Partendo dall’articolo sulle performance delle bici, ma più in generale dei materiali utilizzati nel WorldTour continuiamo ad analizzare āpezzo per pezzoā gli elementi che più contribuiscono a queste āsuperā prestazioni. Partiamo dai perni passanti.
Oggi la bici da strada ha preso molto dalla Mtb. Il settore dell’offroad ha fatto passi da gigante sulla tecnica ed ĆØ più āavantiā. Ma non perchĆ© ādi lĆ ā siano più intelligenti, semplicemente perchĆ© hanno più esigenze da fronteggiare. Su strada fino a pochi anni fa l’obiettivo era uno solo: ridurre il peso. E non a caso per quel che riguarda il carbonio la bici da strada ĆØ avanti. Poi ĆØ subentrata l’aerodinamica come abbiamo visto.
E’ stato il freno a disco a spalancare le porte al perno passante. Si tratta dell’elemento che forse più di tutti ha stravolto la bici da strada e l’ha resa più efficiente in termini di scorrevolezza e anche di comfort.
GiĆ nel 2016 un certo Fabian Cancellara ci disse che stava provando in allenamento il freno a disco. E la cosa che lo aveva colpito di più era stato proprio il perno passante. In vista delle Olimpiadi di Rio tuttavia non poteva utilizzarlo in quanto Trek (ma anche altri brand) non prevedevano all’epoca la bici da crono con questa tecnologia.
Perni maggiorati
Su strada non c’ĆØ bisogno delle maggiorazioni āBoostā (148 millimetri) che sono usate nella Mtb. Quindi i perni posteriori sono tutti larghi 142 millimetri al posteriore. I vecchi assi erano più stretti di 7-9 millimetri (mediamente), infatti spesso il morsetto tendeva a stringere il carro. Una base più larga vuol dire un peso distribuito su un’area maggiore e quindi meno pressione sul singolo punto e più scorrevolezza.
Non solo. Prima questo peso era distribuito su un’asse (il perno del morsetto) il cui diametro era di circa 2,5 millimetri, adesso invece ĆØ di 1,2 centimetri. Un abisso. E’ questa la chiave della maggiore efficienza, che rende tutto più fluido e che smorza le vibrazioni che arrivano alla bici.
Lo stesso concetto lo ritroviamo all’anteriore: asse largo 100 millimetri e diametro di 1,2 centimetri. E poco importa se carro e forcella si sono dovuti allargare. Anzi, con le ruote di ultima generazione ĆØ anche meglio dal punto di vista aerodinamico come vedremo. Senza contare che una base d’appoggio maggiore assicura più stabilitĆ sia quando si gira, sia quando si va dritti.
Sganci veloci
In molti restano scettici però sul fatto che il perno passante richieda più tempo in caso di foratura poiché va svitato e non ha lo sgancio rapido. Anche in questo la tecnica ha fatto passi da gigante. Sempre DT Swiss ha reso per prima il perno passante quick release e lo ha fornito a molti marchi. Un qualcosa di simile ha fatto Mavic.
Un perno che va inserito nella sua filettatura richiede una decina di secondi di più rispetto ad uno sgancio tradizionale per la sostituzione. Ma si ha la certezza che la ruota sia perfettamente centrata. Alcuni professionisti avevano la ābrugolaā nella tasca, nel caso si fossero fermati avrebbero iniziato a svitare la ruota in attesa dell’ammiraglia.
Sensazioni ingannevoli
Infine un appunto sulle sensazioni di reattivitĆ . Ruotando attorno ad un perno più largo si ha l’idea che la bici sia meno reattiva nelle primissime pedalate. Il che può anche starci, i numeri però dicono altro. E’ come se la ācoppiaā di una macchina avesse meno picco, ma durasse di più. Una volta poi lanciati, il confronto ĆØ impietoso. Si parla di 10 watt risparmiati ad una velocitĆ superiore ai 40 all’ora per chi pesa 80 chili e di 8,3 watt per chi ne pesa 70.