Garosio ringrazia la Biesse e sogna la Eolo

26.10.2022
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Nel marasma della situazione che attanaglia le squadre continental e professional, cadute per alcuni casi in una crisi d’identità, c’è chi come Andrea Garosio ha saputo trovarci un’opportunità e ridimensionare gli obiettivi per poi rilanciarsi in un futuro prossimo che vede sullo sfondo il ritorno in professional. Non è un segreto infatti che il nome del classe ’93 lombardo sia stato accostato alla Eolo-Kometa

Dopo il mancato rinnovo con la Bardiani nel 2021, Garosio ha raccolto il contratto con la Biesse Carrera che seppur continental gli ha dato la possibilità di gareggiare e ritrovare nuove ambizioni e condizione. A febbraio per motivarci la sua scelta ci disse: «Il mio motto è stato: faccio un passo indietro per farne due avanti». E sembra che l’obiettivo finale sia proprio a un passo. Andrea raccontaci…

Andrea Garosio ha militato in questo 2022 nel team continental Biesse Carrera
Andrea Garosio ha militato in questo 2022 nel team continental Biesse Carrera
Finalmente stagione finita, hai messo la bici in garage per un po’?

Da lunedì ho staccato e non toccherò la bici per almeno due settimane. 

Riposo e ferie…

Oggi vado da un mio amico a pranzo, poi mi prenderò del tempo per rilassarmi.

Hai avuto un anno particolare, sei passato da una professional ad una continental. Con tutte le differenze del caso che bilancio fai alla tua stagione?

Direi positivo, perché il mio obiettivo era partire bene e sono riuscito perché ho raggiunto una top ten alla Per Sempre Alfredo. Poi alla Coppi e Bartali sono riuscito a mettermi in mostra con un po’ di fughe e vincendo la maglia degli scalatori. Sono state gare dove c’era tanta qualità come del resto in tante corse che ho disputato. Poi ho fatto il Giro di Sicilia, dove è mancato il risultato, ma ero sempre con i primi. Mi è dispiaciuto un po’ al Giro dell’Appennino che ero davanti con Meintjes e sono caduto in discesa, sennò anche li sarei riuscito a raccogliere qualcosa di buono. La prima parte di stagione che si è chiusa con l’italiano, dove ho concluso con i primi, tutto sommato è andata bene. 

Nella seconda hai sofferto un po’?

Non ho corso molto, ma quando ho avuto l’opportunità sono sempre riuscito ad essere presente con i primi. Anche perché essendo in una continental ci sono state maggiori difficoltà. Poi anche dal punto di vista del calendario, le gare con gli under e con gli elite non potevo farle tutte. Nel finale di stagione forse mi è mancata un po’ di brillantezza. C’è da dire che erano anche corse meno adatte a me. 

Garosio in testa al gruppo quest’anno ha trasmesso un po’ della sua esperienza ai giovani
Garosio in testa al gruppo quest’anno ha trasmesso un po’ della sua esperienza ai giovani
Hai detto che correre in una continental è più difficile, perché?

Perché stare davanti quando ti ritrovi con le WorldTour e nove o dieci professional si fa dura. Quasi impossibile, direi. Si posizionano loro in blocco e di lì non passi. Di conseguenza in salita e nei momenti decisivi, ti ritrovi sempre dietro e in rimonta, spendendo energie in più. Poi i miei compagni essendo più giovani non riuscivano a dare quell’aiuto che una squadra più strutturata sarebbe in grado di garantire. 

Oltre allo stare in gruppo hai subito anche un po’ di condizione fisica in alcuni frangenti?

Mancavano i fuorigiri della gara. Soprattutto perché ho corso poco. Il ritmo che riuscivo a trovare correndo lo perdevo dopo poco, perché tra un appuntamento e l’altro passa molto. Nonostante sia riuscito ad allenarmi bene sempre e a farmi trovare sempre pronto. Dai rilanci, alle frustate e nei momenti importanti o anche banalmente nelle discese, mi sono mancati i colpi di pedale. Sono dettagli tecnici che in allenamento non riesci a replicare. 

La scelta di “scendere” in una Continental che cosa ha rappresentato per te?

Per me è stato un anno tanto complicato. La gente forse non lo sa, ma è stato un inferno. Cominciando dall’inizio quando mi sono ritrovato a cercare da solo squadre e a non trovarle. Mi è pesato il fatto che mentre mi allenavo guardavo il telefono per vedere se qualcuno mi aveva chiamato. Finché non è arrivata la Biesse. Poi è stato difficile mantenere il fisico allenato e correre poco. In più mi sono lasciato con la mia ragazza a inizio anno e anche questo a inciso sull’aspetto mentale. 

Qui il post Instagram di Garosio dove ringrazia la squadra e i diesse
Qui il post Instagram di Garosio dove ringrazia la squadra e i diesse
A livello mentale è stata dura?

Credo che mentalmente, me lo dicono in tanti, sono stato forte nonostante tutte le sfide che ho dovuto affrontare. Sono riuscito nel mio obiettivo di trovare una sistemazione professional per il 2023 e ripartire per una stagione nel ciclismo a cui aspiro. Adesso mi sento davvero meglio rispetto a qualche anno fa. Mi è servito anche per una maturazione mentale che mi tornerà utile in futuro, sia nella mia carriera ciclistica che nella vita di tutti i giorni. 

La Biesse-Carrera che cosa ha rappresentato per te?

Non mi hanno mai fatto mancare nulla nel loro piccolo. Certo non si può confrontare con una professional. Sapevo che ci sarebbero stati dei sacrifici da fare, ma ero pronto. Ne approfitto per ringraziare la squadra, il presidente Roberto Bicelli, e i direttori Milesi e Nicoletti che mi hanno dato questa possibilità. E’ stato davvero bello dal punto di vista umano, perché andavo alle gare senza stress ed eravamo un bel gruppo tra ragazzi e staff. Devo dire che mi dispiace comunque salutare questo team. Correre con i giovani e dare consigli è stato bello

L’obiettivo per il 2023 è tornare in professional e ambire alla vittoria
L’obiettivo per il 2023 è tornare in professional e ambire alla vittoria
Sei al quinto anno di professionismo, 29 anni, cosa ti aspetti a questo punto della tua carriera?

L’obiettivo è quello di riuscire a vincere. Magari il livello delle gare sarà sempre più alto, ma so che con la crescita che ho avuto sia livello fisico che mentale posso ambire a giocarmela. 

Il tuo nome è stato accostato alla Eolo-Kometa per il 2023, senti che potrebbe essere la scelta giusta?

Sì perché ho visto questa squadra crescere in questi anni. Mi sembra una formazione ben strutturata come se fosse una World Tour ma con qualche pressione in meno. Da fuori sembra una delle migliori professional al mondo. Poi ci sono due manager come Ivan Basso e Alberto Contador. Il campione spagnolo è sempre stato il mio idolo fin da piccolo sia perché mi piaceva il suo modo di correre e anche perché è nato il mio stesso giorno

Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

Credo che diesse come Zanatta potrebbero farmi crescere e darmi i mezzi per i miei e loro obiettivi. Vedendo e parlando con miei amici come Fortunato e Maestri che corrono in quel team, ho capito che c’è un ambiente ideale in cui si può lavorare molto bene. 

Milesi: gioventù ed esperienza il mix giusto per una continental?

14.02.2022
5 min
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Di Andrea Garosio al Team Biesse Carrera vi abbiamo parlato la scorsa settimana. Un bresciano in una squadra bresciana. Chiaramente l’ex Bardiani Csf Faizanè è in una continental con l’intento di rilanciarsi. E il suo diesse, Marco Milesi lo sa bene.

Tuttavia quello di Garosio non è un caso isolato. Quest’anno sono diversi i ragazzi che dalle professional sono passati alle continental. Un qualcosa che va analizzato. Proviamo a farlo con l’esempio appunto di Garosio e della Biesse-Carrera.

Marco Milesi, direttore sportivo della Biesse Carrera, fu tra i primi ad operare in una continental in Italia
Milesi, diesse della Biesse Carrera, fu tra i primi ad operare in una continental in Italia

Esperienza e gioventù

«Già in passato avevo “fatto il filo” a Garosio – racconta Milesi – lo cercai quando eravamo tra gli under 23, poi lui prese altre strade e okay così… ma nessun problema.

«Essendo lui di Brescia ed essendo il nostro team bresciano, così come le nostre bici, era bello che continuasse e che continuasse qui, specialmente dopo il bel finale di stagione dello scorso anno. Se lo meritava».

«Per noi Andrea è l’uomo giusto. Un corridore di calibro. Io avevo bisogno di un uomo di esperienza, uno che aiutasse anche gli altri ragazzi a crescere. E tutto ciò mi era già capitato con Mauro Finetto (all’epoca Milesi era alla Trevigiani, ndr). Lui successivamente ripassò professionista. Anche Andrea può fare una bella stagione».

Andrea Garosio è stato anche alla Bahrain (team WordlTour): a 28 anni può dare un bel contributo ai suoi compagni
Andrea Garosio è stato anche alla Bahrain (team WordlTour): a 28 anni può dare un bel contributo ai suoi compagni

Garosio ds in gruppo

Milesi dunque sa bene di cosa sta parlando e della sfida che lo aspetta. Anzi, che aspetta lui e Garosio. Parla di esperienza al servizio dei giovani, ma in concreto cosa s’intende quando si parla di esperienza in una situazione del genere?

«L’esperienza al servizio dei ragazzi – riprende Milesi – nel caso di Garosio io la vedo in gara. Nei movimenti del gruppo in corsa. In certe gare importanti alle quali prenderemo parte il modo di correre è diverso. Avere in squadra chi ci è abituato è un aiuto per noi. Prendere la salita in una certa posizione, farsi trovare in una determinata posizione. Noi dobbiamo farci vedere».

«Con Mauro (Finetto, ndr) facemmo bene alla Coppi e Bartali, correndo per lui. Un corridore che ha corso a certi livelli può trasmettere piccoli segreti, far anticipare un po’ i tempi, nella gara e nella crescita. Abbiamo ragazzi dal buon potenziale e cerchiamo di sfruttarlo».

Garosio si è integrato bene, già nel primo ritiro, nonostante si sia aggregato in un secondo momento. E’ esperto, ma non un “vecchio”. Alcuni compagni già li conosceva. Con Belleri e Bonelli, anche loro bresciani, si allenava insieme. Mentre gli altri essendo molto giovani lo hanno subito visto come un faro.

«Andrea in questo gruppo ha il suo carisma. Io parlavo con lui, gli dicevo cosa volevo fare. Lui diceva qualche parola ai ragazzi e subito partivano per l’allenamento alla sua ruota. Uno così fa squadra. Gli dicevo chiaramente: Dammi una mano».

«Avere tra i ragazzi un corridore così è importante. Lo vedo anche io quelle poche volte che riesco ad andare in bici con loro: si aprono di più, è un un altro rapporto. Non è come quando gli parlo in camera o dall’ammiraglia».

La Biesse Carrera in Spagna per il ritiro invernale. La loro stagione inizierà alla San Geo a fine mese (foto Instagram)
La Biesse Carrera in Spagna per il ritiro invernale. La loro stagione inizierà alla San Geo a fine mese (foto Instagram)

Questione di feeling 

Ma perché un Garosio della situazione può trarre dei vantaggi nel ripartire da una continental? Abbiamo visto cosa può dare lui al team: e il contrario? Cosa può dare il team a lui? 

«Da quello che ho capito – spiega Milesi – Garosio ha avuto poca fiducia nelle squadre in cui era stato ultimamente, mentre da parte nostra avrà la massima fiducia. A Laigueglia o alla Coppi e Bartali sarà il nostro capitano. E lui che deve fare la corsa, e correre per il risultato. Deve avere questa scintilla nella testa. Sono gli altri che devono attaccare, farsi vedere e magari aiutarlo».

 

«E questo è molto buono. Poter aiutare, poter avere un obiettivo concreto è importate per gli altri. Quando hai un compagno davanti raddoppi le forze. Mi ricordo quando al Giro under 23 avevamo Conca e Colleoni nella top 5, anche gli altri andavano forte per tenerli davanti, proteggerli».

Coppi e Bartali 2016, Finetto fu secondo (tra Firsanov e Moscon) nella generale. Era stato anche alla Liquigas e poi passò alla Delko
Coppi e Bartali 2016, Finetto fu secondo (tra Firsanov e Moscon) nella generale. Era stato anche alla Liquigas e poi passò alla Delko

Formula continental

La formula perfetta delle continental è quindi questa? Giovani con uno o due uomini esperti al loro fianco. Il tutto accompagnato da un calendario importante (sempre in relazione alla categoria chiaramente).

«Per fare una continental – riprende Milesi – per me serve l’uomo di esperienza. Okay i giovani, ma spesso sono spaesati, soprattutto in certe corse. Avere un riferimento in gruppo è importante. Un traino… Poi magari le prendi visto il livello, ma anziché averne davanti uno ne hai tre».

«Sono anni che lavoro con le continental. Siamo stati tra i primi con Mirko Rossato. Ricordo le parole di Finetto, quando mi diceva che i ragazzi andavano forte, che li motivava. Quindi per me sì: questa è una buona formula. Poi ognuno fa le sue scelte, io parlo secondo la mia esperienza».

Garosio riparte dalle radici. Alla Biesse con Milesi e Nicoletti

07.02.2022
4 min
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Alla fine ce l’ha fatta. Andrea Garosio ha trovato una squadra e può continuare a fare il suo mestiere: correre in bici. Era ormai gennaio e quando tutto sembrava destinato a finire così, ecco arrivare la soluzione. Un soluzione “made in casa”, made in Brescia: il Team Biesse Carrera.

Andrea, dopo aver salutato la Bardiani Csf Faizanè, aveva continuato a pedalare. Si era persino comprato la bici, dopo aver riconsegnato la MCipollini al Greenteam. In fine dei conti, ci aveva detto: «Fino al 31 dicembre sono pur sempre un professionista».

Lo scalatore bresciano, classe 1993, è alla ricerca del riscatto
Lo scalatore bresciano, classe 1993, è alla ricerca del riscatto
E poi cosa è successo, Andrea?

E’ successo che io continuavo a cercare squadra, una professional. Poi quando mi sono aperto anche alle continental con il procuratore e i direttori sportivi abbiamo trovato questa soluzione. Ho valutato diverse opzioni e questa della Biesse secondo me era la migliore. E’ un progetto al cento per cento bresciano, con diesse bresciani, sponsor bresciani…

Bisognava cambiare insomma, dare una svolta anche nella vita, ripartire da casa, dalle radici: la Biesse Carrera è bresciana e tu sei bresciano…

Sì, esatto. Cercavo stimoli e chi mi desse fiducia. E adesso sono contento. In questo team sarò un po’ la chioccia. Anche se non sono vecchio! Posso portare ai ragazzi la mia esperienza fatta nel mondo dei pro’.

L’obiettivo è quello di tornare poi a livelli più alti, ai tuoi livelli?

Il mio motto è stato: faccio un passo indietro per farne due avanti. Qui mi danno il meglio per esprimermi. Ho trovato un ambiente davvero tranquillo, familiare, ma al tempo stesso preparato. Siamo stati in ritiro in Spagna per tre settimane. Cioè gli altri tre settimane, io li ho raggiunti un po’ dopo. Squadra piccola, insomma, ma fatta bene. I diesse, Marco Milesi e Dario Nicoletti, sanno davvero il fatto loro.

Garosio con Dario Nicoletti. Lui e Milesi guideranno i 13 ragazzi del Team Biesse Carrera
Garosio con Dario Nicoletti. Lui e Milesi guideranno i 13 ragazzi del Team Biesse Carrera
Beh, Milesi coi giovani ci sa fare…

Non lo conoscevo così a fondo. In passato ci si vedeva alle corse e ci si salutava, ma sapete, nella fretta non c’è mai stato modo di approfondire la conoscenza. Non mi sembra uno di quei diesse che appena sceso di bici “passa di là” e si trasforma. No, Marco si ricorda la vita del corridore. Capisce certe situazioni.

Facci un esempio di “certe situazioni”…

Se un giorno sei stanco perché hai lavorato molto e gli chiedi di fare un po’ meno ti viene incontro. O per esempio, l’altro giorno abbiamo sbagliato strada in allenamento e non si è incavolato. Ci ha fatto una risata su anche lui ed è finita lì.

Conosci già il tuo calendario? Il Coppi e Bartali, immaginiamo, sarà il tuo Giro d’Italia…

Il mio Giro sì! Partirò da Laigueglia, Per Sempre Alfredo, Coppi e Bartali e, se sarà confermato l’invito, andrò al Giro di Sicilia.

Che poi questa programmazione definita è quella che molti corridori di tante professional non hanno e finiscono per avere difficoltà. Di fatto ti devi sempre far trovare pronto, ma così facendo non sei mai al 101% e questo non va bene col ciclismo moderno…

Sicuramente rispetto all’anno scorso ho già un calendario più definito. Durante la stagione sapevo sempre all’ultimo quando sarei sceso in gara. Saperlo adesso invece mi rende più tranquillo. Prima, tante volte mi cambiavano programma all’ultimo minuto. Quest’anno potendo correre solo coi pro’ so già le gare che potrò fare. Vedrete che correrò più dell’anno scorso, almeno ad inizio stagione…

Garosio (a sinistra) in testa al gruppo. E’ già pronto a guidare i suoi giovani compagni
Garosio (a sinistra) in testa al gruppo. E’ già pronto a guidare i suoi giovani compagni
E facendo meno gare e anche un po’ più corte visto il calendario, cambia la tua preparazione?

Di base no, almeno rispetto alla scorsa stagione. Per esempio quando ho fatto il Giro d’Italia, ai tempi della Bahrain (2019, ndr), non sapevo che ci sarei andato. E poi avrei fatto il gregario, pertanto facevo meno lavori di qualità. Dall’anno scorso invece sono aumentati i lavori di qualità. Faccio più esplosività e infatti andavo meglio. E anche quest’anno ho continuato su questo filone e ho aumentato la parte in palestra. L’obiettivo è aumentare la forza.

E sul fronte dell’alimentazione?

La stessa. Negli anni ho imparato a conoscermi. Ecco, su questo aspetto e sull’allenamento, dò dei consigli ai ragazzi. Trovare il loro “mood” è il mio prossimo step per entrare in sintonia con loro.

Insomma, Andrea, responsabilità ma non pressione…

Esatto. Così mi piace. E poi io non sono vecchio, ho appena fatto 28 anni, ma cerco di immedesimarmi in loro. Di ricordarmi cosa mi passava nella testa alla loro età, degli errori che facevo…

Garosio si allena, ma la squadra non c’è. Un altro ragazzo sul filo

08.12.2021
4 min
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Andrea Garosio si sta allenando. E lo sta facendo con grinta e convinzione pur non avendo un contratto in tasca per il 2022. Quando ci risponde sono quasi le 16,30 e ci chiede di attendere qualche minuto ancora perché possa finire di pranzare…

Lo scalatore lombardo ci crede ancora e come dargli torto visto che ha compiuto 28 anni giusto due giorni fa? Eppure rischia fortemente di essere uno di quei buoni corridori che restano a piedi. Un buon potenziale che per un motivo o per un altro non è stato espresso e che il ciclismo attuale non può aspettare.

Garosio (al centro) con il compagno Tonelli e Martinelli, per loro un’uscita in Mtb
Per Garosio un’uscita in Mtb con Martinelli (e Tonelli, autore della foto)
Andrea, come va? Non hai il contratto ma se in pieno pomeriggio ancora devi mangiare vuol dire che ci stai dando sotto…

Sì, mi sto allenando. Oggi (ieri per chi legge,ndr) ho fatto cinque ore. Ne ho approfittato perché domani (oggi, ndr) davano neve e anche il resto della settimana il meteo non sembra essere buono. E poi era davvero bello, una giornata limpidissima, con dei colori stupendi e il bianco delle cime innevate. Con tutto ciò mi sono detto: resto in bici!

Come sei messo con il contratto?Non hai più rinnovato con la Bardiani…

Sono messo male! Ho attraversato un periodo davvero brutto di testa. Ho fatto tre settimane di stacco e nella prima non riuscivo neanche a dormire sapendo che non avevo una squadra. Adesso che mi sto allenando invece le cose vanno un po’ meglio. Non sto facendo ancora la vita al 100 per cento del corridore vista la situazione, ma al 90 sì. Spero di trovare squadra. Mi sono dato tempo fino al 31 dicembre. Fino a quella data sono stipendiato, ma poi…

Poi?

Poi potrei anche andare a lavorare. Mio papà ha una piccola ditta edile e un’occupazione non mi mancherebbe.

E sul fronte delle squadre c’è qualcosa in ballo?

No, sto alla finestra soprattutto per quanto riguarda la questione del team Qhubeka. Ho avuto qualche contatto con loro e con delle continental straniere ma dovrei valutare bene. Fino a qualche giorno fa chiedevo al mio procuratore, Johnny Carrera, ma poi dopo l’incidente non ho più insistito. Ho sentito solo suo fratello Alex per sapere le sue condizioni.

Al Giro di Slovacchia il bresciano è stato re dei Gpm e al Lombardia è stato primo sul Ghisallo (foto di apertura)
Al Giro di Slovacchia il bresciano è stato re dei Gpm e al Lombardia è stato primo sul Ghisallo (foto di apertura)
Tu sapevi che la Bardiani non ti avrebbe rinnovato il contratto?

Me lo avevano già detto, ma vedendo come ero andato nel finale di stagione speravo che mi lasciassero un’opportunità, che mi dessero fiducia… invece no. Da una parte mi dispiace dall’altra vorrà dire che si va avanti. Inutile pensarci ancora.

Che problemi ci sono stati in squadra?

Premesso che loro non ci fanno mancare nulla, non mi sono trovato bene dal punto di vista dei tanti cambi all’ultimo minuto. Per esempio devo fare il Tour of the Alps, ma a quattro giorni dal via mi hanno detto che non lo avrei più fatto. E quando va così non è facile. Però, ripeto, da parte loro massima onestà su tutto.

Queste le… colpe del team e le tue?

Sinceramente non ho nulla da recriminare con me stesso. Ho cercato di partire subito forte a febbraio per le corse in Spagna, ma poi queste sono saltate. Avevo scelto così perché sostanzialmente era dal 1° settembre dell’anno precedente che ero fermo. A maggio e giugno quest’anno andavo forte, ma ho avuto qualche problema in bici con la posizione e qualche noia meccanica in corsa.

Andrea Garosio, quest’anno per lui 47 giorni di corsa
Andrea Garosio, quest’anno per lui 47 giorni di corsa
Cosa intendi per problema di posizione?

Diciamo che mi venivano dei crampi. Io partivo e stavo benissimo, poi a un tratto avevo questi crampi e un paio di volte addirittura sono stato costretto a fermarmi. A mettere piede a terra. Ho capito che qualcosa non andava. Quando poi ho risolto questo problema sono tornato a finire le corse.

Lo scorso anno, Andrea, di questi tempi eravamo a parlare di un tuo riscatto dopo l’avventura nel WorldTour: che bilancio tracci di queste due annate?

Dico che posso starci tra i pro’.  Al Giro di Slovacchia ho vinto la maglia Gpm e sono sempre stato con il gruppetto davanti. Vincere oggi è davvero difficile, però sono sempre stato protagonista, ho dato una mano al team. La mia grinta è stata notata e ho visto anche dai social molti commenti a mio favore, insomma non sono stato in ombra.

Che dire Andrea, speriamo tu possa trovare una sistemazione… Insomma da dilettante sembravi avere un grande potenziale e tra i pro’ forse non sei riuscito ad esprimerlo ancora…

Lo spero, anche perché in questi ultimi due anni ho corso davvero poco. E questo mi spiace. Credo sia stato un limite. Ho fatto un conto: ho fatto più giorni di corsa un anno in Bahrain che negli ultimi due anni. Adesso mi sto allenando da solo, con una bici di mia proprietà che ho comprato dopo aver riconsegnato quella del team. Speriamo bene…

Dopo la frattura Garosio vuol ripartire a tutta

02.12.2020
4 min
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Il 2020 di Andrea Garosio sarà senza dubbio indimenticabile, sia per aspetti non troppo divertenti, sia perché è andato a convivere con la sua fidanzata, Arianna. Il corridore lombardo era arrivato alla Vinzi Zabù Ktm dalla Bahrain Merida. Nonostante fosse passato da una WorldTour ad una Professional le motivazioni non gli mancavano. Anzi, per certi aspetti erano anche più grandi.

Andrea Garosio
Andrea Garosio con la fidanzata Arianna sul lago d’Iseo
Andrea Garosio
Andrea Garosio con la fidanzata Arianna

Covid e convivenza

Subito le prime corse in Argentina e poi in Europa al Laigueglia, ma poi…

«Poi però è arrivato il covid. Tutti dentro casa. Il giorno in cui è iniziato il lockdown era il mio primo giorno di convivenza. Incredibile». In poche parole Andrea ha fatto un “0-100” in 24 ore! Una storia al limite del tragicomico. E certamente non è stato facile. Però lo stesso Garosio ammette che l’essere andato via dalla casa dei suoi lo ha fatto maturare.

«Ci siamo ritrovati subito chiusi in casa. Inoltre Arianna essendo di Treviso non è mai uscita neanche per la spesa, in quanto se l’avessero fermata l’avrebbero rispedita in Veneto. Così uscivo io, oppure ci portava la spesa mio padre, perché poi anche io ho preso il covid. Sono stato male ma per  fortuna non ho avuto problemi respiratori. Quando poi tutto è finito non ho potuto neanche raggiungere gli altri in ritiro in altura. La procedura era lunghissima per me. Ho fatto solo un miniraduno con la squadra in Toscana e poi sono iniziate le corse».

Il sogno rosa

Lo scalatore ha avuto più difficoltà di molti colleghi a ripartire. Il covid magari per chi è forte e giovane non è rischioso, ma certo non va d’accordo con lo sport ad alti livelli. Anche Ciccone come abbiamo visto ha avuto i suoi bei problemi.

«Non stavo bene alla ripresa delle corse, poi però da metà agosto in poi ho iniziato a stare sempre meglio. La svolta c’è stata al Giro dell’Emilia (foto in apertura, ndr). Stavo sempre meglio e mi andava bene questa crescita graduale, perché nella mia testa c’era il Giro. Scinto e Citracca mi avevano detto che probabilmente ci sarei stato. Poi però alla Coppi e Bartali sono caduto. Mi sono rotto una spalla. Però l’ho finita, nonostante il dolore, proprio perché avevo una buona gamba. Il fatto è che non ho saputo subito della frattura, ci è servita una risonanza, dalla lastra non si vedeva. Era un osso interno, che collega braccio, spalla e collo. Alla fine anche se sapevano che sarei andato via, credo mi avrebbero portato al Giro. Con Lorenzo Rota hanno fatto così.

«Quei giorni prima del Giro sono stati duri. Erano belle giornate e mi veniva voglia di uscire. Così un giorno insieme alla mia “morosa” ho preso l’ebike e siamo andati a fare un giro sul lago Iseo, a Montisola. Ho provato ad alzarmi sui pedali ma sentivo dolore. Alla fine quando il Giro è partito è andata meglio. A quel punto mi sono messo l’anima in pace. Ormai è andata, mi sono detto». Sotto sotto, nonostante la frattura Garosio non aveva perso del tutto la speranza.

Nuove sfide

Tramite i suoi procuratori, i Carera, Garosio ha trovato posto alla Bardiani Csf. Il suo contratto con la Vini Zabù era in scadenza e la stessa Bardiani aveva mostrato interesse nei suoi confronti.

«Ammetto che all’inizio ero un po’ titubante. In fin dei conti alla Vini Zabù mi trovavo bene e correvo sempre. Poi però ho firmato e va bene, sono contento.

Andrea Garosio
Garosio nella crono del San Juan in Argentina, spronato da Scinto in ammiraglia
Andrea Garosio
Garosio al San Juan in Argentina, spronato da Scinto in ammiraglia

«Sì, la Bardiani si è rinforzata parecchio e non me l’aspettavo. Ci faremo notare e immagino ci sarà una sana competizione per aggiudicarci un posto alle corse. Ci sono Visconti, Battaglin, Rivera. E molti che conosco: Carboni, Gaburro, Tonelli con cui mi alleno quasi sempre… La mia idea è che essendomi fermato prima degli altri, sono un po’ più avanti con la preparazione e quindi vorrei partire già forte. Poi mollare un po’ ed essere in forma per aprile-maggio quando ci sarà il Tour of the Alps e il Giro d’Italia. La mia idea è di dare caccia alle corse singole o alle tappe».

Occhio a Hirschi

Stando a casa, nel clou della stagione, Garosio si è potuto fare ancora meglio un’idea dei suoi colleghi. Un conto è stare in corsa, un conto è vederli da fuori… ma con l’occhio di chi solitamente fa parte di quel gruppo.


«Chi esce forte da questa stagione? Beh, Masnada e Ballerini sono due corridori che hanno fatto vedere belle cose: alte prestazioni e costanza di rendimento. E anche Ulissi, alla fine lui c’è sempre. E’ stato un anno particolare nel quale i vecchietti hanno patito un po’ e i Pogacar e gli Evenepoel ne hanno approfittato. Però adesso bisogna vedere come riprenderanno, anche mentalmente, se si confermeranno. Vale anche per Bernal. A sensazione Hirschi, che fa parte di coloro che escono forte da questa stagione, non avrà grossi problemi a riconfermarsi. Bernal ritornerà, ma non so se riuscirà a rivincere subito il Tour. Lui e Pogacar hanno altre pressioni adesso. Geoghegan Hart invece lo vedo meglio: in quella squadra ha tutto quel che gli serve, è gestito bene e poi è forte. Lo ricordo l’anno scorso al Giro. Era caduto. Era messo davvero male però è andato avanti parecchio».