Conosciamo il Terengganu, miglior continental al mondo

13.10.2024
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BATU PAHAT (Malesia) – Nel corso della nostra trasferta in Malesia al Tour de Langkawi abbiamo avuto l’occasione di conoscere da vicino il Terengganu Cycling Team, la miglior squadra continental al mondo. Punti alla mano, la squadra malese è al trentesimo posto della classifica a squadre UCI, davanti a diverse professional europee anche piuttosto note.

In Asia è una specie di Real Madrid della situazione. I suoi atleti sono rispettati ed ovunque vanno le loro maglie blu sono acclamate. In una mattina abbiamo parlato con Datò Seri Tengku Farok Hussin Bin Tengku Abdul Jalil, il team manager della squadra.

Datò Seri Tengku Farok Hussin Bin Tengku Abdul Jalil, team manager della squadra, al centro della foto con i suoi ragazzi
Datò Seri Tengku Farok Hussin Bin Tengku Abdul Jalil, team manager della squadra, al centro della foto con i suoi ragazzi

Un sogno nato nel 2011

«In generale abbiamo una buona organizzazione – spiega Datò (abbreviamo il suo nome) – un buon lavoro di squadra. Siamo una grande famiglia composta dal top management, dallo staff, dai ciclisti… Abbiamo anche un motto: “Level up TCG”. Sali di livello. Una spinta a fare sempre meglio».

Il Terengganu Cycling Team è nato nel 2011. Quell’anno arrivano subito le prime vittorie: sei. La prima in assoluto porta una firma importantissima per il ciclismo della Malesia e forse dell’Asia intera, ed è quella di Anuar Manan, nome che dirà poco ai più, ma che riveste invece un enorme significato per la Malesia.

Manan infatti è stato il primo ed unico malese a vincere una tappa al Tour de Langkawi, la più importante corsa nazionale e tra le più storiche gare asiatiche. Corsa che noi stessi vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi. Ancora oggi, e lo abbiamo visto con i nostri occhi, Manan è una star da quelle parti e lavora con l’organizzazione del Langkawi.

«Da allora – riprende Datò – siamo progrediti lentamente verso la vetta della classifica come miglior squadra asiatica. Ormai è da qualche anno che siamo lì e questo ci motiva molto».

Oggi, come accennavamo, Terengganu è posizionata benone nel ranking UCI, relativamente alle sue possibilità, chiaramente. Anche al Langkawi si è fatta vedere, stando spesso nel vivo della corsa e onorando le fughe. Inoltre non sono mancati dei piazzamenti nei primi dieci.

E’ chiaro che fare punti da quelle parti, per certi aspetti è più facile: il livello delle gare non è sempre elevato, ma questo vale anche per gli altri team. Alla fine i punti bisogna farli e loro ci riescono.

Il campione cipriota, Andrea Miltidias
Il campione cipriota, Andrea Miltidias

Da Manan a Miltidias

Come fanno? Qual è il loro metodo di lavoro? Come scelgono gli atleti?

«Abbiamo corridori di più Nazioni – spiega il manager – anche se il nostro obiettivo principale è quello di promuovere i ciclisti locali. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di avere anche qualche corridore straniero e abbiamo numerose richieste da tutto il mondo. Siamo molto selettivi in tal senso, così possiamo permetterci di scegliere quelli che riteniamo adatti a stare con noi».

Oltre agli atleti storici, come Mohd Saleh, che con dieci successi è il plurivittorioso storico del team, ci sono anche due atleti che sono stati nel WorldTour: l’eritreo Merhawi Kudus (Dimension Data, Astana ed EF) e l’algerino Youcef Reguigui (Team Quhbeka e Dimension Data). E recentemente si è aggiunto un cipriota. Un cipriota che ben conosce l’Italia. Parliamo di Andreas Miltiadis.

Miltiadis era un biker. Lo portò in Italia Andrea Marconi, team manager di un grande team di mtb. «Conobbi Marconi durante la Cyprus Sunshine Cup, un’importante gara a tappe offroad. C’erano grandi campioni e io arrivai quinto. Prima giocavo a buon livello nella pallamano, ma tra gli studi e il militare, smisi. Così decisi di acquistare una mtb per conto mio.

«Oggi mi segue un coach italiano, Pino Toni. Con lui stiamo portando avanti un programma di lavoro che mi consenta di passare gradualmente dalla mtb alla strada in modo definitivo».

Le cose non vanno male visto che Miltiadis ha vinto sia il titolo nazionale a crono che su strada e ha ottenuto diversi piazzamenti nei primi dieci.

Sogno professional

Sedici atleti di 6 Nazioni differenti dunque. Alla base, come abbiamo visto ieri per il JCL Ukyo di Volpi, c’è una gestione solida e snella al tempo stesso, in cui la coordinazione e il rispetto dei programmi sono alla base.

«La nostra sede – prosegue Datò – è nel Terengganu appunto, a Kuala Terengganu. Terengganu è uno stato della Malesia che sorge sulla costa orientale. Ma la maggior parte dei nostri training camp li svolgiamo in tutto il mondo: in Turchia, in Thailandia e anche in Indonesia e Australia. E’ cosi che ci incontriamo con i nostri corridori stranieri che non vivono qui. In quelle occasioni facciamo intensi allenamenti».

Come ieri abbiamo chiesto a Volpi, anche a Datò Seri Tengku Farok Hussin Bin Tengku Abdul Jalil, non abbiamo non potuto domandare di un possibile passaggio alla categoria professional. Tra l’altro da quel che ci hanno detto, il loro budget non è affatto male.

«Naturalmente – replica Datò – andando avanti vorremmo esserlo. Vorremmo andare oltre, ma tutto dipende da quanto riusciremo a sostenere la nostra squadra in termini finanziari e tutto il resto. Di certo se saremo in grado di finanziarci lo faremo».

Uno scatto dei Sukma Games, dove il Terengganu scopre molti giovani ciclisti
Uno scatto dei Sukma Games, dove il Terengganu scopre molti giovani ciclisti

Per la Malesia

«Ma come ho detto il nostro obiettivo primario è quello di portare i ragazzi della Malesia in questa squadra. Abbiamo un buon team tecnico per selezionare e trovare i corridori, un buon servizio di scouting. In Malesia le corse giovanili non mancano e poi abbiamo i Sukma Games».

Sukma Games è un evento multisportivo a cadenza biennale che coinvolge i giovani atleti di tutta la Nazione. Ci sono 14 federazioni principali, tra cui il ciclismo, e altre che entrano ed escono in base all’edizione. «Molti dei nostri ragazzi vengono da lì. Li portiamo nella nostra accademia e da lì alla prima squadra».