Nella primavera delle classiche, Mozzato sarà cacciatore

21.02.2024
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Luca Mozzato è tornato ieri da Gran Canaria. C’è rimasto per due settimane. Finita l’Etoile de Besseges ha trascorso la notte a Marsiglia, poi si è imbarcato per l’isola spagnola, che si trova alla stessa latitudine del Marocco. Ha diviso chilometri e giornate con due ex compagni della B&B: Heidemann e Shonberger, poi lo ha raggiunto la compagna Giorgia, che non ha saputo resistere al richiamo di quel sole. Con la primavera delle classiche che sta per iniziare, il prossimo mese del corridore di Arzignano sarà decisamente ad alta intensità.

Ventisei anni compiuti il 15 febbraio, proprio durante le due settimane al caldo, Mozzato è reduce dal 2023 delle due vittorie (ghiaccio rotto al Limousin e poi Binche) che hanno fugato tanti dubbi ed è pronto per tuffarsi nella nuova stagione con le maniche rimboccate ancor prima di partire.

Mozzato, classe 1998, è pro’ dal 2020. Qui all’Etoile de Besseges
Mozzato, classe 1998, è pro’ dal 2020. Qui all’Etoile de Besseges
Come è cominciata la stagione?

Abbastanza bene a Valencia (8° nella corsa del debutto, ndr), invece a Besseges ho fatto più fatica del previsto. Spero che nelle ultime due settimane sono riuscito a mettermi a posto e di essere pronto per il Belgio. La prima parte di stagione è incentrata tutta su quelle corse, non farò gare a tappe: né Parigi-Nizza, né Tirreno e tantomeno il Catalunya. Solo corse di un giorno e il 90 per cento lassù. Si comincia con Het Nieuwsblad, che non è il Fiandre, però il livello sarà altissimo. Poi farò altre corse come Le Samyn, GP Criquielion e Monseré, in cui invece si parte per fare risultato.

Quattro corse in dieci giorni, insomma.

Poi dovrei avere una settimana per tirare il fiato e da lì si va dritti fino alla Roubaix. Si riparte da Nokere, poi Gand, Waregem e Fiandre, sempre che tutto vada come deve. Il Belgio è pieno di imprevisti. La discriminante più grande saranno la condizione e il fatto di essere in salute. 

Sapendo che non farai corse a tappe, la tua preparazione è cambiata?

Sicuramente non dovrò fare grandi salite, probabilmente la più lunga sarà il Vecchio Qwaremont, che dura 5 minuti. Però comunque, per come sono fatto, le salite mi servono e un bel dislivello l’ho fatto comunque. Anche se non è direttamente connesso al percorso delle gare, mi aiuta a lavorare. In questo caso specifico, mi ha permesso di fare dei lavori abbastanza lunghi, di 40′-60′. Li ho fatti a un ritmo non impossibile, ma quando ti ritrovi a fare un’ora di salita, è un lavoro che assomiglia all’ultima ora di una classica. Perché anche se le prossime corse saranno tutte a strappi, l’idea era di simulare la durezza di un’ultima ora comunque impegnativa.

Mozzato con il diesse Arnaud Gérard. Il 2024 per Luca sarà un anno da cacciatore (foto Arkea-B&B)
Mozzato con il diesse Arnaud Gérard. Il 2024 per Luca sarà un anno da cacciatore (foto Arkea-B&B)
Hai fatto anche lavori sull’esplosività?

Abbiamo fatto volate e anche lavori sul breve, tipo di 3-4 minuti, che sono la durata dei muri che dovremo superare. Oltre a questi allenamenti un po’ più lunghi e vagamente di fondo, ho fatto anche tanti lavori esplosivi, puntando anche sulle ripetizioni. Una di uno dietro l’altra, tanto da arrivare all’ultimo con la fatica nelle gambe.

Quanto sono importanti per Arkea queste corse del Nord?

Sicuramente tanto, anche perché quest’anno abbiamo una squadra incentrata soprattutto sulle corse di un giorno. Penso che tutto sia dovuto al fatto che la situazione dei punti per i prossimi due anni va seguita con attenzione e comunque abbiamo bisogno di risultati. L’indicazione della squadra è questa, tanto più che non abbiamo più grandi uomini da classifica per i Giri. In compenso a metà della stagione è arrivato Demare e con lui gli obiettivi sono certe classiche e vincere una tappa al Tour.

Questo significa che avrai più libertà?

Ci siamo parlati e siamo stati d’accordo nel dire che alla squadra torna comodo che io non venga inserito nel treno, ma vada a cercare i miei risultati. Al Tour, ad esempio, non andrò per lasciare spazio a quelli che lo aiuteranno. Sicuramente mi capiterà di fare qualche corsa con Arnaud, però l’idea è quella di non essere nel suo gruppo.

La vittoria di Binche dello scorso 3 ottobre ha mandato Mozzato in vacanza con l’animo leggero
La vittoria di Binche del 3 ottobre ha mandato Mozzato in vacanza con l’animo leggero
Quanto è stato importante aver vinto lo scorso anno?

Sono uscito benissimo dal Tour e ho portato avanti a lungo quella condizione. Per un corridore come me, che non vinceva da parecchio, è stato decisivo. Non era ancora diventata un’ossessione, ma da un paio d’anni la domanda era sempre quella: quando si vince? C’ero andato vicino diverse volte, però era mancato lo scatto che invece c’è stato l’anno scorso.

Quest’anno niente Tour, quindi Giro?

Quindi Vuelta. Per fare bene al Giro, per finire le tappe, ho bisogno di un periodo di lavoro che, facendo la Roubaix, non avrei. Un po’ dispiace, perché non l’ho mai fatto. Ma abbiamo optato per la Vuelta, anche se tappe veloci ce ne saranno poche.

Alla Het Nieuwsblad ci saranno tutti i più forti, con quale spirito si va al via?

Uno spirito diverso rispetto a quello che avrò a Le Samyn. Dipende sempre dalla corsa. A Le Samyn si può pensare di aspettare il finale e vedere come sto per giocarmela. Invece all’Het Nieuwsblad, l’idea è quella di aspettare il finale e non buttar via energie a caso durante la corsa. Altrimenti, vista la presenza di certi campioni, se non si vuole partire battuti, si deve pensare a una soluzione alternativa per arrivare davanti. Magari anticipare fra due muri o trovare il momento giusto per saltarne uno nella posizione perfetta e prendere vantaggio.

Dopo il lavoro a Gran Canaria, Mozzato è pronto per le sfide del Nord (foto Arkea-B&B Hotels)
Dopo il lavoro a Gran Canaria, Mozzato è pronto per le sfide del Nord (foto Arkea-B&B Hotels)
Con quale modello di Bianchi correrai le prossime corse?

Continuo con la Oltre. L’anno scorso l’ho usata tutto l’anno e mi sono sempre trovato bene. Per cui, dato che grandi salite non dovrei farne, ho deciso di restare sul modello più aero e più veloce, quantomeno nel 90 per cento delle corse. Alla Roubaix probabilmente cambierò, ma perché la Oltre è troppo rigida per il pavé vero.

Ruote e gomme?

Si può giocare un po’ sul profilo, ma penso che si parlerà il più delle volte di ruote da 60, anche se per Het Nieuwsblad stiamo valutando di usare le 45. Invece a livello di copertone, giochiamo tanto di più con le larghezze. I primi giorni in Belgio serviranno anche per fare gli ultimi test. Però in linea di massima si utilizzerà il tubeless normale per il 90 per cento delle corse, mentre sarà da valutare, almeno per me, quello più rinforzato per la Roubaix. Sono tutti test da fare appena troveremo il pavé per provarci. Fra due giorni si parte, non dovremo aspettare tanto…

Ulissi e il suo record: sempre vincente da 14 anni

07.12.2023
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La notizia lo ha colto abbastanza di sorpresa. Diego Ulissi è il ciclista in attività con la maggior costanza di successi nel corso degli anni: il toscano vince almeno una gara da ben 14 stagioni. Alle sue spalle in questa speciale classifica, due mammasantissima dello sprint come il norvegese Kristoff (13) e il francese Démare (12). Un titolo di merito non da poco per il corridore del UAE Team Emirates, che ha da poco ripreso la preparazione per presentarsi già tirato a lucido per il primo ritiro prestagionale.

Proprio sul ruolo dei suoi “contendenti” al record, Ulissi mette l’accento: «Sapevo lo scorso anno che io e Sagan condividevamo questo piccolo privilegio, ma poi sinceramente non ci ho più pensato. Fa piacere, soprattutto precedendo due campioni dello sprint che indubbiamente hanno più occasioni di me per vincere. Io, per le mie caratteristiche, devo sempre costruirmi i successi e non è mai facile».

Ulissi davanti a Kristoff. Compagni alla Uae dal 2018 al 2021, ora rivali per un primato statistico
Ulissi davanti a Kristoff. Compagni alla Uae dal 2018 al 2021, ora rivali per un primato statistico
Che cosa rappresenta questo record?

Credo che sia la miglior dimostrazione della mia costanza di rendimento, cosa non semplice se spalmata su 14 anni nei quali il ciclismo è molto cambiato. Vale ancor di più considerando che io sono un passista-scalatore, che riesce a vincere quando la corsa si mette in un certo modo. Se si fa selezione, si rimane in pochi a lottare per la vittoria. Inoltre non sono un capitano unico, spesso devo anche lavorare per gli altri e questo significa che bisogna sfruttare le occasioni che la stagione ti pone davanti.

Proviamo a ripercorrere alcune tappe di questo record, iniziando naturalmente dalla prima vittoria: il Gran Premio Industria e Commercio a Prato del 2010.

La prima vittoria non si può certamente scordare, nella mia mente è come se la gara si fosse corsa ieri. Anche perché alla fine rimanemmo in tre a giocarci il successo e battei un uomo che ha segnato la prima parte della mia carriera: Michele Scarponi. A fine stagione diventammo compagni di team e fra noi si instaurò subito un profondo feeling, che dalla vita quotidiana si trasferì ben presto anche nelle corse. Infatti mi volle con lui al Giro nonostante la mia giovane età e lo ripagai vincendo per la prima volta alla corsa rosa.

Il primo successo dei 46 di Ulissi, a Prato battendo Scarponi e Proni
Il primo successo dei 46 di Ulissi, a Prato battendo Scarponi e Proni
Quella vittoria, nella tappa di Tirano, arrivò per il declassamento di Giovanni Visconti. Quel successo ha un sapore diverso per questo motivo?

No, perché dovrebbe? Intanto fui bravo ad essere lì a giocarmi la vittoria, in una frazione dove era praticamente scritto che la fuga sarebbe arrivata al traguardo. Era la tappa più lunga di quel Giro e i big pensavano alla classifica, volevano rifiatare un giorno in vista di quelli che sarebbero stati decisivi. La selezione fu continua, rimanemmo io, Visconti e Lastras, ossia ero con due corridori sulla carta più veloci. Giovanni sbagliò a impostare lo sprint, tutto qui…

E’ stata la prima ma non l’unica…

In totale ne ho portate a casa ben 8, un bel bottino. Ricordo in particolare quelle del 2014, quando vinsi a Viggiano battendo un gruppo abbastanza folto con Evans che mi arrivò a 1” e ripetendomi tre giorni più tardi a Montecopiolo superando in uno sprint a due il croato Kiserlovski. Erano vere battaglie quelle, diciamo che nell’ideale classifica delle mie vittorie, quelle sono entrambe piuttosto in alto.

La vittoria di Viggiano al Giro, particolarmente amata dal corridore di Donoratico
La vittoria di Viggiano al Giro, particolarmente amata dal corridore di Donoratico
Non sei stato parimenti fortunato negli altri grandi Giri.

Non ho avuto molte occasioni, considerando che la Vuelta l’ho disputata solo nel 2013 e il Tour nel 2017. Curiosamente però entrambe le volte sono arrivato a un passo dal successo di tappa. In Spagna fui secondo alla frazione di Alto de Naranco, ma quel giorno c’era un Joaquim Rodriguez davvero indomabile, che vinse per 11”. In Francia avevo indovinato la fuga vincente, ma fu bravo Bauke Mollema ad anticipare tutti. Fu un’occasione persa. Se mi riguardo indietro non ho grandi rammarichi nella mia carriera, ma quella volta mi dispiacque un po’…

Pochi ci badano, eppure le gare che fungono da test generale per le Olimpiadi hanno sempre un valore particolare e tu ti aggiudicasti quella di Tokyo nel 2019. Eppure ai Giochi non ci sei andato…

Lo so, ma non posso dire nulla di negativo sulle scelte che fece Cassani. Partiamo dal 2019, da quella bellissima trasferta, dove corremmo davvero bene tanto è vero che vinsi battendo Formolo. L’anno dopo doveva essere l’anno olimpico, è chiaro che nella convocazione ci speravo tanto e anche con ambizioni, ma fu l’anno del Covid, con tutta l’attività rivoluzionata. Per me fu un anno davvero eccezionale, con 5 vittorie tra cui la classifica del Giro del Lussemburgo e altre due tappe al Giro. A fine stagione ero numero 8 del ranking Uci.

Con Cassani il toscano ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019
Con Cassani il toscano ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019
E poi?

Poi d’inverno mi scoprirono la miocardite, fui costretto a fermarmi a lungo e quando ripresi, ritrovai la forma molto tardi. Cassani fu onesto con me, non poteva aspettarmi. D’altronde abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, non per niente ho potuto correre ben 5 mondiali.

In totale le vittorie sono 46, spalmate su 14 anni di attività. Quanto è cambiato il ciclismo nel frattempo?

Moltissimo e per certi versi aggiungere nuove “perle” è sempre più difficile. Intanto perché se da una parte il calendario si è gonfiato, dall’altro anche le squadre sono più numerose e più ricche internamente. I giorni di gara non sono poi tantissimi e fra questi emergono poche occasioni per puntare al risultato pieno. Bisogna essere bravi a farsi trovare pronti per sfruttare l’opportunità. Se devo guardarmi indietro, diciamo che ho saputo ragionare bene.

La tappa della Vuelta 2013: Ulissi vince lo sprint per il secondo posto, Rodriguez ormai è già arrivato… (foto Wikipedia)
La tappa della Vuelta 2013: Ulissi vince lo sprint per il secondo posto, Rodriguez ormai è già arrivato… (foto Wikipedia)
Ora ti aspetta un’altra stagione, proverai ad allungare la serie?

Se l’occasione capita, spero di esserci, si lavora per quello ma certamente non è un’idea fissa. A me interessa onorare l’impegno che ho con il mio team, ormai sono alla soglia dei 35 anni e voglio dimostrare che sono ancora competitivo, utile alla squadra sia come supporto che come leader quando toccherà a me. Ci proverò, questo è certo…

Demare, serenità ritrovata. E ora un treno tutto suo

25.10.2023
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E’ stato il colpo di mercato della scorsa estate. Arnaud Demare dalla Groupama-FDJ all’Arkea-Samsic nel corso della stagione. Il grande sprinter francese era una delle colonne portanti della squadra di Madiot, ma poi qualcosa si è rotto. La crescita dei ragazzini in casa, l’avvento di un personalità forte come quella di Gaudu…

Dopo l’esclusione da Giro e Tour, il vaso era colmo e anche lui, che non difetta certo di personalità, ha cambiato in corso d’opera. Una scelta azzardata a detta di molti, azzeccata secondo altri. I fatti per ora danno ragione ad Arnaud. 

Demare (classe 1991) al colpo di reni conquista la Paris-Bourges su De Lie
Demare (classe 1991) al colpo di reni conquista la Paris-Bourges su De Lie

Nuovi e vecchi compagni

E gli danno ragione in quanto dopo un paio di mesi è subito riuscito a vincere. Alla seconda corsa con la nuova maglia ha colto un ottimo quarto posto alla Bemer Cyclassic. E non era ancora arrivato il meglio…

«Tutti conoscono la fine della storia con la mia ex squadra – ci ha detto Demare – sapevo che dovevo cambiare formazione. Ho avuto l’opportunità di poter firmare con Arkea-Samsic dal primo agosto e l’ho colta. Volevo unirmi il più velocemente possibile a questa squadra, per la quale ho firmato un contratto biennale. Ringrazio i soci di Groupama e FDJ per avermi liberato dai miei ultimi mesi di contratto e ringrazio Emmanuel Hubert per avermi accolto anzitempo nel suo organico».

Nel nuovo team Demare parla di un ambiente familiare e di un feeling sbocciato subito. «E questo aspetto per me ha molta importanza. Ho scoperto un nuovo staff, nuovi compagni di squadra e presto mi sono integrato. Conoscevo già alcuni corridori della squadra, come Laurent Pichon e Nacer Bouhanni con i quali avevo già corso alla FDJ».

Il francese ha detto di essersi adattato subito bene alla nuova bici Bianchi
Il francese ha detto di essersi adattato subito bene alla nuova bici Bianchi

Subito la vittoria

E che l’integrazione sia stata veloce si è notato da molti aspetti. Demare è tornato ad essere più attivo sui social e soprattutto in gruppo si è rivisto pimpante. Un atleta come lui non passa mai inosservato e sul piano tecnico è riuscito a vincere dopo sole nove gare con la Arkea-Samsic. Questione di gambe, ma anche di testa.

«Ho giocato tutto sul finale di stagione con l’Arkea-Samsic – ha proseguito Demare – era quello che volevo. Questo cambio anticipato mi ha fatto risparmiare tempo in vista del 2024. Adesso conosco la squadra e non avrò bisogno di un periodo di adattamento per l’anno prossimo. Questo è molto importante. 

«Vero, ho colto già due vittorie. Ho sentito dell’orgoglio all’interno dello staff e anche da parte dei corridori. Volevo ricambiarli con i successi. Il mio obiettivo è continuare a farlo anche nelle prossime stagioni e con obiettivi altissimi».

Arnaud ha esordito con la nuova maglia al Tour of Leuven. Era il 15 agosto, cioè 14 giorni dopo il cambio di team
Arnaud ha esordito con la nuova maglia al Tour of Leuven. Era il 15 agosto, cioè 14 giorni dopo il cambio di team

Verso il 2024

Demare sposta dunque l’attenzione già all’anno prossimo. Ha parlato di altissimi obiettivi: uno su tutti? Le Olimpiadi nella “sua” Parigi, per esempio. Il percorso non è durissimo, prevede alcune cotes quando si lascia la Ville Lumiere e qualcuna (Montmartre) quando vi si torna, ma parliamo di asperità lunghe al massimo un chilometro. In più la distanza notevole – 273 chilometri – potrebbe agevolarlo: ricordiamo che Arnaud ha vinto una Sanremo. E poi correndo in casa il discorso della motivazione potrebbe amplificare la sua forza. Tra l’altro lui è di Beauvais che non è distante da Parigi.

Ma tornando a discorsi più pratici e tecnici, quel che ci incuriosisce è il treno che potrebbe avere Demare. Perso Guarnieri, potrebbe ritrovarsi con un altro italiano vicino, Luca Mozzato. Anche se il veneto si sta ritagliando sempre più i suoi spazi. O, perché no, anche Albanese che si unirà a quella che dal prossimo anno sarà l’Arkea-B&B Hotels.

«Avrò un treno – dice con fermezza Demare – ma quali corridori lo comporranno non posso dirlo con precisione perché c’è tanto lavoro da mettere in atto. Tanto lavoro sia tra noi atleti che con la direzione sportiva del team. Una cosa è certa: Miles Scotson e Florian Senechal ne faranno parte. Tutti noi lavoreremo sugli sprint quest’inverno durante gli allenamenti di squadra».

Fuori dal Tour, rabbia Demare: «Arrabbiato e disgustato»

14.06.2023
5 min
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Quante possibilità ci sono che Gaudu vinca il Tour de France? E quante per Pinot? Zero, poco più. Forse per questo nella testa di Arnaud Demare l’esclusione dalla corsa francese sembra non avere senso. Il francese, che dal 2012 ha portato 93 vittorie alla Groupama-FDJ, proprio in queste ore sta smaltendo la delusione più pesante. Sapeva che il prossimo anno non ci sarà più posto per lui nella squadra di Besancon, ma sperava e credeva di essersi meritato il posto per indossarne la maglia al Tour per l’ultima volta.

Il 4 giugno, l’ultima vittoria di Demare alla Brussels Cycling Classic
Il 4 giugno, l’ultima vittoria di Demare alla Brussels Cycling Classic

La chiamata di Madiot

Glielo ha detto Madiot giovedì scorso con una telefonata che il francese non si aspettava. «Senti Arnaud – gli ha detto il team manager – non ti porto al Tour». E in un colpo nella sua testa è nata la sensazione di essere stato preso in giro.

«Sono arrabbiato – dice a L’Equipe – disgustato. Ho lavorato sodo. Durante l’inverno ho rinunciato ad avere un treno, avendo capito che l’obiettivo per la squadra è la classifica. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere un grande professionista e un buon compagno di squadra. Ho lavorato per gli scalatori. Ho investito su me stesso organizzando dei ritiri personali. Avremmo potuto fare grandi cose insieme. Non si trattava di scegliere fra me e Pinot. Avremmo potuto correre benissimo insieme».

Madiot infine ha scelto per una squadra di scalatori (foto facebook/GroupamaFdj)
Madiot infine ha scelto per una squadra di scalatori (foto facebook/GroupamaFdj)

Solo otto posti

Madiot non cambia idea, lo conosciamo bene, anche se Demare gli ha spiattellato in faccia la sua delusione. Il dato oggettivo è che finora il 2023 di Arnaud non sia stato indimenticabile, con due sole vittorie, figlie però anche del non avere più il suo solido treno.

«E’ una scelta prettamente sportiva – spiega il manager francese – confermo che ad aprile avevo deciso che Arnaud sarebbe andato al Tour. Ma la situazione di Pinot si è notevolmente evoluta, così ho deciso di creare una squadra esclusivamente per la montagna. Non è stata una scelta facile, perché ad Arnaud sono grato, anche se dirà il contrario. E’ con noi da dodici anni, non ho critiche da fargli e si è meritato di essere al Tour. Ma abbiamo solo otto posti e ho ragionato con l’obiettivo di puntare al podio. Nessuna pressione da parte di corridori o direttori sportivi. E’ una mia decisione, capisco la sua amarezza e alla fine la condivido. Ha ragione ad essere deluso».

Gaudu, alle spalle di Demare, ha chiaramente detto di non volerlo al Tour (foto/GroupamaFdj)
Gaudu, alle spalle di Demare, ha chiaramente detto di non volerlo al Tour (foto/GroupamaFdj)

Gaudu non c’entra?

Il riferimento è chiaramente agli attacchi sferrati verso Demare da Gaudu, che ha vinto il Tour de l’Avenir del 2016 e lo scorso anno si è avvicinato al podio del Tour, chiudendo al quarto posto a più di 5 minuti dal terzo posto di Thomas.

«Quando Madiot mi ha chiesto di calmare le acque – dice Demare – sono stato molto professionale. Sappiamo tutti che rilasciando quell’intervista, David è scivolato. Ha voluto dire la sua, ma non è lui il manager. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere riuscito a calmare i toni, di aver lavorato per lui e per la squadra e lui ha fatto un’ottima Parigi-Nizza (Gaudu ha chiuso secondo a 53″ da Pogacar, ndr). Alla fine Marc mi ha ringraziato dicendo che sono stato un gentiluomo. Ripeto: c’era modo di fare grandi cose insieme».

Il Giro d’Italia ha mostrato un Pinot a livelli altissimi: e se al Tour facesse meglio di Gaudu?
Il Giro d’Italia ha mostrato un Pinot a livelli altissimi: e se al Tour facesse meglio di Gaudu?

Addio dal 2024

Il primo colpo di Madiot è arrivato lo scorso inverno, con lo smantellamento del suo treno. Guarnieri alla Lotto Dstny e Sinkeldam alla Alpecin-Deceuninck sono stati il chiaro segno del rapporto che si andava chiudendo.

La conferma, il secondo colpo, è venuto infatti a fine maggio. Si era appena conclusa la Boucles de la Mayenne, in cui Demare aveva vinto una tappa e fatto secondo in generale, quando Madiot gli ha confermato che nel 2024 non ci sarà più posto per lui. La squadra sta ringiovanendo l’organico, il passaggio di tanti giovani dalla Development ha imposto un cambio di rotta.

«Ma io – spiega Demare – mi sono saputo adattare, ho sempre dimostrato di saper assecondare l’evoluzione del ciclismo, anche se era evidente che la squadra stesse investendo meno sul mio treno. Pensavo che mi avrebbero lasciato la scelta, pensavo di contare qualcosa ai loro occhi…».

L’esclusione dal Tour non è una novità per Demare, che negli ultimi anni ha spesso ripiegato sul Giro
L’esclusione dal Tour non è una novità per Demare, che negli ultimi anni ha spesso ripiegato sul Giro

Il futuro incerto

Del futuro ora non ha voglia di parlare. Dice che i parenti avevano preso le ferie in funzione del Tour e che sua moglie aveva già prenotato gli hotel nelle zone dei giorni di riposo, per raggiungerlo con la famiglia.

«Non ho ancora fatto la mia scelta – dice Demare – ma ci sono delle proposte. Vedere il rispetto delle altre squadre è davvero bello. Ho voglia di avere nuovamente un treno, di fare grandi corse. E’ molto motivante. Ho ancora la vittoria nelle gambe e nella testa, ma non ho ancora scelto la squadra con cui conquisterò le mie future vittorie».

Girmay chiude il cerchio, esplode la festa eritrea

13.06.2023
5 min
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Riprendiamo il discorso da dove l’avevamo lasciato, dal quarto posto alla Brussels Cycling Classic. Girmay era appena tornato dall’Eritrea, dove era volato per leccarsi le ferite dopo la brutta caduta del Fiandre e la commozione cerebrale. Ne ha ancora i segni sul volto, ma adesso l’animo è leggero. Sembrava l’inizio di un periodo buio, invece ieri a Nottwill – seconda tappa del Giro di Svizzera – “Bini” li ha messi nuovamente tutti in fila. Alle sue spalle sono finiti Demare, Van Aert (secondo terzo posto consecutivo), Bittiner e Sagan. Punto e a capo.

«Quello del Fiandre è stato il peggior incidente della mia carriera – ha raccontato Girmay – ho subito una commozione cerebrale e ferite su tutto il corpo. Sono dovuto rimanere in ospedale per tre giorni e poi ci sono volute tre settimane prima che potessi allenarmi di nuovo».

La prima volata vincente dopo tanto tempo alle prese con la sfortuna
La prima volata vincente dopo tanto tempo alle prese con la sfortuna

Vincere di nuovo

Il quarto posto raccolto il 4 giugno in Belgio era il segnale della condizione che stava tornando, ma nulla al confronto dell’iniezione di fiducia della vittoria al Giro di Svizzera.

«Questa vittoria è sicuramente una spinta – sorride Girmay – la mia prima in una vera volata di gruppo con molti velocisti al via. Questo mi dà molta fiducia e la dà anche alla squadra. Ci alleniamo duramente, ma finora non è andata come volevamo a causa della sfortuna e degli incidenti. Ma se ci troviamo l’un l’altro, la nostra intesa può portare a grandi cose. Questo è proprio ciò di cui avevamo bisogno andando verso il Tour. Vincere di nuovo dopo tanti mesi è davvero bello».

La vittoria di Girmay è stata un momento da raccontare per tutti i media presenti
La vittoria di Girmay è stata un momento da raccontare per tutti i media presenti

Assalto eritreo

Ma il bello per Girmay doveva ancora arrivare. Da ogni angolo di Nottwill infatti sono saltate fuori decine di tifosi eritrei che lo hanno circondato, cantando e ballando al suo nome. E nonostante si stia parlando di una corsa WorldTour, i massaggiatori della Intermarché-Wanty hanno avuto il loro bel da fare per tenerli lontani dal campione che cercava di respirare.

«Sono sempre sorpreso da dove continuino a venire – ha riso Girmay – non ho parole per questo. Per me significa molto e rende una vittoria come questa ancora più speciale. Sono venuti dall’Italia e dalla Germania per sostenermi. E’ fantastico e averli attorno motiva anche me. Devo davvero ringraziarli».

Demare secondo a Nottwill dietro Girmay, che aveva battuto a Bruxelles
Demare secondo a Nottwill dietro Girmay, che aveva battuto a Bruxelles

Demare cresce

Demare alle sue spalle non sa se mangiarsi le mani per il secondo posto o rallegrarsi perché le sue quotazioni stanno salendo e la sua presenza al Tour, riconquistata a suon di risultati, adesso assume una logica più consistente.

«Mi sono bloccato dietro Van Aert e Girmay – ha confermato – penso che fosse possibile vincere, ma i tempi erano troppo stretti. Ho avuto appena 100 metri per lanciarmi e l’arrivo era molto veloce, come sempre in Svizzera. Mi sarebbe piaciuto vincere, questo è sicuro. Fisicamente sto bene, ma sfortunatamente non ci sono molti sprint qui. Questa è stata un’opportunità, potrebbe essercene un’altra prima della cronometro finale, ma ora dovrò aspettare».

Van Aert terzo nello sprint come pure nella crono di domenica
Van Aert terzo nello sprint come pure nella crono di domenica

Van Aert parte lungo

E Van Aert cosa dice? Il belga, sceso da poco dall’altura di Tignes, sapeva forse di non avere ancora le gambe per uno sprint di gruppo, ma non c’è da giurarci. In realtà anche lui pensa di aver sbagliato la volata.

«Sono partito troppo presto – ha detto il belga con il coro dei tifosi eritrei come sottofondo – eravamo troppo lunghi. E’ stato uno sprint molto caotico e quando finalmente ho avuto un po’ di spazio, sono andato avanti ma c’erano ancora più di 300 metri e alla fine non sono riuscito a mantenere il vantaggio. Le sensazioni sono buone. Ieri è stata una corsa dura. Ci sono stati solo due fuggitivi, ma ci hanno reso le cose molto difficili. Quindi siamo andati forte per tutto il giorno».

Secondo nella crono di domenica, battuto da Kung, Evenepoel è in cerca di stimoli
Second nella crono di domenica, battuto da Kung, Evenepoel è in cerca di stimoli

La verde e una tappa

La vittoria di Girmay al Tour de Suisse non ha dato fiducia soltanto all’atleta, ma ha creato anche aspettative. La Intermarché- Wanty vorrebbe da matti una vittoria di tappa al Tour e questo Girmay potrebbe farli sperare.

«Stiamo puntando alla vittoria di tappa – ha detto – Aike Visbeek, capo dei tecnici del team – la maglia verde invece non può essere un obiettivo fine a se stesso. Sarebbe bello se Bini potesse indossare quella maglia per un giorno, ma non bisogna dimenticare che ha ancora 23 anni e non ha mai partecipato al Tour. La logica farebbe pensare che dovrà arrendersi contro uomini come Jakobsen e Philipsen, ma ovviamente può sempre sorprenderci. La sua passione sono gli sprint in leggera salita, se al Tour si presenterà questa opportunità, cercheremo di coglierla».

Guarnieri: «Tra Demare e Gaudu sarà più facile di ciò che sembra»

02.03.2023
6 min
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Le convivenze sportive, come quelle di tutti i giorni, vivono e sopravvivono di compromessi, belli o brutti che siano. Non ne è esente la Groupama-Fdj che quest’anno, con l’enorme ringiovanimento dell’organico, potrebbe avere qualche problema in più a far coesistere in alcune gare Demare e Gaudu (entrambi in apertura, foto Facebook/Groupama-Fdj).

La prima che faranno assieme sarà la Parigi-Nizza che parte questa domenica e, in questa ottica, potrebbe essere una prova generale per il Tour de France. Nel frattempo si è un po’ affievolito il polverone di fine gennaio suscitato dalle avventate dichiarazioni di Gaudu su Discord rivolte indirettamente a Demare, di cui abbiamo già parlato. Resta tuttavia la curiosità di vedere come si comporteranno i diretti interessati.

Proprio alla “corsa verso il sole” ci sarà anche Jacopo Guarnieri, che conosce benissimo entrambi. Al 34enne piacentino della Lotto-Dstny, che sappiamo non ha paura di esporsi o sottrarsi alle responsabilità, abbiamo chiesto cosa ne pensi. E lui, che domani partirà per la Francia (dove sarà assente Ewan e lavorerà per De Lie), ci ha risposto vestendosi da pompiere.

Marc Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra più che alle loro ruggini (foto Facebook/GroupamaFdj)
Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra (foto Facebook/GroupamaFdj)
Jacopo qual è il tuo punto di vista sulla questione?

Più che il mio punto di vista, prendo in considerazione i protagonisti. O meglio, contestualizzo loro in base alle idee su come vengono divise le squadre per una gara a tappe. Ci sono dinamiche ben precise tra velocista e scalatore. Non sempre ci vuole una squadra più per uno che per l’altro oppure divisa a metà. Basta avere gli uomini giusti. Guardate Cadel Evans che vinse il Tour nel 2011 con una squadra formata da compagni adatti alle classiche.

Gaudu dopo il quarto posto dell’anno scorso al Tour voleva una formazione tutta per sé.

Sì, ci sta il suo ragionamento. Ma a mio modo di vedere, lo scalatore dovrebbe pensare così solo se può avere in squadra altri scalatori di altissimo livello. Se ci sono, bene. Altrimenti meglio portare compagni che ti possano aiutare in pianura e tenerti coperto in quelle tappe rese difficili dal maltempo. Immagino che Madouas rifarà il Tour, dove l’anno scorso è andato forte (10° nella generale, ndr). Lui secondo me lavorerà per David, che a sua volta non credo farà grandi proclami di vittoria. Per fortuna però non sarà compito mio scegliere la squadra.

Perché, nei tuoi anni in Groupama-Fdj, ti è capitato di dare consigli su chi portare ai tuoi diesse?

No, no (sorride, ndr), era solo un modo di dire. Sicuramente sarà una questione che riguarderà Madiot. Lui non ha mai chiesto nulla ai corridori, giustamente. E noi, quantomeno quelli di seconda fascia come me, non ci siamo mai permessi di dire nulla. Magari poteva capitare che fosse uno dei capitani a battere i pugni per avere un uomo in più per lui. Ad esempio ricordo che al Tour 2021, dove c’erano sia Arnaud (Demare, ndr) che David, il nostro treno dovette rinunciare a Sinkeldam per uno scalatore.

Alla Groupama-Fdj hanno spesso mandato Demare da una parte e Pinot o Gaudu dall’altra. E’ così difficile trovare un equilibrio tra velocista e scalatore in una formazione per un grande giro?

A volte capita che non ce ne sia tra due velocisti o due scalatori che partono alla pari. Sono scelte che si fanno, come dicevo prima. Sappiamo che per la generale, gli uomini di classifica possono incappare sempre in problemi vari. Se invece hai anche un velocista vincente, meglio puntare su quello perché può sempre salvarti la corsa. E’ una scelta che spesso le squadre fanno per mettersi al sicuro, specie se sei un team francese al Tour. Poi può essere che quest’anno Arnaud, che aveva fatto il Giro un anno fa, voglia semplicemente tornare in Francia col solo obiettivo delle vittorie di tappa senza puntare alla maglia verde, dove in quel caso avrebbe una concorrenza agguerrita con gente come Van Aert o lo stesso Pogacar.

Ciò non toglie però che si sia scatenato un bel caos. Ti era mai successo in carriera una situazione simile?

No mai, anche se sono cose che capitano. Siamo sempre stati tutti bravi a convivere. O comunque ci siamo sempre lavati i panni sporchi in casa. Leggendo quello che è successo recentemente con Gaudu, che comunque ha chiesto scusa a Demare, direi che sicuramente non è un buon punto di partenza. Probabilmente, anzi sicuramente non doveva saltare fuori questo problema o quanto meno non con queste modalità. Personalmente penso sia più una roba ingigantita dai media, tant’è che siamo qui a parlarne anche noi. E la penso un po’ come Madiot, che ha ridimensionato la cosa.

La coesione fra Gaudu e Demare sembra un po’ forzata rispetto al passato. Può essere data dal fatto che corridori esperti come te siano andati via?

Da quest’anno ci sono tanti ragazzi giovani in Groupama che sono andati a rinforzare più la pattuglia degli scalatori. Non sono certamente loro che possono e devono sistemare eventuali problemi. Tuttavia però mi sento di dire, forse con un pizzico di orgoglio senza essere presuntuoso, che le partenze inaspettate di Sinkeldam e me hanno danneggiato un po’ Arnaud. Per lui sono cambiate molte cose. Non prendete però come esempio il UAE Tour che è una corsa che per i treni non ha mai dato indicazioni importanti, vedi anche noi della Lotto-Dstny. Io laggiù non mi sono fasciato la testa per gli automatismi da trovare e così deve fare anche Arnaud. Deve solo abituarsi a situazioni nuove.

Cosa si sente di dire Jacopo Guarnieri in versione fratello maggiore a Gaudu e Demare?

Non devo dare loro consigli in particolare. Li vedrò alla Parigi-Nizza, dove avranno interesse reciproco a lavorare bene assieme. E secondo me sarà così. Posso solo dire che parlerà la strada. E a quel punto si accorgeranno che tutta questa situazione sarà ben più facile di quello che sembra.

De Lie, giovane guascone al vaglio di “mastro” Guarnieri

23.02.2023
5 min
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Tra i protagonisti assoluti dell’avvio di stagione c’è sicuramente Arnaud De Lie, che in 7 giorni di gara ha collezionato tre vittorie e un secondo posto. Non si può certo dire che sia stata una sorpresa, visto il roboante 2022 del ventenne di Libramont, vincitore di ben 9 corse. Un velocista di primissimo piano e, vedendo i suoi successi, molti si sono chiesti a chi possa essere assimilato.

L’esperto Thomas De Gendt, suo compagno alla Lotto Dstny, ha parlato di De Lie come di un nuovo Sagan, innanzitutto per quello spirito sbarazzino in bicicletta, quella voglia innata di divertirsi, riprendendo di fatto un concetto molto in voga in questo ciclismo, stante anche le dichiarazioni in tal senso di Pogacar, del suo vedere il ciclismo come un gioco in cui vincere sempre.

Primo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De Lie
Primo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De Lie

Tecnicamente il paragone è proponibile o ce ne sono altri più definiti? Chi meglio di Jacopo Guarnieri, da quest’anno suo nuovo compagno di squadra, poteva dare una risposta, considerando la sua lunga militanza al fianco di tanti grandi velocisti, a cominciare proprio da Sagan?

«Con Peter abbiamo corso insieme nei miei due anni finali alla Liquigas (2010-2011, ndr). Le parole di Thomas non sono sbagliate, Arnaud ha un approccio molto “free” con la bici, vive tutto con spensieratezza, non sente pressioni. Se tecnicamente sono due corridori molto diversi considerando la potenza straripante di Peter, come modo di vivere la loro attività sono molto assimilabili».

Sagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi inizi
Sagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi inizi
Tu approdi quest’anno alla Lotto Dstny, venendo da anni al fianco di un altro Arnaud, Demare. Qui trovi dei punti di contatto?

Nei due vedo la stessa voglia di lottare, il carattere tipicamente vincente, di colui che vuole arrivare a tutti i costi al risultato spendendo tutto se stesso. Diciamo che entrambi godono nel correre. De Lie forse è più poliedrico per certi versi, non è un velocista puro, ma rispetto al francese ha una maggior resistenza su alcuni strappi, quindi il suo ventaglio di possibilità come percorsi è più ampio. C’è però una differenza sostanziale…

Quale?

De Lie non ha mai fatto un grande Giro e questo cambia molto nella vita di un velocista. Rappresenta un banco di prova, un bagaglio di esperienze enorme, che spesso cambia la vita. Il susseguirsi delle tappe influisce, fa perdere l’esplosività che è una sua caratteristica, per questo sarà importante cimentarsi in una gara di tre settimane. Noi parliamo di un corridore ventenne che deve fare ancora tante esperienze: io ho corso con lui nelle due gare a Mallorca, ho visto di che cosa è capace, ma chiaramente è un corridore che deve anche maturare.

Per il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat Valenciana
Per il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat Valenciana
C’è qualcosa che non ti convince?

No, assolutamente, ma è chiaro che Arnaud ha bisogno di crescere, soprattutto di affrontare nuove esperienze, di correre gare diverse da quelle nelle quali si è cimentato lo scorso anno privilegiando, giustamente, il calendario belga. De Lie ha l’esuberanza tipica della sua età, attacca sempre, anche quando potrebbe risparmiare energie in vista della volata finale. E’ quel pizzico di malizia che si acquisisce solo con l’esperienza.

Tu avrai a che fare con lui e con Ewan, due velocisti molto diversi.

Moltissimo. Ewan non vuole essere sempre portato in prima posizione, rispetto a com’ero abituato sarà un cambio notevole, infatti sono contento d’iniziare a correre con lui. Tornando ad Arnaud, devo dire che faccio un po’ fatica a considerarlo un velocista puro. Io lo vedo come un “Boonen in evoluzione”, nel senso che col passare del tempo e l’affinarsi delle esperienze, potrà essere davvero un corridore da classiche, considerando appunto le sue capacità anche su certi tipi di salite.

Jakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a Kuurne
Jakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a Kuurne
Molto diverso quindi da sprinter come Jakobsen o Groenewegen…

Enormemente. Mi incuriosisce molto lo scontro previsto per domenica alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Jakobsen ha certamente punte di velocità maggiori, De Lie ha dalla sua non solo la forma, ma anche la forza pura. Potrebbe anche trovare una soluzione prima per staccare il pericoloso rivale. Per Groenewegen vale lo stesso discorso, anzi l’olandese ha nelle salite un po’ il suo punto debole.

Dall’alto della tua esperienza, che cosa ti senti allora di consigliargli?

Di andare un po’ più calmo, imparare a gestire le sue energie e a correre al risparmio, attaccare quando davvero serve e ci sono possibilità che l’azione sortisca effetti. Deve correre più di rimessa, fidandosi anche del lavoro di squadra. All’Etoile de Besseges ad esempio il team lo ha aiutato molto, riportandolo dentro dopo un momento di difficoltà. In questo ho notato un grande spirito, che convince sempre più che la scelta fatta da me sia stata quella giusta.

Lite tra Gaudu e Demare. Mauduit la chiude così

01.02.2023
5 min
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Acque agitate in casa Groupama-FDJ. Negli ultimi giorni le cronache relative al team francese, si sono occupate delle polemiche roventi innescate da David Gaudu nei confronti del suo coequipier Arnaud Demare (nella foto d’apertura de L’Equipe i due “contendenti”). Il più giovane, quarto lo scorso anno al Tour, non ci è andato leggero, prendendo spunto dalla presenza del velocista nel ritiro della squadra dedicato prevalentemente agli scalatori.

Philippe Mauduit, classe 1968, è uno dei diesse della squadra francese (foto Groupama-FDJ)
Philippe Mauduit, classe 1968, è uno dei diesse della squadra francese (foto Groupama-FDJ)

«Al Tour non ce lo voglio»

«Ha scelto lui di venire, se poi è distrutto di che si lamenta? – sono state le parole espresse da Gaudu – vuole venire al Tour? Il posto non è garantito, anzi vorrei che non venisse. Non ce lo voglio».

A questo Gaudu, un fiume in piena, ha fatto seguire altro: «Tra me e lui non va, mi manca di rispetto dal 2017, l’ho sentito io dire: “Non salgo in ascensore se c’è Gaudu” e durante delle riprese ha anche tentato di farmi cadere. Non lo sopporto e lo sa benissimo».

Successivamente, come sempre succede, Gaudu ha ritrattato, affermando che erano parole che dovevano rimanere riservate e che ha chiesto scusa alla squadra e al diretto interessato. Ma la frattura è ben lungi dall’essere sanata.

Lo stesso team manager del team, Marc Madiot ha detto: «Non m’interessa molto che siano amici, se devono correre insieme lo faranno e infatti alla Parigi-Nizza dovranno farlo. Non sempre se sei amico di qualcuno significa anche che ci lavori bene insieme. Quella di Gaudu è stata una ragazzata».

Un estratto della chat dove sono comparse le roventi parole di Gaudu su Demare
Un estratto della chat dove sono comparse le roventi parole di Gaudu su Demare

Conta la corsa

Madiot per certi versi minimizza, ma il tema resta e per saperne di più abbiamo chiesto lumi al diesse della squadra Philippe Mauduit, che spiega innanzitutto come sono trapelate le parole “dell’enfant prodige” transalpino.

«Partecipava a una di quelle chat associate ai videogiochi, rispondendo ad alcune domande, non pensava che sarebbero uscite da quel contesto. Diciamo che è stata una leggerezza cadere nelle provocazioni e David si è scusato per questo. Noi siamo allineati con la posizione di Madiot, quel che conta è la squadra».

Far coesistere due persone di primo piano che non si sopportano (anche se va detto che da Demare non c’è stata alcuna replica) non è semplice: «Noi guardiamo quel che avviene in corsa e in allenamento, quel che si fa per la squadra. Se la diatriba coinvolge il lavoro, allora diventa un problema e noi lo affrontiamo come tale. Sanno bene entrambi che i primi penalizzati sarebbero loro, se non si fa ciò che viene chiesto.

«Non mi sembra una storia così eclatante, sono cose che nell’ambiente possono succedere: considerate che un team ciclistico coinvolge qualcosa come 140 persone, impossibile che tutti vadano d’accordo, ma la collaborazione deve essere sempre massima».

Gaudu ha chiuso 4° all’ultimo Tour e ora punta decisamente al podio. Esordirà al Tour des Alpes Maritimes
Gaudu ha chiuso 4° all’ultimo Tour e ora punta decisamente al podio. Esordirà al Tour des Alpes Maritimes

Demare senza treno

Va anche detto che, in base alle loro caratteristiche tecniche, Gaudu e Demare non avranno così tante occasioni di coesistenza.

«Questo è vero – continua Mauduit – ma ci saranno comunque, come alla Parigi-Nizza. Vorrei chiarire un punto sul Tour de France: se Demare non ci sarà, non è certo per le parole di Gaudu. Noi dobbiamo valutare quel che è meglio per la squadra e nel prossimo Tour ci saranno poche occasioni per i velocisti, al massimo sei tappe».

L’occasione viene buona anche per chiarire un aspetto tecnico legato proprio a Demare, che ricordiamo da quest’anno sarà privo del suo “pesce pilota” abituale, Jacopo Guarnieri.

«Arnaud – dice Mauduit – sa bene che non può avere un treno a lui dedicato, ma è così ormai già da un paio d’anni. L’ultima Parigi-Tours l’ha vinta correndo senza un treno, giocandosi le sue carte da solo. Se guardate, ormai i veri e propri treni per velocisti sono pochissimi, inoltre bisogna considerare che ormai vere volate non ci sono quasi più: trovi sempre o una salitella finale che fa selezione, o una curva in prossimità dell’arrivo che scompagina il gruppo e così via».

La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours 2022, senza un treno a lui dedicato
La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours 2022, senza un treno a lui dedicato

Un team, più obiettivi

Probabile quindi che Demare venga dirottato sul Giro d’Italia, dove comunque le occasioni per uno sprint non saranno poi molte di più: «Probabile, non sicuro. Quando gestisci un team devi valutare bene che cosa vuoi ottenere. Se hai il corridore che va per vincere, come Pogacar o Vingegaard, allora costruisci la squadra su di lui. Se hai un corridore che può – e il verbo è importante – salire sul podio non puoi vincolare tutto il team a questo, devi pensare anche alle tappe, devi fare una valutazione generale per portare a casa quanto più possibile».

«Demare si deve adattare a correre senza un treno, ma anche i compagni devono adattarsi a non avere una squadra completamente bloccata pensando alla classifica. Per questo dico che David e Arnaud devono collaborare, quel che conta è il team».

Guarnieri guida d’eccezione per Germani e i suoi fratelli

16.08.2022
4 min
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Peccato che abbia deciso di andarsene e non concluderà il suo percorso alla Groupama-FDJ accanto a Demare. Per Germani sarebbe stato un grande riferimento. E allora, nel tentativo di ovviare al problema, abbiamo chiesto a Jacopo Guarnieri di raccontare l’ambiente dello squadrone francese al giovane italiano che vi approderà dal 2023 assieme alla nidiata degli otto talenti della Continental francese. Madiot li avrebbe tenuti ancora un po’ nel team dei giovani, ma quando si è accorto delle sirene di altre squadre WorldTour, ha preso il coraggio a quattro mani e li ha fatti firmare in blocco. Parliamo di Romain GregoireLenny MartinezReuben Thompson, Enzo Paleni, Laurence Pithie, Sam Watson, Paul Penthoet e appunto Lorenzo Germani. 

Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Che ambiente troveranno nella WorldTour?

Non sarà un trauma, visto che arrivano dallo stesso ambiente. Useranno gli stessi materiali, hanno gli stessi allenatori che escono dall’Università di Besancon. Alcuni di loro hanno già corso tra i pro’. Non sarà uno shock, non vivranno lo spaesamento che ebbi io inizialmente alla Liquigas.

C’è continuità nel metodo?

Siamo tutti seguiti nell’allenamento e nella nutrizione. Non scopriranno cose mai viste prima.

La Groupama ha dei giovani in organico, ma non sembra una squadra di giovani: sarà necessario un cambio di pelle?

Dovranno farlo, ma del resto la voglia di ringiovanire era già emersa. E forse anche il fatto che io cambi squadra rientra in quest’ottica, anche se in certe dinamiche non c’è mai un solo fattore scatenante. Io forse avrei gestito diversamente la situazione, perché il mio ruolo non lo affronti mettendoci un giovane. Ma sull’argomento preferisco non dire altro.

Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
La continental sembra avere un livello altissimo…

In realtà ormai il livello delle continental è alto anche in Italia. I giovani che passano sono tutti ben preparati, si ha un approccio scientifico con il ciclismo. Altrimenti uno come Baroncini, che correva al Team Colpack, non avrebbe potuto vincere un mondiale da under 23. E comunque basta poco per vedere se i corridori che passano sono ben inquadrati oppure no. Lo sport sta andando verso il tutto e subito.

Significa che avranno poco tempo per dimostrare quanto valgono?

Per fortuna troveranno un ambiente familiare, rilassato. L’aspetto umano è tenuto in grande considerazione, su questo possono stare tranquilli. Come dicevamo prima, può esserci il limite che non abbiano mai avuto tanti giovani tutti insieme. E a proposito di questo, anche se non lo leggeranno mai, il consiglio voglio darlo alla squadra.

A proposito di cosa?

Mi auguro che non abbiano la dead line fissata al secondo anno di professionsimo, perché questi sono ragazzi giovanissimi e magari due anni potrebbero essere un periodo troppo breve.

Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Se l’aspetto umano è tenuto da conto, magari il rischio non ci sarà…

Lo spero. Mi ricorda la Liquigas dei tempi che furono, in cui non eravamo solo corridori, ma anche persone.

Hai avuto contatti con questi ragazzi?

Purtroppo no, tranne un ritiro prima del Covid, ma c’erano altri nomi e un’altra consistenza. Negli ultimi due anni sono cambiate le modalità dei ritiri e avendo fatto solo corse WorldTour, non sono riuscito a incrociarli. Magari ne troverò qualcuno di qui a fine stagione. Magari proprio lo stesso Germani.

Fra i punti in comune tra il campione italiano under 23 e Guarnieri (che dal prossimo anno correrà alla Lotto-Destiny), c’è anche Manuel Quinziato, agente di entrambi. E conoscendo il bolzanino e l’attenzione per certe sfumature, siamo abbastanza sicuri un incontro fra i due potrebbe esserci presto.