La crescita di Vauquelin nella crisi dell’Arkéa

25.06.2025
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Kevin Vauquelin stava per riuscire in una piccola grande impresa vincendo il Tour de Suisse, peccato per lui e per la Arkéa-B&B Hotels che abbia trovato sulla sua strada un formidabile Joao Almeida e una corazzata come la UAE Emirates. Sarebbe stata la prima vittoria di un francese in una corsa WorldTour dal 2007, anno in cui Christophe Moreau vinse il Delfinato.

Vauquelin è rimasto in testa alla corsa elvetica fino alla cronometro finale. Ma per tutta la settimana ha lottato a testa alta contro tutti. Ha persino rilanciato sul traguardo di Emmetten, con una volata che per pochissimi metri non l’ha visto vincere, salvo poi cedere per pochi centimetri allo stesso Almeida. Ha utilizzato al meglio la squadra, e quei pochi uomini – tra cui anche il nostro Alessandro Verre – hanno a lungo chiuso sulle fughe e tenuto la corsa.

Arkea compatta e orgogliosa attorno al suo leader: tutti hanno reso al meglio
Arkea compatta e orgogliosa attorno al suo leader: tutti hanno reso al meglio

Tra sogno e dura realtà

Qualcosa di normale, se vogliamo, ma non nella situazione attuale della Arkéa-B&B Hotels, che naviga in acque agitate, per non dire in pieno uragano. E’ proprio in casi come questi che si vede quanto aumentino stimoli e rendimento quando ci si gioca qualcosa di grosso. Poi la cronoscalata di Stockhutte ha riportato Vauquelin e compagni sulla terra.

«Sono ovviamente deluso – ha dichiarato ai media presenti al Tour de Suisse dopo la sua prova – avevo molte aspettative su me stesso. Ho sentito molta pressione intorno a me. Mi scuso per non esserci riuscito, ci avrei voluto davvero. Avevo le gambe un po’ strane, penso che siano state tante emozioni in poco tempo, ho cercato di dare il massimo ma sentivo che mi mancava quel pizzico di grinta che si ha quando si segue qualcuno, come ieri, quando Joao ha cercato di farmi esplodere in salita. E’ ancora questo il lavoro che devo fare: in una normale cronometro individuale abbiamo la velocità che ci motiva e ci lancia, in salita no. Sentivo di avere dei watt in meno».

«Dobbiamo comunque essere contenti perché abbiamo lottato fino alla fine con squadre che hanno budget molto più elevati del nostro. E non è facile».

Vauquelin stremato al termine della crono in Svizzera dove ha chiuso 4° a 1’40” da Almeida
Vauquelin stremato al termine della crono in Svizzera dove ha chiuso 4° a 1’40” da Almeida

Una stagione importante

«Secondo nella classifica generale, non ci pensavamo davvero. Sono traguardi importanti per la mia carriera. In questa settimana ho superato limiti importanti. E’ fenomenale».

Ed effettivamente Vauquelin si lancia in un’altra dimensione dopo queste performance. La vittoria di tappa al Tour de France a Bologna, le affermazioni in primavera, il secondo posto alla Freccia Vallone… rappresentano quella continuità che fa dire che è un corridore vero. Non una meteora. Parliamo sempre di un classe 2001: ha compiuto 24 anni ad aprile.

In Francia si è parlato molto di Vauquelin. Adesso è anche dato tra i favoriti per l’imminente titolo nazionale. Un motivo d’orgoglio, da sfoggiare magari al Tour.

Soprattutto, il podio di Vauquelin in Svizzera ha riacceso i riflettori sulla situazione economica della Arkéa, che – come detto – versa in acque tempestose. Questo secondo posto, e anche i punti arrivati da Raúl García Pierna alla Route d’Occitanie e da Cristián Rodríguez all’Andorra Morabanca, servono a poco.

Primo, perché non è tanto la questione dei punti: di fatto la Arkéa è fuori dalla top 18 del triennio WorldTour già da un anno. Secondo, perché il vero problema è economico ed è legato agli sponsor.

Alla fine Vauquelin ha salvato il podio nella generale, arrivando secondo, e ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane
Alla fine Vauquelin ha salvato il podio nella generale, arrivando secondo, e ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane

Bravi, ma basta?

Già durante le Ardenne il team manager Emmanuel Hubert era stato chiaro: «Non so se continueremo. Servono 25 milioni di euro». E sembra anche che abbia detto ai ragazzi che se trovano una sistemazione per l’anno prossimo, di sentirsi liberi di accettarla. Non certo un bel segnale.

Questa buona prestazione, insomma, potrebbe non bastare a cambiare le sorti della squadra bretone.

«Ci troviamo in una situazione finanziaria complicata – ha detto Vauquelin, ricordando parecchio Verre all’arrivo di Sestriere – per Emmanuel Hubert è molto complicato. Spero che questi risultati possano portare sponsor e aiutare Emmanuel e il team Arkéa-B&B Hotels. Ne abbiamo bisogno. Staff e corridori stanno dando il massimo con i pochi mezzi che abbiamo. Se dobbiamo confrontarci con le grandi squadre e i grandi budget, è molto complicato. Quindi spero che questo dia un po’ di voglia a qualche sponsor di venire: nonostante le difficoltà, siamo in grado di ottenere risultati».

Per ora si sa che la Arkéa-B&B Hotels non ha ancora un roster per il 2026 e che già sei corridori – tra cui lo stesso Vauquelin e si vocifera anche Luca Mozzato – abbiano trovato una nuova sistemazione. Vedremo. Ma è certo che se per restare a galla nel WorldTour servono 25 milioni di euro, qualche domanda chi siede al tavolo dei comandi dovrà porsela.

Zamperini torna a vincere e sta imparando a correre da grande

20.06.2025
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Edoardo Zamperini è emigrato, ciclisticamente parlando, in Francia per correre con il devo team dell’Arkea B&B Hotels. Dopo una prima parte di stagione corsa principalmente insieme alla formazione WorldTour è tornato a correre tra gli under 23. La prima vera gara nella categoria di cui è campione italiano è stata la Gent-Wevelgem, nella quale ha trionfato Alessandro Borgo. Lo scalatore veneto, nato ad Azzago, rientrava alle corse dopo una pausa di quasi un mese. 

Qualche giorno dopo Edoardo Zamperini è volato in Polonia con la nazionale di Marino Amadori per correre l’Orlen Nations Grand Prix, prova di Nations Cup che gli ha regalato una vittoria che mancava da quasi un anno. L’ultima volta che aveva alzato le braccia al cielo era stato al campionato italiano scorso a Trissino, nel suo Veneto.

Zamperini ha alzato il livello del suo calendario quest’anno correndo molte più corse a tappe rispetto al passato (foto Instagram)
Zamperini ha alzato il livello del suo calendario quest’anno correndo molte più corse a tappe rispetto al passato (foto Instagram)

Un libro aperto

Dopo aver corso per tre anni in due formazioni continental italiane, prima alla Zalf nel 2022 e nel 2023 e poi alla Trevigiani nel 2024, Zamperini è uscito dall’Italia. Cambiare non è semplice, ma lui si è rimboccato le maniche e ha lavorato sodo facendo dei passi in avanti. C’è ancora da fare, ne è consapevole, ma si tratta di trovare l’equilibrio giusto.

«Questa prima parte di stagione – racconta Edoardo Zamperini – non è andata male. Sono riuscito a vincere ed è una cosa che mi rende felice. Il livello delle corse si è alzato parecchio e devo prendere bene la mira. C’è parecchia differenza rispetto agli anni in cui correvo con squadre italiane, la principale è che si va più forte. La seconda cosa che è cambiata è il calendario. Il team prende parte solamente a gare professionistiche o internazionali per quanto riguarda quelle under 23. Questo vuol dire che non si può pensare di arrivare ad un appuntamento all’80 per cento. Ci si deve far trovare pronti».

Inoltre Zamperini ha corso spesso con il team WorldTour, qui in fuga al Gran Premio Miguel Indurain
Inoltre Zamperini ha corso spesso con il team WorldTour, qui in fuga al Gran Premio Miguel Indurain
Un aspetto nuovo?

Per me sì. Gli anni scorsi correvo tutte le settimane mentre ora lavoro con blocchi di allenamento programmati per arrivare pronto in determinate gare. Inoltre dopo diversi anni ho cambiato preparatore, è un passaggio delicato. Ci si deve conoscere e capire quali parti prendere e quali no del lavoro. 

Ad esempio?

Durante l’inverno ho fatto tanto volume, quindi lavori in Z2. Mi sono accorto che in gara, quando il ritmo è alto per tutta la giornata, riesco a fare bene. Al contrario se si va più piano per poi alzare l’andatura su strappi o salite corte vado in difficoltà. Ne ho parlato con il preparatore, andremo ad aumentare gli allenamenti dalla Z3 in su. Serve riuscire ad aprire il gas quando la corsa lo richiede. 

Tutta la grinta del corridore veneto, che alla prova di Nations Cup in Polonia è tornato a vincere dopo un anno (foto Tomasz Smietana)
Tutta la grinta del corridore veneto, che alla prova di Nations Cup in Polonia è tornato a vincere dopo un anno (foto Tomasz Smietana)
Sei comunque riuscito a vincere dopo tanto tempo, come ti sei sentito?

Molto felice. Per me ma anche perché sento di aver ripagato la fiducia che Marino Amadori (il cittì della nazionale under 23, ndr) mi ha dato. Al termine dei primi mesi di corse, dopo il Laigueglia, gli avevo detto che mi sarei fatto trovare pronto per l’Orlen Nations Grand Prix. Per ovvi motivi mi aveva messo tra le riserve, alla fine Chesini non è andato per motivi di salute e Amadori mi ha portato. 

Avete parlato tu e Amadori prima della gara?

Con lui sono sempre stato onesto e gli ho sempre detto quali fossero le mie sensazioni. Lo scorso anno ero nella lista per il Tour de l’Avenir ma prima di fare le convocazioni gli ho detto che non ero nella condizione giusta per fare bene. Questa volta sono contento di aver mantenuto una promessa in positivo. 

Per Zamperini nella seconda metà dell’anno c’è la voglia e l’ambizione di andare al Tour de l’Avenir (foto Tomasz Smietana)
Per Zamperini nella seconda metà dell’anno c’è la voglia e l’ambizione di andare al Tour de l’Avenir (foto Tomasz Smietana)
Non vincevi dal campionato italiano dello scorso anno, che sensazioni avevi durante la corsa?

Ero fiducioso. Vero che il successo mancava da tanto tempo però sono sempre stato abituato a non essere un grande vincente. Lo so, mi conosco e questa cosa non mi pesa. Nel momento in cui approccio il finale di gara non ho pressioni, uso la testa e studio gli avversari. 

Una decina di giorni dopo sei andato all’Alpes Isère Tour, ma non è andata come ti saresti aspettato…

No, tra l’Orlen e l’Alpes Isère non ho recuperato bene. Anche questo è un punto da capire insieme al team. Alla fine di gare a tappe, di quattro o cinque giorni, esco stanco nei giorni successivi accuso un po’. Si deve trovare il giusto equilibrio anche nel recupero. Torno a dire che rispetto agli anni passati questa è la prima volta in cui corro diverse gare a tappe, può darsi che il mio fisico si debba ancora abituare. 

Ora si sta correndo il Giro Next Gen, da campione italiano ti dispiace non esserci?

Dispiace ma la squadra non ha mai fatto richiesta di partecipare. Lo sapevo e non è un problema, le corse non mancano. Uno dei prossimi grandi obiettivi è il Giro della Valle d’Aosta e poi il Tour d’Alsace. La speranza è di fare bene per cercare di guadagnare un posto per l’Avenir.

CyclingCeramic: debutto al Giro d’Italia con la Arkéa-B&B Hotels

18.06.2025
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La partecipazione al Giro d’Italia 2025 ha rappresentato un momento davvero storico per CyclingCeramic, brand francese specializzato nella produzione di componenti ad alte prestazioni per il ciclismo. Per la prima volta, l’azienda ha preso parte a un Grande Giro in qualità di partner tecnico ufficiale del Team Arkéa-B&B Hotels, formazione UCI WorldTour tra le più in crescita nel panorama professionistico.

Il debutto è stato significativo non solo per la visibilità, ma per l’importanza tecnica della sfida: ventuno tappe, migliaia di chilometri, condizioni meteo variabili e dislivelli impegnativi hanno messo alla prova l’intera gamma CyclingCeramic, confermandone l’affidabilità e le prestazioni.

Distribuita in esclusiva in Italia da Fina Bike, realtà commerciale guidata da Rosario Fina, CyclingCeramic ha così portato i propri prodotti al centro del palcoscenico internazionale. Un traguardo che ha segnato l’inizio di una nuova fase per l’azienda, da anni impegnata nell’innovazione tecnologica dei componenti per bici da corsa e gravel.

Il Giro d’Italia ha messo alla prova i componenti di CyclingCeramic in tutti i terreni
Il Giro d’Italia ha messo alla prova i componenti di CyclingCeramic in tutti i terreni

Una partnership strategica ad alta tecnologia

La collaborazione con Arkéa-B&B Hotels è stata annunciata all’inizio della stagione 2025, in concomitanza con il lancio del nuovo Road Cage, componente oversize per il cambio posteriore, simbolo della filosofia CyclingCeramic: unire design, efficienza e resistenza per spingere al massimo la trasmissione di potenza.

Durante il Giro d’Italia, il Road Cage ha equipaggiato le biciclette dei corridori del team francese, contribuendo a ottimizzare la scorrevolezza della trasmissione grazie a cuscinetti ceramici di ultima generazione. L’obiettivo era chiaro: ridurre l’attrito, aumentare la fluidità della pedalata e massimizzare il rendimento su ogni terreno. Oltre al Road Cage, CyclingCeramic ha fornito movimenti centrali, mozzi e kit di pulegge, tutti sviluppati e assemblati in Francia con lavorazioni CNC e materiali premium. La scelta di Arkéa-B&B Hotels ha confermato l’affidabilità del marchio in ambito WorldTour, grazie anche all’ottimo feedback ricevuto da meccanici e atleti durante tutta la corsa rosa.

il Road Cage di ultima generazione sarà disponibile anche con gli ingranaggi “aperti”
il Road Cage di ultima generazione sarà disponibile anche con gli ingranaggi “aperti”

Road Cage: prestazioni e stile

Concreto esempio di innovazione, il Road Cage è stato progettato per ciclisti professionisti e amatori esigenti. Il corpo, lavorato CNC, ospita pulegge oversize con cuscinetti ceramici high-end, capaci di abbattere la resistenza meccanica e offrire un guadagno in watt misurabile. Non solo performance, ma anche estetica: il Road Cage è disponibile in quattro varianti cromatiche (rosso, oro, blu e nero), pensate per integrarsi armonicamente con qualsiasi allestimento bici.

Durante le tre settimane del Giro, il Road Cage ha dimostrato durabilità, leggerezza e stabilità, garantendo una trasmissione fluida anche sotto sforzo, in salita come in volata. Il tutto con un design aerodinamico che contribuisce a ridurre la resistenza all’aria.

«Entrare nel World Tour e completare il primo Grande Giro al fianco di una squadra come Arkéa-B&B Hotels ha rappresentato un passaggio fondamentale nella nostra evoluzione aziendale – hanno dichiarato dal quartiere generale francese di CyclingCeramic – questa esperienza ha rafforzato il nostro impegno per l’innovazione tecnica e la ricerca costante della perfezione meccanica. La presenza al Giro d’Italia ha permesso a CyclingCeramic di raccogliere dati sul campo, feedback diretti e nuovi stimoli progettuali, elementi essenziali per migliorare ulteriormente la nostra offerta prodotto e sviluppare nuove soluzioni per il mercato consumer e professionale».

Alessandro Verre è stato uno dei protagonisti del team Arkea B&B Hotels al Giro, con un secondo posto nella tappa di Sestriere
Alessandro Verre è stato uno dei protagonisti del team Arkea B&B Hotels al Giro, con un secondo posto nella tappa di Sestriere

Fina Bike punto di riferimento in Italia

In Italia, l’intera gamma CyclingCeramic è distribuita in esclusiva da Fina Bike, realtà guidata da Rosario Fina, punto di riferimento per i negozi specializzati e gli appassionati alla ricerca di componenti tecnici di fascia alta. Grazie a questa collaborazione, CyclingCeramic è sempre più presente anche nel mercato italiano, con un supporto commerciale e logistico dedicato.

Chi desidera conoscere le performance dei prodotti CyclingCeramic utilizzati al Giro d’Italia dal team Arkéa-B&B Hotel può rivolgersi direttamente ai rivenditori autorizzati Fina Bike.

CyclingCeramic

Fina Bike

Da Sestriere a Roma, Verre e quel colpo di coda da cui ripartire

05.06.2025
5 min
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Anche se la carovana del Giro d’Italia è sempre quella e per 21 giorni – in realtà, tra riposi e vigilia si arriva a 28 – viaggia tutta insieme, non sempre ci si incontra tanto è grande e tanti sono gli impegni. E noi Alessandro Verre lo abbiamo finalmente incrociato giusto la mattina di Verres (il gioco di parole è del tutto casuale!).

Un ragazzo che conosciamo da tempo, che abbiamo visto crescere, che abbiamo seguito persino nella più bella nazionale under 23 di Marino Amadori: quella che lottava con Filippo Zana all’Avenir e vinceva il mondiale a Leuven con Baroncini. E così il piacere è stato reciproco.

Quanto calore per Verre, eccolo firmare uno striscione che riprendeva il noto slogan di un liquore lucano… come lui (foto @sof.flum)
Quanto calore per Verre, eccolo firmare uno striscione che riprendeva il noto slogan di un liquore lucano… come lui (foto @sof.flum)

Quella voce impressionante

E’ stata la stessa voglia di Alessandro Verre di confidarsi. «Quando sono stato male, ragazzi. La mattina di Bormio, sul bus avevo il fiatone solo a prepararmi – raccontava il lucano della Arkéa-B&B Hotels – non riuscivo proprio a respirare. Ho pensato: oggi non la finisco. E quindi che sarei tornato a casa».

Mentre Alessandro parlava ci dirigevamo insieme verso la partenza della tappa. Lui verso il gruppo, noi verso la nostra macchina, entrambi in direzione Sestriere. Parlava, ma la sua voce era quella tipica di chi ha un raffreddore importante, una voce nasale. Non il suo solito timbro. Ecco perché fino a quel momento il lucano si era visto poco in corsa. Aveva fatto più cicli di antibiotici.

Ma da lì a poche ore la sua corsa rosa sarebbe cambiata. Avrebbe preso tutt’altro indirizzo, passando da un Giro “anonimo” – almeno per chi non sapeva – a un Giro da combattente vero.

Per due terzi di Giro Verre ha avuto a che fare con raffreddore, tosse e antibiotici. Anche per questo è stata importante la sua reazione (foto Instagram)
Per due terzi di Giro Verre ha avuto a che fare con raffreddore, tosse e antibiotici. Anche per questo è stata importante la sua reazione (foto Instagram)

Verre presente

Verre va in fuga. Sulle salite della 20ª tappa il gruppo si assottiglia fino a scatenare la bagarre definitiva sul Colle delle Finestre. Scappano in due: lui e Harper. Poi l’australiano prenderà il largo. Dietro Wout Van Aert prima e Simon Yates poi riprenderanno tutti i fuggitivi, tranne loro due.

All’arrivo, quel pianto liberatorio e forse anche delle risposte che sono arrivate proprio in extremis. E che vi abbiamo raccontato in presa diretta mentre tutti davano l’assalto a Simon Yates, re del Giro, e a Isaac Del Toro, il grande sconfitto.

«Abbiamo sparato le ultime cartucce – diceva Verre – le ultime energie che c’erano. Anche se non è una vittoria, per me vale come una vittoria. E anche per la squadra: tutti sanno il periodo difficile che stiamo vivendo in Arkea-B&B Hotels». Con grandi probabilità la squadra bretone sarà costretta a chiudere i battenti. Sembra addirittura che il team manager Huber abbia dato il via libera ai suoi corridori in vista del 2026.

«Questa bella prestazione – riprende Verre – perciò va a tutti: alla squadra, alla mia famiglia, ai miei amici. Quel mio pianto era dunque di rabbia».

Verre (classe 2001) all’arrivo del Sestriere
Verre (classe 2001) all’arrivo del Sestriere

Una salita durissima

«Prima del Colle delle Finestre mi sentivo benissimo, solo che questa salita non è stata adatta a me.
E non tanto per lo sterrato (Verre viene dalla mtb, ndr) ma perché era davvero troppo lunga. Non sono abituato a salite di un’ora e passa.

Nonostante tutto avevo un po’ di fiducia, ma negli ultimi metri sull’asfalto ho capito che si sarebbe fatto difficile. Ho cercato subito di prendere il ritmo di Harper. Poi, quando ho visto che stavo per andare in crisi, ho cercato di gestire e salire al mio ritmo. Ma in quegli ultimi dieci chilometri la salita era interminabile. Infinita».

Al netto delle difficoltà della Arkéa, Verre sarebbe stato comunque in scadenza di contratto. Pertanto, essersi messo in mostra in una frazione tanto dura e sul palcoscenico del Giro è stato importante. Ma soprattutto quell’azione gli ha dato la fiducia anche per la seconda parte di stagione.

L’arrivo in parta di Roma con un poliziotto in moto da una parte e l’ex compagno di fuga, Martin Marcellusi, dall’altra

Da Sestriere a Roma

E guarda caso, il giorno dopo lo abbiamo ritrovato in fuga persino nel circuito di Roma, non certo il suo terreno, visto che parliamo di un atleta che sfiora i 60 chili ed è uno scalatore. Ma quando poi la testa si sblocca, anche le gambe si sbloccano… specie se il peggio del raffreddore e degli antibiotici inizia a essere alle spalle. Quel tentativo ci è piaciuto da matti. Una gran bella reazione.
E’ stato come dire: «Io ci sono. Io sono questo, non quello delle tappe precedenti».

«Quello del Sestriere – dice Verre – è stato il mio primo podio tra i professionisti. Se penso che qualche giorno prima volevo andare a casa…».

«La fuga di Roma? E’ stata più per divertimento e anche per confermare quanto avevo fatto il giorno prima. Chiaramente sapevamo che il gruppo non ci avrebbe lasciato troppo spazio, però è andata. Nella riunione sul bus, quasi quasi sono stato io per primo – e poi i miei compagni – a proporla. Ho visto che stavo bene e ci ho provato».

In questi giorni Verre sta proseguendo la sua fase di recupero. Niente bici. Poi inizierà il lavoro verso il Tour de Suisse e il campionato italiano… magari per dare una mano, insieme a Giosuè Epis a Luca Mozzato.

Zamperini e i primi approcci al ciclismo d’oltralpe

13.03.2025
5 min
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LAIGUEGLIA – Il campione italiano under 23, Edoardo Zamperini, ha iniziato da qualche mese la sua nuova avventura nella formazione di sviluppo dell’Arkea B&B Hotels. Per questa prima parte di stagione il veneto ha disputato dieci giorni di gara, tutti con la formazione WolrdTour. L’ultimo appuntamento di questa breve serie è stato il Trofeo Laigueglia, nel quale si è messo a disposizione dei compagni. Dopo tanti anni in Italia anche Zamperini ha deciso di tentare la strada dell’estero, rispondendo alla chiamata del team francese (in apertura foto GettyImages). 

«La prima gara con la formazione continental – racconta Zamperini a pochi minuti dal via – sarà il Circuit des Ardennes. Quest’anno lo sto vivendo come un periodo di transizione, la stagione scorsa è stata tosta sotto tanti aspetti. Ero partito con molte aspettative e carico di responsabilità fin dall’inverno, volevo far bene a tutti i costi. Non ero disposto a fare un eventuale quarto anno da under 23 in Italia e quindi già da gennaio mi sono messo sotto pressione. La caduta di maggio poi mi ha causato un altro periodo di tensione ed è stato tutto un inseguire. Non ho raggiunto l’obiettivo di passare professionista ma ho fatto un bel passo in questo senso. Quindi il 2025 vuole essere un anno in cui fare le cose al 100 per cento ma con meno stress. Voglio accumulare esperienza».

Per il momento Zamperini ha corso con la formazione dei professionisti (foto GettyImages)
Per il momento Zamperini ha corso con la formazione dei professionisti (foto GettyImages)
Stai trovando un modo diverso di correre, in appoggio ai compagni…

Negli anni passati ho spesso indossato i panni del capitano però ero sempre pronto a mettermi a disposizione. Anche nella scorsa stagione qualche volta ho dato supporto ai miei compagni, sapevo che arrivando in una formazione più grande questo sarebbe stato il mio “destino”. 

Come ti stai trovando in queste nuove vesti?

Bene. Ad esempio alla Classic Var gran parte del lavoro era riuscire a imboccare l’ultimo strappo nelle prime posizioni. Io avevo il compito di portare Vauquelin in testa e ci sono riuscito. Fa parte dell’esperienza che voglio fare, perché un giorno se e quando sarò il capitano so cosa chiedere ai compagni.

La gara di esordio in Francia per il veneto è stato il Tour de la Provence (foto DirectVelo/Xavier Pereyron)
La gara di esordio in Francia per il veneto è stato il Tour de la Provence (foto DirectVelo/Xavier Pereyron)
Sei già entrato in certe dinamiche?

Sì, anche perché in una realtà così grande come una squadra WorldTour, nonostante io sia nel devo team, le cose non le spiegano mille volte. Tutto è organizzato e si lavora al meglio, ma una volta detto come funziona una cosa è meglio capirla subito. Fuori c’è la fila di corridori che vogliono prendere il tuo posto.

Tu come ti senti?

Sono uno che capisce subito come muoversi in gruppo e tatticamente mi ritengo bravo. La squadra mi ha già dato dei compiti delicati (come scortare il capitano fino all’ultimo strappo, ndr) e ho mostrato le mie capacità. 

Per raggiungere la miglior condizione cosa manca?

Un po’ di ritmo. Per questa stagione mi sono messo l’obiettivo di entrare nel target, non sto pensando ai risultati ma a far vedere che posso stare con i grandi. Poi dove non si arriva con le gambe lo si può fare con la tattica. In alcune occasioni sono arrivato a prendere le salite finali davanti e poi non ho avuto le gambe per tenere il passo dei più forti. E’ un fattore che da un lato mi rende tranquillo, perché in questo ciclismo è importante essere astuti e sapersi muovere. La condizione poi arriva. 

Nelle dinamiche di squadra Zamperini ha già svolto compiti importanti a servizio dei compagni (foto GettyImages)
Nelle dinamiche di squadra Zamperini ha già svolto compiti importanti a servizio dei compagni (foto GettyImages)
Stai imparando il francese?

Ho iniziato a capire e padroneggiare i termini riferiti alla bici e alla corsa, però voglio impararlo bene, sia per socializzare con i compagni sia per parlare con i tecnici. Sono una persona estroversa, quindi mi piacerebbe entrare maggiormente in certe dinamiche del gruppo. 

Raccontaci anche di questa parte, del rapporto con lo staff.

Mi sto ambientando anche in questo senso. Anche se sono nel devo team stiamo lavorando in modalità WorldTour, ovvero a blocchi: allenamento, corse, riposo. E’ un nuovo modo di fare e devo prenderci la mano. Fino a qualche mese fa ero abituato a correre tutte le domeniche, quindi il modo di lavorare era diverso. Piano piano troviamo il modo corretto di fare tutto e anche io capisco cosa è meglio fare. 

Per essere competitivo tra i professionisti serve migliorare ancora, ma la strada è quella giusta (foto GettyImages)
Per essere competitivo tra i professionisti serve migliorare ancora, ma la strada è quella giusta (foto GettyImages)
Con il preparatore ti trovi bene?

Anche questo è un punto sul quale sto lavorando. Negli anni scorsi ho sempre lavorato con Rocchetti ed ero abituato a un rapporto molto stretto. Mi conosceva bene e almeno una volta a settimana mi seguiva durante gli allenamenti. Ora questo non è più possibile, si lavora a distanza e con i file. Però è così che si fa nelle grandi squadre, quindi sto imparando a gestire la cosa. 

Rispetto a una formazione continental italiana cosa è cambiato nell’organizzazione?

E’ tutto da paura e molto più internazionale. La squadra mi aiuta tanto ma allo stesso modo entra in gioco la responsabilità personale. Fino all’anno scorso gli spostamenti e le trasferte venivano organizzati dal team che poi mi passava a prendere a casa o lì vicino. Ora mi mandano i biglietti aerei e il trasporto all’aeroporto o il pranzo lo devo gestire io. Anche da queste cose si impara a essere dei ciclisti professionisti. 

Mozzato: «Sono sempre lo stesso: pronto a lottare»

07.03.2025
6 min
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Luca Mozzato si prepara per la Campagna del Nord con nuove certezze e la consapevolezza di poter lasciare il segno. Dopo un 2024 in cui ha mostrato il suo valore nelle classiche, il corridore veneto si presenta al via della nuova stagione con un bagaglio di esperienza maggiore e un inverno di preparazione davvero corposo.

Le prime due gare al Nord lo hanno rivisto fare capolino nelle posizioni di testa e la condizione sembra essere quella giusta per affrontare gli appuntamenti chiave. Finita la sgambata di defaticamento, agli insoliti 18 gradi del Belgio, dopo la corsa di Le Samyn, dominata da Van der Poel, abbiamo sentito il corridore della Arkea-B&B Hotels per capire come sta vivendo questa fase e quali sono le sue aspettative.

Mozzato in azione quest’anno: il suo primo blocco di gare terminerà con la Roubaix (foto @gettysport)
Mozzato in azione quest’anno: il suo primo blocco di gare terminerà con la Roubaix (foto @gettysport)
Luca, partiamo da queste prime corse al Nord: come ti senti?

Abbastanza bene direi. Ho passato un buon inverno e ci siamo preparati per le classiche. Dopo l’inverno canonico tra casa e Spagna, casa e Spagna, quest’anno sono riuscito anche a fare tre settimane di altura a Sierra Nevada prima delle gare e questo spero possa essere un buon punto a mio favore. Le premesse ci sono, ora vediamo di portare a casa qualcosa di buono. Di certo sto meglio di un anno fa allo stesso periodo.

Ti senti un corridore diverso rispetto al 2024? E’ innegabile che il Mozzato post inverno 2023 sia diverso da quello attuale…

Secondo me non è cambiato tanto. Magari all’esterno può sembrare così, però in corsa non c’è una gran differenza. Per farla breve, non ci sarà nessuno che farà la corsa su di me, specie nelle grandi classiche, quindi il modo di correre e di vivere le giornate sarà simile a quello dell’anno scorso. Poi sono consapevole che qualcosa di più ci si aspetti. Io sono pronto a dare il massimo, sempre.

Chiaro…

Il podio al Fiandre sicuramente ha aggiunto qualcosa, ma io rimango lo stesso corridore. Non è che perché ho colto un’occasione l’anno scorso ora parto con proclami o con l’intenzione di spaccare il mondo. In ogni corsa parto per ottenere il massimo risultato possibile, che sia una vittoria o un piazzamento importante.

Fiandre 2024: Mozzato allo sprint con Matthews che gli varrà la piazza d’onore alle spalle di Van der Poel
Fiandre 2024: Mozzato allo sprint con Matthews che gli varrà la piazza d’onore alle spalle di Van der Poel
L’anno scorso hai ammesso di aver corso troppo nella seconda parte di stagione. «Troppa voglia di fare», ci dicesti. Ti senti più maturo ora anche in base a questi errori?

Sì, quello è un errore che spero di non ripetere. Sul momento però è difficile rendersi conto se si sta facendo bene o male. L’anno scorso ero convinto che correre tanto fosse la scelta giusta, ma abbiamo capito che serviva un approccio diverso. Quest’anno ho inserito l’altura nel mio programma e penso di essere già abbastanza rodato per questa fase della stagione.

Hai modificato qualcosa nella preparazione?

Per un corridore come me, per essere competitivo al Nord, bisogna essere il più completi possibile. Le corse sono lunghe e impegnative, bisogna andare forte sia in pianura che sugli strappi. L’obiettivo è migliorare la resistenza, mantenendo comunque un buon spunto veloce. E soprattutto la tenuta sugli sforzi brevi degli strappi: quelli di 3′, 4′ e 5’… Perché è importante non solo superarli, ma superarli bene. E per questo lo spunto veloce per uno come me resta ancora più importante. Il livello è alto e fare la differenza è sempre più difficile.

A livello di squadra, cosa è cambiato?

Albanese è andato via, però è cresciuto Vauquelin, il quale si concentrerà di più sulle Ardenne. Potrebbe essere adatto anche a qualche classica del pavé particolarmente dura, ma la sua vocazione principale rimane per le corse vallonate. Lui va molto bene nelle gare dure.

Hai ritoccato qualcosa dal punto di vista tecnico?

Ogni anno faccio un punto della situazione, soprattutto dopo l’inverno. Oggi si parla tanto di pedivelle più corte, io ho sempre corso con pedivelle da 170 millimetri, avendo le gambe corte, e continuo con questa scelta. C’è questa tendenza ad accorciarle, ma sono correnti di pensiero passeggere. Parliamoci chiaro: Pogacar va forte con le pedivelle corte, ma con il suo motore andrebbe forte anche con quelle da 175 millimetri.

Mozzato ha passato tre settimane in altura dopo le due gare spagnole d’inizio stagione
Mozzato ha passato tre settimane in altura dopo le due gare spagnole d’inizio stagione
Cosa ti renderà soddisfatto alla fine della Campagna del Nord?

Ottenere qualche risultato importante. Non posso puntare a una sola corsa, devo essere pronto a cogliere le opportunità quando si presentano. Se sarà al Fiandre tanto meglio, ma anche alla Gand, a Waregem o De Panne. Io non sono un corridore che può scegliere, puntare in modo specifico, fare proclami.

Ieri avete corso a Le Samyn con Van der Poel: che alla prima corsa ha alzato le braccia. Che effetto fa ritrovarselo subito vincente? Cosa dite e cosa pensate voi corridori?

Quando parte uno come Van der Poel sai che è lì per vincere. Uno come lui soprattutto non parte solo per mettere corse nelle gambe, ma per essere subito competitivo. Quando è iniziata la gara tutti si aspettavano l’Alpecin-Deceunink in controllo, il suo attacco… E alla fine ha avuto ragione.

Domanda “banale” allora, Luca. Se sapevate che sarebbe partito: perché nessuno ha provato a seguirlo?

La domanda è legittima, ma è come chiedersi perché nessuno segue Pogacar sulla Cipressa. Il livello generale è alto, ma ci sono 4-5 fenomeni che sono spanne sopra gli altri e VdP è uno di quelli. Quando stanno bene, sono loro a decidere la corsa. E sono tra i pochissimi che riescono a staccare gli altri. E per questo torno a dire che per uno come me è importante essere competitivo su ogni terreno e mantenere un buono sprint.

Luca Mozzato vince la Bredene Koksijde Classic, classica che quest’anno lo vedrà al via il 21 marzo
Luca Mozzato vince la Bredene Koksijde Classic, classica che quest’anno lo vedrà al via il 21 marzo
Lo osservi, lo osservate mai in gara?

Sì, gli si dà un occhio, si cerca di vedere come pedala, come si muove, di seguirlo in certi frangenti. Ma nei momenti concitati si pensa più a salvare la pelle che a studiare gli avversari. Il ritmo è altissimo e non hai tutto questo tempo per pensare ad altro.

E invece il Luca Mozzato, ragazzo, come ha passato l’inverno?

In modo tranquillo. Sono andato in vacanza con la mia ragazza per una decina di giorni, poi ho ripreso gradualmente. Qualche pedalata a novembre, ho aumentato i carichi a dicembre fino ai ritiri e alla preparazione per le classiche.

Hai già un’idea del resto della stagione?

No, per ora sono concentrato sul Nord fino alla Roubaix, poi si tireranno le somme per capire cosa fare.

Confermi: niente Sanremo?

No, e mi dispiace da italiano, ma devo essere realista. Anche se passassi la Cipressa, arriverei ai piedi del Poggio già staccato. Verrei alla Sanremo per fare trentesimo? Meglio puntare a due gare in Belgio come Denain e Bredene Koksijde (dove è campione uscente, ndr) per avere più chance di ottenere un risultato.

Watt, ritmi, alimentazione: dagli U23 al WorldTour il debutto di Epis

06.02.2025
6 min
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Il primo impatto con il WorldTour è un momento speciale per ogni giovane ciclista e Giosuè Epis lo ha vissuto in Australia, al Tour Down Under. Il corridore dell’Arkea-B&B Hotels ha affrontato il passaggio dagli under 23 alle corse più importanti del calendario internazionale, tra ritmi elevati, numeri di potenza da interpretare e una gestione dell’alimentazione ancora più accurata.

Tra fughe, wattaggi e sensazioni nuove, Epis ci racconta la sua esperienza nel grande ciclismo. L’ex Zalf è passato dalla devo team alla prima squadra del team bretone. Segno che nel corso del 2024 ha convinto i suoi tecnici al grande salto.

Epis (classe 2002) ha esordito nel WorldTour al Tour Down Under lo scorso gennaio (foto Facebook – Team Arkea)
Epis (classe 2002) ha esordito nel WorldTour al Tour Down Under lo scorso gennaio (foto Facebook – Team Arkea)
Giosuè, debutto nel WorldTour in Australia: come è andata?

Come prima corsa, forse è stata la migliore per iniziare nel WorldTour. Il viaggio in Australia non è semplice, quindi molti corridori preferiscono iniziare la stagione in Europa, rendendo il livello meno stellare rispetto ad altre gare. Il clima era buono, faceva caldo ma non troppo, e le strade australiane non erano pericolose. Anche i percorsi non erano troppo impegnativi, quindi per un giovane che si approccia al WorldTour, il Tour Down Under è una scelta ottimale.

Che differenze hai notato rispetto alle gare under 23 a livello di potenza e ritmo?

Ho iniziato a rendermi conto del livello generale del gruppo. La principale differenza è che, pur facendo numeri importanti, anche più di 400 watt per tanti minuti, ti giri e in gruppo ci sono ancora 130 corridori e non 30, come accade spesso negli under 23. Il livello medio è alto per tutti, quindi anche spingendo watt importanti, i corridori che restano in gara sono tanti. Questa è una delle difficoltà del WorldTour.

Quali valori hai espresso in corsa rispetto agli allenamenti, magari di questo inverno? Sono stati tanto diversi?

Non è tanto una questione di numeri assoluti, perché in allenamento si possono raggiungere wattaggi simili su sforzi brevi. La differenza sta nel farli più volte durante la gara e con la fatica accumulata. Parliamo di 5 minuti a 6 anche 7 watt per chilo per restare competitivi e non tutti i giorni si riesce a performare al massimo. Sono ancora giovane e devo fare esperienza, ma questi numeri verranno con il tempo.

Epis in fuga nella 4ª tappa, al fianco di Schmid che poi vincerà (foto Getty)
Epis in fuga nella 4ª tappa, al fianco di Schmid che poi vincerà (foto Getty)
Chiaro, poi avverrà anche un adattamento fisiologico…

Sì, già negli allenamenti successivi ho visto che la gamba era diversa. Vuoi o non vuoi, correre nel WorldTour ti cambia il motore. Sei giorni di corsa con il caldo in Australia mi hanno fatto tornare a casa con sensazioni migliori rispetto a quando sono partito. Accumulare esperienza e chilometri in gruppo è fondamentale per crescere.

Hai vissuto una fuga importante: come l’hai gestita?

Venivo da tre giorni complicati perché avevo sbagliato l’approccio alla corsa e avevo faticato molto, soprattutto nella terza tappa. Nella quarta non avevo aspettative, anche perché la sera prima non ero stato bene. In partenza ero tranquillo e ho seguito l’azione di due corridori, anche perché le indicazioni della squadra erano quelle di cercare di andare in fuga. Le gambe giravano e mi sono ritrovato all’attacco. Quando poi Mauro Schmid ha deciso di accelerare, ho fatto fatica, ma è tutta esperienza.

Visto che parliamo di valori, dacci un po’ di numeri della fuga…

Fino ai 90 chilometri dall’arrivo, in salita viaggiavamo tra i 320 e i 330 watt. Poi Schmid ha parlato a tutti noi della fuga e ci ha detto chiaramente che avremmo dovuto accelerare, così ha alzato il ritmo a 370-380 watt in salita, che per me sono valori importanti. E infatti poi da cinque che eravamo, siamo rimasti in quattro. In pianura, quando si tirava, non quando si stava a ruota sia chiaro, non vedevi mai meno di 400 watt, con velocità che si aggiravano intorno ai 50 all’ora.

In effetti sono numeri importanti. E ti hanno colpito queste differenze rispetto agli under 23?

Più che la differenza sulla durata totale della gara, quello che mi è rimasto impresso è quando il gruppo decide di fare la corsa: cambia tutto. Un divario che diventa ancora più ampio dopo quattro o cinque ore di gara. Quando il ritmo si alza e iniziano a spingere 6-7 watt per chilo, se non sei almeno al 95 per cento della condizione non puoi reggere. E quelli sono i wattaggi del ritmo per tutti, non per l’attacco. La vera differenza è qui: la corsa resta sempre tirata e quando arriva l’accelerazione decisiva, bisogna avere gambe fresche per rispondere.

Epis è arrivato all’Arkea (devo) lo scorso anno…
Epis è arrivato all’Arkea (devo) lo scorso anno…
Cambiamo, in parte argomento, come ti sei gestito dal punto di vista alimentare?

In squadra abbiamo persone che si occupano della nostra alimentazione e in Australia l’organizzazione della corsa era ottima. In hotel avevamo pasta, riso, pollo, pesce: si mangiava bene, come in Europa.

E in corsa?

Erano tappe corte, ma intense, e se non ti alimenti bene rischi di andare fuori giri. L’obiettivo era di restare sui 100-110 grammi di carboidrati all’ora.

E ci sei riuscito bene?

Sì, perché già prima di diventare professionista avevo lavorato su questo aspetto e in squadra mi seguono attentamente. Una cosa che mi sono accorto con le corse a tappe e quest’ultima in particolare, è che l’alimentazione è fondamentale non solo per la gara, ma soprattutto per il recupero. Se non mangi bene, il giorno dopo non recuperi. Hai mal di gambe. E questo vale anche per gli allenamenti. Se fai uno sforzo intenso e non mangi correttamente, il giorno dopo non recuperi al meglio.

Quindi hai sentito differenze nel mangiare bene? Ti sei mai “dimenticato” perché preso dal ritmo?

Come ho detto, ci ero abituato sin dagli under 23, quindi ero abbastanza tranquillo. So che oggi per performare è necessario stare intorno ai 100 grammi di carboidrati all’ora e su quelli mi attesto.

Grandi trenate durante il Down Under e la consapevolezza di essere tornato a casa con qualcosa in più nel motore (foto Getty)
Grandi trenate durante il Down Under e la consapevolezza di essere tornato a casa con qualcosa in più nel motore (foto Getty)
Prima hai parlato di un approccio sbagliato nelle prime tappe. Puoi dirci di più?

Le prime tappe sono state un calvario perché ho sbagliato l’approccio. Io ho bisogno di fare chilometri prima di una gara per “sgolfarmi” e questa volta per vari motivi non l’ho fatto nel modo giusto. Ero troppo scarico. Anche l’adattamento al caldo ha inciso. Inoltre, ho esagerato un po’ con le porzioni di carboidrati nei giorni prima della corsa, presentandomi al via un po’ appesantito. Poi col passare dei giorni ho preso il ritmo.

E invece, Giosuè, cosa ti ha colpito di più a livello umano ed emozionale?

Trovarmi in gruppo con corridori come Geraint Thomas, Alberto Bettiol e molti altri è stato incredibile. Era il sogno di un bambino che si avverava. Osservavo come si muovevano, cosa mangiavano, come affrontavano la gara. Sono tutti ragazzi tranquilli e questo fa capire che a volte i giovani arrivano con troppa ansia e tensione. Se riesci a liberare la mente, vai più forte.

Che bilancio fai di questa esperienza?

Anche se i risultati non sono stati eclatanti, è stata un’esperienza che mi servirà per il futuro. Ho capito come gestire meglio i giorni prima della corsa, l’importanza dell’alimentazione e ho avuto un assaggio del livello del WorldTour. Adesso ho più consapevolezza su dove devo migliorare.

CyclingCeramic e Arkéa-B&B Hotels: una partnership di livello 

28.01.2025
3 min
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La stagione 2025, appena iniziata con le prime corse sotto il sole australe, segna un momento significativo per CyclingCeramic, azienda altamente innovativa nel settore dei componenti per il ciclismo. Il brand francese – distribuito in Italia dalla commerciale Fina Bike – ha difatti annunciato la definizione della propria partnership ufficiale con il Team Arkéa-B&B Hotels, la formazione anch’essa transalpina WorldTour: una collaborazione strategica che si avvia, dunque, e che coincide con il lancio dell’attesissimo Road Cage, un componente tecnologico all’avanguardia progettato per ottimizzare le prestazioni dei ciclisti a ogni livello.

La partnership con il team Arkéa-B&B Hotels non solo consolida la posizione di CyclingCeramic come pioniere nell’innovazione ciclistica, ma la proietta in una nuova dimensione, affiancandola ad una delle squadre più dinamiche ed ambiziose dell’intero panorama internazionale. In veste di sponsor ufficiale, CyclingCeramic fornirà al Team Arkéa-B&B Hotels componenti di ultima generazione, mirati a elevare le performance degli atleti nelle competizioni più prestigiose del calendario UCI.

Il nuovo Road Cage nella versione Sram Red
Il nuovo Road Cage nella versione Sram Red

Innovazione per ridefinire le prestazioni

«Unire le forze con il Team Arkéa-B&B Hotels – ha dichiarato Mathilde Costes, Business Development Manager di CyclingCeramic – rappresenta un capitolo entusiasmante per CyclingCeramic e siamo davvero entusiasti di tornare nel cuore del ciclismo professionistico. Questa partnership incarna il nostro impegno condiviso per l’eccellenza e l’innovazione nel mondo del ciclismo su strada».

L’evento “clou” di questo annuncio congiunto è il lancio del Road Cage, l’ultima creazione ingegneristica di CyclingCeramic. Progettato per soddisfare le esigenze sia dei ciclisti amatoriali che professionisti, il Road Cage promette prestazioni senza precedenti, un’estetica raffinata e la robustezza richiesta dai ciclisti più esigenti. Realizzato con precisione attraverso lavorazione CNC, questo componente si distingue per leggerezza e durabilità. I cuscinetti ceramici di ultima generazione riducono l’attrito, garantendo una pedalata più fluida e un’efficienza superiore. Il design aerodinamico minimizza la resistenza all’aria per massimizzare la velocità, mentre lo stile personalizzabile si integra perfettamente con le “rotelline” del cambio disponibili in quattro colorazioni accattivanti: rosso, oro, blu e nero. 

L’eccellenza come obiettivo primario

La partnership con il Team Arkéa-B&B Hotels e il lancio del Road Cage sottolineano la mission di CyclingCeramic, ovvero quella di ispirare i ciclisti di tutto il mondo. Combinando l’innovazione tecnologica con partnership strategiche di alto livello, il brand continua a guidare il progresso nel miglioramento delle prestazioni per ciclisti di ogni livello. CyclingCeramic invita ciclisti, rivenditori e appassionati a celebrare questi importanti traguardi e a esplorare insieme il futuro dell’innovazione nel ciclismo.

Da più di dieci anni, CyclingCeramic è all’avanguardia nell’innovazione del settore ciclistico, progettando e producendo in Francia componenti ceramici ad alte prestazioni. Scelti da atleti professionisti e appassionati di ciclismo, i prodotti CyclingCeramic sono riconosciuti per la loro qualità, efficienza e durabilità.

CyclingCeramic

Fina Bike

Verre: il rinnovo, l’inverno e l’attenzione ai dettagli

12.01.2025
5 min
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Un anno dopo, anzi qualcosa meno. Perché la stagione 2024 di Alessandro Verre era iniziata a febbraio in Oman. Quest’anno, invece, il via del quarto anno da professionista del corridore di Marsicovetere sarà dall’Australia. Il Santos Tour Down Under si appresta a tagliare il nastro rosso del 2025, l’atmosfera si scalda e la tensione sale. Per arrivare fino a Prospect, dove partirà questa prima corsa a tappe, il viaggio è stato lungo. Le ore di differenza ci mettono davanti al fatto che, al momento della chiamata, mentre da noi è mattina per Verre e compagni è ora di cena. 

«Fino a ora tutto bene – racconta il corridore dell’Arkea B&B Hotels – oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto la prima uscita. L’Australia è calda, sicuramente più dell’Italia. Anche se a casa, in Basilicata, negli ultimi giorni siamo arrivati ad avere 10/15 gradi. Addirittura, negli ultimi giorni del 2024 mi sono allenato in pantaloncini. Vero che qui ora ce ne sono comunque 35 di gradi

Per Verre il 2025 sarà il quarto anno con l’Arkea, il primo come professional e gli altri come team WT (foto Instagram)
Per Verre il 2025 sarà il quarto anno con l’Arkea, il primo come professional e gli altri come team WT (foto Instagram)

Qualcosa di nuovo

La quarta stagione da professionista sarà importante per Alessandro Verre, che dovrà trovare la via giusta per crescere. Rispetto al suo primo anno nel team francese sono cambiate tante cose, nel 2022 tutto aveva il sapore della novità. Ora non si smette di imparare ma serve anche raccogliere quanto seminato. 

«Come sto – riprende – lo scopriremo tra una settimana. Tutto sommato mi sento bene, ma il primo ritiro di solito non dà grandi conferme o smentite. Si ha il paragone con i compagni di squadra ma ognuno arriva in condizioni diverse. In generale si fa tanto fondo rispetto a lavori specifici. Anche se, in questo 2025 noi del gruppo Australia ci allenavamo tutti insieme con un programma rivolto all’intensità. Un’altra cosa che è cambiata riguarda gli esercizi a bassa cadenza, abbiamo ridotto le rpm per aumentare la coppia e quindi la forza pura».

I corridori impegnati al Tour Down Under hanno svolto un lavoro specifico per arrivare pronti all’appuntamento
I corridori impegnati al Tour Down Under hanno svolto un lavoro specifico per arrivare pronti all’appuntamento
Che pausa di fine stagione è stata?

Un po’ particolare, non ho mai fatto una vera e propria pausa, mi sono sempre tenuto in movimento andando anche in mountain bike. Poi, quando era il momento di riprendere, ho avuto il Covid. Era metà novembre. Mi sono dovuto fermare per cinque giorni, fino a quando mi sono negativizzato. Ho fatto il tampone per scrupolo personale, non stavo bene e parlando con mio padre, che stava male anche lui, abbiamo deciso di controllare. 

Eri in scadenza a fine 2024, c’è stato un momento in cui questa cosa ti ha impensierito?

No, sono sempre stato tranquillo. Con la squadra stavamo parlando del rinnovo da maggio. La cosa ha un po’ rallentato a causa dei problemi economici del team, ma la firma è arrivata al Lombardia. Poi un mese dopo è stata comunicata l’ufficialità. 

Verre in questi anni da professionista ha corso due volte al Giro, ora vorrebbe fare nuove esperienze
Verre in questi anni da professionista ha corso due volte al Giro, ora vorrebbe fare nuove esperienze
Sei sempre stato sereno?

Ho capito che non posso perdere la testa, la pausa è passata bene, tanto che mi sembra ieri di aver ripreso a pedalare. 

Che 2025 ti aspetti?

Sarò ripetitivo, ma voglio stare tranquillo. Non c’è bisogno di creare stress. Ogni anno si migliora, ma lo fanno anche gli altri. Vedremo quando saremo in corsa a che punto mi trovo. Da quel momento in avanti avrò chiaro cosa potrò fare per tutta la stagione. In linea di massima ho già un programma, ma aspetto la conferma del team. Posso dire che correrò in gare di altissimo livello.

Una parte fondamentale per il 2025 di Verre sarà l’attenzione ai dettagli, che potrà fare grande differenza
Una parte fondamentale per il 2025 di Verre sarà l’attenzione ai dettagli, che potrà fare grande differenza
Desideri nel cassetto?

Ho chiesto alla squadra di fare due grandi corse a tappe: Giro e Vuelta. Per il momento siamo arrivati a programmare fino a giugno. Mi piacerebbe andare in Spagna perché è una corsa che arriva a fine anno e vorrei scoprirla. Poi ho visto negli anni passati che c’è più spazio per gli attaccanti. 

Che consapevolezza hai dopo tre anni da professionista?

La cosa principale dire che il livello è alto, ma sono sereno. Il 2025 sarà un anno difficile, quello che potrò fare è metterci quel pizzico di esperienza che ho maturato. Ho capito che bisogna fare attenzione alle piccole cose, come un semplice raffreddore. Per questo ho preferito fare il tampone a metà novembre e fermarmi per cinque giorni. 

Lo scorso anno, Verre ha corso anche la crono tricolore: una specialità cui si dedica pensando alle corse a tappe
Lo scorso anno, Verre ha corso anche la crono tricolore: una specialità cui si dedica pensando alle corse a tappe
Altre cose?

Imparare a ottimizzare i viaggi, l’alimentazione quando si è lontani da casa, tante piccole accortezze che possono sempre fare la differenza. 

Qual è il programma in questi giorni prima dell’inizio del Tour Down Under?

La prima uscita è stata molto tranquilla, con ritmi blandi. Anche se ho inserito delle volate per riattivare il fisico dopo il viaggio. Poi da qui a lunedì abbiamo in programma due distanze da quattro ore. Martedì riposo. Da mercoledì oltre alle ore inseriremo qualche lavoro di alta intensità, inoltre faremo delle ricognizioni delle tappe. Sabato prossimo, il 18 gennaio, ci sarà il Criterium. Un assaggio di gara prima del via che sarà il 21 gennaio.