Si staccava e rientrava. Sempre mani basse, sempre composto e sempre a tutta. Mikel Landa riesce a trovare l’ennesima buona prestazione. Peccato per lui che sulla sua strada incontri ogni volta qualche fenomeno. Se ci fosse un “Giro della regolarità” lui sarebbe di certo in maglia rosa.
A Como il corridore della Bahrain-Victorious agguanta un terzo posto che dà speranza per l’inverno. Dà morale. E’ una piccola gioia. Alla fine è su un podio importante, in una classica monumento tra un fenomeno, Pogacar, e un gran corridore, Mas.
Landa (classe 1989) con il suo stile impeccabile in salita. Dopo la Vuelta il basco era tornato in corsa al Gran PiemonteLanda (classe 1989) con il suo stile impeccabile in salita. Dopo la Vuelta il basco era tornato in corsa al Gran Piemonte
Fiducia in Landa
«Io ci credevo – racconta dopo la corsa Alberto Volpi, diesse della Bahrain – Ci credevo perché sapevo che stava bene. L’ho visto dopo la ricognizione fatta nei primi giorni della settimana. Avevo fiducia in lui. E a chi mi chiedeva chi vincesse rispondevo: “Occhio a Landa”. E mi guardavano storto».
«Tutti noi eravamo per Mikel – dice Edoardo Zambanini, soddisfatto per aver concluso la sua prima classica monumento – io dovevo stargli vicino fino al Ghisallo e invece sono arrivato fin sotto il San Fermo. In corsa mi diceva che stava bene. Gli ho dato da mangiare, più di qualche volta sono andato all’ammiraglia a prendere l’acqua. Sapevamo che Mikel c’era e per questo eravamo motivato anche noi».
Edoardo Zambanini (classe 2001) è stato vicino a Landa ben oltre il GhisalloEdoardo Zambanini (classe 2001) è stato vicino a Landa ben oltre il Ghisallo
Preparazione ok
Nel finale i due davanti giocavano un po’ come il gatto col topo. Acceleravano e si fermavano e, come detto, Mikel rientrava. Anche mentalmente non è facile. Perché se è vero che tu stai bene, è anche vero che ci sono due che ne hanno più di te.
«Poteva essere frustrante questa situazione – spiega Volpi – ma Mikel è stato a bravo a stare lì con la testa, ad avere i nervi saldi. Io per radio gli davo dei riferimenti, dei distacchi… ma neanche più di tanto, perché comunque in certe situazioni il corridore va lasciato concentrato».
«Da parte mia sono molto contento – ha spiegato Landa – ho cercato di arrivare qui al Giro di Lombardia al meglio. Mi sono ritrovato tra Pogacar e Mas, sapevo che ne avevano di più e ho cercato di fare la mia corsa e di dare il massimo».
«Il suo podio – riprende Volpi – Mikel lo ha conquistato sul Civiglio, salita durissima, perché restare con quei due lassù significava appunto salire sul podio. E non era così scontato. Andare come è andato lui su quella salita significa stare bene davvero.
«Anche per questo voglio fare un plauso alla squadra, che a ha lavorato bene, e al preparatore che è riuscito a portarlo in condizione. Dopo la Vuelta Mikel non aveva più corso. Avevamo pensato alla CRO Race, ma ci era sembrata troppo impegnativa. Così ha corso solo giovedì scorso al Gran Piemonte».
Landa con Pogacar e Mas. Loro due erano su un altro pianeta a sua volta lui ha fatto il vuoto su tutti gli altriLanda cerca di resistere agli attacchi di Pogacar e Mas…Che sono al suo fianco. Tadej, in controllo, lo studia
La Bahrain c’è
Lasciare dietro il vincitore del Tour de France, staccare tanti altri bravi corridori per un ragazzo che non metteva il numero sul dorsale da tanto tempo, eccezion fatta per il Gran Piemonte, non era scontato per Volpi.
E tutto sommato il diesse non aveva torto in quanto abbiamo visto che i più forti hanno gareggiato parecchio in questo scorcio di stagione. Il ritmo nelle gambe, tra l’altro quello esplosivo delle corse di un giorno, c’era eccome. E quando si scatta con violenza la differenza si sente.
«Vorrei aggiungere una cosa – sottolinea Volpi – abbiamo iniziato le classiche monumento con una vittoria, quella di Mohoric alla Sanremo a marzo, e la chiudiamo con un podio in un altra classica monumento. Questo significa che la Bahrain Victorious c’è. E’ sul pezzo».
Mikel Landa alza l'asticella e prenota un 2021 da grandi Giri, prima il Giro e dopo il Tour. Con lui Caruso, Colbrelli e Pello Bilbao. Un progetto ambizioso
Ci sono quattro direttori sportivi italiani alla guida dei primi quattro della classifica generaledel Giro: non è davvero per caso. Gasparotto nella Bora-Hansgrohe di Hindley. Tosatto nella Ineos Grenadiers di Carapaz. Volpi al Team Bahrain Victorious di Landa (in apertura sul podio come miglior team). E Martinelli nell’Astana con Nibali.
«Ho sempre detto – dice Davide Cassani – che abbiamo i tecnici più bravi al mondo. Il ciclismo italiano ha alcune eccellenze e i direttori sportivi ne sono una parte integrante. Sono bravi e soprattutto hanno la stima delle squadre e dei corridori».
Mondiali di Ponferrada 2014, nel primo mondiale di Cassani come cittì, Bennati era il registaMondiali di Ponferrada 2014, nel primo mondiale di Cassani come cittì, Bennati era il regista
L’occhio dell’esperto
Il cittì degli ultimi nove anni azzurri (Cassani è stato in Federazione dal 2014 al 2022) ha seguito il Giro con attenzione. Non dalla moto RAI come lo scorso anno, ma con lo sguardo attento di un professionista che nel ciclismo ha vestito i panni del corridore, dell’addetto stampa, dell’opinionista televisivo e del tecnico della nazionale. A lui abbiamo chiesto una valutazione di quei tecnici che con le loro tattiche hanno animato le tappe del Giro. A dire il vero alla fine abbiamo anche provato a chiedergli qualche rivelazione sulla possibilità che crei davvero una squadra, ma a quel punto Davide ha chiuso il discorso, pregandoci di avere pazienza.
Gasparotto, qui con Benedetti, ha dato nuova linfa alla BoraGasparotto, qui con Benedetti, ha dato nuova linfa alla Bora
Imprevedibile Bora
Gasparotto è arrivato alla Bora-Hansgrohe da quest’anno. Al Giro dello scorso anno era sulla moto come regolatore dei mezzi in corsa. Ha sicuramente imparato a leggere meglio certi movimenti della carovana, ma la sua capacità tattica è stata per certi versi inattesa.
«Sono stati – dice Cassani – l’unica squadra che abbia provato a inventarsi qualcosa. Non hanno avuto una condotta banale, che in certi momenti si è prestata a qualche critica, ma alla fine hanno avuto ragione loro. Gasparotto ha dimostrato di avere polso e carattere, con sui ha gestito la squadra più forte.
«Sono passati da tirare tutti insieme come a Torino al mettere un uomo nella fuga. Sono stati imprevedibili e mai schematici. Di sicuro Gasparotto conosceva bene pregi e difetti di Hindley. Essere corridori è una cosa, fare il diesse è un’altra. Ma Enrico è sempre stato intraprendente, sempre un uomo squadra. Per tutta la carriera ha sempre dimostrato una bella visione».
Hindley ha interrotto il filotto della Ineos Grenadiers di Matteo Tosatto: Giro sfuggito il penultimo giornoHindley ha interrotto il filotto della Ineos Grenadiers di Matteo Tosatto: Giro sfuggito il penultimo giorno
Ineos in difesa
A Tosatto e al Team Ineos Grenadiers non si può imputare certo qualcosa rispetto al crollo di Carapaz sul Fedaia. Anzi, forse essendosi reso conto che il suo leader non fosse al 100 per cento, il tecnico veneto ha cerato di mascherarne i limiti.
«Anche secondo me lo sapeva – dice Cassani – infatti hanno cercato di addormentare la corsa, sempre tenendo Carapaz davanti. Che Richard non avesse il colpo del kappaò si è visto sul Blockhaus. Così hanno cercato di difenderlo. Paradossalmente però, l’unico giorno in cui la squadra si è dissolta, è coinciso con l’unico in cui Carapaz ha cercato di anticipare i rivali.
«La sconfitta del Fedaia non è stata della squadra. Sabato lo hanno portato davanti fino agli ultimi 5 chilometri. La loro speranza secondo me era che Carapaz crescesse con il passare delle tappe, ma purtroppo non è successo».
Alberto Volpi è stato il diesse del Team Bahrain Victorious assieme a PellizottiAlberto Volpi è stato il diesse del Team Bahrain Victorious assieme a Pellizotti
Perplessità Bahrain
La condotta di gara del Team Bahrain Victorious ha suscitato qualche perplessità. Secondo alcuni la squadra ha lavorato per portare Landa al terzo posto e Pello Bilbao al quarto, rinunciando a correre rischi.
«Si sono mossi inseguendo da una parte la vittoria di tappa – dice – dall’altra la classifica. A Landa è mancato qualcosa e non so se sacrificando Pello si sarebbe potuto cambiare qualcosa. Pensavamo un po’ tutti che anche lui nella terza settimana potesse dare in colpo e aveva per sé una super squadra, ma se poi ti stacchi sugli arrivi in cui devi esserci in prima persona, la squadra può farci poco.
«Si è detto che avrebbero potuto inventarsi qualcosa. Ma cosa? Potevano sganciare Bilbao, ma bisogna vedere se ne aveva le caratteristiche e la condizione. Se ci pensate, il vantaggio della Bora è stato che Kelderman sia uscito subito di classifica. Magari avrebbe lavorato ugualmente per Hindley, ma diciamo che si sono tolti il dubbio. Il fatto è che Landa sia mancato e che sul Fedaia abbiano provato a vincere la tappa dimostra che sapevano che Landa non avrebbe potuto fare altro».
Martinelli ha restituito serenità e motivazioni a Nibali, che ha chiuso il Giro al quarto posto. Con lui anche ZaniniMartinelli ha restituito motivazioni a Nibali, che ha chiuso al 4° posto (con lui anche Zanini)
Un Nibali inaspettato
Il quarto è Martino, quello che è sceso di sella prima di tutti e che dall’ammiraglia ha vinto Giri, Tour e Vuelta in numero industriale. Uno che non avrebbe bisogno di presentazioni e che quest’anno ha riaccolto Nibali e l’ha condotto fino al quarto poto finale. Ed è servita la sua maestria, perché la squadra doveva essere a disposizione di Lopez, che dopo poche tappe se ne è andato.
«Un direttore sportivo è bravo – dice Cassani – quando riesce a fa andare i propri atleti al loro meglio. E Nibali ha fatto quello che non mi sarei aspettato. E’ andato forte, restando sui tempi dei migliori, in un Giro in cui le salite sono state fatte forte. Il quarto posto non basta?
«Quando sei come Nibali, che hai vinto due Giri, un Tour e la Vuelta, andare fuori classifica significa fallire. Puoi farlo nell’anno in cui punti alle Olimpiadi, altrimenti non lo fai. Soprattutto nell’ultimo Giro della carriera. Devo dire che ho apprezzato più quel suo tenere duro fino al quarto posto, piuttosto dell’eventuale tentativo di vincere una tappa. Martino conosce Vincenzo. E’ allo stesso tempo tecnico e padre. Martino è Martino…».
Tornano i nazionali e alcuni campioni spariscono. Non Nibali, che ci tiene. Ma gli uomini del Tour, Van Aert in testa, sì. Polemiche in Francia e Belgio
Non saranno ancora le grandi montagne delle Alpi, ma di fatto oggi con la Santena -Torino, si comincia a salire. E quando si parla di salite Mikel Landa è a suo agio. Il suo direttore sportivo, Alberto Volpi, lo sta guidando alla grande.
E Landa, lo diciamo senza troppe riserve, ha bisogno di una guida. Anche domenica scorsa ha rischiato di mandare tutto all’aria. E’ caduto. Però è riuscito ad arrivare davanti. Volpi dovrà tenerlo a riparo da se stesso. Ma il ragazzo e il suo motore non si discutono.
Nella crono di Budapest Landa ha “incassato”, per Volpi tutto secondo la normaNella crono di Budapest Landa ha “incassato”, per Volpi tutto secondo la norma
L’insidia di Torino
«Sì, l’altro giorno Landa ha rischiato, ma sapete anche voi che nell’economia di un Giro capita sempre la giornata più o meno fortunata – dice Volpi – e per fortuna nostra, non è stato niente di grave. L’anno scorso è stato molto peggio. Diciamo che il conto con la sfortuna lo abbiamo saldato».
«Sono fiducioso perché il percorso del Giro è adatto a lui. E lo è già da questo weekend che propone due tappe impegnative. E sono preoccupato soprattutto per quella di Torino, che è meno dura, ma anche meno lineare. E’ una frazione insidiosa adatta non a scalatori, ma a gente che pedala forte in salita. E c’è una bella differenza».
Volpi la sa lunga e il fatto che sia più preoccupato per questa frazione e non per quella di Cogne “fa scopa” con quello che abbiamo sostenuto: le insidie planimetriche (e tattiche).
Per Mikel Landa davvero una brutta caduta. Per fortuna nulla di gravePer Mikel Landa davvero una brutta caduta. Per fortuna nulla di grave
Verso la terza settimana
Ma sarà soprattutto la terza settimana quella che deciderà tutto e che ci dirà davvero se Landa ha compiuto questo salto di qualità. Dal Tour of the Alps, Mikel ha parlato pochissimo, come se volesse starsene sulle sue e non attirare troppi i riflettori. Anche le mattine prima del via, in zona mista, è alquanto telegrafico.
«A partire dal giorno di riposo – spiega Volpi – l’ultima settimana è davvero severa e credo che i giochi si decideranno prima. Ma la penultima tappa (quella della Marmolada, ndr) potrà ancora dire qualche cosa, nel caso uno volesse rimediare o allungare un po’ sugli avversari. Per cui credo che per noi e per il nostro corridore sia un percorso strutturato bene.
«Rispetto agli altri anni arriviamo a questo punto bene direi, nonostante le cadute appunto. E credetemi, per come è caduto poteva andare molto peggio. E’ caduto in malo modo. Poi nel rientrare, in discesa, credo abbia fatto una curva troppo all’interno trovando dello sporco ed è caduto ancora, stavolta rompendo la tacchetta della scarpa. Però non ha perso la testa».
E questo punto lo hanno sottolineato in molti. Era facile saltare di testa. Affrontare una salita così dura, potenzialmente decisiva, con una scarpa diversa non è facile (un diesse avversario ci ha fatto notare che lo scarpino di Landa non fosse il suo, ndr). Segno davvero di un grande stato di forma.
Scarpe diverse per il basco nella salita del BlockhausScarpe diverse per il basco nella salita del Blockhaus
Più coraggio
«Se dovessi dargli un voto? Finora gli do un sette perché è stato bravo, ma non di più perché spero possa avere più coraggio».
E questo a dire il vero un po’ ci ha stupito. Di solito il problema di Landa è che attacca un po’ troppo, si espone molto. Volpi lo vorrebbe più aggressivo.
«Sì, sì… spero che possa avere più coraggio perché lui le gambe per fare certe azioni ce le ha. Ma per fare delle cose che da buone diventano eccezionali serve coraggio. Mi aspetto un po’ più di spregiudicatezza».
E per essere spregiudicati serve anche la squadra e a Landa proprio non manca. La Ineos-Grenadiers forse è un po’ più forte nel complesso, ma non in salita. Due scalatori come Buitrago e Pello Bilbao non li ha nessuno.
«Siamo attrezzati bene – dice Volpi – ma anche la Bora Hansgrohe, per esempio è molto forte ed anche imprevedibile. Hanno vinto due tappe, corrono con serenità… Magari non hanno il super scalatore, ma messi insieme fanno la differenza. E comunque anche la Ineos Grenadiers resta sempre una grande squadra. Mi aspetto di avere un giro di grande equilibrio, vincerà uno che è forte forte in salita».
Attacchi di squadra: un qualcosa di raro nel ciclismo. Ma anche di affascinante se dietro c’è un disegno tattico. In ogni caso vedere tante maglie uguali all’attacco fa un certo effetto. Negli ultimi giorni questa situazione si è verificata due volte: il UAE Team Emirates a Laigueglia e la Jumbo Visma nella prima tappa della Parigi-Nizza (nella foto di apertura).
Ma in passato ce ne sono state altre. Vengono in mente la Mapei alla Roubaix del 1996, la Gewiss alla Freccia del1994 e l’Mg Technogym al Giro d’Italia 1997. Quest’ultimo attacco fu particolarmente spettacolare, specie se si pensa che avvenne in un’apparentemente banale tappa di pianura, la Borgomanero-Dalmine.
Giorno afoso, tappa piatta, terza settimana di gara ed energie al lumicino. Al rifornimento attaccano quattro corridori della Mg, si agganciano Fabio Roscioli e Alberto Volpi, oggi diesse alla Bahrain-Victorious.
Giro 1997 (Borgomanero-Dalmine): attacco a sorpresa al rifornimento della MG. Ci sono anche Roscioli, in ultima ruota, e Volpi in penultima (screenshot a video)
Alberto Volpi (classe 1962) è oggi uno dei diesse della Bahrain Victorious
Giro 1997 (Borgomanero-Dalmine): attacco a sorpresa al rifornimento della MG. Ci sono anche Roscioli, in ultima ruota, e Volpi in penultima (screenshot a video)
Alberto Volpi (classe 1962) è oggi uno dei diesse della Bahrain Victorious
Alberto, come andò quel giorno? Avevi capito che stava per succedere qualcosa?
Sì, capii che qualcosa stesse per accadere perché i corridori di Giancarlo Ferretti si stavano muovendo. Erano compatti su un lato e avanzavano e soprattutto erano inferociti. In più, il giorno prima non andarono bene. Fu una debacle per loro: cercavano il riscatto. Quel giorno vidi dei movimenti in testa al gruppo di quelle belve! La tappa era di pianura il che era strano per un attacco. Però c’era anche del vento.
E cosa accadde?
Prima del rifornimento si misero in fila Lecchi, Fontanelli, Loda e Pistore. In più ci agganciammo Roscioli ed io. Ricordo una “tirata di collo” da mille e una notte. Faticavo a dare cambi ma glieli diedi lo stesso, perché se si voleva provare bisognava collaborare tutti. Partimmo a una cinquantina di chilometri dall’arrivo. E li facemmo tutti con 30”-50” di vantaggio.
Per un tratto arrivaste anche a una dozzina di secondi…
Vero, per poco ci ripresero dopo un cavalcavia. Loro, gli Mg, stavano decidendo chi doveva vincere o fare la volata. Dovevano capire chi si sarebbe dovuto sacrificare. Invece poi tornammo ad avere di nuovo un piccolo vantaggio. Ci ripresero sul rettilineo d’arrivo con Magnusson, Rossato e Cipollini che riagganciarono la fuga sulla linea, ma ormai era tardi. Fontanelli vinse la volata. Io comunque non avrei vinto. C’era gente più veloce e poi loro erano in quattro.
Ci si poteva aspettare allora, come oggi, un’azione simile?
È stata un’azione a sorpresa, perché estemporanea. Già in quel ciclismo attacchi ai rifornimenti non si vedevano dai tempi di Merckx e Gimondi. Una volta era più normale attaccare quando qualcuno forava o al rifornimento. Oggi a meno che si è ai -20 dall’arrivo e la bagarre è già scoppiata, si aspetta la maglia rosa in quei frangenti. E’ un codice non scritto.
Nibali alla Sanremo del 2018, l’attacco sul Poggio fu inventato da lui stesso sul momentoNibali alla Sanremo del 2018, l’attacco sul Poggio fu inventato da lui stesso sul momento
Che differenza c’è tra quell’azione della Mg e quella della Jumbo Visma?
Io dico che azioni come quella della Jumbo sono dettate dalla forza. E rispetto al mio ciclismo questa conta ancora di più. E più c’è la forza e meno c’è la sorpresa. Quella della Jumbo non è stata una sorpresa, ma una dimostrazione di forza appunto.
E secondo te visti i blocchi dei team che si stanno schierando, queste azioni ce le dobbiamo aspettare di più?
Per me sì, ma rientrano in una logica di attacchi. Ricordo anche quella di Carapaz e Kwiatkowski al Tour del 2019, fu un bel vedere. Anche quella fu un’azione di squadra e di forza. Erano in una fuga e ne restavano sempre meno. In passato è successo: ricordo Hinault e Lemond sull’Alpe d’Huez, la tripletta della Mapei alla Roubaix…
Qualche giorno fa Chiappucci ha detto che oggi con i direttori sportivi che dall’ammiraglia vedono la corsa in tv è impossibile fare certe imboscate: è così?
Non sono d’accordo. Non credo che dalla macchina si possa modificare a tal punto l’andamento della corsa. Poi non bisogna fare un uso improprio delle radioline. Anche il poliziotto ha la pistola, ma non la usa se un signore calpesta un’aiuola. Io non mi sento di aver manipolato mai una corsa guardando la gara in tv dall’ammiraglia.
Però si ha l’occasione di avere tutto sotto controllo…
Posso assicurare che da dentro è così: non si decide la corsa. Ma posso capire che agli occhi dei tifosi possa non essere vero. Il nostro lavoro da direttori sportivi è quello di preparare tatticamente i corridori, alle loro gambe ci pensano i preparatori. Dobbiamo intervenire sulle tattiche, seguirli nelle decisioni… sennò facciamo la riunione sul bus e lì restiamo. Quando noi diesse facciamo una tattica non ci basiamo solo sulla forza di quel corridore. Ci sono tanti accorgimenti che teniamo in conto: per esempio come sta quell’atleta quel giorno, come ha dormito, se ha recuperato o meno… e anche in base a questo fai la tua tattica. E poi, ragazzi, parliamo noi del ciclismo: tempo fa si era detto che volevano dotare i calciatori di radioline perché l’allenatore parlasse con loro dalla panchina…
La tripletta del UAE Team Emirates a Laigueglia e pochi giorni dopo la Jumbo Visma si è ripetuta alla Parigi-NizzaLa tripletta del UAE Team Emirates a Laigueglia e pochi giorni dopo la Jumbo Visma si è ripetuta alla Parigi-Nizza
Prima Alberto hai parlato di “uso improprio delle radioline”: cosa intendi?
Intendevo dire che c’è chi esagera. Prendiamo la Milano-Sanremo che si sta avvicinando. Non puoi, tu diesse, fare 300 chilometri attaccato alla radio. Alla fine dici delle banalità, cose scontate. Invece alla radio devi dire poche cose, quelle utili e concrete. Non puoi dire a un corridore di stare attento alla discesa del Turchino o che a Voghera c’è un passaggio sul pavè. Mi viene da ridere… Si prendono quelle 3-4 note prima del via e si decide come affrontarle, se stare a ruota o avanzare. Il tutto pensando che alcune decisioni possono cambiare in corsa, che la tattica non è blindata. Quando pensi ad una strategia, non sei da solo, devi vedere anche cosa fanno gli altri e lo scopri solo strada facendo.
Bisogna essere reattivi, verissimo, ma un conto è che lo sia il corridore da solo e un conto che sia richiamato dall’ammiraglia…
Nibali con me ha vinto una Sanremo. Ma non gli ho detto io di attaccare, di muoversi in quel preciso momento. Vincenzo era libero di muoversi come voleva, la prima punta era Colbrelli. Quell’azione è stata tutta sua. Ha trovato le gambe, l’ispirazione e la situazione giuste per attaccare sul Poggio. E lo ha fatto.
Quindi spazio ai corridori, che magari possono decidere attacchi di squadra…
Difficile da dire, ma certo quando hai delle eccellenze come Roglic e Van Aert insieme e per di più che stanno entrambi bene è una conseguenza logica. Come gli UAE a Laigueglia….
Il sole splende sulle colline umbre che circondano Perugia. Fa caldo ma non troppo. E’ l’ideale per passare il giorno di riposo al Giro d’Italia e per riordinare le idee dopo quasi metà corsa, ma con il grosso che deve arrivare. La Baharain ha perso Landa e tre giorni dopo anche Mohoric, come si riorganizza la squadra in questi casi? Tra l’altro una squadra fortissima, che in qualche modo è stata stravolta.
Gino Mader ha vinto ad Ascoli (San Giacomo) ed è in lotta per la maglia bluGino Mader ha vinto ad Ascoli (San Giacomo) ed è in lotta per la maglia blu
Mader un trionfo importante
«Quando perdi il tuo capitano perdi un po’ l’orientamento della squadra – dice Volpi – per fortuna il giorno dopo aver perso Landa abbiamo vinto con Gino Mader a San Giacomo. Questo è stato importante per il morale e per accettare la delusione di non aver più Mikel. Però per me il bilancio sin qui è positivo. Siamo stati davanti, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, abbiamo vinto una tappa… Questo non significa che continueremo a chiedere il massimo ai nostri corridori, dobbiamo valorizzare Caruso».
Per Volpi comunque bisognerà continuare anche a fare la corsa che si era impostata dopo l’abbandono di Landa e cioè andare anche a caccia di tappe, compatibilmente alle possibilità. Pello Bilbao magari starà più vicino a Damiano, Mader potrà fare entrambe le cose, Tratnik avrà di fatto solo la tappa di Gorizia per cercare una fuga.
«Pello era venuto al Giro per tirare per Landa, qualcosa che sa fare. Nelle tappe più facili o intermedie doveva risparmiare, per questo a volte lo abbiamo visto dietro».
Pello Bilbao è al suo quinto Giro, l’anno scorso terminò quinto nella generalePello Bilbao è al suo quinto Giro, l’anno scorso terminò quinto nella generale
Il passato insegna
Volpi però non perde il suo ottimismo e ricorda quando nel 1985 al suo primo Giro d’Italia, il capitano Argentin cadde e si ritirò.
«Divenni co-capitano con Tommy Prim e questo mi consentì di vincere la maglia bianca. Ma poi non serve andare tanto indietro nel tempo. Guardiamo cosa ha combinato una sola borraccia l’anno scorso. Senza di quella Tao Geoghegan Hart non avrebbe vinto.
«Io dico che l’arma di Damiano può essere la sua regolarità. Magari non ha lo spunto dei migliori, ma il non avere “giornate no” può aiutarlo. E se poi deve vincere il Giro dovrà trovare un acuto, anche perché dovrà guadagnare qualcosa in vista della crono finale. Per non dire direttamente che dovrà guadagnare su Evenepoel».
Mohoric si è mostrato fortissimo su tutti fronti, una grave perdita per la BahrainMohoric si è mostrato fortissimo su tutti fronti, una grave perdita per la Bahrain
E Pellizotti cosa dice?
E da un diesse passiamo all’altro. Con Franco Pellizotti si parla nello specifico dei sei uomini rimasti alla Bahrain in corsa: come verrano utilizzati, sapendo che non solo manca il capitano ma anche Mohoric che si è mostrato più importante del previsto? Anche il friulano conferma che correranno da battitori liberi, ma con un occhio di riguardo per Caruso.
«Damiano è il nostro leader. Pello o Mader saranno gli uomini per la salita. Chi sarà l’ultimo dei due lo decideremo giorno per giorno, in base a come staranno e alle situazioni. Anche perché Mader è in lotta per la maglia dei Gpm, non dimentichiamolo. Noi non possiamo gestire la corsa. Un conto era con Landa leader che dava determinate certezze e con Caruso al suo fianco e l’organico pieno. E un conto è adesso. Prima sì che potevamo attaccare o impostare la corsa, come si è visto poi a Sestola.
«Sappiamo che Bernal è quello che sta meglio e che ha una squadra fortissima. Toccherà alla Ineos quindi controllare la corsa e noi ci regoleremo di conseguenza. Loro sono abituati a gestire certe situazioni».
Una situazione tattica che quasi, quasi fa comodo alla Bahrain. In questo modo la squadra di Volpi e Pellizotti non avrà il controllo della corsa, tanto più con i ruoli di ciascuno che sono rivisti.
«Quando si costruisce una squadra tutti hanno il proprio ruolo e tutti sono determinanti per quel lavoro. Anche Arashiro nelle tappe piatte è fondamentale. Venendoci a mancare non solo il leader ma anche Mohoric ci viene meno un uomo importantissimo, in grado di lavorare su più fronti».
Rafael Valls (in testa) diventerà il capitano in gruppo, di fatto quello che faceva CarusoRafael Valls (in testa) diventerà il capitano in gruppo, di fatto quello che faceva Caruso
I nuovi ruoli
E quindi chi sostituirà chi? Pellizotti parla di un Tratnik duttile. Lo sloveno si sa muovere bene in gruppo e dice la sua nei percorsi misti.
«Senza Mohoric, Jan entrerà in scena nelle tappe facili e in quelle miste e aiuterà a portare gli scalatori avanti ai piedi delle salite. E’ il nostro apripista, mettiamola così.
«Valls adesso dovrà aiutare molto in salita. Lui è un corridore esperto e ha una buona condizione, come ha dimostrato al Tour of the Alps. Il suo ruolo sarà quello di far lavorare il meno possibile Bilbao e Mader».
Infine c’è Caruso. Solitamente Damiano è il capitano in corsa. E’ lui che gestiva tutto e tutti, leader compreso. Cambierà qualcosa anche per il siciliano?
«Vero – conclude Pellizotti – Caruso è il nostro “road capitan” e alla fine lo sarà anche in questa situazione, ma l’idea è di alleggerirlo molto e pertanto credo che questo ruolo passerà a Valls. Sarà Rafael che gestirà la situazione in gruppo. E’ importante che Damiano corra come deve correre un leader e cioè pensando alla corsa, stando davanti ed avendo qualche pressione (e pensiero) in meno».
Colbrelli ha le valigie pronte per il primo ritiro. Ma intanto racconta i giorni alle Canarie con Caruso, Landa e... Cipollini. E un'idea sul ciclocross
«Ieri è stato un giorno molto triste – dice Gino Mader – ma quasi subito abbiamo trovato nuovi obiettivi. Non abbiamo più Landa da proteggere e così potremo correre in modo più aggressivo. Oggi Mohoric ha fatto una corsa incredibile. Credeva in me già da ieri. Non faceva che ripetermi che questa tappa fosse adatta a me e alla fine aveva ragione lui».
Matej Mohoric si è sacrificato per Gino Mader, risultando decisivoMatej Mohoric si è sacrificato per Gino Mader, risultando decisivo
La reazione
Sembrerebbe una storia già vista, come quella della Ineos dello scorso anno che, perso Thomas, si rimboccò le maniche e tirò fuori il Giro più bello. Ieri la caduta di Landa ha privato la Bahrain Victorious del suo leader, ma il gruppo ha saputo reagire.
«Nessuna alchimia strana – spiega Alberto Volpi, di ben altro umore stasera rispetto a ieri – si sono guardati in faccia e hanno capito di dover fare qualcosa. I più giovani magari no, ma quelli esperti sanno che queste cose accadono di continuo e si deve andare avanti. Sicuramente stiamo parlando di una squadra di valore. Uomini di qualità selezionati per stare accanto a un leader forte, che ora dovranno fare la loro corsa.
Ganna si è preso in spalla il Team Ineos dal cuore dei Sibillini fino a parte della salita finaleGanna si è preso in spalla il Team Ineos dal cuore dei Sibillini fino a parte della salita finale
«Mohoric, che oltre alle gambe ci mette tanta testa e oggi ha pilotato benissimo il ragazzino. Caruso, decimo al Tour e sapete meglio di me quale sia la sua storia. Pello Bilbao. Insomma, non proprio gli ultimi arrivati. E Mader, anche se è la prima corsa che facciamo insieme, lo ricordo lottare nelle corse a tappe da più giovane con Hindley e Pogacar. Ha dei numeri, verrà fuori».
La bici e la gioia
Gino Mader ha i capelli ricci e il suo inglese ha le durezze del tedesco. Quando gli dicono che un Gino vittorioso al Giro prima di lui faceva di cognome Bartali, lui forse un po’ arrossisce, ma neanche tanto. Spiega che quella storia del ciclismo è troppo indietro rispetto ai suoi anni e che gli piacerebbe scoprirla, ma che al momento la stessa domanda bisognerebbe farla ai suoi genitori che ne sanno certamente di più.
La sua storia recente parla di alcune beffe. Come quella alla Vuelta del 2020, battuto Gaudu all’Alto de la Covatilla. E quella di quest’anno alla Parigi-Nizza, preceduto da Roglic nel giorno delle polemiche.
Evenepoel e Bernal hanno sprintato per gli abbuoni e ha avuto la meglio il colombianoEvenepoel e Bernal hanno sprintato per gli abbuoni e ha avuto la meglio il colombiano
«Se c’è una lezione che ho imparato – Gino sorride – è che se in corsa non sei il più forte, per vincere puoi soltanto andare in fuga. E io oggi ho dato tutto me stesso fino alla riga. Se anche sai di avere alle spalle tutti i più forti, il tuo spirito non deve esserne condizionato. Lo spirito fa la differenza. La bici mi sta dando tanto. Ricordo benissimo quando nel 2019 andammo con la Dimension Data in Sudafrica a consegnare delle biciclette ai bambini. Ricordo i loro sorrisi e pensai che anche io voglio la stessa gioia quando vedo la mia bicicletta. Voglio divertirmi a correre, voglio una vita felice e la bicicletta me la può dare».
Giro che passione
Alle spalle c’è la scuola svizzera del ciclismo, che sin da piccoli permette ai ragazzi di provare tutte le discipline e li guida poi nella scelta della più adatta.
Ora è Caruso l’uomo di classifica della Bahrain Victorious: 7° a 39″Ora è Caruso l’uomo di classifica della Bahrain: 7° a 39″
«Ho avuto dei buoni mentori – dice – come Daniel Gisiger (professionista dal 1977 al 1988 e vincitore di due tappe al Giro, ndr) che mi ha portato in pista e poi su strada e alla fine mi ha aiutato a trovare la mia strada. Non so dove mi condurrà o come proseguirà questo Giro, Nel bus parleremo. Potrei andare ancora in fuga o tirare per un compagno, sarò ugualmente contento di farlo. Voglio godermi il Giro d’Italia, ho sempre pensato che sia la corsa più bella del mondo».
Un altro secondo posto per Cimolai a Termoli dopo quello di Canale. Ma proprio analizzando il risultato, nasce una domanda per il futuro: vincere o aiutare?
La tappa di Lana, regala uno show basco. Pello Bilbao capitano, Landa gregario. E Pellizzotti racconta questo equilibrio basato su amicizia e gambe forti
Mikel Landa,Pello Bilbao, Damiano Caruso… basterebbero questi tre nomi per rendere importante il parterre di una corsa e invece sono tre degli otto uomini che la Bahrain Victorious ha deciso di schierare al Giro d’Italia. Il loro direttore sportivo, Alberto Volpi sta per partire proprio alla volta di Torino. Ultime cose da sistemare in valigia e poi il tecnico lombardo raggiungerà il capoluogo piemontese. E’ il momento giusto per ragionare su quanto si è fatto.
Alberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain VictoriousAlberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain Victorious
Alberto, avete uno squadrone…
Abbiamo una buona squadra. Se siamo stati anche uno squadrone ve lo dirò al via della crono di Senago l’ultimo giorno. Però sì: abbiamo la consapevolezza di avere gli uomini giusti per qualsiasi terreno e per qualsiasi tipologia di corsa venga fuori. Poi si sa: è la strada a dare i giudizi.
Mikel Landa è il vostro capitano. Questo Giro per lui sa molto di “adesso o mai più”. Probabilmente se si guarda agli ultimi 5 anni è lo scalatore più forte. Nel senso che gli avversari cambiano e lui c’è sempre…
Sì, lui è lo scalatore più continuo. Sul discorso dell’adesso o mai più posso dire che si ha la sensazione di una sua grande serenità, cosa che in passato non aveva. E lo dicono anche i suoi passaggi di avvicinamento al Giro. Ha fatto un ottimo Laigueglia ed era la sua prima corsa. A Larciano, anche se è una gara più piccola, è andato bene su un terreno che non è suo. Alla Tirreno-Adriatico ha fatto terzo. Sta attraversando un buon momento, ha un buon equilibrio psico-fisico. Per questo si parte fiduciosi.
In tanti parlano di Almeida, Evenepoel, Yates mentre Landa è poco nominato…
E questo è un vantaggio per me. E’ un buon assist per noi, ci toglie pressione. I giornali, e lo sapete, cercano personaggi che siano d’interesse, per l’età, per il seguito e non solo per un punto di vista tecnico.
In effetti Landa è un po’ l’antipersonaggio, sempre silenzioso, pacato…
Da un certo punto di vista siamo più tranquilli e, come ripeto, sarà poi la strada il “giudice di cassazione”! Noi abbiamo le nostre idee, le nostre certezze e le nostre paure e chi non ha paura è perché non conosce cosa significhi fare un Giro – sospira Volpi – Guardiamo quello che è successo l’anno scorso. Una borraccia, pensiamoci bene, una borraccia ha segnato la fine di un corridore, Thomas, e la fortuna di un altro, Geoghegan Hart. Un episodio può cambiare tutto.
Damiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° GiroDamiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° Giro
Hai detto una cosa interessante prima: i media non seguono il corridore solo da un punto di vista tecnico. E allora ti chiediamo: tecnicamente questo Giro si adatta Landa?
Per me sì. Quest’anno ci saranno in tutto circa 56.000 metri di dislivello, l’anno scorso ce n’erano 54.500, quindi più o meno si equivalgono, ma non è tanto il “quanto”, ma è il “come” questo dislivello è distribuito. Abbiamo molti arrivi in salita durissimi: Zoncolan, Sega di Ala, Alpe di Mera, Alpe Motta e penso che con un percorso così lo scalatore si possa esaltare. Il tappone da 6-7 ore fa meno differenza, è più una guerra di resistenza sul momento e sul passare dei giorni. Quindi alla luce di come è disegnato, questo Giro va bene per gli scalatori come Landa.
Visto come si corre adesso, fa più selezione un arrivo secco che una cavalcata infinita…
Anche l’arrivo di Sestola non è mica facile. L’ho rivisto pochi giorni fa. Giri a destra e negli ultimi 7 chilometri nei hai 4,5 che vanno su tra il 12-16%. Se il gruppo non dovesse lasciare andare via la fuga perché la classifica è corta ci sarà battaglia e non sei al top fai presto a perdere 20”. Non è come Serramazzoni (una salita pedalabile da quelle parti, ndr) che se non sei in giornata vai su di rapporto, stai a ruota di un compagno e ti salvi. Sul colpo secco puoi andare in difficoltà.
Vedendo le sue caratteristiche e come è uscito dal Tour of the Alps, quella di Sestola sembra la tappa perfetta per Simon Yates. Tra l’altro lui va molto forte all’inizio dei grandi Giri. L’opposto di Landa.
Ah sì, sì! Se non va via la fuga lui è il favorito per quella tappa. Sugli arrivi è un killer. Nei 2 chilometri finali sa fare delle accelerazioni fortissime e sa calibrare bene il suo attacco. Anche a Prati di Tivo per pochissimo non ha ripreso Pogacar. E se uno così con tutti gli arrivi in salita che ci sono inizia a prendere secondi e abbuoni e arriva a Senago con 1’30” di vantaggio poi nella crono finale non lo perde.
Pello Bilbao e Damiano Caruso: che ruolo avranno?
Sono gli ultimi due uomini per le tappe di montagna. Però la nostra tattica è una cosa, poi ci sono altre 22 squadre. Verranno dei giorni in cui ci saranno degli attacchi e averne uno davanti può consentire a noi di risparmiare degli uomini, di stare coperti. E magari quello stesso uomo te lo ritrovi davanti se devi attaccare. Quindi okay le tattiche, ma devi avere i corridori giuste per farle. Noi così possiamo fare anche una corsa aggressiva.
Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso annoPello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
E pensare di metterne due in classifica? Negli ultimi anni si è visto che spesso ha giovato questa tattica.
Per rispetto di Landa dico no. E’ lui il capitano. Poi se Bilbao o Damiano saranno in classifica sarà una conseguenza di quel che dovranno fare. Se Pello a Sestola deve stare vicino a Landa automaticamente si presuppone che resti davanti. L’importante è che negli arrivi clou del Giro ci siano tutti e tre. Ma non solo in salita. Si parla troppo poco della tappa di Montalcino. Quella va valutata al pari di una frazione di montagna. Lo sterrato non è un qualcosa di comune e ci potrebbero essere sorprese.
Bilbao e Caruso sono corridori importanti, come accettano di fare da gregari a Landa?
Damiano è il nostro capitano in corsa, Landa il leader. In certi momenti non si riesce a parlare con tutti i ragazzi e serve qualcuno che possa prendere le decisioni in gruppo. E’ un ruolo che Damiano ha accettato di buon grado e che sa svolgere bene. Lui è un corridore di lusso, di qualità e tenacia. Per quel che riguarda Pello, invece, lui stesso ha dichiarato di voler aiutare Landa e lo ha ripetuto anche dopo il Tour of The Alps, nessuno gli ha messo in bocca quelle parole. E’un ragazzo, oltre che molto forte, anche onesto ed intelligente. Lavorare con lui è un piacere.
Al Tour avranno ruoli invertiti?
Difficile dirlo adesso – s’interrompe per un istante Volpi – Intanto facciamo il Giro, poi vediamo.
Avete fatto dei sopralluoghi?
Sì. Nei giorni della Strade Bianche siamo andati a vedere il finale della tappa di Montalcino con i ragazzi. E poi in diverse riprese io, Stangelj e Pellizotti siamo andati a visionare altri arrivi. Con i tablet su cui ci sono tracce e altimetrie si ripercorrono le strade e si annotano i punti che sulle mappe non si vedono: strettoie, condizioni dell’asfalto, un passaggio in un paese da prendere davanti…
Mikel Landa c’è sempre. Lo scalatore basco sulle prime salite della stagione ha alzato il braccio e ha detto: presente. E’ stato così già al Laigueglia, nonostante fosse la sua prima corsa dell’anno. Con il suo stile inconfondibile, mani basse e rapporto “lungo”, Landa è stato tra i più brillanti sia in Liguria che, soprattutto, in Toscana al Gp Industria & Commercio di Larciano, dove ha concluso al terzo posto.
Ha il Giro d’Italia nel mirino e la Tirreno-Adriatico è il viatico migliore verso la corsa rosa. Strade, alleanze, strategie, gruppo… della corsa dei Due Mari saranno molto simili a quelli che troverà a maggio.
Mikel Landa in azione, con la sua tipica posizione con le mani basseMikel Landa in azione, con la sua tipica posizione con le mani basse
L’importanza di correre in Italia
«Finalmente si ricomincia anche in Italia – dice il suo diesse, Alberto Volpi – con le corse importanti».
La Bahrain Victorious schiera sempre squadre molto buone. Anche al Trofeo Laigueglia è stato così. «Vero – riprende Volpi – schieriamo spesso formazioni importanti: abbiamo sempre una buona squadra o buonissima. Ci teniamo a fare bene queste gare e a lavorare in ottica Giro. Non è ancora questa la squadra della corsa rosa ma c’è il nostro capitano, Landa. E’ importante correre sulle strade italiane, perché può capitare che poi le farai anche al Giro e soprattutto si ha l’opportunità di visionare alcune tappe. Per esempio siamo andati a vedere lo sterrato di Montalcino».
Il basco ha dato grossa attenzione a questa tappa, ma di certo c’è anche lo zampino dello stesso Volpi. Alberto era sull’ammiraglia della Liquigas in quella famosa tappa del Giro del 2010 e sa quanto sia importante prendere le giuste misure. Insomma, l’esperienza insegna.
Dopo Laigueglia il basco ha corso anche a Larciano sempre tra i protagonistiDopo Laigueglia il basco ha corso anche a Larciano sempre tra i protagonisti
Un buon inverno
Poche parole, sguardo concentrato Landa, ha passato un inverno molto buono. Lui sembra sempre calmo, non lascia trasparire molte emozioni.
«Mikel – riprende Volpi – ha corso poco sin qui, fisicamente sta bene, è fresco e pronto per correre. Alla Tirreno c’è anche un bell’arrivo in salita per cui sarà un bel banco di prova per lui e per tutta la squadra».
Eppure quando si parla di Landa, si racconta di uno scalatore fortissimo, ma al quale manca sempre qualcosina per diventare un grandissimo. Una domanda che poniamo anche a Volpi.
«Non lo so, però è un corridore già forte di suo e credo che ogni anno non è mai uguale per cui c’è sempre tempo per migliorare, per raggiungere traguardi importanti. E probabilmente questo… sarà un anno così! Io me lo auguro per lui e per la squadra».
Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso annoPello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
Pello sprone o limite?
Landa si trova in squadra con Pello Bilbao, basco come lui e anch’egli fortissimo. A volte Mikel ha sofferto la presenza di altri campioni nel team: Aru e Nibali all’Astana, Thomas e Froome alla Sky, Quintana o Valverde alla Movistar…
«Sarà tranquillo sicuramente – conclude Volpi – Proprio ieri in macchina gliel’ho chiesto. Mi ha detto che si sente molto sereno, tranquillo. Ha la pressione giusta, senza stress. Già ci sono le gare che ne creano, per cui l’ambiente intorno credo sia importante affinché possa essere tranquillo».
Infine chiediamo a Volpi se il cammino di Landa verso il Giro vedrà un crescendo continuo della condizione o un picco di forma in precedenza, ma il diesse lombardo taglia corto (e forse non si espone troppo). «Quando Mikel trova la forma poi la deve solo mantenere. Per cui prima trova la condizione e meglio è!».
Dice Volpi, che oggi compie 58 anni, di aver appreso della partenza di Rod Ellingworth la settimana scorsa. Al Team Bahrain-McLaren si sono svegliati e hanno scoperto di aver perso il loro Team Principal. Colui che era stato strappato al Team Ineos per ripartire dopo Nibali. Che aveva imposto una nuova disciplina al gruppo e tracciato una linea certamente efficace. Cercando di esportare l’efficienza di Ineos, per raggiungere la quale c’era ancora da costruire. Colui per il quale dal team britannico si era staccato il fedelissimo Wouter Poels e per il quale è stato lasciato andare Brent Copeland, ora alla Mitchelton. Colui per il quale Neil Stephens ha lasciato la Uae e per il quale Jonathan Milan ha firmato con la Bahrain-McLaren. Ma parlando con Volpi emerge la voglia di andare avanti, lasciando ad altri il compito di trovare le spiegazioni.
«Tutto procedeva per il meglio – racconta Alberto – si ricominciava a lavorare per la nuova stagione. E adesso si continua per come si era programmato, facendo tesoro di quanto di buono e delle esperienze che Rod ha portato. Cercando nel frattempo una figura che possa sostituirlo. Siamo una squadra internazionale, si dovrà puntare su una figura all’altezza».
Alberto Volpi con Herman Pernsteiner, al Giro d’Italia 2020Volpi con Pernsteiner al Giro 2020
Prima di guardare avanti, uno sguardo indietro. Come è andato il 2020?
Avevamo soprattutto l’obiettivo podio del Tour con Landa e non ci siamo andati troppo lontano (in apertura, lo spagnolo è con Roglic e Bernal nel vivo della corsa, ndr). Nella terza settimana, pur non avendo i favori della stampa e degli osservatori, abbiamo dimostrato di avere le gambe. Siamo andati in Francia per il capitano, nessuno escluso.
Anche Colbrelli, che non ha potuto fare volate perché impegnato a tirare…
Quando convochi un corridore come Colbrelli e lui accetta il ruolo che gli proponi, c’è poco da meravigliarsi. Anche alla Ineos fanno tirare gente che altrove lotterebbe per vincere, ma capisco che per i tifosi italiani vedere Sonny in questo ruolo così diverso sia sembrato strano. Però un conto è il tifo, un altro i doveri di squadra. Ormai il mondo dello sport è cambiato. Una volta sapevi a memoria la formazione della Juve, perché erano sempre quelli. Adesso è tutto un cambiare.
Vi aspettavate di più da Poels?
Il suo inserimento è stato meno facile del previsto. Un po’ perché veniva da una realtà diversa, un po’ perché lo stop di quattro mesi per il lockdown nei corridori esperti ha prodotto qualche inconveniente di più. Il cambio generazionale è in corso, ma è parso più netto perché quei ragazzi hanno patito la ripartenza meno di altri.
Caruso, qui al Tour de France 2020, è uno dei pezzi pregiati del teamCaruso è uno degli uomini chiave del team
L’anno prossimo sarà diverso?
Credo di sì. Loro continueranno a crescere, ma in una stagione presumibilmente lineare, torneranno fuori i corridori di esperienza. Magari non domineranno, ma non sono neanche spacciati. Penso a Nibali, ma anche a Viviani. Sono convinto che tornerà a vincere.
Parlando di giovani, il discorso cade su Milan.
Abbiamo già avuto un primo approccio molto positivo, sia pure ancora virtuale. E’ contento del tipo di supporto che gli stiamo dando. La sua stagione sarà particolare, alla luce delle Olimpiadi. Dovremo trovare le giuste sinergie con i tecnici della nazionale. Lavoriamo tutti per garantirgli una crescita graduale e costruttiva.
Secondo Volpi che cosa gli manca per essere subito al livello dei ragazzini terribili di quest’anno?
C’è da fare grandi differenze e considerare che ci sono maturazioni diverse. Evenepoel che trasforma in oro tutto ciò che tocca è un’eccezione, ma è chiaro anche che i suoi tecnici gli disegnano i programmi cercando di preservarlo dagli eccessi. Neppure a Milan sarà detto mai di fare piano una crono, però avrà un programma commisurato al suo momento, in cui potrà mettersi alla prova. Ci sono anche altri fattori rispetto ai quali un giovane deve crescere.
Jonathan Milan, il suo “capo” al CT Friuli Bressan e Ellingworth al via del Giro da UdineMilan, Bressan del CT Friuli e Rod Ellingworth
Ad esempio?
La tutela della sua immagine. Come proporsi al pubblico e con i media. Saper stare in gruppo e con gli avversari. Nella crescita c’è anche questo tipo di educazione per arrivare alla maturità giusta.
E’ vero che proprio Milan era passato con voi per la presenza di Ellingworth e la sua esperienza in pista?
Può darsi. Ma Rod era il capo e aveva già condiviso le sue idee con i tecnici e gli allenatori che seguiranno i singoli corridori. Milan è stato affidato a Paolo Artuso, un preparatore interno del team, che ha tracciato il suo cammino ideale.
Caruso ha fatto un gran Tour e prima avrebbe dovuto fare il Giro: sarà lo stesso nel 2021?
Può essere un ragionamento, perché Damiano è uno dei corridori che gode della maggiore considerazione. Tutti gli vogliono un bene dell’anima. Perché fa gruppo, perché sa risolvere e gestire le situazioni difficili, perché è un generoso. Con lui si può ragionare di grandi Giri, ma per me potrebbe fare bene a Liegi e al Lombardia.
Ritiro spostato a gennaio?
Per forza, in attesa delle date per la ripresa. Siamo chiusi in casa dall’ultima corsa, attaccati a telefoni e computer. Ho i mie file, li leggo, li sistemo e li archivio. Siamo tutti fermi e davvero non vediamo l’ora di ripartire.
Sonny Colbrelli diventa campione italiano e realizza uno dei suoi sogni di corridore. Attacca e batte Masnada in volata. E ora porterà il tricolore al Tour
Si chiama Settimana ed è la nostra speciale selezione di contenuti editoriali pubblicati su bici.PRO negli ultimi sette giorni.
La riceverete puntualissima ogni lunedì direttamente nella vostra casella di posta elettronica.
Your information will *never* be shared or sold to a 3rd party.
Iscriviti alla newsletter
Si chiama Settimana ed è la nostra speciale selezione di contenuti editoriali pubblicati su bici.PRO negli ultimi sette giorni.
La riceverete puntualissima ogni lunedì direttamente nella vostra casella di posta elettronica.
Your information will *never* be shared or sold to a 3rd party.