Per la Eolo-Kometa ci sono le valigie T.W.S.

26.01.2022
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Per i prossimi due anni sarà l’azienda varesina T.W.S. ad assistere nel loro lavoro i meccanici, i massaggiatori e lo staff medico della Eolo-Kometa. La formazione guidata da Ivan Basso e Alberto Contador potrà quindi contare sull’affidabilità delle valigie portautensili T.W.S. che hanno la caratteristica principale di essere prodotti resistenti e di alta qualità.

La presenza nel mondo del ciclismo non è una novità in casa T.W.S., grazie anche alla passione per le due ruote del suo fondatore Ubaldo Longhin. Una passione trasmessa poi ai figli Giuseppe e Marco che li ha portati a sponsorizzare a partire dal 2009 diversi team ciclistici di grande prestigio. Stiamo parlando di Lampre, Bahrain-Merida e Astana-Premier Tech, prima di arrivare oggi alla Eolo-Kometa.

Carmine Magliaro e Ezio Bozzolo, massaggiatore e autista bus Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)
Carmine Magliaro e Ezio Bozzolo, massaggiatore e autista bus Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)

Guidati dalla passione

A raccontarci qualcosa di più della nuova sponsorizzazione è Giuseppe Longhin, che in azienda ricopre la carica di Amministratore Unico. L’abbiamo incontrato pochi giorni fa nei suoi uffici di Somma Lombardo, in provincia di Varese.

«E’ da più di dieci anni – così ci ha accolto – che lavoriamo con squadre professionistiche. A guidarci è sempre stata la nostra passione per il ciclismo che abbiamo ereditato da nostro padre, più io di mio fratello. Quest’inverno siamo stati contattati dalla Eolo-Kometa ed in pochissimo tempo abbiamo raggiunto con loro un accordo di durata biennale.

«Devo dire che sono davvero contento di come si sta sviluppando il rapporto con il team – ha aggiunto Giuseppe Longhinil mio referente nella squadra è Paco Romero che riveste il ruolo di Marketing & Sponsor Relationship Manager. E’ sempre disponibile e mi ha già confermato la disponibilità a poter realizzare con la squadra nel corso della stagione delle iniziative promozionali».

T.W.S ha iniziato le proprie collaborazioni nel mondo del ciclismo nel 2009
T.W.S ha iniziato le proprie collaborazioni nel mondo del ciclismo nel 2009

Valigie per tutto lo staff

La fornitura iniziale di valigie portautensili conta complessivamente di 40 pezzi. Ai meccanici sono state fornite valigie standard. Si tratta del modello Olympus. Stiamo parlando di una valigia porta attrezzi realizzata con materiali di altissima qualità che la rendono altamente affidabile e resistente, qualità indispensabili per i meccanici nell’esercizio del loro lavoro.

Per medici e massaggiatori sono state invece realizzate delle valigie personalizzate secondo le loro particolari esigenze.

Dodici valigie vuote sono state invece previste per le ammiraglie e il bus della squadra e una ulteriore valigia per il videomaker che segue il team nel corso della stagione. La fornitura è completata da una serie di bauli e contenitori per il trasporto delle attrezzature necessarie alla normale attività del team.

Ai meccanici del team sarà fornita la valigia T.W.S. Olympus
Ai meccanici del team sarà fornita la valigia T.W.S. Olympus

Come normali clienti

Lasciamo a Giuseppe Longhin la chiusura della nostra intervista: «In tutti questi anni passati nel mondo del ciclismo non abbiamo mai ricevuto una lamentela dai meccanici e più in generale dallo staff dei team con i quali abbiamo collaborato. Spesso ci è anche capitato di essere contattati da altre squadre con le quali non avevamo un contratto di collaborazione che hanno voluto acquistare le nostre valigie come se fossero dei normali clienti. Per noi è il massimo della soddisfazione. Vuol dire che i nostri prodotti sono davvero affidabili».

T.W.S.

Kratos + Eolo-Kometa: partnership di valore

21.01.2022
4 min
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Nei giorni scorsi Kratos, realtà specializzata nella produzione di integratori sportivi completamente naturali, ha annunciato con giustificato orgoglio che anche per la stagione 2022 fornirà la propria esperienza e soprattutto i propri integratori alla Eolo-Kometa. La partnership investirà anche la formazione Under 23 che fa base in Spagna.

Per farci raccontare qualcosa di più sulla collaborazione con il team di Basso e Contador, e soprattutto per fare un primo bilancio dell’anno appena concluso, abbiamo incontrato Giorgio Triacca, responsabile eventi sportivi e comunicazione di Kratos.

«Siamo molto contenti dei risultati sportivi raggiunti nel 2021, a cominciare dalla vittoria di Lorenzo Fortunato al Giro d’Italia – dice – ma soprattutto siamo soddisfatti del rapporto che si è instaurato con i ragazzi del team. Lo scorso anno il nostro nutrizionista Alessandro Bonetti ha partecipato al primo ritiro della squadra a Oliva in Spagna per spiegare a ciascun atleta come alimentarsi e integrarsi correttamente. Quest’anno – continua – a causa della pandemia, abbiamo dovuto optare per un incontro virtuale ma il riscontro avuto dagli atleti è stato comunque molto positivo».

Anche nel 2022 Kratos sarà accanto ai corridori della Eolo-Kometa per quanto riguarda l’integrazione sportiva (foto Maurizio Borserini)
Anche nel 2022 Kratos sarà accanto ai corridori della Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)

Solo materie naturali

In Kratos ci tengono a sottolineare che nella realizzazione dei loro integratori si utilizzano esclusivamente materie prime naturali selezionate attentamente. Inoltre, non vengono assolutamente aggiunti coadiuvanti tecnologici ed elementi derivanti da chimica industriale. E’ lo stesso Giorgio Triacca a insistere su questo aspetto.

«Mi piace considerare Kratos una realtà artigianale – spiega – che nasce dalla Medicina Naturale. Ogni nostro integratore è il risultato di uno studio approfondito e di una ricerca costante. Curiamo meticolosamente la produzione di ogni singolo prodotto proprio come dei veri artigiani».

La nuova maglia della Eolo-Kometa per la stagione 2022 (facebook Eolo-Kometa)
La nuova maglia della Eolo-Kometa per la stagione 2022 (facebook Eolo-Kometa)

L’importanza degli atleti

In Kratos tengono molto al contatto diretto con gli atleti della Eolo-Kometa. Si tratta infatti di un’ottima opportunità per spiegare loro in maniera approfondita come nascono i singoli prodotti e soprattutto su come utilizzarli. Il contatto con gli atleti ha permesso all’azienda di ricevere dei feedback molto importanti che hanno consentito di apportare alcuni piccoli “aggiustamenti” ad alcuni prodotti. E’ lo stesso Giorgio Triacca a raccontarci qualche piccolo aneddoto.

«A inizio stagione – ricorda – avevamo fornito al team dei gel contenuti in tubetti in alluminio. I ragazzi della Eolo-Kometa ci hanno segnalato che li trovavano un poco scomodi. Per venire incontro alle loro esigenze abbiamo allora sostituito la confezione con una più comoda che si apre a strappo. Sempre dai ragazzi del team ci è arrivata la richiesta di avere una barretta più energetica: cosa che abbiamo fatto rendendola più ricca di carboidrati».

La stagione della Eolo-Kometa ha avuto il suo apice nella vittoria di Lorenzo Fortunato sullo Zoncolan al Giro d’Italia
La stagione della Eolo-Kometa ha avuto il suo apice nella vittoria di Fortunato sullo Zoncolan

Un sistema sinergico di integrazione

Anche nel 2022 i ragazzi della Eolo-Kometa potranno contare sul “Sistema di Integrazione Sinergico”, studiato espressamente per gli sportivi al quale in Kratos hanno iniziato a lavorare dal 2006. Prevede prodotti specifici da assumere prima, durante e dopo lo sforzo. Per la fase che precede la competizione sono previsti una serie di prodotti naturali idonei a preparare il corpo allo sforzo da sostenere. Ulteriori prodotti sono stati invece pensati per sopportare i carichi di lavoro previsti durante una gara oppure nel corso di un allenamento intenso. Per finire si realizzano anche dei prodotti specifici per riequilibrare, ossigenare e drenare i liquidi in eccesso a seguito dell’attività sportiva.

Ulteriori prodotti sono stati infine realizzati per il mantenimento dello stato di forma raggiunto attraverso l’allenamento.

Alla base di ogni singolo integratore Kratos vi è comunque sempre la ferma convinzione che sia estremamente importante insegnare agli atleti ad alimentarsi in maniera corretta e naturale in quanto l’integrazione non può da sola andare a sostituire una sana alimentazione.

Kratos

Le regole da tecnico di “Sweet Baby Jesus”

02.01.2022
5 min
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La prima volta fu a Tenerife a dicembre del 2008, all’alba della stagione in cui Contador e Armstrong avrebbero vestito la maglia dell’Astana e lo spagnolo per questo era parecchio contrariato. Sarebbe stato l’anno del Tour condiviso, vinto da Alberto a capo di tensioni clamorose. La squadra kazaka aveva ingaggiato un suo amico, Jesus Hernandez, compagno nelle giovanili e di tanti allenamenti.

E proprio Hernandez, in un giorno di allenamenti verso Masca, si prese il gusto di mettere in croce l’americano, staccandolo in salita nonostante l’altro avesse tentato di resistergli fino in cima. E la sera, tornato in hotel, scrisse un tweet, che ancora oggi è fra noi motivo di scherzo, chiamandolo «Sweet Baby Jesus», Dolce Bambino Gesù, e coprendolo di complimenti.

«Arrivavo con una buona condizione – ricorda Jesus, in apertura nella foto di Maurizio Borserini – perché nel 2008 non avevo corso e mi ero allenato tanto. Quel giorno si misero davanti Lance e Leipheimer. Io ero per tutti l’amico di Contador e quando andai vicino alla macchina, mi dissero di attaccarli, se potevo. Forse non colsi l’ironia di quella che poteva essere una battuta e così andai con loro e li saltai, dimostrando che ero più dell’amico di Alberto. Lance la prese con grande spirito e al rientro scrisse quel famoso tweet. Fu divertente anche per Johan (Bruyneel, tecnico del team, ndr). Io credo che a gente come Armstrong e come Alberto piacciano le persone con personalità. E se loro attaccavano, perché non avrei dovuto contrattaccare?».

Dalla bici all’ammiraglia

Oggi Sweet Baby Jesus è uno dei direttori sportivi della Eolo-Kometa. Da quei giorni, la sua carriera rimase parallela a quella di Contador. Smise alla fine del 2017 e fu Alberto a coinvolgerlo nel progetto continental Polartec-Kometa, agganciata alla sua Fondazione poi diventata un team professional.

«Sono molto contento di questo ruolo – sorride al termine del primo ritiro spagnolo – per come è andata in questi giorni insieme e per il rapporto che si è creato con staff e corridori. Ci siamo conosciuti meglio, peccato solo per il tempo brutto degli ultimi giorni. Quei mesi con Armstrong? Furono un’esperienza. Lance non mi ha mai trattato male, forse perché sono amico di Alberto. Ma si capiva che fra loro la tensione fosse a mille. Due così che puntano agli stessi obiettivi…».

Il direttore mascherato: Jesus Hernandez, madrileno classe 1981 (foto Eolo-Kometa)
Il direttore mascherato: Jesus Hernandez, madrileno classe 1981 (foto Eolo-Kometa)
Sembra passata una vita…

Sono già al quinto anno come direttore sportivo, è un vivere differente. I primi due anni non furono facili. Scesi di bici e passai in ammiraglia, da una squadra WorldTour con tutti i riflettori, a una piccola continental. Da quando sono arrivati Zanatta e Sean Yates però c’è stata un’accelerazione impressionante. La squadra è salita di categoria e lottiamo per obiettivi importanti. Molte volte in corsa devo respirare, perché vorrei andare davanti ad aiutare i corridori. In macchina sembra facile, ma non è così…

Pensavi a un progresso così rapido?

No davvero, è stato un salto molto alto. Ma visto che a gestirlo s’è ritrovata gente con tanta esperienza, è stato quasi naturale. Lavoriamo con grande serietà, normale lavorare per vincere.

Perché è stato determinante l’arrivo di Zanatta e Yates?

Perché ogni giorno imparo qualcosa. Quando parlano, mi fermo qualsiasi cosa stia facendo, e li ascolto. Yates l’ho avuto come mio direttore alla Tinkoff e poi all’Astana. Sono due maestri.

Smesso di correre nel 2017, nel 2018 Jesus è già alla Valenciana con la Polartec-Kometa
Smesso nel 2017, nel 2018 Jesus è già alla Polartec-Kometa
Che tipo di direttore sportivo è Jesus Hernandez?

Mi piace dissezionare la corsa. Osservare i dettagli. Il vento. La salita. Preferisco il livello tattico, oltre a trovarmi bene nel motivare i più giovani, perché non abbiamo una grandissima differenza di età. Con alcuni della squadra ho anche corso. Però quello che preferisco è prendere la mappa nella riunione del mattino sul pullman e presentare la corsa, spiegando i vari passaggi.

Eri così anche da corridore?

Quando ero in camera con Alberto (ride, ndr), si stava tutta la notte col libro in mano a preparare qualcosa. Niente era per caso, lui studiava il percorso e gli avversari. Era molto metodico in tutto. C’erano e ci sono corridori che non aprivano nemmeno il libro della corsa, noi invece arrivavamo al via e sapevamo già tutto.

E’ cambiato il vostro rapporto?

Non è cambiato niente. Va bene, non dividiamo più la stanza, ma siamo sempre amici. Usciamo la sera, andiamo a cena. Andiamo in bici con i corridori, ci divertiamo ancora con il ciclismo e con la squadra. Mi piace lavorare con lui e per lui.

Quando hai capito che la tua sarebbe stata carriera da gregario?

Già prima di andare alla Astana. Ho capito che non avrei vinto tanto facilmente, ma che avrei potuto aiutare il migliore a farlo. Quando nel 2004 passai alla Liberty Seguros, mi resi conto che andavo bene, ma sempre un gradino sotto i migliori. A Madrid mi allenavo con “Dani” Moreno, che ha la mia età. Lui si preparava per vincere e ci riusciva, io no. Non è stato difficile scegliere.

Da dove comincerà il tuo 2022 di corsa?

Da Valencia e Mallorca con gli spagnoli. Abbiamo diviso i corridori in base alle affinità. Io ho il gruppo spagnolo, Yates quelli che parlano inglese, Stefano e Conte seguono gli italiani. L’importante è che il corridore si trovi bene, questo è il nostro punto di partenza.

Il folletto dello Zoncolan, 25 domande e 25 risposte

22.06.2021
7 min
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Adesso che è andato anche lui in vacanza e che lo rivedremo in gruppo per settembre, abbiamo sommerso di domande Lorenzo Fortunato, il folletto dello Zoncolan. Il modo per conoscerlo un po’ meglio e capire dove vuole arrivare.

1) Come ti chiami e da dove vieni?

Mi chiamo Lorenzo Fortunato, vengo da Bologna e sono nato il 9 maggio del 1996.

2) Pensavi che avresti vinto sullo Zoncolan?

Assolutamente no, volevo andare in fuga e pensavo solo a quello e così è stato. Poi mi sono ritrovato in fuga e da lì è nato tutto.

3) Quando hai sentito che gli altri si sarebbero adoperati per portarti davanti, hai pensato che sarebbe stata una gran fatica? 

Prima della riunione mi chiedevo se fosse davvero il caso di andare in fuga, perché non era certo che sarebbe arrivata. Poi c’è stata la riunione e mi hanno detto secco: «Fortu, devi andare in fuga!». A quel punto mi toccava per forza. Ci ho creduto e i miei compagni ci hanno creduto più di me nel portarmi allo scoperto. E ho vinto la tappa…

4) Che cosa sapevi dello Zoncolan?

Che era la salita più dura del Giro e che gli ultimi 3 chilometri sarebbero stati infernali. Però io non pensavo a nient’altro che a spingere e intanto aspettavo i 3 chilometri per staccare Tratnik. Alla radiolina mi dicevano «Aspetta, aspetta, aspetta». Allora ho aspettato e quando la strada si è impennata, ho pedalato più forte, ho guardato sotto la ruota e lui non c’era più. E ho continuato fino alla fine.

Ha vinto a sorpresa sullo Zoncolan, come un folletto, staccando Tratnik nel finale
Ha vinto a sorpresa sullo Zoncolan, come un folletto, staccando Tratnik nel finale

5) Da junior facevi lo junior, poi hai fatto l’under 23 e ti sei laureato. Quanto è stata importante finora questa gradualità?

E’ importante perché sono arrivato a 25 anni e ho vinto una tappa al Giro, arrivando davanti in classifica. Alla Adriatica Ionica ho vinto. Magari alcuni giovani lo fanno prima, io l’ho fatto adesso. Ognuno ha il suo percorso e la sua crescita. Io ho sempre lavorato anche quando le cose non andavano bene. Continuavo a pensare che prima o poi tutto quel lavoro mi sarebbe tornato indietro e alla fine è successo quando meno me lo aspettavo. Nel frattempo mi sono laureato in Scienze Motorie quando ero dilettante. 

6) Anche questo è importante.

Sì, almeno sai quello che fai. Sai perché ti alleni e magari lo fai più volentieri o comunque capisci perché lo stai facendo. 

7) Nei tuoi sogni c’era posto per tutto questo?

Ho fantasticato, ho sognato… Però non me lo sarei mai aspettato di vincere tutto questo nel giro di 20 giorni. Adesso mi fermo e per circa venti giorni stacco la spina diciamo per poi riprendere a settembre, ma se fosse per me io continuerei a correre.

8) Le due vittorie dello Zoncolan e del Monte Grappa sono in qualche modo collegate?

Secondo me sì. Dopo lo Zoncolan, ho preso morale e l’ultima settimana del Giro andavo forte in salita, rimanevo davanti. Poi alla Adriatica Ionica ho messo la ciliegina sulla torta.

Dopo i primi chilometri del Grappa, la selezione è subito netta
Dopo i primi chilometri del Grappa, la selezione è subito netta

9) Cos’è per te la salita?

Io non vedo l’ora che cominci la salita per fare meno fatica, perché in pianura soffro troppo.

10) Cos’è per te la fatica?

E’ una presenza fissa nel ciclismo. Siamo un po’ tutti abituati e la fai volentieri. Anzi senza fatica, non sarebbe neanche ciclismo. La fatica ha il suo gusto. Molte volte fai fatica e non arrivi, allora la fatica è brutta. Mentre quando fai fatica, arrivi e vinci, non la senti neanche.

11) A casa cosa hanno detto di queste vittorie?

Non ci credevano. Quando hanno visto lo Zoncolan, Castel de Britti è esplosa. In proporzione la vittoria sul Monte Grappa ha fatto meno scalpore. Il boom c’è stato sullo Zoncolan, perché non me l’aspettavo nemmeno io e l’ho realizzata dopo il Giro. Però portare a casa la classifica generale con la tappa del Monte Grappa… anche quello è stato importante soprattutto come fase di crescita.

12) Ti sei accorto che stavi per perdere tutto per un buco in volata?

Non mi sono accorto di niente. Ero ruota di Albanese, siamo arrivati, giornalisti, ho festeggiato, nessuno ha detto niente. Sono andato alle interviste, sul podio, alle premiazioni. E quando stavano smontando l’arrivo, vado al pullman e a quel punto l’ho scoperto. Però non c’è stato il momento dopo l’arrivo in cui ho avuto paura di non aver vinto. 

Ha vinto ancora sul Monte Grappa, arrivo della seconda tappa della Adriatica Ionica Race: un po’ meno folletto, più leader
Ha vinto ancora sul Monte Grappa: un po’ meno folletto, ma più leader

13) Che cosa significa correre alle dipendenze di Basso e Contador?

Ti insegnano a fare il corridore, come non facevo prima. Anche le piccole cose che fanno la differenza. Ti motivano, ti insegnano e soprattutto ti danno quella forza in più che magari prima non avevo e che mi trasmettono come quando correvano. Contador parla tanto. Certe volte siamo insieme sul bus, mi parla, io ascolto poi, con le mie gambe e con la mia forza, metto in atto quello che mi insegna.

14) Hai avuto dubbi nell’accettare la loro offerta?

Neanche per un secondo. La proposta è arrivata a fine stagione e ho detto subito di sì. Alberto lo seguivo quando ho iniziato a correre, perché c’era lui in televisione. Ivan invece mi ha seguito per tutto il Giro d’Italia, quando Alberto lo sentivo per messaggio perché ha avuto problemi con il Covid. Sono due grandi riferimenti.

15) Sei uno che scatta o vai di passo?

Sono uno che tende a stare un po’ più col rapportone. Sto seduto oppure in piedi, però non faccio cambi di ritmo. Vado su del mio passo regolare, tendenzialmente non guardo gli scatti e nel finale ne ho uno, però quell’uno che faccio, lo faccio forte!

Dopo la tappa di Comacchio, la Eolo festeggia la vittoria alla Adriatica Ionica Race: il folletto è diventato capitano
Dopo la tappa di Comacchio, la Eolo festeggia la vittoria alla Adriatica Ionica Race: il folletto è diventato capitano

16) Lo Zoncolan è la salita più dura che hai mai fatto in corsa? 

Forse le salite più dure che ho fatto sono state nelle Asturie prima del Giro. Però, avendo il 36 e il 29, molte volte la salita la fai dura in base a come la fai. A volte è più duro un falsopiano col vento che la salita in sé, almeno per me. Sullo Zoncolan avevo il 36×32 e andavo comunque duro, ma è un’altra cosa rispetto al 39×25 di una volta.

17) Ti capita di essere riconosciuto in strada?

Da dopo lo Zoncolan, succede spesso. In Lombardia, perché vivo a Erba con la mia la fidanzata, alle Fontane quando ci sono tanti amatori evito, perché sennò fermo mezz’ora. Però è piacevole, lo diventa un po’ meno se in una distanza devo fermarmi per quattro volte.

18) Ti alleni solo oppure in gruppo?

In gruppo, da solo faccio fatica. Poi c’è il giorno che esco da solo, ma è l’eccezione.

19) Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Sicuramente un buon finale di stagione, all’Emilia, al Lombardia e alle classiche in Italia. Per finire bene e avere essere già uno step avanti per il prossimo anno.

Ecco la Aurum Magma Zoncolan consegnata a Fortunato (foto Maurizio Borserini)
Ecco la Aurum Magma Zoncolan consegnata a Fortunato (foto Maurizio Borserini)

20) Cosa rispondi alle offerte delle altre squadre?

La mia idea, l’ho detto fin da subito, è quella di rimanere alla Eolo-Kometa, perché qui mi sono trovato bene e in futuro cresceranno e crescerò con loro.

21) Tre aggettivi per descrivere la bici perfetta?

Leggera, siamo a 6,8 chili. Scorrevole e su questo Ceramic Speed non si batte. Poi deve essere bella, pulita.

22) Com’è la bici con la scritta Zoncolan?

Me l’hanno data la mattina dell’Alpe di Motta e mi sono detto che sarei dovuto arrivare nei 10 e infatti sono arrivato nono. Era l’ultima tappa di montagna del Giro, tutti volevano vincere e io sono rimasto lì. Mi sono staccato negli ultimi 4-5 chilometri della salita finale. E quando ero a tutta guardavo in basso, leggevo il nome sulla bici, e mi dicevo che non potevo staccarmi a Madesimo. Insomma, ho vinto sullo Zoncolan…

La crono non è mai stata motivo di attenzione: ora si cambia
La crono non è mai stata motivo di attenzione: ora si cambia

23) Quanto pesi?

Sonop 57-58. Chiaro che non posso tenerlo tutto l’anno, però non mi pesa mangiare insalata, pasta in bianco e petto di pollo anche per un mese.

24) La crono è un nemico?

No, la cronometro non è mai stata preparata, perché nessuno pensava che andassi così al Giro. Ma comincerò a farlo già dal prossimo ritiro in altura, in vista del prossimo Giro d’Italia.

25) Prima dello Zoncolan, quale era stato il tuo maggior momento di gloria in bici?

Passare a San Lazzaro, nel mio paese. Quando sono passato, ho salutato tutti e già era una vittoria. Essere al Giro d’Italia e passare da San Lazzaro…

Sterrati e suspence. Fortunato salvo per un soffio, Viviani bis

17.06.2021
4 min
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Un brivido gelido lungo la schiena, malgrado una giornata torrida da 32 gradi. La terza ed ultima tappa della Adriatica Ionica Race, da Ferrara a Comacchio di 149 chilometri, si chiude con una buona dose di suspence che offre ulteriore sapidità ad una edizione breve (rispetto alle precedenti due), bella ed intensa della gara organizzata da Moreno Argentin. Fortunato si è salvato davvero per un soffio.

Insidie di strada

La frazione conclusiva della AIR prevedeva sei tratti di sterrato (per un totale di 15 chilometri) che, anche se erano posti nella parte centrale del tracciato, potevano ispirare qualche azione coraggiosa: sia per evitare l’arrivo allo sprint, sia per ribaltare una classifica generale tutt’altro che definitiva nonostante il traguardo del Grappa avesse seriamente deciso tutto.

Nella volata, Viviani ha la meglio su Mareczko (foto Scanferla)
Nella volata, Viviani ha la meglio su Mareczko (foto Scanferla)

Per un soffio

Invece no, o quasi. Il finale della tappa, e quindi della gara, è stato avvincente, tutto racchiuso in questioni di centimetri e secondi. L’arrivo è stato in volata, e che volata: Viviani brucia al fotofinish Mareczko, mentre terzo chiude Martinelli. Ma non è finita qui perché dopo il triangolo rosso, sotto l’impulso anche dell’Astana (Pronskiy era secondo nella generale a 5” e indosserà la maglia bianca di miglior giovane) oltre che della nazionale e della Vini Zabu, si è creato un buco di 3” nel quale è finito Fortunato che ha seriamente rischiato di vedere svanire tutto. E stavolta il bolognese della Eolo-Kometa ha dovuto ringraziare il proprio cognome e i suoi compagni di squadra, in primis Vincenzo Albanese, per aver salvato la leadership e festeggiare così la sua terza vittoria in carriera.

Strade Bianche arrivando verso Comacchio: grande suggestione (foto Scanferla)
Strade Bianche arrivando verso Comacchio: grande suggestione (foto Scanferla)

Sorriso Fortunato

Al traguardo Fortunato ha trovato sia il sorriso (una volta avuto la conferma cronometrica) sia Alberto Contador, pronto a congratularsi con lui e dargli una spinta morale in più in vista del campionato italiano di domenica ad Imola.

«Dedico questa vittoria a tutta la squadra – ha dichiarato il vincitore della AIR, che ha conquistato anche la maglia verde dei Gpm – e vincere davanti a Contador ha un sapore speciale. Da inizio stagione sono cambiate tante cose: prima correvamo per farci vedere, ora lo facciamo per vincere. Il percorso tricolore l’ho provato tra fine Giro ed inizio di questa corsa. E’ duro e impegnativo, perciò aspettatemi».

I colori della primavera, per una corsa bellissima (foto Scanferla)
I colori della primavera, per una corsa bellissima (foto Scanferla)

Benedizione Contador

E proprio “el Pistolero” gli fa eco: «Dopo il bel Giro d’Italia, la vittoria sul Monte Grappa, arriva questo successo nella generale. Oggi è una altra gran bella giornata per una formazione giovane come la nostra. Speriamo di continuare così. Con Lorenzo ho parlato tanto, anche della mia esperienza da corridore, e lui è intelligente. Ieri lo si è visto, quando si è trovato da solo in mezzo a tanti altri corridori di altri due team (Astana e Bardiani, ndr) ha aspettato il momento giusto e sul traguardo è stato perfetto. Però bisogna dire che si era preparato anche tanto».

Slancio Viviani

Doppia apparizione sul podio delle premiazioni anche per Elia Viviani che si porta a casa anche la maglia rossa della classifica a punti: «Quando fai la volata di testa e da dietro stanno rimontando forte non te ne rendi conto se hai vinto davvero, soprattutto se per meno di due centimetri. A volte si vince con due bici come ad Aviano e a volte così, ma come vi dicevo l’importante è vincere perché vittoria porta vittoria. Finisco col morale altissimo, sono già tre i successi quest’anno che sono un buon bottino rispetto agli zero dell’anno scorso, ma da domani torno in pista perché sappiamo che c’è da lavorare per arrivare a Tokyo al 110 per cento».

Eolo-Kometa: un progetto che è solo all’inizio

19.04.2021
3 min
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Dopo una lunga gestazione, prende finalmente il volo la Eolo-Kometa, il progetto fortemente voluto da due grandi campioni del recente passato, Ivan Basso e Alberto Contador. Una squadra la loro che unisce corridori esperti a giovani speranze e che già nel suo primo anno di vita vuole mettersi in grande evidenza, anche se le due stelle hanno già detto che gli obiettivi del team sono molto alti e potranno essere raggiunti solo dopo almeno tre anni.

Eolo Kometa
Eolo-Kometa, foto di gruppo al ritiro di inizio stagione
Eolo Kometa
Eolo-Kometa, foto di gruppo al ritiro di inizio stagione

Vecchio “Gava”

La campagna acquisti è stata ricca, andando alla ricerca di corridori che hanno voglia di sacrificarsi per emergere, alcuni anche con un palmarés già importante a cominciare dal “nonno” della squadra, quel Francesco Gavazzi che non ha assolutamente voglia di appendere la bici al classico chiodo e che molto potrà insegnare ai suoi compagni più giovani.

La squadra ha due anime proprio come i due campioni che vi hanno posto sopra il loro imprimatur, una forte componente italiana che si unisce perfettamente a quella iberica, con qualche aggiunta britannica e ungherese. A corridori come Belletti e Wackermann si chiede di raccogliere subito gioie in giro per il mondo, anche nelle ultimissime stagioni i due hanno dimostrato di sapere come si fa. La formazione è adatta soprattutto alle classiche d’un giorno, ma anche nelle brevi corse a tappe proverà a dire la sua.

Nuovi stimoli per Belletti e il fascino di avere accanto Basso e Contador
Nuovi stimoli per Belletti e il fascino di avere accanto Basso e Contador

Fancellu, classe 2000

Il più giovane del gruppo è Alessandro Fancellu, un “millennial” del quale si dice un gran bene: a lui si chiede di imparare il più possibile per proseguire nella sua costruzione in vista di un futuro che potrebbe essere radioso, come quello dei suoi due mentori.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Vincenzo AlbaneseOliveto CitraIta12.11.19962017
John ArchibaldEdimburgoGbr14.11.19902019
Davide BaisRoveretoIta02.04.19982019
Manuel BellettiCesenaIta14.10.19852008
Mark ChristianDouglasGbr20.11.19902012
Marton DinaBudapestHun11.04.19962018
Alessandro FancelluComoIta24.04.20002020
Erik FetterBudapestHun05.04.20002019
Lorenzo FortunatoBolognaIta09.05.19962019
Mattia FrapportiGavardoIta02.07.19942014
Sergio Garcia GonzalezRondaEsp11.06.19992020
Francesco GavazziMorbegnoIta01.08.19842007
Arturo Gravalos LopezSaragozzaEsp02.03.19982020
Luca PacioniGatteoIta13.08.19932016
Edward RavasiBesnateIta05.06.19942017
Samuele RiviTrentoIta11.05.19982019
Alejandro Ropero MolinaGranadaEsp17.04.19982019
Diego P.Sevilla LopezMadridPor04.03.19962018
Daniel ViegasFaroIta05.01.19982019
Luca WackermannRhoIta13.03.19922016

DIRIGENTI

Francisco J.Contador VelascoEspGeneral Manager
Sean YatesGbrDirettore Sportivo
Felix Garcia CasasEspDirettore Sportivo
Jesus Hernandez BlazquezEspDirettore Sportivo
Jesus Hernandez GarciaEspDirettore Sportivo
Stefano ZanattaItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

La Magma della Eolo-Kometa è montata con il gruppo Shimano Dura Ace Di2, ma con la guarnitura fornita da Rotor. Per quanto riguarda le ruote, i manubri e i reggisella troviamo i prodotti marchiati Enve. Per le selle sono state scelte le Prologo che offre un’ampia scelta di modelli. Come pneumatici Frapporti e compagni possono sfruttare la tecnologia di Vittoria, mentre per i pedali ci sono i sempre affidabili Look.

CONTATTI

Calle Milanos 8, Nave 23, 28320 Pinto (ESP)

e.bello@fundacioncontadorteam.com www.eolokometacyclingteam.com

Facebook: @eolokometa

Twitter: @EoloKometaTeam

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Contador Magma

Magma, gioiellino per la Eolo-Kometa

19.04.2021
4 min
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Alberto Contador e Ivan Basso hanno creato il loro marchio di biciclette: Aurum. L’obiettivo dei due campioni è quello di realizzare le migliori biciclette da corsa combinando: aerodinamica, rigidità, comfort, peso e maneggevolezza. Il primo modello è la Magma, che è in dotazione al team professional Eolo-Kometa.

Geometria equilibrata

Contador e Basso hanno voluto che la Magma fosse una bicicletta completa, dalle ottime prestazioni su tutti i terreni. Per fare questo i due campioni si sono confrontati da subito con gli ingegneri e i progettisti descrivendogli la loro idea di bicicletta perfetta, quella sulla quale avrebbero da sempre voluto gareggiare. Il primo elemento per ottenere una bicicletta equilibrata è la geometria. L’esperienza di Contador e Basso nei migliori WorldTour del mondo, li ha portati a conoscere l’importanza di un corretto adattamento sulla bici e la necessità di dover cambiare la posizione anche più volte durante l’anno. Proprio per questo Magma è stata realizzata usando componenti standard. Il reggisella e il manubrio di matrice tradizionale permettono una maggiore semplicità delle regolazioni e di cambi di alcuni componenti, tipo l’attacco manubrio.

Il telaio Magma nel colore Glacial Blue
Il telaio Magma nel colore Glacial Blue

Guidabilità perfetta

Un punto chiave della Magma è l’avantreno, infatti questa parte è fondamentale per la qualità di guida del mezzo. La forcella ha due offset differenti in base alla misura del telaio. In questo modo sia le misure più piccole che le più grandi beneficeranno della migliore guidabilità possibile. Anche i valori di Stack e Reach dimostrano che la Magma è stata pensata sia per la ricerca delle performance, ma con un occhio particolare al comfort. Infatti, Contador e Basso affermano che sulle lunghe distanze non basta solo la rigidità, ma un buon comfort in sella porta a migliori prestazioni. A conferma di questo concetto basta pensare che la Magma è stata ottimizzata per montare coperture da 25 o da 28 millimetri, anche se è possibile arrivare fino a 30 millimetri.

Per quanto riguarda il carro posteriore i foderi orizzontali oversize corti contribuiscono ad avere una maggiore reattività, soprattutto in salita, mentre il movimento centrale con un baricentro più basso e un passo della bici abbastanza generoso, portano a un assetto migliore e a una stabilità maggiore nei tratti veloci, soprattutto in discesa.

Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Aurum Magma alla Coppi e Bartali 2021

Aerodinamica

Anche l’aerodinamica ha avuto il suo peso nella progettazione della Magma, infatti è stata progettata usando un software CFD avanzato e testato in galleria del vento. In questo modo gli ingegneri hanno adattato le forme dei tubi generate dal computer alle condizioni reali. Una caratteristica aerodinamica è l’Head Tunnel, che canalizza i cavi dei freni attraverso il telaio, direttamente dal manubrio. Questa soluzione è stata scelta per favorire l’aerodinamica frontale e anche per facilitare il montaggio e le regolazioni della posizione.

Ben visibile l’Head Tunnel che canalizza i cavi nel telaio
Ben visibile l’Head Tunnel che canalizza i cavi direttamente nel telaio

Carbonio giusto nei punti giusti

La rigidità torsionale è un altro punto chiave sul quale Contador e Basso hanno puntato molto. Per arrivare ad un ottimo risultato sono stati selezionati una serie di fibre di carbonio diverse e tecniche di stampaggio avanzate.  Gli stampi in acciaio di alta precisione hanno consentito pressioni di stampaggio più elevate del normale, spremendo più resina dalla fibra. Le anime in schiuma rivestite in lattice hanno creato un interno pulito e senza imperfezioni. Aurum ha così sviluppato la tecnologia ECT: Experience Carbon Technology. Questa tecnologia utilizza sei diversi tipi di fibra di carbonio che vengono applicate in maniera diversa nelle zone varie parti del telaio. In pratica si è cercato di mettere le fibre giuste nei posti giusti per un equilibrio tra peso, rigidità e comfort. Grazie all’ECT ogni dimensione del Magma è stata progettata e sviluppata individualmente, con un programma di laminazione e gradi di fibra di carbonio specifici. Il risultato è un telaio che in taglia 54 pesa 805 grammi.

In fase di sviluppo

Per le prove contro il tempo Aurum sta ancora sviluppando il suo telaio, che proprio Alberto Contador sta provando per mettere a punto gli ultimi dettagli.

Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto della Tirreno Adriatico

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteEnve
PneumaticiVittoria
ManubrioEnve
SellaPrologo
ReggisellaEnve
PedaliLook

Componentistica

La Magma della Eolo-Kometa è montata con il gruppo Shimano Dura Ace Di2, ma con la guarnitura fornita da Rotor. Per quanto riguarda le ruote, i manubri e i reggisella troviamo i prodotti marchiati Enve. Per le selle sono state scelte le Prologo che offre un’ampia scelta di modelli. Come pneumatici Frapporti e compagni possono sfruttare la tecnologia di Vittoria, mentre per i pedali ci sono i sempre affidabili Look.

Francesco Gavazzi, Vincenzo Albanese, ritiro Eolo Kometa 2020

Eolo-Kometa, come è andato il primo ritiro?

17.12.2020
4 min
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Al penultimo giorno di ritiro spagnolo, Stefano Zanatta si è messo a guardare i ragazzi che pedalavano davanti all’ammiraglia (in apertura, Gavazzi e Albanese) e sotto sotto ha provato un moto di soddisfazione. Si può cominciare col passo giusto, ha pensato. Poi è tornato a concentrarsi sulla guida. La Eolo-Kometa concluderà il primo training camp a Oliva con le ultime cinque ore di allenamento previste per oggi. E nel quaderno degli appunti del tecnico veneto sono finiti alcuni spunti su cui ragionare.

«Ci siamo allenati bene – dice – con tranquillità ed entusiasmo. Abbiamo sempre trovato bel tempo. Giusto ieri 16 gradi, ma è stato il giorno più freddo. Altrimenti siamo stati sempre sui 21 gradi, per cui i ragazzi sono usciti sempre con maglietta e pantaloncini».

Ivan Basso, Ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Ivan Basso ha partecipato al ritiro per una settimana, uscendo in bici con i ragazzi
Ivan Basso, Ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Basso ha partecipato al ritiro per una settimana
Adesso che li hai un po’… annusati, che gruppo hai tra le mani?

Un bel mix, fra giovani ed esperti. Abbiamo impostato il lavoro per tutti con Carlos Barredo e Giuseppe De Maria, i nostri preparatori. L’obiettivo di adesso è entrare bene in sintonia, per stabilire e confermare le linee guida della stagione. Siamo un gruppo ben strutturato, in cui io sono l’ultimo arrivato.

Con quali di questi corridori avevi già lavorato?

In pratica solo con Albanese e Wackerman, che ho avuto alla Bardiani. E’ passato del tempo, ma è certamente utile conoscersi, perché se non altro parliamo la stessa lingua. Altri due, Gavazzi e Belletti, li conosco ma li ho sempre avuti come avversari.

Francesco Gavazzi, ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Quattro corridori dalla Androni alla Eolo-Kometa: Frapporti, Pacioni, Gavazzi e Belletti (foto)
Francesco Gavazzi, ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Belletti (sopra), Pacioni, Frapporti e Gavazzi dalla Androni alla Eolo
Quale sarà il loro ruolo in un team così giovane?

Hanno avuto entrambi l’opportunità di continuare. Di fatto, non avendoli portati al Giro d’Italia, nel 2020 hanno corso per una settimana e la loro motivazione è dimostrare che ci sono ancora. Da parte nostra, li stimoliamo perché siano di esempio al gruppo dei più giovani. Il loro aiuto potrebbe aiutarli ad abbreviare i tempi. Poi, fatto questo, hanno davanti un anno. Se il fisico regge, si tolgono l’ultima soddisfazione della carriera. Altrimenti smetteranno, sapendo però di essersi giocati le loro carte.

A cosa serve soprattutto il primo ritiro?

A entrare in sintonia con corridori che magari non si conoscono, dando loro l’opportunità di conoscersi. Ci si confronta, si parla, si cerca di capire le ambizioni dei singoli e di conoscere le persone. A tutti loro voglio portare la mia esperienza.

Edward Ravasi, Ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Primi test anche per Edward Ravasi, chiamato a un anno di riscatto
Edward Ravasi, Ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Il momento dei test per Ravasi, chiamato al riscatto
Come avete gestito l’aspetto della sicurezza Covid?

Abbiamo fatto i tamponi prima di partire. Tutte le mattine il dottore misura la temperatura e l’hotel è comunque solo per noi. I rapporti con l’esterno sono ridotti praticamente a zero e sempre con la mascherina, anche quando andiamo fuori per mangiare. E poi faremo l’ultimo tampone prima di partire, che è obbligatorio per rientrare in Italia. Io l’ho fatto ieri. Abbiamo fatto tutto nella norma, per tutelarci e perché sarebbe stato un peccato rischiare. La paura c’è, per cui abbiamo vissuto questi giorni con serenità, ma non con leggerezza.

Sono arrivate le bici nuove?

Abbiamo dedicato loro i primi due giorni del ritiro. Prima Alberto le ha illustrate e siccome è pignolo, ha controllato tutto. Poi abbiamo fatto il posizionamento. Quindi i test sui rulli, le visite, i test in salita e parecchie ore di sella.

Ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Il ritiro della Eolo-Kometa si è svolta a Oliva, in Spagna
Ritiro Eolo-Kometa, Oliva (Spagna), 2020
Il ritiro della Eolo-Kometa si è svolto a Oliva, in Spagna
Basso e Contador si sono visti?

Sono stati con noi fino a domenica, poi li abbiamo mandati via. Scherzando gli ho detto che noi pensiamo a pedalare, loro a trovare i soldi. Si sono allenati per una settimana con i ragazzi e nel weekend si è unito anche Spada, il presidente di Eolo. Quando è arrivato Alberto, i giovani hanno smesso di parlare. Penso a Rivi e Bais, soprattutto. La sua presenza è stata un valore aggiunto. E soprattutto si sono resi conto di cosa sia un campione. Perché è vero che ha preso qualche chilo e per questo lo abbiamo preso un po’ in giro, ma in bici va ancora molto forte. Per cui la riverenza dovuta al nome è diventata rispetto per il corridore…

Ivan Basso, Stefano Zanatta, Dario Mariuzzo, Giro d'Italia 2010

E alla fine Zanatta ritrovò il suo Basso

11.11.2020
4 min
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«Non potevo dire di no a Basso e Contador – dice Zanatta ridendo – ho provato a fare un sondaggio in famiglia e ho capito che i figli mi avrebbero ammazzato. Ci ho provato a stare a casa, ma li tiravo tutti matti. E a quel punto ho accettato».

Stefano è di buon umore. Basso aveva fatto il suo nome sin dall’inizio, pregando di non scriverlo. C’era solo da aspettare che Zanatta si decidesse, contento com’era della pensione raggiunta da un anno e scottato dall’incredibile storia del Team Monti in cui aveva messo comunque la faccia. Al punto che, avendolo incontrato alla partenza di Mileto al Giro d’Italia, aveva detto che mai e poi mai sarebbe tornato a guidare un’ammiraglia. E non mentiva, non del tutto almeno. Infatti l’affondo davvero deciso Basso con lui l’ha fatto due giorni dopo la fine del Giro, di martedì.

Mario Scirea, Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, Alberto Volpi, diesse Liquigas
Ritiro Liquigas a San Pellegrino: Scirea, Mariuzzo, Slongo, Conte, Zanatta e Volpi
Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, diesse Liquigas
A San Pellegrino con Mariuzzo, Slongo e Biagio Conte
Però ti girava intorno da un po’…

Ogni tanto ci sentivamo, sin dai tempi della continental. Mi ha sempre dato stima, tutto quello che abbiamo fatto in Liquigas è rimasto. Così quando è stato sicuro di fare la squadra, mi ha chiamato. Cercava una figura di riferimento, ma io ero perplesso…

Perché?

Non morivo dalla voglia di partire nuovamente e fare 300 giorni via da casa, perché un direttore sportivo campa così. Ma Ivan mi ha spiegato la struttura e allora ho intravisto la possibilità, assieme a Yates ed Hernandez e con Andriotto a fare lo scouting. Insomma, al Giro abbiamo parlato un po’ nelle rare volte in cui è venuto e al martedì mi ha chiamato e mi ha chiesto se volessi diventare la figura di riferimento del team in Italia.

E tu?

Lavorare con i giovani mi è sempre piaciuto, far crescere una squadra è un grande stimolo. Avevo messo da parte certe velleità, ma obiettivamente non avevo più un solo motivo per dire di no. E alla fine ho detto di sì.

In due parole, chi è stato Ivan Basso per Stefano Zanatta?

L’ho conosciuto da giovane, alla Fassa Bortolo. Ha vinto con me le sue prime tre corse. Poi ci siamo ritrovati in Liquigas. Cercavamo un corridore adatto a richiamare l’attenzione dei media e lui era perfetto. Amadio mi ha dato fiducia e ho cominciato a lavorarci io. Si è creato un bel rapporto. Ivan è andato verso grandi risultati e intanto diventava un riferimento per giovani come Nibali e Caruso, che intanto crescevano accanto a lui.

Un grande campione?

Ha tirato fuori il meglio da se stesso, facendo tutto il necessario per arrivare ai grandi risultati. Il suo talento è stato capire di non avere la brillantezza di Nibali e Sagan, che si alzavano dal letto e vincevano senza fare colazione. Lui ha dovuto sudarsi ogni risultato. Ha puntato sull’autostima e sul lavoro che paga.

Sembra che stia facendo lo stesso con la Eolo-Kometa.

Da quando ha smesso, ha cominciato a lavorare a questo progetto. Ha trovato in Contador un ottimo compagno di avventura. Ha creato un bel gruppo di giovani e li ha plasmati secondo la sua mentalità. E lui ha competenze e conoscenze.

Ivan Basso, Stefano Zanatta
Tra Stefano e Ivan si è subito creato un rapporto di grande fiducia
Ivan Basso, Stefano Zanatta
Tra Basso e Stefano, subito grande fiducia
Per parecchie cose dice di ispirarsi alla Liquigas.

Quel gruppo è stato un esempio di ottimo ciclismo in cui i grandi vincevano, lasciando ai giovani il tempo di crescere. Un budget non eccessivo, eppure una famiglia in cui ciascuno portava il suo mattoncino fino a completare la costruzione. Ci si divertiva. Tutti quelli che ci sono passati la ricordano volentieri. Abbiamo ancora un gruppo whatsapp in tutti scrivono. Alle corse ci ritroviamo sempre, come avendo un filo conduttore. E una volta l’anno ci si ritrova sempre a cena, tranne quest’anno ma per colpa del Covid.

Quanto ha inciso l’esperienza Monti sulla tua ritrosia ad accettare?

Ero legato a Scirea e Magrini, c’erano bei giovani che restano validi, perché ovunque siano andati hanno fatto bene. Il fatto di essere riusciti a sistemare tutti ha reso la cosa meno spiacevole. Mi ha dato fastidio non mantenere le promesse, ma pesa meno perché non è dipeso da me. Era una squadra di dilettanti, avremmo lavorato per farli crescere. Mi sarebbe pesato di più essere coinvolto nel flop della squadra ungherese (il progetto teoricamente finanziato dal governo ungherese in cui erano stati coinvolti parecchi corridori, sfumato nel nulla a novembre 2019, ndr) di cui hanno fatto le spese dei professionisti.

Quali i programmi imminenti della Eolo-Kometa?

Per ora incontri in videoconferenza. I preparatori hanno già iniziato a lavorare dando le loro indicazioni e intanto aspettiamo di capire se e come potremo muoverci. Il primo passo l’ho fatto, sono tornato. Adesso studiamo con calma e tutti insieme quale sarà il prossimo.