IZMIR (Turchia) – Matteo Malucelli lascia correre la bici fino a Istanbul, quasi. E’ un modo tutto suo per godersi questa vittoria tanto cercata e tanto voluta. Ieri, guardandolo con tutti gli “occhiali” possibili dopo l’arrivo, eravamo sicuri che oggi avrebbe vinto. I colleghi della stampa turca ci chiedevano se anche oggi avrebbe trionfato un italiano dopo il successo di Viviani. E noi rispondevamo che sarebbe toccato a Malucelli. I complimenti dopo la tappa sono arrivati anche a noi!
Scherzi a parte, siamo a Izmir, l’antica Smirne, una delle città più grandi del Mediterraneo, seconda solo a Istanbul e Il Cairo. Qui vivono oltre 5 milioni di persone. Le case hanno la bandiera turca ai balconi e la città ospita uno dei porti più grandi del Mare Nostrum, porta da e per l’Oriente.


Bravo Poels
Su questa strada che costeggia il porto – incanto di sole, mare e bici, lungo la rotta dell’EuroVelo 8 – la XDS-Astana festeggia. A Malucelli la tappa, a Wout Poels la classifica generale del Presidential Tour of Turkey.
L’olandese aspetta di salire sul podio con un buon colpo di pedale ritrovato. Durante l’inverno ha lavorato bene e soprattutto sembra essersi integrato nel clima della squadra.
«Andrò al Giro d’Italia per puntare a una tappa – spiega Poels – non avrebbe senso fare qualcosa per la generale. Sono molto contento di questa vittoria. Ci dà morale e devo ringraziare tutti i ragazzi che hanno lavorato alla grande. Eravamo qui con l’obiettivo di vincere e fare punti. Ci siamo riusciti».
A fine gara, l’esperto corridore olandese tiene in mano il trofeo del Tour of Turkiye: un intreccio dorato, una colonna, come tante ne abbiamo viste in questi giorni in Turchia.


Seduti con Malucelli…
Sceso dal podio, iniziamo a parlare con Malucelli. Matteo però ci fa spostare su delle sedie all’angolo dello stand dietro al palco. E’ stanco e preferisce stare seduto.
Per chi sono questi fiori, Matteo?
Se arrivano a casa in due giorni, ma non credo, perché sono un po’ grandi, sono per la mia ragazza, Martina. Alla fine queste sì, noi gioiamo all’arrivo e ci godiamo i risultati che ci ripagano dei sacrifici, ma viviamo quell’emozione intensa che dura un secondo e vale più di tutto il resto. Chi è a casa fa i sacrifici con noi, ma non vive quelle stesse emozioni. Quindi questo pensiero speciale è per lei.
Bastava vederti in volto ieri per capire che oggi non avresti mollato la presa…
Ieri mi sentivo bene, ma anche il primo giorno… e ho fatto secondo. Non c’era mai stata una squadra che mettesse il gruppo in fila. Sono stato anticipato da dietro, ma nella mia testa sapevo di essere più veloce. Ieri ho avuto paura di rimanere chiuso e sono partito troppo presto. E’ stato un errore, ma anche la mossa giusta: c’era una semicurva e con meno vento avrei potuto vincere. Ieri pomeriggio ho cercato di stare calmo, dormire, mangiare, recuperare. Oggi ho provato a stare a ruota di Kristoff: sapevo che la sua squadra aveva il miglior treno. Dovevo solo seguirlo e saltarlo sul finale. E così è andata.


Non farai il Giro, ma qui c’è uno che ci andrà. Dicci qualcosa di Poels…
E’ la prima gara che faccio con Wout. L’ho sempre visto al Team Sky, ricordo che lui era già pro’ nel 2009 e io ero ancora allievo. E’ un ragazzo molto scherzoso, un burlone, ma in corsa è serissimo. Ha guidato la squadra in maniera esemplare. Non abbiamo mai avuto momenti di difficoltà nel controllare la corsa. Ha sempre mantenuto la calma e ci ha dato quella serenità che serve per vincere. Ne parlavo anche con Fausto (Masnada, ndr) a cena: quando hai un capitano così, le motivazioni e le energie si moltiplicano. E’ bello correre da squadra…
Wout ci ha detto che non farà classifica al Giro. E’ così?
Sinceramente non lo so, ma non credo. Al Giro ci sarà una XDS-Astana d’assalto.
In effetti abbiamo visto una XDS compatta. Ma non credevamo che Poels fosse così leader…
Sì, mi avevano detto che si veniva per fare classifica con lui, quindi magari avrei dovuto lavorare. E siamo una squadra: c’era un obiettivo. Mi sono messo a disposizione e ho cercato di risparmiare più energie possibili nella seconda, terza e quarta tappa. E così facendo alla fine sono riuscito a vincere l’ultimo giorno.


Risparmiare energia pur lavorando però, perché ti abbiamo visto spesso davanti…
Negli anni ho imparato che in queste gare a tappe lunghe, perché otto giorni non sono pochi, la chiave è il recupero. Abbiamo un orologio Garmin che ci monitora tutto e ho visto che anche stando fermo al pomeriggio dopo le tappe, consumavo energia. C’era stress. Quindi ho cercato di dormire tutti i pomeriggi, recuperare al massimo. E c’è differenza: il giorno dopo lo senti, vedi che hai recuperato di più. Sembra banale, ma dopo otto tappe fa la differenza. Ho curato il recupero, il sonno, l’alimentazione… perché sapevo che agli ultimi due giorni dovevo arrivarci più fresco possibile.
Non sarai al Giro: un po’ ti dispiace?
Mi piacerebbe fare un Grande Giro, non l’ho mai fatto. Ma so anche che sarebbe una sofferenza grande per me. Penso di aver trovato la mia dimensione in gare così, con qualche squadra WorldTour. Posso essere competitivo e togliermi soddisfazioni.
Onesto…
Sì, ci sono 4-5 velocisti più forti, c’è poco da fare. Per un velocista è importante vincere e questa è la mia dimensione. Magari posso migliorare ancora un po’ con più corse di questo livello. L’anno scorso ne ho fatte poche, quest’anno ho già corso in UAE, in Cina e qui in Turchia. La mia condizione crescerà e voglio dimostrare che il mio posto qui me lo sono meritato. Nelle prossime settimane avrò molti appuntamenti per sprinter.