Decathlon nel WorldTour, opportunità da non perdere

11.12.2023
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LISSONE – Nei giorni scorsi Decathlon e AG2R La Mondiale hanno ufficializzato in grande stile la loro nuova partnership, che partirà dal primo gennaio. L’accordo fra i due “colossi” francesi era nell’aria da tempo. Tanti infatti erano i rumors che si erano susseguiti negli ultimi mesi e che avevano al centro la formazione transalpina e Van Rysel, il marchio per il ciclismo su strada di alta gamma del gruppo Decathlon.

Tutti però pensavano ad una semplice partnership tecnica, che avrebbe esclusivamente riguardato le bici in dotazione alla squadra francese con il passaggio da BMC a Van Rysel. Ecco invece la grande sorpresa arrivata dalla presentazione ufficiale che si è tenuta lo scorso 27 novembre a Lilla, città del Nord-Nvest della Francia dove ha sede Van Rysel. Dal primo gennaio Decathlon diventa primo nome della formazione transalpina che dal prossimo anno si chiamerà: Decathlon AG2r La Mondiale. Le novità non finiscono però qui. I ragazzi diretti da Vincent Lavenu gareggeranno infatti anche con caschi e occhiali firmati Van Rysel.

La firma dell’accordo tra Decathlon e il team AG2r La Mondiale
La firma dell’accordo tra Decathlon e il team AG2r La Mondiale

Ritorno in grande stile

Per Decathlon non si tratta di un debutto assoluto nel mondo del professionismo. L’azienda francese era già stata partner tecnico del team AG2R dal 2000 al 2007. Oggi ritorna fra i professionisti e lo fa in maniera “decisa”, con il proprio nome e con un nuovo brand, Van Rysel, che ha programmi decisamente ambiziosi, come ci ha confermato Rosario Cozzolino, Category Manager Ciclismo di Decathlon Italia, che abbiamo incontrato nei suoi uffici di Lissone in attesa di trasferirsi presto nel nuovo store di Milano Merlata.

Che importanza ha per Decathlon essere tornati nel mondo del ciclismo professionistico dopo una assenza così lunga?

Direi che ha un’importanza fondamentale. Decathlon ha individuato di recente tre segmenti sportivi: road running, arrampicata, road cycling. Per ciascuno di questi segmenti l’obiettivo è quello di diventare un riferimento per i cosiddetti sportivi “competitivi” o più in generale agonisti. Si tratta di sportivi evoluti, che magari fino ad oggi potevano essere in qualche modo “prevenuti” su tutti quei prodotti che arrivano da Decathlon. Focalizzandoci sul mondo del road cycling, Van Rysel è il brand che può permettere a Decathlon di intercettare questo particolare target di utenti che praticano ciclismo. L’essere già stati il partner tecnico a livello di abbigliamento del Team Cofidis è già di per se una conferma del “valore” del brand e della qualità dei prodotti firmati Van Rysel. 

Ora però sembra esserci un ulteriore passo avanti. E’ corretto?

Assolutamente. L’obiettivo di Decathlon è quello di portare Van Rysel ad essere un top bike brand a livello mondiale. Anche per questo l’accordo con il team ha durata di cinque anni.

Questo è il team per la stagione 2024, la prima nel WorldTour per il marchio francese
Questo è il team per la stagione 2024, la prima nel WorldTour per il marchio francese
Venendo al mercato italiano, quali sono le vostre aspettative?

Siamo consapevoli del fatto che il mercato italiano è diverso da quello degli altri Paesi, Francia in particolare dove Decathlon è nata e l’accordo con AG2R La Mondiale è stato accolto come qualcosa di naturale, così come l’arrivo del marchio Van Rysel. L’Italia è da sempre una culla del ciclismo e qui sono nati marchi che hanno fatto la storia di questo sport. Nonostante questo, siamo sicuri che Van Rysel potrà affermarsi come marchio di riferimento per chi vuole acquistare una bicicletta da corsa di livello top. Questo permetterà a Decathlon di affermarsi sul mercato italiano come una realtà capace, anche nel mondo ciclo, di offrire prodotti di alta qualità e nello stesso tempo di fornire un’assistenza post vendita all’altezza.

Quello dell’assistenza è un tema che spesso torna in ballo quando si parla di Decathlon. Cosa possiamo dire in merito?

Decathlon crede sempre più nell’importanza della formazione del proprio personale, come dimostra il mobility store di Parma, da poco inaugurato con al suo interno personale altamente preparato. Di recente presso il nostro store di Torri di Quartesolo, in provincia di Vicenza, abbiamo inaugurato un servizio di consulenza personalizzata per le biciclette a pedalata assistita. Il cliente prende un appuntamento online, successivamente si reca nel punto vendita e qui trova una persona che si dedica completamente a lui. Al momento è un progetto in fase di sperimentazione. Se tutto andrà come ci aspettiamo, questo servizio sarà allargato a prodotti di alta gamma, come appunto le biciclette Van Rysel

I corridori indosseranno prodotti firmati Van Rysel
I corridori indosseranno prodotti firmati Van Rysel
Il prossimo anno si annuncia per Decathlon Italia estremamente cruciale con il debutto della squadra al Giro e soprattutto con la partenza del Tour dal nostro Paese. Avete in mente qualcosa per sfruttare questa doppia opportunità?

Al momento si tratta di idee che vorremmo presto tradurre in progetti concreti. Prossimamente avremo un incontro con i responsabili di Van Rysel per capire insieme a loro e alla squadra quali azioni mettere in campo. Quello che è certo è che il prossimo Giro d’Italia rappresenterà una grande opportunità per far conoscere attraverso il team il marchio e i prodotti Van Rysel. Il 2024 sarà comunque per noi un anno di studio per capire meglio le potenzialità del marchio e creare tutta una serie di sinergie e iniziative da sviluppare nei prossimi anni.

Un’ultima domanda. Quando saranno disponibili in Italia le biciclette Van Rysel utilizzate dal team Decathlon AG2R La Mondiale?

Nei negozi saranno disponibili da marzo, online anche prima. E’ però importante sottolineare che le biciclette, ma anche i caschi e gli occhiali utilizzati dal team, saranno disponibili solo all’interno di alcuni punti vendita Decathlon selezionati, i cosiddetti “Pro Shop”, con personale altamente qualificato in grado di assistere al meglio l’utente nel suo acquisto. Partiremo con una decina di punti vendita, un numero destinato comunque a crescere. Mi preme poi ricordare che Van Rysel è oggi l’unico brand al mondo che “firma” biciclette, abbigliamento, caschi, occhiali e scarpe.

Decathlon

Vendrame dalla Francia a metà tra passato e futuro

29.11.2023
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Andrea Vendrame si trova a Lille, alle prese con tutti quegli impegni inderogabili di inizio stagione. Se a questo si aggiunge la novità dell’arrivo di Decathlon come sponsor e del cambio di marchio per le bici, ecco che le giornate diventano frenetiche. La AG2R Citroen dal 1° gennaio diventerà Decathlon AG2R La Mondiale Team e i corridori passeranno dalle bici BMC alle Van Rysel. 

«Siamo immersi nel lancio della nuova stagione – ci dice Vendrame in uno dei momenti di calma – lunedì c’è stata la presentazione ufficiale. In questi giorni facciamo visite mediche, foto e tutto ciò che serve per le novità del 2024».

Cambierà anche la bici, già vista quella nuova?

Vista sì, ma non ci ho ancora pedalato, quello lo faremo dal 2024, fino ad allora useremo ancora le BMC. Però con la fornitura di Van Rysel cambierà tutto: nuove ruote, nuovi copertoni, nuovo gruppo e anche nuovi caschi ed occhiali. 

Hai concluso la prima stagione dopo il cambio di preparatore, com’è il bilancio?

Mi sono trovato bene, è stato un cambio drastico perché sono passato ad allenarmi a ritmi più alti per minor tempo. Il bilancio direi che è positivo, se devo dare un voto direi 6,5 perché è mancata la vittoria. Non è stata comunque una stagione da buttare via, sono arrivati tanti piazzamenti. Ho avuto anche qualche episodio sfortunato nei momenti migliori. 

Prendere il Covid al Giro non è stato il massimo…

Non solo. Anche alla Strade Bianche sono stato costretto a ritirarmi per una caduta che mi ha anche precluso la partecipazione alla Tirreno-Adriatico. Al Giro ero arrivato abbastanza bene, ma prima la caduta e dopo il Covid mi hanno messo fuori causa. Anche alla Vuelta ho avuto un virus al primo giorno di riposo che mi ha messo fuorigioco, nonostante poi l’abbia portata a termine. Ci sono stati tre intoppi nei tre momenti principali della stagione.

Però ne hai tratto comunque un bilancio positivo, come mai?

Perché nel cambiare il preparatore e di conseguenza nello stravolgere il mio programma di lavoro, ho avuto risposte positive. Inizialmente mi ha sconvolto, ma i benefici si sono visti, non ho vinto ma ho colto tanti piazzamenti. Ne avevo parlato con il mio preparatore: il 2023 sarebbe stato un anno di adattamento per il fisico. 

In gara come ti sei trovato con questo nuovo metodo di lavoro?

Il riscontro è positivo, basti pensare al Laigueglia. E’ una gara dove si ha un cambio di ritmo costante con valori alti per tratti più corti. Cambiare metodo di allenamento mi ha portato ad essere più pronto in queste situazioni. Anche alla Vuelta, prima di prendere il virus, stavo bene, considerando il terzo posto alla seconda tappa. 

A casa com’è cambiato il metodo di lavoro?

Allenandomi a ritmi più alti, simulo le situazioni di gara, così poi agli appuntamenti arrivo pronto. Prima facendo tanto medio avevo bisogno di correre per trovare il ritmo gara. 

Il Giro di Vendrame si è concluso in anticipo: prima una caduta e poi il Covid l’hanno messo K.O.
Il Giro di Vendrame si è concluso in anticipo: prima una caduta e poi il Covid l’hanno messo K.O.
Guardiamo al futuro, un obiettivo per il 2024?

Sicuramente vincere, dopo tutto le squadre cercano punti e io sono un corridore che ne può portare. Il team questo lo sa e me lo chiede. Ogni gara in cui metto le ruote deve essere affrontata per vincere o comunque ottenere punti. Mi aspetto di arrivare ancora più pronto agli appuntamenti importanti.

Sei all’AG2R dal 2020 e ci rimarrai, almeno, fino al 2025 come vedi questo grande cambiamento?

Siamo solo agli inizi, piano piano conosceremo tutte le nuove figure e i compagni. Non sembra più quella squadra “familiare”, ma una vera e propria multinazionale dove ognuno ha il suo ruolo. Questo secondo me è positivo per noi atleti perché porta più specializzazione. 

Il terzo posto nella tappa di Barcellona alla Vuelta ha permesso a Vendrame di indossare la maglia verde
Il terzo posto nella tappa di Barcellona alla Vuelta ha permesso a Vendrame di indossare la maglia verde
Hai già legato con qualche nuovo compagno?

Non uno in particolare, anche perché per ora ci siamo visti poco a causa degli impegni individuali di questi giorni. Mi sono rivisto molto in Sam Bennet.

In che senso?

Lui non parla francese, ma solamente inglese, come me quando sono arrivato nel 2020. Però molti compagni non sanno l’inglese, sapete, una squadra francese, con sponsor francesi… Però piano piano ci si aiuta e ci veniamo tanto incontro. Ora le cose sono migliorate parecchio, l’inglese lo parlano sempre più persone, anche a tavola si usano entrambe le lingue. Però sono sicuro che si adatterà anche lui, come abbiamo fatto tutti.

La spalla slogata, poi il Covid: Vendrame si arrende

17.05.2023
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La tappa di Salerno ha fatto cadere tutti, una frazione corsa in condizioni meteo difficili che hanno complicato ancora di più il percorso. Le insidie sono arrivate fino alla linea dell’arrivo, considerando che Cavendish l’ha attraversata scivolando sull’asfalto. Tra gli atleti coinvolti nella caduta finale c’era anche Andrea Vendrame (nella foto Instagram di apertura mentre viene medicato). Il corridore della AG2R Citroen ha riportato una disgiunzione acromioclavicolare di primo grado, con vari punti di sutura sulla spalla. 

Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri
Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri

La caduta

Vendrame si è ritrovato a terra non capendo bene come, la volata era praticamente finita, infatti è caduto dopo aver tagliato la linea del traguardo. Le barriere in quel punto non avevano più la protezione e Vendrame ci è franato sopra. L’arrivo non era dei migliori, più volte si è visto pattinare la ruota posteriore di qualche sprinter sulle strisce pedonali poste poco prima dell’arrivo.

«Fiorelli – dice il veneto – è rimasto in piedi appoggiandosi alle barriere, io non ho avuto modo di farlo. La tappa è stata caotica per tutti i 170 chilometri, c’è stata la caduta di Evenepoel all’inizio. Poi ne sono arrivate tante altre, soprattutto negli ultimi chilometri, quando la tensione è salita maggiormente. Al Giro d’Italia è così, tutti vogliono fare del proprio meglio e mettersi in mostra, i finali diventano sempre molto caotici. D’altronde è una grande corsa a tappe».

Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli
Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli

Il recupero

Andrea Vendrame ci risponde durante il giorno di riposo, dopo che ha finito i massaggi e la seduta di fisioterapia. La caduta non lo ha fermato, e “Vendramix” il giorno dopo si è presentato alla partenza di Napoli

«Insieme alla squadra – continua – ho scelto di dormirci sopra e vedere come sarei stato il giorno dopo. Sono andato avanti momento per momento: come detto, siamo al Giro e la corsa va onorata fino in fondo. Non tutti possono partecipare, noi che abbiamo il privilegio di esserci dobbiamo fare di tutto per correre.

«Grazie allo staff medico del team – dice Vendrame – in questi giorni mi sono sentito sempre meglio. La cosa importante è togliere il dolore dalla parte coinvolta e guarire. La lesione è seria, una persona normale dovrebbe passare quindici giorni con il braccio appeso al collo. La cura che faccio tutti i giorni prevede osteopatia, Tecar e massaggi. Nel giorno di riposo abbiamo lavorato più a fondo a livello intercostale, si è fatta qualche Tecar in più per entrare più profondamente e recuperare il funzionamento della spalla».

Soltanto nella frazione di Fossombrone, Andrea ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla
Soltanto nella frazione di Fossombrone ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla

Napoli, il giorno più duro

Il giorno dopo le cadute fanno più male, rimettersi in bici non è semplice, soprattutto ai ritmi di un Giro d’Italia che non lascia molto respiro. 

«Il primo obiettivo – ammette Vendrame – era risalire in bici il giorno dopo e finire la tappa. Non è stato affatto semplice, a causa dell’infortunio non potevo alzarmi in piedi sui pedali. Quel movimento di braccia mi causava troppo dolore. Durante la tappa di Napoli dovevo rilanciare la bici da seduto e non è facile, soprattutto quando prendi le “frustate” a fine discesa. In più erano presenti dei tratti di pavé sui quali la spalla mi faceva davvero male.

«La frazione con arrivo a Campo Imperatore è stata più semplice, la parte finale in salita mi permetteva di fare il mio ritmo e non rendeva più semplice il fatto di non alzarsi sui pedali. La cronometro non ha portato ulteriori difficoltà. Dal punto di vista della posizione non ho portato modifiche alla bici, si è trattato quasi di un giorno di recupero: quasi».

Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato
Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato

Il morale tornerà

La motivazione Vendrame l’ha trovata dentro di sé ed al proprio animo di ciclista professionista. Il morale, invece, un po’ latita, d’altronde il veneto era partito per fare bene a questo Giro. E proprio mentre i suoi obiettivi erano stati rivalutati, è arrivata la tegola del Covid.

«Piano piano – aveva detto giusto ieri prima del tampone fatale – il morale torna. Un grazie va alla mia ragazza e al mio preparatore che mi sono stati vicini in questi giorni. Vedere gli appassionati alla partenza di ogni tappa mi rende felice, c’è un grande amore intorno al Giro, che è quello che mi ha spinto a continuare».

P.S. Purtroppo per Vendrame e i suoi tifosi, quel che non ha fatto la caduta di Salerno è riuscito al Covid. E’ proprio di stamattina la notizia che il veneto è risultato positivo a un tampone ed è stato costretto alla resa. Con lui sono sette i corridori che oggi lasciano la corsa rosa. Si annotano infatti le defezioni di Gandin, Hirt, Cattaneo, Cerny e Vervaeke (questi ultimi tutti compagni di Evenepoel alla Soudal-Quick Step).

Van Avermaet e il futuro da scrivere dopo l’Amstel

16.04.2023
4 min
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Uno dei volti che più ci ha colpito all’interno del velodromo di Roubaix è stato quello di Greg Van Avermaet. Era stanco, come tutti, ma più di altri sembrava anche un po’ abbattuto, scavato nell’anima, come chi ha la consapevolezza che di armi per combattere ad altissimi livelli non ce ne sono.

Greg è stato un super leader per le corse del Nord e non solo quelle. Ha vinto un’Olimpiade su un percorso durissimo – se pensiamo che il colpaccio lo stava facendo Nibali – e ha dominato su palcoscenici che spaziano dalla Tirreno-Adriatico alla Roubaix.

Greg Van Avermaet (classe 1985) accolto dalla sua famiglia al termine della Roubaix
Greg Van Avermaet (classe 1985) accolto dalla sua famiglia al termine della Roubaix

Perplessità legittime

Eppure domenica aveva l’espressione di chi sembra aver capito che a 37 anni forse il suo tempo è passato o è lì, lì per farlo. Ha spinto, si è impegnato, è stato nel vivo della corsa, sempre sul pezzo tatticamente, ma… Ma là davanti sono andati molto più forte. Il fiammingo è arrivato 37° ad oltre 5′ da Van der Poel.

E’ anche vero che forse il corridore dell’Ag2r-Citroen più di altri ha pagato il post Covid. Già lo scorso autunno si chiamò fuori dalla sfida iridata additando le motivazioni delle sue scarse prestazioni anche al vaccino. E ha ammesso che dopo la pandemia non è più andato forte come prima

Anche in questo inizio di stagione non sempre è stato bene. Forse anche per questo la sua primavera non è stata brillantissima. 

Fiandre 2023: Greg sarà anche “vecchio” ma la classe non si discute: dove gli altri scendono, lui pedala
Fiandre 2023: Greg sarà anche “vecchio” ma la classe non si discute: dove gli altri scendono, lui pedala

Al capolinea?

Noi giornalisti, al termine della corsa delle pietre, gli abbiamo chiesto se quella appena conclusa fosse stata la sua ultima Roubaix e quindi se a fine stagione appenderà la bici al chiodo.

«Questo non lo so – ha risposto Van Avermaet – lo deciderò dopo l’Amstel Gold Race, che sarà la mia ultima corsa di questa prima parte di stagione (giusto dopo la Freccia del Brabante ha ribadito che non correrà la Liegi, ndr). A quel punto mi fermerò e con calma deciderò del mio futuro. Ma per farlo dovrò parlare con molte persone e mi servirà qualche settimana. Vedremo… ».

Van Aert (a destra) ha raccolto l’eredità del campione olimpico di Rio 2016
Van Aert (a destra) ha raccolto l’eredità del campione olimpico di Rio 2016

Confronto generazionale

«Una cosa è certa – ha detto Van Avermaet – sono contento che nel mio periodo migliore non abbia dovuto competere con questi fenomeni. È difficile confrontare le generazioni. Ma non si può negare che abbiamo tre fenomeni che possono competere per la vittoria ovunque. Quando decidono di attaccare vanno davvero forte anche se questo forse da fuori non si vede. Oggi se riesci ad entrare nei primi dieci devi ritenerti soddisfatto.

«Mi dispiace più per corridori bravi e forti come Stefan Kung o Valentin Madouas che sono sempre ad alto livello, ma lottano sempre per un posto d’onore. Dev’essere frustrante».

Quanto ha inciso il cambio di tecnologia in tutto ciò? Quanto è diverso rispetto ai suoi tempi? Che poi messa così sembra di parlare di chissà quante stagioni fa, ma non sono più di cinque o sei…

«Io penso che sia sempre lo stesso e ogni tempo fa il suo corso. Tra l’altro il discorso della tecnologia vale per tutti. Alla fine conta solo questa “stupida” gamba».

Per Van Avermaet 17 stagioni da pro’ e ancora una grande voglia di divertirsi in bici (foto Ag2R-Citroen)
Per Van Avermaet 17 stagioni da pro’ e ancora una grande voglia di divertirsi in bici (foto Ag2R-Citroen)

Niente Giro

Greg guarda avanti dunque. Anche quest’inverno aveva ribadito che fare la vita da corridore gli piace ancora, che sapeva che non aveva ancora cinque anni di carriera davanti e che proprio per questo vuole godersi appieno queste ultime annate da professionista.

Ma al netto di quella che sarà la sua decisione sul proseguimento o meno della sua carriera, su una cosa Van Avermaet è stato netto, vale a dire quando gli abbiamo chiesto del Giro d’Italia.

«No, non ci sarò – ha replicato il belga – puntando sulle classiche non è facile fare bene anche al Giro. Se farò il Tour? Vedremo…». E questo ci spiace. Un corridore del suo spessore si ritrova con uno zero nella casella di partecipazioni alla corsa rosa. 

Il Brabante di Godon e ora l’Amstel per Cosnefroy

15.04.2023
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«L’anno scorso sono finito nella famosa caduta della Liegi con Alaphilippe – racconta Godon, dopo aver vinto la Freccia del Brabante – e mi sono rotto la clavicola. Ho dovuto operarmi e poi, prima del Tour, ho preso un virus. Per due mesi non sono riuscito a respirare. Dovevo andare alla Vuelta per vincere una tappa, ma ho fatto un tampone ad Amsterdam mentre andavamo alla partenza di Utrecht e avevo il Covid. Ho chiuso la pagina e mi sono rassegnato…».

La vittoria alla Freccia del Brabante è stata la prima per Godon fuori dalla Francia
La vittoria alla Freccia del Brabante è stata la prima per Godon fuori dalla Francia

Alle spalle dei fenomeni

La nuova stagione ha portato qualche interessante piazzamento fra il Tour Down Under e il Catalunya, fino alla vittoria nell’ultima classica dei muri, fase di raccordo fra quelle fiamminghe e la settimana delle Ardenne che si aprirà domani con l’Amstel Gold Race. Certo il Brabante non è il Fiandre e nemmeno la Roubaix, perciò quando fra 50 anni il francese di Lione, 1,90 per 73 chili, siederà davanti al camino per racontarla ai nipoti, dovrà fare una bella premessa.

Nel momento in cui le grandi classiche sono appannaggio di pochissimi fenomeni, anche nelle più piccole si muovono campioni come Laporte e Philipsen, Hayter e De Lie che sono capaci di fare razzie. Per questo la vittoria di Overijse assume per il corridore della Ag2R-Citroen un’importanza non banale. Per lui e la sua squadra.

Healy ha portato in Belgio la buona condizione mostrata in Italia fra Coppi e Bartali e Larciano
Healy ha portato in Belgio la buona condizione mostrata in Italia fra Coppi e Bartali e Larciano

La pioggia e la rabbia

A Overijse mercoledì ha piovuto e fatto freddo per tutto il tempo. Il gruppo si era radunato a Louvain, indimenticata sede dei mondiali delle Fiandre, che per buona parte del circuito lungo fuori città avevano percorso proprio i muri della Freccia del Brabante.

«Quelle condizioni di pioggia e freddo – ha raccontato Godon – mi stanno sempre bene. Volevo attaccare, essere davanti. E’ il ciclismo che amo e che spesso mi riesce meglio. Sono uscito a una cinquantina di chilometri dal traguardo e alla fine mi sono ritrovato con Ben Healy, che in questo periodo va molto forte. Ma a me non piace essere secondo, questa volta meno che mai. Ero fiducioso nella mia esplosività in volata, negli sprint a due di solito me la cavo. E il fatto che Healy alla fine non abbia collaborato mi ha fatto arrabbiare ancora di più».

Il forcing di Godon ha piegato l’irlandese della Ef Education, poi battuto allo sprint
Il forcing di Godon ha piegato l’irlandese della Ef Education, poi battuto allo sprint

Un cavallo pazzo

Le sue vittorie fino al giorno di Overijse erano rimaste tutte sul suolo francese. Nessuna corsa di immenso prestigio. Due volte la Parigi-Camambert, il Tour du Doubs, due tappe alla Boucles de la Mayenne, fra cui una crono nel 2018 in cui si lasciò alle spalle per 9 secondi l’ancora poco noto (su strada) Mathieu Van der Poel. Eppure secondo i compagni Godon è una forza della natura: quel che fa spesso difetto è la… centralina.

«E’ estremamente forte – ha raccontato dopo l’arrivo il compagno Naesen, ridendo – in termini di potenza pura, è il primo della squadra. Però non ha un master in tattica e visione di corsa. Non sa quanto sia forte, non è mai posizionato correttamente: può andare in fuga, ma non sa limare. Nel Brabante si è salvato perché è stato davanti per i primi 120 chilometri, ma tatticamente a volte fa cose molto strane. Al Tour una volta faceva parte di una fuga di quindici uomini non coperta dalle ammiraglie e ha chiesto se poteva farsi riprendere dal gruppo per prendere una bottiglia di acqua gasata. Era il nostro unico uomo davanti. Se lo avesse fatto, lo avrei ucciso…».

La corsa della vita

Godon in qualche misura ha ammesso che i compagni hanno ragione o quantomeno ha riconosciuto che le occasioni sprecate son più di quelle in cui ha fatto centro.

«Non vinco spesso – ha sorriso – ma so come si fa. Nel ciclismo non vivo sempre bei momenti, ma credo nelle mie capacità. Il mio allenatore mi ha detto che, sulla base dei test che avevo, sarei stato uno dei primi della squadra a vincere, me ne sono ricordato all’arrivo. Ma sin dal via ero fiducioso e pensavo solo a vincere. Nel WorldTour sono spesso gli stessi ad alzare le braccia, perciò è stato bello aver potuto cogliere la mia occasione. In quell’ultimo rettilineo ho fatto la corsa della vita e ho colto la mia più grande vittoria».

Il suo programma prosegue ora con l’Amstel, la Freccia e la Liegi, in cui probabilmente lavorerà per Cosnefroy, che a Overijse sarebbe dovuto essere il capitano e ha chiuso invece al terzo posto. Nella squadra francese ci sarà anche Greg Van Avermaet, che nelle ultime settimane sta masticando amaro, portando a fatica il peso degli anni e la frustrazione per gambe che non spingono come vorrebbe.

Vendrame cambia preparatore e accende la primavera

21.12.2022
5 min
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L’atleta, durante l’inverno, si costruisce, si fortifica e va alla ricerca delle sicurezze sulle quali costruire la stagione successiva. Andrea Vendrame ha 28 anni e tra novembre e dicembre si è messo a lavorare sodo per conquistare il 2023. L’obiettivo non cambia, si punta alle tappe ed alle corse di un giorno, il calendario è quasi definito, non resta che ascoltare il veneto. 

«Ho ripreso a far girare le gamba ai primi di novembre – spiega “Vendramix” – con ritmi blandi. Giusto per riprendere la routine della vita da ciclista. A questi lavori si è aggiunta la palestra, fondamentale per recuperare la forza persa nel periodo di pausa».

Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto
Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto

Dicembre operoso

L’ultimo mese dell’anno è sempre importante, i ritiri servono a sistemare le prime cose ed a prendere le misure alla stagione che si affaccia alla finestra. 

«Nel ritiro con la squadra – riprende il corridore di Conegliano – abbiamo lavorato molto sull’endurance. Gli allenamenti si sono svolti in due blocchi di quattro giorni con una pausa alla fine di ogni periodo di lavoro. Siamo rimasti in Spagna per un totale di 14 giorni, ai normali allenamenti se ne sono aggiunti altri tre legati alle normali burocrazie di inizio stagione: foto, prove materiale e tutto il resto…».

Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte
Schmid Castelmonte 1
Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte

Una scelta importante

Il 2023 sarà il quarto anno per Vendrame nelle file della AG2R Citroen, dopo i primi tre passati alla Androni. Un totale di 7 anni di professionismo messi alle spalle. A 28 anni si trova una certa maturità atletica. 

«Alla mia età non posso cambiare il fisico ed il tipo di corridore che sono – racconta – ma posso cercare di migliorare, quello sempre. Sono e sarò un corridore da corse di un giorno, un cacciatore di tappe. I campi dove posso migliorare sono la salita, aumentando la tenuta, e gli sprint a ranghi ridotti. Da questa stagione, analizzando insieme al team i miei dati, si è deciso di cambiare il preparatore. Nel guardare a questi tre anni, abbiamo fatto un’analisi dei pro e dei contro, per portare i contro dalla parte dei pro la decisione di cambiare preparatore ci è sembrata la più corretta».

La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame
La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame

Si riparte da zero

Il 2022 ha chiuso il triennio dei punti UCI, ora se ne apre uno nuovo. L’AG2R non era una della squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere. Tuttavia, ora che si riparte da zero, diventa importante iniziare con il piede, anzi pedale, giusto

«Nella frenesia generale del 2022 noi ce ne siamo stati tranquilli – dice Vendrame – la lotta per i punti non ci riguardava. La squadra al ritiro di gennaio aveva fatto una proiezione della classifica e si sentiva al sicuro. Il 2023 azzera tutto e questo mette un po’ di pressione, com’è giusto che sia. Il mio essere polivalente mi permette di correre ed essere competitivo su più terreni, per questo il team si aspetta di potermi utilizzare spesso».

Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)
Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)

Nel 2023, Giro e Vuelta

Il cambio di preparatore sarà il modo per cercare di migliorare, passando, prima di tutto dagli allenamenti. Non si tratta di una rivoluzione ma di una ricerca continua del dettaglio. 

«Cercheremo di apportare un miglior cambio di ritmo e più fuorigiri – spiega – vedremo se faremo bene o male. Di certo non andiamo a stravolgere il lavoro fatto, non avrebbe senso. A livello di obiettivi sono già certo di quelli principali, mentre nel 2022 non è stato così. Fino ad una settimana prima del Giro non ero sicuro di partecipare o meno. C’era una porta aperta per il Tour, ma una volta all’Occitania abbiamo capito che non avrebbe avuto senso e così ci siamo dirottati sulla Vuelta. Peccato per il Covid che me l’ha compromessa.

«Nel 2023 – conclude Vendrame – farò Giro d’Italia e Vuelta. Se uscirò bene dalla Corsa Rosa potrò tirare fino al campionato italiano, dopodiché mi aspetterà un periodo di pausa. Seguirà una bella preparazione in altura e qualche gara per arrivare pronto alla Vuelta. Non ho ancora guardato bene i percorsi, mi piace studiarli a pochi giorni dal via, in base anche alle mie sensazioni del momento. Non so ancora bene da dove partirò, magari dalla Classica Comunitat Valenciana il 22 gennaio, ma non è ancora uscito il percorso. Il primo picco di forma lo dovrei avere tra il Laigueglia e la Milano-Sanremo. Alla Classicissima di Primavera la squadra porterà probabilmente quattro punte: Cosnefroy, Naesen, Van Avermaet e me. E’ una gara particolare, dove sono andato sempre abbastanza bene. Nel 2020 sono arrivato undicesimo. Si tratta di una corsa dove la fortuna gioca una buona parte, però negli anni si è avvicinata alle mie caratteristiche, non è più un affare per soli velocisti».

Cosnefroy vuole finalmente una grande classica

08.12.2022
5 min
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E’ passato dal 42° posto della classifica UCI al 18°. Dall’essere il quinto tra i francesi al terzo. Si è sposato. Ha vinto nel WorldTour. Il 2022 è certamente da incorniciare per Benoit Cosnefroy. Il corridore dell’Ag2R Citroen è stato autore di una stagione nella quale ha mostrato grande costanza di rendimento. E soprattutto che può stare, e bene, là davanti.

E dire che in occasione del suo primo picco di forma, vale a dire le classiche delle Ardenne, aveva subìto una beffa non da poco. Se vi ricordate, lo avevano decretato vincitore dell’Amstel Gold Race. Minuti di attesa, nei quali aveva anche festeggiato con la squadra, poi la doccia ghiacciata. Per pochi millimetri, ma a vincere la corsa della birra era stato il suo compagno di fuga, Michal Kwiatkowski.

Dalla beffa alla gioia

La sua ultima stagione è stata figlia di un buon 2021, anno in cui era cresciuto parecchio e parecchio ci si attendeva. Però mancava sempre qualcosa: una sfortuna, un colpo di reni imperfetto, un tempismo sbagliato. Anche al Tour un paio di fughe interessanti, diversi tentativi, ma a Parigi si era ritrovato con un pugno di mosche in mano.

Fino al 9 settembre scorso, quando vincendo il GP Cycliste de Québec ha dato una svolta alla stagione e forse alla sua carriera. Per Benoit si è trattato del secondo successo nella massima categoria dopo la Bretagne Classic – Ouest-France del 2021, ma questo era davvero pesante visto l’ordine d’arrivo.

«Ho mostrato – dice Benoit – una certa regolarità. Sono stato presente durante la stagione, anche se questo non conta necessariamente. Sono riuscito a ottenere dei risultati in ogni momento dell’anno a parte all’inizio perché ero spesso febbricitante.

«Certo, se fossi riuscito a vincere l’Amstel sarebbe cambiato molto».

Cosnefroy ha ripreso ad allenarsi in Spagna. La data del suo inizio agonistico 2023 non è ancora nota (foto Instagram)
Cosnefroy ha ripreso ad allenarsi in Spagna. La data del suo inizio agonistico 2023 non è ancora nota (foto Instagram)

In crescendo

E con questa consapevolezza e con i gradi di leader, è ripartito dal ritiro in Spagna. Si è visto un Benoit solare, sicurò di sé pronto a crescere ancora. E magari a fare il definitivo salto di qualità al pari del suo connazionale Laporte. I due per certi versi si assomigliano.

«Sto riprendendo pian piano il ritmo per affrontare il 2023 – ha detto il normanno a Cyclism’Actu – Per il momento mi sto allenando con una pressione minima. Inizieremo a fare qualcosa di più durante gli stage con la squadra».

Cosnefroy (classe 1997) è cresciuto nel vivaio dell’Ag2R. E’ ormai uno dei più forti francesi per le classiche. Eccolo con Alaphilippe
Cosnefroy (classe 1997) è cresciuto nel vivaio dell’Ag2R. E’ ormai uno dei più forti francesi per le classiche. Eccolo con Alaphilippe

Classiche nel mirino

Secondo all’Amstel, alla Freccia Vallone (2020) e a quella del Brabante, Cosnefroy è certamente un cacciatore di classiche. Ha un buono spunto, anche se non è super veloce, ma piuttosto ha la “botta” del finisseur. Anche se con i suoi 64 chili potrebbe essere quasi uno scalatore.

«Il mio obiettivo? E’ quello di conquistare una grande classica, ma al tempo stesso di vincere… sempre! E quando dico una grande classica penso soprattutto alle Ardenne».

In tal senso la fiducia della squadra non gli manca. Quest’anno Julien Jurdie, uno dei diesse dell’Ag2R Citroen, prima della Liegi aveva detto espressamente alla squadra che Benoit era ideale per certe corse e che bisognava aiutarlo. Aveva anche aggiunto che lo vedeva sul podio.

Benoit ha disputato 4 Tour e nessun altro grande Giro. Il prossimo anno (avrà 28 anni) potrebbe cambiare
Benoit ha disputato 4 Tour e nessun altro grande Giro. Il prossimo anno (avrà 28 anni) potrebbe cambiare

Ma prima… idee chiare

Cosnefroy non conosce ancora i suoi programmi. Sembra non far parte di coloro che sono diretti al Down Under a gennaio. Piuttosto dovrebbe partire più tranquillo. Molto della sua programmazione ruota attorno al Tour. Grande Boucle sì o no? Benoit potrebbe non essere al Tour.

«Correre il Tour – ha detto Cosnefroy – mi piace, mi diverte, ma mi fido ciecamente della mia gestione sportiva. E se la squadra pensa che posso aiutarla altrove sono aperto ad accettare le sue proposte.

«Per il momento – aveva detto prima del Canada – non posso non ottenere un risultato importante al Tour».

Perché non può raggiungerlo? Ha dimostrato di poter competere con i migliori. Forse è consapevole che gli manca qualcosa. E riavvolgendo il nastro Benoit potrebbe aver ragione. Almeno quando si parla di corse di primissima fascia. 

All’Amstel quando perse per un soffio anticipò. In Canada, la stessa cosa, anche se lo ha fatto con un super finale…

«Se guardo ai miei risultati al Tour, questi non sono ancora i migliori. Io spero di vincere una tappa, questo è il massimo che posso sperare al Tour de France. Ma per fortuna non c’è solo il Tour che mi entusiasma».

Van Avermaet non molla. «Ma se vincessi il Fiandre…»

05.12.2022
4 min
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Da quando è arrivato alla Ag2R Citroen Greg Van Avermaet non ha ancora alzato le braccia al cielo. Il campione olimpico di Rio de Janeiro però non ha perso né il mordente, né gli stimoli… Semmai a remargli contro è la sua carta d’identità. A maggio infatti il belga compirà 38 anni.

Van Avermaet ha iniziato il ritiro con la sua squadra. E’ andato in Spagna e già sta pedalando sulle nuove Bmc con la colorazione 2023 che non passerà certo inosservata.

Greg Van Avermaet in allenamento in Spagna qualche giorno fa (foto Instagram)
Greg Van Avermaet in allenamento in Spagna qualche giorno fa (foto Instagram)

Amare la bici

Qualche giorno fa Van Avermaet ha parlato con una testata francese (Cyclisme Actu) e tra le varie cose ha parlato proprio dei suoi stimoli.

«Non so se questa è la mia sedicesima o diciassettesima stagione, non le ho contate!». Come a dire che il tempo non conta quando si sta bene e si ama ciò che si fa. E infatti: «La cosa più importante per durare tanti anni – ha proseguito Van Avermaet – è amare la bici e non perdere la passione. Quando mantieni la passione, rimani motivato a pedalare, fai di sicuro una buona stagione».

E sempre in tema di motivazioni, più di qualcuno gli ha chiesto, già da tempo, se questa sarà la sua ultima stagione ma Greg non è sembrato d’accordo. O quantomeno ha dichiarato che non inizierà l’anno pensando che sia l’ultimo, nonostante il suo contratto scada a fine 2023.

In 15 Fiandre, il belga è salito quattro volte sul podio. Qui il primo nel 2014. Fu secondo battuto da Cancellara
In 15 Fiandre, il belga è salito quattro volte sul podio. Qui il primo nel 2014. Fu secondo battuto da Cancellara

Pallino Fiandre

Ma gli stimoli non sono “solo il bello di pedalare”, ci sono obiettivi importanti da raggiungere. Alcuni concreti, come la crescita della squadra, lo stare vicino a ragazzi in crescita come Cosnefroy , Vendrame… Proprio su Cosnefroy c’era molto dell’olimpionico nella sua vittoria in Canada. Lo ha ribattezzato il “Piccolo principe” e dopo l’arrivo Cosnefroy lo ha subito cercato. 

E ci sono altri obiettivi molto più ambiziosi, come il Giro delle Fiandre. Van Avermaet sa bene che è molto difficile.

«Non sarà facile fare bene nelle classiche – dice Van Avermaet – Qualche anno fa forse sono stato il migliore per quelle gare, ma ora è un po’ diverso. Tuttavia, posso ancora ottenere buoni risultati, magari non posso più vincere una classica monumento, ma posso agguantare una top cinque».

«Il sogno – anche a quasi 38 anni se ne possono avere – è vincere il Giro delle Fiandre. Ho fatto diversi podi, è la mia gara preferita, ma non l’ho mai vinta. Ci riproverò, mi restano uno o due tentativi. 

«Però se vincessi il Fiandre… allora sì, potrei smettere!».

Greg è stato quarto al mondiale gravel in veneto
Greg è stato quarto al mondiale gravel in veneto. Era la sua prima gara gravel

Apertura ai cambiamenti

Entusiasmo, voglia di mettersi in mostra, provare cose nuove… Van Avermaet ha vinto le Olimpiadi con una grinta mostruosa, la stessa grinta che ci ha messo nel campionato mondiale gravel. E’ arrivato quarto, battuto in volata da Van der Poel. Si era rammaricato che un pit stop imprevisto gli avesse tolto il podio.

Tra l’altro Van Avermaet da anni corre con BMC ed è ritenuto un grande sviluppatore della bici. Anche nel mondo gravel ha voluto dire la sua.

Novità per un corridore esperto come Van Aert è anche il contatto con la nuova generazione. E lui, soprattutto in nazionale, ne ha l’esempio maggiore: Remco Evenepoel. I giovani hanno messo in difficoltà in un sacco di atleti. 

«Remco è un talento eccezionale. Quando è arrivato nel gruppo, ho visto subito che era speciale. Ha delle capacità che non avevo mai visto in nessun altro nella mia carriera. Come ha corso nel Campionato del mondo, alla Liegi o a San Sebastian, è qualcosa che non si vedeva dai tempi di Eddy Merckx.

«Sono un fan di Remco e sono molto felice di poter correre con lui. Magari sarei anche più felice di batterlo una volta!».

Cosnefroy, la vittoria in Canada e la rinuncia all’Australia

16.09.2022
4 min
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Se Atene piange, Sparta non ride, dicevano gli antichi. In Italia la partenza imminente della nazionale di Bennati è circondata dallo scetticismo legato a una stagione obiettivamente difficile, ma al di là di superpotenze come il Belgio, non tutti possono prendere l’aereo per l’Australia in tranquillità. Non lo farà la Francia, non lo farà Thomas Voeckler, che pure ha ritrovato in extremis il suo pupillo Alaphilippe alla ricerca di un tris consecutivo difficile soprattutto per le conseguenze della caduta alla Vuelta. Ma il suo malumore è legato ad altro, al gran rifiuto di Cosnefroy.

Tutto è nato immediatamente dopo la vittoria di quest’ultimo al GP de Quebec, la prima delle due classiche canadesi inserite nel WorldTour. Il 26enne francese aveva fatto saltare i piani dei favoriti anticipando la volata del gruppo ai -2 chilometri dal traguardo, vincendo con 4” sull’ex trionfatore in terra canadese Matthews, Girmay e Van Aert (guarda caso tre dei favoriti per Wollongong). Una grande dimostrazione di forma non solo fisica ma anche mentale, attuando un piano perfetto.

Il podio del GP de Quebec con Matthews (1° nel 2018 e 2019) e Girmay
Il podio del GP de Quebec con Matthews (1° nel 2018 e 2019) e Girmay

Una vittoria che cambia tutto

«Era premeditato – raccontava al traguardo il 26enne di Cherbourg en Cotentin – Io dovevo e volevo attaccare mentre Van Avermaet poteva giocare di rimessa. Per me questa vittoria rappresenta tanto, se prima era stata una stagione che mi aveva relativamente soddisfatto, ora è eccezionale».

Una stagione, quella di Cosnefroy, con 7 podi, con la doppia piazza d’onore dell’Amstel Gold Race e della Freccia del Brabante («ma su quella in Olanda ci ho rimuginato tanto, sono andato davvero vicino alla vittoria e avrebbe cambiato tutto»), ma anche un Tour de France da assoluto comprimario. Dopo, Cosnefroy aveva già dimostrato di essere in crescita e quello in Canada era uno squillo che non poteva passare inosservato.

L’amarissimo finale dell’Amstel con Kwiatkowski che beffa il francese di un niente
L’amarissimo finale dell’Amstel con il francese che si arrende a Kwiatkowski

Il pressing del cittì

Nel viaggio di tre ore in bis da Quebec City a Montreal, Benoit ha trascorso tutto il tempo a guardare il suo smartphone, a leggere la pioggia di messaggi arrivati. «E neanche li ho letti tutti…». Tra questi c’era anche quello di Voeckler, che si complimentava ricordando la sua vittoria nel 2010, l’unica di un francese su quelle strade ugualmente francofone. Con il cittì, Cosnefroy aveva già parlato prima di partire per oltreAtlantico, esprimendo le sue perplessità circa la sua presenza, ma da allora molto era cambiato.

Intanto prima Cosnefroy era un piazzato, ora un vincente al cospetto degli stessi eventuali rivali di Wollongong. Inoltre l’assetto della Francia rischiava di cambiare: senza Alaphilippe o con l’iridato a mezzo servizio, serviva una punta di ruolo in grado di finalizzare il lavoro. E il corridore dell’AG2R Citroen poteva esserlo.

Cosnefroy con Van Avermaet. I due hanno lavorato in piena sinergia in Canada
Cosnefroy con Van Avermaet. I due hanno lavorato in piena sinergia in Canada

Una decisione difficile

Voeckler è tornato alla carica, ha provato a convincerlo, a ripetergli questi concetti, ma Cosnefroy non ne ha voluto sapere. Anzi, riparlando dell’argomento con i giornalisti il transalpino è parso un po’ stizzito: «Non ho più cose da dire rispetto a prima. E’ stata una mia scelta quella di non partecipare e avevo le mie ragioni. Nello sport di alto livello bisogna prendere delle decisioni difficili: questa lo è stata». E chiuso l’argomento…

La scelta di Benoit ha una spiegazione molto semplice: il francese ritiene troppo impegnativa la trasferta in Australia, soprattutto per i problemi legati al jet-lag. Difficile recuperare in tempo per la gara, ancora di più dopo, quando comunque ci saranno da onorare tanti appuntamenti per il suo team, l’AG2R che con la sua vittoria ha contribuito a “far respirare” nel ranking Uci portandolo al 13° posto, ma ancora non in salvo per evitare una dolorosissima retrocessione dal WorldTour.

Il transalpino ai mondiali di Leuven 2021: 19° posto finale, correndo in supporto di Alaphilippe iridato
Il transalpino ai mondiali di Leuven 2021: 19° posto finale, correndo in supporto di Alaphilippe iridato

«Un esempio per gli altri…»

Ci saranno state pressioni da parte del team? Difficile dirlo, è pur vero però che Cosnefroy è legato a doppio filo con la squadra e soprattutto con la società. Lì è nato, lì ha seguito tutta la trafila e lo stesso Vincent Lavenu, fondatore del team lo ritiene un esempio come altri big come Bardet o Latour.

«Cosnefroy è l’esempio del concept del centro di formazione – raccontava il dirigente francese a velo-club.net – che viaggia su due binari: studi e ciclismo. Ora ci sono altri giovani talenti, ma tanti ragazzi sono attratti, quasi accecati dal contratto immediato, da parte di chi cerca il novello Evenepoel. Noi andiamo avanti per la nostra strada, come facciamo da trent’anni passati attraverso 500 vittorie».

Se a Cosnefroy, con già in tasca il contratto per il 2023, chiedevano un sacrificio poteva mai dire di no?