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De Marchi: 100 chilometri di fuga, poi i crampi

04.03.2023
3 min
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«Lo ripeto spesso anche a mio figlio – dice Bennati sull’arrivo, mentre davanti passa De Marchi – che mi piacerebbe un giorno portarlo dopo l’arrivo di una corsa come questa per fargli capire la vera essenza del ciclismo. Ci porterei tutta la gente che parla del ciclismo senza sapere cosa sia. Un arrivo come questo. Un passaggio su una salita dolomitica o pirenaica, per vedere proprio i corridori in faccia. Da quando ho finito la carriera, nei due anni che ho fatto con la Rai al Giro d’Italia mi piaceva mettermi sulla linea d’arrivo proprio per guardare i corridori in faccia. E sinceramente fa un certo effetto. La televisione non mostra certe cose…».

Impossibile seguire Pidcock per De Marchi, l’errore forse è stato non aspettare subito gli inseguitori
Impossibile seguire Pidcock per De Marchi, l’errore forse è stato non aspettare subito gli inseguitori

De Marchi e i crampi

Il tempo per il tecnico azzurro di dire queste parole e De Marchi, in fuga per un centinaio di chilometri, si ferma accanto. La divisa del Team Jayco-AlUla è una crosta di sudore e sali. La smorfia sul volto del friulano parla di dolore, prima ancora che di fatica. Il crampo arriva e se ne va senza avvisaglie. Così De Marchi si accosta alla transenna dove lo aspetta il massaggiatore e si china sul manubrio. Poi si fa passare una bottiglietta d’acqua. E quando la vita riprende a pulsare nelle gambe e nelle tempie, inizia il suo racconto.

«Era la tattica della squadra – dice – dovevamo mettere uno davanti e alla fine è toccato a me. Dopo tanti, tanti tentativi. Sono abbastanza contento, perché il treno di quelli che mi hanno ripreso era quello che è arrivato davanti. Potevo provare a fare un piazzamento. Quando Pidcock mi ha ripreso, avrei dovuto avere il coraggio di aspettare quelli dietro di lui, perché non avrei mai potuto tenere lui. Piuttosto, chi ha vinto?».

Fuga alla Strade Bianche

Pensiamo sia uno scherzo, ridiamo con lui. Poi ci rendiamo conto che non lo sa davvero e gli rispondiamo che ha vinto proprio il britannico. E allora De Marchi allarga le braccia. Sul percorso oggi c’erano anche sua moglie Anna e i bambini, forse la loro presenza è stato l’incentivo a combattere anche più del solito.

«Ha vinto lui? Vedi che non potevo tenerlo?», fa una risata un po’ amara e un po’ ironica. «Potevo cercare di andare più avanti possibile, però insomma le gambe erano queste. E’ stato il primo giorno da De Marchi, da parecchio tempo a questa parte. Ma vai tranquillo, che ne vedremo tanti di giorni alla De Marchi d’ora in avanti. Intanto sono orgoglioso di essere andato in fuga alla Strade Bianche. Non lo avevo mai fatto ancora…».

Zana ha fatto corsa di testa ed è stato fra gli unici a rispondere agli scatti di Van der Poel
Zana ha fatto corsa di testa ed è stato fra gli unici a rispondere agli scatti di Van der Poel

Lo scatto di Bettiol

Bennati intanto si è avvicinato e lo ha ascoltato parlare. Mano a mano che gli italiani sfilano sul bordo di Piazza del Campo, il cittì li apostrofa con battute e incoraggiamenti.

«Ho visto una bella corsa – dice – spettacolare, con tanta gente. Sicuramente a livello tecnico è stata un po’ addormentata dal fatto che tanti aspettavano Van der Poel, forse anche la sua squadra e quindi da dietro ci sono state azioni, ma non troppo convinte. La prima e più solida l’ha fatta Alberto (Bettiol, ndr) e proprio quando si è mosso lui, si è visto che Van der Poel non aveva le gambe dei giorni migliori. In compenso ha vinto un corridore che se l’è meritato alla grande. Senza dubbio i complimenti vanno anche a De Marchi perché ha fatto veramente una grande corsa. Ho visto molto bene Bettiol e Bagioli. Anche Zana pedalava molto bene. Non conosco ancora i piazzamenti finali perché qui c’è un po’ di confusione però abbiamo vissuto una gran bella giornata. Guardateli in faccia, ecco cosa significa fare il corridore».

De Marchi e le fatiche della prima salita di stagione

11.02.2023
5 min
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Le corse sono iniziate e le prime fatiche sono già alle spalle, dopo mesi di allenamenti bisogna capire in che modo i corridori si riabituano alla fatica. Non è un passaggio semplice, nei vari ritiri si fanno tanti chilometri, ma nulla è come la gara, soprattutto quando la strada sale. Come si ritrova il feeling un corridore con la salita? Alessandro De Marchi ci racconta il suo punto di vista. 

De Marchi nel 2022 ha chiuso l’esperienza con la Israel Premier Tech
De Marchi nel 2022 ha chiuso l’esperienza con la Israel Premier Tech

Prima fatica

Il “Rosso di Buja” ha esordito alla Vuelta a la Comunitat Valenciana, si è trattato di un doppio inizio visto il suo passaggio al Team Jayco AlUla. La corsa a tappe spagnola è stata la prima affrontata con tante salite praticamente ogni giorno, un test iniziale e un modo per togliere la polvere dalla bici

«La prima salita – racconta De Marchi – è stata alla tappa inaugurale. E come spesso accade, per me è stata un trauma. E’ un momento di verifica, ma è difficile trovare i riferimenti, la mancanza di ritmo gara influisce molto. Poi il fatto di affrontarla in gruppo non aiuta, perché diventa tutto più impegnativo: praticamente un calvario. Le salite vengono affrontate a ritmi non costanti, che è una cosa che in allenamento non si riesce a simulare. Solitamente si fanno lavori di 15 o 20 minuti, ma nelle fasi prima e dopo sei più tranquillo. In corsa arrivi all’attacco della salita che sei già a tutta ed il primo chilometro lo fai davvero, ma davvero forte. In più io sono un corridore che soffre le condizioni di troppa… freschezza».

Tenere sotto controllo i dati non è facile quando si affrontano le prime fatiche in gruppo
Tenere sotto controllo i dati non è facile quando si affrontano le prime fatiche in gruppo

Valori diversi

Cosa intende dire De Marchi con “troppa “freschezza”? Come dicevamo prima le gare di inizio stagione sono una grande incognita. Lo stesso corridore ci ha confermato che non tutti i numeri sono da prendere con certezza.

«Il cuore – dice il friulano – è costantemente cinque o sei battiti sopra ai valori soliti, in questo influiscono diversi fattori: il gruppo, l’adrenalina, la lotta per le posizioni… E poi influisce molto anche il ritmo gara: a inizio stagione non si è abituati a farlo per ore e ore, durante i ritiri simuli queste condizioni ma fino ad un certo punto. A questo va aggiunto il fatto che in allenamento non sono sono uno che esagera con l’intensità, in questo interviene anche una parte psicologica. Se non sei in corsa, ti viene da mollare prima, quando sei in gara invece devi rimanere agganciato. I numeri devono essere presi con le pinze, solitamente in gara sono un pochino più bassi rispetto agli allenamenti. Questo perché il ritmo gara porta fatica nelle gambe, non si è abituati a smaltire l’acido lattico e si ha un maggiore accumulo di fatica».

Il “Rosso di Buja” ha esordito con la nuova squadra alla Valenciana
Il “Rosso di Buja” ha esordito con la nuova squadra alla Valenciana

La risposta del corpo

Quando si è da soli in allenamento o nel ritiro con la squadra, è più facile regolarsi seguendo i propri parametri. Ma una volta in gara, il gruppo va e devi rimanere lì, altrimenti la fatica diventa doppia.

«Difficilmente in gara riesci a regolarti – conferma De Marchi – non puoi decidere il ritmo a cui andare. A me capita di reggere il fuori giri e poi di pagare lo sforzo nel finale di corsa. Mi sono ritrovato con Salvatore Puccio ed abbiamo commentato allo stesso modo: dopo il fuori giri, è come se il nostro corpo avesse bisogno di minuti per ritrovare il ritmo che ci avrebbe permesso di stare con i migliori. Anche i watt sono un valore che all’inizio lascia il tempo che trova, diventano più stabili con il passare dei giorni di corsa. Già al secondo giorno della Valenciana, il cuore ed i watt erano più vicini ai valori dell’inverno. Un’altra cosa da non sottovalutare è l’alimentazione. Ovviamente un professionista con anni di esperienza sa come si gestisce, ma bisogna riabituarsi a farlo in corsa: trovare i momenti giusti in cui mangiare e calibrare le dosi».

Nella seconda tappa della Valenciana il friulano ha macinato chilometri in fuga: ritmo più alto ma costante
Nella seconda tappa della Valenciana il friulano ha macinato chilometri in fuga: ritmo più alto ma costante

Il “rimedio” alla fatica

Nella corsa a tappe al sud della Spagna, De Marchi si è fatto vedere anche in due fughe, nella seconda e nella quarta tappa. Lui è un uomo abituato ad “anticipare il gruppo” e questo può essere anche una soluzione alla fatica.

«Non è da nascondere che le corse a tappe aiutino a migliorare la condizione – spiega – con il passare dei giorni ti senti sempre meglio. Andare in fuga, tuttavia, può essere un buon esercizio per mettere chilometri nelle gambe con ritmi alti, ma più costanti rispetto all’andare in gruppo. Non c’è lo stress o la battaglia ai piedi delle salite, ma tanti chilometri ed altrettanta intensità. Si corre sempre a valori medio-alti, ma ne vale la pena. In fuga si costringe il corpo a stare nella zona della soglia o fuori soglia. Anche il wattaggio medio a fine corsa è più alto. Questo perché prima delle salite non hai la solita bagarre ma un andamento costante, così anche quando la strada sale. In più andare in fuga stimola il corpo e si brucia qualche caloria in più, cosa che non fa male ad inizio anno».

De Marchi trova squadra, cattivi pensieri alle spalle

04.11.2022
5 min
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Il rumore della pioggia sul parabrezza è scrosciante, anche se De Marchi ridendo fa notare che all’orizzonte si intravede l’arcobaleno. Deve essere un presagio, annotiamo e lui sorride. Da casa a Varese, dove c’è il magazzino della Bike Exchange-Jayco, c’è un bel pezzo di strada che sa di conquista. Alessandro si è messo in auto di buon mattino per andare a prendersi la bici che lo accompagnerà per tutto l’inverno. La firma del contratto è cosa fatta, quell’arcobaleno non è per caso.

Questo su De Marchi che trova squadra a fine ottobre è uno di quei pezzi che si tengono nel cassetto in attesa che le cose diventino ufficiali. E le cose in questo caso hanno avuto un’accelerazione fulminea il 20 ottobre, quando la squadra australiana ha formalizzato l’offerta, strappando il Rosso di Buja dalla china di pessimismo lungo cui s’era avviato.

Settimo al mondiale gravel, De Marchi ha chiuso il 2022 in Veneto, con la caduta alla Veneto Classic
Settimo al mondiale gravel, De Marchi ha chiuso il 2022 in Veneto, con la caduta alla Veneto Classic

Tre costole rotte

Fino al giorno prima, infatti, Alessandro infatti lottava con le tre costole rotte alla Veneto Classic, che gli impedivano di dormire e andare in bici nell’insolita primavera esplosa per tutto il Friuli.

«Sono stato a lungo in attesa – diceva – fra mille incastri. Situazioni che potrebbero concretizzarsi. Quando perdi il primo giro del mercato, va così. La gente forse si ferma davanti all’età? Sarà pur vero, ma l’anno scorso di questi tempi vincevo la Tre Valli Varesine. Non ero pronto a vivere questa situazione, perché avrò pure 36 anni, ma penso che nel giusto ambiente potrei ancora fare le mie cosette».

E alla fine proprio i tuoi 36 anni sono diventati un valore aggiunto…

E’ l’argomento che hanno usato, anche per spiegare il fatto che siano venuti a cercarmi così tardi. Brent (Copeland, manager del team, ndr) mi ha dato un’interpretazione molto interessante. Per il 2023 hanno inserito parecchi giovani, tra neopro’ e nuova gente. Mi pare 7-8 ragazzi sotto i 23 anni e hanno bisogno di un innesto un po’ più vecchietto e per questo hanno visto in me una buona figura. In particolare mi hanno anticipato il progetto del Giro, nel senso che probabilmente vorrebbero mandare un gruppo relativamente giovane, portando me come… chioccia.

In cima alla salita di San Luca, De Marchi ha chiuso il Giro dell’Emilia al 27° posto
In cima alla salita di San Luca, De Marchi ha chiuso il Giro dell’Emilia al 27° posto
Un bel ruolo, no?

La prima cosa cui ho pensato è che riprendo a fare quello che facevo con i ragazzi del Cycling Team Friuli, anche se ultimamente ci siamo visti un po’ meno. Quest’anno è stato particolare e non li ho seguiti tanto sulla bici. Però l’ho fatto in passato ed era una cosa che mi piaceva un sacco, mi dava soddisfazione. E poterlo fare perché la squadra che ti prende te lo chiede esplicitamente, è proprio una bella cosa.

Il pessimismo è alle spalle?

Sono davvero caduto in piedi. Tra tutte quante, questa era la situazione migliore. Mi avevano cercato già prima della Israel, sono davvero contento. Con Brent mi ero visto durante l’estate, io l’avevo approcciato un attimo e lui è stato molto onesto e chiaro fin da subito, rivelandosi poi di parola. Mi disse che sarebbe venuto a cercarmi, qualora avesse avuto bisogno. Era agosto e ora mi sembra di poter dire che avrò a che fare con delle buone persone.

La fiammella c’è sempre stata oppure ormai si stava spegnendo?

La lucina c’era, però ammetto che a un certo punto era diventata abbastanza piccolina. Avevo iniziato a pensare anche a come potesse essere la vita senza la bici? Perché insomma, alla fine devi essere anche un po’ pratico. Le bollette da pagare ce le hai, quindi dovevo pensare a cosa fare. Chiudere così mi sarebbe davvero scocciato.

Dopo la Vuelta, De Marchi ha corso a Peccioli, lanciando il finale di stagione
Dopo la Vuelta, De Marchi ha corso a Peccioli, lanciando il finale di stagione
E’ stato bravo il tuo procuratore Scimone oppure avevi seminato bene?

Raimondo è stato importante e forse decisivo, perché in un certo periodo ero abbastanza sfiduciato dal fatto di non ricevere offerte. Pensavo: “Ho fatto tanto, ho dato tanto, l’anno scorso erano tutti contenti di vedermi in maglia rosa e adesso non trovo un contratto?”. E lì Raimondo è stato quello che ogni tanto mi faceva rinsavire. Due sberloni e mi ha tenuto a bada. Però indubbiamente, quando ti vengono a chiamare parlando di esperienza, il fatto di aver seminato qualcosa è evidente.

Come ti ponevi davanti al De Marchi demotivato delle ultime settimane?

Ammetto che tutta la stagione, specialmente la parte finale, è stata abbastanza dura. Se mi guardo indietro, non mi riconosco perché ho subito il colpo. Ancora una volta, venivo da un 2021 super, ero pronto a darci dentro, invece la primavera che ho passato mi ha distrutto piano piano. Mi ha lasciato mentalmente un po’ indebolito al momento di preparare la seconda parte di stagione. Alla Vuelta ho iniziato a pedalare, poi c’è stata la caduta. E su tutto, c’era ovviamente questa cosa del contratto che si è sommata e non ha assolutamente aiutato.

E finalmente adesso potrai dedicarti nuovamente bene alle crono: Pinotti ti starà già aspettando…

Questa è stata forse la prima cosa che ho pensato, avendo visto il percorso del Giro. So che Marco è lì che mi aspetta e onestamente non vedo l’ora.

De Marchi in maglia rosa è ora anche l’immagine di una campagna Enel
De Marchi in maglia rosa è ora anche l’immagine di una campagna Enel
Che effetto ha fatto retrocedere fra le professional?

Ci sono dei momenti in cui è stata vissuta, specialmente all’inizio, come una cosa ancora recuperabile e non così grave. Nella fase finale, quando era chiaro che non saremmo riusciti a recuperare, si è cominciato ad attaccare il sistema e dire che non fosse giusto. Ma credo che sia stato tutto la conseguenza dei due anni precedenti.

A casa come l’hanno presa? Tua moglie Anna si era un po’ intristita pure lei, oppure aveva più fiducia di te?

Anna ci credeva più di me. Ogni tanto anche lei mi diceva di smetterla di piangermi addosso. Qualche schiaffone l’ho preso anche in casa, insomma. Perciò adesso vado a conoscere le persone con cui lavorerò e inizio un inverno normale. Ne avevo proprio bisogno.

E De Marchi cosa fa? E’ pronto a ripartire con cuore e testa

09.07.2022
5 min
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E mentre il gruppo è impegnato al Tour de France, c’è chi sta ricaricando le batterie, tra casa e famiglia. E’ Alessandro De Marchi. Il “Rosso di Buja” ha avuto una prima parte di stagione alquanto complicata.

Ciononostante ha portato a termine il Giro d’Italia e in qualche occasione il corridore della Israel-Premier Tech è anche stato protagonista.

Col Friuli nel cuore. Al Giro Alessandro (classe 1986) si è goduto l’abbraccio della sua terra (foto Instagram – Cauldphoto)
Col Friuli nel cuore. Al Giro Alessandro (classe 1986) si è goduto l’abbraccio della sua terra (foto Instagram – Cauldphoto)
Alessandro, abbiamo visto anche dai social che ti sei dedicato alla famiglia in questi giorni. E adesso?

Adesso è ora di riprendere. Andrò in altura per preparare quello che sarà il resto stagione. L’idea è quella di correre la Vuelta. Per questo dovrei fare un bel periodo in quota, due settimane piene. Poi rifinire la condizione passando per il Giro di Polonia. E da lì andare direttamente in Spagna.

Su carta, sembra un buon programma…

Sì, è abbastanza buono soprattutto dopo aver fatto il Giro. Almeno lì sono riuscito ad accumulare un bel po’ di chilometri e tutto sommato sono a buon punto.

Come dicevamo, non hai avuto una prima parte di stagione facile…

Dopo una primavera così balorda, era importante andare al Giro più che altro per mettere fieno cascina, fare volume di chilometri in gara e magari provare anche a fare qualcosa. Quest’ultimo aspetto non è stato possibile realizzarlo, ma oggettivamente era abbastanza difficile migliorare tanto da riuscire fare qualcosa. Però non è stata per nulla un’esperienza distruttiva, nonostante arrivassi al Giro con dieci corse in quattro mesi.

Quindi il Giro è stato un punto di ripartenza?

Mentalmente serviva ed è servito. Comunque era importante recuperare anche di testa. E per riuscirci sono stati utili anche questi giorni di riposo. Utili anche per la fase dell’altura che sta per iniziare.

Alessandro in fuga nel corso della decima tappa del Giro, quella che ha segnato una piccola svolta nella sua stagione
Alessandro in fuga nel corso della decima tappa del Giro, quella che ha segnato una piccola svolta nella sua stagione
Primavera balorda, ma c’è stato anche qualcosina che ti rimproveri?

Tra Covid, la prima altura subito dopo, l’ammalarmi ancora… tutto è stato fatto sin troppo di corsa, ma è facile dirlo adesso. Sul momento, quando abbiamo preso certe decisioni, ci sembrava giusto così. Sin qui diciamo che sono al 70 per cento. Adesso voglio colmare questa lacuna per arrivare al top e sfruttare le occasioni. E con la Vuelta in programma le opportunità ci sono.

Che poi non sarebbe la prima volta che “sistemi” la stagione alla Vuelta…

No, vero. Come mio solito non sono super all’inizio dell’anno e colgo i miei migliori risultati in questa fase. Fisiologicamente forse sono più portato a venir fuori da adesso in poi. Come detto, adesso l’importante è lavorare per ritornare al top.

Alessandro, c’è una cosa che ci ha colpito e risale al Giro. Un giorno sulle tue pagine social hai scritto: «Oggi ho fatto pace con me stesso»: cosa intendevi?

Quella cosa l’ho scritta dopo la tappa, l’unica, in cui sono stato fuga al Giro. Era la decima frazione credo, in ogni caso quella che passava per Filottrano. L’ho scritta perché era tanto che non mi ritrovavo davanti a fare la gara. E quando hai certe aspettative e certi riferimenti col tuo passato, con la testa “batti sempre lì”. E’ frustrante vedere che non vai, che non rendi come sai fare. Quel giorno anche se non ho vinto mi sono detto: “Se ho una buona giornata riesco ancora ad essere lì. Riesco ancora ad esprimermi”. Purtroppo visti anche i momenti che stiamo vivendo, si fa fatica ad essere perfetti. E’ difficile, ma ci sono anche questi passaggi da superare.

E al futuro De Marchi ci pensa?

Onestamente ho messo tutto in pausa. Mi sto concentrando ad essere al massimo fisicamente per questo finale di stagione e non solo. Ho lasciato da parte i pensieri di post carriera e voglio ritornare ad essere me stesso. Ho troppa voglia di avere ancora le vecchie sensazioni e fare una stagione completa senza fastidi, guai e noie varie. Il futuro adesso è trovare buone sensazioni. E in più devo trovare una squadra o rinnovare il mio contratto. Al “Dema” ritirato c’è ancora tempo per pensare!

De Marchi ha preso parte sia all’italiano su strada che quello a crono (in foto) nel suo Friuli
De Marchi ha preso parte sia all’italiano su strada che quello a crono (in foto) nel suo Friuli
E allora torniamo al presente. Dove andrai a fare l’altura?

Andrò a Livigno. In questo modo riesco ad avere con me anche la famiglia. Vado lì perché così non li porto in cima al niente e anche loro possono divertirsi.

Cosa prevede la tua tabella di allenamento?

Proprio in questi giorni devo fare il punto con Andrea Fusaz (il suo coach, ndr). Devo fare un test per capire dov’è la condizione da cui ripartire. Di certo i primi 4-5 giorni in quota mi serviranno per riprendere il filo con tutto.

Quanto sei stato fermo in tutto? 

Dopo il Giro ho dovuto tirare avanti. La squadra aveva bisogno di fare corse e quindi di uomini. Così ho preso parte al GP Gippingen e al Giro del Belgio, corse che cadevano nel mezzo tra il Giro e il campionato italiano. Per questo ad Alberobello non ero un granché e me ne dispiace. A maggior ragione mi è servita una settimana molto easy.

E cosa hai fatto in questa “settimana easy”? Stacco totale?

Sono uscito due volte, una delle quali con la gravel e poi mi sono fatto una nuotata in piscina.

Il bello del Giro, il brutto dell’Uci: sentite De Marchi

12.05.2022
5 min
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Ieri era giusto un anno da quando De Marchi conquistò la maglia rosa a Sestola. Fu l’inizio di una storia durata (troppo) poco, che in ogni caso portò il Rosso di Buja nei cuori del Giro e di quelli che magari, vedendolo così schivo, non erano mai riusciti ad avvicinarsi. E facendo scoprire a lui, friulano sino alla punta dei capelli, il calore di un’Italia che in alcuni momenti, come per magia, è capace di stringersi attorno ai suoi simboli.

«Presente! Si, ci sono. E sono felice – ha scritto su Instagram a Budapest – di dire che mi trovo esattamente dove desidero essere: al Giro d’Italia. Niente è più importante! Esperienza, gambe , coraggio e passione».

Al via della Liegi, De Marchi non aveva un’espressione entusiasta: le sensazioni non erano ancora buone
A Liegi, De Marchi non aveva un’espressione entusiasta: le sensazioni non erano buone

Contento di esserci

La carovana si è lasciata alle spalle i primi giorni ungheresi e quelli in Sicilia, con voci, colori e un senso di entusiasmo provvidenziale e leggero. E adesso che inizia la risalita lungo lo stivale, la dichiarazione d’amore di Alessandro merita un approfondimento. Lo avevamo sentito alla vigilia delle Ardenne, aveva il morale sotto terra. Non era affatto certo di partire per il Giro, anche se la squadra è sempre stata pronta a scommetterci. Alla Liegi c’era stato un timido risveglio di buone sensazioni. Che cosa è successo poi?

«Sono al Giro d’Italia – dice nel baccano del foglio firma – quindi questa è la cosa più importante. Al netto di tutte le cose che sono successe durante la primavera, sono comunque contento di essere qui e questa è la cosa più importante. Bisogna essere realisti e consapevoli della situazione in cui ti trovi. E’ inutile continuare a pensare che le gambe non sono al 100 per cento e tutto il resto. Sono al Giro d’Italia, ho ancora quindici tappe per divertirmi, godere di questo spettacolo e trovare il momento, la situazione. Il mio Giro sarà fatto così. E devo dire che è un approccio che mi sta dando modo davvero di vivere la corsa in un modo consapevole e sereno».

Nella crono di Budapest, un 29° posto a 33 secondi come tanti leader: condizione in arrivo?
Nella crono di Budapest, un 29° posto a 33 secondi come tanti leader: condizione in arrivo?

Il marchio rosa

Quel giorno continua a seguirlo. Sarebbe curioso un domani chiedere a Nibali, ad esempio, se ricordi ogni chilometro pedalato con la maglia rosa sulle spalle. De Marchi ricorda tutto. Nonostante fosse in crisi nera nel giorno di San Giacomo, riuscì a riconoscere le tracce sempre presenti del terremoto in piena discesa e in un giorno di pioggia. Quei due giorni in maglia rosa hanno cambiato la sua percezione del Giro, dopo anni di Tour a tutti i costi e nonostante il successivo incidente di Bagno di Romagna abbia interrotto anzitempo il suo viaggio dopo 12 tappe.

«Quel ricordo è qualcosa di speciale – ammette – questo anno trascorso ha fatto sì che il Giro stesso sia qualcosa di speciale, di più rispetto a prima. La maglia rosa è ben presente nella mia vita. A casa mia è messa in un quadro che viene spostato di stanza in stanza quando mi gira, quando voglio averla a portata di mano. E’ una cosa che… è davvero come avere un marchio sulla pelle!».

Due giorni in maglia rosa nel 2021 hanno portato De Marchi in una nuova dimensione
Due giorni in maglia rosa nel 2021 hanno portato De Marchi in una nuova dimensione

Gazprom, un disastro

E mentre la campana avvisa i corridori dell’imminente partenza, pur sapendo di portare il discorso su un binario più malinconico, ci agganciamo con il “Dema” a un’attualità meno gioiosa. Con lui che non ha paura di metterci la faccia, che sorride amaramente per il titolo di avvocato delle cause perse, dal caso Regeni alla sicurezza sulle strade.

Il TAS di Losanna ha respinto il ricorso d’urgenza della Gazprom, che chiedeva la riammissione del team. L’UCI ha rigettato la possibilità di aumentare gli organici delle squadre, come proposto dai team e atleti, per consentire di sistemare i corridori rimasti a piedi. La motivazione è anche plausibile e rende ancora più irritante il rifiuto di far correre la squadra con maglia neutra, come s’era già deciso di fare al Trofeo Laigueglia. Dicono che nell’anno in cui i team si giocheranno il WorldTour a suon di punti (ci saranno salite e retrocessioni), riaprire gli organici a stagione in corso esporrebbe ogni cambiamento a ricorso.

Il caso Gazprom, la squadra fermata dall’UCI senza possibilità di appello, per De Marchi è un disastro
Il caso Gazprom, la squadra fermata dall’UCI senza possibilità di appello, per De Marchi è un disastro

«Per me – dice De Marchi – la situazione Gazprom è un disastro. E’ un disastro perché secondo me è inaccettabile che l’UCI, che dovrebbe essere la nostra madre, quella che davvero difende i corridori, sia stata la prima, senza pensarci, a mandare a casa tutte quelle persone. E la cosa sta andando avanti in quella direzione ed è una roba inaccettabile.

«Noi come gruppo – riflette amaramente – ancora una volta non stiamo mostrando una grande unità. E forse anche i nostri sindacati avrebbero dovuto avere un approccio molto più duro, perché è necessario. Non credo che togliere la sponsorizzazione e cancellare la squadra, abbia danneggiato Gazprom. Non credo che fermare quei corridori abbia indebolito Putin. Avevano proposto delle soluzioni che sono state scartate…».

Il Giro sarà per De Marchi un’esperienza da sorseggiare con calma, cercando di goderne il bello
Il Giro sarà per De Marchi un’esperienza da sorseggiare con calma, cercando di goderne il bello

Destinazione Potenza

La tappa parte, un altro giorno da onorare fra Palmi e Scalea. Salita in partenza, poi un continuo su e giù. Nel Giro che ieri ha accolto il saluto di Vincenzo Nibali, che ha visto sparire (sia pure in modo diverso) alcuni sfidanti come Lopez e Dumoulin, si guarda con crescente interesse alla tappa di domani. Vero che il Block Haus di domenica fa già tremare i polsi, ma le strade lucane che portano a Potenza saranno il sicuro teatro di qualche imboscata.

E’ arrivato il gelo, il Rosso di Buja prende le misure…

04.12.2021
4 min
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Il freddo e la pioggia fanno parte delle condizioni che più determinano in modo negativo le corse e gli allenamenti. A nessuno piace il freddo. Anche se qualche eccezione nel gruppo c’è, e una di queste è sicuramente Alessandro De Marchi. Vittoria alla Tre Valli Varesine e maglia rosa a Sestola. Questi due risultati importanti hanno una cosa in comune: tanta acqua. E non è un caso se il Rosso di Buja si è esaltato in quelle condizioni proibitive. Non sono le sue uniche vittorie con queste avversità, ma rappresentano il suo biglietto da visita. Da dove deriva questa predisposizione? E come ci si prepara ad affrontare la preparazione invernale? Lo abbiamo chiesto direttamente al Rosso, intercettandolo telefonicamente al rientro da due giorni di ritiro e test dei materiali a Girona con l’Israel Start-Up Nation.

A Sestola ha conquistato la maglia rosa in una giornata di pioggia continua
A Sestola ha conquistato la maglia rosa in una giornata di pioggia continua
Sei un amante del freddo o semplicemente lo sopporti più degli altri?

Più che sopportazione è diventato abitudine, vivendo in Friuli-Venezia Giulia. Qui le temperature sono da inverno rigido. Una volta non è che potevi prendere l’aereo e andare in Spagna, soprattutto nelle categorie giovanili e a inizio carriera. Per cui ho imparato a conviverci con il freddo. Probabilmente deriva da questo la mia sopportazione. I primi anni da professionista in particolare ho sempre fatto gli inverni a casa, allenandomi con qualsiasi condizione e questo evidentemente mi ha aiutato. Ci vuole un po’ di spirito di sacrificio e adattamento

La preparazione la fai a casa?

Se posso decidere, preferisco anche io allenarmi con il caldo. Però, insomma, allenarsi a casa non è impossibile e mi piace. Anche se avere dei momenti in cui ti concentri bene sulle tue cose fa bene. Infatti quest’anno prenderò su la mia famiglia e andrò a Gran Canaria. Lì so che mi posso dedicare alla bici e dopo l’allenamento alla famiglia, cosa che a casa è difficile che succeda.

Pioggia e freddo durante la sesta tappa del Giro d’Italia in cui il rosso di Buja perderà la rosa
Pioggia e freddo durante la sesta tappa del Giro d’Italia in cui perderà la rosa
E’ mattina, ci sono zero gradi e nebbia. Insomma è una classica giornata invernale. Apri l’armadio e cosa ti metti?

In condizioni di freddo vero, diciamo da zero a cinque gradi, scatta il piano con l’abbigliamento più caldo e performante. Una calzamaglia speciale, di quelle imbottite con strati rinforzati sulla parte anteriore delle cosce. Una giacca invernale unica, molto tecnica, in grado di tenere caldo come se fossero tre strati. Sotto, un intimo termico che può essere a maniche corte o lunghe, in questo caso lunghe. In pratica è come comporre un puzzle in base alle temperature a seconda di quanto freddo fa. 

Mani, piedi e testa. Come ti proteggi?

Utilizzo calzini classici, così come per le scarpe. Preferisco mettere copriscarpe un po’ più spessi che tengono caldo, diciamo sopra i 2 millimetri di spessore. Così come per i guanti, specificamente invernali e molto tecnici. Poi una fascia felpata per le orecchie. E infine uno scaldacollo pesante, sagomato e aderente per non avere “spifferi”, comunque traspirante che mi permetta di non sudare troppo e regolare la temperatura. 

In queste condizioni alleggerisci l’alimentazione?

No, anzi. Se fa molto freddo, preferisco mangiare di più. Perché il freddo ti porta a consumare più energie e calorie. Un adeguamento è richiesto anche sotto questo aspetto. Una barretta o due in più. Principalmente di scorta, per non avere crisi di fame che potrebbero essere più pesanti con temperature così basse. 

Il Rosso di Buja alla Tre Valli Varesine ancora una volta in una giornata proibitiva
Il Rosso di Buja alla Tre Valli Varesine ancora una volta in una giornata proibitiva
Dopo la vittoria alle Tre Valli Varesine ci dicesti: «Queste giornate mi piacciono. Si deve correre a carte scoperte. E quando questo succede, devi essere coraggioso. Devi correre sapendo che puoi perdere tutto, ma è il modo migliore per arrivare a vincere. O comunque per me è anche il modo più bello». Come ci si prepara per gare con quelle avversità meteorologiche?

Lì la differenza grossa la fa il come ti vesti. Anche se durante la competizione entra in gioco di più l’aspetto mentale. E’ più incisivo che in allenamento. In allenamento puoi decidere di startene a casa mentre in gara ovviamente no. Anche il lato tecnico vuole la sua parte. Saper guidare la bici e non avere paura, fa parte delle abilità che ci vogliono per fare la differenza in quelle condizioni. Stessa cosa per le volte in cui non piove, ma l’asfalto è umido. Come spesso accade a inizio e fine stagione, in quei casi bisogna adattare lo stile di guida.

Quando partirà la tua stagione? 

La stagione inizierà sicuramente a febbraio con le gare in Spagna. Stiamo ancora definendo il calendario quindi non so ancora niente. Di sicuro farò il periodo a Gran Canaria e poi andrò a Girona a gennaio per il ritiro con la squadra e poi da lì si comincia. 

Hai già definito i tuoi obbiettivi per il 2022?

Dobbiamo ancora decidere, io ho espresso la mia volontà di andare al Giro d’Italia e partire con la stagione in funzione di quello. Vediamo cosa stabilisce la squadra, ma sono ottimista. Stessa cosa vale per le corse di avvicinamento, dobbiamo ancora definire il tutto. 

Nations 2014

Chrono des Nations, per Ganna una rinuncia a due facce

16.10.2021
5 min
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Nel secolo scorso, quando i mondiali su strada si svolgevano a fine agosto ed erano riservati solo alle prove in linea, la sfida per i cronoman era quella del GP delle Nazioni, principalmente sulla Costa Azzurra. Era un appuntamento sentitissimo, su una distanza pressoché inconsueta nel ciclismo, sempre oltre gli 80 chilometri. I grandi specialisti non mancavano mai. Coppi l’ha vinta due volte come Gimondi, Moser ci ha provato spesso ma senza successo. Con l’avvento dei mondiali di specialità, il GP delle Nazioni ha perso charme, fino a essere cancellato dal calendario nel 2004. Intanto però prendeva sempre più consistenza una prova simile, la Chrono des Nations. Nata nel 1987, è cresciuta progressivamente fino a entrare nel 2005 nel calendario Uci.

La gara con il passare degli anni ha assunto il ruolo di vera e propria rivincita della gara mondiale, anche perché a differenza della quasi totalità delle gare professionistiche, qui i corridori sono ingaggiati direttamente dagli organizzatori, con cifre anche importanti e solo successivamente sono coinvolte le squadre.

Martin Nations 2013
Il tedesco Tony Martin, autore di una tripletta consecutiva dal 2011 al 2013, riuscita prima solo a Gonchar (UKR)
Martin Nations 2013
Il tedesco Tony Martin, autore di una tripletta consecutiva dal 2011 al 2013, riuscita prima solo a Gonchar (UKR)

Per l’Italia solo 4 successi

Si gareggia a Les Herbiers, località nel dipartimento francese della Vandea, piuttosto difficile da raggiungere. Per un giorno la città ospita un vero e proprio festival del cronometro. Si comincia al mattino presto con le gare per i più piccoli e si va avanti fino alle prove per professionisti a inizio pomeriggio. Nella storia, considerando le varie categorie, l’Italia ha vinto solamente 4 volte: Maria Canins si è aggiudicata la prova femminile nel 1988 e ’89, Gianluca Moi quella under 23 nel 2002, Filippo Ganna ha trionfato fra gli junior nel 2014 (foto di apertura).

Come si vede, non abbiamo mai vinto la gara principale. Proprio Ganna, battuto non senza sorpresa due anni fa dall’olandese Jos Van Emden, voleva riprovarci quest’anno.

L’iridato era stato invitato dagli organizzatori per dare vita a una grande rivincita con Remco Evenepoel, terzo ai mondiali. Per allestirla non avevano badato a spese, ma a tre giorni dalla sfida, Ganna ha declinato l’invito. La caduta all’ultima Coppa Bernocchi, costatagli un’incrinatura a una costola era ancora troppo recente per portarlo ad effettuare una trasferta così onerosa. E sapendo quel che c’è in ballo, ossia i mondiali su pista, ha preferito rinunciare.

Nations 2019
Il podio dell’ultima edizione, nel 2019, con l’olandese Van Emden fra Ganna (2°) e Roglic (3°)
Nations 2019
Il podio dell’ultima edizione, nel 2019, con l’olandese Van Emden fra Ganna (2°) e Roglic (3°)

Una rinuncia quasi… fortunata

Il suo preparatore Dario Cioni aveva già tracciato il solco della trasferta: «La partecipazione era stata decisa durante i mondiali su strada, proprio considerando l’obiettivo principale di fine stagione. Noi ci eravamo messi a disposizione, con lui saremmo partiti io, il meccanico Matteo Cornacchione con tutta l’attrezzatura e il massaggiatore Piero Baffi, ma a metà settimana Pippo ci ha comunicato la sua decisione, che non viene per nuocere…».

Cioni spiega i confini della sua affermazione: «Filippo sta abbastanza bene, si sta riprendendo e evitare la trasferta è un ulteriore aiuto per la sua ripresa. Inoltre questo gli consente di lavorare di più su pista. Avrebbe dovuto saltare un’intera sessione con i compagni. Così ha invece la possibilità di completare il ciclo di allenamento previsto e avere nelle gambe lo stesso numero di ore di preparazione degli altri. Io penso che alla fine sarà un piccolo vantaggio».

Evenepoel Mondiali 2021
Evenepoel alla fine del Mondiale crono 2021: un bronzo che non lo aveva accontentato
Evenepoel Mondiali 2021
Evenepoel alla fine del Mondiale crono 2021: un bronzo che non lo aveva accontentato

Favorito Evenepoel?

La gara francese perde così uno dei suoi principali interpreti. La gara di domenica si disputa su una distanza “normale”, 44,5 chilometri con l’unica variazione rispetto al 2019 (nel 2020 la gara è stata cancellata per il Covid) dei primi e ultimi 500 metri.

«E’ un tracciato che si adattava abbastanza bene alle caratteristiche di Filippo – afferma Cioni – non piatto come quello dei mondiali, ha un dislivello complessivo di 400 metri, diciamo che è il classico su e giù della pianura francese. Sarebbe stato un bel test anche perché è presumibile che il percorso olimpico di Parigi 2024 avrà caratteristiche simili. Vorrà dire che ci andremo l’anno prossimo».

I media avevano caricato fortemente l’evento puntando sulla sfida fra l’iridato e il belga Remco Evenepoel, terzo a Leuven. Per Cioni però la mancanza di Ganna non significa che il belga avrà vita facile.

«Fossi in lui – spiega – farei molta attenzione al campione europeo, lo svizzero Kung che potrebbe adattarsi meglio di tutti al tracciato. E’ difficile dire chi sia il favorito, dipende molto da quanta benzina è rimasta nelle gambe di ognuno più che dalle proprie capacità».

De Marchi Tre Valli 2021
Toccherà a De Marchi provare a centrare il podio, colto oltre che da Ganna solo da Quinziato nel 2008
De Marchi Tre Valli 2021
Toccherà a De Marchi provare a centrare il podio, colto oltre che da Ganna solo da Quinziato nel 2008

Gara che merita il WorldTour

La “costruzione” dell’evento come detto è un po’ particolare: Lefevere ad esempio nelle sue dichiarazioni non è sembrato entusiasta della partecipazione di Evenepoel, pur comprendendo il richiamo economico. Cioni tiene su questo a dire la sua: «E’ una bellissima manifestazione, proprio perché è dedicata a tutte le categorie e non solo ai professionisti. Ha una forte partecipazione francese ma questo è normale, basti considerare che la Française des Jeux invierà 20 atleti fra le varie categorie. Per me è un peccato che non abbia il seguito mediatico che meriterebbe. Considerando che il WorldTour non comprende gare a cronometro, dovrebbe assolutamente inserirla».

Assente Ganna, toccherà quindi ad Alessandro De Marchi, campione europeo nel Team Relay e reduce dalla vittoria alla Tre Valli Varesine, provare a sfatare il tabù azzurro. Nelle altre categorie ci saranno 8 italiani, tra cui Marta Cavalli, Elena Pirrone, Vittoria Bussi e Federica Piergiovanni nella gara elite femminile dove, stante l’assenza delle principali olandesi, tutto indica nella svizzera Reusser la principale favorita.

High Road Gen 2 di Maxxis: maggior grip e scorrevolezza

06.10.2021
3 min
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Maxxis presenta le nuove gomme High Road (Gen 2) Il copertoncino è la parte di contatto tra la bici e l’asfalto ed un buon prodotto deve offrire la miglior scorrevolezza possibile. Essendo poi la parte del mezzo a contatto con la strada incontra molti ostacoli e diverse tipologie di fondo, spesso non in ottime condizioni.

Il copertoncino, quindi, deve essere anche resistente per ridurre al minimo le forature e le problematiche annesse. Per una foratura si possono perdere treni e gruppetti e ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.

Maxxis fornisce le coperture al Team Israel Start Up Nation. Anche grazie a questa collaborazione i progressi sono stati incredibili
Maxxis fornisce le coperture al Team Israel Start Up Nation. Anche grazie a questa collaborazione i progressi sono stati incredibili

Più performante

Per questo Maxxis, che fornisce i propri copertoncini alla Israel Start Up Nation, ha migliorato e studiato a fondo il copertocino High Road (Gen 2) e lo ha reso ancora più adatto a qualsiasi condizione di asfalto o meteo. Grazie alle scalanature laterali che offrono un grip maggiore del 23%, soprattutto in condizioni di strada bagnata e ad una nuova carcassa che abbassa la resistenza al rotolamento del 16%. Se ne sarà accorto Alessandro de Marchi che alla Tre Valli Varesine ha condotto magistralmente la sua bici sulle insidiose strade della città dei sette laghi.

La continua collaborazione tra Maxxis e l’Israel Start Up Nation ha prodotto questo nuovo e performante copertoncino. Le misure proposte sono quelle più usate dai professionisti: 25 millimetri e 28 millimetri, è stato infatti testato che la larghezza ideale del battistrada è quella compresa tra queste due misure.

L’High Road 2 Gen è proposto in due misure: 25 e 28 millimetri. La scalanatura laterale agevola lo scarico dell’acqua sul bagnato
L’High Road 2 Gen è proposto in due misure: 25 e 28 millimetri. La scalanatura laterale agevola lo scarico dell’acqua sul bagnato

Un po’ di dati

I nuovi High Road (Gen 2) oltre ad essere disponibili nelle due misure precedentemente indicate presentano due versioni differenti del tallone: una pieghevole ed una in fibra di carbonio. La versione con tallone pieghevole ha un peso di 185 grammi nella misura da 25 millimetri ed un peso di 205 grammi nella misura da 28 millimetri.

La versione con il tallone in fibra di carbonio ha un peso di 285 grammi per il copertoncino da 25 millimetri, mentre la bilancia si ferma a 315 grammi per quello da 28 millimetri.

Il prezzo al pubblico è di 59,90 euro per il copertoncino con la spalla pieghevole e di 67,90 euro per quello con il tallone in fibra di carbonio.

Maxxis

Ciclo Promo Components

Giornata di tregenda, salta fuori il guerriero De Marchi

05.10.2021
5 min
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Pioveva come a Sestola, quando arrivò la maglia rosa. «Ma a me – dice De Marchi – queste giornate piacciono. Si deve correre a carte scoperte. E quando questo succede, devi essere coraggioso. Devi correre sapendo che puoi perdere tutto, ma è il modo migliore per arrivare a vincere. O comunque per me è anche il modo più bello».

La corsa è partita dalla sede Eolo: i corridori del team sempre in prima fila. Qui Gavazzi
La corsa è partita dalla sede Eolo: i corridori del team sempre in prima fila. Qui Gavazzi

Fortuna e coraggio

Le valli intorno Varese trasudavano di pioggia e fango. L’acqua non ha offerto che qualche minima tregua, ma vedendoli passare giro dopo giro era chiaro che non avessero un solo centimetro asciutto. Quando poi in fondo al rettilineo di arrivo sono spuntati Formolo e De Marchi, a capo di una giornata in cui il veronese ha sprecato anche le forze che non aveva, era forse scritto che la vittoria sarebbe andata al friulano. E’ stato uno sprint alla moviola, come ha scherzato De Marchi, fra due uomini sfiniti e provati dal lungo attacco.

«In queste situazioni e il tipo di meteo che c’era – prosegue De Marchi – è meglio essere davanti e spendere, perché è molto difficile per quelli dietro inseguire. A 15 chilometri dalla fine sono riuscito a pizzicare il momento giusto, Formolo mi ha seguito e siamo riusciti a trovare la determinazione per arrivare. Dopo alti e bassi di prima parte di stagione, abbiamo trovato finalmente un po’ di serenità. Ci tenevo a questa corsa…».

Formolo sempre in fuga, ha sprecato le energie che gli sono mancate in volata
Formolo sempre in fuga, ha sprecato le energie che gli sono mancate in volata
Come mai?

Avevo dato un’occhiata al percorso qualche settimana fa e mi ero detto che poteva essere un’occasione, per le strade e per il tempo. Ho fatto di tutto per esserci, perché mia moglie è incinta e ci siamo quasi. Sono dovuto correre a casa dall’Emilia, perché sembrava il momento e invece è stato un falso allarme. Ora l’obiettivo è tirare fino al Lombardia, ma dipende tutto da lei.

Da Sestola sembrano passati due anni, invece era la scorsa primavera…

Sono successe tante cose. Quella giornata rimane in cima alla lista dei grandi ricordi, ma è stata seguita da eventi negativi altrettanto grandi. Due mesi difficili, quando le ossa si rompono serve tempo e il tempo in questo ciclismo che corre veloce non sempre c’è. Devo ringraziare la squadra che mi ha aspettato senza mettermi pressione. Questa è la seconda corsa dopo il mondiale che faccio con la loro maglia, sono contento di averla onorata così.

Nibali ha provato qualche azione in salita: la condizione in ogni caso c’è
Nibali ha provato qualche azione in salita: la condizione in ogni caso c’è
Come ne sei uscito?

Ho solo voluto correre il più possibile, come fa un corridore per ritrovare il feeling col proprio corpo e con la bicicletta. Non mi sono mai fermato a pensare che dovevo tornare. Ho guardato ai piccoli step che potevo fare, a risalire in bici, allenarmi, ritornare alle corse e costruire con le corse quel poco di condizione che potevo raggiungere.

Quando la svolta?

Quando sono andato in fuga a Plouay. Ho fatto la mia cavalcata e intanto sentivo che nelle gambe c’era qualcosa di buono. Eravamo sulla strada giusta, con un po’ di perseveranza potevo fare bene. Gli acciacchi ci sono ancora, senza il mio fisioterapista e l’osteopata sarebbe difficile. L’inverno che abbiamo alle porte sarà decisivo per la stagione che arriva. Il problema è fare una gara a tappe, nelle gare di un giorno te la cavi. Ma se hai problemi a schiena e gambe, le tre settimane diventano difficili.

De Marchi in corsa con una grinta feroce: voleva proprio vincere
De Marchi in corsa con una grinta feroce: voleva proprio vincere
Che cosa significa questa vittoria?

Che mi sto riprendendo il mio posto, a dispetto di chi ha pensato che fossi vecchio. Sono tornato ai mondiali, una chiamata che vale tanto. Sono stato votato alla causa azzurra e dispiace che sia finita così, soprattutto visto il Colbrelli di Roubaix. Tornare dopo una caduta del genere era difficile, ma molto importante.

Il tempaccio propizia gli attacchi, ma è un fatto che tante corse si corrano ormai alla garibaldina…

Il livello è diventato altissimo, più corridori sono capaci di determinate prestazioni e questo ti costringe a inventarti qualcosa di nuovo. Se aspetti il finale, combini poco. Bisogna giocare di anticipo ed io con questa cosa mi trovo bene. Quando le giornate sono così, bisogna essere astuti e trovare il moto per entrare nel gioco. E oggi è successo ai 40 dall’arrivo, quando siamo entrati sui sette già in fuga.

Hai ancora al polso il braccialetto per chiedere giustizia per Giulio Regeni…

Mi piacerebbe vincere una corsa e non averlo più al polso. Mi dispiace averlo, perché significa che non c’è ancora stata giustizia, nessun cambiamento. Continuerò a portarlo, a incoraggiare la famiglia Regeni che ho avuto la fortuna di conoscere dopo il Giro. Tutto quello che posso fare è incoraggiarli e imparare da loro per la perseveranza e la tenacia che dimostrano.

Poi si avvia verso l’antidoping cercando prima di recuperare il cellulare. Un messaggio potrebbe avvertirlo che la sua Anna ha messo al mondo Giovanni. E a noi che ci precipitiamo a scrivere salta su il dubbio che forse di Regeni e di Silvia Piccini potremmo preoccuparci anche se De Marchi non vince. La sua ultima vittoria risaliva infatti al Giro dell’Emilia del 2018.