Anche Malucelli ha trovato una maglia per ripartire. Non correva dal campionato italiano e per far girare le gambe a una velocità consona, il romagnolo è andato a correre la Sei Giorni di Pordenone. Alla fine di tanto cercare, in questa rincorsa un po’ insensata che ha costretto i corridori della ex Gazprom a elemosinare un posto in squadra, il suo procuratore Moreno Nicoletti gli ha trovato una maglia e una bici nella cinese China Glory. Una continental cinese, al cui timone si trovano però il francese Lionel Marie e l’olandese Maarten Tjallingii, mentre sull’ammiraglia viaggiano altri due ex corridori: Jerome Coppel e Benjamin Giraud. Non sarà l’Astana da cui è ripartito Scaroni, ma da qualche parte bisognava assolutamente ripartire.
Destinazione Norvegia
Intercettiamo Malucelli all’aeroporto di Parigi, in procinto di imbarcarsi per il Polo Nord, come dice scherzando, verso la Arctic Race of Norway, che inizierà giovedì dalla cittadina di Mo I Rana, nella regione del Nordland.
«Si corre finalmente – dice con la voce allegra – allenarsi e allenarsi era da spararsi, una cosa devastante. Quando ho saputo che avrei corso in Norvegia, nell’ultimo mese ho cercato di fare le cose per bene. A Pordenone mi allenavo la mattina su strada e il pomeriggio ho fatto ritmo in pista. Ho simulato una corsa a tappe, anche perché l’ultima corsa era stato il campionato italiano e prima ancora la Adriatica Ionica Race. Spero che mi sia servito».
Avevamo incontrato Nicoletti al Tour de France, mentre cercava di concretizzare qualcosa anche per il 2023. Si era parlato di una pista belga e nell’occasione avevamo scoperto che in realtà le piste fossero due. China Glory nel frattempo sembrava il modo migliore per uscire dall’inattività e farsi vedere.
Quando li hai incontrati per la prima volta?
A metà luglio sono stato per 9 giorni in ritiro con loro a Nizza. Parlando con Moreno, ci siamo detti che bisognasse comunque correre. La squadra è cinese, il management è europeo. Hanno avuto la licenza il 5 gennaio, quindi sono stati parecchio a inseguire, però c’è la volontà di fare bene. Per cui correrò in Norvegia, poi al Poitou Charentes e una serie di altre corse di un giorno, per terminare al Tour of Langkawi, se lo faranno.
Si sa qualcosa per il prossimo anno?
Per il 2023 non si sa ancora molto, se non che questa squadra vorrebbe diventare professional. E anche se aspiro a salire un gradino, che a 29 anni sarebbe tempo, potrebbe essere comunque un approdo.
Al Giro di Sicilia, la prima vittoria dopo lo stop della Gazprom In precedenza, Malucelli aveva vinto al Tour fo Antalya
Parliamo della pista Quick Step, che sembrava cosa fatta…
Se l’UCI avesse dato la deroga a marzo, sarei stato già con loro. Avevano bisogno di un corridore e mi avrebbero inserito subito. Lefevere è come Savio: quello che dice, lo fa. Solo che il momento è passato e adesso che il mercato è aperto, hanno più nomi fra cui scegliere, quindi quella pista è abbastanza chiusa. A meno che non faccia qualche risultato e allora si potrebbe riaprire.
Arriva Merlier, hanno Jakobsen…
Anche a marzo, dissero che avrei fatto la terza attività. Quindi che non avessi grilli per la testa o pensassi ai grandi Giri. Mi sta bene cominciare dal basso, tanto poi se uno va forte, lo spazio se lo conquista.
Pare che le piste belghe fossero in realtà due, giusto?
E la seconda forse è quella ancora aperta. E’ una squadra WolrdTour in cui corrono quattro italiani, anche se uno dovrebbe andare via (il riferimento alla Intermarché-Wanty-Gobert è plausibile, ndr), ma so che stanno valutando anche altri velocisti, per cui a me spetta il compito di fare risultato e a Moreno quello di trattare per me. Non posso fare tutto da solo…
In Sicilia hai vinto dopo tanto che non correvi, cosa ti aspetti da questo nuovo debutto?
In Sicilia ho vinto e prima avevo fatto degli ottimi piazzamenti al UAE Tour. Sono convinto di poter fare bene, ma so anche di non avere accanto la nazionale e di essere praticamente da solo. Quindi vedremo se riuscirò a fare qualche buon risultato, da cui si capisca che quelli ottenuti in questi mesi così strani non sono stati per caso. Qualche risultato qui in Europa e una vittoria in Malesia sarebbero un bel modo per farsi notare.
Degli italiani della Gazprom lasciati a piedi senza troppi complimenti dall’UCI, che non ha accennato la benché minima valutazione di merito per cercare di agevolarne il reintegro, restano ora in ballo Giovanni Carboni e Marco Canola. Il primo sarebbe vicino a un accordo, stando a quanto detto dal suo manager Alex Carera, il secondo sembra incontrare più difficoltà. Continuiamo a pensare che si sia trattato di una vicenda grottesca e per niente gestita dai vertici del ciclismo, che continuano a pretendere le loro gabelle senza offrire nulla in cambio. Se non il silenzio.
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