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Il giorno che Vincenzo per vincere ritornò bambino

Giada Gambino
02.10.2021
4 min
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E’ concentrato lo sguardo che si intravede dietro gli occhiali. Vincenzo respira profondamente e scruta i suoi compagni di fuga in attesa del giusto segnale. Il ritmo è alto, la strada sale, i battiti del cuore aumentano e piccole gocce di sudore si formano sulla pelle.

«Non conosco questa parte di salita  – pensa – ma è dura, è ideale per un attacco da lontano». 

Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio
Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio

Il passo diminuisce, gli occhi di Nibali si infuocano… è arrivato il momento

Non esita, non si volta, scatta, come uno squalo quando vede da lontano la sua preda. Inizia a guadagnare terreno, metri, secondi. Bardet prova a inseguirlo con dietro Valverde, Covi, Fortunato e De la Cruz, ma invano. Quando la strada sale e l’adrenalina scorre in tutto il corpo, non si sente alcuna fatica. Mancano 22 chilometri al traguardo.

«Vai Enzo!», sente a bordo strada, riconosce la voce: è quella di suo cugino. Si sente a casa, protetto e diventa, così, inarrestabile. Spinge sui pedali sempre più forte, più deciso, più agile.

Dall’ammiraglia lo avvertono del suo vantaggio, Vincenzo inizia a crederci di più e come un pittore che dipinge con linee morbide ma decise, il siciliano affronta la discesa che conosce molto bene. Le strade di Mascali sono proprio quelle dove da ragazzino si allenava.

Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo
Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo

Prende la borraccia a cui è attaccato un gel, ma non serve, la maestosità dell’Etna gli infonde grande energia; un’esplosione inarrestabile che ci regala un’immagine sublime. Si volta leggermente indietro… ed è un attimo, pensa a questi ultimi due anni, alle tante cadute, ai sacrifici e alle critiche che adesso lascia lungo la strada alle sue spalle.

«Non sono stati due anni facili. Tanti imprevisti hanno influito su quello che mi aspettavo di poter fare. La pandemia, la frattura, qualche problema fisico di troppo a cui non ero abituato. Mi sono ritrovato quasi sempre a rincorrere la condizione migliore. Moralmente, non era una situazione facile da affrontare. Non mi è mai mancata voglia, impegno o serietà. In alcuni momenti mi è mancata la serenità».

Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione
Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione

Mancano pochi chilometri, è lanciato verso quello che non è un semplice traguardo: è la sua preda, il suo riscatto, la sua felicità. Non è un arrivo, è un nuovo inizio!

Così, spinto dall’entusiasmo della folla, della sua gente, vede l’ultimo chilometro che affronta tutto d’un fiato. Arriva al traguardo, alza le braccia al cielo dopo due lunghi anni e, per un attimo, si sente nuovamente bambino. D’altronde non aveva mai vinto da professionista in Sicilia.

«Questa vittoria significa molto, in un contesto unico, forse, il migliore».

Inevitabilmente si lascia trasportare dalle emozioni, piange. I tifosi urlano il suo nome ma lo Squalo è come se fosse in una bolla, non sente nulla se non il cuore in gola e le lacrime scendere lungo il viso.

Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro
Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro

«Tanti di quelli che mi conoscono bene mi hanno detto che era tanto tempo che non mi vedevano così commosso. Ed è vero. Ho vinto sulle mie strade di casa, quelle dove sono cresciuto. E l’ho fatto davanti alla mia gente, i miei amici di una vita».

«Ohh !!» un urlo rompe la bolla, il fratello Antonio lo strattona, Vincenzo si volta, sorride, lo abbraccia aggiungendo a questo quadro gli ultimi colori: rosso e giallo, quelli della maglia che poco più tardi illuminerà il volto di Vincenzo Nibali sul podio davanti Valverde e Covi. 

Un pensiero per Luca Guercilena. Poi l’ultima tappa e il Giro di Sicilia sono suoi!

Una mattina d’estate con Antonio Nibali tra presente e futuro

02.07.2021
4 min
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L’estate di Antonio Nibali procede tra le colline delle Marche nella Filottrano di Michele Scarponi. Il siciliano si è trasferito da quelle parti già da qualche tempo, con la moglie e la loro piccola Mariasole. Ma soprattutto in questo primo scorcio di stagione il corridore della Trek-Segafredo si è mostrato pimpante come poche altre volte lo avevamo visto. Buone prestazioni alla Coppi e Bartali, al Tour of the Alps e soprattutto al Giro di Svizzera, dove si è ritrovato a lottare faccia a faccia con dei veri “mammasantissima”.

Con lui abbiamo parlato del suo futuro, che tra l’altro presto potrebbe essere lontano dal fratello Vincenzo, come accadde nei suoi primi anni da professionista quando era nelle fila della Nippo-Fantini.

Nella particolare crono (salita e discesa) dello Svizzera, Antonio ha scelto la bici tradizionale
Nella particolare crono (salita e discesa) dello Svizzera, Antonio ha scelto la bici tradizionale
Antonio, che voto dai alla tua stagione sin qui?

Direi un 7,5-8. Non ho fatto molte corse e quando le ho fatte ho cercato di essere protagonista. Alla fine, anno per anno ho cercato, riuscendoci, di migliorare.

E al Giro di Svizzera ti abbiamo visto competitivo tra i grandi…

Mi sentivo bene. In verità volevo provare a far classifica, ma poi in una tappa il gruppo si è spezzato in discesa e sono rimasto dietro. A quel punto non avendo più ambizioni per la generale era inutile tenere duro e ho cercato di portare a casa qualcosa, come la maglia dei Gpm. L’ho persa all’ultimo giorno. Io e Samitier ci siamo “scornati” tutto il giorno e Woods che ha vinto un solo Gpm ci ha fregato. Però è importante crederci sempre, divertirsi e provarci… altrimenti non sai mai come va.

Adesso cosa farai?

Vengo da una settimana di riposo. Sto riprendendo con gli allenamenti proprio in questi giorni. Farò il Tour de Wallonie, San Sebastian… Vuelta.

In casa Trek-Segafredo Ciccone era il capitano designato sin da inizio stagione per la Vuelta, ma magari dopo le Olimpiadi potrebbe cambiare qualcosa: per te che avventura sarà?

Su carta il capitano è lui, però dopo la convocazione alle Olimpiadi non so cosa voglia fare Giulio. Io mi farò trovare pronto, proverò a vincere qualche tappa e ad aiutarlo il più possibile. E se dovessi restare con i migliori potrei provare ad anticipare un po’, ad attaccare prima. Vedremo come andrà giorno per giorno.

Ma dove può arrivare Antonio? Prima hai detto che sei migliorato, sei ancora abbastanza giovane (deve compiere 29 anni, ndr)… Sarai mai in lotta per un grande Giro? Per delle corse a tappe più brevi? Per le maglie di miglior scalatore?

Alla fine non è facile vincere. Vedi come vanno le cose anche in base a come stai in quella gara e spesso le cose succedono per caso. Per la classifica in un grande Giro non penso, semmai potrei mirare a qualche tappa. Sì, potrei puntare alle classifiche a punti per i Gpm visto che in salita tengo bene. Ma come ho già detto il mio obiettivo è migliorare, che poi è lo stesso di tutti quanti.

Questa potrebbe essere l’ultima stagione in cui Antonio e Vincenzo corrono nello stesso team
Questa potrebbe essere l’ultima stagione in cui Antonio e Vincenzo corrono nello stesso team
E tu, oltre ai dati del computerino, da cosa vedi che sei migliorato?

Dal fatto che quando torno a casa anche dagli allenamenti più duri sto meglio, recupero bene. Sento che il fisico li assimila bene.

Questo discorso sul prosieguo della tua carriera, del fatto che sei migliorato, ci porta anche a pensare ad un futuro lontano da tuo fratello Vincenzo: questa cosa ti “spaventa” o ti dà più stimoli?

Mah, prima o poi questo momento arriverà e dovrò staccarmi da lui (tra i due ci sono otto anni di differenza, ndr). Vincenzo ha deciso di continuare almeno un altro anno e vedremo se sarà ancora l’ultimo insieme oppure no. Ma per me sarà normale andare avanti anche senza di lui.

In che senso?

In fin dei conti è già successo quando Vincenzo era ad altre corse e io ho lavorato per un altro capitano. Per esempio quando ero in Bahrain ho lavorato per Izaguirre e loro spesso chiedevano di me perché ero uno che aiutava. Non mi facevo i fatti i mei e mi ammiravano per questo, perché davo sempre il 100%.

E senza Vincenzo o un altro capitano di turno, visto che stai migliorando e che hai anche vissuto in toto la vita da gregario, se ti dicessero che sei il capitano pensi che saresti in grado di svolgere questo ruolo?

Credo di sì. Alla fine le gare sono sempre quelle, sia che sei il leader che il gregario: devi comunque dare il massimo. Semmai le cose cambiano nella gestione del dopogara, hai più impegni, c’è più tensione. E’ lì che devi saperti gestire.

Una giornata sul Teide con Antonio Nibali

03.04.2021
6 min
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La Trek-Segafredo, o meglio il suo “gruppo Giro” è in ritiro a Tenerife sulle alture del Teide. Nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico questa è una delle palestre preferite dai corridori. Clima buono, altezza importante, strade per (quasi) ogni evenienza e poche distrazioni sono gli elementi che la rendono speciale. Di questo gruppo fa parte anche Antonio Nibali e con lui cerchiamo di scoprire la “giornata in quota” del corridore.

In questa situazione la routine è ancora più marcata. I tempi sono scanditi esclusivamente da allenamenti e alimentazione.

Antonio Nibali esce da una buona Coppi e Bartali, dove ha lottato per maglia dei Gpm
Antonio Nibali esce da una buona Coppi e Bartali
Antonio, siete in altura: si esce subito “forte” o si osserva un periodo di adattamento?

Siamo arrivati il 29 marzo e resteremo quassù per sedici giorni. La prima uscita si fa un po’ più piano, perché ti manca il fiato, hai i battiti alti… Inoltre venivamo da alcune corse e così nelle prime sedute si va tranquilli sia per recuperare un po’ che per adattarci.

Quanto dura questo acclimatamento?

Tre giorni: due di bici e uno di riposo. Poi si inizia a fare sul serio.

A che quota siete di stanza?

A 2.110 metri.

Come si svolgono queste prime uscite?

Si fanno tre e quattro ore cercando di restare sempre in quota. E si va ad un ritmo regolare, piano, piano…

Piano, piano… quanti battiti? Che velocità fate?

Eh, il nostro piano magari sono 27 all’ora o anche più di media. Diciamo che siamo sui 140 battiti. S’imposta un passo regolare ma che al tempo stesso ti consenta di fare chilometri

Il Teide è un vulcano, uno s’immagina il classico “cono”: come fate a restare sempre in in alto? Scendete da un versante e ad una quota “X” vi rigirate, oppure avete a disposizione altre strade?

Qui c’è un altopiano. E’ un po’ vallonato ma si riesce a stare sul filo dei 2.000 metri sempre. Di pianura vera e propria però non ce n’è.

Pianura non ce n’è: ti capita mai di utilizzare i rulli allora per simularla? O per scioglierti?

Normalmente no, ma c’è chi li usa. I rulli servono per recuperare uno “sforzone” fatto nel finale di un allenamento o di una gara, ma almeno io se faccio uno sforzo massimale in allenamento poi eseguo una fase di defaticamento per smaltire l’acido lattico.

Dopo questi giorni iniziali di ambientamento s’inizia a fare sul serio.

Esatto, le uscite si allungano e i ritmi si alzano un po’. Si fanno poi anche dei lavori, soprattutto di potenziamento.

Facci un esempio di lavoro di potenziamento… E soprattutto c’è differenza tra il farlo a casa e in quota?

Essendoci meno ossigeno fai più fatica, però è anche vero che qui in particolare puoi farlo anche in modo più prolungato. Ci sono salite da un’ora e più. A casa (Nibali vive nelle Marche, ndr) dove le trovo così lunghe? Cosa facciamo: magari 5′ di Sfr e 2′ di agilità, il tutto per quattro volte. Poi fai 5′ di recupero blandissimo e riparti. Così fino a fare un’ora di Sfr.

Antonio è molto attento all’alimentazione sia in corsa che in allenamento
Antonio è molto attento all’alimentazione sia in corsa che in allenamento
A quale intensità esegui le tre fasi: Sfr, agilità e recupero?

Le Sfr sui 300 watt direi, i 2′ in agilità sui 220-230 watt a 90, anche 100 rpm, e la fase di recupero è a sensazione, comunque molto tranquilla.

Prima abbiamo accennato ai battiti, mediamente quanto si alzano rispetto alla norma?

Io ne ho 6-7 in più ma, soprattutto se si è freschi, possono essere anche 10 in più.

In questo ritiro che dura due settimane piene quante distanze fai?

Sono dodici sedute, quindi almeno tre distanze.

E quanto sono lunghe?

Circa 175 chilometri: facciamo 6 ore, con 5.000 metri di dislivello.

Caspita! E il tempo passa in fretta?

Ma sì dai, alla fine siamo un bel gruppo e tra una risata e l’altra passa bene.

Antonio a colazione nel ritiro sul Teide con la sua omelette
Antonio a colazione nel ritiro sul Teide con la sua omelette
Invece di lavori massimali non ne fai?

No, è molto difficile che capiti. Anche perché poi si scende da qui e si va a correre solitamente. E certi ritmi li raggiungi in corsa.

Capitolo alimentazione: è come a casa o c’è differenza?

In linea di massima è come a casa. Forse si mangia qualche proteina in più perché si va un po’ più sotto sforzo.

E come le assumente queste proteine: a tavola con il cibo o con gli integratori?

Dipende, ognuno fa i suoi calcoli della quantità proteica giornaliera che deve assumere e se non ci arriva fa un’aggiunta con quelle in polvere.

Giorno della distanza: cosa mangia Antonio Nibali a colazione?

Mi sveglio alle 8 e alle 8,15, giusto il tempo di andare in bagno e vestirsi, sono a colazione. Per prima cosa prendo un caffè, così mi sveglio! Poi io mangio il porridge: yogurt o latte, frutta secca, cerali e qui, che si trova molta buona, metto anche la papaya. Poi mangio un’omelette, solitamente con prosciutto e formaggio, meno spesso liscia. E se ho particolarmente fame aggiungo una fetta di pane e marmellata.

E partite alle?

Alle 9,30 massimo partiamo.

Durante la seduta cosa mangi?

I massaggiatori ci preparano dei paninetti al prosciutto o le rice cake. Di solito ci mettono anche della frutta secca come mandorle o noci. Anche se la mia preferita è quella con il cocco.

E mangi con cadenze predefinite o a sensazione?

All’incirca mangio ogni 40′, se invece l’allenamento è più easy quando ho fame. Comunque può capitare che quando ci si ferma i massaggiatori ci chiedano se vogliamo una barretta o una rice cake in più e se ne ho voglia la prendo.

rice cake
Le rice cake sono ormai usatissime dai corridori anche in allenamento
Le rice cake sono ormai usatissime dai corridori anche in allenamento
Borracce: quante ne consumate? E sono con acqua o anche con altro?

Qui sul Teide fa parecchio caldo quindi se ne consumano. Normalmente sono solo con acqua, ma dopo tre ore ci sta che ce ne sia una con delle maltodestrine. Diciamo che ogni tre borracce d’acqua ce n’è una di maltodestrine.

Poi tornate in hotel…

Facciamo una doccia e poi andiamo a mangiare. Non mangiamo molto perché è già tardi. Prendiamo del riso o della pasta. Di solito è in bianco e ci si aggiunge una scatoletta di tonno. Niente verdura. Non si mangia altro, semmai un po’ di frutta.

E a cena?

Dopo aver fatto il massaggio ed esserci riposati andiamo a cena. Ed è la classica cena dopo la distanza, ma va considerato anche che dopo questo allenamento lungo, il giorno dopo noi facciamo scarico, quindi non è abbondantissima. Si mangia un’insalata o una zuppa o una vellutata, del pollo o del salmone o una fettina di carne, verdure alla piastra e semmai della frutta o un yogurt.

Niente dolcetto?

Nulla. E che siamo in vacanza!

Il biberon e la bici: la nuova vita di Antonio

20.02.2021
4 min
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Se chiedete ad Antonio Nibali quali siano le novità di una bimba nata da poco, farà un grosso sorriso da padre innamorato e vi racconterà che anche la notte scorsa si è svegliato ogni quattro ore e ha preparato il biberon, lo ha portato a sua moglie Michela e si è rimesso a dormire. Poi, ripensandoci, aggiungerà che quest’anno per la prima volta da quando è al mondo, non è sceso a Messina per le Feste.

«Siamo rimasti sempre a casa – sorride – facendo Natale con i genitori di Michela. Andare in aereo con una bimba di due mesi soprattutto di questi tempi non era tanto il caso. E anche farle fare otto ore di macchina. Però il tempo che cresca un po’ e che le cose magari cambino e andiamo giù per far conoscere Mariasole ai nonni».

Nel 2019 all’elezione di Miss Ciclismo, Antonio assieme ad Andrea Garosio
Nel 2019 a Miss Ciclismo, Antonio con Andrea Garosio

Il giro delle case

Antonio prosegue nel suo giro d’Italia che lo ha portato a Mastromarco sulle orme di Vincenzo, poi a Guanzate in provincia di Como e ora nelle Marche, nella splendida Filottrano, che agli amanti del ciclismo ricorda Michele e non potrebbe essere altrimenti. Per un giovane padre che di mestiere fa il corridore probabilmente è la dimensione ideale: non per nulla e per non tradire le sue radici, Scarponi rifiutò sempre di trasferirsi in località più convenienti. E Antonio per ora ci ha messo le radici.

Come è andato l’inverno?

Abbastanza tranquillo, passato praticamente fra casa e bicicletta. Mi sono sempre allenato perché il tempo me lo ha permesso. Il 2020 è stato brutto per tutti, ma devo dire che soprattutto per me il Giro è stato un bel momento. Sono stato sempre davanti cercando di dare il massimo. Magari non vinci né fai piazzamenti, ma te ne accorgi se in salita rimani in un gruppo di 20 oppure resti indietro. E io alla fine sono sempre migliorato, anno dopo anno.

Antonio ha seguito Vincenzo dal Team Bahrain alla Trek-Segafredo
Ha seguito Vincenzo dal Bahrain alla Trek-Segafredo
Che cosa ti aspetta nel 2021?

Un bel programmino. Nel prossimo fine settimana correrò in Francia: Ardeche e Drome. Poi verrò in Italia per fare Laigueglia e Larciano e da lì Coppi e Bartali, un ritiro in altura con la squadra e uno fra Tour of the Alps e Romandia. In teoria dovrei essere riserva nella prima e correre in Svizzera, ma ho chiesto di invertire per avere più stacco prima del Giro d’Italia.

Quando ti incrocerai con Vincenzo?

Probabilmente per Laigueglia e Larciano, al Tour of the Alps se riesco a farlo e ovviamente al Giro.

Il tuo ruolo nella squadra del Giro sarà lo stesso del 2020?

Bisognerà prima capire le tattiche di squadra. Se avremo Vincenzo e Giulio (Ciccone, ndr) in classifica, ovviamente non si potrà neppure andare in fuga. Quando le altre squadre vedono che i compagni di due come loro provano ad anticipare, immaginano che vogliano preparare un attacco e per sicurezza vengono a prenderti. Anche se magari volevi solo andare in fuga. Se invece non saranno in classifica, allora magari ci sarà spazio. Non abbiamo ancora deciso come correremo.

Da quello che ci ha raccontato, Vincenzo vorrebbe essere libero da obblighi di classifica.

Visto l’anno da cui veniamo, si può anche capire. E’ stato strano il 2020, siamo arrivati al Giro a ottobre facendo poche gare prima e una sola corsa a tappe: la Tirreno-Adriatico. Quindi non è stato un test molto attendibile. Io ho idea che se quest’anno nelle corse prima si rendesse conto di essere competitivo, anche l’approccio al Giro potrebbe essere diverso e farebbe classifica. Bisogna solo cominciare…

Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce in supporto di Vincenzo
Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce
Con chi ti alleni di solito?

Per ora sono uscito spesso con Stacchiotti, che abita a Porto Recanati. Abbiamo da fare un quarto d’ora a testa per incontrarci. Oppure con Garofoli, che viene da Castelfidardo che sta a 10 minuti. Altrimenti se loro non ci sono, qualche amico cicloamatore. Qui si sta veramente bene, c’è una buona qualità di vita e non c’è tanto traffico. Il mare è abbastanza vicino, la temperatura è buona e nell’entroterra ci sono delle belle salite. Quelle su cui si allenava anche Scarponi.

Hai già cominciato ad Almeria?

Esatto, ma lì salite poche… Era una corsa per velocisti e sono stato in gruppo. Diciamo che è stato un giorno di allenamento diverso, facendo ritmo. Come sapete, le volate non fanno per me.

Assistenza Shimano

Assistenza Shimano: sempre pronti ad intervenire

12.10.2020
4 min
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Durante il Giro d’Italia, ma non solo, l’Assistenza Neutrale Shimano è uno dei punti di riferimento per i corridori nel caso abbiano degli inconvenienti meccanici. Noi di bici.PRO abbiamo parlato durante il primo giorno di riposo al Giro d’Italia con Massimo Rava, team leader dell’Assistenza meccanica Shimano e anche titolare del negozio Mania Bike ad Alessandria. A Massimo l’esperienza non manca, infatti ha iniziato a fare assistenza neutrale in corsa nel 2006, prima con Mavic, poi con Vittoria e dal 2018 con Shimano.

Massimo come è andata fino ad oggi al Giro d’italia?

Finora tutto bene, abbiamo fatto diversi interventi ma direi tutto nella norma. Sai è sempre complicato muoversi in gruppo e fare gli interventi giusti, pensa che in macchina abbiamo nove ruote tutte diverse.

A cosa è dovuto il fatto di avere così tante ruote?

Pensa che anche se noi siamo Shimano, dobbiamo assistere tutti anche chi ha Campagnolo e Sram. Questo vuol dire che dobbiamo avere ruote Campagnolo sia per disco che per i rim brake, lo stesso vale per Shimano, mentre Sram abbiamo solo le ruote disco. Poi ci sono squadre che hanno i freni tradizionali ma con rim stretto e altre con rim largo.

A proposito di freni a disco, ci sono diametri diversi?

Si perché alcuni corridori al posteriore usano dischi da 140 millimetri, quindi dobbiamo avere le ruote posteriori con i dischi sia da 140 che da 160 millimetri. Ti faccio un esempio, alla Tirreno-Adriatico Van der Poel montava dischi da 140 millimetri sia all’anteriore che al posteriore, quindi dovevamo avere anche quella misura all’anteriore. La capacità di un cambio ruota sta anche nel capire in un secondo chi è e cosa monta.

Massimo Rava controlla che sia tutto in ordine
Massimo Rava durante il Giro d’Italia, controlla che tutte le bici siano in ordine
Quali sono gli interventi che fate più spesso?

La sostituzione delle ruote è certamente quello più frequente. Poi capita una giornata come al mondiale di Imola dove si inchiodavano i cambi. In quel caso abbiamo fatto molti interventi appesi al finestrino della macchina mentre i corridori andavano. Però abbiamo anche le borracce e le barrette nel caso che qualche corridore ce li chieda. Spesso ci passano le mantelline, come è successo a Roccaraso con la pioggia e il freddo. A fine tappa andiamo dalle squadre a riportare tutto quello che ci hanno dato. Oltre alle ruote abbiamo anche le bici complete. Per esempio all’ultima Tirreno abbiamo dato la bici a Froome e ci ha finito la tappa.

Come fate con le misure delle biciclette?

Abbiamo un database con tutte le misure dei corridori e sulla base di questi facciamo delle medie. Prendiamo tutta una serie di parametri e regoliamo le bici di conseguenza. Capita che i corridori arrivino al traguardo con le nostre bici, come appunto Froome quest’anno o Antonio Nibali. Devo dire che abbiamo delle bici ottime, infatti i telai sono dei Bianchi Xr3 montate con il Dura Ace Di2, ruote Shimano C40 e manubri PRO.

Il database utilizzato per le misure delle bici
Gli uomini Shimano usano un ricco database per assettare le loro biciclette
Fate più cambi di ruote con freni a disco o con i caliper?

Ormai la maggior parte sono disco. Al Giro quest’anno con i freni tradizionali sono rimaste la Ineos-Grenadier, la Jumbo-Visma e la UAE Team Emirates.

Usate i tubeless o i tubolari?

Le ruote che abbiamo in macchina sono con i tubolari, mentre le C40 montate sulle bici sono con i tubeless. Con le ruote singole cerchiamo di dare il massimo di leggerezza e per ora il tubolare pesa un po’ meno del tubeless.

Avete solo ruote in carbonio o anche in alluminio?

Le ruote montate Shimano sono le C40 in carbonio, mentre quelle montate Sram e Campagnolo sono in alluminio.

Le Oltre XR3 utilizzate da Shimano
Le Bianchi Oltre XR3 utilizzate da Shimano per dare l’assistenza ai corridori
A proposito di coperture, le forature sono aumentate o diminuite rispetto al passato?

Sono nettamente diminuite. Pensa che prima facevo assistenza con Vittoria e contavamo una media di 15/16 forature al giorno. A questo Giro d’Italia siamo a una media di 2 forature. C’è stato solo il giorno dei ventagli, la tappa con arrivo a Brindisi, che ci sono state molte forature. Evidentemente i corridori erano a tutta e non guardavano troppo dove passavano e magari transitavano sullo sporco.

Durante le cronometro fate qualche tipo di assistenza?

Se c’è bisogno e qualche squadra ce lo chiede, facciamo assistenza a qualche corridore. A Palermo abbiamo seguito quattro atleti. Però devo dire che sono i giorni più noiosi.

Per finire ci dici se il traffico in gruppo è migliorato o peggiorato rispetto ad alcuni anni fa?

Calcolando che il numero dei mezzi è sempre lo stesso, anzi alla Sanremo adesso fanno partire anche le seconde ammiraglie quindi ci sono più mezzi in corsa, devo dire che la situazione è migliorata. Ho notato che c’è più disciplina. Una volta era una guerra, c’erano delle tappe in cui si faceva a sportellate. Per il momento le cose stanno andando così, magari però ci aggiorniamo al prossimo giorno di riposo…..