CyclingCeramic e Arkéa-B&B Hotels: una partnership di livello 

28.01.2025
3 min
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La stagione 2025, appena iniziata con le prime corse sotto il sole australe, segna un momento significativo per CyclingCeramic, azienda altamente innovativa nel settore dei componenti per il ciclismo. Il brand francese – distribuito in Italia dalla commerciale Fina Bike – ha difatti annunciato la definizione della propria partnership ufficiale con il Team Arkéa-B&B Hotels, la formazione anch’essa transalpina WorldTour: una collaborazione strategica che si avvia, dunque, e che coincide con il lancio dell’attesissimo Road Cage, un componente tecnologico all’avanguardia progettato per ottimizzare le prestazioni dei ciclisti a ogni livello.

La partnership con il team Arkéa-B&B Hotels non solo consolida la posizione di CyclingCeramic come pioniere nell’innovazione ciclistica, ma la proietta in una nuova dimensione, affiancandola ad una delle squadre più dinamiche ed ambiziose dell’intero panorama internazionale. In veste di sponsor ufficiale, CyclingCeramic fornirà al Team Arkéa-B&B Hotels componenti di ultima generazione, mirati a elevare le performance degli atleti nelle competizioni più prestigiose del calendario UCI.

Il nuovo Road Cage nella versione Sram Red
Il nuovo Road Cage nella versione Sram Red

Innovazione per ridefinire le prestazioni

«Unire le forze con il Team Arkéa-B&B Hotels – ha dichiarato Mathilde Costes, Business Development Manager di CyclingCeramic – rappresenta un capitolo entusiasmante per CyclingCeramic e siamo davvero entusiasti di tornare nel cuore del ciclismo professionistico. Questa partnership incarna il nostro impegno condiviso per l’eccellenza e l’innovazione nel mondo del ciclismo su strada».

L’evento “clou” di questo annuncio congiunto è il lancio del Road Cage, l’ultima creazione ingegneristica di CyclingCeramic. Progettato per soddisfare le esigenze sia dei ciclisti amatoriali che professionisti, il Road Cage promette prestazioni senza precedenti, un’estetica raffinata e la robustezza richiesta dai ciclisti più esigenti. Realizzato con precisione attraverso lavorazione CNC, questo componente si distingue per leggerezza e durabilità. I cuscinetti ceramici di ultima generazione riducono l’attrito, garantendo una pedalata più fluida e un’efficienza superiore. Il design aerodinamico minimizza la resistenza all’aria per massimizzare la velocità, mentre lo stile personalizzabile si integra perfettamente con le “rotelline” del cambio disponibili in quattro colorazioni accattivanti: rosso, oro, blu e nero. 

L’eccellenza come obiettivo primario

La partnership con il Team Arkéa-B&B Hotels e il lancio del Road Cage sottolineano la mission di CyclingCeramic, ovvero quella di ispirare i ciclisti di tutto il mondo. Combinando l’innovazione tecnologica con partnership strategiche di alto livello, il brand continua a guidare il progresso nel miglioramento delle prestazioni per ciclisti di ogni livello. CyclingCeramic invita ciclisti, rivenditori e appassionati a celebrare questi importanti traguardi e a esplorare insieme il futuro dell’innovazione nel ciclismo.

Da più di dieci anni, CyclingCeramic è all’avanguardia nell’innovazione del settore ciclistico, progettando e producendo in Francia componenti ceramici ad alte prestazioni. Scelti da atleti professionisti e appassionati di ciclismo, i prodotti CyclingCeramic sono riconosciuti per la loro qualità, efficienza e durabilità.

CyclingCeramic

Fina Bike

Verre: il rinnovo, l’inverno e l’attenzione ai dettagli

12.01.2025
5 min
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Un anno dopo, anzi qualcosa meno. Perché la stagione 2024 di Alessandro Verre era iniziata a febbraio in Oman. Quest’anno, invece, il via del quarto anno da professionista del corridore di Marsicovetere sarà dall’Australia. Il Santos Tour Down Under si appresta a tagliare il nastro rosso del 2025, l’atmosfera si scalda e la tensione sale. Per arrivare fino a Prospect, dove partirà questa prima corsa a tappe, il viaggio è stato lungo. Le ore di differenza ci mettono davanti al fatto che, al momento della chiamata, mentre da noi è mattina per Verre e compagni è ora di cena. 

«Fino a ora tutto bene – racconta il corridore dell’Arkea B&B Hotels – oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto la prima uscita. L’Australia è calda, sicuramente più dell’Italia. Anche se a casa, in Basilicata, negli ultimi giorni siamo arrivati ad avere 10/15 gradi. Addirittura, negli ultimi giorni del 2024 mi sono allenato in pantaloncini. Vero che qui ora ce ne sono comunque 35 di gradi

Per Verre il 2025 sarà il quarto anno con l’Arkea, il primo come professional e gli altri come team WT (foto Instagram)
Per Verre il 2025 sarà il quarto anno con l’Arkea, il primo come professional e gli altri come team WT (foto Instagram)

Qualcosa di nuovo

La quarta stagione da professionista sarà importante per Alessandro Verre, che dovrà trovare la via giusta per crescere. Rispetto al suo primo anno nel team francese sono cambiate tante cose, nel 2022 tutto aveva il sapore della novità. Ora non si smette di imparare ma serve anche raccogliere quanto seminato. 

«Come sto – riprende – lo scopriremo tra una settimana. Tutto sommato mi sento bene, ma il primo ritiro di solito non dà grandi conferme o smentite. Si ha il paragone con i compagni di squadra ma ognuno arriva in condizioni diverse. In generale si fa tanto fondo rispetto a lavori specifici. Anche se, in questo 2025 noi del gruppo Australia ci allenavamo tutti insieme con un programma rivolto all’intensità. Un’altra cosa che è cambiata riguarda gli esercizi a bassa cadenza, abbiamo ridotto le rpm per aumentare la coppia e quindi la forza pura».

I corridori impegnati al Tour Down Under hanno svolto un lavoro specifico per arrivare pronti all’appuntamento
I corridori impegnati al Tour Down Under hanno svolto un lavoro specifico per arrivare pronti all’appuntamento
Che pausa di fine stagione è stata?

Un po’ particolare, non ho mai fatto una vera e propria pausa, mi sono sempre tenuto in movimento andando anche in mountain bike. Poi, quando era il momento di riprendere, ho avuto il Covid. Era metà novembre. Mi sono dovuto fermare per cinque giorni, fino a quando mi sono negativizzato. Ho fatto il tampone per scrupolo personale, non stavo bene e parlando con mio padre, che stava male anche lui, abbiamo deciso di controllare. 

Eri in scadenza a fine 2024, c’è stato un momento in cui questa cosa ti ha impensierito?

No, sono sempre stato tranquillo. Con la squadra stavamo parlando del rinnovo da maggio. La cosa ha un po’ rallentato a causa dei problemi economici del team, ma la firma è arrivata al Lombardia. Poi un mese dopo è stata comunicata l’ufficialità. 

Verre in questi anni da professionista ha corso due volte al Giro, ora vorrebbe fare nuove esperienze
Verre in questi anni da professionista ha corso due volte al Giro, ora vorrebbe fare nuove esperienze
Sei sempre stato sereno?

Ho capito che non posso perdere la testa, la pausa è passata bene, tanto che mi sembra ieri di aver ripreso a pedalare. 

Che 2025 ti aspetti?

Sarò ripetitivo, ma voglio stare tranquillo. Non c’è bisogno di creare stress. Ogni anno si migliora, ma lo fanno anche gli altri. Vedremo quando saremo in corsa a che punto mi trovo. Da quel momento in avanti avrò chiaro cosa potrò fare per tutta la stagione. In linea di massima ho già un programma, ma aspetto la conferma del team. Posso dire che correrò in gare di altissimo livello.

Una parte fondamentale per il 2025 di Verre sarà l’attenzione ai dettagli, che potrà fare grande differenza
Una parte fondamentale per il 2025 di Verre sarà l’attenzione ai dettagli, che potrà fare grande differenza
Desideri nel cassetto?

Ho chiesto alla squadra di fare due grandi corse a tappe: Giro e Vuelta. Per il momento siamo arrivati a programmare fino a giugno. Mi piacerebbe andare in Spagna perché è una corsa che arriva a fine anno e vorrei scoprirla. Poi ho visto negli anni passati che c’è più spazio per gli attaccanti. 

Che consapevolezza hai dopo tre anni da professionista?

La cosa principale dire che il livello è alto, ma sono sereno. Il 2025 sarà un anno difficile, quello che potrò fare è metterci quel pizzico di esperienza che ho maturato. Ho capito che bisogna fare attenzione alle piccole cose, come un semplice raffreddore. Per questo ho preferito fare il tampone a metà novembre e fermarmi per cinque giorni. 

Lo scorso anno, Verre ha corso anche la crono tricolore: una specialità cui si dedica pensando alle corse a tappe
Lo scorso anno, Verre ha corso anche la crono tricolore: una specialità cui si dedica pensando alle corse a tappe
Altre cose?

Imparare a ottimizzare i viaggi, l’alimentazione quando si è lontani da casa, tante piccole accortezze che possono sempre fare la differenza. 

Qual è il programma in questi giorni prima dell’inizio del Tour Down Under?

La prima uscita è stata molto tranquilla, con ritmi blandi. Anche se ho inserito delle volate per riattivare il fisico dopo il viaggio. Poi da qui a lunedì abbiamo in programma due distanze da quattro ore. Martedì riposo. Da mercoledì oltre alle ore inseriremo qualche lavoro di alta intensità, inoltre faremo delle ricognizioni delle tappe. Sabato prossimo, il 18 gennaio, ci sarà il Criterium. Un assaggio di gara prima del via che sarà il 21 gennaio.

Zamperini respira (a metà) e riparte dal devo team dell’Arkea

17.12.2024
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BREMBATE – Edoardo Zamperini, il campione italiano under 23, non passerà professionista nel 2025 dopo una stagione di ottimi risultati con la maglia della U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol. Lo scalatore veneto ha mostrato di poter fare grandi cose, ma forse queste non sono bastate per attirare l’attenzione dei team professionistici. Sia italiani che esteri. Mandata giù la delusione con un boccone amaro Zamperini ripartirà dal devo team dell’Arkea-B&B Hotels (in apertura foto Nicolas Mabyle/DirectVelo). 

«Ho finito la stagione al Del Rosso – ci racconta dentro il bar del Vittoria Park mentre fuori i crossisti si danno battaglia nel Trofeo Guerciotti – era una domenica. Il martedì successivo mi ha contattato l’Arkea dicendomi che nella formazione di sviluppo si era liberato un posto. Uno dei ragazzi era passato con il WorldTour (Giosuè Epis, ndr) e che volevano prendermi, dato che stavano cercando uno scalatore».

Giornata Fan Club di Zamperini, il corridore veneto premiato insieme allo staff dell’U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol
Giornata Fan Club di Zamperini, il corridore veneto premiato insieme allo staff dell’U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol

La parola data

Viste che le acque erano rimaste calme, forse fin troppo dopo la stagione disputata dal giovane classe 2003 dal fisico alto e slanciato, la Trevigiani era rimasta in parola. Se non avesse trovato un’alternativa degna sarebbe rimasto con la formazione under 23 (che dal 2025 diventerà continental, ndr). 

«Il devo team dell’Arkea farà qualche gara in più all’estero – prosegue – quindi il progetto diventa interessante. Anche con la Trevigiani ho corso fuori dall’Italia, ma solo una volta alla Ronde de l’Isard. Appena il team francese mi ha chiamato, ho parlato con la squadra e mi hanno lasciato il via libera. In Trevigiani hanno riconosciuto che questo per me è comunque un passo in avanti».

Durante la Ronde de l’Isard Zamperini stava facendo vedere ottime cose, poi la frattura della clavicola ha fermato tutto (foto DirectVelo/Florian Frison)
Durante la Ronde de l’Isard Zamperini stava facendo vedere ottime cose, poi la frattura della clavicola ha fermato tutto (foto DirectVelo/Florian Frison)
Ti saresti aspettato un maggiore interesse dal mondo dei professionisti?

Non posso negarlo. Però, da un certo punto di vista, essendo ancora al quarto anno da under, non è così male. Alla fine posso fare anche gare di categoria e crescere ulteriormente. Avrò comunque l’occasione di essere affiancato al team WorldTour in qualche occasione. Inizierò a prendere familiarità e a capire determinate dinamiche. In più potrò ancora fare qualche gara con gli under 23.

Farai un calendario a metà…

Sì, non dico che sia quasi meglio, perché comunque passare professionista mi avrebbe tolto un pensiero, che invece mi rimane ancora. Però è un passaggio intermedio. Sono un atleta che ha sempre fatto le cose gradualmente, passo dopo passo. 

L’avvicinamento al Giro Next Gen non è stato dei migliori e la prestazione ne ha risentito (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
L’avvicinamento al Giro Next Gen non è stato dei migliori e la prestazione ne ha risentito (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Avrai più occasioni per metterti in mostra?

Non è come qui in Italia dove bisogna puntare a fare bene in quelle cinque gare di rilievo internazionale che ci sono nel calendario. Con un devo team ogni gara è buona per farti vedere.

Dopo una stagione del genere ti saresti aspettato più contatti, ce ne sono stati?

Ci sono stati due contatti con Tudor e Tour de Tietema dopo la Ronde de l’Isard. Dopo il Giro Next Gen nessuna delle due si è fatta avanti perché comunque l’ho corso abbastanza sottotono visto che venivo dall’infortunio. Molti team ora guardano i vari siti di statistiche, ma quelli servono fino a un certo punto. Magari hanno visto che al Giro Next Gen non ho fatto bene, ma non sapevano che mi ero rotto la clavicola alla Ronde de l’Isard un mese prima. 

Zamperini al Giro della Valle d’Aosta è tornato a farsi vedere (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Zamperini al Giro della Valle d’Aosta è tornato a farsi vedere (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
In Francia stavi andando davvero forte. 

Vero, però alla fine di tutto sono caduto e nelle statistiche viene fuori DNF (Did Not Finish, ndr). Adesso tutti sanno i risultati che fai, ma si fa fatica a contestualizzarli. E’ un po’ il bello e il brutto del ciclismo moderno.

Non si è mosso nulla nemmeno dopo la vittoria del campionato italiano?

Subito dopo la vittoria del tricolore pensavo di trovare una sistemazione, comunque avevo fatto un’ottima primavera e quella era la ciliegina sulla torta. E invece…

I contatti con il team TDT Unibet si sono raffreddati, gli olandesi hanno preferito Sergio Meris (in prima posizione, photors.it)
I contatti con il team TDT Unibet si sono raffreddati, gli olandesi hanno preferito Sergio Meris (in prima posizione, photors.it)
C’è qualcosa che ti rimproveri?

La cosa che è mancata maggiormente è stata una bella prestazione al Giro Next Gen e forse qualche gara in più all’estero. Poi sapete, bisogna sempre essere al posto giusto nel momento giusto, ma non è facile. Riuscire a diventare professionista è uno dei passaggi più difficili della carriera, e quest’anno ne ho avuto la dimostrazione. Però basta continuare a crederci.

Non hai mai mollato.

Mai. Dopo la pausa di metà stagione ho continuato a lavorare e comunque qualche bel risultato nel finale di stagione è arrivato. 

Zamperini nel finale di stagione ha colto altri podi, che hanno convinto l’Arkea a puntare su di lui (photors.it)
Zamperini nel finale di stagione ha colto altri podi, che hanno convinto l’Arkea a puntare su di lui (photors.it)
Arrivare al quarto anno da U23 ti preoccupa? Oppure sei consapevole di poter ancora migliorare?

Pensare di fare il quarto anno da under 23 in Italia mi preoccupava molto. Essere in un devo team mi preoccupa molto meno, sono in un team che può comunque decidere di puntare su di me. Anche se dovessi avere infortuni o periodi negativi saprebbero a cosa sono dovuti e riuscirebbero a capire la situazione. 

Hai parlato con gli altri italiani del devo team?

Sia Milesi che Epis mi hanno detto che è un gruppo molto organizzato. Comunque la prima squadra è una WorldTour, quindi il team di sviluppo lavora allo stesso modo. Ho già avuto modo di andare in ritiro con loro e devo dire che mi sono trovato bene fin da subito. L’ambiente è familiare e non ci sono distinzioni tra WorldTour e devo team. La sera ci trovavamo tutti insieme in hotel e parlavamo del più e del meno. 

Sei pronto quindi per il 2025?

Sono molto motivato, non vedo l’ora di iniziare.

Albanese saluta Arkea: «La EF arriva al momento giusto»

02.12.2024
6 min
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I passi da gigante fatti nel 2024 da parte di Vincenzo Albanese lo hanno portato al centro delle attenzioni da parte del team EF Education EasyPost. Succede così che durante la pausa di fine stagione il ventottenne di Oliveto Citra, piccolo comune campano, si ritrova proiettato in uno dei migliori team al mondo. Lo fa dopo solamente un anno corso nelle file della Arkéa B&B hotels, team francese sempre di categoria WorldTour. 

Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)
Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)

Primo approccio

In questi giorni Albanese ha messo alle spalle il primo ritiro con la nuova squadra, nel quale ha preso le misure e ha conosciuto un mondo nuovo. Più grande, ci dice lui, ma non per questo complicato o difficile. 

«Siamo stati insieme una settimana – racconta Albanese – è stata la prima volta che ho visto i nuovi compagni, lo staff e tutta la macchina organizzativa. Sono molto contento di essere arrivato qui, è un bell’ambiente, molto più grande rispetto a quanto sono sempre stato abituato a vivere e vedere. Capire i vari ruoli non è facile. Poi ci sono anche tante cose nuove con le quali prendere le misure: medici, materiali, insomma tutto è curato al massimo. Non che l’Arkea sia un cattivo team, ma si vede il distacco con quelle che sono le prime dieci squadre al mondo, e la EF è una di queste».

Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Che effetto fa entrare in uno dei migliori team al mondo?

Mi aspetto di fare un ennesimo passo avanti. Penso di arrivare qui nel miglior punto della mia carriera, per condizioni fisiche e maturazione. Ci saranno tante cose da fare e da apprendere ma sono sicuro di essere nel posto giusto. 

Il 2024 è stato un anno di grandi progressi.

E’ andato bene, è innegabile. Tuttavia ci sono stati dei momenti nei quali, per colpa mia o per circostanze esterne, mi è mancato il risultato. In alcune gare, dove ho corso bene e sono stato spesso davanti poi non sono riuscito a capitalizzare. 

Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Cosa ti è mancato?

Mi è mancata solamente la vittoria. Ne ho parlato anche nei giorni scorsi con la EF, vogliamo trasformare qualche top 10 o top 3 in successi. Dal punto di vista atletico qualcosa sicuramente mi è mancato, in certe situazioni anche un appoggio esterno. 

Che settimana è stata quella del primo ritiro con la EF?

Intensa. Non abbiamo pedalato molto visto che era ancora novembre. Ho incontrato tutti i membri dello staff: dai medici ai nutrizionisti, poi ho parlato con i preparatori e visto tutti i materiali per la stagione 2025. E’ stato tutto un susseguirsi di meeting e riunioni, nelle quali ho conosciuto le persone e i loro ruoli. 

Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
I compagni?

Ho visto anche loro naturalmente. E’ stato bello anche questo, nonostante fossi nuovo mi hanno subito fatto sentire a casa. Ero in stanza con Carapaz, un ragazzo tranquillo con il quale ho stretto subito amicizia. Di italiani, come corridori, ci siamo solamente io e Battistella. All’interno della squadra ci sono diversi connazionali: massaggiatori, meccanici, ecc… Poi anche i diesse sono persone che hanno vissuto il ciclismo degli anni ‘90, quindi l’italiano lo sanno molto bene. Rispetto ad un team in cui si parlava esclusivamente francese mi sento più a mio agio. Non che prima mi trovassi male, comunque parlo diverse lingue e sono uno che è capace di adattarsi. 

Avete parlato anche di programmi?

Fino a giugno so che cosa mi aspetta, a grandi linee. Poi vedremo come va l’annata. Il calendario sarà simile al 2024 con l’inizio a Maiorca e poi le semiclassiche in Belgio, fino ad arrivare alla Sanremo e alla Classiche del Nord. Avrò una maggiore logica nel preparare i vari appuntamenti, con delle pause che mi serviranno per concentrarmi e allenarmi. 

Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Prima non era così?

Non con questo livello di cura nei dettagli. Mi è capitato di arrivare in certe gare all’85 per cento, tornando alla domanda “cosa mi è mancato” direi anche questo: una programmazione dettagliata. Ora so quali sono i miei obiettivi e voglio arrivare al 100 per cento. 

E quali saranno?

Il mese cruciale sarà marzo, con la Parigi-Nizza e le prime gare in Belgio. 

Quando c’è stato il contatto con la EF?

Mi avevano cercato già nel 2023. Poi però si era fatta avanti l’Arkea e avevo accettato la loro proposta, firmando un biennale. In questa stagione mi hanno dato tanto spazio, penso che sia stato il gradino giusto per la mia maturazione. Sapevo non fosse uno dei top team del WorldTour ma mi hanno dato tanto spazio e hanno creduto in me, per questo posso solo ringraziarli. 

L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
I motivi dell’addio?

Diversi, un po’ legati al momento economico dell’Arkea. Non nego che sarei arrivato fino alla fine del contratto, poi però il team mi ha parlato e mi ha chiesto se fossi disposto al trasferimento. Si è rifatta avanti la EF, nel mese di ottobre, e siamo arrivati a un accordo. 

Arrivi alla EF Education Easy Post in un momento di grande cambiamento, forse il periodo giusto?

La squadra ha cambiato tanto, soprattutto con la partenza di Bettiol a metà stagione. Hanno perso l’uomo di riferimento per le Classiche, ma hanno preso Asgren che è uno molto forte. Penso di arrivare nel team e avere la possibilità di giocarmi le mie carte. Non sono un campione, questo lo so e non pretendo di avere la squadra a mia disposizione in certi appuntamenti. Anzi, sono uno che in certe situazioni sa mettersi tranquillamente a disposizione. 

Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Quando vi ritroverete per pedalare tutti insieme al primo ritiro?

Gennaio, faremo due settimane a Maiorca. Dicembre non ci troviamo, la squadra ha preferito incontrarci tutti ora. Mi hanno dato il programma di lavoro e starò a casa. Da un lato non è male come cosa perché si evita lo stress del viaggio e dello stare lontani. Questi per me sono i mesi fondamentali, vedremo poi se il meteo mi permetterà di allenarmi con tranquillità dalle mie parti. Altrimenti farò dei giorni al caldo, ma deciderò all’ultimo.

Epis sale nel WorldTour e cerca casa in Francia

28.11.2024
5 min
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Un anno fa di questi tempi Giosué Epis festeggiava il suo approdo al devo team dell’Arkea-B&B Hotels quasi come naturale conseguenza di una stagione ricca di soddisfazioni, che lo aveva eletto come più costante under 23 italiano ad alti livelli. A un anno di distanza c’è ancora da festeggiare perché il bresciano sale di categoria, approdando nel WorldTour pur dopo una stagione ben diversa da quella precedente.

Per il bresciano una stagione con pochi squilli, vissuta quasi tutta all’estero
Per il bresciano una stagione con pochi squilli, vissuta quasi tutta all’estero

Una stagione difficile

Il lombardo ha affrontato nel corso dell’anno 45 giorni di corsa, con 4 Top 10 e nulla più. Una stagione un po’ complicata, forse non come se l’aspettava a inizio anno, ma che comunque è stata sufficiente per far vedere le sue qualità al punto di convincere i dirigenti del team transalpino a farlo entrare nel team principale.

«Effettivamente i momenti alti non sono stati tanti – ammette Epis – ma bisogna innanzitutto tenere in considerazione che non era certamente il calendario affrontato lo scorso anno, il livello è salito notevolmente. Ho gareggiato quasi sempre in Francia e in altre gare estere, in Italia sono stato solo alla Coppi e Bartali e al Giro del Friuli. Poi è stata una stagione un po’ sofferta».

Epis si è adattato bene alle corse francesi, dove conta di emergere nel 2025
Epis si è adattato bene alle corse francesi, dove conta di emergere nel 2025
Perché?

A parte i problemi fisici insorti nel corso dell’anno, inizialmente non è stato facile adattarsi alla nuova situazione. Un Paese diverso, io che non parlavo francese e con l’inglese si faticava un po’ a comunicare. La squadra mi è stata vicino, ho frequentato corsi di lingua e col passare del tempo mi sono adattato e trovato più a mio agio, ora mi esprimo sufficientemente bene tanto che mi sono trasferito in Francia.

Come mai?

Col tempo mi sono accorto che i viaggi verso casa toglievano molto tempo e inficiavano la mia preparazione, stando come base in Francia posso gestirmi più agevolmente. Mi sono stabilito in un piccolo paese vicino Aix les Bains, in mezzo alla campagna della Francia orientale, ai piedi del Grand Colombier. Per ora vivo in affitto a casa del papà di Maxime Bouet, uno dei direttori sportivi, ma conto di prendere un appartamento mio.

Giosuè insieme a Gerard Bouet, che gli ha affittato una stanza ad Artemare finché non troverà un appartamento
Giosuè insieme a Gerard Bouet, che gli ha affittato una stanza ad Artemare finché non troverà un appartamento
Una scelta la tua legata anche al tipo di gare che affronti e affronterai?

Per certi versi sì, sono gare molto diverse da quelle a cui ero abituato, sia come livello sia come percorsi. C’è un cambio netto, ho trovato spesso pioggia e freddo. Poi ci sono ritmi di corsa più alti nella prima parte, praticamente non c’è mai sosta. Ci vuole un periodo di ambientamento, per questo, vedendo anche come sono andato nel corso dell’anno, sono fiducioso e penso che i risultati arriveranno perché è un modo di correre che si adatta alle mie caratteristiche. Credo che il grosso dell’attività sarà ancora in Francia, con uscite anche in Belgio e Olanda, ma spero che qualche corsa italiana venga inserita nel calendario.

Qual è stata la tua giornata più bella in questa stagione?

Sarebbe facile dire dove sono andato meglio come risultati, ma per me la più bella è stata l’ultima, la Parigi-Tours per under 23, dove ho incontrato tanta pioggia e fango. Ho chiuso 15°, un piazzamento e nulla più, ma mi sono divertito tanto.

La terza tappa dell’Alpes Isere Tour, Epis (in rosso) è dietro sulla destra, finirà terzo
La terza tappa dell’Alpes Isere Tour, Epis (in rosso) è dietro sulla destra, finirà terzo
La promozione ti ha sorpreso?

Onestamente sì, anche se qualche settimana prima mi avevano detto che ero tra i papabili del devo team per la promozione. Non credevo però che avrebbero scelto me. Questo mi dà tanta fiducia perché mi dimostra che il team crede nelle mie possibilità. Ora aspetto di sapere quale sarà la linea di azione per la nuova stagione.

Che cosa ti ha colpito maggiormente delle gare che hai affrontato?

Ci sono differenze, già nel semplice stare in gruppo. Per me le prime corse sono state una vera palestra tecnica, ma quando acquisisci certi meccanismi diventa tutto più facile, anche per tenere posizione, per gestire le varie fasi della gara, per lavorare al meglio per i compagni.

La Coppi e Bartali (nella foto), il tricolore U23 e una tappa al Giro del Friuli: questa l’Italia 2024 di Epis
La Coppi e Bartali (nella foto), il tricolore U23 e una tappa al Giro del Friuli: questa l’Italia 2024 di Epis
Ora ti aspetta l’ingresso nella massima serie, hai qualche desiderio specifico?

Sinceramente non lo so, ma sono convinto che dopo poco sarò pronto a giocarmi le mie carte. Vorrei infatti avere spazio in qualche corsa, magari qualche classica minore ma adatta al mio modo di correre per portare a casa piazzamenti e punti e chissà che non arrivi anche un successo. Se ho fatto certi investimenti dal punto di vista personale è perché credo di poter far bene.

Mozzato: annata dal doppio volto. L’analisi del veneto

05.11.2024
5 min
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Luca Mozzato è stato uno dei nostri portacolori alle Olimpiadi di Parigi, un bel traguardo per il corridore dell’Arkea-B&B Hotels, che dopo il podio al Fiandre era, ed è, entrato ufficialmente tra i grandi del ciclismo italiano. Tuttavia, proprio dopo i Giochi era lecito attendersi qualcosa di più da lui. Ma non sempre le cose vanno secondo programma.

In questi giorni Mozzato è alle prese con un trasloco. Tra scatoloni, immancabili scorribande da Ikea e mobili da spostare, ci ha raccontato come è andata e, in parte, come andrà la prossima stagione.

Per Mozzato una grande stagione fino a primavera
Per Mozzato una grande stagione fino a primavera
Insomma Luca, se dovessi tracciare un bilancio di questo tuo 2024 ciclistico cosa diresti?

Una stagione dai due volti. Quindi un bilancio molto positivo nella prima parte, fino alle classiche. E dire che non era iniziata benissimo, ma laddove avevamo segnato il cerchio rosso ci sono arrivato bene. L’idea era di andare forte tra marzo e aprile. Poi, anche in virtù del mio modo di correre, non avevo fatto molto. Non sono un tipo che può andare in fuga da solo. Magari cerco di restare nel primo gruppo e poi, a seconda di come va la corsa, cerco di cogliere l’occasione, forte anche del mio spunto veloce.

Chiaro…

Quel che mi è piaciuto è stata la crescita costante che ho avuto in quel periodo. Una crescita che è stata suggellata dal podio al Giro delle Fiandre. Io poi sono sempre stato parecchio legato al risultato. Non sono di quelli che si accontentano di andare forte. Magari preferisco soffrire tutta la gara, restare davanti con uno sforzo grande ma poi cogliere un risultato, piuttosto che stare bene in gara e poi restare con un pugno di mosche in mano.

Dopo le classiche del Nord hai staccato. E ti sei preparato per il Tour e le Olimpiadi. E da qui in poi ti abbiamo visto meno…

Esatto. È stata un’estate impegnativa. Io per primo mi aspettavo di essere più presente e cogliere qualcosa in più. E me lo aspettavo non tanto al Tour, dove ero consapevole che per me sarebbe stato difficile ottenere un risultato, ma per il dopo Tour. Fare la Grande Boucle quest’anno per me era importante, con la partenza dall’Italia e, appunto, le Olimpiadi subito dopo.

Perché era difficile fare di più?

Perché la mia presenza era per stare vicino a Demare e perché dovevo svolgere un certo lavoro in vista delle Olimpiadi. Ma in generale ho fatto più fatica di quel che mi aspettavo. Ho sofferto di più rispetto agli anni precedenti, specie nella terza settimana. Le altre volte, da quella, seppur stanco, ne uscivo con una bella gamba, in crescita. Stavolta invece non è andata così. Un giorno avevo sensazioni positive e un giorno negative. Non è stata una bella situazione.

Dal Tour in poi le cose non sono andate benissimo, ma il veneto non ha mai mollato e forse questo suo troppo insistere è stato l’errore chiave
Dal Tour in poi le cose non sono andate benissimo, ma il veneto non ha mai mollato e forse questo suo troppo insistere è stato l’errore chiave
E questo aspetto ha avuto ripercussioni sulle Olimpiadi?

Sulle Olimpiadi ma anche sul resto: la gamba non era piena e il morale non era alto. Chiaro che a Parigi si sarebbe potuto fare qualcosa di meglio, ma non era facile. Poi io sono uno che ha bisogno di correre per dimostrare quel che ha fatto, quanto ha lavorato. E questa cosa mi ha fatto più danni che bene.

Troppa voglia di fare, ma spiegaci meglio…

Per esempio, dopo Parigi, mi sono impuntato con la squadra per fare il Limousin, gara nella quale in passato ero andato bene. Invece ero a corto di fiato e quella corsa, a conti fatti, è stata la mazzata finale. Sono stato come nella terza settimana del Tour: un giorno mi svegliavo bene e l’altro male. Giusto nel finale di stagione mi sono un po’ ripreso. E infatti la miglior corsa, per sensazioni avute, è stata la Parigi-Tours, l’ultima gara dell’anno. Questo per dire che alla fine non ho mai mollato e ho cercato fino alla fine di fare bene, di riprendermi.

Quali insegnamenti hai dunque ottenuto da questa stagione?

Innanzitutto che non devo esagerare. Che non sono Superman: se non sono al meglio, devo recuperare un po’. E poi che forse devo ascoltare un po’ di più chi mi sta vicino. Penso proprio al Limousin: dovevo ascoltare la squadra che invece mi consigliava di rifiatare in vista del finale di stagione.

Che poi la questione è proprio questa, Luca: davvero ti si è visto poco, specie in relazione a quanto mostrato in primavera…

Sì, sì e ne sono consapevole. Quello solitamente è un periodo buono per me: nelle corse di secondo livello di fine stagione ci sono sempre stato. Stavolta invece ho fatto fatica.

Mozzato si appresta ad affrontare la terza stagione in questo team
Mozzato si appresta ad affrontare la terza stagione in questo team
Complimenti per l’onestà! E invece in squadra come vanno le cose?

Per ora sembra tutto bene. Non navighiamo nell’oro ma tutto procede come gli altri anni. Faremo tre giorni in Bretagna a fine mese con sponsor e fan, poi a dicembre e a gennaio andremo in Spagna per i ritiri, dove prepareremo la stagione cercando di difendere il posto nel WorldTour.

Conosci già il tuo calendario?

Non di preciso, ma più o meno è il solito. Quindi già so che la mia prima parte di stagione si concluderà con la Parigi-Roubaix. Poi non so le corse specifiche, ma più o meno è quello. Da lì in poi, invece, si vedrà.

Ti piacerebbe fare il Giro d’Italia?

Da italiano assolutamente sì, specie perché il Giro non l’ho mai fatto. Tra l’altro, si vocifera ci sia una tappa con arrivo a Vicenza, la mia città.

Epis e Milesi, come sta andando nel devo team dell’Arkea?

04.09.2024
6 min
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Fra le tante… migrazioni degli U23 italiani verso i development team, ce ne sono due che forse non hanno fatto clamore come altre. Quella di Giosuè Epis e Nicolas Milesi di accettare la proposta della Arkea-B&B Hotels Continentale rappresenta una scelta di volontà di crescita importante.

Circa 40 giorni di gara per entrambi, di cui un terzo disputati con la formazione WorldTour. Tuttavia per Epis e Milesi la stagione finora ha viaggiato su due binari diversi per differenti validi motivi (in apertura al campionato italiano U23, photors.it). Ne abbiamo parlato con loro, cercando di capire anche se, al netto di tutto, la decisione di andare all’estero stia ripagando o meno.

Epis vuole finire in crescendo la stagione. Al Giro del Friuli cercherà continuità di prestazioni e risultati
Epis vuole finire in crescendo la stagione. Al Giro del Friuli cercherà continuità di prestazioni e risultati

Maledetta primavera

Oggi Epis è in gara al Giro del Friuli (fino al 7 settembre) con la speranza di ritrovare il giusto colpo di pedale e di conseguenza un morale sereno. Il suo 2024 ha avuto un avvio che definire travagliato è quasi un complimento.

«Per le aspettative che avevo – spiega il ventiduenne bresciano – non è stato un anno facile. Non sono molto contento, mi sento soddisfatto al 70 per cento se considero tutto. In realtà speravo in maggiori risultati e prestazioni. Non sono mancati, però avrei voluto più continuità di rendimento. La sosta forzata di 40 giorni a fine marzo ha decisamente condizionato la mia annata, sia dal punto di vista fisico che mentale».

Tutta colpa del valore della troponina (un enzima di natura proteica presente nel muscolo scheletrico e cardiaco) durante un check-up di routine della squadra. Il suo indice segnalava una sofferenza del cuore, che comunque appariva inizialmente sotto controllo ed invece no.

«Ricordo che ero a Linate – prosegue Epis – e stavo salendo sul volo per andare a correre il Circuit des Ardennes in Francia, quando mi hanno chiamato con urgenza dicendomi di scendere. Non potevo correre perché non avevo il benestare dei dottori. Infatti i valori, dopo alcuni accertamenti, erano troppo alti e sarebbe stato pericoloso. Mi è caduto il mondo addosso, perché ho dovuto fare subito una settimana di ospedale e poi è stata una lunga trafila. Nei primi giorni ho pensato più volte di smettere, poi ho ritrovato la motivazione».

Un Giosuè nuovo

Epis ha riattaccato il numero sulla schiena il primo maggio a Francoforte, nella classica per U23, ma solo a fine mese ha ripreso veramente, praticamente a due mesi di distanza dall’ultima corsa. E da lì la lunga rincorsa fino ad oggi.

«Sono rientrato all’Alpes Isère – continua Epis – dove ho raccolto due piazzamenti, di cui un terzo posto in volata. Ero in crescita, mi serviva correre. Poiché la nostra squadra non era stata invitata al Giro NextGen, avrei dovuto correrlo con la nazionale di Amadori, ma alla fine sono stato mandato allo ZLM Tour, trovando un altro piazzamento per il morale. Tutto sommato, se riguardo indietro a ciò che è successo, va bene così, però ora voglio solo fare bene il finale di stagione iniziando proprio dal Giro del Friuli».

Epis e Milesi hanno corso quasi una decina di gare con l’Arkea WT. Qui assieme alla Coppi&Bartali però col devo team
Epis e Milesi hanno corso quasi una decina di gare con l’Arkea WT. Qui assieme alla Coppi&Bartali però col devo team

I miglioramenti di Milesi

Nelle ultime ore è arrivata la convocazione di Milesi per l’europeo in Belgio (dall’11 al 15 settembre) sia per la crono che per la strada, anche se la formazione verrà ufficializzata dopo l’attuale ritiro al Sestriere. Per il 20enne bergamasco di Parre l’annata finora è andata bene ed è servita per incamerare esperienze nuove.

«Sono migliorato tanto in ogni campo – racconta Nicolas – dalla resistenza alle gare dure fino alla crono, in cui già andavo bene. Mi piacciono le corse del Nord, che sono adatte alle mie caratteristiche. Ho avuto diverse occasioni, alcune delle quali potevo fare meglio ed un paio di buone top ten sono arrivate. Peccato per il secondo posto al campionato italiano a crono (a 25” da Raccagni Noviero, ndr), dopo quello dell’anno scorso. Mi ero preparato bene allo ZLM Tour, ma non ho nulla da recriminare».

Se la maglia azzurra era uno degli obiettivi del 2024, anche alcune successive gare lo saranno. «Visto che abbiamo corso molto all’estero, sarebbe bello fare bene in quelle italiane. Penso al Piccolo Lombardia sulle strade vicino a casa».

Scelta giusta

Anche in considerazione delle rispettive annate, l’ultima domanda ai due lombardi del devo team dell’Arkea è relativa alla scelta di lasciare le proprie formazioni U23 italiane per l’estero. Giusta o affrettata?

«Per quanto mi riguarda – dice Epis, che ha ottenuto 8 vittorie totali nei tre anni da “dilettante” in Italia – la rifarei senza pensarci. Ci tengo a specificare che con la Zalf, la mia ex squadra, mi sono lasciato bene e che hanno compreso la mia volontà di voler guardare cosa c’è oltre il nostro confine. E’ un modo di crescere, facendo anche un’esperienza di vita un po’ più ampia. E non sottovalutiamo che quest’anno ho avuto modo di correre per tante volte col team WorldTour, dove impari a curare i dettagli. In Italia non mi sarebbe mai potuto capitare. Certo, col senno del poi, cercherei di fare meglio certe cose, ma ripeto, non sono pentito della mia scelta, tant’è che ho rinnovato anche per l’anno prossimo».

Azzurro. Milesi quest’anno con la nazionale ha corso l’Orlen Grand Prix in Polonia. E’ appena stato convocato anche per l’europeo in Belgio
Azzurro. Milesi quest’anno con la nazionale ha corso l’Orlen Grand Prix in Polonia. E’ appena stato convocato anche per l’europeo in Belgio

Stessa lunghezza d’onda anche per Milesi, forse con ancora meno dubbi. «Anche nel mio caso non ho avuto problemi con la Colpack, con cui avrei potuto continuare. Anche loro hanno capito l’opportunità che mi veniva offerta. Sicuramente non è stato facile all’inizio perché cambiava tutto, a partire dalla lingua, ma l’ambientamento è andato bene, grazie anche a Giosuè. Avere un compagno italiano aiuta ad integrarsi meglio».

«Il calendario dei devo team – conclude Milesi – è un’altra cosa rispetto a quello italiano. Ti dà un’altra consapevolezza. Puoi confrontarti su percorsi diversi, con rivali che cambiano quasi ad ogni corsa, tra i migliori al mondo e su tattiche alternative. Sono contento, per me è stato un passo in avanti per crescere più in fretta, anche attraverso le corse con la Arkea dei pro’. Anche io ho rinnovato e vorrei guadagnarmi il passaggio nel team WorldTour per il 2026».

Champoussin, quando i secondi posti hanno un valore particolare

30.08.2024
5 min
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Dopo un Tour de France nel complesso modesto, senza squilli, Clement Champoussin ha tirato fuori le unghie: protagonista assoluto all’Arctic Race of Norway dopo una rimonta furiosa nell’ultima tappa piegandosi solo al danese Magnus Cort e secondo anche al Circuito de Getxo dietro il basco Barrenetxea. Il francese dell’Arkea B&B Hotels ha confermato così quella vecchia equazione che vuole chi esce dalla Grande Boucle, anche se corsa in modo anonimo, con una condizione invidiabile, da sfruttare.

Lo sprint finale di Getxo, Champoussin prova a fare lo sgambetto al locale Barrenetxea
Lo sprint finale di Getxo, Champoussin prova a fare lo sgambetto al locale Barrenetxea

Il transalpino di Nizza non si è fermato, chiude un agosto in attivo e si prepara per un grande finale di stagione per rilanciare la sua sfida per il prossimo anno, per il quale ha già il contratto di riconferma con il team WT del suo Paese.

Come giudichi questa tua seconda stagione all’Arkea?

Il primo anno è stato una scoperta, mi sono orientato anche se qualche squillo è arrivato come la tappa nella corsa in Norvegia, nella quale mi trovo particolarmente bene. Ho trovato un team di famiglia con grande senso di ascolto, di condivisione. Quest’anno mi sento più regolare con un 11° posto alla Freccia Vallone, 2° all’Arctic Race, 2° a Gexto. Voglio continuare a migliorare le mie prestazioni nel tempo, ma anche vincere perché tutti corriamo per questo scopo.

Ottava frazione al Delfinato, Clement è già sofferente per il Covid e si ritirerà di lì a poco
Ottava frazione al Delfinato, Clement è già sofferente per il Covid e si ritirerà di lì a poco
Il tuo Tour de France non è stato come quello dello scorso anno, perché?

Sono stato male prima della partenza, ho avuto il Covid mentre correvo il Criterium du Dauphiné tanto che sono stato costretto al ritiro. E ci ho messo molto tempo a riprendermi con il passare dei giorni, pur continuando ad allenarmi e a correre. Mi è particolarmente spiaciuto perché al Delfinato avevo avuto ottime sensazioni, ma gli strascichi sono stati pesanti.

Tra l’inizio e la fine del Tour hai notato un cambiamento nella tua condizione di forma?

Sì. Le mie condizioni fisiche sono migliorate con il passare dei giorni, non solo perché man mano gli effetti del Covid svanivano, ma al contempo sentivo riemergere una grande condizione fisica, il lavoro precedente stava iniziando a dare i suoi frutti. Frutti che ho potuto raccogliere quando la grande corsa francese si era conclusa, per questo era giusto tirare avanti.

Cort guarda al suo fianco Champoussin, tenendolo dietro e vincendo anche l’ultima tappa in Norvegia
Cort guarda al suo fianco Champoussin, tenendolo dietro e vincendo anche l’ultima tappa in Norvegia
Sei andato molto bene all’Arctic Race chiuso al 2° posto, poi al Circuito de Getxo hai ottenuto un altro 2° posto: quale dei due ti ha lasciato un po’ deluso?

Volevo vincere entrambe le volte e mi sono scontrato con qualcuno che era più forte di me. Non fa mai piacere finire al secondo posto per un ciclista, anche se significa portare una bella dote di punti alla tua squadra e quindi onorare al meglio il tuo contratto, ma bisogna anche prendere atto di chi hai contro. Cort sta vivendo anche lui una fase davvero straordinaria, guardate quel che ha fatto dopo il Tour, non esce mai dalle posizioni alte delle classifiche. Lo spagnolo correva sulle sue strade. Io poi non sono abituato a lamentarmi, tanto meno di un secondo posto…

L’impressione è che sei sempre più orientato a essere un corridore in grado di ottenere risultati nelle classiche ma anche nelle brevi corse a tappe: quale delle due dimensioni pensi sia più adatta alle tue caratteristiche?

In realtà mi piacciono le gare di un giorno, come le gare a tappe di una settimana. Ma mi attirano anche i Grandi Giri, so cosa vuol dire vincere una tappa in un evento di questo tipo e una volta vissuto un momento del genere, tu inevitabilmente vuoi sperimentarlo di nuovo. Quel giorno alla Vuelta 2021, quella vittoria da godersi appieno con gli avversari lontani, incapaci di rispondere, pur essendo grandi campioni come Roglic, Yates, Mas è qualche cosa che resta stampato indelebilmente nella mia memoria.

Gli avversari sono staccati, da Roglic in poi: la vittoria alla Vuelta 2021, nella tappa di Castro de Herville è sua
Gli avversari sono staccati, da Roglic in poi: la vittoria alla Vuelta 2021, nella tappa di Castro de Herville è sua
Con questi risultati e questa forma pensi di poter ambire a un posto per i Mondiali e il percorso di Zurigo si adatta alle tue caratteristiche?

Questa è una bella domanda, ma credo che la risposta stia nella mente di Thomas Voeckler. Io possono solo continuare a fare il mio dovere e andare più forte che posso, se mi vuole sono qua…

Guardando le Olimpiadi, pensi che le due medaglie vinte dalla Francia possano dare ulteriore sviluppo al movimento ciclistico nazionale?

Io non faccio parte degli organismi che governano il ciclismo francese, da praticante posso solo sperare che ci sarà un’eredità olimpica. Il successo dei Giochi Olimpici in ogni caso è stato totale, abbiamo ottenuto una quantità straordinaria di medaglie e di titoli, la gente si è esaltata per oltre due settimane non parlando d’altro e il ciclismo su strada, con le medaglie di Valentin Madouas e Christophe Laporte, ha partecipato brillantemente.

Una stagione nel complesso positiva per il nizzardo con 8 Top 10, ma manca la vittoria
Una stagione nel complesso positiva per il nizzardo con 8 Top 10, ma manca la vittoria
Sei sempre in buona evidenza all’inizio come alla fine della stagione: soffri particolarmente il caldo?

Non particolarmente visto che le mie ultime due prestazioni sono state ottenute con il caldo dell’Arctic Race e della Gexto. Non influisce particolarmente la stagione o il clima nelle mie prestazioni, dipende tutto da quando la migliore condizione arriva e il nostro compito è farla arrivare il prima e il più a lungo possibile.

Da qui alla fine dell’anno quali sono i tuoi obiettivi?

Uno solo: vincere!

Verre prepara il finale di stagione: Vuelta no, calendario italiano sì

05.08.2024
4 min
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Alessandro Verre è ritornato in Basilicata. Si sta allenando sulle sue montagne e magari lì riesce anche a dribblare un po’ di caldo. Il corridore dell’Arkea-B&B Hotels si sta infatti preparando al lungo finale di stagione che lo aspetta.

Un finale di cui vogliamo sapere di più, soprattutto dopo aver portato a termine il suo primo grande Giro, la corsa rosa, che come è noto in un giovane non passa mai inosservata. Nel bene e nel male…

Verre (classe 2001) in allenamento sulle strade di casa
Verre (classe 2001) in allenamento sulle strade di casa
Alessandro come stai?

Bene dai, come detto sono tornato a casa dopo l’altura e dopo un paio di corse in Spagna. Ma fa molto caldo lo stesso, anche se da me un po’ me la cavo perché riesco ad andare fino a 1.500 metri di quota. Tuttavia anche lì ci sono 30 gradi. Però in generale sto meglio rispetto all’anno scorso di questo periodo.

Come mai?

Perché sono uscito bene dal Giro d’Italia. Sì, mi aspettavo qualche risultato in più, ma il buono del Giro me lo sto portando dietro anche adesso. Lo sento dalle sensazioni in bici, sento di avere fondo e forza. Quando vi dicevo che per i giovani è meglio la Vuelta è proprio perché non sai come reagirai al tuo primo grande Giro. Se è la Vuelta e finisci sfinito, poco male perché poi ti fermi e riparti l’anno successivo, ma se esci male dal Giro poi hai ancora parecchia parte di stagione da affrontare. Per fortuna mi è andata bene.

Chiarissimo. E come ti stai allenando dunque?

Non troppo a fondo, anche perché tra una settimana correrò al Giro di Polonia e poi con questo caldo meglio non fare troppe ore. Magari faccio un’ora, anche un’ora e mezza in meno, ma con più lavori. E poi comunque ero stato sullo Stelvio a 2.700 metri di quota e da lì ero sceso per fare il Giro dell’Appennino e anche quello ha contribuito a fare intensità. Dopo la corsa ligure ci sono tornato. E comunque il solo fatto di stare lassù aiuta.

Verre ha preso parte anche alla crono tricolore. Nonostante sia uno scalatore, si adatta bene a questa specialità
Verre ha preso parte anche alla crono tricolore. Nonostante sia uno scalatore, si adatta bene a questa specialità
Quando parli di lavori cosa intendi, Alessandro?

Faccio esercizi di cambi di ritmo visto che si avvicina una gara come il Polonia. Ma in generale cerco di lavorare molto su questa caratteristica. E come detto ho sfruttato molto il blocco Stelvio, Appennino, poi ancora Stelvio e le due gare in Spagna a seguire: Castilla y Leon e Villafranca.

Adesso quale sarà il tuo programma? Hai detto del Polonia, ma farai anche la Vuelta?

No, in teoria dopo il Polonia dovrei fare soprattutto le gare del calendario italiano.

E ti dispiace non farla? 

Certamente mi sarebbe piaciuto farla, però non ero neanche così convinto che andare in Spagna sarebbe stata la mossa giusta. A quel punto sarebbero stati tantissimi giorni di gara a fine stagione. E poi tutto sommato il calendario italiano mi piace, così come in generale mi piace correre in Italia. Tra le tante corse che dovrò fare c’è anche il Giro di Toscana col Monte Serra che mi stuzzica. Conosco quella salita e quelle strade.

Fare la Vuelta sarebbe stato anche fare il secondo grande Giro in stagione, un buon test non credi? Ti stimolava questa cosa?

In realtà non ci ho pensato, forse perché già sapevo di non andare e che il mio grande obiettivo di stagione era il Giro. E poi in un team numeroso come il nostro è anche giusto far ruotare i corridori.

Sin qui Verre ha disputato 52 giorni di corsa (foto Instagram)
Sin qui Verre ha disputato 52 giorni di corsa (foto Instagram)
A proposito di corridori, ti aspettavi che il tuo compagno Kevin Vauquelin andasse così bene?

Sì, perché è un po’ che Kevin va forte e sta migliorando costantemente. Il discorso è sempre lo stesso, la differenza di crescita tra Italia ed estero. Ho sempre detto che a noi serve più tempo.

Perché? Spiegaci meglio…

Parte dalla gestione delle categorie giovanili, anche se proprio adesso mi sembra che stia cambiando la mentalità. Faccio un esempio con gli juniores del CPS Professional Team di Clemente Cavaliere con cui sono ancora in contatto (Verre correva in questa squadra, ndr) ed ho ottimi rapporti. Li vedi che molti di loro non sanno ancora bene cosa devono fare, cosa vogliono fare da grandi. I coetanei stranieri invece vi assicuro che sanno già tutto: alimentazione, allenamenti, cura dei dettagli e quando ci parli ti rendi conto di avere di fronte gente che davvero va in bici, che è già mentalizzata.

Torniamo a te, Alessandro. A fine stagione scadrà anche il tuo contratto con l’Arkea: come sei messo in tal senso?

Non ne so ancora nulla, tutto è in divenire. Vediamo se si resta qui o quel che accadrà…