Dal video alla realtà. I piani sulla Cipressa in casa UAE

26.03.2025
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E’ impossibile non parlare ancora di Milano-Sanremo, vista l’edizione superba alla quale abbiamo assistito. E se questa è stata così memorabile, il merito è quasi del tutto di Tadej Pogacar, cosa che ha sottolineato anche Van der Poel, poi vincitore in via Roma. Il campione del mondo ha attaccato sulla Cipressa e lo ha fatto con una violenza inaudita. Un attacco frutto non solo di gambe e fantasia, ma anche di un piano ben progettato.

E torniamo proprio a quel momento, grazie alla UAE Emirates. La squadra di Pogacar, infatti, ha pubblicato un video (appena in basso) davvero coinvolgente: il retroscena della Sanremo visto dall’interno del team.

In particolare, vogliamo soffermarci su quanto accaduto nella riunione pre-gara, che nel video va dal minuto 2’15” al minuto 4’56”. Parlano i protagonisti. E allora facciamo un parallelo tra quanto detto in riunione e quanto accaduto nella realtà.

Cipressa in vista

Partiamo dalle parole del direttore sportivo Andrej Hauptman. «La corsa misura 239 chilometri con un dislivello di 2.000 metri. Non è la gara più difficile, ma il finale sarà sicuramente duro. Almeno questo è il nostro obiettivo. Dobbiamo risparmiare energie, arrivare freschi fino ai Capi, ma non dobbiamo spendere tanto per stare davanti e poi arrivare così (col dito sotto al mento, come a dire “col collo tirato”) all’imbocco della Cipressa».

E così è andata. Sino ai Capi, la UAE Emirates quasi non si è vista. Tanto è vero che Dillier, di cui abbiamo parlato, si è sciroppato oltre 220 chilometri d’inseguimento individuale (o quasi) per contenere il ritardo della fuga entro i 5’.

Ancora Hauptman: «La Cipressa sarà il nostro punto principale domani: 5,6 chilometri a una media del 4,4 per cento. Il primo chilometro e mezzo non è così facile, ma è comunque “facile” al 5 per cento. Non dobbiamo pensare a cosa faranno gli altri. La Cipressa va presa “a fuoco”, in avanti. E quando il tutto si farà molto difficile, Tadej andrà».

Ancora una volta, quel che è stato detto in riunione ha corrisposto con la realtà.

Pogacar spiega a Del Toro come e quando entrare in scena sulla Cipressa. Spiegazione perfetta, ma il messicano ha mancato l’appuntamento
Pogacar spiega a Del Toro come e quando entrare in scena sulla Cipressa. Spiegazione perfetta, ma il messicano ha mancato l’appuntamento

Pogacar sale in cattedra

Sul grande schermo all’interno del bus, dopo i dati generali della corsa, appare la planimetria della Cipressa. Importantissima per incrociare segmenti, curve e pendenze. A questo punto, sale in cattedra proprio sua maestà Pogacar. E lo fa con la spontaneità di chi è leader per natura.

«Questo – indica Pogacar rivolgendosi a Del Toro – è il momento perfetto. Siamo a 2 chilometri, ma ne resta uno ancora di salita e uno e mezzo di falsopiano. Qui (punto 1 nella mappa in basso, ndr) devi già essere avanti prima e questa è la parte difficile fino a qui».

La planimetria della Cipressa e i punti nevralgici indicati da Pogacar
La planimetria della Cipressa e i punti nevralgici indicati da Pogacar

In questo segmento, però, la riunione non ha combaciato con la realtà. Questo lavoro infatti non è stato svolto da Del Toro, ma da Narvaez. Nella foto di apertura si nota l’esatto momento in cui l’ecuadoriano si sposta e scatta Pogacar. Nel post-gara, Gianetti ci aveva spiegato che Del Toro era rimasto dietro all’imbocco della Cipressa. Come dicevano in riunione, infatti, non sarebbe stato facile presentarsi freschi in quel punto.

«Io – riprende Pogacar – qui (punto 1, ndr) sarò ancora a ruota. Questa parte è più facile (punto 2, ndr). In questa curva (punto 3, ndr) fai un respiro profondo, Isaac, e fuori da questa curva fai 25” secondi a tutta, “full gas”. Qui (4a, ndr) o qui (4b ndr) scatto io. Cercherò di partire stretto, dopo la curva a destra. In quel punto se prendi 5”, il gruppo non ti vede».

E Tadej è scattato esattamente in quel pezzetto di strada (4a), dopo la curva. Pazzesco! Pogacar dice anche dove respirare profondo, come e quanto deve durare il lancio del suo attacco. E’ evidente che, dopo i sopralluoghi, hanno incrociato i valori degli atleti e i tempi degli attacchi.

Il forcing mostruoso di Wellens sulla Cipressa, seguito dopo 2 chilometri da quello di Narvaez
Il forcing mostruoso di Wellens sulla Cipressa, seguito dopo 2 chilometri da quello di Narvaez

I rischi di Wellens

Spiegata, almeno per quel che si vede nel video, la Cipressa, la riunione prosegue. Stavolta a parlare è Tim Wellens, altra punta e soprattutto uno degli atleti più esperti in casa UAE Emirates. Questo il senso delle sue parole.

«Per ricapitolare all’inizio non lasciamo tracce, non ci facciamo vedere. Se in fuga ci sono fino a 10 ragazzi non è la fine del mondo. Al limite bluffiamo e vediamo cosa succede. Sul Turchino stiamo davanti solo se è freddo o piove. Se è asciutto rilassiamoci. Prendiamo il rischio di arrivare davanti solo da Alassio (poco prima di Capo Mele, ndr). Lì ci saranno delle cadute, la corsa è nervosa, ma prendiamoci il rischio comunque di non spendere. Io credo sia meglio: magari perdiamo un ragazzo per niente».

Anche le parole di Wellens hanno trovato riscontro nella realtà. La UAE Emirates infatti si è affacciata davanti solo in prossimità dei Capi. E lì è entrato in scena proprio Wellens che ha dato una “trenata” pazzesca sulla Cipressa, riducendo il gruppo a una trentina di unità, prima dell’affondo di Narvaez e dello scatto di Pogacar.

Il video della riunione si conclude con una voce, forse quella di Hauptman, che dice: «Questo è il piano, facciamolo! A domani». Il tutto accompagnato da applausi di incoraggiamento.

Tra noia e fughe a sorpresa, un Pogacar così come lo gestisci?

27.02.2025
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Se c’è una cosa che si può ammettere tranquillamente è che con Tadej Pogacar c’è sempre da stare all’erta. Perché ogni corsa riserva sorprese, forse anche perché il campione del mondo è sempre sotto i riflettori. Nella prima tappa prova a fare lo sprint? Gli dicono che come velocista ha molto da imparare. Il giorno dopo è terzo a cronometro? E giù critiche anche da parte di giornali e giornalisti affermati. Poi però, appena la strada si rizza sotto le ruote, lo sloveno mette tutto in chiaro: se c’è lui, non si passa…

A cronometro lo sloveno aveva colto il terzo posto e su qualche giornale sono piovute critiche
A cronometro lo sloveno aveva colto il terzo posto e su qualche giornale sono piovute critiche

Una corsa divisa in due parti

Questa è la prima parte del UAE Tour. Poi c’è la seconda: tutti pensano che sarà un lento (per modo di dire…) procedere verso l’ultima frazione, quella dello Jebel Hafeet, con l’arrivo in salita. Ma con lui non è mai così ed ecco che nella tappa del venerdì fa il numero ad effetto, va in fuga per 110 chilometri. Il gruppo non sa che fare, i commentatori non capiscono. Alla fine finisce 36°, fresco come una rosa, con l’espressione del divertimento puro. Il contrario del giorno successivo, quando se ne resta in gruppo e alla fine ammette: «Mi sono annoiato».

Essere con Tadej è come stare sull’ottovolante e Andrej Hauptman, da anni suo diesse ma soprattutto amico, lo sa bene: «Quell’attacco è nato quasi per scherzo. Aveva pensato di rompere la monotonia dando verve alla corsa, ma si aspettava che qualcuno lo seguisse, invece sono rimasti in gruppo e allora ha tirato avanti, incurante di come sarebbe andata a finire, pensando a fare una buona sgambata. Certo, si fosse trattato di un altro corridore avrei detto che era meglio evitare, ma lui è speciale…».

Nella tappa di Jebel Jais uno scatto nel finale gli era valsa la prima vittoria 2025 e la maglia di leader
Nella tappa di Jebel Jais uno scatto nel finale gli era valsa la prima vittoria 2025 e la maglia di leader
Il fatto di essere imprevedibile è una delle caratteristiche che lo rende unico, secondo te?

Una delle tante. Io dico sempre che per certi versi è un artista, che interpreta i suoi vezzi, che si lascia andare alla fantasia. In fin dei conti poi, ha quasi sempre ragione lui.

Dopo la tappa ne parlate?

Certo, mettiamo a confronto le nostre idee, come facciamo sempre prima di una corsa, così facciamo dopo. Molti sono rimasti colpiti dalle sue dichiarazioni del dopo la tappa di sabato, quando ha detto di essersi annoiato. Tadej è uno che ama visceralmente l’azione, il coinvolgimento. Per lui pedalare non è mai un gesto meccanico, vuole che abbia sempre un senso. Questo significa anche che onora ogni gara come se fosse una grande classica o la tappa di un grande giro. Tadej è così: magari è in testa alla corsa e si mette a tirare per un compagno, magari anche la volata. Per me è anche bellissimo avere a disposizione uno così. Anche se qualche volta mi fa sobbalzare il cuore…

Tu hai corso per anni: quando ti trovi nel gruppo uno così, talmente superiore e che fa cose contro la logica, non sbaraglia anche tutte le tattiche di corsa?

Questa è un’altra delle cose che ne fanno un corridore unico. Io sì, ero corridore, ma non era la stessa cosa, io facevo sempre tanta fatica. Ormai sono anni che lavoro con lui e vedo che ha la capacità di trasformare tutto in un gioco, anche per combattere la noia. Questo è bellissimo, anche perché non fa mai nulla che non sia ammesso. Certo, così mette in difficoltà le altre squadre, me ne rendo conto…

Un conto però è una tappa di una corsa pur importante come il Uae Tour, un altro quando in ballo ci sono i traguardi che fanno una carriera, come una classica o un Grande Giro…

Calma: Pogacar anche quando fa quelle che qualcuno potrebbe considerare “mattane”, lo fa sempre a ragion veduta. Venerdì la tappa era piatta, non c’era vento, sapeva che quello sforzo non gli sarebbe rimasto sulle gambe. Quando si tratta di corse importanti anche lui sa benissimo che ogni stilla di energia è importante e corre sempre per attuare un piano, mai per fare azioni fini a se stesse.

Tadej Pogacar e il suo diesse Andrej Hauptman. Entrambi sono arrivati alla UAE nel 2019
Tadej Pogacar e il suo diesse Andrej Hauptman. Entrambi sono arrivati alla UAE nel 2019
Siamo a meno di un mese dal primo di questi obiettivi, la Sanremo che anche, soprattutto per un corridore come lui è difficile da interpretare. Ci sta già pensando?

Diciamo che ci sto pensando soprattutto io, per capire la tattica giusta e gli uomini più adatti per affrontarla. Se rendere la corsa dura da lontano, se aspettare la parte finale, se portar via un gruppetto verso lo sprint finale o magari altro. Manca tempo, ma ci stiamo ragionando, vagliando ogni possibilità perché la Classicissima è la corsa che più di ogni altra sfugge a qualsiasi regola tattica. Lì veramente serve il tocco dell’artista…

La stagione dell’iridato sarà lunga, come lo hai visto in terra araba?

Siamo esattamente dove volevamo essere. A livello alto, ma c’è margine, c’è lavoro da fare. Abbiamo cambiato il suo calendario rispetto al passato, farà solo il Delfinato come corsa a tappe da qui al Tour, per il resto solo corse d’un giorno. Siamo tranquilli, la squadra gira benissimo sia quando si corre per lui che quando Tadej non c’è. Dobbiamo solo pensare a lavorare e a guardare avanti, state tranquilli che di noia non si parlerà più…

Quattro imprese e un… funerale. Tadej raccontato da dentro

19.10.2024
7 min
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Ricordate il film Quattro Matrimoni e un Funerale? Beh, sull’onda dell’ironia proviamo a fare qualcosa di simile con Tadej Pogacar e le sue imprese di questo 2024. Il fuoriclasse della UAE Emirates ci ha fatto divertire, palpitare e stupire dal primo all’ultimo chilometro della sua stagione.

Ma quante fughe ha fatto? E’ anche difficile contarle. Senza dubbio abbiamo ancora ben impressa quella neanche lontanamente immaginabile del campionato del mondo, ma come detto ce ne sono tante altre. Ne abbiamo scelte quattro appunto, come i matrimoni del film, più una andata male, come il funerale. Sempre del film. E ce le siamo fatte raccontare da chi queste fughe le ha viste o intraviste da dentro.

Strade Bianche: Pogacar è scattato da pochi secondi. Formolo e gli altri lo vedono scappare. E’ il primo capolavoro dello sloveno
Strade Bianche: Pogacar è scattato da pochi secondi. Formolo e gli altri lo vedono scappare. E’ il primo capolavoro dello sloveno

L’assolo di Siena

Partiamo dalla classica senese. Quest’anno la Strade Bianche era per Pogacar la corsa di apertura. Qualcuno nutriva qualche dubbio circa il ritmo gara dello sloveno, altri invece si chiedevano solo quando sarebbe partito. Alla fine avevano ragione questi ultimi.

«Io so solo che anche questa volta eravamo nel tratto sterrato di Monte Sante Marie – racconta con la sua innata simpatia, Davide Formolo – dove già era scattato due anni fa. Un tratto duro e soprattutto un tratto che già di per sé è lontano dal traguardo, ma quest’anno lo era ancora di più.

«C’era tanto fango e dopo poche centinaia di metri di questo segmento io e gli altri avevamo tutti gli occhiali sporchi. Non si vedeva nulla. Ero in quarta, quinta ruota: in testa un corridore della UAE Emirates, poi Tadej, un altro corridore che non ricordo ed io. Pensavo: “Se va così, va bene. Resto qui fino in cima… tanto non scatterà mica adesso, a più di 80 chilometri dall’arrivo”. Dopo 20 secondi alzo la testa, sposto gli occhiali e Tadej era già lontano».

Una follia? Formolo ammette che forse lo è stata, ma anche che da Tadej ci si può aspettare di tutto. Ha detto anche che a quel punto dietro hanno giocato per il secondo posto e che il distacco monster accumulato dallo sloveno, lasciava il tempo che trovava. I due sono amici, ex compagni di squadra e vicini di casa.

«Quando l’ho visto sul pianerottolo? Gli ho detto: “Che matto che sei!”. Ma con Tadej si può fare, lui è così: scherza, è un ragazzo semplice».

Tappa numero 15 del Giro. Staccato anche Nicola Conci, ora Pogacar punta Quintana. Poi il Mottolino sarà suo
Tappa numero 15 del Giro. Staccato anche Nicola Conci, ora Pogacar punta Quintana. Poi il Mottolino sarà suo

Verso Livigno

Passano due mesi abbondanti e il Giro d’Italia entra nel vivo. Al termine della seconda settimana ecco il tappone di Livigno, con l’arrivo sul Mottolino. Davanti c’è una fuga importante, tra cui Quintana, l’ultimo ad arrendersi, Nicola Conci, Attila Valter, Romain Bardet…

«Quel giorno – racconta Conci – non ha poi sorpreso il suo attacco. Si sapeva che avrebbe cercato la vittoria di tappa, ma mi ha stupito per come andava. Noi abbiamo preso il Foscagno con quasi 3′ di vantaggio. A circa 4-5 chilometri dalla vetta, il mio diesse mi dice per radio che dietro era scattato Pogacar e che stava rinvenendo forte. Immaginavo sarebbe passato un po’ di tempo, invece dopo 2′ era già lì. Che sarebbe arrivato presto okay, ma subito no! Andava come una moto e con la moto delle riprese!

«Sono rimasto impressionato dalla sua velocità. Ricordo che Valter ha cercato di stare alla sua ruota – prosegue il trentino – lo avrà tenuto per 30”, poi si è staccato anche da me. Io non ci ho provato. Quando è passato mi sono spostato dall’altra parte. Che senso avrebbe avuto tenerlo per dieci secondi e poi pagare dazio? Alla fine così facendo sono arrivato ai piedi del Mottolino con Bardet. E quello del Giro non era forse il Pogacar del Tour o del mondiale».

Tour de France, in picchiata verso Valloire lungo la discesa del Galibier. Brividi anche in ammiraglia per Hauptman
Tour de France, in picchiata verso Valloire lungo la discesa del Galibier. Brividi anche in ammiraglia per Hauptman

Giù dal Galibier

La prima vittoria di tappa al Tour de France di quest’anno è stata forse la più adrenalinica in assoluto. Lo scatto sul finire del Galibier, quelle poche decine di metri di vantaggio su Vingegaard allo scollinamento, la picchiata dal gigante alpino con le curve sospese sul baratro e quella voglia di rivalsa sulle lunghe salite nei confronti del danese. Era una fuga, anzi un attacco, stracarico di significati.

«Dalla macchina – racconta il direttore sportivo, Andrej Hauptman – è stata una bella sofferenza! Sicuro quel giorno ci sono state adrenalina e tensione. Sapevamo che gli altri leader, a partire da Vingegaard, erano forti. Ma volevamo scattare proprio a ridosso della salita, con un attacco violento perché Tadej è più esplosivo di Jonas e poi poteva sfruttare le sue doti in discesa, dove di solito lui sbaglia poco. Tutto è andato esattamente così. Ma, come detto, è stata una sofferenza.

«Noi con l’ammiraglia eravamo lontani da lui e non abbiamo potuto fare molto, questo ha contribuito ad aumentare la tensione. Sì, vedevamo le immagini dalla tv, ma il segnale specie in montagna arriva almeno un paio di minuti dopo. Quindi gli avremmo detto cose già passate. Lui non ci ha mai parlato. Noi lo abbiamo fatto pochissimo e solo nei tratti meno tecnici, dandogli qualche indicazione sui distacchi e qualche altra info importante. Ero teso. E non lo ero perché lui è sloveno come me. Anche l’altro giorno al Croazia con McNulty ero molto preso. Già dal Galibier con l’ammiraglia non so a quanto siamo scesi, ma di certo abbiamo superato i 100 all’ora. E infatti l’arrivo è stata una liberazione».

Giro di Lombardia. Con la maglia iridata Tadej parte, dietro (dove c’è anche Fortunato) non possono far altro che guardarsi
Giro di Lombardia. Con la maglia iridata Tadej parte, dietro (dove c’è anche Fortunato) non possono far altro che guardarsi

Lombardia, l’ultimo ballo

L’ultimo ballo del 2024 è stato quello del Giro di Lombardia. Certo avremmo potuto inserire anche le fughe del Grappa al Giro e del mondiale, ma di quelle indirettamente già ci avevano parlato Pellizzari e Bagioli. Così restiamo sulla Classica delle foglie Morte. E ci restiamo con Lorenzo Fortunato, terzo italiano al traguardo di Como.

«Ero nel gruppo di Pogacar quando lui è scattato – racconta Lorenzo – ero indietro, ero a tutta e anche di più… ma ero lì. Cosa dire. Il ritmo era insostenibile. E’ successo spesso quest’anno che si restasse nel suo gruppetto. Che eravamo tutti al gancio e poi lui partiva. In questi frangenti ha almeno un 30 per cento in più. C’è poco da fare».

Più o meno le parole che ci ha detto Ciccone a fine gara: tutto un altro ritmo. Tadej cuoce gli avversari con una grande squadra portandoli in asfissia e a quel punto lui, più fresco, scatta.

Tour de France, Le Lorian: Inaspettatamente Jonas Vingegaard batte Pogacar allo sprint
Tour de France, Le Lorian: Inaspettatamente Jonas Vingegaard batte Pogacar allo sprint

Infine il… funerale

Infine veniamo alla fuga storta. Come tutte le cose perfette, ci deve essere l’imperfezione, in questo caso il… funerale! Tour de France: undicesima tappa da Evaux-les-Bains a Le Lioran: 211 chilometri sulle erte del Massiccio Centrale. 

Solito copione. La UAE Emirates detta un ritmo infernale e a una trentina di chilometri dall’arrivo Pogacar scatta. Un po’ come sul Galibier apre un piccolo varco e lo amplia in discesa. Solo che stavolta in fondo non c’è il traguardo, ma una salita e poi un’altra ancora. Strada facendo qualcosa nelle gambe dello sloveno s’inceppa.

Il cronometro inverte la rotta. Vingegaard fiuta l’occasione. Stacca Remco, riprende Tadej e addirittura lo batte in volata.  Quel giorno vicino a Vingegaard c’era Jan Tratnik, l’uomo che poi è stato decisivo in favore di Tadej al mondiale.

«Non è facile ricordare bene quel giorno tra il tempo che è passato e la fatica fatta – dice Tratnik – ovviamente ci aspettavamo l’attacco di Pogacar. Eravamo preparati a questo. C’era una sola cosa da fare per Jonas: andare dietro a Tadej. Ma sulla parte ripida, dove è scattato, lui non poteva seguirlo. Quindi Vingegaard si è messo del suo passo. Nessuno però immaginava che Tadej avesse le gambe stanche e così Jonas è riuscito a riprenderlo e a batterlo. Io non ho saputo nulla dello sprint fino all’arrivo. Non avevo contatti dalla radio. Però ricordo che dopo questa vittoria credevamo di poter battere Pogacar, che il Tour potesse cambiare. Solo che lui è stato semplicemente più forte nell’ultima settimana».

Che fine ha fatto Tadej? Ci dice tutto Hauptman

29.08.2024
4 min
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Da che ne parlavamo tutti giorni, anche più di una volta al dì, al silenzio quasi totale: ma che fine ha sua maestà Tadej Pogacar? In questo mondo sempre più frenetico e ricco di corse, il Tour de France è stato cancellato in men che non si dica tra Olimpiadi, Vuelta e tante altre gare. E all’improvviso senza Tadej in gara i riflettori si sono spostati altrove.

Ma in questo ultimo mese il leader della UAE Emirates non è stato del tutto con le mani in mano. Per sapere cosa ha fatto e cosa farà, ci siamo rivolti ad Andrej Hauptman, uno dei direttori di fiducia di Pogacar.

Il direttore sportivo Andrej Hauptman (classe 1975) dal 2019 alla UAE Emirates
Il direttore sportivo Andrej Hauptman (classe 1975) dal 2019 alla UAE Emirates
Andrej, ci eravamo lasciati a Nizza con un super Pogacar e poi?

Nei giorni immediatamente dopo il Tour, Tadej è andato in Slovenia. La gente lo voleva e lui aveva piacere di mostrare la maglia gialla e la maglia rosa al grande pubblico. Non so se avete visto che immagini da Lubjana, quanta gente c’era. Poi è subito tornato a Monaco e da lì è stato una settimana del tutto tranquillo. Ha passato del tempo con Urska (Zigart, la sua compagna, ndr). Credo siano andati a fare delle gite e abbiano passato qualche giorno presso un lago.

E in bici?

Una settimana di stop totale. Niente bici.

Del discorso Vuelta, visto quanto fosse imbattibile in quel momento, non ci avete pensato neanche per un po’?

La Vuelta non era in programma e non ne abbiamo parlato. O meglio, ne abbiamo parlato perché i media ci hanno portato a farlo in qualche modo, ma tra di noi in verità non lo abbiamo mai fatto in modo tecnico. Non era in programma. Sapete che c’è? Che tante volte sembra tutto facile, ma facile non è.

Chiaro…

Tadej è sempre pronto, sempre a tutta, quando si presenta ad una gara è per vincere. Veniva dal Giro d’Italia, poi è rimasto concentrato nel mezzo, poi ancora il Tour… prima o poi doveva staccare. Non poteva andare in Spagna magari per vincere una tappa. Io ho parlato con lui: la vera stanchezza l’ha avvertita due, tre giorni dopo. «Ora sento la fatica. Sono stanco morto», mi ha detto. E’ normale. Finché sei in gara la tua mente è predisposta, c’è l’adrenalina, hai un alto rendimento. Ma poi se continui prima o poi esplodi e quando poi succede rialzarsi è complicato per davvero a quel punto.

Bagno di folla per Tadej nella sua Slovenia, dove ha mostrato le maglie di Giro e Tour (foto Instagram)
Bagno di folla per Tadej nella sua Slovenia, dove ha mostrato le maglie di Giro e Tour (foto Instagram)
E ora?

Ha ripreso ad allenarsi già da un po’. Come detto, ha fatto quella settimana di stop. Poi ha ricominciato semplicemente pedalando. E quelli forse sono stati i giorni più duri, perché dopo il riposo e le tante fatiche il tuo fisico non ne vuole sapere di riprendere. In ogni caso sta osservando dei carichi di lavoro crescenti, seguendo le indicazioni del suo allenatore. 

E come sta lavorando. Tanta base o intensità in vista del mondiale?

Direi normale. Di certo con l’avvicinarsi del mondiale farà dei lavori più specifici adatti a quella corsa.

Quale sarà il suo calendario?

Non spetta a me dirlo, ma più o meno quello suo tipico in questa fase dell’anno (dovrebbe fare la trasferta canadese, il mondiale, l’Emilia, la Tre Valli Varesine e il Lombardia, ndr). Con corse di un giorno, almeno per ora, fino al mondiale… che sarà uno dei goal di fine stagione.

A proposito di mondiale. Pogacar ha visto il percorso?

No, non ancora. Né lui (ci dovrebbe andare giusto questa settimana, ndr), né io, ma lo faremo. Mentre lo ha visionato il tecnico sloveno.

Andrej, tu che lo conosci da molto tempo, ti sembra ancora motivato Pogacar?

Tadej è sempre motivato! E’ per quello che va sempre forte e che bisogna programmare bene le cose con lui. Da quello che so io sta bene. Ma poi di fatto saranno le prime corse a dirci come starà veramente. Anche se i valori e i watt sono buoni in allenamento, poi la gara è un’altra cosa. Tutto procede secondo programma comunque.

Giusto ieri, con selfie su Instagram, Pogacar è ricomparso “in pubblico”. Sorridente e pronto a tornare per il finale di stagione
Giusto ieri, con selfie su Instagram, Pogacar è ricomparso “in pubblico”. Sorridente e pronto a tornare per il finale di stagione
E mentalmente? Visto che come hai detto ha speso molto…

Tadej è sereno. Non ho dubbi che lui arriverà in condizione al momento giusto. Semmai sono le corse di un giorno che per certi aspetti sono più difficili da vincere rispetto ad un grande Giro. In una gara di tre settimane, se sei il più forte in qualche modo esci fuori, ma in quella di un giorno se ti capita la giornata così così, o qualsiasi altro imprevisto può succedere di tutto. Specie al mondiale dove tutti arrivano al massimo.

E in quanto a pressione. Può essere che stavolta dopo il Giro e il Tour, con l’occasione di poter realizzare qualcosa d’incredibile un po’ ci dovrà fare i conti?

Ormai fa parte del personaggio. La pressione c’è indubbiamente, ma lui la sopporta bene e forse è anche quello che lo carica di più.

Dietro Pogacar, in Slovenia c’è un movimento enorme

10.04.2024
5 min
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Mentre Van der Poel domenica effettuava la sua cavalcata trionfale alla Parigi-Roubaix, al velodromo applaudivano una coppia vestita allo stesso modo, Jakob Ormzel e Erazem Valjavec che realizzavano una straordinaria doppietta per la Slovenia nella prova per gli juniores (sul podio nella foto di apertura di Stephane Mortagne). Un successo che non è un caso, anzi è l’esempio di quell’effetto virtuoso che i successi di Tadej Pogacar stanno avendo nel suo Paese. Chi ha qualche anno in più sulle spalle ricorda come le vittorie a ripetizione di Bjorn Borg crearono una vera e propria scuola tennistica in Svezia, dalla quale nacquero eredi come Wilander, Edberg e tanti altri prolungando i successi per decenni.

L’arrivo della Roubaix juniores con Valjacev e Ormzel festanti, battuto anche l’iridato Philipsen, 4° (foto DirectVelo)
L’arrivo della Roubaix juniores con Valjacev e Ormzel festanti, battuto anche l’iridato Philipsen, 4° (foto DirectVelo)

In Slovenia sta succedendo lo stesso, proprio perché le vittorie di Pogacar (ma anche di Roglic, Mohoric, Tratnik) stanno cambiando la cultura stessa del Paese e Andrej Hauptman, che ne vive da diretto testimone l’evoluzione al fianco di Tadej, ne è cosciente.

«E’ l’effetto di anni di vittorie. Quando correvo io – dice – la gente sapeva a malapena del Giro e del Tour, oggi entri nei bar e senti gente che commenta anche piccole corse. Sta cambiando tutto, c’è proprio una conoscenza maggiore del ciclismo in tanti suoi aspetti e quest’evoluzione andrà sicuramente avanti».

In che cosa si vede questo cambiamento culturale?

Prima, per uno sloveno era un grande risultato finire una corsa under 23 nella top 10. Oggi invece ogni ragazzo parte per vincere, perché vuole emulare i suoi campioni di riferimento. E’ proprio la concezione del ciclismo che hanno le nuove generazioni a essere diversa, c’è un enorme spirito di emulazione. Faccio un esempio che riguarda l’altro sport di riferimento in Slovenia, il basket. Se sai che un ragazzo come Doncic può andare in America e diventare una stella dell’Nba, i più giovani si sentono in grado di fare lo stesso, almeno di provarci e quindi vanno nei campi per imparare. Lo stesso avviene nel ciclismo, vedendo Tadej vincere dappertutto.

Hauptman e Pogacar, Il tecnico sloveno è da sempre molto legato al suo pupillo
Hauptman e Pogacar, Il tecnico sloveno è da sempre molto legato al suo pupillo
Secondo te adesso il ciclismo è uno sport nazionale in Slovenia come lo è nel Belgio?

Sicuramente, ormai ha soppiantato tante altre discipline, credo che solamente il basket sia a quei livelli.

Di ragazzi che stanno emergendo ce ne sono tanti, ma chiaramente un riferimento pressoché sicuro è Gal Glivar, che oltretutto corre nello stesso team di Pogacar (ma nella formazione development). Come lo vedi?

E’ un corridore completo, che va bene a cronometro e emerge anche sulle salite brevi. Inoltre non si fa problemi ad attaccare, non ha paura di metterci la faccia e prendere l’iniziativa e questo di lui mi piace moltissimo.

Per Glivar un grande inizio di stagione con lo squillo al Giro del Belvedere
Per Glivar un grande inizio di stagione con lo squillo al Giro del Belvedere
Quanto conta per lui avere Tadej al suo fianco?

Tantissimo, ma anche tutti gli altri campioni che sono alla Uae, ognuno è un riferimento. Gal sta imparando molto, quando poi capita l’occasione di allenarsi e ancor meglio gareggiare con Tadej sono esperienze che gli servono enormemente. Inoltre è ben seguito nel devo team, ha tutto il tempo per emergere. Lui è davvero soddisfatto, perché sente che il livello si sta alzando sempre più.

Conosci i due ragazzi primi a Roubaix?

Sì, Ormzen corre per l’Adria Mobil, già si era visto lo scorso anno che era forte con i titoli nazionali in linea e a cronometro, il 4° posto all’Eroica, il successo all’Alpe Adria Tour. Anche Valjavec, che corre in Italia nel Team Autozai Contri, è un corridore completo. Io però sono abituato a prendere i risultati fra gli juniores sempre con le molle, l’importante è che continuino ad evolversi, a imparare. Certamente sono a un livello tale che avranno un futuro.

Zak Erzen, fortissimo anche su pista: iridato nell’eliminazione nel 2022, ha 4 medaglie tra europei e mondiali
Zak Erzen, fortissimo anche su pista: iridato nell’eliminazione nel 2022, ha 4 medaglie tra europei e mondiali
E di Zak Erzen che cosa dici? Lui è un po’ diverso, viene dalla pista…

E’ davvero tanto veloce, al Cycling Team Friuli Victorious sta crescendo bene e secondo me può diventare un forte sprinter. A proposito della pista però c’è una cosa da dire…

Quale?

Il movimento sloveno si sta evolvendo anche lì. Abbiamo ora un impianto come quello di Novo Mesto che è un punto di riferimento e intorno ad esso si sta sviluppando tanta attività. Noi siamo partiti proprio da zero, ma io dico che tra qualche anno cominceremo a raccogliere i frutti anche lì, com’è avvenuto in Italia con Montichiari.

Ogni vittoria di Pogacar è seguitissima, anche le sue imprese alla Volta a Catalunya
Ogni vittoria di Pogacar è seguitissima, anche le sue imprese alla Volta a Catalunya
Quanto sono seguite le corse ciclistiche in Slovenia sul piano televisivo?

Hanno ormai share clamorosi. Fino a qualche anno fa il Tour de France andava sempre sulla rete nazionale, adesso vengono trasmesse tutte le corse, sparse fra 3-4 network che si contendono i diritti. Il Catalunya ad esempio con le imprese di Pogacar è stato seguitissimo, come lo stesso era avvenuto lo scorso anno per le classiche in Toscana, che non sono neanche del WorldTour, ma la presenza di Tadej è un catalizzatore eccezionale.

La UAE le ha provate tutte? Hauptman dice di sì

16.03.2024
4 min
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SANREMO – Andrej Hauptman ha appena finito di rispondere alle domande di un collega sloveno. Il pullman della UAE Emirates è circondato di tifosi, perché nonostante tutto il vero protagonista della Classicissima è stato Pogacar, anche se non ha vinto. E’ stato lui a chiedere il forcing sulla Cipressa e sempre lui ad attaccare per due volte sul Poggio. Gli altri sono rimasti appesi, restando a ruota con il chiaro obiettivo di giocarsela in volata.

Van der Poel già sul Poggio aveva battezzato la carta Philipsen, per cui non ha risposto agli attacchi e non ha dato cambi in discesa. Hauptman ha vissuto la Sanremo dall’ammiraglia e ha diretto i suoi cercando di far riuscire il piano. Per cui il tono è un po’ dimesso, anche se nelle parole c’è la consapevolezza di aver fatto il massimo.

Qual era il piano?

Vincere la Sanremo (sorride, ndr). Scherzo, dai! No, il piano era andare sulla Cipressa il più veloce possibile, full gas. Del Toro ha fatto un ottimo lavoro, però non è bastato. Tadej ha provato, anche all’arrivo ha fatto veramente un sforzo incredibile e in volata si è piazzato dopo i migliori velocisti al mondo.

Sul Poggio, Tadej non ha tirato come lo scorso anno, a un certo punto si è rialzato chiedendo collaborazione, ma nessuno ha rilanciato…

E’ normale, sai, ognuno ha la sua tattica. Se Van der Poel sapeva che Philipsen era vicino, probabilmente non si è mosso per quello. E se due dei più grandi favoriti della corsa si fermano, si fermano tutti.

Il lavoro di Del Toro sulla Cipressa ha sbalordito: il ragazzino ha grande solidità
Il lavoro di Del Toro sulla Cipressa ha sbalordito: il ragazzino ha grande solidità
La differenza sulla Cipressa non è bastata perché la corsa non è stata dura come speravate?

Sapevamo di dover fare corsa dura per far arrivare gli altri più stanchi sul Poggio, però non era un compito facile. Sono sicuro che abbiamo fatto una bella corsa, anche se non abbiamo vinto. Però siamo stati vicini, per questo l’amaro in bocca è relativo: di più non potevamo fare. E quando fai tutto il possibile, devi essere felice per quello che arriva.

Del Toro ha vissuto un’altra giornata clamorosa.

Sì, il giovane Del Toro sembra un corridore già esperto, quando serve è sempre lì. Sono sicuro che farà ancora delle belle corse e tanti risultati. Credo che tutti i ragazzi abbiano fatto quello che avevano nelle gambe e per questo dobbiamo essere contenti.

Si è fatta la Cipressa in 9’26”, più di quello che pensavate?

Farla in 9 minuti sarebbe stato un po’ troppo super. Si deve sempre puntare in alto, ma il risultato è quello che avete visto. Finirà che i 9 minuti della Cipressa diventeranno come il muro delle 2 ore nella maratona.

E’ mancato qualcuno sulla Cipressa? Dopo Del Toro vi siete un po’ aperti…

Me lo chiedo anche io. Se non abbiamo vinto, qualcosa o qualcuno è mancato. Possiamo fare molte osservazioni mezz’ora dopo della corsa, la verità è che alla fine solo quello che vince ha fatto tutto alla perfezione. E Tadej ha provato a fare il massimo, anche a fare la differenza in discesa. Quando vedi che c’è ancor Philipsen, sai che in volata non hai possibilità, ma comunque te la giochi fino all’ultimo.

Vittoria moderna, dal sapore antico: a Siena è Pogacar style

02.03.2024
6 min
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SIENA – Due anni fa titolammo: “La solitudine del numero uno”. Per la Strade Bianche di quest’anno potremmo riprendere quel titolo. Tadej Pogacar è stato ancora autore di un’impresa. Di quelle dal sapore antico, ma figlia più che mai del ciclismo moderno.

Si diceva che l’allungamento del percorso, con l’inserimento del circuito delle Tolfe, potesse addormentare la corsa. Che Sante Marie non sarebbe stata decisiva come in passato. E che forse, ma forse, Pogacar non avrebbe attaccato così da lontano e invece… Invece Pogacar ha fatto Pogacar! E’ andato in fuga da solo. Se pensiamo che era al debutto stagionale, in pratica era in fuga dal Giro di Lombardia!

Sul traguardo, dopo un momento d’incredulità e, forse di compiacenza, Tadej scende di sella. Alza la bici in segno di trionfo e la mostra a tutta Piazza del Campo che lo ha accolto con un boato pazzesco. Come un attore sul palco: prima da una parte, poi si volta dall’altra.

Scenari unici, ritmi alti. La fuga ha impiegato quasi due ore per partire
Scenari unici, ritmi alti. La fuga ha impiegato quasi due ore per partire

Trionfo moderno?

La cronaca è molto breve: una fuga che fa fatica ad uscire. Quando lo fa è super controllata proprio dalla UAE Emirates e dopo un “mezzo ventaglio”, ma comunque sempre con un compagno di Tadej in testa, Wellens, ecco l’affondo dello sloveno a 81 chilometri dall’arrivo. Sì, avete capito bene: 81 chilometri da Piazza del Campo.

Matej Mohoric ce lo aveva detto chiaro e tondo questa mattina che Pogacar era il favorito. Aveva ragione. Ma come è possibile che alla prima corsa della stagione si possa fare un numero del genere? Non dovrebbe mancargli qualcosa, cioè il famoso ritmo gara?

«La prima gara della stagione – ha detto Pogacar – è sempre dura dal punto di vista mentale. Mi sono preparato molto bene durante l’inverno. Durante la fuga chiedevo solo dei distacchi».

In questi giorni con la ripresa delle classiche e i big che man mano tornano e vincono, si è parlato di  approcci moderni alla gare, di freschezza muscolare. Lo stesso Brambilla l’altro giorno ci aveva avvertiti che poco avrebbe inciso il fatto che Pogacar fosse alla prima corsa dell’anno.

Piani all’aria

E allora possiamo dire che paradossalmente il non aver corso prima lo ha favorito in una gara tanto dura?

«Alla prima corsa della stagione non sai mai davvero come stai – dice il direttore sportivo Andrej Hauptman – noi sapevamo che Tadej stesse bene, ma così non avremmo potuto dirlo. Attacco vecchio stile: in realtà avevamo pianificato di partire più tardi. Ma poi quando Tadej sta bene non lo ferma nessuno. Improvvisa.

«Poi non è facile prepararsi per le corse di un giorno senza gareggiare, ma posso dire che abbiamo trovato un percorso di avvicinamento, un protocollo giusto, anche per le classiche».

Il tecnico sloveno preferisce non entrare nel dettaglio. Ed è comprensibile in un mondo che sempre di più assomiglia alla Formula 1, ma ci confida che non mancano i chilometri dietro motore, che Tadej preferisce fare dietro moto e non dietro macchina.

«Ogni campione – conclude Hauptman – è diverso e ha il suo modo di allenarsi e di trovare il suo top. Sapevo che stesse bene perché ha passato un buon inverno. Quando lo sentivo era sempre molto tranquillo. Ma di fatto la corsa resta il miglior test e così è stato anche per noi oggi. Insomma non è stata così facile questa vittoria».

Pogacar style

Mentre Tadej è sul palco, al bus della UAE i sorrisi sono lampanti. Dopo aver parlato con Hauptman ecco arrivare Joxean Fernandez Matxin. Anche allora partì su Sante Marie.

«Trionfo moderno? Io direi un trionfo Pogacar style – dice Matxin – ieri, dopo la ricognizione, abbiamo fatto la riunione e gli abbiamo chiesto: “Secondo te quando è il momento giusto per partire? “. E lui ci ha risposto: “Al primo passaggio sulle Tolfe”. “Bene, lì mancano 49 chilometri. Facciamo un passo forte prima e poi vai”. Mi sembrava giusto. Poi quando ho visto che è partito nello stesso punto del 2022 ho detto… va bene lo stesso. Solo che mancavano 81 chilometri!

«Però per un numero così bisogna fare i complimenti anche alla squadra. Perché ragazzi di altissimo livello, tutti, che si votano così a Tadej, che ci credono… danno molto a Pogacar stesso. Li ho visti disposti a menare come se la gara finisse lì a 100 metri. E Tadej ogni volta si dimostra leader e non capitano. Li ringrazia, li coinvolge».

Anche Pogacar si rende conto del numero pazzesco che ha fatto. E’ la sua fuga solitaria più lunga
Anche Pogacar si rende conto del numero pazzesco che ha fatto. E’ la sua fuga solitaria più lunga

Quella cena in Spagna

Anche con Matxin si tocca il tasto della preparazione, della freschezza fisica. E tutto sommato il tecnico spagnolo condivide la nostra disamina. E tira in ballo anche il tema dei giorni di corsa ad hoc.

«Di sicuro – racconta Matxin – ho visto un ragazzo che aveva tanta voglia di correre. Quando qualche settimana fa eravamo alla Comunitat Valenciana, Tadej si stava allenando da quelle parti. Così, una sera sono andato a cena con lui e il suo coach, il quale mi ha detto proprio che fosse fresco. Che era in condizione. Anzi quasi, quasi doveva rallentare per un paio di settimane, altrimenti sarebbe stato troppo avanti.

«Però noi abbiamo fatto un plan da gennaio a ottobre, per Tadej come tutti gli altri, e con quello andiamo avanti. Pogacar farà quattro gare, per un totale di 10 giorni di corsa prima del Giro d’Italia. Questa è la strada».

Pronostici olimpici: Pogacar non c’è e Hauptman esplode…

13.01.2024
5 min
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L’anno olimpico ha sempre un sapore speciale e lo si capisce dal continuo arrivo di pronostici, più o meno qualificati, riguardanti la più grande kermesse sportiva del mondo. Ci sono analisti che addirittura ne confrontano numeri spropositati attraverso i computer, per estrapolare una previsione il più possibile veritiera. Queste analisi vengono aggiornate quasi ogni mese e l’ultima, annunciata subito dopo Capodanno, ha avuto per indiretto protagonista Tadej Pogacar.

I pronostici per Parigi assegnano alla Slovenia 3 medaglie, di ogni colore. Quasi scontato l’oro per Anja Garnbret nell’arrampicata sportiva, si aggiungono gli allori per Krjstian Ceh nel lancio del disco di atletica e per la squadra di canoa slalom, che ha una solida tradizione in questo sport. Niente dal ciclismo, invece, niente dal plurivincitore del Tour de France, che pure era considerato fino allo scorso anno come papabile per il podio nella prova in linea. E’ stato così, infatti, finché non è arrivato l’annuncio della doppietta Giro-Tour.

Lo sloveno punta alla doppietta Giro-Tour, ma non perde di vista gli obiettivi delle corse d’un giorno
Lo sloveno punta alla doppietta Giro-Tour, ma non perde di vista gli obiettivi delle corse d’un giorno

E’ evidente che gli analisti non vedano di buon occhio la scelta del capitano della Uae e l’argomento solletica la curiosità nostra, ma stuzzica anche Andrej Hauptman (in apertura nella foto Sportida) il suo diesse e guida tecnica da tanti anni, fino a non molto tempo fa cittì della nazionale slovena, che poco gradisce questo voltafaccia.

«Ognuno è libero di pensare quel che vuole – dice – noi abbiamo fatto questa scelta pensando anche alle Olimpiadi, è chiaro. Tadej ci tiene particolarmente e la programmazione così diversa rispetto al passato tiene conto sì della doppia grande corsa a tappe, ma anche dei Giochi».

In che cosa avete cambiato?

E’ un programma molto più asciutto. Tadej non inizierà prima di marzo ed esordirà direttamente alla Strade Bianche, poi Sanremo e Liegi, una sola corsa a tappe breve quando invece fino al 2023 ne affrontava di più, poi Giro, l’unico periodo di altura, Tour e Parigi 2024. Abbiamo cambiato tantissimo, ci abbiamo ragionato sopra molto.

Hauptman e Pogacar, un sodalizio che va avanti da anni, nella Uae e prima anche in nazionale
Hauptman e Pogacar, un sodalizio che va avanti da anni, nella Uae e prima anche in nazionale
Molti analisti però pensano che, vista la delicatezza dell’anno olimpico, un progetto del genere poteva anche essere rinviato di una stagione…

Perché? Tadej è maturo oggi per tentare la doppietta, perché aspettare? Non nego che in fase di programmazione ce lo siamo chiesto anche noi, i dubbi li abbiamo affrontati e dissipati. E’ il momento ottimale per lui senza per questo trascurare in alcun modo l’obiettivo olimpico. Tanto è vero che si è visto a Tokyo come il Tour sia anche molto propedeutico per la gara a cinque cerchi.

Guardando il percorso di Parigi, che impressioni ne avete tratto?

E’ un tracciato difficile da interpretare, come d’altronde lo sono sempre le corse di un giorno. Abbiamo dovuto pensare anche a questo: posticipare l’obiettivo poteva significare perdere un anno in funzione di una gara che, per la sua conformazione e per l’impossibilità di tenerla sotto controllo con così pochi compagni di squadra, non dava alcuna certezza, è un vero terno al lotto. Quella di Parigi sarà una corsa diversa da ogni altra, una specie di sfida uno contro uno…

La gara maschile su strada di Parigi 2024 si correrà il 3 agosto, 13 giorni dopo la conclusione del Tour
La gara maschile su strada di Parigi 2024 si correrà il 3 agosto, 13 giorni dopo la conclusione del Tour
Avete intenzione di visionare il percorso?

Già ne abbiamo parlato appena è stato ufficializzato, ma con Tadej pensiamo di andarlo a vedere quando sarà possibile. Se guardiamo alle sue caratteristiche, dovremmo dire che non è un percorso per lui. Tuttavia Tadej è molto bravo tatticamente, sa leggere la corsa e penso che proprio considerando quella formula così strana, possa giocarsi le sue carte. Quel che è certo è che concentrerà tutto sulla corsa in linea, niente cronometro.

In un percorso simile chi vedi più a suo agio, mettendo da parte Pogacar?

Io credo che Van Aert e Van der Poel siano i corridori più indicati per quel tracciato, ma molto dipenderà da come arriveranno all’appuntamento, per l’olandese oltretutto ci saranno da smaltire le fatiche della gara di mountain bike. Non dimentichiamo poi che siamo a quasi sette mesi dalla gara con la stagione che deve ancora iniziare: è tutto in divenire.

Pogacar, bronzo a Tokyo 2020 pochi giorni dopo il trionfo al Tour. Quella medaglia fu una gioia
Pogacar, bronzo a Tokyo 2020 pochi giorni dopo il trionfo al Tour. Quella medaglia fu una gioia
C’è un altro fattore da considerare: a differenza di ogni altra gara, anche di un mondiale, ai Giochi Olimpici vincono in tre…

E’ verissimo e Pogacar lo sa bene. Quel bronzo a Tokyo per lui è preziosissimo. Tadej è fatto così, ci tiene tantissimo a gareggiare per la sua Nazione, a indossare la maglia della Slovenia e onorarla come meglio non si potrebbe. Poi è un appuntamento unico, dopo devi aspettare quattro anni… Diteglielo ai fantomatici analisti: Pogacar a Parigi ci sarà e vuole tanto prendersi la soddisfazione di smentirli tutti… Oppure la pensate anche voi così?

«Per il Lombardia Pogacar ci sarà», parola di Hauptman

16.09.2023
4 min
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Nonostante la forma non sia ancora al meglio, è arrivato terzo alla Coppa Sabatini, Tadej Pogacar non si smentisce. Ventiquattro ore prima aveva corso al Giro di Toscana ed erano questi i primi appuntamenti dopo il mondiale di Glasgow. Lo sloveno ha deciso d’iniziare il suo fine stagione dall’Italia. Anzi, è probabile che correrà solo nel Belpaese. Con Andrej Hauptman, uno dei direttori sportivi della UAE Emirates, facciamo il punto della situazione sul giovane campione.

A Peccioli il ciuffo fuori dal casco ancora non era ben visibile, ma il diesse sloveno fa intendere che presto il suo connazionale tornerà a sfoggiarlo. Un simbolo che ormai è un po’ come la bandana del Pirata.

L’umore è buono, anche se quello in apparenza non è mai venuto meno. Il podio iridato, agguantato in quelle condizioni, è davvero un perla. Una perla da cui ripartire.

Hauptamn e Pogacar, entrambi sloveni, quest’inverno
Hauptamn e Pogacar, entrambi sloveni, quest’inverno

Riecco Tadej

Con Hauptman partiamo dalle gare recenti. Lo avevamo lasciato nel post gara di Glasgow, dove avevamo visto un Pogacar davvero stanco, provato… tanto da avere anche un mancamento prima delle interviste di rito. E lo ritroviamo sorridente sulle strade della Toscana.

«Sicuramente – spiega Hauptman – è stato un anno particolare per Tadej. Nella preparazione frenetica per il Tour de France ha speso molto, ma adesso è di nuovo motivato, pronto e con la sua voglia di correre.

«Vero, dopo il mondiale era stanco, ma veniva da un Tour tiratissimo, dalla rincorsa alla maglia gialla nei mesi precedenti, dalla sua voglia di essere sempre davanti… alla fine il corpo dice no, dice basta. A Glasgow Tadej era stanco fisicamente, ma io credo che fosse stanco anche mentalmente. Come ho detto lui vuole sempre fare bene, vincere… ma non è così. Per radio tante volte lo dobbiamo frenare, dobbiamo dirgli di aspettare!».

Un bagno di folla e un grande calore per Tadej in queste prime uscite toscane
Un bagno di folla e un grande calore per Tadej in queste prime uscite toscane

Calendario in itinere

Hauptman dice che dopo il mondiale tutti quanti insieme hanno concertato un periodo di recupero per Pogacar. Era necessario, poi hanno valutato il suo stato e solo allora Tadej ha ripreso a correre. Durante la prima settimana post-Glasgow Pogacar non ha toccato la bici: riposo assoluto. Poi è ripartito con molta, molta calma. In questa fase non ha fatto altura.

«Piano, piano sta andando meglio – spiega Hauptman – queste prime corse italiane servono per capire come sta. Sono gare di avvicinamento ad ottobre, al Giro di Lombardia che è il primo obiettivo. Non conosco ancora il suo calendario di preciso, perché appunto volevamo vedere queste due prime gare. Il Giro dell’Emilia? E’ un’opzione certo».

Pogacar terzo a Peccioli. Il giorno prima era rientrato in gara al Giro di Toscana, 33 giorni dopo la prova a crono di Glasgow
Tadej terzo a Peccioli. Il giorno prima era rientrato in gara al Giro di Toscana, 33 giorni dopo la prova a crono di Glasgow

Obiettivo Lombardia

Ricapitolando: Pogacar s’infortuna alla Liegi (fine aprile), salta un bel pezzo di maggio poi inizia la sua rincorsa frenetica verso il Tour. I programmi perfetti chiaramente sono saltati e nel ciclismo di oggi e con avversari come quelli della Jumbo-Visma non puoi permetterti certe variazioni neanche se ti chiami Pogacar.

Questa sua stanchezza estiva ha nome e cognome: infortunio della Liegi.

«Osservare il periodo di stacco quando si sta bene è certamente meglio che farlo quando si è stanchi – dice il diesse sloveno – ma c’erano degli appuntamenti importanti come Tour e mondiale e non ci si poteva fermare prima chiaramente. Dovevamo fare i conti con la situazione. Io sono convinto che Tadej abbia pagato tanto e sia arrivato così stanco ad agosto a causa l’infortunio di aprile. Il problema nasce tutto da lì».

Però ora lo sloveno sta bene. Alla Coppa Sabatini si è mostrato in ripresa. Era già diverso dal Giro di Toscana di appena 24 ore prima. Durante lo stop non ha fatto grandi lavori. Sono queste gare i suoi “primi fuorigiri”.

«L’obiettivo – conclude Hauptman – come detto è il Lombardia. E state tranquilli che per quel giorno Tadej ci sarà».