Antonio Nibali, la nuova vita in negozio tra vendite e aneddoti

27.11.2024
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«Ora attendo che si concretizzi un progetto importante nelle Marche, con ragazzi che vogliono investire nel ciclismo». L’ultima volta che lo avevamo sentito, Antonio Nibali ci aveva lasciato con queste parole ed oggi lo ritroviamo al centro di quel progetto attorniato dalle bici.

Sarebbe stato un vero spreco non sfruttare le conoscenze – umane e tecniche – maturate in nove anni di professionismo, di cui sette di WorldTour, all’interno di una vita intrisa di ciclismo. Così, dopo il ritiro a fine 2023, Antonio ha portato la sua esperienza al servizio del cliente finale, anche se inizialmente la strada sulla quale si era buttato era un’altra, stimolato da sua moglie Michela. Ma, si sa, da cosa nasce cosa ed ecco che il più giovane dei Nibali adesso è all’interno di una “squadra” che vive il ciclismo da un altro punto di vista.

Antonio raccontaci il tuo ruolo attuale.

Lavoro al Conero Bike Store di Camerano, in provincia di Ancona, e ne sono il responsabile. Mi occupo di ordini con i fornitori e rapporti con i vari rappresentanti. Seguo le vendite dei prodotti ed in pratica mi occupo di tutto tranne l’officina meccanica. Quella è il regno di William Dazzani (ex pro’ ad inizio anni ’90 con una vittoria, ndr) e da lui posso solo imparare. Anche quando correvo mi è sempre piaciuto vedere all’opera i meccanici e confrontarmi con loro. Insomma, come vedete siamo ex corridori sempre in mezzo alle bici, ma per me non doveva essere così inizialmente.

Per quale motivo?

A fine 2023 stavo cercando qualche impiego per il post carriera mentre stavo facendo il corso da diesse. Mia moglie però, sapendo che sono appassionato di auto, mi vedeva bene come venditore in una concessionaria. Certo, non sono un gran chiacchierone, ma lei era convinta che potesse essere la mia strada, visto che oltretutto nel nostro territorio ci sono tante aziende e quindi tanti potenziali acquirenti. Così ho fatto un colloquio con la Conero Car, una concessionaria che ha iniziato la propria attività vendendo caravan e accessori correlati, poi successivamente auto e qualcosa per la nautica. È stato divertente quando sono tornato a casa e Michela mi ha chiesto com’era andata.

Inaugurazione. Accanto ai due Nibali, ci sono i fratelli Cristiano ed Eusebio Falcetelli, proprietari del gruppo aziendale di Conero Car
Inaugurazione. Accanto ai due Nibali, ci sono i fratelli Cristiano ed Eusebio Falcetelli, proprietari del gruppo aziendale di Conero Car
Spiegaci pure.

Sono entrato e le ho detto: “Cara, sai è andata anche meglio del previsto?! Sono andato per un lavoro e ne sono uscito con un altro” (racconta ridendo, mentre Michela ascolta divertita in vivavoce, ndr). Al colloquio mi avevano detto che il loro obiettivo sarebbe stato quello di aprire un negozio di bici, anche e-bike, per completare il pacchetto di offerte al cliente finale, specie agli amanti delle vacanze in camper. Quindi mi hanno proposto l’apertura del negozio, accanto alla concessionaria. Abbiamo aperto lo scorso settembre ed il 5 ottobre abbiamo inaugurato ufficialmente il Conero Bike Store dove era presente anche mio fratello Vincenzo.

Come sono stati i mesi precedenti all’apertura?

Sono stati necessari i lavori per il locale, che è attaccato alla concessionaria, ma resta indipendente. Abbiamo pensato a come disporre gli ambienti in maniera moderna e ovviamente tutta la merce. Alcune bici le abbiamo esposte a mo’ di quadro. Contestualmente abbiamo avviato i contatti con vari fornitori. Al momento siamo rivenditori di Bianchi, Scott e Trek, mentre per l’abbigliamento abbiamo Sportful, Q36.5, Northwave e Met per i caschi. Poi abbiamo tante altre aziende tra ruote, occhiali e il resto degli accessori. E’ importante avere bici e materiali del WorldTour. Ad esempio Bianchi ci ha aiutato a farci conoscere nella zona.

In che modo?

Lo spunto è stata la Hair Gallery di Grottazzolina, la squadra in cui corre la figlia di William e dove tra l’altro c’è pure la figlia di Alessandro Donati, il diesse della VF Group Bardiani CSF Faizanè. Abbiamo fatto un accordo di sponsorizzazione dando ai loro esordienti e allievi le bici della Bianchi, includendo anche l’assistenza. E’ vero che siamo un po’ lontani, però è stata una maniera per ampliare subito il nostro raggio d’azione. Siamo aperti da soli due mesi, ma siamo contenti e soddisfatti di questo inizio.

Siete in una zona dove c’è concorrenza. Come vi state trovando?

Bisogna saper sgomitare un po’ come quando in gruppo cercavi di stare davanti nei momenti decisivi. Battute a parte, noi non possiamo paragonarci con certe realtà che hanno tantissimi anni di attività. Tuttavia ci stiamo già ritagliando la nostra fetta di mercato, pur sapendo quanto la concorrenza sia dura. Prima di aprire eravamo in parola per prendere un’azienda di bici che quest’anno ha vinto tanto. Da parte loro non c’era nessun problema, ma un negoziante della nostra zona, molto distante da noi, si è lamentato ponendo quasi un “aut aut” alla stessa azienda che alla fine ha preferito loro. Per noi nessun problema, sappiamo come vanno certe cose, ma con questo episodio ne abbiamo avuto un assaggio.

Immaginiamo che la presenza e l’esperienza di Antonio Nibali siano un valore aggiunto per il vostro negozio. E’ così?

Sicuramente gli anni vissuti da corridore sono importantissimi e mi aiutano molto. Conoscendo i materiali che ho usato io o che ho visto quando correvo, sono un po’ più agevolato nella vendita. Oppure gli stessi rappresentanti dei produttori si confrontano con me, chiedendomi riscontri sui materiali. O ancora mi chiedono pareri e il “colpo d’occhio” sulla messa in sella classica che si fa nei negozi come i nostri, visto che non abbiamo la strumentazione computerizzata per il bike-fit.

E come venditore sei come ti vedeva tua moglie Michela?

Come dicevo prima, non sono un chiacchierone, però per quello c’è William che compensa bene (sorride, ndr). In realtà mi sto trovando molto a mio agio, aveva ragione lei. Mi piace dare i miei punti di vista ai clienti. Non è semplice vendere prodotti e accontentare tutti, però cerco di consigliare il cliente immedesimandomi in lui o nelle sue richieste. L’obiettivo è quello di trovare sempre il suggerimento ad hoc per ogni persona che viene da noi. Perché alla gente piace sentire il racconto di un mio aneddoto di gare legato ai Nibali, ma alla fine vuole avere riscontri diretti per ottimizzare tempo e denaro per i suoi acquisti.

Anche Antonio Nibali se ne va. Con una valigia di ricordi

22.12.2023
5 min
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Le prestazioni al Tour de Kyushu non sono bastate ad Antonio Nibali per trovare un contratto per la prossima stagione. La sua storia di ciclista professionista si chiude qui, almeno con un risultato prestigioso come un secondo posto. Avrebbe scelto un epilogo diverso, avrebbe voluto essere padrone del proprio destino, ma la realtà ha deciso altrimenti.

Si sente dalla sua voce che la decisione non è stata semplice e gli strascichi dilaniano ancora il suo animo. «Non è facile lasciare questo mondo, anche se è evidente che è in atto un cambiamento enorme, è come se questo stia diventando un altro sport, per corridori sempre più giovani. Io mi ci ritrovavo sempre meno, ma questo non significa che lascerò le due ruote perché quando hai nel sangue questa passione non ti lascia più».

Gli ultimi due anni all’Astana sono stati difficili, in un team in profonda trasformazione
Gli ultimi due anni all’Astana sono stati difficili, in un team in profonda trasformazione
Una passione che ti è arrivata da dove?

Mio padre ha molto influenzato sia me che Vincenzo, insegnandoci soprattutto che ciclismo equivale a sacrificio. Quando ho iniziato nel “mondo dei grandi” era il 2014, ma già si andava forte, era già un ciclismo moderno e in evoluzione. Poi dopo il covid le cose hanno preso un’altra piega, si è andati sempre più veloce, è diventato come un frullatore dove i team cercano corridori sempre più giovani. E’ un’attività che richiede sempre di più e temo che questo avrà ripercussioni sulla durata delle carriere.

La tua carriera quanto è stata toccata dalla vicinanza di Vincenzo e delle sue vittorie?

Noi abbiamo fatto parte di una generazione diversa da quella odierna, dove ti veniva dato il tempo di maturare. Io ho vissuto da vicino la sua evoluzione, le sue vittorie come le sue sconfitte le ho sentite sulla mia pelle. Abbiamo vissuto insieme ritiri e quei sacrifici di cui parlavo prima. Anche nel finale, quando però la spinta cominciava a venire meno anche perché vedeva e vedevo che all’Astana le cose stavano cambiando e si prediligeva un’altra strada.

Antonio e Vincenzo Nibali hanno corso insieme dal 2017 al 2022, condividendo tanti momenti unici
Antonio e Vincenzo Nibali hanno corso insieme dal 2017 al 2022, condividendo tanti momenti unici
Tu nel 2021 hai lasciato la Trek Segafredo per seguirlo all’Astana. Quel momento ha rappresentato un po’ una svolta nella tua carriera: la Trek era disposta a tenerti anche senza Vincenzo. Ti sei mai pentito?

Non posso negare di averci pensato spesso in questi mesi. Non era una decisione facile: la Trek mi offriva un altro anno a stipendio ribassato, dall’altra parte c’era un contratto biennale e soprattutto vedevo nel team la voglia d’investire anche su di me. Certo, a cose fatte non so se prenderei la stessa decisione.

Non hai l’impressione che quella sia stata una “sliding door”, quella decisione che segna la tua vita?

Sicuramente, ma che cosa sarebbe successo se avessi deciso altrimenti? Non possiamo saperlo. In quel momento sembrava una scelta matura, in un team con persone con cui Vincenzo aveva già convissuto e vinto. Invece era una realtà che si stava evolvendo. Non è un caso se Martinelli al ritiro non c’era, l’Astana sta spostando il suo baricentro non solo dal punto di vista tecnico, non puntando più alle classifiche delle corse a tappe, ma anche oserei dire geopolitico, identificandosi sempre più in Vinokourov e nel suo Paese.

Il braccio in alto per festeggiare la vittoria di Vincenzo al Giro di Sicilia 2021
Il braccio in alto per festeggiare la vittoria di Vincenzo al Giro di Sicilia 2021
Quando pensi ai momenti belli sono più personali o legati alle vittorie di Vincenzo?

Sono tanti nel complesso, posso dire che in questi 9 anni ho vissuto tante emozioni. I Giri e le Vuelta con lui, lavorando per lui. Una cosa che mi è dispiaciuta e pesata molto nell’ultimo anno della sua carriera è stata il fatto che siamo stati divisi l’ultimo anno, facevamo attività diversa.

Qual è stato l’ambiente migliore dove ti sei trovato?

Ricordo con nostalgia gli anni alla Bahrain, soprattutto i primi due dove si vinceva e ci si divertiva insieme, era un agglomerato di grandi sensazioni. Già nel terzo le cose erano un po’ cambiate, ma vissi con grande partecipazione il Giro di Vincenzo contro Carapaz e Roglic, tirando per lui, condividendo ogni pensiero. Anche alla Trek comunque abbiamo vissuto due annate belle e in un bell’ambiente, molto competitivo e dove c’era voglia di faticare ed emergere.

L’unica vittoria da pro’ è arrivata al Giro d’Austria 2018, staccando tutti gli avversari (foto GDS)
L’unica vittoria da pro’ è arrivata al Giro d’Austria 2018, staccando tutti gli avversari (foto GDS)
Se pensi alla tua carriera quali sono i momenti più belli?

Sicuramente la mia vittoria nella tappa del Giro d’Austria nel 2018. Era una gara di livello, una 2.1, poi la ottenni con le mie forze, andando in fuga e contenendo il ritorno degli avversari. Poi ci sono stati tanti buoni risultati, tanti piazzamenti nei primi 10 in gare del calendario italiano e non solo e aver chiuso con un secondo posto in Giappone rappresenta comunque un bel modo per lasciare.

Vivere una carriera all’ombra di un mito come tuo fratello non è semplice, ma è anche una via preferenziale per capire quel che ha vissuto…

Non è facile raccontarlo a parole. Si sarebbe portati a pensare alle sue vittorie, ma quando a vivere quest’attività è il sangue del tuo sangue è diverso. Io penso a quando si è rotto la vertebra al Tour, a quei giorni così duri, spaventosi, dove convivevi con la paura per il suo futuro, non solo quello legato alla bici. Dove le incognite attanagliavano le nostre notti. Ci sono stati anche i momenti belli, ad esempio la sua vittoria alla Sanremo che pochi si aspettavano. Sì, posso dire di essere stato testimone diretto e protagonista di una grande storia, ma anch’io ho avuto la mia parte importante e i miei momenti.

Gli inizi di Antonio tra i pro’, alla Nippo Vini Fantini nel 2015-16
Gli inizi di Antonio tra i pro’, alla Nippo Vini Fantini nel 2015-16
Ed ora?

Ora attendo che si concretizzi un progetto importante, nelle Marche, con ragazzi che vogliono investire nel ciclismo e che mi hanno proposto idee che mi piacciono molto. E’ ancora presto per parlarne ma quel che è certo è che mi vedrete ancora in giro…

Il Giappone rilancia Antonio Nibali, in cerca di un futuro

19.10.2023
5 min
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Il ritorno della “fase asiatica” della stagione come si è abbondantemente visto in queste settimane ha fornito molti motivi d’interesse, spesso raddrizzando l’annata di atleti che chiedevano un ultimo squillo prima di resettare tutto. Un esempio in tal senso è quello di Antonio Nibali, il portacolori dell’Astana Qazaqstan Team che dopo una stagione oggettivamente difficile, fatta di tanto lavoro ma senza alcun acuto, è emerso al Tour de Kyushu in Giappone con una notevole seconda piazza finale.

Per il “fratello d’arte” è stato un risultato importante, che gli consente di chiudere l’anno un po’ più tranquillo pensando a quel che sarà. Nibali è in cerca di un nuovo approdo e la tre giorni nipponica sicuramente costituisce una valida carta da giocare al tavolo delle trattative.

Nibali premiato per la sua seconda piazza in Giappone, a 25″ da Zeits
Nibali premiato per la sua seconda piazza in Giappone, a 25″ da Zeits

«Diciamo che questo risultato mi ha dato più morale in chiusura della stagione – racconta il messinese, già in vacanza – perché era una gara di qualità, 2.1 nel calendario Uci. L’Astana aveva avuto l’invito e l’abbiamo affrontata con il forte proposito di portare a casa un risultato importante. Erano tre tappe, ma quella decisiva è stata la seconda, con tanti saliscendi e un circuito di 4 chilometri da fare cinque volte, oltretutto sotto la pioggia che ha reso la frazione davvero dura. Lì il mio compagno di squadra Andrey Zeits ha guadagnato un buon vantaggio, io l’ho coperto agguantando poi la seconda piazza e nella terza abbiamo mantenuto le posizioni».

Che tipo di corsa e soprattutto di ambiente avete trovato?

Le differenze con il ciclismo che siamo abituati a vivere sono profonde. I chilometraggi intanto sono ridotti, la tappa decisiva ad esempio era di 107 chilometri. Poi si va sempre a tutta, sembra un po’ di tornare indietro nel tempo, all’attività dilettantistica. Quando ci sono squadre europee di peso tengono unita la corsa, lì invece non c’è legge, è anarchia completa, tutti contro tutti. E’ un modo di correre più difficile da interpretare e l’ultima tappa lo ha confermato.

Il siciliano con Zeits: la coppia ha lavorato benissimo cogliendo una doppietta che è oro per l’Astana
Il siciliano con Zeits: la coppia ha lavorato benissimo cogliendo una doppietta che è oro per l’Astana
Come?

Noi eravamo davanti in classifica e i compagni correvano in protezione. Gli altri ci attaccavano, ma quel che sembrava assurdo è che non facevano gioco di squadra. Magari si facevano la guerra anche corridori dello stesso team. Alla fine sono andati via tre corridori che non avevano peso nella classifica e noi abbiamo tenuto il gruppo per proteggere le nostre posizioni.

Che voto daresti alla tua stagione?

Diciamo che non andrei oltre il 6 e mezzo. Ho avuto alti e bassi per tutto l’anno, ma ho sempre fatto il mio dovere, lavorato per gli altri. Oltretutto ho affrontato una stagione fatta di gare di altissimo livello, quelle davvero difficili. I risultati non sempre arrivano e chiaramente pian piano ti senti erodere, per questo aver chiuso così bene è una boccata d’ossigeno che era necessaria.

Nibali e Zeits non hanno avuto rivali, per il messinese è stato il miglior risultato della stagione (foto Instagram)
Nibali e Zeits non hanno avuto rivali, per il messinese è stato il miglior risultato della stagione (foto Instagram)
Questo era il tuo primo anno senza Vincenzo al tuo fianco: ne hai sentito la mancanza?

Non molto, perché normalmente seguivamo calendari molto diversi, se andate a guardare gli annuari sono pochissime le volte che abbiamo corso insieme. Nel 2022 ad esempio abbiamo fatto una sola giornata di corsa in comune. Diciamo che ho notato come la sua assenza in questo ciclismo si senta, è mancato il tifo nei suoi confronti, questo sì.

Siete in contatto?

Sempre, ci sentiamo spesso e non mi fa mancare mai i suoi consigli. Quando vivi in questo ambiente ti accorgi però di come i valori cambino, è la squadra stessa che diventa la tua famiglia. Con i suoi corridori ma anche lo staff. Condividi giorni, esperienze, anche pensieri.

I fratelli Nibali, compagni di squadra ma raramente impegnati nella stessa gara
I fratelli Nibali, compagni di squadra ma raramente impegnati nella stessa gara
In Giappone avevate un leader conclamato?

No, abbiamo lasciato che la corsa stabilisse le gerarchie, la cosa importante era poter sfruttare quest’occasione per ottenere il massimo possibile, ognuno lavorava per le finalità di squadra. Poi le giornate di corsa hanno assestato la classifica premiando Zeits e me.

Che cosa chiedi alla prossima stagione, soprattutto a che cosa guardi nella scelta di un nuovo team, quali sono le tue richieste?

Io vorrei poter affrontare un calendario più ricco dal punto di vista quantitativo, visto che quest’anno ho affrontato 53 giorni di corsa senza particolari problemi fisici. Posso sicuramente fare di più, ma anche attraverso un calendario diversificato, con gare importanti e altre più alla mia portata, dove possa puntare a fare qualcosa. Ormai alla mia età mi sono inquadrato, ho ben chiare le mie possibilità, quello che posso garantire.

Antonio secondo nella seconda tappa disputata sotto l’acqua (foto Instagram)
Antonio secondo nella seconda tappa disputata sotto l’acqua (foto Instagram)
In quale ambiente hai vissuto, com’era l’atmosfera all’Astana?

Domanda non facile… E’ un team alle prese con molti cambiamenti in un ciclismo che è cresciuto tantissimo e che richiede budget sempre più alti. Un’evoluzione generale che ci ha un po’ penalizzato, in alcune cose come ad esempio gli allenamenti siamo rimasti un po’ indietro. Prima l’Astana era squadra per corridori da grandi Giri, ma ci si è giocoforza dovuti convertire alle corse d’un giorno o alle brevi corse a tappe.

Eppure i nomi ci sono…

Sì, ma secondo me non è normale che gente come Moscon, Ryabushenko, Felline non riescano più a entrare neanche nei primi 10, è gente con talento purissimo. Io credo che questa evoluzione, il lento retrocedere nelle gerarchie – magari anche per acciacchi, incidenti, mera sfortuna – abbia pesato un po’ moralmente, costituendo un fardello difficile da sopportare. Spero che ci sia un’inversione di tendenza perché a questo team sono affezionato, qualunque sia il mio destino.

Il giorno che Vincenzo per vincere ritornò bambino

Giada Gambino
02.10.2021
4 min
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E’ concentrato lo sguardo che si intravede dietro gli occhiali. Vincenzo respira profondamente e scruta i suoi compagni di fuga in attesa del giusto segnale. Il ritmo è alto, la strada sale, i battiti del cuore aumentano e piccole gocce di sudore si formano sulla pelle.

«Non conosco questa parte di salita  – pensa – ma è dura, è ideale per un attacco da lontano». 

Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio
Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio

Il passo diminuisce, gli occhi di Nibali si infuocano… è arrivato il momento

Non esita, non si volta, scatta, come uno squalo quando vede da lontano la sua preda. Inizia a guadagnare terreno, metri, secondi. Bardet prova a inseguirlo con dietro Valverde, Covi, Fortunato e De la Cruz, ma invano. Quando la strada sale e l’adrenalina scorre in tutto il corpo, non si sente alcuna fatica. Mancano 22 chilometri al traguardo.

«Vai Enzo!», sente a bordo strada, riconosce la voce: è quella di suo cugino. Si sente a casa, protetto e diventa, così, inarrestabile. Spinge sui pedali sempre più forte, più deciso, più agile.

Dall’ammiraglia lo avvertono del suo vantaggio, Vincenzo inizia a crederci di più e come un pittore che dipinge con linee morbide ma decise, il siciliano affronta la discesa che conosce molto bene. Le strade di Mascali sono proprio quelle dove da ragazzino si allenava.

Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo
Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo

Prende la borraccia a cui è attaccato un gel, ma non serve, la maestosità dell’Etna gli infonde grande energia; un’esplosione inarrestabile che ci regala un’immagine sublime. Si volta leggermente indietro… ed è un attimo, pensa a questi ultimi due anni, alle tante cadute, ai sacrifici e alle critiche che adesso lascia lungo la strada alle sue spalle.

«Non sono stati due anni facili. Tanti imprevisti hanno influito su quello che mi aspettavo di poter fare. La pandemia, la frattura, qualche problema fisico di troppo a cui non ero abituato. Mi sono ritrovato quasi sempre a rincorrere la condizione migliore. Moralmente, non era una situazione facile da affrontare. Non mi è mai mancata voglia, impegno o serietà. In alcuni momenti mi è mancata la serenità».

Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione
Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione

Mancano pochi chilometri, è lanciato verso quello che non è un semplice traguardo: è la sua preda, il suo riscatto, la sua felicità. Non è un arrivo, è un nuovo inizio!

Così, spinto dall’entusiasmo della folla, della sua gente, vede l’ultimo chilometro che affronta tutto d’un fiato. Arriva al traguardo, alza le braccia al cielo dopo due lunghi anni e, per un attimo, si sente nuovamente bambino. D’altronde non aveva mai vinto da professionista in Sicilia.

«Questa vittoria significa molto, in un contesto unico, forse, il migliore».

Inevitabilmente si lascia trasportare dalle emozioni, piange. I tifosi urlano il suo nome ma lo Squalo è come se fosse in una bolla, non sente nulla se non il cuore in gola e le lacrime scendere lungo il viso.

Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro
Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro

«Tanti di quelli che mi conoscono bene mi hanno detto che era tanto tempo che non mi vedevano così commosso. Ed è vero. Ho vinto sulle mie strade di casa, quelle dove sono cresciuto. E l’ho fatto davanti alla mia gente, i miei amici di una vita».

«Ohh !!» un urlo rompe la bolla, il fratello Antonio lo strattona, Vincenzo si volta, sorride, lo abbraccia aggiungendo a questo quadro gli ultimi colori: rosso e giallo, quelli della maglia che poco più tardi illuminerà il volto di Vincenzo Nibali sul podio davanti Valverde e Covi. 

Un pensiero per Luca Guercilena. Poi l’ultima tappa e il Giro di Sicilia sono suoi!

Una mattina d’estate con Antonio Nibali tra presente e futuro

02.07.2021
4 min
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L’estate di Antonio Nibali procede tra le colline delle Marche nella Filottrano di Michele Scarponi. Il siciliano si è trasferito da quelle parti già da qualche tempo, con la moglie e la loro piccola Mariasole. Ma soprattutto in questo primo scorcio di stagione il corridore della Trek-Segafredo si è mostrato pimpante come poche altre volte lo avevamo visto. Buone prestazioni alla Coppi e Bartali, al Tour of the Alps e soprattutto al Giro di Svizzera, dove si è ritrovato a lottare faccia a faccia con dei veri “mammasantissima”.

Con lui abbiamo parlato del suo futuro, che tra l’altro presto potrebbe essere lontano dal fratello Vincenzo, come accadde nei suoi primi anni da professionista quando era nelle fila della Nippo-Fantini.

Nella particolare crono (salita e discesa) dello Svizzera, Antonio ha scelto la bici tradizionale
Nella particolare crono (salita e discesa) dello Svizzera, Antonio ha scelto la bici tradizionale
Antonio, che voto dai alla tua stagione sin qui?

Direi un 7,5-8. Non ho fatto molte corse e quando le ho fatte ho cercato di essere protagonista. Alla fine, anno per anno ho cercato, riuscendoci, di migliorare.

E al Giro di Svizzera ti abbiamo visto competitivo tra i grandi…

Mi sentivo bene. In verità volevo provare a far classifica, ma poi in una tappa il gruppo si è spezzato in discesa e sono rimasto dietro. A quel punto non avendo più ambizioni per la generale era inutile tenere duro e ho cercato di portare a casa qualcosa, come la maglia dei Gpm. L’ho persa all’ultimo giorno. Io e Samitier ci siamo “scornati” tutto il giorno e Woods che ha vinto un solo Gpm ci ha fregato. Però è importante crederci sempre, divertirsi e provarci… altrimenti non sai mai come va.

Adesso cosa farai?

Vengo da una settimana di riposo. Sto riprendendo con gli allenamenti proprio in questi giorni. Farò il Tour de Wallonie, San Sebastian… Vuelta.

In casa Trek-Segafredo Ciccone era il capitano designato sin da inizio stagione per la Vuelta, ma magari dopo le Olimpiadi potrebbe cambiare qualcosa: per te che avventura sarà?

Su carta il capitano è lui, però dopo la convocazione alle Olimpiadi non so cosa voglia fare Giulio. Io mi farò trovare pronto, proverò a vincere qualche tappa e ad aiutarlo il più possibile. E se dovessi restare con i migliori potrei provare ad anticipare un po’, ad attaccare prima. Vedremo come andrà giorno per giorno.

Ma dove può arrivare Antonio? Prima hai detto che sei migliorato, sei ancora abbastanza giovane (deve compiere 29 anni, ndr)… Sarai mai in lotta per un grande Giro? Per delle corse a tappe più brevi? Per le maglie di miglior scalatore?

Alla fine non è facile vincere. Vedi come vanno le cose anche in base a come stai in quella gara e spesso le cose succedono per caso. Per la classifica in un grande Giro non penso, semmai potrei mirare a qualche tappa. Sì, potrei puntare alle classifiche a punti per i Gpm visto che in salita tengo bene. Ma come ho già detto il mio obiettivo è migliorare, che poi è lo stesso di tutti quanti.

Questa potrebbe essere l’ultima stagione in cui Antonio e Vincenzo corrono nello stesso team
Questa potrebbe essere l’ultima stagione in cui Antonio e Vincenzo corrono nello stesso team
E tu, oltre ai dati del computerino, da cosa vedi che sei migliorato?

Dal fatto che quando torno a casa anche dagli allenamenti più duri sto meglio, recupero bene. Sento che il fisico li assimila bene.

Questo discorso sul prosieguo della tua carriera, del fatto che sei migliorato, ci porta anche a pensare ad un futuro lontano da tuo fratello Vincenzo: questa cosa ti “spaventa” o ti dà più stimoli?

Mah, prima o poi questo momento arriverà e dovrò staccarmi da lui (tra i due ci sono otto anni di differenza, ndr). Vincenzo ha deciso di continuare almeno un altro anno e vedremo se sarà ancora l’ultimo insieme oppure no. Ma per me sarà normale andare avanti anche senza di lui.

In che senso?

In fin dei conti è già successo quando Vincenzo era ad altre corse e io ho lavorato per un altro capitano. Per esempio quando ero in Bahrain ho lavorato per Izaguirre e loro spesso chiedevano di me perché ero uno che aiutava. Non mi facevo i fatti i mei e mi ammiravano per questo, perché davo sempre il 100%.

E senza Vincenzo o un altro capitano di turno, visto che stai migliorando e che hai anche vissuto in toto la vita da gregario, se ti dicessero che sei il capitano pensi che saresti in grado di svolgere questo ruolo?

Credo di sì. Alla fine le gare sono sempre quelle, sia che sei il leader che il gregario: devi comunque dare il massimo. Semmai le cose cambiano nella gestione del dopogara, hai più impegni, c’è più tensione. E’ lì che devi saperti gestire.

Una giornata sul Teide con Antonio Nibali

03.04.2021
6 min
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La Trek-Segafredo, o meglio il suo “gruppo Giro” è in ritiro a Tenerife sulle alture del Teide. Nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico questa è una delle palestre preferite dai corridori. Clima buono, altezza importante, strade per (quasi) ogni evenienza e poche distrazioni sono gli elementi che la rendono speciale. Di questo gruppo fa parte anche Antonio Nibali e con lui cerchiamo di scoprire la “giornata in quota” del corridore.

In questa situazione la routine è ancora più marcata. I tempi sono scanditi esclusivamente da allenamenti e alimentazione.

Antonio Nibali esce da una buona Coppi e Bartali, dove ha lottato per maglia dei Gpm
Antonio Nibali esce da una buona Coppi e Bartali
Antonio, siete in altura: si esce subito “forte” o si osserva un periodo di adattamento?

Siamo arrivati il 29 marzo e resteremo quassù per sedici giorni. La prima uscita si fa un po’ più piano, perché ti manca il fiato, hai i battiti alti… Inoltre venivamo da alcune corse e così nelle prime sedute si va tranquilli sia per recuperare un po’ che per adattarci.

Quanto dura questo acclimatamento?

Tre giorni: due di bici e uno di riposo. Poi si inizia a fare sul serio.

A che quota siete di stanza?

A 2.110 metri.

Come si svolgono queste prime uscite?

Si fanno tre e quattro ore cercando di restare sempre in quota. E si va ad un ritmo regolare, piano, piano…

Piano, piano… quanti battiti? Che velocità fate?

Eh, il nostro piano magari sono 27 all’ora o anche più di media. Diciamo che siamo sui 140 battiti. S’imposta un passo regolare ma che al tempo stesso ti consenta di fare chilometri

Il Teide è un vulcano, uno s’immagina il classico “cono”: come fate a restare sempre in in alto? Scendete da un versante e ad una quota “X” vi rigirate, oppure avete a disposizione altre strade?

Qui c’è un altopiano. E’ un po’ vallonato ma si riesce a stare sul filo dei 2.000 metri sempre. Di pianura vera e propria però non ce n’è.

Pianura non ce n’è: ti capita mai di utilizzare i rulli allora per simularla? O per scioglierti?

Normalmente no, ma c’è chi li usa. I rulli servono per recuperare uno “sforzone” fatto nel finale di un allenamento o di una gara, ma almeno io se faccio uno sforzo massimale in allenamento poi eseguo una fase di defaticamento per smaltire l’acido lattico.

Dopo questi giorni iniziali di ambientamento s’inizia a fare sul serio.

Esatto, le uscite si allungano e i ritmi si alzano un po’. Si fanno poi anche dei lavori, soprattutto di potenziamento.

Facci un esempio di lavoro di potenziamento… E soprattutto c’è differenza tra il farlo a casa e in quota?

Essendoci meno ossigeno fai più fatica, però è anche vero che qui in particolare puoi farlo anche in modo più prolungato. Ci sono salite da un’ora e più. A casa (Nibali vive nelle Marche, ndr) dove le trovo così lunghe? Cosa facciamo: magari 5′ di Sfr e 2′ di agilità, il tutto per quattro volte. Poi fai 5′ di recupero blandissimo e riparti. Così fino a fare un’ora di Sfr.

Antonio è molto attento all’alimentazione sia in corsa che in allenamento
Antonio è molto attento all’alimentazione sia in corsa che in allenamento
A quale intensità esegui le tre fasi: Sfr, agilità e recupero?

Le Sfr sui 300 watt direi, i 2′ in agilità sui 220-230 watt a 90, anche 100 rpm, e la fase di recupero è a sensazione, comunque molto tranquilla.

Prima abbiamo accennato ai battiti, mediamente quanto si alzano rispetto alla norma?

Io ne ho 6-7 in più ma, soprattutto se si è freschi, possono essere anche 10 in più.

In questo ritiro che dura due settimane piene quante distanze fai?

Sono dodici sedute, quindi almeno tre distanze.

E quanto sono lunghe?

Circa 175 chilometri: facciamo 6 ore, con 5.000 metri di dislivello.

Caspita! E il tempo passa in fretta?

Ma sì dai, alla fine siamo un bel gruppo e tra una risata e l’altra passa bene.

Antonio a colazione nel ritiro sul Teide con la sua omelette
Antonio a colazione nel ritiro sul Teide con la sua omelette
Invece di lavori massimali non ne fai?

No, è molto difficile che capiti. Anche perché poi si scende da qui e si va a correre solitamente. E certi ritmi li raggiungi in corsa.

Capitolo alimentazione: è come a casa o c’è differenza?

In linea di massima è come a casa. Forse si mangia qualche proteina in più perché si va un po’ più sotto sforzo.

E come le assumente queste proteine: a tavola con il cibo o con gli integratori?

Dipende, ognuno fa i suoi calcoli della quantità proteica giornaliera che deve assumere e se non ci arriva fa un’aggiunta con quelle in polvere.

Giorno della distanza: cosa mangia Antonio Nibali a colazione?

Mi sveglio alle 8 e alle 8,15, giusto il tempo di andare in bagno e vestirsi, sono a colazione. Per prima cosa prendo un caffè, così mi sveglio! Poi io mangio il porridge: yogurt o latte, frutta secca, cerali e qui, che si trova molta buona, metto anche la papaya. Poi mangio un’omelette, solitamente con prosciutto e formaggio, meno spesso liscia. E se ho particolarmente fame aggiungo una fetta di pane e marmellata.

E partite alle?

Alle 9,30 massimo partiamo.

Durante la seduta cosa mangi?

I massaggiatori ci preparano dei paninetti al prosciutto o le rice cake. Di solito ci mettono anche della frutta secca come mandorle o noci. Anche se la mia preferita è quella con il cocco.

E mangi con cadenze predefinite o a sensazione?

All’incirca mangio ogni 40′, se invece l’allenamento è più easy quando ho fame. Comunque può capitare che quando ci si ferma i massaggiatori ci chiedano se vogliamo una barretta o una rice cake in più e se ne ho voglia la prendo.

rice cake
Le rice cake sono ormai usatissime dai corridori anche in allenamento
Le rice cake sono ormai usatissime dai corridori anche in allenamento
Borracce: quante ne consumate? E sono con acqua o anche con altro?

Qui sul Teide fa parecchio caldo quindi se ne consumano. Normalmente sono solo con acqua, ma dopo tre ore ci sta che ce ne sia una con delle maltodestrine. Diciamo che ogni tre borracce d’acqua ce n’è una di maltodestrine.

Poi tornate in hotel…

Facciamo una doccia e poi andiamo a mangiare. Non mangiamo molto perché è già tardi. Prendiamo del riso o della pasta. Di solito è in bianco e ci si aggiunge una scatoletta di tonno. Niente verdura. Non si mangia altro, semmai un po’ di frutta.

E a cena?

Dopo aver fatto il massaggio ed esserci riposati andiamo a cena. Ed è la classica cena dopo la distanza, ma va considerato anche che dopo questo allenamento lungo, il giorno dopo noi facciamo scarico, quindi non è abbondantissima. Si mangia un’insalata o una zuppa o una vellutata, del pollo o del salmone o una fettina di carne, verdure alla piastra e semmai della frutta o un yogurt.

Niente dolcetto?

Nulla. E che siamo in vacanza!

Il biberon e la bici: la nuova vita di Antonio

20.02.2021
4 min
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Se chiedete ad Antonio Nibali quali siano le novità di una bimba nata da poco, farà un grosso sorriso da padre innamorato e vi racconterà che anche la notte scorsa si è svegliato ogni quattro ore e ha preparato il biberon, lo ha portato a sua moglie Michela e si è rimesso a dormire. Poi, ripensandoci, aggiungerà che quest’anno per la prima volta da quando è al mondo, non è sceso a Messina per le Feste.

«Siamo rimasti sempre a casa – sorride – facendo Natale con i genitori di Michela. Andare in aereo con una bimba di due mesi soprattutto di questi tempi non era tanto il caso. E anche farle fare otto ore di macchina. Però il tempo che cresca un po’ e che le cose magari cambino e andiamo giù per far conoscere Mariasole ai nonni».

Nel 2019 all’elezione di Miss Ciclismo, Antonio assieme ad Andrea Garosio
Nel 2019 a Miss Ciclismo, Antonio con Andrea Garosio

Il giro delle case

Antonio prosegue nel suo giro d’Italia che lo ha portato a Mastromarco sulle orme di Vincenzo, poi a Guanzate in provincia di Como e ora nelle Marche, nella splendida Filottrano, che agli amanti del ciclismo ricorda Michele e non potrebbe essere altrimenti. Per un giovane padre che di mestiere fa il corridore probabilmente è la dimensione ideale: non per nulla e per non tradire le sue radici, Scarponi rifiutò sempre di trasferirsi in località più convenienti. E Antonio per ora ci ha messo le radici.

Come è andato l’inverno?

Abbastanza tranquillo, passato praticamente fra casa e bicicletta. Mi sono sempre allenato perché il tempo me lo ha permesso. Il 2020 è stato brutto per tutti, ma devo dire che soprattutto per me il Giro è stato un bel momento. Sono stato sempre davanti cercando di dare il massimo. Magari non vinci né fai piazzamenti, ma te ne accorgi se in salita rimani in un gruppo di 20 oppure resti indietro. E io alla fine sono sempre migliorato, anno dopo anno.

Antonio ha seguito Vincenzo dal Team Bahrain alla Trek-Segafredo
Ha seguito Vincenzo dal Bahrain alla Trek-Segafredo
Che cosa ti aspetta nel 2021?

Un bel programmino. Nel prossimo fine settimana correrò in Francia: Ardeche e Drome. Poi verrò in Italia per fare Laigueglia e Larciano e da lì Coppi e Bartali, un ritiro in altura con la squadra e uno fra Tour of the Alps e Romandia. In teoria dovrei essere riserva nella prima e correre in Svizzera, ma ho chiesto di invertire per avere più stacco prima del Giro d’Italia.

Quando ti incrocerai con Vincenzo?

Probabilmente per Laigueglia e Larciano, al Tour of the Alps se riesco a farlo e ovviamente al Giro.

Il tuo ruolo nella squadra del Giro sarà lo stesso del 2020?

Bisognerà prima capire le tattiche di squadra. Se avremo Vincenzo e Giulio (Ciccone, ndr) in classifica, ovviamente non si potrà neppure andare in fuga. Quando le altre squadre vedono che i compagni di due come loro provano ad anticipare, immaginano che vogliano preparare un attacco e per sicurezza vengono a prenderti. Anche se magari volevi solo andare in fuga. Se invece non saranno in classifica, allora magari ci sarà spazio. Non abbiamo ancora deciso come correremo.

Da quello che ci ha raccontato, Vincenzo vorrebbe essere libero da obblighi di classifica.

Visto l’anno da cui veniamo, si può anche capire. E’ stato strano il 2020, siamo arrivati al Giro a ottobre facendo poche gare prima e una sola corsa a tappe: la Tirreno-Adriatico. Quindi non è stato un test molto attendibile. Io ho idea che se quest’anno nelle corse prima si rendesse conto di essere competitivo, anche l’approccio al Giro potrebbe essere diverso e farebbe classifica. Bisogna solo cominciare…

Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce in supporto di Vincenzo
Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce
Con chi ti alleni di solito?

Per ora sono uscito spesso con Stacchiotti, che abita a Porto Recanati. Abbiamo da fare un quarto d’ora a testa per incontrarci. Oppure con Garofoli, che viene da Castelfidardo che sta a 10 minuti. Altrimenti se loro non ci sono, qualche amico cicloamatore. Qui si sta veramente bene, c’è una buona qualità di vita e non c’è tanto traffico. Il mare è abbastanza vicino, la temperatura è buona e nell’entroterra ci sono delle belle salite. Quelle su cui si allenava anche Scarponi.

Hai già cominciato ad Almeria?

Esatto, ma lì salite poche… Era una corsa per velocisti e sono stato in gruppo. Diciamo che è stato un giorno di allenamento diverso, facendo ritmo. Come sapete, le volate non fanno per me.

Assistenza Shimano

Assistenza Shimano: sempre pronti ad intervenire

12.10.2020
4 min
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Durante il Giro d’Italia, ma non solo, l’Assistenza Neutrale Shimano è uno dei punti di riferimento per i corridori nel caso abbiano degli inconvenienti meccanici. Noi di bici.PRO abbiamo parlato durante il primo giorno di riposo al Giro d’Italia con Massimo Rava, team leader dell’Assistenza meccanica Shimano e anche titolare del negozio Mania Bike ad Alessandria. A Massimo l’esperienza non manca, infatti ha iniziato a fare assistenza neutrale in corsa nel 2006, prima con Mavic, poi con Vittoria e dal 2018 con Shimano.

Massimo come è andata fino ad oggi al Giro d’italia?

Finora tutto bene, abbiamo fatto diversi interventi ma direi tutto nella norma. Sai è sempre complicato muoversi in gruppo e fare gli interventi giusti, pensa che in macchina abbiamo nove ruote tutte diverse.

A cosa è dovuto il fatto di avere così tante ruote?

Pensa che anche se noi siamo Shimano, dobbiamo assistere tutti anche chi ha Campagnolo e Sram. Questo vuol dire che dobbiamo avere ruote Campagnolo sia per disco che per i rim brake, lo stesso vale per Shimano, mentre Sram abbiamo solo le ruote disco. Poi ci sono squadre che hanno i freni tradizionali ma con rim stretto e altre con rim largo.

A proposito di freni a disco, ci sono diametri diversi?

Si perché alcuni corridori al posteriore usano dischi da 140 millimetri, quindi dobbiamo avere le ruote posteriori con i dischi sia da 140 che da 160 millimetri. Ti faccio un esempio, alla Tirreno-Adriatico Van der Poel montava dischi da 140 millimetri sia all’anteriore che al posteriore, quindi dovevamo avere anche quella misura all’anteriore. La capacità di un cambio ruota sta anche nel capire in un secondo chi è e cosa monta.

Massimo Rava controlla che sia tutto in ordine
Massimo Rava durante il Giro d’Italia, controlla che tutte le bici siano in ordine
Quali sono gli interventi che fate più spesso?

La sostituzione delle ruote è certamente quello più frequente. Poi capita una giornata come al mondiale di Imola dove si inchiodavano i cambi. In quel caso abbiamo fatto molti interventi appesi al finestrino della macchina mentre i corridori andavano. Però abbiamo anche le borracce e le barrette nel caso che qualche corridore ce li chieda. Spesso ci passano le mantelline, come è successo a Roccaraso con la pioggia e il freddo. A fine tappa andiamo dalle squadre a riportare tutto quello che ci hanno dato. Oltre alle ruote abbiamo anche le bici complete. Per esempio all’ultima Tirreno abbiamo dato la bici a Froome e ci ha finito la tappa.

Come fate con le misure delle biciclette?

Abbiamo un database con tutte le misure dei corridori e sulla base di questi facciamo delle medie. Prendiamo tutta una serie di parametri e regoliamo le bici di conseguenza. Capita che i corridori arrivino al traguardo con le nostre bici, come appunto Froome quest’anno o Antonio Nibali. Devo dire che abbiamo delle bici ottime, infatti i telai sono dei Bianchi Xr3 montate con il Dura Ace Di2, ruote Shimano C40 e manubri PRO.

Il database utilizzato per le misure delle bici
Gli uomini Shimano usano un ricco database per assettare le loro biciclette
Fate più cambi di ruote con freni a disco o con i caliper?

Ormai la maggior parte sono disco. Al Giro quest’anno con i freni tradizionali sono rimaste la Ineos-Grenadier, la Jumbo-Visma e la UAE Team Emirates.

Usate i tubeless o i tubolari?

Le ruote che abbiamo in macchina sono con i tubolari, mentre le C40 montate sulle bici sono con i tubeless. Con le ruote singole cerchiamo di dare il massimo di leggerezza e per ora il tubolare pesa un po’ meno del tubeless.

Avete solo ruote in carbonio o anche in alluminio?

Le ruote montate Shimano sono le C40 in carbonio, mentre quelle montate Sram e Campagnolo sono in alluminio.

Le Oltre XR3 utilizzate da Shimano
Le Bianchi Oltre XR3 utilizzate da Shimano per dare l’assistenza ai corridori
A proposito di coperture, le forature sono aumentate o diminuite rispetto al passato?

Sono nettamente diminuite. Pensa che prima facevo assistenza con Vittoria e contavamo una media di 15/16 forature al giorno. A questo Giro d’Italia siamo a una media di 2 forature. C’è stato solo il giorno dei ventagli, la tappa con arrivo a Brindisi, che ci sono state molte forature. Evidentemente i corridori erano a tutta e non guardavano troppo dove passavano e magari transitavano sullo sporco.

Durante le cronometro fate qualche tipo di assistenza?

Se c’è bisogno e qualche squadra ce lo chiede, facciamo assistenza a qualche corridore. A Palermo abbiamo seguito quattro atleti. Però devo dire che sono i giorni più noiosi.

Per finire ci dici se il traffico in gruppo è migliorato o peggiorato rispetto ad alcuni anni fa?

Calcolando che il numero dei mezzi è sempre lo stesso, anzi alla Sanremo adesso fanno partire anche le seconde ammiraglie quindi ci sono più mezzi in corsa, devo dire che la situazione è migliorata. Ho notato che c’è più disciplina. Una volta era una guerra, c’erano delle tappe in cui si faceva a sportellate. Per il momento le cose stanno andando così, magari però ci aggiorniamo al prossimo giorno di riposo…..