In auto con la Human: dietro le quinte della crono del Giro Women

09.07.2025
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BERGAMO – Dove la devo portare? Al Sentierone, grazie. E’ il botta e risposta scherzoso “a mo’ di taxi” con la diesse Giorgia Bronzini appena saliamo sull’ammiraglia della Human Powered Health poco prima della crono d’apertura del Giro Women di domenica scorsa. Da Chorus Life al Sentierone, appunto, per un totale di 14,2 chilometri nelle vie di Bergamo.

Sfruttando la disponibilità del team WorldTour statunitense, ci accordiamo sui dettagli da rispettare: ore 13,41 partenza di Katia Ragusa, quindi presentazione in zona ammiraglie almeno dieci minuti prima. Alla guida c’è Bronzini, nel sedile destro posteriore il meccanico spagnolo Joaquin Novoa (ex pro’ per due stagioni alla Cervélo) mentre a noi tocca il posto del passeggero davanti facendo ben attenzione a non interferire con tutta la strumentazione extra di bordo.

Postazione di controllo

Le ammiraglie attuali sono sempre più delle piccole “regie mobili” grazie a dotazioni indispensabili e altamente tecnologiche per seguire la gara e dialogare con la propria squadra. Poco prima di partire Bronzini ci illustra a grandi linee ciò di cui dispone l’auto. «Anche se io – ammette serenamente – non ho mai avuto troppa confidenza con questi macchinari».

La plancia della Skoda della Human ha il classico grande schermo del navigatore di serie che all’occorrenza diventa una piccola tv attraverso un pulsante nero aggiunto all’apparecchiatura standard. Sulla parte destra del cruscotto invece è installato un portatablet in cui vedere la mappa del percorso su VeloViewer con la segnalazione di ogni riferimento. Dalla curve alle rotonde, agli spartitraffico, oltre ovviamente ai chilometri percorsi e da percorrere. Oppure ai dati di salite e discese.

«Essendo una crono – prosegue Bronzini – non accendiamo la televisione, ma nelle tappe in linea la colleghiamo. Inoltre abbiamo un’antenna per il segnale WiFi ed anche altri tablet su cui vediamo gli aggiornamenti dei risultati, dei tempi intermedi e altri dati di questo genere. Questo avviene specialmente se ti stai giocando una gara a tappe e magari la crono è negli ultimi giorni».

«Infine chiaramente – conclude la descrizione Giorgia lanciando un appello – abbiamo radio corsa e la radio per parlare con le ragazze. Quest’ultima per me è fondamentale per la sicurezza delle atlete. Non capisco ancora perché nelle competizioni più importanti, tipo mondiale ed europeo, non la facciano usare. Lo ripeto sempre: fosse stato possibile, magari la povera junior svizzera morta (Muriel Furrer, ndr) avrebbero potuta rintracciarla subito e salvarla. Mah…»

Pronti, via, traguardo

Ormai ci siamo, gli speaker annunciano la partenza di Ragusa. La 28enne vicentina passa davanti a noi e 13 secondi dopo parte anche la nostra crono con le prime esortazioni ed indicazioni da parte della diesse piacentina verso la sua atleta.

La prima curva ampia a destra viene disegnata da Ragusa in posizione sulle protesi in piena velocità sbigottendo sia Bronzini che Novoa per il primo rischio preso forse inutilmente. Da lì in avanti, fino al giro di boa, siamo accompagnati da incitamenti e raccomandazioni, anche quelli che possono sembrare scontati come la respirazione.

La parte finale della crono è quella più complicata. Uno strappo secco che sfiora la città alta di Bergamo da fare metà di slancio e metà di grinta, poi una serie di curve, svolte e dossi rallentatori da fare con attenzione e, possibilmente, senza calare il ritmo. Gli ultimi tre chilometri tornano ad essere per grandi passisti.

Ai 250 metri c’è la deviazione ammiraglie. Bronzini dà le ultime indicazioni sulla curva a destra ed il rilancio sui sampietrini fino al traguardo. E lascia in radio Ragusa con un sentito e sincero elogio per la prova disputata tenendo conto delle sue caratteristiche poco avvezze alle cronometro.

Bronzini durante la crono ha continuato a fornire incitazioni e indicazioni a Ragusa, tenendo sempre alta l’attenzione
Bronzini durante la crono ha continuato a fornire incitazioni e indicazioni a Ragusa, tenendo sempre alta l’attenzione

Campolunghi spiega

Un vecchio adagio del ciclismo dice che la cronometro si divide in tre momenti. Si parte forte, a metà si aumenta e si finisce a tutta. Forse può anche essere vero, però ormai le prove contro il tempo sono esercizi da fare con grande metodologia, sia fisica che mentale.

Al pullman della Human c’è Enrico Campolunghi, diesse e preparatore atletico della squadra che parla con le atlete dopo aver seguito alcune loro ricognizioni. Prima dell’orario di partenza, ogni ragazza ha una sua tabella cui attenersi. Ed anche in questo caso non c’è nulla di scontato.

«La crono di Bergamo – dice Campolunghi – l’abbiamo studiata nei minimi particolari. Durante la ricognizione il percorso va visto con attenzione, notando com’è l’asfalto o dove sono tombini o buche ad esempio. Sui rulli ormai tutto è chiuso ed esegui solo un programma di 20-25 minuti di lavoro prima di andare alla partenza.

«Fai una prima parte tranquilla – continua – poi una progressione ogni minuto aumentando l’intensità fino alla soglia, da mantenere per un paio di minuti. Si fanno ancora trenta/sessanta secondi di “sgasata” ed infine vai col recupero. In pratica non si fa la visualizzazione del percorso sui rulli. Questo riscaldamento serve per l’attivazione metabolica e neuromuscolare nervosa».

Enrico Campolunghi è diesse e preparatore atletico della Human. Soprattutto per le crono, allena fisico e mente delle atlete
Enrico Campolunghi è diesse e preparatore atletico della Human. Soprattutto per le crono, allena fisico e mente delle atlete

L’attesa prima di partire

In televisione o dal vivo, si è abituati a vedere la crono che inizia quando il corridore scende dalla rampa. C’è però tutto un dietro le quinte che in molti non si aspettano e che non è semplice da gestire. Quei famosi lunghi sospiri che tirano gli atleti prima del via hanno una storia.

«Avere gli orari di partenza – spiega Campolunghi – il giorno prima ed il prima possibile, ci permette di stilare le tabelle di riscaldamento con precisione inserendo tutti i riferimenti cronologici. Un’atleta deve arrivare in chiamata 15 minuti prima del via. Bisogna quindi tenere conto di quanto tempo ci impiega per andare in partenza dalla zona pullman. E quindi tenere conto di quando vestirsi e iniziare il warm-up. Da quando salgono sui rulli a quando partono possono passare tranquillamente 50 minuti.

Le atlete hanno una tabella oraria di riscaldamento da rispettare prima di recarsi alla partenza e attendere per 15 minuti il proprio turno
Le atlete hanno una tabella oraria di riscaldamento da rispettare prima di recarsi alla partenza e attendere per 15 minuti il proprio turno

Quindici minuti sedute

«E quando arrivano in zona partenza – sottolinea Campolunghi – per regolamento devono aspettare sedute il proprio turno, senza pedalare. Lì devono saper gestire l’aspetto mentale e la tensione. Devono essere brave a concentrarsi, ignorare le distrazioni e pensare alla gestione della gara come è stata preparata. Magari bere piccoli sorsi ogni tanto senza appesantirsi o solo se necessario. Anche questo quarto d’ora di attesa si allena attraverso meeting e colloqui individuali. Ne faccio spesso con le atlete».

Ecco che ci tornano alla mente le parole di Marco Villa su Guazzini e Venturelli dopo l’italiano a crono di qualche settimana fa, in cui hanno conquistato le maglie delle rispettive categorie. Il cittì delle crono diceva che partono con mezzo minuto di svantaggio proprio perché prima del via tendono più a lamentarsi per eventuali cose che non vanno, che a focalizzarsi sulle proprie grandi potenzialità. Insomma, nel ciclismo moderno non si può più lasciare nulla al caso.

Una storia dal gruppo: il rientro di Anna, il debutto di Mondini

23.02.2025
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La Volta Valenciana femminile ha segnato “due” debutti importanti. O meglio, un ritorno e un debutto vero e proprio: il rientro alle corse di Anna Van der Breggen dopo tre anni e la prima esperienza in ammiraglia per Gianpaolo Mondini. Se per l’ex campionessa della Sd Worx-Protime il podio ha confermato il suo talento intatto, per l’italiano si è trattato di un esordio tutto da scoprire, in cui ha potuto sperimentare il ruolo di direttore sportivo nella gestione della squadra.

Pochi giorni fa avevamo parlato proprio con Mondini della condizione di Van der Breggen, ma questa volta abbiamo voluto approfondire la sua esperienza in ammiraglia e il dietro le quinte di una gara vissuta da una prospettiva inedita per lui.

Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003
Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003
Gianpaolo, partiamo da Anna: ha chiuso terza alla prima gara dopo tre anni. Vero che ci avevi detto che i suoi numeri erano buoni, ma da qui al podio e con quel parterre in campo ce ne passava. Te lo aspettavi?

E considerate che per Anna si è verificata la situazione peggiore possibile: infatti la prima tappa ha visto subito un attacco violentissimo di Demi Vollering. Un attacco di squadra breve e intenso e poi l’affondo di Demi: per chi non faceva sforzi fuori soglia di quel livello da tre anni non era semplice. Gestire un’intensità del genere è stata un’impresa. Alla fine, quel giorno le sono mancati gli ultimi 500 metri della salita, ma siamo comunque molto soddisfatti. E quindi per rispondere alla domanda… No, non ce lo aspettavamo.

Come l’hai vista dopo l’arrivo?

Anna è una matrioska, nel senso che è difficile decifrare le sue emozioni. Ha sempre quella poker face che non ti fa capire se è soddisfatta o meno. Però l’abbiamo vista bene, anche lei era contenta di come aveva corso. Tornare alle competizioni e mettersi di nuovo in gioco a questi livelli è un passo importante anche dal punto di vista emotivo.

Come ha reagito la squadra al suo ritorno? Cosa hai notate fra le tue ragazze?

C’era stupore, ma in senso positivo. Avevamo una squadra molto nuova e poco amalgamata: Anna tornava dopo tre anni, Steffi Haberlin era alla sua prima corsa con noi, Mikaela Harvey rientrava dopo una stagione difficile, Laura Stigger arrivava dalla mountain bike. Senza contare che siamo partite in cinque visto che Julia Kopecky, non è stata bene prima della prima tappa. Un gruppo particolare, ma che ha funzionato bene.

L’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamento
L’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamento
E ora caro Gianpaolo, passiamo a te. Cosa ci racconti di questo debutto in ammiraglia?

Fortunatamente non ero da solo: Danny Stam mi ha accompagnato e mi ha fatto da tutor. I primi due giorni ho guidato mentre lui parlava alla radio, poi ci siamo invertiti i ruoli. Ho avuto un contatto diretto con la corsa, la comunicazione, la gestione delle informazioni. E’ un aspetto molto interessante su cui voglio lavorare per migliorare l’organizzazione del team.

Fino allo scorso anno (Mondini ricopriva il ruolo di tecnico presso i team per Specialized) sei stato “in gruppo ma fuori dal gruppo”, nel senso che vivevi le situazioni dei team, ma non eri nei team. Ora che sei dentro cambia qualcosa?

Cambia tantissimo. La differenza più grande è che hai un ritorno diretto di azioni, feedback, situazioni… Quando dai un consiglio a un’atleta, a un meccanico, a qualcuno dello staff, vedi subito se funziona. E se una tua dritta aiuta, che sia in gara o fuori, è come fare goal. Quando invece lavoravo con le squadre, tutto questo non c’era. O aveva margini temporali più lunghi e comunque dovevo mantenere un certo distacco professionale. Ora posso vivere la corsa e la squadra anche con più trasporto e questo fa una grande differenza. Almeno per me e per entrare meglio nella psicologia delle ragazze. Conoscerle meglio, parlarci anche lontano dalle gare.

L’aspetto psicologico è un tuo storico terreno, in più sei stato un ex corridore e sei super esperto per quanto riguarda la parte tecnica. Diciamo che come direttore sportivo hai parecchie carte in regola!

E infatti ammetto che mi ci vedo bene, perché posso riunire tutte le precedenti esperienze. Sono felice. Questo lavoro mi coinvolge al 120 per cento, alla sera sono stanco, ma a volte mi sembra strano chiamarlo lavoro. E’ un impegno totale, finita una tappa ci si concentra subito sulla successiva. Ma l’ambiente di squadra è molto affiatato e questo aiuta tantissimo. Vedo che ci aiutiamo moltissimo.

Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…
Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…
Riguardo alle emozioni? Hai avuto momenti di commozione o di tensione?

In realtà mi sono stupito di me stesso: da corridore ero molto emotivo, mentre qui sono riuscito a rimanere sempre lucido. Certo, farò errori, è normale, ma li userò per migliorare. Il team mi dà fiducia e libertà di iniziativa: mi danno le linee guida, poi mi lasciano mettere del mio. Anzi, mi dicono di metterci del mio.

Beh, questo è stimolante.

E’ molto stimolante. Anche per come sono abituato a lavorare analizzavo subito cosa non aveva funzionato al meglio e a cosa avrei potuto fare io. Oggi poi spesso il ruolo di diesse è relegato a quello di organizzatore: logistica, rifornimenti, illustrazione del percorso… Entrare nella testa delle atlete e fare di più è qualcosa che posso, vorrei, fare.

Era diverso il Mondini direttore sportivo dell’ultima tappa rispetto a quello della prima?

Tantissimo. Quando immagini un lavoro è una cosa, quando lo fai davvero è un’altra. Ho registrato ogni esperienza e ora voglio lavorare sugli aspetti dove ho avuto più difficoltà. Gli imprevisti ci sono stati e la chiave è prepararsi per affrontarli al meglio la prossima volta. Sapevo cosa mi aspettava, sapevo cosa avrei vissuto, i momenti di guida, la fase calda della gara…

A proposito, guidare l’ammiraglia è un’esperienza a dir poco particolare. Noi abbiamo avuto il piacere di seguire alcune gare dall’auto in corsa e a volte se non si fa a sportellate poco ci manca: com’è andata?

Diciamo che avevo un buon bagaglio in tal senso. Negli ultimi 14 anni ho fatto 90.000 chilometri l’anno, quindi non ero nuovo alla macchina, ma ci sono stati momenti in cui sembrava di essere in un rally. Dovevi sempre stare attento alle atlete e agli altri mezzi, controllare gli specchietti per i rientri delle varie ragazze. Loro e la loro incolumità hanno sempre la priorità. Dopo le prime due tappe ero distrutto: mi sembrava di aver fatto la gara anch’io!

RMS apre le porte alla nuova edizione di Ammiraglia

19.11.2024
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SEREGNO – Il prossimo 10, 11 e 12 febbraio tornerà Ammiraglia, la serie di incontri con i negozianti organizzati da RMS presso la propria sede di Seregno. A fine febbraio avevamo avuto la possibilità di partecipare ad uno di questi, osservando in prima persona come erano strutturati. Avevamo così potuto vedere con i nostri occhi il forte interesse da parte degli stessi negozianti ai quali viene offerta un’esperienza immersiva di formazione e networking. Alla vigilia dell’apertura delle iscrizioni per l’edizione 2025 abbiamo incontrato Marco Ferretti, Marketing & communication Manager RMS, che ci ha illustrato le novità previste per il prossimo anno.

Quest’anno – esordisce Marco Ferretti – vogliamo offrire a tutti i partecipanti un’esperienza completa, dando a ciascuno la possibilità di poter usufruire di importanti opportunità di crescita nel loro lavoro.

Entrando nel merito, quali novità ci dobbiamo aspettare per l’edizione 2025?

Rispetto all’edizione del 2024, il prossimo anno Ammiraglia passerà da quattro a tre giornate, ciascuna con un programma omogeneo. In questo modo daremo a ciascun rivenditore la possibilità di poter accedere agli stessi contenuti formativi e alle medesime opportunità.

Come sarà strutturata ogni singola giornata?

Ogni giornata comincerà con una serata di benvenuto, pensata per chi desidera immergersi subito nel clima di Ammiraglia. Abbiamo previsto una cena con lo staff RMS in una location esclusiva, con attività coinvolgenti e momenti di convivialità per conoscere da vicino il nostro team e naturalmente gli altri partecipanti. La giornata ufficiale inizierà la mattina successiva, con la presentazione delle novità del catalogo RMS 2025, che ora ha esteso il proprio ciclo a due anni. Si tratta di una scelta che deriva dal potenziamento del b2b che, ora più che mai, permette un’ottimizzazione dei flussi lavorativi. I rivenditori avranno accesso a promozioni esclusive dedicate ai soli partecipanti, e visiteranno il nuovo showroom, dove sarà possibile incontrare i rappresentanti dei marchi distribuiti da RMS.

La mattinata si concluderà con un pranzo presso il ristorante didattico Saporinmente di Carate Brianza.

Questo il logo per l’evento Ammiraglia del 2025
Questo il logo per l’evento Ammiraglia del 2025
Per il pomeriggio invece cosa avete previsto?

Dopo aver pranzato ci sposteremo presso la nostra Bicycle&Business Academy di Bovisio Masciago. Qui avranno luogo due sessioni formative focalizzate su e-bike e retail management. In un mercato in continua evoluzione, i negozianti devono essere pronti a rispondere con competenza e agilità. Abbiamo studiato questi focus per garantire loro gli strumenti giusti per affrontare ogni sfida che il mercato gli pone davanti.

Facendo un passo indietro, a chi sé riservato Ammiraglia?

Ammiraglia è pensato per accogliere i negozianti già clienti di RMS e coloro che desiderano entrare a far parte della nostra rete. Sul sito ufficiale www.rms-eventi.it è possibile consultare il programma completo e inoltrare la richiesta di partecipazione. Le iscrizioni sono aperte fino a esaurimento posti, con un massimo di 60 partecipanti per giornata, così da garantire a ciascun negoziante tutti i benefit e l’attenzione dedicata di una giornata interamente riservata a loro. In considerazione dell’elevata richiesta riscontrata nella precedente edizione, il nostro suggerimento è quello di iscriversi per tempo per non perdere questa grande opportunità che abbiamo pensato per loro. Per maggiori informazioni, è disponibile anche il numero 338 532 8328.

L’edizione 2025 di Ammiraglia si annuncia come qualcosa di speciale. Il prossimo anno RMS festeggerà infatti i 40 anni dalla sua fondazione. Per l’occasione è stato creato un logo celebrativo che al suo interno riporta proprio il numero 40. 

Festeggeremo i 40 anni di RMS – conclude Marco Ferretti – insieme a chi ha contribuito a costruire il nostro successo: i nostri clienti. Ammiraglia sarà il nostro omaggio a loro.

RMS

RMS Ammiraglia: una giornata vissuta dall’interno

06.03.2024
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SEREGNO – La sede di RMS ospita la nuova edizione dell’evento Ammiraglia, una serie di incontri tra aziende e rivenditori che si è svolto nell’arco della scorsa settimana. Strada, mountain bike, gravel, urban e commuting. La bicicletta si evolve e RMS segue questo flusso di crescita e sviluppo allargando il proprio catalogo. Noi di bici.PRO abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad uno di questi incontri (nella foto di apertura Marco Ferretti, Marketing & communication Manager RMS).

«Dal 2018 a oggi – spiega Andrea Panzeri, CEO di RMS – il cliente del mondo bici è cambiato profondamente. Il nostro evento Ammiraglia, nato proprio nel 2018, ci ha permesso di camminare insieme a nostri clienti, i rivenditori, e capire i movimenti del mercato. La dimostrazione di quanto sia stato utile camminare insieme è nel nostro catalogo, sempre in continua evoluzione».

HiRide è una delle novità legata al gravel che entrata nel catalogo RMS
HiRide è una delle novità legata al gravel che entrata nel catalogo RMS

Gravel e commuting

La mattinata di presentazione continua e finalmente viene presentato il catalogo del 2024, che racchiude tante novità, alcune già presentate durante le prime ore dell’incontro. 

«Gli inserimenti di catalogo – spiega Matteo Lurati, Trade Marketing Manager di RMS – nascono da nostre proposte, ma seguono anche gli andamenti del mercato. Oggi inseriamo il gravel perché sappiamo che sarà il futuro e avrà uno sviluppo nei prossimi anni. Questo anche per la gamma di freni a disco di Braking, che viene sempre più incontro ad un modo massivo di usare la bici elettrica. Un’altra grande novità nel nostro catalogo è l’ingresso di Campagnolo. Stiamo parlando di un’azienda da sempre punto di riferimento nel settore strada, in piena fase di rinnovamento, e che di recente è entrata nel mondo del gravel grazie al gruppo Ekar. Stiamo parlando dell’unico gruppo a 13 velocità dedicato a questa disciplina. 

«Il commuting in particolare – continua Lurati – è una di quelle tendenze che ripercorre la strada del mercato in Europa. Dal Nord scende piano piano verso il Sud. Anche in Italia è così, il commuting sta prendendo sempre più campo al nord del nostro Paese e andrà ad abbracciare tutta la penisola. Per questo ci siamo mossi per aumentare la nostra offerta». 

Il B2B

Per un’azienda che si basa sulla vendita e la distribuzione di componenti è importante avere un catalogo completo. Ma, allo stesso tempo, i clienti richiedono anche un B2B aggiornato e veloce, in grado di accorciare i tempi. 

«Abbiamo fatto in modo di rinnovare il nostro B2B – racconta ancora Nicolò Redaelli, Sales Manager Italia – e di renderlo facile, veloce e intuitivo. La ricerca funziona per prodotto e per categoria. Tutte le informazioni che sono contenute nel catalogo vengono riportate anche nella nostra piattaforma. Una scelta di comodità, che viene incontro alle esigenze dei nostri clienti e negozianti. Non si ha sempre il tempo di sfogliare e leggere un manuale, serve velocità a facilità di interazione in negozio. In più una piattaforma online ci permette di non avere limiti di spazio, cosa che un volume cartaceo, invece, ci impone. Grazie al B2B possiamo mettere più materiale e informazioni a disposizione del cliente, cosa che rende migliore l’esperienza di acquisto e vendita».

Nel pomeriggio all’Academy una lezione sullo spurgo dei freni, tenuta dai ragazzi di Braking
Nel pomeriggio all’Academy una lezione sullo spurgo dei freni, tenuta dai ragazzi di Braking

Tutto in pratica

La qualità di RMS è quella di avere sviluppato la sua Academy, un posto dove imparare a mettere mano su tutte le parti della bici. Nel pomeriggio il nostro incontro si è spostato poco fuori Seregno, a Bovisio Masciago, sede della Bicycle and Business Academy di RMS. I “professori” specializzati in una determinata area, tengono corsi, aggiornano e insegnano. Un servizio che ai clienti torna sempre utile, per ampliare le proprie conoscenze e, perché no, il bacino di utenza. 

«Nel corso di questi giorni – spiega Stefano Aresi, Business Unit Manager di Bike Academy – abbiamo proposto diversi esempi di quelli che sono i nostri corsi. martedì e mercoledì (il primo è stato il giorno della nostra visita, ndr) abbiamo mostrato sospensioni e impianto frenante. giovedì il retail coach e venerdì abbiamo parlato dei gruppi elettronici. Il nostro servizio prevede di offrire una formazione che possa aiutare a crescere, si tratta di percorsi formativi ad hoc. Ad essi abbiamo aggiunto anche quelli per e-bike e corsi online, perché non per tutti è facile arrivare fino alla nostra sede dell’Academy a Bovisio Masciago». 

La giornata offerta da RMS si è poi conclusa con uno spostamento in pullman al Velodromo Vigorelli, gioiello della città di Milano. Un luogo che racchiude la storia del ciclismo su pista e non solo, il che lo rende uno dei simboli sportivi della città.

RMS

Nuove pastiglie WAG: qualità, prezzo e attenzione green

14.02.2024
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SEREGNO – Nei giorni scorsi abbiamo avuto l’opportunità di far visita alla sede di RMS per farci anticipare da Marco Ferretti, Brand Manager della commerciale lombarda, alcune novità relative ad una iniziativa che interesserà l’azienda a fine mese. Da lunedì 26 febbraio a venerdì 1° marzo tornerà in programma, in una formula decisamente rinnovata, l’evento “Ammiraglia”, un appuntamento destinato ai negozianti. Cinque giornate dedicate alla presentazione del catalogo RMS 2024, ai servizi e alla formazione tecnica. Quest’ultima sarà declinata in tre differenti tematiche con focus tecnici sul settore mountain bike, strada e retail coach, ossia tutti quegli aspetti che possono contribuire ad una migliore gestione di un negozio ciclo.

L’edizione “Ammiraglia” 2024 proporrà la formazione e i focus tecnici nella nuova sede dedicata, la “Bicycle & Business Academy” di Bovisio Masciago, poco distante dalla sede centrale di Seregno.

Per i partecipanti sarà possibile inoltre visitare lo showroom della commerciale lombarda e avere momenti di confronto con i responsabili di alcuni marchi presenti nel ricchissimo catalogo RMS. Ciascuna giornata si chiuderà con una visita in qualità di ospiti al Vigorelli di Milano, storico tempio della pista italiana.

La nostra visita è stata anche l’occasione per toccare con mano le nuove pastiglie WAG, un prodotto nel quale la commerciale lombarda crede molto. 

Le pastiglie WAG hanno cambiato colore, passando al nero
Le pastiglie WAG hanno cambiato colore, passando al nero
Parlando delle pastiglie da un punto di vista tecnico, cosa possiamo dire?

E’ importante sottolineare che si tratta di un prodotto completamente Made in Italy che rispecchia perfettamente la filosofia alla base di ogni prodotto del catalogo WAG, e cioè un prodotto con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Nel 2023 sono state date in prova ad alcuni negozianti, già nostri clienti. Grazie anche ai loro feedback e ai nostri test interni, siamo riusciti a migliorare la mescola e ad arrivare ad un prodotto finale con un livello qualitativo maggiore, facendo attenzione anche a quei piccoli dettagli che possono fare la differenza. 

Quali dettagli?

Ci siamo accorti che il colore della piastrina, a cui tanto eravamo affezionati, si rovinava nel caso in cui in fase di manutenzione venivano utilizzati prodotti non di prima qualità oppure “assemblati” in casa. Ora tutte pastiglie sono di colore nero, ad eccezione di quelle destinate alle e-bike, attualmente di colore verde militare. Presto anche loro saranno di colore nero. Ultimo, ma non per importanza, da quest’anno la gamma si è ampliata: sono state introdotte le pastiglie ventilate con una mescola dedicata per l’utilizzo road e gravel (foto di apertura).

Un bel passo in avanti…

Possiamo dire che, se prima le nostre pastiglie erano un buon prodotto, ora sono davvero ottime, naturalmente sempre ad un prezzo competitivo come lo sono tutti i prodotti WAG.

Il packacing è interamente di cartone, una scelta “green”
Il packacing è interamente di cartone, una scelta “green”
Notiamo anche un cambiamento a livello di packaging. Per quale motivo avete deciso di cambiarlo?

Il packaging precedente presentava delle parti in plastica, ora invece è completamente di cartone. Quello dell’eliminazione della plastica è un aspetto che sta interessando tutti i prodotti WAG. Stiamo lavorando per ridurre al massimo il suo utilizzo. Vogliamo fare di tutto per dare il nostro contributo alla cura dell’ambiente che ci circonda e nello stesso tempo allinearci agli standard dei mercati nord-europei che presentano normative molto stringenti in tema di utilizzo della plastica. C’è però dell’altro…

Prego…

Il nuovo packaging è pensato anche per venire incontro al negoziante nel suo lavoro quotidiano in officina. Ora sulla confezione può trovare tutte le informazioni relative al prodotto. E’ presente infatti un’etichetta che indica la natura della pastiglia e il suo utilizzo, il tracciato della pastiglia in scala 1:1 e i codici prodotto ben visibili. Non lasciamo davvero nulla al caso.

WAG

Gasparotto, debutto assoluto (e a sorpresa) alla Roubaix

14.04.2023
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Non senza sorpresa, la mattina del via della Parigi-Roubaix, a Compiegne ci siamo ritrovati di fronte Enrico Gasparotto. La sorpresa era reciproca, nel senso che anche il direttore sportivo della Bora-Hansgrohe non si aspettava di essere lì. Lo avevamo lasciato in ritiro al seguito della squadra.

Enrico era “teso”, ma anche incuriosito dal suo debutto assoluto nell’Inferno del Nord. Non aveva mai fatto neanche da corridore la corsa del pavè.

Enrico Gasparotto (classe 1982) non aveva mai preso parte alla Roubaix in 17 anni da pro’
Enrico Gasparotto (classe 1982) non aveva mai preso parte alla Roubaix in 17 anni da pro’
Insomma, Enrico, come è andato questo battesimo di fuoco?

Dico che c’è il ciclismo e c’è la Roubaix. E’ uno sport a parte. Era la prima volta che salivo sul pavé francese. Avevo fatto tutte, ma proprio tutte, le classiche del Belgio, ma mai la Roubaix, né avevo saggiato il pavé francese. E ora posso dire che è un livello di tutt’altra difficoltà, più duro, più complicato… E adesso ho un rispetto infinito per chi finisce questa corsa e ancora di più per chi va forte.

In realtà, non avevi fatto neanche la ricognizione…

No, ero in altura col gruppo Giro a Sierra Nevada. E poiché il Giro d’Italia per noi è un obiettivo primario, mi hanno detto di restare lassù con i ragazzi fino all’ultimo. Mi hanno avvertito il martedì prima della corsa, ma sono rimasto lì fino al venerdì. «Vieni a Roubaix per guidare», mi hanno detto. In pratica ho toccato il pavé per la prima volta direttamente in corsa.

E come è andato questo ingresso?

Dopo le prime “botte” ho chiesto subito: «Quanti settori mancano?». E poi sapendo che quello messo peggio di tutti era il Carrefour de l’Arbre ho chiesto: «Quanto manca al Carrefour?». 

Intervenire sui tratti in pavè era davvero complicato. Qui Marco Haller con una ruota bucata
Intervenire sui tratti in pavè era davvero complicato. Qui Marco Haller con una ruota bucata
Un bello stress…

Mentre andavamo verso il primo settore, ho fatto mille domande. Ho chiesto molti consigli, anche per la guida, per la macchina. Molti team hanno cambiato le ammiraglie, prendendo modelli più alti, noi invece abbiamo solo inserito la placca di ferro sotto la scocca per proteggere il motore e alcune parti meccaniche. E dovevo stare attento. Era un’auto abbastanza pesante: tre persone (Gasparotto, il primo diesse e il meccanico, ndr), ruote, bici, frigo pieni di borracce… Abbiamo cercato di togliere peso eliminando qualche attrezzo e altre cosine, ma era davvero poca roba.

Come si guida sul pavè?

Con tanti sobbalzi! Al primo settore riesci a stare sulla sinistra, poi però i corridori iniziano a staccarsi e quindi vai a destra. Chiaramente serve attenzione, molta attenzione. Io per esempio della corsa non ho visto nulla, ero concentratissimo a guardare la strada e gli specchietti. Solo negli ultimi 10 chilometri, quando il pavé era finito ho dato un paio di occhiate alla tv. Ma in Francia è pieno di quei dissuasori di velocità: ne ho preso uno e per poco dal tetto non perdo una bici!

Un bel jolly!

Devo dire che è stata un’esperienza davvero speciale e sono contento di averla fatta. Marco Haller prima del via, mi ha detto: «Gaspa è più sicuro correrla che guidarci dentro».

In seguito alla grande caduta avvenuta ad Arenberg, Gasparotto e la sua ammiraglia sono stai fermi 5′. Poi un vero show per recuperare
In seguito alla grande caduta avvenuta ad Arenberg, Gasparotto e la sua ammiraglia sono stai fermi 5′. Poi un vero show per recuperare
E tu che cosa ne pensi?

Adesso dico che preferisco guidare! Anche perché col mio peso avrei fatto molta fatica. Ma lo dico adesso, a 41 anni. A 25 se mi avessero detto: «Fai la Roubaix», sarei stato contento. E sarebbe stato giusto così. Ma sono orgoglioso di averla fatta… E di aver riportato intera all’arrivo proprio quella ammiraglia che guidavo.

Perché “proprio quella”?

Perché so che l’ha presa il nostro team manager, Ralph Denk. La sera prima mi ha detto: «Gaspa, attento che quella è l’ammiraglia che avevi al Giro sulla Marmolada, quando Jay (Hindley, ndr) ha preso la maglia rosa. Quella verrà a casa mia per ricordo». Insomma, una pressione in più!

Passiamo ad aspetti più tecnici. E’ tanto diverso che guidare in altre corse?

Parecchio diverso. Quasi tutti i team hanno molto personale a terra con ruote, borracce e qualche altra cosa, ma la bici per regolamento non può essere fornita da terra: solo l’ammiraglia può. E così nel convoglio delle auto spesso vedevo le seconde ammiraglie dei team che puntavano alla vittoria che ci sorpassavano o che ripassavamo noi. E noi eravamo la vettura numero 13.

E la giuria lascia correre?

La giuria non vede tutto. Impossibile. Non ci sono abbastanza occhi. E questo in parte succede anche al Fiandre.

Come si fa nel caso un atleta chiami l’ammiraglia?

Non è facile. O li trovi fermi a bordo strada o li raggiungi fuori dal settore di pavè. E infatti su asfalto devi guidare un po’ come un killer. Per esempio ad Arenberg siamo stati fermi 5 minuti, ma 5 minuti veri, e quando siamo usciti siamo andati a più di 100 all’ora per recuperare. 

Alla fine una bella esperienza, un’esperienza che ti ha arricchito: si percepisce anche dal tuo tono…

Sì, sì vero. Mi è piaciuto. Ho visto la Roubaix e adesso capisco perché è considerata in questo modo: bellissima. Prima del via che c’è un po’ di stress, ma poi le cose le fai. Di certo devi avere un po’ di abilità nella guida e ti deve piacere.

Marcato, un altro Tour e sempre… in fuga

15.07.2022
5 min
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La sua ultima volta al Tour fu nel 2020, quando si ritrovò a lavorare per il giovane sloveno che al penultimo giorno ribaltò il trono di Roglic e conquistò la maglia gialla. Pochi se lo aspettavano, qualcuno poteva sperarlo. Marco Marcato era già nella fase in cui il corridore si chiede se valga la pena continuare, ma di fronte a quella ventata di entusiasmo rimase in sella per un altro anno e poi scelse di scenderne per salire sull’ammiraglia.

Ritorno in Francia

Il suo ritorno al Tour è avvenuto quest’anno, sull’ammiraglia che quotidianamente anticipa la tappa e svela trappole e segreti ai direttori sportivi. Un ruolo che ha preso piede da qualche anno, come in primavera ci raccontò Vittorio Algeri. Un ruolo in cui il padovano può mettere ancora a frutto il suo occhio di corridore, in una sorta di viaggio verso l’età adulta. Oltre alle strade infatti, Marcato ha iniziato a scoprire tutto ciò che c’è intorno ai corridori. E ha capito di aver vissuto per anni in una bolla estranea a tutto il resto.

Ieri a Briançon, breve summit fra Marcato, Hauptman, Agostini e Gianetti, prima di partire
Ieri a Briançon, breve summit fra Marcato, Hauptman, Agostini e Gianetti, prima di partire

«Ho visto un’organizzazione – racconta – che da corridore magari non vedevo. La gestione di tutti i mezzi, ad esempio. Anche il semplice fatto che per ogni tipo di targa, c’è un parcheggio dedicato. C’è una via di uscita dedicata ai mezzi fuori corsa e un punto prestabilito per rientrarci. Anche andare alla feed zone, alla zona rifornimento, non è così semplice. Insomma, tante cose che da corridore non riesci a vedere, non te ne accorgi. Sei impegnato a correre, quindi non vedi quello che ti succede attorno. Pensi ai chilometri e a dove sia la borraccia, ma per far sì che la borraccia sia lì, la squadra fa un grosso sforzo. Ci sono tanti che lavorano dietro».

Cosa ti pare del tuo ruolo?

Nuove esperienze, un punto di vista diverso. Anche il fatto che io sia davanti alla corsa per dare indicazioni a chi è dietro mi permette di capire tutta l’organizzazione. Quanto a me, segnalo le strade o se c’è qualche punto tecnico. Quindi ad esempio le rotonde da prendere a destra o sinistra, in base alla via più veloce. Le curve più pericolose. Poi anche il vento, che nelle prime tappe ha dato fastidio.

Tappa di Longwy vinta da Pogacar. Marcato è già al pullman e accoglie Soler
Tappa di Longwy vinta da Pogacar. Marcato è già al pullman e accoglie Soler
La tappa del pavé?

Ho cercato di dare più informazioni possibili, lo faccio ogni giorno. Affinché i corridori abbiano chiara la situazione che li aspetterà nei chilometri successivi. Per la tappa del pavé sapevamo che Pogacar potesse fare bene, ma ugualmente ho segnalato le possibili cause di cadute o forature.

Di quanto tempo anticipi la partenza ufficiale?

Raggiungo la squadra per il meeting. Quindi ascolto un po’ quelli che saranno i programmi della giornata. E poi mi avvio davanti alla corsa, appunto per segnalare eventuali pericoli e situazioni che potrebbero creare appunto dei problemi durante la tappa.

Quindi la riunione si fa la mattina?

Si, normalmente la facciamo la mattina quando arriviamo al parcheggio dei bus. Di solito siamo lì un’ora e tre quarti prima della partenza, così abbiamo tempo per fare la riunione che dura circa mezz’ora. E poi restano il foglio firma e la partenza.

Sul pullman la riunione del mattino è gestita da Matxin e Hauptman (foto Fizza/UAE)
Sul pullman la riunione del mattino è gestita da Matxin e Hauptman (foto Fizza/UAE)
Fra voi direttori si fa un meeting dopo la tappa?

Sì, di solito si parla la sera, finita la tappa. Per capire quello che è stato e quello che sarà il giorno dopo. E come improntare la strategia della corsa. Ragioniamo da squadra, tutti dicono la loro opinione, poi è logico che alla fine le decisioni le prende il primo direttore. Giustamente si prende anche la responsabilità. Si dà ascolto a tutti e si fa sintesi.

Quando sul Granon si è staccato Pogacar avevi segnalato qualcosa?

C’erano dei punti pericolosi con delle rotonde anche per prendere la salita dei Lacets de Montvernier. Non ero tanto avanti, quindi la fuga non era ancora partita e nel caso in cui i corridori fossero arrivati a quel punto tutti in gruppo, sarebbe stato importante prenderla davanti, perché poteva dare dei problemi. Devi pensare anche a queste situazioni. Anche a fine discesa c’erano dei tratti tecnici. Le macchine dietro queste cose non possono saperle.

Le indicazioni di Marcato arrivano all’ammiraglia e da qui ai corridori
Le indicazioni di Marcato arrivano all’ammiraglia e da qui ai corridori
Ci sono anche gli strumenti per sapere come andrà la strada?

Abbiamo tutto quello che serve per vedere col computer le strade, le pendenze, tutto quanto. Però avere qualcuno avanti al momento giusto ti può dare delle indicazioni anche in base a come si sta evolvendo la corsa. Penso sia importante.

Dov’eri quando Tadej si è staccato?

Ai 6 chilometri. Stava ancora bene. Gli ho passato la borraccia e ho aspettato il momento di andare su. Non potete immaginare la sorpresa quando mi hanno raccontato come fosse finita…

Sapete chi c’era sull’ammiraglia FCI ai tricolori? Pontoni…

10.07.2022
5 min
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All’ultimo campionato italiano, a bordo dell’ammiraglia della nazionale italiana che ha dato la possibilità di correre ai ragazzi ex-Gazprom, c’era Daniele Pontoni. Chiamato un po’ a sorpresa da vertici federali, il tecnico friulano del ciclocross si è ritrovato ad affrontare un’esperienza completamente nuova e lontana dalle sue abituali, perché essere alla guida di un’ammiraglia nel corso di una corsa su strada non è cosa semplice. Le cronache raccontano che Pontoni abbia sudato le proverbiali sette camicie per venire a capo della situazione…

Pochi riflettono sulle difficoltà della guida in una corsa ciclistica, dove si cambia spesso ritmo, si fa avanti e indietro schivando ogni genere di ostacolo e bisogna fare presto, sempre presto. Anni fa siamo stati protagonisti diretti in una lontana edizione della Nove Colli, una giornata interminabile con livelli di stress pazzeschi. Raccontando l’episodio, Pontoni si apre un po’ alle confidenze.

«All’inizio è stata dura, anche perché bisogna sottostare a molte regole e c’è tanto da fare, tra rifornimenti e forature. Per fortuna avevo con me Pengo che è smaliziato essendo nell’ambiente da tanti anni e mi ha dato le dritte giuste. Pian piano mi sono calmato e ci ho preso sempre più la mano…».

Zana tricolori 2022
Zana fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati. Nei suoi intenti c’è un inverno con qualche sortita nel ciclocross
Zana tricolori 2022
Zana fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati. Nei suoi intenti c’è un inverno con qualche sortita nel ciclocross
Come valuti l’esperienza?

Bellissima e ringrazio il presidente Dagnoni e il responsabile Amadio di avermi dato questa possibilità. E’ stata un’emozione diversa, d’altronde quando sei fra 17 ammiraglie affrontando 250 chilometri di corsa, è normale che all’inizio ci si senta un po’ spaesati, era da questo punto di vista un mondo tutto nuovo per me. Comunque una cosa l’ho capita: in 7 ore di gara non ci si annoia mai…

Di chi è stata l’idea?

A me lo ha detto Bennati, chiedendomi di fare questa esperienza per aiutare i ragazzi della Gazprom e mi è sembrato doveroso dare loro una mano visto quel che stanno passando. E’ stata una giornata preziosa che mi ha lasciato qualcosa di profondo dentro. A me d’altronde piace allargare sempre i miei orizzonti, seguo tantissimi sport. Oltretutto l’occasione dei tricolori mi ha dato l’opportunità di parlare con tanta gente, fra corridori e manager.

Pontoni 2021
Il cittì conta di coinvolgere quanti più stradisti possibile nella nuova stagione del ciclocross (foto Billiani)
Pontoni 2021
Il cittì conta di coinvolgere quanti più stradisti possibile nella nuova stagione del ciclocross (foto Billiani)
La vittoria di Zana ti ha stupito? Voci di corridoio dicono che voglia ardentemente tornare a fare un po’ di ciclocross questo inverno per i benefici che dà…

Lo conosco da quando era ragazzino e faceva il Trentino Cross. Filippo è in una lista di 6-7 nomi della quale ho già discusso in Federazione e sui quali sto lavorando con i team perché possano fare un po’ di attività con noi. Ai tricolori ho parlato a lungo con Trentin e con Covi, ma nel loro caso so che la Uae Team Emirates non è molto favorevole ad altre attività invernali, avendo già loro un calendario pieno anche d’inverno con i ritiri prestagionali. Io credo però che vedremo più stradisti in gara nel ciclocross, basta trovare la soluzione giusta per permettere loro di recuperare. E nella prossima stagione si può.

Perché?

Il calendario è stato strutturato in maniera più intelligente. La prima fase di Coppa del mondo andrà a terminare con gli europei di inizio novembre, poi ci sarà un buco e una serie di gare internazionali in Italia. Questo permette a chi ha intenzione di fare parte dell’attività di tirare dritto direttamente dalla strada fino agli europei e poi staccare.. Oppure, come penso faranno Van Aert e Van Der Poel, tirare i remi in barca e riprendere direttamente fra dicembre e gennaio per gli appuntamenti principali. Poi c’è il discorso mondiali…

Luigi Bielli, sempre al fianco di Pontoni, sta già tenendo i contatti per la ripartenza
Luigi Bielli, sempre al fianco di Pontoni, sta già tenendo i contatti per la ripartenza
Hai già notizie al riguardo?

Sarà un percorso senza grandi difficoltà tecniche se non una scalinata di 35 gradini, quindi un percorso nel quale anche gli stradisti potrebbero trovarsi bene. Potrebbe essere un’esperienza utile per molti.

Sei ottimista sulla presenza di stradisti italiani?

Moderatamente. Io credo che si possa trovare l’opportunità di fare una parte dell’attività, senza chiedere loro troppo, potrebbe essere un’opportunità utile anche per la loro preparazione. Quel che conta è che non sia una costrizione, deve essere qualcosa fatto per il piacere di farlo, spinti dalla passione. Per i ragazzi delle categorie inferiori il discorso è diverso: l’attività deve essere la più ampia possibile privilegiando sempre la scuola. Quindi devono fare ogni tipo di specialità per ampliare il loro bagaglio, senza pensare troppo al risultato.

Tra gli impegni di Pontoni anche la gestione dell’attività gravel con i mondiali del 9 ottobre in Veneto
GRavel
Tra gli impegni di Pontoni anche la gestione dell’attività gravel con i mondiali del 9 ottobre in Veneto
Tutti coloro che hanno a che fare con il ciclocross, sia tra gli uomini che tra le donne, ci dicono che sono in contatto costante con te…

Credo sia mio dovere mantenere un filo con tutti e non è certo un peso, fa parte del mio lavoro ma anche del mio modo di essere. Tra poco cominceremo a tirare le fila, a programmare i raduni e l’inizio della stagione tenendo presente il discorso dei due tronconi. Io dico che lo scorso anno è stato quello del primo approccio, in questo invece dovremo consolidare e avere una rete ancora più capillare di rapporti. Oltretutto dovremo anche abbinare il discorso del ciclocross con quello del gravel. Avremo il 3 settembre la prova italiana delle World Series, il 18 settembre i tricolori ad Argenta e il 9 ottobre i primi mondiali proprio in terra italiana, dovremo farci trovare pronti.

Per chiudere, dì la verità: si fatica di più alla guida di un’ammiraglia o nel seguire un evento di ciclocross?

Ci sono giornate che inizi a lavorare sul percorso alle 6 del mattino e vai avanti fino alle 18, ma lo ammetto: non ho mai faticato tanto come ad Alberobello…

Sabatini: anche in ammiraglia, non passa il mal di gambe

22.03.2022
5 min
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Sabatini è salito in ammiraglia. Di correre non aveva più voglia, era chiaro. Lo scorso anno, in un video dal Giro di Polonia, era parso chiaro che il suo viaggio nel ciclismo fosse bello e finito. Però non si chiude una porta così importante e semplicemente si cambia strada. Così, quando Cedric Vasseur ha iniziato a parlargli di un nuovo ruolo alla Cofidis, il toscano si è affrettato a prendere i primi due livelli, programmando il terzo nella prossima estate.

«Dopo la Sanremo – sorride – ho mal di gambe, soprattutto quella della frizione. Però ammetto che mi ha fatto strano arrivare in Riviera dal Turchino e vederli passare sulla Cipressa mi ha emozionato».

Fabio è un toscano atipico. La battuta pronta non manca, ma di base è un po’ brontolo anche lui come Noè. Non è mai stato (non troppo, almeno) di quelli che ti dava la risposta comoda. Pane al pane, vino al vino. E alla fine con questo modo di fare e di essere, si è ricavato il rispetto del gruppo, dei suoi capitani e dei suoi tecnici.

Al Polonia si era capito che la carriera di Sabatini come atleta fosse agli sgoccioli
Al Polonia si era capito che la carriera di Sabatini come atleta fosse agli sgoccioli
Come sei arrivato all’ammiraglia?

Il ruolo è sempre stato nell’aria. Ho parlato con Vasseur. Ho preso la tessera per poter salire in macchina. Mi hanno provato alla Tirreno per vedere come fossi e devo essergli piaciuto, visto che mi hanno chiesto di andare alla Sanremo e poi al Giro.

Il tuo ruolo è stato delineato?

Mi hanno preso per impostare i finali in volata. Sono andato a vedere gli arrivi e poi via radio trasmettevo le mie osservazioni ai direttori in corsa. Un ruolo importante, che non tutte le squadre ancora hanno capito. Ad esempio ho potuto dire che il ponticello verso l’arrivo di Terni sarebbe stato pericoloso e se restavi indietro, non rimontavi. Quando correvo con Petacchi, mandavamo in avanscoperta Andrea Agostini, che avendo corso, sapeva cosa guardare.

Ti piace?

Molto, è quello che avevo chiesto e che speravo di poter fare.

Alla Quick Step è stato anche l’ultimo uomo di Kittel. Qui nel 2017
Alla Quick Step è stato anche l’ultimo uomo di Kittel. Qui nel 2017
Hai anche interagito con i corridori?

Nelle riunioni, Roberto Damiani mi chiedeva di parlare, anche se io non volevo farlo per non entrare nei ruoli di altri. Però chiedeva il mio parere su come sarebbe potuta andare la corsa e io a quel punto rispondevo.

C’è un tecnico cui pensi di ispirarti?

Sono uno che sente tanto la corsa. Quando siamo arrivati terzi a Bellante con Lafay, avrei spaccato la macchina da quanto mi ero esaltato. Mi ispiro a direttori come Bramati, mi è piaciuto molto lavorare con Zanatta e poi con Damiani. La mia paura semmai è salire in macchina…

In che senso?

Il corridore prende cento volte più rischi di un direttore sportivo, perché la bici ha due ruotine sottili e la macchina ne ha quattro. Ma fare la discesa in mezzo ai corridori che ti passano a destra e sinistra, magari giù dal Carpegna che fuori c’erano due gradi sotto zero… Credo di non aver mai sudato tanto come quel giorno.

Nel magico 2018 di Viviani, qui alla Vuelta, lo zampino di Fabio
Nel magico 2018 di Viviani, qui alla Vuelta, lo zampino di Fabio
Ti sei mai pentito di aver smesso?

Dopo la Sanremo, mi sono detto: «Meno male che ho smesso!». Erano anni che non si faceva la Cipressa forte a quel modo. Prima le squadre venivano alla Sanremo col velocista, c’erano sempre gli attacchi e poi era tutto un inseguire. Oggi è battaglia continua. Credo di aver smesso proprio nel momento giusto. Ho smesso sereno e mi dispiace ad esempio per Visconti, che lo ha fatto con un po’ di magone. Gli ho mandato un messaggio. Io ho deciso di chiudere, quando ho capito che il mio livello era calante, quando ho capito che non avrei potuto più fare il mio lavoro.

Si dice che il direttore sceso da poco di sella capisce meglio i corridori di oggi…

E’ vero, il ciclismo è tanto diverso rispetto a 20 anni fa. Riusciamo a capire il perché di certe risposte, anche quando il corridore non ti dice la verità e vedi quel che c’è dietro. Inoltre il livello di corsa ora è così alto e la vita è così esigente che se non l’hai provato sulla pelle, fai fatica a capirlo.

Sei stato ultimo uomo di Kittel e Viviani, cosa ti pare di Cimolai e Consonni che ti troverai a guidare?

Cimo l’ho visto bene a San Benedetto, fa la vita al 100 per cento e, avendo corso con lui, lo conosco davvero bene. Conso l’ho conosciuto da un paio di anni. Sono forti, ma ancora gli manca quel picchetto in più che ti permette di vincere. Puoi trovarlo oppure no, può dipendere dalla preparazione o dalla propria natura. Tanti corridori, non parlo specificamente per loro, devono capire che è un lavoro e che ci sono altri ruoli oltre a quello del velocista. Si lavora per guadagnare e si prende di più lanciando il velocista che vince, piuttosto che facendo continui piazzamenti. Per carità però, sono scelte personali…

Cimolai e Consonni sono nella stagione delle conferme: Sabatini su questo è molto netto
Cimolai e Consonni sono nella stagione delle conferme: Sabatini su questo è molto netto
Consonni è giovane…

Ed è ancora alla ricerca della strada. Prima è stato accanto ad Elia (Viviani, ndr), ora finalmente è leader e ha il tempo necessario per capire.

Vai ancora in bici?

Volevo oggi, ma era il giorno libero di mia moglie e siamo andati fuori a pranzo. Però 3-4 volte a settimana continuerò ad andarci. Mi serve per stare bene, non certo per staccare qualcuno…