Un decimo posto può avere un sapore davvero speciale, se può rappresentare una rinascita. Mathias Vacek lo sa bene: in attesa di vestire la maglia della Trek Segafredo (il suo contratto è in essere dal 1° agosto) con la prestazione ottenuta al Tour de l’Avenir ha messo finalmente la parola fine a un periodo buio, per lui come per tutti quelli coinvolti dalle vicende della Gazprom RusVelo, una lunga querelle che ha messo a rischio la carriera sua e di tanti altri corridori senza che avesse colpa e soprattutto senza che l’Uci battesse ciglio.
Vacek aveva iniziato la sua stagione alla grande, culminando con la fantastica vittoria nella sesta tappa dell’Uae Tour, il che significa nel WorldTour che lasciava presagire grandi cose. Poi da un giorno all’altro si è spenta la luce e rimanere sul pezzo è stato davvero difficile.
In attività con la nazionale
Che Vacek sia un corridore di vaglia lo si capisce anche dal fatto che ogni volta che è stato chiamato in causa (lo ha fatto la sua nazionale, come la nostra ha agito nei confronti dei vari Malucelli, Conci e compagnia) si è fatto trovare pronto, conquistando il 3° posto alla Corsa della Pace dove ha anche vinto il prologo oppure il 2° ai campionati europei Under 23. Ma la corsa francese ha rappresentato qualcosa di speciale.
Non era una corsa facile e Vacek lo spiega in maniera chiara: «Io ero partito con grandi motivazioni, proprio perché mi sentivo finalmente libero, tranquillo dopo mesi davvero difficili. Ho affrontato questo periodo con la testa sempre alta, sapendo che qualcosa alla fine sarebbe successo e io dovevo farmi trovare pronto come sempre. Tanto lavoro duro doveva portare a qualcosa, non avevo niente da perdere. Tappa dopo tappa mi sono sentito sempre meglio e soprattutto notavo che stavo migliorando, per questo quel 10° posto lo vedo come qualcosa di ampiamente positivo».
Come hai fatto in tutti questi mesi così difficili, senza una squadra, un calendario, una garanzia per il futuro?
Ho cercato di essere forte con la testa prima ancora che con le gambe, concentrato, senza lasciarmi abbattere. Mi è costato tanto, lo ammetto, c’erano momenti in cui averi voluto maledire tutto e tutti, ma a che cosa sarebbe servito? Dovevo tenermi motivato, cercare motivi per andare avanti giorno dopo giorno. Il lavoro alla fine paga sempre.
Come saresti andato se ti fossi presentato al Tour de l’Avenir come gli altri, con un buon bagaglio di gare alle spalle?
Difficile dirlo, penso che sarei stato più competitivo, se avessi avuto un programma di avvicinamento scandito da appuntamenti agonistici sarebbe stato tutto più facile. In corsa ho notato che rispetto agli altri mi mancava il ritmo gara e si trattava di una corsa molto qualificata, dove si andava davvero forte. Comunque con i se non si va da nessuna parte, sono arrivato 10° e mi sta bene così per ora.
Quanto è stato utile tuo fratello in questo periodo senza una squadra?
Moltissimo, mi ha aiutato in allenamento come io ho aiutato lui. Credo che il fatto di essere sempre insieme, uno di fianco all’altro in bici e fuori sia stato importante per entrambi in questa stagione così strana. Siamo in perfetta simbiosi, io sinceramente spero tanto che prima o poi ci ritroveremo nello stesso team.
Quanto conta l’avere ora un futuro assicurato alla Trek Segafredo?
Mi dà molta più tranquillità, ho firmato un contratto triennale, posso quindi lavorare con calma per raggiungere i miei obiettivi e mettere da parte questa stagione a mezzo servizio. Non ho più nulla da perdere, devo solo essere concentrato su quel che faccio e impegnarmi al massimo.
Dove ti vedremo ora?
Il mio prossimo impegno saranno direttamente i mondiali in Australia, poi il finale di stagione in Italia con una puntatina in Croazia. Tengo molto alla trasferta iridata e voglio far bene innanzitutto nella cronometro perché penso di potermi giocare carte importanti. Mi sto infatti preparando soprattutto per quella. La gara in linea, anche per il suo percorso, sarà una sorta di lotteria dove può succedere tutto. Su quel percorso posso sicuramente fare bene, sono un corridore universale e mi trovo a mio agio sia se riuscirò a entrare nella fuga buona, sia se la soluzione arriverà in volata. Ma su questo ci sarà tempo per ragionare, prima voglio pensare alla cronometro.
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