Un anno senza Cavendish. Che sogna un ciclismo nuovo

Un anno senza Cavendish. Che sogna un ciclismo nuovo

17.12.2025
5 min
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E’ passato ormai un anno abbondante da quando Mark Cavendish ha appeso la bici al chiodo. Solo simbolicamente, perché la bici è sempre sua compagna di vita, anzi ora ha riscoperto quei significati profondi, quell’amore incondizionato che è parte integrante del suo rapporto con le due ruote, sbocciato in tenera età e diventato quasi un’ossessione da adolescente.

Insieme alla sua famiglia: «Ora sto riscoprendo cose da fare con loro che mi sono perso prima...»
Insieme alla sua famiglia: «Ora sto riscoprendo cose da fare con loro che mi sono perso prima…»
Insieme alla sua famiglia: «Ora sto riscoprendo cose da fare con loro che mi sono perso prima...»
Insieme alla sua famiglia: «Ora sto riscoprendo cose da fare con loro che mi sono perso prima…»

Una mentalità da manager d’industria

«A 14 anni ho deciso che volevo diventare professionista e ho guardato a tutto quello che serviva. Non solo in bici, non solo il talento necessario. Io ho guardato anche a tutto il contesto: le lingue da imparare, l’alimentazione, i rapporti con tutte le parti di quel mondo».

Quello sguardo attento gli è rimasto, anzi sta costruendo ora su quello il suo futuro. Un futuro da imprenditore, che ha ancora contorni fumosi, ma sul quale intende investire tutto se stesso e non solo i guadagni – tanti – accumulati in vent’anni di attività. Proprio il discorso dei guadagni è diventato il tema di un’interessante intervista rilasciata al Financial Review dove l’ex iridato dell’Isola di Man ha detto la sua su come il mondo del ciclismo venga gestito, senza usare mezzi termini.

Cavendish insieme al presidente UCI Lappartient. L'ex iridato è molto critico sull'intero sistema ciclismo
Cavendish insieme al presidente UCI Lappartient. L’ex iridato è molto critico sull’intero sistema ciclismo
Cavendish insieme al presidente UCI Lappartient. L'ex iridato è molto critico sull'intero sistema ciclismo
Cavendish insieme al presidente UCI Lappartient. L’ex iridato è molto critico sull’intero sistema ciclismo

Perché non ispirarsi alla Formula 1?

«Il ciclismo è uno sport popolare che però deve cambiare alcune sue colonne portanti, senza per questo perdere fascino. E’ poco logico che i grandi campioni del ciclismo abbiano introiti così inferiori a quelli di altri sport che hanno una popolarità pari se non inferiore e questo dipende da come viene gestito. Io non so ancora come mettermi a disposizione di questo mondo, ma quel che so è che qualcosa deve cambiare, dobbiamo ispirarci ad altri modelli, ad esempio la Formula 1».

Nella sua disamina Cavendish affronta il tema con lo sguardo dell’imprenditore: «Il ciclismo nel suo complesso non sfrutta le sue potenzialità commerciali e di marketing, per questo voglio costruire qualcosa che abbia la possibilità di farlo. Non c’entra nulla con figure come i procuratori, credo invece che si possa ragionare per ridistribuire tutto quello che scaturisce dal nostro sport.

Una delle maglie a lui dedicate. Per il britannico i corridori dovrebbero guadagnare di più dal merchandising
Una delle maglie a lui dedicate. Per il britannico i corridori dovrebbero guadagnare di più dal merchandising
Una delle maglie a lui dedicate. Per il britannico i corridori dovrebbero guadagnare di più dal merchandising

I risultati non sono tutto…

«Il mio esempio, gli ultimi anni vissuti nell’ambiente sono la dimostrazione che serve un nuovo modo di concepire il nostro sport. Io pur invecchiando vincevo ancora, ma i team erano renitenti a investire su di me perché temevano che non vincessi più. Ma i risultati non sono tutto, il ciclismo è anche immagine da spendere con i media e su questo aspetto non si investe abbastanza».

Nel suo ragionamento, Cavendish individua nell’eccessivo legame con gli sponsor la causa di tanti problemi: «Il ciclismo potrebbe produrre autentiche superstar, ma non ha la spinta per capitalizzare sulla loro esistenza. La mia non è arroganza, è solo la constatazione che la mia immagine, la mia storia, attiravano sponsor e questo non è stato capito e sfruttato bene. C’erano molte persone che traevano profitto dal mio sudore più di me…».

L'ultima vittoria, a Saint Vulbas, Tour 2024. Il record di tappe è finalmente suo
L’ultima vittoria, la 35ª, a Saint Vulbas, Tour 2024: il record di tappe è finalmente suo
L'ultima vittoria, a Saint Vulbas, Tour 2024. Il record di tappe è finalmente suo
L’ultima vittoria, la 35ª, a Saint Vulbas, Tour 2024: il record di tappe è finalmente suo

Un legame troppo stretto con gli sponsor

Parole sferzanti, che mettono sotto accusa l’impostazione stessa del ciclismo attuale, con i ciclisti schiacciati tra procuratori e team, «che hanno sicuramente valori, ma rispetto ad altri sport, il ciclista guadagna quasi esclusivamente dalla squadra e le squadre campano in base agli sponsor che trovano, se non ci sono rischiano di fallire e gli esempi li abbiamo avuti. Ma i guadagni delle gare restano nelle tasche degli organizzatori, questo non va. Come anche il fatto che i team non ottengono nulla dai proventi televisivi come avviene in altre discipline».

Cavendish non ha ancora chiaro come reimmergersi nel mondo delle due ruote come imprenditore
Cavendish non ha ancora chiaro come reimmergersi nel mondo delle due ruote come imprenditore
Cavendish non ha ancora chiaro come reimmergersi nel mondo delle due ruote come imprenditore
Cavendish non ha ancora chiaro come reimmergersi nel mondo delle due ruote come imprenditore

Cercare altre fonti di guadagno per i team

Effettivamente uno studio sui guadagni del 2023 rivela che l’ASO ha ottenuto un dividendo di 350 milioni di euro dalle sue gare e alle squadre non è andata neanche una parte di questi introiti.

«Gli spettatori vengono alla gara per i corridori, spendono, c’è un grande flusso di denaro ma chi lo genera non ne acquisisce. Servono altre fonti di guadagno, per liberarsi dalla schiavitù degli sponsor. E’ in questo che dobbiamo prendere esempio dalla Formula 1, dalla sua capacità di trovare fonti di reddito alternative utilizzando l’immagine stessa delle stelle di questo sport e il richiamo che hanno».