Esattamente un anno fa avevamo già avuto modo di parlare con Tommaso Dati, dopo la sua vittoria al GP Industrie del Marmo e l’entusiasmo generato fra gli appassionati toscani. C’è voluto un anno perché il corridore di Camaiore tornasse al successo in occasione del Memorial Daniele Tortoli nella sua regione e nel corso di questi dodici mesi qualcosa è cambiato.
Intanto il toscano ha cambiato categoria, lasciando gli under 23. Ci si aspetterebbe un Dati disilluso, ma non è così e non dipende dal successo, ma da un atteggiamento mentalmente diverso nei confronti della sua attività.
«Non posso negare che il pensiero c’è, c’è sempre, ma lo vivo in maniera diversa. Lo scorso anno l’ho vissuto male, ero sempre stressato, vedevo il finale di stagione come una forca caudina, cercavo i risultati e questi non arrivavano. Alla fine ho capito che dovevo cambiare mentalità, affrontare quest’attività in maniera meno assillante e in questo è stato fondamentale il supporto della società che mi è stata vicino, i diesse mi hanno fatto vedere la loro fiducia e mi tengono tranquillo».
Pensi di essere cambiato molto dallo scorso anno a oggi?
Decisamente sì e non lo dico per la vittoria perché anche prima erano arrivati buoni risultati, in particolare anche nel confronto con i pro’, ad esempio al Giro d’Abruzzo. Io mi accorgo che fisicamente mi sono ulteriormente evoluto, ho maggiore esistenza, i numeri stessi sono cambiati. Ma anche mentalmente c’è stato un cambiamento, gestisco le cose in maniera differente, più tranquilla. Poi è chiaro che sono le prestazioni quelle che contano e mi dicono che vado molto meglio.
Torniamo alla tua stagione, com’era stata prima dell’apoteosi di domenica?
Era partita obiettivamente male, non come me l’aspettavo perché mi sono ammalato proprio prima dell’inizio ed anzi devo dire che qualche piazzamento era andato anche al di là delle mie aspettative. Poi sono andato sempre meglio, accumulando chilometri ed infatti quando sono stato chiamato in causa anche nelle prove contro i pro’ non sono andato male, ad esempio la top 10 nella tappa finale in Abruzzo mi ha dato molta soddisfazione. Ma è chiaro che una vittoria è tutta un’altra cosa.
Accennavi prima al team, effettivamente parlando con i responsabili, dicono di confidare molto nelle tue capacità…
La cosa che più mi era dispiaciuta lo scorso anno era stato proprio il non riuscire a ripagare tanta fiducia. Quest’anno è tutto diverso, riesco anche a districarmi da situazioni complicate, significa che vado molto meglio. Ho capito che quando è possibile gareggiare in tranquillità, si ottiene molto di più. Tutto dipende dall’approccio in corsa.
Com’è arrivata la vittoria al Memorial Daniele Tortoli?
E’ stata la dimostrazione di quanto ho detto. L’obiettivo iniziale era rimanere al coperto per i primi 100 chilometri ma già dopo 70 si è palesata una situazione favorevole e ho provato a forzare, portando via un gruppetto di 6 unità. C’erano tutte le squadre principali rappresentate, quindi abbiamo potuto gestire dandoci i cambi regolari. Poi nel finale siamo rimasti in 4: sul penultimo stappo avevo anche fatto il vuoto, ma gli altri sono tornati sotto nell’ultima salita, ma in volata avevo ancora più energie degli avversari.
E adesso?
Adesso si va avanti, mi attendono intanto una trasferta in Svizzera per domenica, la Radsport Fest Marwil dove ci sarà anche la nazionale di casa e la Tudor, oltre a molte squadre Continental europee. Poi ci saranno le classiche italiane come il De Gasperi. Io spero di non fare come lo scorso anno e continuare con le belle prestazioni e magari qualche altra vittoria.
Ma la speranza di passare ce l’hai ancora?
Quella è sempre dentro di me, ma non la vivo più come una questione di vita o di morte. E proprio per questo dico grazie al team, perché posso intanto continuare a fare la mia attività, magari poi i risultati potrebbero anche aprirmi qualche porta. Dipende tutto da loro e quindi dalle mie gambe…