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Fuori dal Tour, rabbia Demare: «Arrabbiato e disgustato»

14.06.2023
5 min
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Quante possibilità ci sono che Gaudu vinca il Tour de France? E quante per Pinot? Zero, poco più. Forse per questo nella testa di Arnaud Demare l’esclusione dalla corsa francese sembra non avere senso. Il francese, che dal 2012 ha portato 93 vittorie alla Groupama-FDJ, proprio in queste ore sta smaltendo la delusione più pesante. Sapeva che il prossimo anno non ci sarà più posto per lui nella squadra di Besancon, ma sperava e credeva di essersi meritato il posto per indossarne la maglia al Tour per l’ultima volta.

Il 4 giugno, l’ultima vittoria di Demare alla Brussels Cycling Classic
Il 4 giugno, l’ultima vittoria di Demare alla Brussels Cycling Classic

La chiamata di Madiot

Glielo ha detto Madiot giovedì scorso con una telefonata che il francese non si aspettava. «Senti Arnaud – gli ha detto il team manager – non ti porto al Tour». E in un colpo nella sua testa è nata la sensazione di essere stato preso in giro.

«Sono arrabbiato – dice a L’Equipe – disgustato. Ho lavorato sodo. Durante l’inverno ho rinunciato ad avere un treno, avendo capito che l’obiettivo per la squadra è la classifica. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere un grande professionista e un buon compagno di squadra. Ho lavorato per gli scalatori. Ho investito su me stesso organizzando dei ritiri personali. Avremmo potuto fare grandi cose insieme. Non si trattava di scegliere fra me e Pinot. Avremmo potuto correre benissimo insieme».

Madiot infine ha scelto per una squadra di scalatori (foto facebook/GroupamaFdj)
Madiot infine ha scelto per una squadra di scalatori (foto facebook/GroupamaFdj)

Solo otto posti

Madiot non cambia idea, lo conosciamo bene, anche se Demare gli ha spiattellato in faccia la sua delusione. Il dato oggettivo è che finora il 2023 di Arnaud non sia stato indimenticabile, con due sole vittorie, figlie però anche del non avere più il suo solido treno.

«E’ una scelta prettamente sportiva – spiega il manager francese – confermo che ad aprile avevo deciso che Arnaud sarebbe andato al Tour. Ma la situazione di Pinot si è notevolmente evoluta, così ho deciso di creare una squadra esclusivamente per la montagna. Non è stata una scelta facile, perché ad Arnaud sono grato, anche se dirà il contrario. E’ con noi da dodici anni, non ho critiche da fargli e si è meritato di essere al Tour. Ma abbiamo solo otto posti e ho ragionato con l’obiettivo di puntare al podio. Nessuna pressione da parte di corridori o direttori sportivi. E’ una mia decisione, capisco la sua amarezza e alla fine la condivido. Ha ragione ad essere deluso».

Gaudu, alle spalle di Demare, ha chiaramente detto di non volerlo al Tour (foto/GroupamaFdj)
Gaudu, alle spalle di Demare, ha chiaramente detto di non volerlo al Tour (foto/GroupamaFdj)

Gaudu non c’entra?

Il riferimento è chiaramente agli attacchi sferrati verso Demare da Gaudu, che ha vinto il Tour de l’Avenir del 2016 e lo scorso anno si è avvicinato al podio del Tour, chiudendo al quarto posto a più di 5 minuti dal terzo posto di Thomas.

«Quando Madiot mi ha chiesto di calmare le acque – dice Demare – sono stato molto professionale. Sappiamo tutti che rilasciando quell’intervista, David è scivolato. Ha voluto dire la sua, ma non è lui il manager. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere riuscito a calmare i toni, di aver lavorato per lui e per la squadra e lui ha fatto un’ottima Parigi-Nizza (Gaudu ha chiuso secondo a 53″ da Pogacar, ndr). Alla fine Marc mi ha ringraziato dicendo che sono stato un gentiluomo. Ripeto: c’era modo di fare grandi cose insieme».

Il Giro d’Italia ha mostrato un Pinot a livelli altissimi: e se al Tour facesse meglio di Gaudu?
Il Giro d’Italia ha mostrato un Pinot a livelli altissimi: e se al Tour facesse meglio di Gaudu?

Addio dal 2024

Il primo colpo di Madiot è arrivato lo scorso inverno, con lo smantellamento del suo treno. Guarnieri alla Lotto Dstny e Sinkeldam alla Alpecin-Deceuninck sono stati il chiaro segno del rapporto che si andava chiudendo.

La conferma, il secondo colpo, è venuto infatti a fine maggio. Si era appena conclusa la Boucles de la Mayenne, in cui Demare aveva vinto una tappa e fatto secondo in generale, quando Madiot gli ha confermato che nel 2024 non ci sarà più posto per lui. La squadra sta ringiovanendo l’organico, il passaggio di tanti giovani dalla Development ha imposto un cambio di rotta.

«Ma io – spiega Demare – mi sono saputo adattare, ho sempre dimostrato di saper assecondare l’evoluzione del ciclismo, anche se era evidente che la squadra stesse investendo meno sul mio treno. Pensavo che mi avrebbero lasciato la scelta, pensavo di contare qualcosa ai loro occhi…».

L’esclusione dal Tour non è una novità per Demare, che negli ultimi anni ha spesso ripiegato sul Giro
L’esclusione dal Tour non è una novità per Demare, che negli ultimi anni ha spesso ripiegato sul Giro

Il futuro incerto

Del futuro ora non ha voglia di parlare. Dice che i parenti avevano preso le ferie in funzione del Tour e che sua moglie aveva già prenotato gli hotel nelle zone dei giorni di riposo, per raggiungerlo con la famiglia.

«Non ho ancora fatto la mia scelta – dice Demare – ma ci sono delle proposte. Vedere il rispetto delle altre squadre è davvero bello. Ho voglia di avere nuovamente un treno, di fare grandi corse. E’ molto motivante. Ho ancora la vittoria nelle gambe e nella testa, ma non ho ancora scelto la squadra con cui conquisterò le mie future vittorie».

Girmay chiude il cerchio, esplode la festa eritrea

13.06.2023
5 min
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Riprendiamo il discorso da dove l’avevamo lasciato, dal quarto posto alla Brussels Cycling Classic. Girmay era appena tornato dall’Eritrea, dove era volato per leccarsi le ferite dopo la brutta caduta del Fiandre e la commozione cerebrale. Ne ha ancora i segni sul volto, ma adesso l’animo è leggero. Sembrava l’inizio di un periodo buio, invece ieri a Nottwill – seconda tappa del Giro di Svizzera – “Bini” li ha messi nuovamente tutti in fila. Alle sue spalle sono finiti Demare, Van Aert (secondo terzo posto consecutivo), Bittiner e Sagan. Punto e a capo.

«Quello del Fiandre è stato il peggior incidente della mia carriera – ha raccontato Girmay – ho subito una commozione cerebrale e ferite su tutto il corpo. Sono dovuto rimanere in ospedale per tre giorni e poi ci sono volute tre settimane prima che potessi allenarmi di nuovo».

La prima volata vincente dopo tanto tempo alle prese con la sfortuna
La prima volata vincente dopo tanto tempo alle prese con la sfortuna

Vincere di nuovo

Il quarto posto raccolto il 4 giugno in Belgio era il segnale della condizione che stava tornando, ma nulla al confronto dell’iniezione di fiducia della vittoria al Giro di Svizzera.

«Questa vittoria è sicuramente una spinta – sorride Girmay – la mia prima in una vera volata di gruppo con molti velocisti al via. Questo mi dà molta fiducia e la dà anche alla squadra. Ci alleniamo duramente, ma finora non è andata come volevamo a causa della sfortuna e degli incidenti. Ma se ci troviamo l’un l’altro, la nostra intesa può portare a grandi cose. Questo è proprio ciò di cui avevamo bisogno andando verso il Tour. Vincere di nuovo dopo tanti mesi è davvero bello».

La vittoria di Girmay è stata un momento da raccontare per tutti i media presenti
La vittoria di Girmay è stata un momento da raccontare per tutti i media presenti

Assalto eritreo

Ma il bello per Girmay doveva ancora arrivare. Da ogni angolo di Nottwill infatti sono saltate fuori decine di tifosi eritrei che lo hanno circondato, cantando e ballando al suo nome. E nonostante si stia parlando di una corsa WorldTour, i massaggiatori della Intermarché-Wanty hanno avuto il loro bel da fare per tenerli lontani dal campione che cercava di respirare.

«Sono sempre sorpreso da dove continuino a venire – ha riso Girmay – non ho parole per questo. Per me significa molto e rende una vittoria come questa ancora più speciale. Sono venuti dall’Italia e dalla Germania per sostenermi. E’ fantastico e averli attorno motiva anche me. Devo davvero ringraziarli».

Demare secondo a Nottwill dietro Girmay, che aveva battuto a Bruxelles
Demare secondo a Nottwill dietro Girmay, che aveva battuto a Bruxelles

Demare cresce

Demare alle sue spalle non sa se mangiarsi le mani per il secondo posto o rallegrarsi perché le sue quotazioni stanno salendo e la sua presenza al Tour, riconquistata a suon di risultati, adesso assume una logica più consistente.

«Mi sono bloccato dietro Van Aert e Girmay – ha confermato – penso che fosse possibile vincere, ma i tempi erano troppo stretti. Ho avuto appena 100 metri per lanciarmi e l’arrivo era molto veloce, come sempre in Svizzera. Mi sarebbe piaciuto vincere, questo è sicuro. Fisicamente sto bene, ma sfortunatamente non ci sono molti sprint qui. Questa è stata un’opportunità, potrebbe essercene un’altra prima della cronometro finale, ma ora dovrò aspettare».

Van Aert terzo nello sprint come pure nella crono di domenica
Van Aert terzo nello sprint come pure nella crono di domenica

Van Aert parte lungo

E Van Aert cosa dice? Il belga, sceso da poco dall’altura di Tignes, sapeva forse di non avere ancora le gambe per uno sprint di gruppo, ma non c’è da giurarci. In realtà anche lui pensa di aver sbagliato la volata.

«Sono partito troppo presto – ha detto il belga con il coro dei tifosi eritrei come sottofondo – eravamo troppo lunghi. E’ stato uno sprint molto caotico e quando finalmente ho avuto un po’ di spazio, sono andato avanti ma c’erano ancora più di 300 metri e alla fine non sono riuscito a mantenere il vantaggio. Le sensazioni sono buone. Ieri è stata una corsa dura. Ci sono stati solo due fuggitivi, ma ci hanno reso le cose molto difficili. Quindi siamo andati forte per tutto il giorno».

Secondo nella crono di domenica, battuto da Kung, Evenepoel è in cerca di stimoli
Second nella crono di domenica, battuto da Kung, Evenepoel è in cerca di stimoli

La verde e una tappa

La vittoria di Girmay al Tour de Suisse non ha dato fiducia soltanto all’atleta, ma ha creato anche aspettative. La Intermarché- Wanty vorrebbe da matti una vittoria di tappa al Tour e questo Girmay potrebbe farli sperare.

«Stiamo puntando alla vittoria di tappa – ha detto – Aike Visbeek, capo dei tecnici del team – la maglia verde invece non può essere un obiettivo fine a se stesso. Sarebbe bello se Bini potesse indossare quella maglia per un giorno, ma non bisogna dimenticare che ha ancora 23 anni e non ha mai partecipato al Tour. La logica farebbe pensare che dovrà arrendersi contro uomini come Jakobsen e Philipsen, ma ovviamente può sempre sorprenderci. La sua passione sono gli sprint in leggera salita, se al Tour si presenterà questa opportunità, cercheremo di coglierla».

Guarnieri: «Tra Demare e Gaudu sarà più facile di ciò che sembra»

02.03.2023
6 min
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Le convivenze sportive, come quelle di tutti i giorni, vivono e sopravvivono di compromessi, belli o brutti che siano. Non ne è esente la Groupama-Fdj che quest’anno, con l’enorme ringiovanimento dell’organico, potrebbe avere qualche problema in più a far coesistere in alcune gare Demare e Gaudu (entrambi in apertura, foto Facebook/Groupama-Fdj).

La prima che faranno assieme sarà la Parigi-Nizza che parte questa domenica e, in questa ottica, potrebbe essere una prova generale per il Tour de France. Nel frattempo si è un po’ affievolito il polverone di fine gennaio suscitato dalle avventate dichiarazioni di Gaudu su Discord rivolte indirettamente a Demare, di cui abbiamo già parlato. Resta tuttavia la curiosità di vedere come si comporteranno i diretti interessati.

Proprio alla “corsa verso il sole” ci sarà anche Jacopo Guarnieri, che conosce benissimo entrambi. Al 34enne piacentino della Lotto-Dstny, che sappiamo non ha paura di esporsi o sottrarsi alle responsabilità, abbiamo chiesto cosa ne pensi. E lui, che domani partirà per la Francia (dove sarà assente Ewan e lavorerà per De Lie), ci ha risposto vestendosi da pompiere.

Marc Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra più che alle loro ruggini (foto Facebook/GroupamaFdj)
Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra (foto Facebook/GroupamaFdj)
Jacopo qual è il tuo punto di vista sulla questione?

Più che il mio punto di vista, prendo in considerazione i protagonisti. O meglio, contestualizzo loro in base alle idee su come vengono divise le squadre per una gara a tappe. Ci sono dinamiche ben precise tra velocista e scalatore. Non sempre ci vuole una squadra più per uno che per l’altro oppure divisa a metà. Basta avere gli uomini giusti. Guardate Cadel Evans che vinse il Tour nel 2011 con una squadra formata da compagni adatti alle classiche.

Gaudu dopo il quarto posto dell’anno scorso al Tour voleva una formazione tutta per sé.

Sì, ci sta il suo ragionamento. Ma a mio modo di vedere, lo scalatore dovrebbe pensare così solo se può avere in squadra altri scalatori di altissimo livello. Se ci sono, bene. Altrimenti meglio portare compagni che ti possano aiutare in pianura e tenerti coperto in quelle tappe rese difficili dal maltempo. Immagino che Madouas rifarà il Tour, dove l’anno scorso è andato forte (10° nella generale, ndr). Lui secondo me lavorerà per David, che a sua volta non credo farà grandi proclami di vittoria. Per fortuna però non sarà compito mio scegliere la squadra.

Perché, nei tuoi anni in Groupama-Fdj, ti è capitato di dare consigli su chi portare ai tuoi diesse?

No, no (sorride, ndr), era solo un modo di dire. Sicuramente sarà una questione che riguarderà Madiot. Lui non ha mai chiesto nulla ai corridori, giustamente. E noi, quantomeno quelli di seconda fascia come me, non ci siamo mai permessi di dire nulla. Magari poteva capitare che fosse uno dei capitani a battere i pugni per avere un uomo in più per lui. Ad esempio ricordo che al Tour 2021, dove c’erano sia Arnaud (Demare, ndr) che David, il nostro treno dovette rinunciare a Sinkeldam per uno scalatore.

Alla Groupama-Fdj hanno spesso mandato Demare da una parte e Pinot o Gaudu dall’altra. E’ così difficile trovare un equilibrio tra velocista e scalatore in una formazione per un grande giro?

A volte capita che non ce ne sia tra due velocisti o due scalatori che partono alla pari. Sono scelte che si fanno, come dicevo prima. Sappiamo che per la generale, gli uomini di classifica possono incappare sempre in problemi vari. Se invece hai anche un velocista vincente, meglio puntare su quello perché può sempre salvarti la corsa. E’ una scelta che spesso le squadre fanno per mettersi al sicuro, specie se sei un team francese al Tour. Poi può essere che quest’anno Arnaud, che aveva fatto il Giro un anno fa, voglia semplicemente tornare in Francia col solo obiettivo delle vittorie di tappa senza puntare alla maglia verde, dove in quel caso avrebbe una concorrenza agguerrita con gente come Van Aert o lo stesso Pogacar.

Ciò non toglie però che si sia scatenato un bel caos. Ti era mai successo in carriera una situazione simile?

No mai, anche se sono cose che capitano. Siamo sempre stati tutti bravi a convivere. O comunque ci siamo sempre lavati i panni sporchi in casa. Leggendo quello che è successo recentemente con Gaudu, che comunque ha chiesto scusa a Demare, direi che sicuramente non è un buon punto di partenza. Probabilmente, anzi sicuramente non doveva saltare fuori questo problema o quanto meno non con queste modalità. Personalmente penso sia più una roba ingigantita dai media, tant’è che siamo qui a parlarne anche noi. E la penso un po’ come Madiot, che ha ridimensionato la cosa.

La coesione fra Gaudu e Demare sembra un po’ forzata rispetto al passato. Può essere data dal fatto che corridori esperti come te siano andati via?

Da quest’anno ci sono tanti ragazzi giovani in Groupama che sono andati a rinforzare più la pattuglia degli scalatori. Non sono certamente loro che possono e devono sistemare eventuali problemi. Tuttavia però mi sento di dire, forse con un pizzico di orgoglio senza essere presuntuoso, che le partenze inaspettate di Sinkeldam e me hanno danneggiato un po’ Arnaud. Per lui sono cambiate molte cose. Non prendete però come esempio il UAE Tour che è una corsa che per i treni non ha mai dato indicazioni importanti, vedi anche noi della Lotto-Dstny. Io laggiù non mi sono fasciato la testa per gli automatismi da trovare e così deve fare anche Arnaud. Deve solo abituarsi a situazioni nuove.

Cosa si sente di dire Jacopo Guarnieri in versione fratello maggiore a Gaudu e Demare?

Non devo dare loro consigli in particolare. Li vedrò alla Parigi-Nizza, dove avranno interesse reciproco a lavorare bene assieme. E secondo me sarà così. Posso solo dire che parlerà la strada. E a quel punto si accorgeranno che tutta questa situazione sarà ben più facile di quello che sembra.

De Lie, giovane guascone al vaglio di “mastro” Guarnieri

23.02.2023
5 min
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Tra i protagonisti assoluti dell’avvio di stagione c’è sicuramente Arnaud De Lie, che in 7 giorni di gara ha collezionato tre vittorie e un secondo posto. Non si può certo dire che sia stata una sorpresa, visto il roboante 2022 del ventenne di Libramont, vincitore di ben 9 corse. Un velocista di primissimo piano e, vedendo i suoi successi, molti si sono chiesti a chi possa essere assimilato.

L’esperto Thomas De Gendt, suo compagno alla Lotto Dstny, ha parlato di De Lie come di un nuovo Sagan, innanzitutto per quello spirito sbarazzino in bicicletta, quella voglia innata di divertirsi, riprendendo di fatto un concetto molto in voga in questo ciclismo, stante anche le dichiarazioni in tal senso di Pogacar, del suo vedere il ciclismo come un gioco in cui vincere sempre.

Primo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De Lie
Primo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De Lie

Tecnicamente il paragone è proponibile o ce ne sono altri più definiti? Chi meglio di Jacopo Guarnieri, da quest’anno suo nuovo compagno di squadra, poteva dare una risposta, considerando la sua lunga militanza al fianco di tanti grandi velocisti, a cominciare proprio da Sagan?

«Con Peter abbiamo corso insieme nei miei due anni finali alla Liquigas (2010-2011, ndr). Le parole di Thomas non sono sbagliate, Arnaud ha un approccio molto “free” con la bici, vive tutto con spensieratezza, non sente pressioni. Se tecnicamente sono due corridori molto diversi considerando la potenza straripante di Peter, come modo di vivere la loro attività sono molto assimilabili».

Sagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi inizi
Sagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi inizi
Tu approdi quest’anno alla Lotto Dstny, venendo da anni al fianco di un altro Arnaud, Demare. Qui trovi dei punti di contatto?

Nei due vedo la stessa voglia di lottare, il carattere tipicamente vincente, di colui che vuole arrivare a tutti i costi al risultato spendendo tutto se stesso. Diciamo che entrambi godono nel correre. De Lie forse è più poliedrico per certi versi, non è un velocista puro, ma rispetto al francese ha una maggior resistenza su alcuni strappi, quindi il suo ventaglio di possibilità come percorsi è più ampio. C’è però una differenza sostanziale…

Quale?

De Lie non ha mai fatto un grande Giro e questo cambia molto nella vita di un velocista. Rappresenta un banco di prova, un bagaglio di esperienze enorme, che spesso cambia la vita. Il susseguirsi delle tappe influisce, fa perdere l’esplosività che è una sua caratteristica, per questo sarà importante cimentarsi in una gara di tre settimane. Noi parliamo di un corridore ventenne che deve fare ancora tante esperienze: io ho corso con lui nelle due gare a Mallorca, ho visto di che cosa è capace, ma chiaramente è un corridore che deve anche maturare.

Per il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat Valenciana
Per il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat Valenciana
C’è qualcosa che non ti convince?

No, assolutamente, ma è chiaro che Arnaud ha bisogno di crescere, soprattutto di affrontare nuove esperienze, di correre gare diverse da quelle nelle quali si è cimentato lo scorso anno privilegiando, giustamente, il calendario belga. De Lie ha l’esuberanza tipica della sua età, attacca sempre, anche quando potrebbe risparmiare energie in vista della volata finale. E’ quel pizzico di malizia che si acquisisce solo con l’esperienza.

Tu avrai a che fare con lui e con Ewan, due velocisti molto diversi.

Moltissimo. Ewan non vuole essere sempre portato in prima posizione, rispetto a com’ero abituato sarà un cambio notevole, infatti sono contento d’iniziare a correre con lui. Tornando ad Arnaud, devo dire che faccio un po’ fatica a considerarlo un velocista puro. Io lo vedo come un “Boonen in evoluzione”, nel senso che col passare del tempo e l’affinarsi delle esperienze, potrà essere davvero un corridore da classiche, considerando appunto le sue capacità anche su certi tipi di salite.

Jakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a Kuurne
Jakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a Kuurne
Molto diverso quindi da sprinter come Jakobsen o Groenewegen…

Enormemente. Mi incuriosisce molto lo scontro previsto per domenica alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Jakobsen ha certamente punte di velocità maggiori, De Lie ha dalla sua non solo la forma, ma anche la forza pura. Potrebbe anche trovare una soluzione prima per staccare il pericoloso rivale. Per Groenewegen vale lo stesso discorso, anzi l’olandese ha nelle salite un po’ il suo punto debole.

Dall’alto della tua esperienza, che cosa ti senti allora di consigliargli?

Di andare un po’ più calmo, imparare a gestire le sue energie e a correre al risparmio, attaccare quando davvero serve e ci sono possibilità che l’azione sortisca effetti. Deve correre più di rimessa, fidandosi anche del lavoro di squadra. All’Etoile de Besseges ad esempio il team lo ha aiutato molto, riportandolo dentro dopo un momento di difficoltà. In questo ho notato un grande spirito, che convince sempre più che la scelta fatta da me sia stata quella giusta.

Lite tra Gaudu e Demare. Mauduit la chiude così

01.02.2023
5 min
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Acque agitate in casa Groupama-FDJ. Negli ultimi giorni le cronache relative al team francese, si sono occupate delle polemiche roventi innescate da David Gaudu nei confronti del suo coequipier Arnaud Demare (nella foto d’apertura de L’Equipe i due “contendenti”). Il più giovane, quarto lo scorso anno al Tour, non ci è andato leggero, prendendo spunto dalla presenza del velocista nel ritiro della squadra dedicato prevalentemente agli scalatori.

Philippe Mauduit, classe 1968, è uno dei diesse della squadra francese (foto Groupama-FDJ)
Philippe Mauduit, classe 1968, è uno dei diesse della squadra francese (foto Groupama-FDJ)

«Al Tour non ce lo voglio»

«Ha scelto lui di venire, se poi è distrutto di che si lamenta? – sono state le parole espresse da Gaudu – vuole venire al Tour? Il posto non è garantito, anzi vorrei che non venisse. Non ce lo voglio».

A questo Gaudu, un fiume in piena, ha fatto seguire altro: «Tra me e lui non va, mi manca di rispetto dal 2017, l’ho sentito io dire: “Non salgo in ascensore se c’è Gaudu” e durante delle riprese ha anche tentato di farmi cadere. Non lo sopporto e lo sa benissimo».

Successivamente, come sempre succede, Gaudu ha ritrattato, affermando che erano parole che dovevano rimanere riservate e che ha chiesto scusa alla squadra e al diretto interessato. Ma la frattura è ben lungi dall’essere sanata.

Lo stesso team manager del team, Marc Madiot ha detto: «Non m’interessa molto che siano amici, se devono correre insieme lo faranno e infatti alla Parigi-Nizza dovranno farlo. Non sempre se sei amico di qualcuno significa anche che ci lavori bene insieme. Quella di Gaudu è stata una ragazzata».

Un estratto della chat dove sono comparse le roventi parole di Gaudu su Demare
Un estratto della chat dove sono comparse le roventi parole di Gaudu su Demare

Conta la corsa

Madiot per certi versi minimizza, ma il tema resta e per saperne di più abbiamo chiesto lumi al diesse della squadra Philippe Mauduit, che spiega innanzitutto come sono trapelate le parole “dell’enfant prodige” transalpino.

«Partecipava a una di quelle chat associate ai videogiochi, rispondendo ad alcune domande, non pensava che sarebbero uscite da quel contesto. Diciamo che è stata una leggerezza cadere nelle provocazioni e David si è scusato per questo. Noi siamo allineati con la posizione di Madiot, quel che conta è la squadra».

Far coesistere due persone di primo piano che non si sopportano (anche se va detto che da Demare non c’è stata alcuna replica) non è semplice: «Noi guardiamo quel che avviene in corsa e in allenamento, quel che si fa per la squadra. Se la diatriba coinvolge il lavoro, allora diventa un problema e noi lo affrontiamo come tale. Sanno bene entrambi che i primi penalizzati sarebbero loro, se non si fa ciò che viene chiesto.

«Non mi sembra una storia così eclatante, sono cose che nell’ambiente possono succedere: considerate che un team ciclistico coinvolge qualcosa come 140 persone, impossibile che tutti vadano d’accordo, ma la collaborazione deve essere sempre massima».

Gaudu ha chiuso 4° all’ultimo Tour e ora punta decisamente al podio. Esordirà al Tour des Alpes Maritimes
Gaudu ha chiuso 4° all’ultimo Tour e ora punta decisamente al podio. Esordirà al Tour des Alpes Maritimes

Demare senza treno

Va anche detto che, in base alle loro caratteristiche tecniche, Gaudu e Demare non avranno così tante occasioni di coesistenza.

«Questo è vero – continua Mauduit – ma ci saranno comunque, come alla Parigi-Nizza. Vorrei chiarire un punto sul Tour de France: se Demare non ci sarà, non è certo per le parole di Gaudu. Noi dobbiamo valutare quel che è meglio per la squadra e nel prossimo Tour ci saranno poche occasioni per i velocisti, al massimo sei tappe».

L’occasione viene buona anche per chiarire un aspetto tecnico legato proprio a Demare, che ricordiamo da quest’anno sarà privo del suo “pesce pilota” abituale, Jacopo Guarnieri.

«Arnaud – dice Mauduit – sa bene che non può avere un treno a lui dedicato, ma è così ormai già da un paio d’anni. L’ultima Parigi-Tours l’ha vinta correndo senza un treno, giocandosi le sue carte da solo. Se guardate, ormai i veri e propri treni per velocisti sono pochissimi, inoltre bisogna considerare che ormai vere volate non ci sono quasi più: trovi sempre o una salitella finale che fa selezione, o una curva in prossimità dell’arrivo che scompagina il gruppo e così via».

La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours 2022, senza un treno a lui dedicato
La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours 2022, senza un treno a lui dedicato

Un team, più obiettivi

Probabile quindi che Demare venga dirottato sul Giro d’Italia, dove comunque le occasioni per uno sprint non saranno poi molte di più: «Probabile, non sicuro. Quando gestisci un team devi valutare bene che cosa vuoi ottenere. Se hai il corridore che va per vincere, come Pogacar o Vingegaard, allora costruisci la squadra su di lui. Se hai un corridore che può – e il verbo è importante – salire sul podio non puoi vincolare tutto il team a questo, devi pensare anche alle tappe, devi fare una valutazione generale per portare a casa quanto più possibile».

«Demare si deve adattare a correre senza un treno, ma anche i compagni devono adattarsi a non avere una squadra completamente bloccata pensando alla classifica. Per questo dico che David e Arnaud devono collaborare, quel che conta è il team».

Guarnieri guida d’eccezione per Germani e i suoi fratelli

16.08.2022
4 min
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Peccato che abbia deciso di andarsene e non concluderà il suo percorso alla Groupama-FDJ accanto a Demare. Per Germani sarebbe stato un grande riferimento. E allora, nel tentativo di ovviare al problema, abbiamo chiesto a Jacopo Guarnieri di raccontare l’ambiente dello squadrone francese al giovane italiano che vi approderà dal 2023 assieme alla nidiata degli otto talenti della Continental francese. Madiot li avrebbe tenuti ancora un po’ nel team dei giovani, ma quando si è accorto delle sirene di altre squadre WorldTour, ha preso il coraggio a quattro mani e li ha fatti firmare in blocco. Parliamo di Romain GregoireLenny MartinezReuben Thompson, Enzo Paleni, Laurence Pithie, Sam Watson, Paul Penthoet e appunto Lorenzo Germani. 

Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Che ambiente troveranno nella WorldTour?

Non sarà un trauma, visto che arrivano dallo stesso ambiente. Useranno gli stessi materiali, hanno gli stessi allenatori che escono dall’Università di Besancon. Alcuni di loro hanno già corso tra i pro’. Non sarà uno shock, non vivranno lo spaesamento che ebbi io inizialmente alla Liquigas.

C’è continuità nel metodo?

Siamo tutti seguiti nell’allenamento e nella nutrizione. Non scopriranno cose mai viste prima.

La Groupama ha dei giovani in organico, ma non sembra una squadra di giovani: sarà necessario un cambio di pelle?

Dovranno farlo, ma del resto la voglia di ringiovanire era già emersa. E forse anche il fatto che io cambi squadra rientra in quest’ottica, anche se in certe dinamiche non c’è mai un solo fattore scatenante. Io forse avrei gestito diversamente la situazione, perché il mio ruolo non lo affronti mettendoci un giovane. Ma sull’argomento preferisco non dire altro.

Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
La continental sembra avere un livello altissimo…

In realtà ormai il livello delle continental è alto anche in Italia. I giovani che passano sono tutti ben preparati, si ha un approccio scientifico con il ciclismo. Altrimenti uno come Baroncini, che correva al Team Colpack, non avrebbe potuto vincere un mondiale da under 23. E comunque basta poco per vedere se i corridori che passano sono ben inquadrati oppure no. Lo sport sta andando verso il tutto e subito.

Significa che avranno poco tempo per dimostrare quanto valgono?

Per fortuna troveranno un ambiente familiare, rilassato. L’aspetto umano è tenuto in grande considerazione, su questo possono stare tranquilli. Come dicevamo prima, può esserci il limite che non abbiano mai avuto tanti giovani tutti insieme. E a proposito di questo, anche se non lo leggeranno mai, il consiglio voglio darlo alla squadra.

A proposito di cosa?

Mi auguro che non abbiano la dead line fissata al secondo anno di professionsimo, perché questi sono ragazzi giovanissimi e magari due anni potrebbero essere un periodo troppo breve.

Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Se l’aspetto umano è tenuto da conto, magari il rischio non ci sarà…

Lo spero. Mi ricorda la Liquigas dei tempi che furono, in cui non eravamo solo corridori, ma anche persone.

Hai avuto contatti con questi ragazzi?

Purtroppo no, tranne un ritiro prima del Covid, ma c’erano altri nomi e un’altra consistenza. Negli ultimi due anni sono cambiate le modalità dei ritiri e avendo fatto solo corse WorldTour, non sono riuscito a incrociarli. Magari ne troverò qualcuno di qui a fine stagione. Magari proprio lo stesso Germani.

Fra i punti in comune tra il campione italiano under 23 e Guarnieri (che dal prossimo anno correrà alla Lotto-Destiny), c’è anche Manuel Quinziato, agente di entrambi. E conoscendo il bolzanino e l’attenzione per certe sfumature, siamo abbastanza sicuri un incontro fra i due potrebbe esserci presto.

Da un Hayter all’altro. Ethan conquista il Tour de Pologne

05.08.2022
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Il 79° Tour de Pologne si conclude con una volata di gruppo, così prospettavamo e così è stato. Arnaud Demare regola tutti gli altri velocisti e si porta a casa un successo di tappa all’ultima occasione utile, guidato dal solito Guarnieri.

«Una di quelle volate che piace a me – dice il francese – un po’ caotiche e dove si va a zigzagare per cercare la giusta posizione. Rimaneva una tappa e abbiamo sfruttato al meglio l’occasione. Eravamo venuti qui per vincere e così è stato».

Ethan Hayter, il giovane corridore della Ineos Grenadiers, porta a casa il bottino grosso: la classifica generale. «E’ il primo britannico che potrebbe vincere il Tour de Pologne», ci aveva detto ieri un collega suo connazionale. Ora possiamo anche togliere il condizionale. 

Giovani e forti 

In Ineos sta cambiando il vento, arrivano tanti giovani che iniziano a prendersi i propri spazi e responsabilità. E’ una tendenza del cambiamento che si vede molto bene. Ed ora, con la vittoria di Hayter e il secondo posto conquistato da Magnus Sheffield nella cronometro di ieri, possiamo dire che è ormai concreto.

«Siamo tanti corridori giovani in Ineos – dice Ethan – e stiamo facendo le nostre esperienze. Una corsa come il Tour de Pologne penso sia l’ideale. E’ una gara che mi piace molto, devo ammettere.

«Io, Sheffield, Tulett, Pidcock e Turner siamo tutti inglesi. La nostra è una scuola in crescita. Ora ci sarà anche mio fratello Leo, la definirei una settimana positiva, sono davvero entusiasta di averlo qui con me».

Sheffield, 20 anni, secondo ieri nella crono di Rusinski, è un altro dei giovani terribili della Ineos che, ricordiamo, ha preso anche Leo Hayter
Sheffield, 20 anni, secondo ieri nella crono di Rusinski, è un altro dei giovani terribili della Ineos che, ricordiamo, ha preso anche Leo Hayter

Lontano dai rischi

Hayter risponde in modo sbrigativo alle domande, a volte distoglie lo sguardo dall’interlocutore e si perde. Così, mentre tutti pendono dalle sue labbra lui va a firmare autografi e scattare foto e poi ritorna.

Ethan è un corridore capace di fare bene in volata così come nelle tappe mosse con arrivi su strappi brevi ed esplosivi, è un corridore polivalente. 

«Oggi non ho fatto la volata perché la cosa più importante per me ed il team era portare a casa la classifica generale. Diciamo che sono arrivato in sicurezza – ci dice Ethan ridendo con la sua faccia innocente – una volta saputo che ero al sicuro ho praticamente smesso di pedalare.

«Però è vero, nelle volate vado bene e penso che sia merito dell’attività su pista, mi dà una maggiore potenza nei brevi tratti».

Il prossimo passo?

Hayter con questa vittoria ha definitivamente fatto un passo in più verso la sua affermazione nel grande ciclismo. Dopo la classifica generale del Tour of Norway ecco la prima corsa a tappe WorldTour. E’ normale, in un mondo che corre veloce, pensare a quale possa essere il prossimo passo di Hayter. 

«Spero di poter partecipare alla Vuelta quest’anno – dice Ethan – ma sarà la squadra a decidere, non ho particolare fretta ma mi piacerebbe fare questo passo. Il primo grande Giro però non posso pensare di farlo da protagonista, devo imparare a stare in gruppo per tanto tempo ed essere performante nell’arco delle tre settimane.

«Sicuramente sarebbe un sogno partecipare al mio primo grande Giro, ma non ho molta fretta, anche perché mi aspettano gli impegni su pista».

Il sole tramonta lento sulle vie di Cracovia, gli addetti ai lavori e gli operai smontano le transenne ed il palco per l’ultima volta.

Il Tour de Pologne si conferma una grande palestra per giovani talenti: da qui è passato anche Vingegaard. In questa edizione sono emersi altri ragazzi terribili: Kooij, Arensman ed infine Hayter. E proprio ieri vi avevamo parlato di suo fratello, altro ragazzino rampante. Il futuro, non solo quello di Sua Maestà, è qui.

Guarnieri e Demare in Polonia. Intanto Kooij scappa

30.07.2022
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Il Tour de Pologne rappresenta la prima corsa dove si ricompone il duo, ormai indissolubile, della Groupama FDJ: Jacopo Guarnieri e Arnaud Demare. Rispettivamente ultimo uomo e velocista del team francese. I due guardano ai prossimi impegni con curiosità ma rivolgono anche uno sguardo a quanto successo al Tour de France. Per Jacopo si tratta della prima gara dopo le fatiche del Giro d’Italia, Demare, invece ha corso la Route d’Occitanie e il campionato nazionale francese. Cosa hanno fatto i due in queste settimane di pausa dalle corse?

«Arnaud è andato al mare – dice ridendo Jacopo – è andato ad allenarsi a Nizza, ha fatto un viaggetto con la moglie. Io, invece, sono andato a Livigno, non sono un grande amante del caldo e sono scappato in montagna. Sono sfuggito all’afa di questo periodo, perché obiettivamente con 40 gradi era difficile allenarsi a lungo».

Olaf Kooij coglie la sua prima vittoria nel WordlTour. Ecco un altro gioiello nato e cresciuto in casa Jumbo Visma
Olaf Kooij coglie la sua prima vittoria nel WordlTour. Ecco un altro gioiello nato e cresciuto in casa Jumbo Visma

Il ritorno in gara

Alla prima corsa dopo tanti mesi i punti di domanda sono molti, i primi chilometri servono per capire a che livello di condizione si è arrivati. Il Tour de Pologne rappresenta una bella occasione, tante volate e sette tappe, senza dislivelli troppo impegnativi.

Oggi, per esempio, c’è stata la prima da Kielce a Lublino, vinta dal giovane olandese, classe 2001, Olav Kooij del team Jumbo Visma che ha trovato così il primo successo in una corsa WorldTour ed il sesto stagionale. Alle sue spalle sono finiti Bauhaus e Meeus. L’arrivo di Lublino aveva uno strappo di 400 metri con punte al 7 per cento, forse un po’ troppo per Demare, che con il grande carico di lavoro fatto è ancora alla ricerca dello spunto che solo la gara ti può dare.

«Chiaramente la gamba è un’incognita – ci aveva detto questa mattina Guarnieri – so di aver lavorato bene, diciamo che abbiamo più di mille chilometri per capire a che livello di preparazione siamo arrivati. Non ci nascondiamo, nonostante non si corra da un po’ siamo venuti qui per vincere. Ci sono tanti velocisti, a parte quei 4-5 che erano al Tour ci sono tutti».

Ieri alla presentazione li avevamo passati in rassegna un po’ tutti: Viviani, Bennet, Ackermann, Cavendish e lo stesso Kooij, che lo scorso anno fu terzo al mondiale U23.

Un occhio al Tour

Guarnieri, in questi giorni di allenamento, non ha perso l’occasione per “studiare” la concorrenza e ha guardato con interesse al Tour, dove tanti velocisti si sono dati battaglia. Anche se la maglia verde l’ha portata a casa un certo Van Aert, che ha dominato su tutti i terreni.

«Dei velocisti direi che Philipsen – analizza insieme a noi Jacopo – è quello uscito meglio, tant’è che ha vinto lo sprint sui Campi Elisi. Ho visto tanto mal di gambe, diciamo pure che si è trattata di una delle poche volte in cui non ero invidioso di chi c’era (dice con un simpatico sorriso sul volto, ndr). Sapevamo che Van Aert avrebbe dominato, non ha fatto niente di nuovo, ce lo si aspettava, lui può fare quello che vuole».

«Per un po’ di anni i velocisti la maglia verde se la possono scordare (nel frattempo accanto a noi passa Demare e Jacopo lo guarda, ndr). Secondo me, se un velocista vince tre sprint la maglia verde passa anche in secondo piano».

Il velocista francese è stato uno dei corridori più ricercati dalla stampa alla vigilia del Tour de Pologne
Il velocista francese è stato uno dei corridori più ricercati dalla stampa alla vigilia del Tour de Pologne

Il “caso” Morkov

La Quick Step-Alpaha Vinyl, nella tappa numero 15 ha lasciato Morkov, ultimo uomo di Jakobsen, da solo. Così lui, abbandonato al suo destino, è finito fuori tempo massimo. L’impressione, vedendo le ultime due volate, era che a Jakobsen mancasse l’uomo che lo portasse agli ultimi 200 metri. Jacopo analizza con freddezza e lucidità anche questo episodio che lo riguarda da vicino, essendo anche lui ultimo uomo.

«Mah, abbandonato – ci dice – Jakobsen le occasioni di vincere le ha anche se non c’è Morkov, è giusto aspettare il leader. Gli altri uomini sono tutti importanti ma nessuno è indispensabile, nelle ultime due volate a me Jakobsen sembrava avere meno gamba. Direi che non c’è stato nulla di strano.

«Faccio l’esempio su me stesso, se dovessi rimanere indietro sarebbe giusto lasciarmi da solo. Il velocista va protetto, gli altri è un “si salvi chi può” l’ultimo uomo è fondamentale ma non vitale, riduci le possibilità di vittoria ma le mantieni. Se, al contrario fermi qualcuno ad aspettare l’ultimo uomo rischi di perderne due, non ha senso.

Caldo e salite

E’ stato un Tour de France dove il caldo ha fatto da padrone e da giudice, anche più delle salite forse. I velocisti si sono salvati, alcuni come Jakobsen sul filo dei secondi, altri con margine.

«Non mi sembrava un Tour impossibile – ci confida – ma poi la corsa va fatta, a guardare dalle mappe sembrava fattibile. A mio modo di vedere la settimana più dura era la seconda, con la tripletta sulle Alpi che ha davvero ammazzato le gambe. La terza un po’ meno, ma il caldo dei Pirenei lo si sentiva anche guardando la televisione.

«Per chiudere il discorso – dice Jacopo – Jakobsen ad una tappa è arrivato a 15 secondi dal tempo massimo e non aveva nessuno dei suoi compagni intorno. Sono scelte di squadra, mi ricordo che al Giro 2017 in quattro, tre più Arnaud siamo andati a casa e tutti ci hanno criticato, non ci si salva dal giudizio delle persone».

Intanto c’è la corsa polacca che incombe. Ua prima chance è andata per il treno della Groupama-Fdj. Se oggi i super specialisti dello sprint avevano una “mezza scusa” per non arrivare davanti, domani verso Zamosc non avranno alibi. Oltre 200 chilometri “piatti” come un biliardo o quasi. Nessuno strappo nel finale. Diciamo che oggi è stata tolta la ruggine dopo il lungo digiuno dalle corse.

Demare al Giro in ciclamino. E a festeggiare è anche Sidi!

04.06.2022
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Il Giro d’Italia edizione 2022 di Arnaud Demare si è concluso a Verona con la conquista della maglia ciclamino (la seconda in carriera per il velocista francese), simbolo riconosciuto e storico della speciale classifica a punti.

Dei 176 atleti iscritti alla edizione 105 del Giro, tutti regolarmente partiti da Budapest, ben 12 quest’anno hanno corso con scarpe Sidi, indossando complessivamente quattro differenti modelli della gamma road/corsa: Shot 2, Wire 2, Sixty ed Ergo 5. Gli atleti Sidi hanno poi concluso la corsa rosa cogliendo complessivamente ben quattro vittorie di tappa, tre delle quali hanno portato la firma proprio di Demare: un vero e proprio “fan” del modello Wire…

Arnaud Demare con Dino Signori, storico fondatore della Sidi
Arnaud Demare con Dino Signori, storico fondatore della Sidi

Wire2, le preferite

Realizzate con la tomaia in microfibra Tech Pro, questo modello risulta essere molto resistente, stabile e leggero. In più è un vero e proprio best seller di casa Sidi. Tutte caratteristiche che rendono queste calzature per il ciclismo particolarmente adatte a supportare le alte velocità, garantendo un ottimale trasferimento di potenza sul pedale.

Demare, con le sue Wire 2, ha indossato la maglia ciclamino per 17 giorni consecutivi. Confermandosi leader e il vincitore finale della classifica dedicata ai velocisti, meglio ai più regolari, mettendo a segno un bottino complessivo di ben 254 punti.

Demare ha pedalato per tutto il Giro con le Sidi Wire2,le sue scarpe preferite
Demare ha pedalato per tutto il Giro con le Sidi Wire2,le sue scarpe preferite

Vince la squadra!

«Riconquistare in maglia ciclamino al Giro d’Italia – ha commentato Demare in occasione di una visita alla sede di Sidi a Maser (Treviso) – ha rappresentato per me un’emozione senza fine. Ci sono stati molti momenti esaltanti durante le tre settimane di corsa, ma probabilmente la tappa con l’arrivo a Cuneo avrà un posto speciale tra i miei ricordi. E’ stato un giorno incredibile, avevamo tutto pronto per un grande finale e la squadra ha fatto uno sforzo eccezionale per chiudere sulla fuga… Quella di Cuneo è stata una vittoria collettiva che ha dimostrato quanto il nostro team sia unito e perfettamente affiatato nel perseguire i propri obiettivi». 

Sidi