpo nella sua testa è nata la sensazione di essere stato preso in giro.
«Sono arrabbiato – dice a L’Equipe – disgustato. Ho lavorato sodo. Durante l’inverno ho rinunciato ad avere un treno, avendo capito che l’obiettivo per la squadra è la classifica. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere un grande professionista e un buon compagno di squadra. Ho lavorato per gli scalatori. Ho investito su me stesso organizzando dei ritiri personali. Avremmo potuto fare grandi cose insieme. Non si trattava di scegliere fra me e Pinot. Avremmo potuto correre benissimo insieme».
Solo otto posti
Madiot non cambia idea, lo conosciamo bene, anche se Demare gli ha spiattellato in faccia la sua delusione. Il dato oggettivo è che finora il 2023 di Arnaud non sia stato indimenticabile, con due sole vittorie, figlie però anche del non avere più il suo solido treno.
«E’ una scelta prettamente sportiva – spiega il manager francese – confermo che ad aprile avevo deciso che Arnaud sarebbe andato al Tour. Ma la situazione di Pinot si è notevolmente evoluta, così ho deciso di creare una squadra esclusivamente per la montagna. Non è stata una scelta facile, perché ad Arnaud sono grato, anche se dirà il contrario. E’ con noi da dodici anni, non ho critiche da fargli e si è meritato di essere al Tour. Ma abbiamo solo otto posti e ho ragionato con l’obiettivo di puntare al podio. Nessuna pressione da parte di corridori o direttori sportivi. E’ una mia decisione, capisco la sua amarezza e alla fine la condivido. Ha ragione ad essere deluso».
Gaudu non c’entra?
Il riferimento è chiaramente agli attacchi sferrati verso Demare da Gaudu, che ha vinto il Tour de l’Avenir del 2016 e lo scorso anno si è avvicinato al podio del Tour, chiudendo al quarto posto a più di 5 minuti dal terzo posto di Thomas.
«Quando Madiot mi ha chiesto di calmare le acque – dice Demare – sono stato molto professionale. Sappiamo tutti che rilasciando quell’intervista, David è scivolato. Ha voluto dire la sua, ma non è lui il manager. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere riuscito a calmare i toni, di aver lavorato per lui e per la squadra e lui ha fatto un’ottima Parigi-Nizza (Gaudu ha chiuso secondo a 53″ da Pogacar, ndr). Alla fine Marc mi ha ringraziato dicendo che sono stato un gentiluomo. Ripeto: c’era modo di fare grandi cose insieme».
Addio dal 2024
Il primo colpo di Madiot è arrivato lo scorso inverno, con lo smantellamento del suo treno. Guarnieri alla Lotto Dstny e Sinkeldam alla Alpecin-Deceuninck sono stati il chiaro segno del rapporto che si andava chiudendo.
La conferma, il secondo colpo, è venuto infatti a fine maggio. Si era appena conclusa la Boucles de la Mayenne, in cui Demare aveva vinto una tappa e fatto secondo in generale, quando Madiot gli ha confermato che nel 2024 non ci sarà più posto per lui. La squadra sta ringiovanendo l’organico, il passaggio di tanti giovani dalla Development ha imposto un cambio di rotta.
«Ma io – spiega Demare – mi sono saputo adattare, ho sempre dimostrato di saper assecondare l’evoluzione del ciclismo, anche se era evidente che la squadra stesse investendo meno sul mio treno. Pensavo che mi avrebbero lasciato la scelta, pensavo di contare qualcosa ai loro occhi…».
Il futuro incerto
Del futuro ora non ha voglia di parlare. Dice che i parenti avevano preso le ferie in funzione del Tour e che sua moglie aveva già prenotato gli hotel nelle zone dei giorni di riposo, per raggiungerlo con la famiglia.
«Non ho ancora fatto la mia scelta – dice Demare – ma ci sono delle proposte. Vedere il rispetto delle altre squadre è davvero bello. Ho voglia di avere nuovamente un treno, di fare grandi corse. E’ molto motivante. Ho ancora la vittoria nelle gambe e nella testa, ma non ho ancora scelto la squadra con cui conquisterò le mie future vittorie».