Scena: Recoaro Terme. Si corre la prima edizione della Granfondo delle Piccole Dolomiti, a chiudere l’Mtb Ahead Tour che è uno dei principali circuiti dedicati alle ruote grasse. In centinaia al via, fra loro spunta anche un corridore con il body della nazionale. Molti sono sconcertati, perché non è una tenuta qualsiasi, si vede che è quello ufficiale. Guardi il numero di gara e scopri che quello è Marco Canola.
Che ci fa il 33enne corridore vicentino in mezzo ai biker? Non è certamente uno che vanta un passato nella specialità. Su strada l’ultima sua uscita risaliva al 26 giugno, il giorno dei campionati italiani. Nell’ambiente, non vedendolo, si rincorrevano le voci di un suo prossimo annuncio del ritiro, dopo la triste vicenda della Gazprom, ma quello che ritroviamo dopo la Granfondo (peraltro chiusa in una probante sesta piazza) è un Canola rivitalizzato.
«L’anno ormai era andato e mi ero un po’ rassegnato, ma conoscevo personalmente gli organizzatori della corsa, mi avevano parlato della bellezza del tracciato, così ho deciso di provarci. Senza alcun suggerimento, è stata una cosa mia, che sentivo dentro, anche solo per riassaporare certe sensazioni».
Avevi esperienza di gare in mtb?
No, nessuna, solo qualche giro in compagnia di amici. Ho una bici mia e con quella ho gareggiato, ma non avevo niente altro. Devo anzi dire grazie alla Fulcrum che mi ha fornito le ruote Red Zone, per avere una resa maggiore e la differenza è stata notevole. Per il resto mi sono un po’ arrangiato, chi gareggia sul serio non fa certo così…
Come ti sei trovato?
E’ stata una giornata molto divertente, su questo non c’è dubbio. Come anche sul fatto che la differenza con chi è specialista davvero è tanta. La tecnica fa la differenza, ne parlavo con Nicholas Pettinà, l’ex azzurro che ha vinto, rispetto a lui sono davvero un pivello. Visti da vicino, si capisce davvero che grandi abilità abbiano coloro che fanno questo sport.
Come sei arrivato a questa esperienza da quel fatidico 26 giugno?
Io ho continuato sempre ad allenarmi, speravo sempre in una chiamata da parte di un nuovo team. I fratelli Carera stanno lavorando, ma anch’io mi sto muovendo per aprirmi una porta nel caso non arrivi quella chiamata. Inoltre è tempo che guardi più lontano, anche se non voglio mollare questo mondo.
Hai messo quindi da parte i propositi di ritiro…
Non voglio andarmene così, vorrei che almeno mi si desse la possibilità di chiudere come si deve, facendo almeno una stagione piena e non vissuta con tanti patemi e amarezze. Voglio un addio pacifico e tranquillo, privo di rimorsi. Voglio chiudere io e non per decisioni di altri. Intanto farò i tre livelli per il corso da direttore sportivo, sto aspettando il bando per il primo, poi sto affrontando una serie di colloqui con aziende del settore per trovare una collocazione.
Una cosa che ha molto incuriosito è che in classifica tu risulti sesto con, come società, la Gazprom RusVelo…
Quella credo sia stata una svista del sistema di cronometraggio, d’altronde io ho la tessera d’inizio anno quando ero segnato ancora per loro. Anche in questo caso l’Uci non ha fatto molta chiarezza… Io comunque ho ancora tutte le credenziali per correre, ho il passaporto biologico Adams a posto. Se non corro non è per mia scelta.
E ora che farai? Visto com’è andata a Recoaro Terme senza alcuna preparazione specifica, pensi di riprovarci?
Ci sto pensando. Sto studiando il calendario per fare magari un’altra sortita, ad esempio alla Lignano Bike Marathon che come percorso è molto meno impegnativo altimetricamente e quindi alla mia portata. Voglio andarci con un’ambizione diversa: ora so a che cosa vado incontro e voglio riprovarci per divertirmi allo stesso modo e anche di più. Sono molto curioso su quel che potrei fare. Intanto però devo ringraziare gli organizzatori della Vi Bike Outdoor che mi hanno offerto questa possibilità, è stato uno squarcio di luce nel buio…
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