Consonni è pronto: «Grazie Elia, ora tocca a me…»

Consonni è pronto: «Grazie Elia, ora tocca a me…»

03.12.2025
5 min
Salva

Simone Consonni si gode gli ultimi giorni di riposo. Dalla prossima settimana scattano i ritiri, si parte per la Spagna e la stagione sarà praticamente già iniziata. L’olimpionico viene da un’annata vissuta tutta su strada e in cuor suo la lontananza dalla pista si è fatta sentire, perché la passione è dura da tenere sopita e ogni occhiata che scappava verso gli eventi dei velodromi velava il suo sguardo di malinconia.

Con Milan il bergamasco ha vissuto tutta l'avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan, il bergamasco ha vissuto tutta l’avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan il bergamasco ha vissuto tutta l'avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan, il bergamasco ha vissuto tutta l’avventura del Tour, culminata con la maglia verde

Ora si riparte e Simone ci tiene a ribadire che il suo non è stato un addio alla pista, ma una scelta consapevole, maturata e condivisa con la squadra e legata allo spazio dell’annata preolimpica: «La pista è il mio vero grande amore. Ho iniziato da junior ed è stata un’escalation fino a arrivare a tutte le medaglie olimpiche. Quest’anno era programmato, nel senso che era l’anno in cui io e Jonathan (Milan, ndr) debuttavamo al Tour e per necessità di calendario nessuna Nations Cup si sposava con il programma della strada. Neanche l’europeo e alla fine neanche il mondiale, perché la squadra mi aveva messo come titolare nel Tour of Guangxi. Quindi ho dovuto un po’ accantonarla, ma solo agonisticamente, perché Montichiari è rimasta la mia casa».

Sarà stato duro vedere gli altri gareggiare e non potersi mettere alla prova…

Beh, la voglia di essere là è sempre tanta, soprattutto per il mondiale. Avrei voluto esserci, per tutto quello che la pista è per me. Poi sicuramente era l’ultimo mondiale di Elia… Mi sono tenuto libero per il giorno dell’eliminazione, volevo vederlo e insomma è stato emozionante. Bello vederlo da casa, ma con un piccolo rimpianto per non essere stato là. Così io, Ganna e Lamon abbiamo organizzato una trasferta di un paio di giorni a Gand, dove Elia ha chiuso la sua carriera e quindi siamo riusciti a vederlo in quell’occasione.

Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Non averlo più in pista da atleta che effetto ti fa?

Tutto il nostro gruppo ha avuto un vissuto con Viviani, tante esperienze. Penso che tutti l’abbiamo preso come modello. Sicuramente mancherà tanto in pista, non averlo al proprio fianco nell’essere atleta sarà qualcosa di strano e nuovo. Ma col nuovo ruolo, sicuramente sono sicuro che saprà sempre consigliarci al meglio come ha sempre fatto . Sono contento di questa sua scelta e fiducioso che nei prossimi anni ce lo terremo stretto. Sicuramente sarà parte fondamentale di tutti i passi che faremo da qua fino alle Olimpiadi di Los Angeles.

Ti ha tolto qualcosa il fatto di essere contemporaneo di Viviani relativamente alla specialità olimpica, all’omnium in questi anni?

Domanda tendenziosa… Potrei dire di sì, ma la verità è che sono un atleta che non si reputa un fenomeno. A 31 anni, vedendo in casa un bronzo, un argento e un oro olimpico, aver avuto intorno Viviani è più quello che mi ha dato di quello che mi ha tolto. Vedendo quello che comunque sono riuscito a portare a casa, soprattutto a livello olimpico ma anche a livello europeo e mondiale. Credo che gli spazi me li sono ricavati lo stesso, anche in presenza di un simile campione e specialista.

Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Ora però, a 31 anni, sei nel pieno della maturità per affrontare il quadriennio olimpico, puntare all’appuntamento di Los Angeles con grandi aspettative…

Dico sempre e mi ripeto da quando ho iniziato con questo sport, che l’età non deve condizionare. Secondo me alla fine ogni anno devi dimostrare di essere pronto, di essere sul pezzo, di essere capace di competere con i migliori. Quindi personalmente cambia poco, conta convincere il cittì e tutto l’entourage che tu sei pronto per quella competizione, indipendentemente dal palmarés e dal vissuto. Sicuramente Los Angeles è un grande obiettivo per me, ma come lo è per tanti ragazzi della nazionale, per tanti giovani che stanno crescendo e per tutto il mondo della pista. L’Olimpiade è l’evento più importante che rende la pista quello che è. Mi sento di dover dimostrare al cittì che posso essere ancora una carta ottima da giocare e con tante possibilità di fare podio.

Abbiamo visto il quartetto quasi completamente formato da giovani, fare nuove esperienze. Guardando da fuori, che giudizio ne dai?

Ma non solo da fuori, perché allenamenti in pista e ritiri e prove li abbiamo sempre fatti insieme. Sono contento perché ci sono tanti ragazzi giovani che ogni settimana vengono in pista, che sono motivati per la causa del quartetto. Quando abbiamo iniziato, tante volte magari facevamo fatica a trovare i quattro per gareggiare… Adesso vedere così tanti ragazzi che sentono la maglia della nazionale come qualcosa di importante, è una cosa che mi riempie d’orgoglio.

Nell'omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell’omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell'omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell’omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Sei ottimista per il futuro?

Negli ultimi anni ci siamo abituati bene, in una specialità dove il livello tra i quartetti e tra le nazionali è talmente alto ed equilibrato che un niente può fare la differenza. Basta pensare solo al torneo di Tokyo, come abbiamo battuto la Nuova Zelanda in semifinale per centesimi e come abbiamo vinto poi la finale con la Danimarca di un decimo. Oggi se guardi i tempi, se guardi i ragazzi e come ci arrivano, secondo me c’è un grande movimento e dobbiamo essere soddisfatti per quello che stiamo seminando. E speriamo che nei prossimi anni riusciremo a raccogliere tanto quanto abbiamo raccolto negli anni scorsi.

GT3 Lavaredo

GT3 Lavaredo, le Gravel World Series sbarcano nelle Dolomiti 

02.12.2025
6 min
Salva

Sabato 20 giugno 2026 ad Auronzo di Cadore prenderà il via la prima edizione di GT3 Lavaredo, un nuovo evento parte dell’UCI Gravel World Series. Il percorso è un anello di oltre 130 chilometri attorno alle Tre Cime di Lavaredo, forse la montagna più famosa e riconoscibile di tutte le Dolomiti. Una salita che ha fatto la storia del Giro d’Italia che si inerpicò lassù per l’ultima volta nel 2023, con la vittoria di Santiago Buitrago, che staccò Derek Gee. Alle loro spalle Magnus Cort batté in volata Primoz Roglic, che rosicchiò tre secondi alla maglia rosa Thomas, preparandosi per il sorpasso del giorno dopo nella cronoscalata del Monte Lussari.

Ad organizzare l’evento è l’ASD Pedali di Marca, la stessa associazione che ha organizzato la seconda edizione dei Mondiali Gravel di Pieve di Soligo e molti altri appuntamenti nel territorio trevigiano e non solo. Abbiamo contattato Massimo Panighel, presidente di Pedali di Marca, per farci raccontare questa nuova avventura. 

Nel 2023 Buitrago conquista le Tre Cime, premiato da Nibali che aveva vinto lassù 10 anni prima, ipotecando il suo primo Giro
Nel 2023 Buitrago conquista le Tre Cime, premiato da Nibali che aveva vinto lassù 10 anni prima, ipotecando il suo primo Giro
Massimo, com’è nata questa nuova sfida?

L’UCI ci ha chiesto di organizzare una delle due tappe italiane delle Gravel World Series. Una sarà in Sardegna, l’altra la faremo noi nelle Dolomiti. Ce l’avevano già chiesto dopo il mondiale gravel di Pieve di Soligo, organizzato da noi di Pedali di Marca, ma all’epoca non c’erano i tempi tecnici. Questa volta invece abbiamo coinvolto nel progetto il comune di Auronzo, che nel 2026 per la prima volta dopo 16 anni non ospiterà più il ritiro della Lazio. Quindi volevano sviluppare un altro tipo di prodotto turistico e la bici è il mezzo perfetto. 

Come avete scelto il percorso?

Di fatto è il giro delle Tre Cime di Lavaredo con partenza e arrivo da Auronzo, infatti GT3 sta per Gran Tour 3 Cime. Si attraversano la Val Comelico, la Val Pusteria e la Conca Ampezzana. In tutto sono 133 chilometri con oltre 3.000 metri di dislivello. Il percorso si snoda quasi sempre per ciclabili sterrate, molte delle quali nei fondovalle, un modo per valorizzare quel tipo di offerta cicloturistica.

Massimo Panighel alle Tre Cime di Lavaredo nel 2023, quando ha fatto parte del comitato di tappa del Giro d’Italia
Massimo Panighel alle Tre Cime di Lavaredo nel 2023, quando ha fatto parte del comitato di tappa del Giro d’Italia
Abbiamo detto che si tratta di un evento gravel, quanta percentuale di sterrato c’è?

Siamo oltre la percentuale che l’UCI indica per gare di questo genere, che è il 65 per cento. Noi siamo oltre il 70 per cento, di fatto l’unico tratto asfaltato è la prima salita, il passo Sant’Antonio che porta in Comelico. Quello serve anche per allungare il gruppo in partenza quindi va più che bene, ma da lì in avanti sono quasi solo strade forestali.

Hai accennato alla prima salita, qual è la più dura del percorso?

Probabilmente l’ultima, quella che da Cortina porta al Passo Tre Croci, anche perché è divisa in due parti con un breve risciacquo prima della parte finale dura. Le altre due sono più abbordabili. La prima, appunto il Passo Sant’Antonio, è regolare e in asfalto. La seconda è la più lunga, circa 25 chilometri, ma sale a scaloni con anche dei tratti pianeggianti, alterna pezzi duri con altri di recupero. In generale sono comunque tutte pedalabili e mai estreme. 

GT3 Lavaredo Auronzo
La partenza e l’arrivo saranno ad Auronzo in provincia di Belluno, con il lago e la sua cerchia di boschi e montagne
GT3 Lavaredo
La partenza e l’arrivo saranno ad Auronzo in provincia di Belluno, con il lago e la sua cerchia di boschi e montagne
Sappiamo che gravel può voler dire molte cose. Com’è il fondo delle strade?

E’ sempre abbastanza scorrevole, sono tutte strade forestali o ciclabili con un bel fondo battuto. Per dare un’idea io l’ho fatta sia con i copertoni da 40 mm che da 36 mm. Il tratto più tecnico è la discesa dopo la seconda salita, che da Malga Klammbach porta a Moso, in Pusteria. Lì in fondo è leggermente più instabile anche per via della pendenza, comunque si fa tranquillamente con degli pneumatici da 40, che secondo me sono la scelta perfetta per questo tipo di percorso.

L’evento principale è agonistico, con le differenti griglie divise per età che partono subito dopo i professionisti. Si può iscrivere chiunque?

Sì certo, è sufficiente avere un certificato medico agonistico ed essere tesserati. In alternativa si può anche fare la tessera giornaliera, la cosa fondamentale è avere il certificato agonistico, trattandosi di una gara.

GT3 Lavaredo
Il fondo è sempre compatto e pedalabile, privo di grandi difficoltà tecniche
GT3 Lavaredo
Il fondo è sempre compatto e pedalabile, privo di grandi difficoltà tecniche
Abbiamo visto che però c’è anche una parte non agonistica dell’evento, come funziona?

Esatto, l’abbiamo organizzato in collaborazione con Audax, l’associazione che gestisce le randonnée in Italia. Il percorso è lo stesso e la partenza è sempre sabato mattina, ma il format è appunto quello delle randonnée, cioè un’esperienza unsupported di viaggio più che una competizione. In questo caso i partecipanti hanno tempo fino alle 17 di domenica per arrivare al traguardo, cioè circa un giorno e mezzo. Abbiamo deciso di inserire questo format perché sappiamo che alcune persone non condividono la parte agonistica del gravel, e ci sembrava giusto aprire l’evento anche a loro. E’ anche un modo per pedalare tra quei paesaggi con più calma, godendosi i panorami senza l’assillo del cronometro.

Le iscrizioni sono già aperte, giusto? A che numeri puntate?

Sì è già possibile iscriversi nel nostro sito, e saranno aperte fino al 18 giugno, cioè a due giorni dalla partenza. Fino a fine dicembre il prezzo è agevolato, poi salirà via via che ci sia avvicina all’evento, quindi il consiglio è di approfittarne. Puntiamo alle 1500 presenze totali, ad ora abbiamo già oltre 100 iscritti e questo ci fa bene sperare. Anche perché il nostro è l’unico evento gravel marathon di tutte le Dolomiti, un punto di forza che siamo sicuri ci premierà.

GT3 Lavaredo
Tutti i 133 chilometri si snodano tra scenari spettacolari, come le Dolomiti che si stagliano dalla Val Comelico in questa foto
GT3 Lavaredo
Tutti i 133 chilometri si snodano tra scenari spettacolari, come le Dolomiti che si stagliano dalla Val Comelico in questa foto
Massimo, ultima domanda. Il territorio attraversato dal GT3 Lavaredo è tutto bellissimo, ma ci sveli un luogo particolare magari meno noto al grande pubblico?

E’ difficile, perché appunto tutto il tracciato passa per panorami straordinari, le malghe del Comelico, Misurina, ogni chilometro ci sono montagne bellissime da ammirare. Se dovessi citare uno spot particolare forse direi le torbiere attorno alle chiesa di Santa Barbara a Danta di Cadore, dopo la prima salita. E’ un posto magico anche se non si chiama Cortina, ed è esattamente per questo che abbiamo creato quest’evento. Per far scoprire agli amanti della bici anche le meraviglie nascoste delle Dolomiti.

Il consuntivo del Regioni, ma Scotti già pensa al 2026

Il consuntivo del Regioni, ma Scotti già pensa al 2026

02.12.2025
5 min
Salva

Tempo di consuntivi per il Giro delle Regioni di ciclocross. La challenge che ha inaugurato la stagione è andata in archivio con la prova di Cantoira e i successi finali di Folcarelli e Borello, ma sul suo sviluppo c’è ancora molto da dire, considerando la sua particolare conformazione, con un team supervisore, quello di Fausto Scotti e varie squadre che mettono insieme il loro impegno facendo del circuito una struttura fondamentale per lo sviluppo dell’attività.

Fausto Scotti, a sinistra, è da sempre il deus ex machina del Giro d'Italia prima e del Regioni poi
Fausto Scotti, a sinistra, è da sempre il deus ex machina del Giro d’Italia prima e del Regioni poi
Fausto Scotti, a sinistra, è da sempre il deus ex machina del Giro d'Italia prima e del Regioni poi
Fausto Scotti, a sinistra, è da sempre il deus ex machina del Giro d’Italia prima e del Regioni poi

Tutto è iniziato a Corridonia

Ad aprire le ostilità è stata Corridonia grazie all’impegno del Bike Italia Tour con a capo Francesco Baldoni: «Sono passati due mesi dall’evento, ma noi siamo già al lavoro per valutare un possibile cambio data e per migliorare ulteriormente ogni aspetto della manifestazione, con l’obiettivo di renderla sempre più completa e funzionale sia per gli atleti che per il pubblico. La numerosa partecipazione, costante in tutte le edizioni, rappresenta per noi organizzatori un grande riconoscimento e uno stimolo a proseguire su questa linea di crescita».

A Tarvisio si è mosso in prima persona il Bandiziol Cycling Team di Mauro Bandiziol: «Quest’anno è stato difficile capire realmente quanto afflusso ci sia stato se non dai numeri degli iscritti, considerando le difficili condizioni meteo al limite della praticabilità del percorso, tuttavia il comitato organizzatore insieme allo staff principale ha portato a casa 3 semafori verdi dalla commissione UCI presente sul posto. Che dire , quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, un grazie speciale a quanti hanno collaborato per l’ottima riuscita dell’evento».

La prova di Tarvisio è stata quella più penalizzata dal maltempo. Una gara da Nord Europa...
La prova di Tarvisio è stata quella più penalizzata dal maltempo. Una gara da Nord Europa…
La prova di Tarvisio è stata quella più penalizzata dal maltempo. Una gara da Nord Europa...
La prova di Tarvisio è stata quella più penalizzata dal maltempo. Una gara da Nord Europa…

Lo Zoncolan non ha tradito le aspettative

A Osoppo è toccato al Jam’s Bike Team Buja di Gessyca Baldassa: «La tappa del Rivellino Ciclocross non è solo una competizione, è un punto di riferimento. L’evento si distingue non solo per l’alta competitività, ma anche per la sua location eccezionale e unanimemente riconosciuta come una delle più affascinanti e performanti. Il percorso di quest’anno è stato particolare, creando sul tracciato la scritta del suo nome celebrando così i 20 anni di attività».

Poi c’è stata l’attesissima prova sullo Zoncolan, la novità di quest’anno, per merito del Carnia Bike: «Organizzare una gara di questo tipo a 1.300 metri di altitudine non è semplice – garantisce la vicepresidente Vanezza Zagar – e racchiude molte sfide ma siamo comunque riusciti a fare un buon lavoro grazie all’ottima collaborazione con il Comune di Sutrio e tutto il territorio limitrofo. La buona risposta delle moltissime società partecipanti ci dà la carica per pensare a un’edizione 2026 davvero entusiasmante».

Tutti i vincitori finali del Regioni 2025, premiati nella tappa finale di Cantoira
Tutti i vincitori finali del Regioni 2025, premiati nella tappa finale di Cantoira
Tutti i vincitori finali del Regioni 2025, premiati nella tappa finale di Cantoira
Tutti i vincitori finali del Regioni 2025, premiati nella tappa finale di Cantoira

Già tante richieste per il 2026

Chiusura a Cantoira, in Piemonte: «Abbiamo garantito alle categorie giovanili il confronto formativo con i migliori atleti italiani anche in previsione della imminente Coppa Italia e dei campionati tricolori – testimonia il coordinatore locale Pier Franco Guglielmetti – Non posso non sottolineare la mia personale soddisfazione nella riuscita della manifestazione anche dal punto di vista promozionale per le Valli di Lanzo. La riuscita dell’evento, la sinergia tra organizzatori ed enti territoriali fa poi ben sperare per un’evoluzione della manifestazione anche a livello internazionale».

A riassumere il tutto è Fausto Scotti, che ha portato a termine un’altra impresa: «Alla fine, tanti partecipanti, tanti numeri e il livello si alza sempre di più anche a livello giovanile. I numeri aumentano, a oggi posso già dire che abbiamo 14 richieste e 8 hanno i requisiti per poter fare una tappa. Sarà difficile scegliere le 6 gare, comunque l’anno prossimo punteremo a farlo tutto internazionale e intanto a riaggiungere una tappa».

Grandi numeri di partecipazione in tutte le tappe. Il record spetta all'inaugurazione di Corridonia
Grandi numeri di partecipazione in tutte le tappe. Il record spetta all’inaugurazione di Corridonia
Grandi numeri di partecipazione in tutte le tappe. Il record spetta all'inaugurazione di Corridonia
Grandi numeri di partecipazione in tutte le tappe. Il record spetta all’inaugurazione di Corridonia

Maggiore spazio dai media

Un aspetto sul quale Scotti intende spingere è la copertura mediatica: «Soprattutto il rapporto con la Rai va rivisto. E’ vero che passano un paio di minuti su Radio Corsa, ma ci vorrebbe più spazio  per dare anche un po’ più di risonanza ai team e alle città. E’ chiaro che a ottobre c’è ancora tanta attività su strada. Ma invece di far vedere Juventus-Roma del 1932 perché non mettere dentro una gara che noi ti mandiamo a pacchetto chiuso, con il lavoro (costoso) del server? E’ vero che su Bike Channel o Scratch riusciamo a passare due ore e ci fanno vedere tutte le categorie, ma la rete nazionale ha ancora un altro impatto».

C’è poi il lavoro di contorno: «Abbiamo fatto promozione nelle scuole coi bambini, abbiamo lasciato gadget, abbiamo divulgato il ciclismo e questo colpisce anche gli sponsor che si stringono a noi».

Mattia Agostinacchio ha preso l'abbrivio al Regioni per raggiungere la forma migliore per gli europei
Mattia Agostinacchio ha preso l’abbrivio al Regioni per raggiungere la forma migliore per gli europei
Mattia Agostinacchio ha preso l'abbrivio al Regioni per raggiungere la forma migliore per gli europei
Mattia Agostinacchio ha preso l’abbrivio al Regioni per raggiungere la forma migliore per gli europei

Un trampolino per le nostre stelle

Tutti, da Agostinacchio e Viezzi in giù, dicono dell’utilità del circuito posizionato a ottobre, perché pur non andando a gareggiare all’estero, hanno potuto rodare la gamba, quindi la posizione nel calendario è ideale: «Aver fatto il cittì per 17 anni mi dà l’esperienza necessaria per sapere come costruire una stagione e aiutare i nostri. Se allestisci le gare internazionali e non inviti stranieri tutti i punti vanno ai corridori italiani e questo li aiuta poi a partire più avanti nelle prove estere, europei in primis. Inoltre così gli fai fare tutto ottobre pieno e arrivano all’evento che hanno fatto un bel rodaggio. Fai solo scarico di allenamento, galleggi quella settimana e vai all’europeo che hai una buona gamba. Se il Giro serve anche a questo, ben venga…».

A destra Giuseppe Di Fresco e al suo fianco Riccardo Del Cucina, Team Casano Stabbia 2025

Di Fresco fa le valige e trasloca al CPS Professional Team

02.12.2025
4 min
Salva

L’ultimo anno per Giuseppe Di Fresco è stato tutto tranne che facile. L’operazione dell’aorta dopo il malore avuto nell’estate del 2024 gli ha portato non poche complicazioni. Una delle ultime è una operazione da programmare nei prossimi mesi, sempre all’aorta. A dargli una mano in questo momento difficile ci hanno pensato in tanti, in prima battuta Pino Toni, amico e preparatore che ha preso in mano parte della gestione del Team Casano. La leggerezza e la voglia di fare dei suoi ragazzi gli ha permesso di godersi una bella annata, con tante soddisfazioni. A lasciare indietro qualcosa il diesse toscano proprio non ci pensa, il ciclismo farà ancora parte della sua routine, anche se in maniera diversa. 

La grande novità in vista del 2026 è l’uscita da parte di Di Fresco e del suo staff dal Team Casano, si sposteranno tutti al CPS Professional Team

«In estate, ad agosto – ci racconta Di Fresco – era stato portato avanti da me in prima persona grazie all’amicizia che mi lega al presidente del CPS Professional Team: Clemente Cavaliere. Volevamo unire le forze per allargare i nostri orizzonti e arrivare a fare una bella attività il prossimo anno».

Pino Toni, Team Casano Stabbia
Pino Toni, preparatore del Team Casano Stabbia nel 2025, seguirà Di Fresco nella sua nuova avventura al CPS Professional Team
Pino Toni, Team Casano Stabbia
Pino Toni, preparatore del Team Casano Stabbia nel 2025, seguirà Di Fresco nella sua nuova avventura al CPS Professional Team
Com’era stata pensata la collaborazione?

L’obiettivo era di fare una società con affiliazione plurima in Toscana e Campania, ma a livello economico i costi si sarebbero alzati di molto. Infatti per regolamento avremmo dovuto pagare tutti i punteggi per spostare i corridori da un Comitato Regionale all’altro. Di conseguenza ci siamo fermati e si era deciso che avremmo portato avanti il tutto ma con una squadra sola.

In che modo?

La formazione avrebbe preso il nome di CPS Team Casano, e questo ci avrebbe permesso di risparmiare qualcosa. Anche perché lo Stabbia, con il quale avevamo l’affiliazione plurima, ha deciso di chiudere. Poi tutto è saltato e dell’accordo non se n’è fatto più niente. Tutto lo staff, tra cui il sottoscritto, ed alcuni corridori, ci sposteremo al CPS Team. 

Riccardo Del Cucina, Toscana, Team Casano Stabbia
Con la chiusura del G.S. Stabbia il Casano ha cercato altre formazioni con cui fare un’affiliazione plurima, la scelta era ricaduta sul CPS
Riccardo Del Cucina, Toscana, Team Casano Stabbia
Con la chiusura del G.S. Stabbia il Casano ha cercato altre formazioni con cui fare un’affiliazione plurima, la scelta era ricaduta sul CPS
Il progetto era principalmente economico?

Quando due società decidono di mettere insieme le forze, di solito, è un modo per darsi una mano a vicenda. L’accordo con il CPS Team ci avrebbe permesso di ampliare un po’ i nostri orizzonti e di realizzare una doppia attività. Ne sarebbe nata una squadra unica composta da diciotto o diciannove ragazzi. Alla fine però la trattativa non è andata a buon fine e noi abbiamo deciso di spostarci al CPS Team. 

Come mai lasciare il Casano e non proseguire con loro?

Il Casano per me è una seconda famiglia e sono stato benissimo. Tuttavia in questo frangente sentivo che le cose non sarebbero potute andare avanti come prima. Verrà con me anche tutto lo staff che negli anni ho reclutato: Pino Toni, Alessandro Mansueto e anche il nutrizionista. Ci seguiranno anche alcuni dei ragazzi con cui abbiamo già lavorato nel 2025 (i primi anni, ndr) e anche quelli che avevo preso in estate dalla categoria allievi. 

All’interno del CPS Professional Team entrerà a far parte anche Francesco Casagrande
All’interno del CPS Professional Team entrerà a far parte anche Francesco Casagrande
Sembra di capire che la squadra sarà comunque con un numero elevato di corridori…

Avremo sempre tra i diciotto e i diciannove atleti, probabilmente prenderemo qualche ragazzo straniero. L’attività sarà comunque doppia, con un calendario internazionale. Grazie a Stefano Garzelli abbiamo ricevuto un invito per una corsa a tappe in Spagna. Probabilmente ne aggiungeremo un’altra. All’interno dello staff entrerà anche Francesco Casagrande, fino al 2025 era con gli allievi alla Iperfinish. Però visto che abbiamo preso con noi tre dei suoi ragazzi lo abbiamo coinvolto con noi. 

Giro Women. Colle delle Finestre giudice supremo (ma non solo)

02.12.2025
6 min
Salva

ROMA – Se il Giro d’Italia non è parso impossibile nella sua versione maschile, il Giro Women femminile è invece tosto, tosto. Una tappa in più rispetto a quello dell’anno scorso, una cronoscalata e una salita infinita come quella del Colle delle Finestre.

Si parte da Cesenatico il 30 maggio e si arriverà a Saluzzo il 7 giugno dopo nove tappe, 1.171 chilometri e 12.500 metri di dislivello. Sono numeri davvero importanti. Appena usciti dalla grande sala della presentazione, Giada Borgado a caldo ha fatto un’analisi piuttosto approfondita.

TappaPartenza-ArrivoDistanza
1ª tappa (30/5)Cesenatico-Ravennakm 139
2ª tappa (31/5)Roncade H-Farm-Caorlekm 164
3ª tappa (1/6)Bibione-Bujakm 154
4ª tappa (2/6)Belluno-Nevegal (crono ind)km 12,7
5ª tappa (3/6)Longarone-S. Stefano Cadorekm 138
6ª tappa (4/6)Ala-Brescellokm 155
7ª tappa (5/6)Sorbolo Mezzani-Salice Termekm 165
8ª tappa (6/6)Rivoli-Sestrierekm 101
9ª tappa (7/6)Saluzzo-Saluzzokm 143
Totale km 1.171,7

Il premio del Giro Women è un infinito, come l’amore del Giro per l’Italia e viceversa. E l’amore è quello che si vede anche negli occhi di Elisa Longo Borghini. Secondo noi, ma anche secondo le sue parole, questo Giro Women le piace davvero. Si capisce dallo sguardo. E le piace anche perché c’è un bel pezzo del suo Piemonte.

Come per gli uomini, il cui percorso meno ostico invita una maggiore partecipazione da parte degli uomini di classifica in ottica doppietta Giro-Tour), la stessa cosa potrebbe essere per le donne che scatteranno qualche giorno prima rispetto al calendario abituale. Potremmo avere un super parterre.

Il Trofeo Amore Infinito per la regina del Giro Women. Chi lo porterà a casa il prossimo 7 giugno?
Il Trofeo Amore Infinito per la regina del Giro Women. Chi lo porterà a casa il prossimo 7 giugno?

Inizio per velociste

Appena chiuso il Giro degli uomini, ecco che tocca alle donne: una staffetta come accade al Tour de France e al Tour Femmes e già questo è un bel punto messo a segno da parte di RCS Sport. Magari l’attenzione resterà alta anche per le ragazze.


La prima frazione è piatta, così che anche le sprinter possano indossare la maglia rosa. La seconda è ancora per le ruote veloci nonostante la salita di Ca’ del Poggio, mentre le cose iniziano a cambiare dalla terza tappa, quando il gruppo si muoverà verso il Nord-Est affrontando alcuni strappi nel finale. Ma il Giro Women cala l’asso nella quarta frazione con la cronoscalata del Nevegal: 12,6 chilometri quasi tutti all’insù. Viste le pendenze, visto che è una crono e visto come è migliorata, sembra già di intravedere la firma di Marlene Reusser, che tra l’altro ha il dente avvelenato con il Giro. Ma qui servono soprattutto gambe.

Dolomiti e Cadore ancora protagonisti il giorno dopo con una frazione di ben quattro Gpm, con salite come il Passo Tre Croci e il Passo di Sant’Antonio. Questa è una tappa che i tecnici qui all’Auditorium di Roma hanno rimarcato parecchio.

Verso Saluzzo

Da qui si apre un altro Giro Women. La classifica sarà ben delineata. Dopo le Dolomiti, le gambe delle ragazze troveranno ossigeno verso Brescello, il paese caro alla penna di Guareschi, quello di Peppone e Don Camillo. Magari Lorena Wiebes o Chiara Consonni ne raccoglieranno l’eredità.

La settima tappa, verso Salice Terme, ricorda molto la terza: tanta pianura all’inizio e un finale nervoso. Magari le big non si muoveranno in attesa del grande tappone del giorno dopo: quello del Colle delle Finestre (18 chilometri e cima che sfiora quota 2.200 metri) e l’arrivo a Sestriere.


Il finale non è un circuito passerella, neanche per sogno. La Saluzzo-Saluzzo propone tre salite (non lunghe) e tanti strappi. E qui a stupirci è proprio Elisa Longo Borghini.
«Nevegal e Finestre centrali? Sì, ma io terrei gli occhi puntati anche sulla tappa di Longarone e su quella di Saluzzo. In particolare quest’ultima la conosco e posso garantirvi che sono strade insidiose, che nascondono trabocchetti e che possono fare selezione».

Elisa Longo Borghini (classe 1991) è la campionessa uscente del Giro Women. Sue le ultime due edizioni
Elisa Longo Borghini (classe 1991) è la campionessa uscente del Giro Women. Sue le ultime due edizioni

Il pensiero di Elisa

«Ci sono tappe che possono rivelarsi tranello – riprende Elisa Longo Borghini – la tappa di Longarone è considerata molto, molto difficile: sia per il dislivello in sé, sia perché segue la cronometro del Nevegal del giorno prima. Insomma, per confermarsi, per provare a conquistare il successo finale bisognerà correre praticamente con tutte le forze, scavare fino in fondo. Quello che posso dire è che mi presenterò al massimo delle mie capacità e se ci sarà qualcuno di più forte…».

Longo Borghini rimarca come sia un percorso che richiede, testuali parole: «Sempre le antenne dritte».
«Le prime tre tappe sembrano semplici, in particolare le prime due, però già la terza ha una salitella nel finale che potrebbe favorire qualche attacco. Penso che già lì ci dovrà essere una tensione molto alta».

Il finale in Piemonte è qualcosa che la stimola ulteriormente, ammesso che una campionessa e una professionista come lei ne abbia bisogno. Il Colle delle Finestre è un sogno che si avvera.
«Quando pedalavo lassù nei ritiri ci speravo – conclude Elisa – e ora è realtà. Forse è merito anche di mio marito (Jacopo Mosca, ndr) che mi ha sempre detto che questo giorno sarebbe arrivato. Non so: forse ha parlato col sindaco di Sestriere! Lassù sarà durissima, ma avrò seppur per dieci secondi, il tifo dalla mia parte».

Non solo per scalatori? Roma presenta il Giro d’Italia numero 109

01.12.2025
8 min
Salva

ROMA – Atteso, sognato, spoilerato, ma finalmente eccolo il Giro d’Italia numero 109 della storia. Un Giro accattivante e certamente duro, ma che sin da subito non sembra essere affatto impossibile. E questo, stando a quel che dicono gli atleti, potrebbe essere sinonimo di maggior spettacolo… specie se ci dovessero essere alcuni attesi protagonisti, due su tutti: Tadej Pogacar e, molto più probabilmente, Jonas Vingegaard.

TappaPartenza-ArrivoDistanza
1ª tappa (8/5)Nessebar-Burgaskm 156
2ª tappa (9/5)Burgas-Veliko Tarnovokm 220
3ª tappa (10/5)Plovdiv-Sofiakm 174
Primo riposo (11/5)
4ª tappa (12/5)Catanzaro-Cosenzakm 144
5ª tappa (13/5)Praia a Mare-Potenzakm 204
6ª tappa (14/5)Paestum-Napolikm 161
7ª tappa (15/5)Formia-Blockhauskm 246
8ª tappa (16/5)Chieti-Fermokm 159
9ª tappa (17/5)Cervia-Corno alle Scalekm 184
Secondo riposo (18/5)
10ª tappa (19/5)Viareggio-Massa (crono ind.)km 40,2
11ª tappa (20/5)Porcari-Chiavarikm 178
12ª tappa (21/5)Imperia-Novi Ligurekm 177
13ª tappa (22/5)Alessandria-Verbaniakm 186
14ª tappa (23/5)Aosta-Pilakm 133
15ª tappa (24/5)Voghera-Milanokm 136
Terzo riposo (25/5)
16ª tappa (25/5)Bellinzona (Svi)-Carì (Svi)km 113
17ª tappa (26/5)Cassano d’Adda-Andalokm 200
18ª tappa (27/5)Fai della Paganella-Pieve di Soligokm 166
19ª tappa (28/5)Feltre-Alleghe (Pian di Pezzè)km 151
20ª tappa (29/5)Gemona del Friuli-Piancavallokm 199
21ª tappa (30/5)Roma-Romakm 131
Totale km 3.458,2

All’Auditorium Parco della Musica, dove si è scoperto il percorso del Giro, il danese non c’è. Al suo posto c’è il compagno Simon Yates, la maglia rosa uscente. Ha le “guanciotte”, l’inglese: per adesso va bene così. Lancia ancora messaggi d’amore alla corsa rosa, dice come custodisca il Trofeo Senza Fine quasi come un totem, ma non rivela nulla sui suoi piani futuri e su quelli della sua squadra.

La Bulgaria e il Sud Italia

Ma andiamo al percorso. Si parte dalla Bulgaria e più precisamente da Nessebar, e si arriverà a Roma dopo 21 tappe, 3.459 chilometri e circa 50.000 metri di dislivello.
Nessebar è una cittadina di circa 15.000 abitanti, una sorta di Rimini della Bulgaria, le cui coste sono bagnate dal Mar Nero. La prima volta che ebbe a che fare con “l’Italia” fu nel 71 avanti Cristo, quando venne conquistata dai romani. A distanza di 2.100 anni, più o meno, vi ritorniamo per esportare una delle perle del Belpaese: la corsa rosa.

Tre tappe in Bulgaria, dunque, come ormai è prassi quando un Grande Giro scatta dall’estero. Un via veloce, ma con un urlo nel finale della seconda frazione: uno strappo di 3,5 chilometri al 7,5 per cento. Poi arrivo nella splendida capitale bulgara, Sofia.

Si arriva in Italia e si risale la Penisola dal Sud: Catanzaro è la prima località italiana a ospitare il Giro. Tappe mosse e veloci solo su carta. Quella di Potenza, come sempre sarà una volata che gli sprinter dovranno sudarsi.

Il Blockhaus e la crono

La musica cambia radicalmente con la settima tappa, la più lunga dell’intero Giro: la Formia – Blockhaus di 246 chilometri, con l’arrivo sulla mitica montagna abruzzese. Una delle scalate più toste dell’intera corsa 2026, tanto più che la si affronta dal versante di Roccamorice, quello più “cattivo”.
Il Blockhaus dà il via a una tripletta niente male, tutta appenninica, con anche i muri di Fermo e l’arrivo di Corno alle Scale.

Questa tripletta farà sì che il gruppo arrivi alla cronometro individuale Viareggio – Massa, l’unica in lista, con la classifica già abbastanza delineata. La crono, dopo il giorno di riposo, potrà dare una grossa mano agli specialisti. E’ alquanto lunga visti i tempi moderni, 40,2 chilometri, e del tutto pianeggiante. Il nostro pensiero va ai Giri dell’epoca di Miguel Indurain.

Si va verso il finale della settimana attraverso tappe perfette per velocisti e uomini da fuga, prima del terzo grande arrivo a Pila, la montagna di Aosta. E’ una salita “da Tour”, con strada relativamente larga e pendenza regolare: 17 chilometri al 7 per cento. Un arrivo non impossibile ma duro. Pila è una di quelle scalate dove chi ha gamba può fare una bella differenza. Ma soprattutto, Pila arriva dopo una frazione tostissima: di 133 chilometri e oltre 4.400 metri di dislivello. Una frazione così può fare davvero tanto male.

Le Dolomiti e Roma

Dopo l’arrivo di Milano e il terzo, ed ultimo, giorno di riposo, l’ultima settimana si apre con la brevissima ma intensa Bellinzona – Carì: pertanto c’è un nuovo sconfinamento, in Svizzera. La salita di Carì è dura e potrebbe quasi essere la sorpresa di questa corsa: misura 11 chilometri e ha una pendenza media superiore all’8 per cento. Senza contare che arriva dopo il giorno di riposo. Questa frazione, e le due successive perfette per le fughe, porta agli ultimi due grandi tapponi.

Il primo di questi è la Feltre – Alleghe, più precisamente a Piani di Pezzè, affrontando nell’ordine Duran, Staulanza, Giau – che sarà Cima Coppi – e Falzarego prima dell’arrivo.
Il Giro d’Italia n. 109 si deciderà però a Piancavallo, con la doppia scalata della montagna friulana. Una curiosità: ancora una volta c’è una salita nel segno di Marco Pantani. Il Pirata vinse infatti sia a Piancavallo nel 1998, iniziando la rimonta nei confronti di Alex Zulle, sia a Piani di Pezzè dove conquistò il Giro dilettanti.

Il gran finale? Ancora a Roma. E’ il quarto anno consecutivo. «Speriamo che possa essere qualcosa di permanente così come Parigi è per il Tour de France», ha detto l’assessore dello Sport di Roma, Alessandro Onorato.

Simon Yates ha detto che vorrebbe esserci, ma prima dovrà vedere i programmi con la sua Visma-Lease a Bike. Il percorso però gli piace
Giro Italia, Simon Yates
Simon Yates ha detto che vorrebbe esserci, ma prima dovrà vedere i programmi con la sua Visma-Lease a Bike. Il percorso però gli piace

Non solo scalatori?

La mix zone dell’Auditorium si trasforma in una sorta di “Processo alla tappa”. Si cerca di capire se sarà duro, per chi sarà più congeniale e magari fare qualche nome. La nostra sensazione è che sia un Giro d’Italia equilibrato. Ci sono quattro scalate che più di altre potranno essere decisive: Blockhaus, Pila, Carì e Piancavallo. Ma nel complesso la terza settimana sembra più “morbida” del solito, specie nelle tappe finali. Manca la tripletta classica e chissà che non possa essere un bene per lo spettacolo e gli attacchi.

Altra considerazione, che magari a molti non piacerà: torna una vera tappa lunga all’interno di un Grande Giro. La Formia – Blockhaus misura 246 chilometri. Era da un po’ che non si aveva più il coraggio di proporre una frazione tanto lunga. Anche Vincenzo Nibali l’ha sottolineato. E’ il regalo di Mauro Vegni, che ha firmato la sua ultima creatura rosa? Forse… A noi una, sottolineiamo una, frazione così lunga piace. Aiuta a fare emergere gli uomini di fondo e chi ha doti di recupero. In tutto, le frazioni oltre i 200 chilometri sono quattro.

A questa dose di “vintage” si contrappone il moderno della frazione di Aosta: 4.400 metri di dislivello in 133 chilometri sono numeri che fanno tremare le gambe a tutti, soprattutto agli sprinter.

E’ quindi un Giro esclusivo per scalatori? Un cronoman come Remco Evenepoel, per esempio, non potrebbe scavare un solco importante e poi correre sulla difensiva? Non è stato un caso se prima abbiamo pensato ad Indurain. Vedremo chi vi parteciperà e che corsa, anche tatticamente, ne verrà fuori. Il terreno per attaccare o difendersi c’è tutto. Non resta che attendere l’8 maggio.

Wout Van Aert, tour Red Bull negli USA 2025 (foto Joe Pug)

EDITORIALE / Il problema non è (solo) far pagare il biglietto

01.12.2025
6 min
Salva

Si potrebbe ridurre tutto al dibattito, neppure troppo nuovo, sull’opportunità di far pagare il biglietto per accedere a determinati punti sul percorso. Forse però lo scontro è più profondo e vede sul ring la tradizione del ciclismo opposta a una serie di necessità che sarebbe miope non considerare.

«Sono preoccupato per la fragilità del nostro sport – ha detto di recente Van Aert a De Tijd, parlando della fusione fra Lotto e Intermarché – molte persone hanno perso il lavoro quest’inverno, ciclisti e dirigenti. Credo che la fragilità sarebbe minore se, oltre alle entrate derivanti dalle sponsorizzazioni, ce ne fossero anche altre derivanti dallo sport stesso, ad esempio attraverso i diritti televisivi. In questo modo, una squadra non fallisce immediatamente se uno sponsor abbandona, come accade ora».

Tour of Guangxi 2025, Intermarchè-Wanty,
La fusione fra Intermarchè e Lotto ha avuto conseguenze pesanti sull’occupazione di corridori e staff
Tour of Guangxi 2025, Intermarchè-Wanty,
La fusione fra Intermarchè e Lotto ha avuto conseguenze pesanti sull’occupazione di corridori e staff

La torta da dividere

Biglietti da pagare e diritti televisivi, due visioni diverse per risolvere la stessa esigenza: aumentare le entrate. Solo che a fronte di uno sport cresciuto rapidamente e a dismisura, l’approccio resta quello degli anni Ottanta. E il sistema, come già evidenziato da Luca Guercilena, traballa.

«Vedo come l’NBA distribuisce i fondi tra tutte le parti – prosegue il belga, reduce da un tour promozionale negli USA (immagine di apertura da Instagram, realizzata da Joe Pugliese) – e penso che il ciclismo possa imparare molto. Forse ci concentriamo troppo sul fascino e sull’atmosfera popolare. Se si fa pagare cinque euro per l’ingresso, non significa che il ciclismo non sia più popolare. Anche il ciclocross prevede una quota di ingresso e non c’è niente di più popolare. Gare come il Fiandre o il Tour dipendono da noi che vi prendiamo parte. Ma come squadra, non riceviamo nemmeno un compenso sufficiente a coprire i costi di partecipazione. Mi sembra il minimo. La torta potrebbe essere divisa in modo più equo».

Superprestige, montaggio tendone per i tifosi (foto Flanders Classics)
Anche nella gare di cross, non manca il tendone in cui i tifosi (che pagano per entrare) hanno servizi e ristorazione (foto Flanders Classics)
Superprestige, montaggio tendone per i tifosi (foto Flanders Classics)
Anche nella gare di cross, non manca il tendone in cui i tifosi (che pagano per entrare) hanno servizi e ristorazione (foto Flanders Classics)

L’esempio del Fiandre

Soldi agli organizzatori o soldi alle squadre? L’ideale sarebbe mettere tutto sul piatto e dividere secondo logica e proporzione, invece il ciclismo non si è mai preoccupato di fare sistema e ciascuno tira l’acqua alla sua parte.

«Bisogna cercare di fare qualcosa che abbia un sistema economico autosufficiente – dice Pozzato – altrimenti è tutto inutile. Quest’anno abbiamo portato 720 paganti nella nostra hospitality. Il sogno è arrivare a mille persone e cominciare ad aumentare il prezzo del biglietto e la qualità del servizio, con gente consolidata che torna perché sa che vale la pena. Perché hanno servizi e perché, come nella nostra Veneto Classic, vedono i corridori passare per sei volte. Al Fiandre pagano anche 500 euro per una hospitality, qui è difficile far passare l’idea di pagare 10 euro per un servizio. Se non andiamo su questo modello, le corse italiane più piccole muoiono. Il problema è che da noi si è sempre fatto in un modo solo e nessuno pensa a qualcosa di diverso. Solo durante il Giro d’Italia c’è gente per strada, ma è l’evento sportivo dell’anno, è normale che ci sia. Gli altri organizzatori hanno bisogno di fare qualcosa di diverso. ASO e RCS prendono un sacco di diritti tv, sarebbe giusto dividerli con le squadre». 

Giro delle Fiandre, hospitality, ristorante, vip (foto Levy Party Rental)
Lungo il Qwaremont al Fiandre, senza nulla togliere al pubblico che non paga, l’hospitality accoglie migliaia di tifosi (foto Levy Party Rental)
Giro delle Fiandre, hospitality, ristorante, vip (foto Levy Party Rental)
Lungo il Qwaremont al Fiandre, senza nulla togliere al pubblico che non paga, l’hospitality accoglie migliaia di tifosi (foto Levy Party Rental)

Cipollini su Facebook

Pagare o non pagare? Pozzato è tra i sostenitori della necessità di farlo, ma si è trovato contro il parere di Cipollini, rilasciato su Facebook.

« Credo che il ciclismo – ha detto il toscano – si basi soprattutto sul rapporto tra i ciclisti e il tifoso, però probabilmente faccio parte dei vecchi, di quelli datati, non sono un visionario. Immagino che questa cosa del pagare non debba toccare gli eventi straordinari come Giro d’Italia, Lombardia, Milano-Sanremo, queste grandi corse importanti, perché già sfruttano un bene comune come le strade. Non credo che il ciclismo possa essere paragonato al tennis, al calcio, alla MotoGP, alla Formula 1, che sono eventi all’interno di strutture. Diverso se uno organizza una Sei Giorni all’interno di un palazzetto oppure crea un circuito, nel qual caso è giusto pensare anche a un ipotetico ritorno. Ma parlando ancora del Giro d’Italia, le varie istituzioni come Comuni, Province e Regioni investono già, spendendo i soldi dei cittadini per pubblicizzare il territorio, per cui sarebbe come pagare due volte».

La presenza di aree a pagamento non esclude ovviamente la possibilità di seguire le grandi corse in libertà
La presenza di aree a pagamento non esclude ovviamente la possibilità di seguire le grandi corse in libertà

I soldi pubblici

In realtà i soldi pubblici finiscono anche negli sport che fanno pagare i biglietti più cari. Laddove gli stadi non sono di proprietà, essi sono un fardello a carico dei Comuni. Il Foro Italico, che comprende lo stesso Olimpico di Roma, è di proprietà di Sport e Salute, quindi del CONI. Lo spiegamento di forze di Polizia per l’ordine pubblico fuori dagli stadi è a carico dello Stato. Il fatto di pagare il biglietto in situazioni che già godono del supporto dei soldi pubblici è un ostacolo che altrove nessuno sembra essersi posto.

Che mediamente ci sia meno gente è vero. Scarseggia soprattutto lungo le strade piatte, dove l’attesa non è ripagata da chissà quale spettacolo, avendo la diretta integrale che ti permette di vedere tutto e meglio dal divano di casa. Una volta, quando non c’era questa copertura così massiccia, vederli passare era il solo modo per farsi un’idea e ragionare fino all’inizio della diretta. L’idea di Pozzato, che già rende parecchio bene a Flanders Classics (dal cross alle corse fiamminghe), è quella di ricavare delle aree a pagamento in cui coccolare i tifosi che vogliano spendere, offrendo loro uno spettacolo nello spettacolo. Nessuno costringerebbe gli altri che vogliano seguire le corse come si è sempre fatto. E’ un’idea efficace, che tuttavia non risolve il problema.

Il sistema che non c’è

Il sistema ciclismo non è in realtà un sistema, ma un insieme di realtà che cercano di attirare il più possibile per tenere in piedi le loro strutture. E a ben vedere la stessa UCI che detiene la titolarità del WorldTour non fa nulla perché le cose cambino. Se il suo obiettivo è riscuotere i pagamenti di corse e squadre, qualsiasi forma di organizzazione più avanzata la costringerebbe a condividere i profitti. L’UCI chiede e non restituisce, portando avanti una visione miope. Dividendo la torta come propone Van Aert, magari all’inizio qualcuno dovrà fronteggiare entrate minori, poi però il sistema prenderebbe giri e diventerebbe produttivo per tutti.

Questa è la visione di Pozzato, questa la visione di Van Aert e dei belgi. Bocciarla perché si è sempre fatto diversamente è un atteggiamento a dir poco medievale. Bocciarla perché resta concepita a compartimenti stagni è un’altra cosa. Nell’Italia che stenta a uscire dalla dimensione di una volta, potrebbe essere la Lega Ciclismo a guidare il movimento professionistico su un cammino di razionalizzazione delle entrate, dividendo laddove possibile il peso delle uscite. La Coppa Italia delle Regioni potrebbe diventare ben più produttiva di quanto sia oggi.

Francesca Selva, allenamento sui rulli

Pista e rulli, quale integrazione? Francesca Selva risponde

01.12.2025
5 min
Salva

Non integrare nel modo corretto quando si pedala al chiuso è un grande errore. Lo è quando ci si allena sui rulli e quando per le gare in pista si resta in ballo per ore. Chi si allena tutti i giorni, con la bici in esterno oppure con le diverse possibilità del ciclismo indoor, deve avere energie (buone) sempre a disposizione.

Abbiamo affrontato l’argomento con Francesca Selva, sempre sul pezzo quando si trattano approfondimenti tecnici. La vita delle gare in velodromo, ma anche tante sedute di rulli per i training specifici e di qualità, soprattutto quando si trasferisce in Danimarca dal compagno Oskar Winkler, senza mai dimenticare le sessioni in palestra.

Come si integra quando si fanno i rulli? Francesca Selva risponde
Il carburante non deve mai mancare. Francesca utilizza integratori Nduranz (foto Selva)
Come si integra quando si fanno i rulli? Francesca Selva risponde
Il carburante non deve mai mancare. Francesca utilizza integratori Nduranz (foto Selva)
Sui rulli, quando e quanto?

Li faccio molto spesso ed ormai ricoprono quasi il 90% dell’attività di training. Sono un alleato perfetto per combattere il freddo, il brutto tempo, ma soprattutto per gli allenamenti specifici dove è fondamentale limitare il più possibile le variabili dell’ambiente esterno. L’allenamento sui rulli inoltre, è ottimale con la bici classica e anche quella da pista. Tendenzialmente con la bici tradizionale uso dei rulli smart, in pista e con la bici dedicata quelli liberi, senza elettronica.

Ti è mai capitato di fare una seduta indoor endurance?

, anche oltre le 3 ore e mezza, in Z2, simulando una distanza con andatura tranquilla. Configurazione virtual, una serie televisiva e tanta dedizione, il gioco è fatto.

Quando si spinge anche sui rulli, l'acqua da sola non basta (foto Selva)
Quando si spinge anche sui rulli, l’acqua da sola non basta (foto Selva)
Quando si spinge anche sui rulli, l'acqua da sola non basta (foto Selva)
Quando si spinge anche sui rulli, l’acqua da sola non basta (foto Selva)
Integrazione anche per l’attività indoor e pista, sì oppure no?

Assolutamente sì, sempre. L’integrazione di qualità è un sostegno, soprattutto quando l’attività indoor prevede sedute specifiche, magari con intensità elevate, quando è combinato alla palestra e quando è un allenamento continuativo. Quando ci si allena tutti i giorni non bisogna mai andare in deficit di energia. Avere del carburante a disposizione da assumere nelle giornate di velodromo, magari tra una gara e la successiva, tra una seduta e l’altra, permette di non restare a secco di energie.

Nella borraccia solo acqua oppure anche un integratore?

Partiamo dal presupposto che nella borraccia metto sempre qualcosa, non fosse altro per una questione di gusto. Poi calibro il quantitativo in base alle esigenze, all’allenamento e se faccio un lungo in esterno porto una seconda borraccia con acqua.

Come si integra quando si fanno i rulli? Francesca Selva risponde
Ai bordi della pista integratori di energia sempre a portata di mano
Come si integra quando si fanno i rulli? Francesca Selva risponde
Ai bordi della pista integratori di energia sempre a portata di mano
Ci puoi dare qualche riferimento?

Per me il prodotto di riferimento è l’Nduranz NRGY Drink in polvere solubile, quello al gusto pesca è anche ghiotto. Tengo con me sempre la borraccia da litro, che indicativamente copre le mie esigenze per due ore. Per un allenamento tranquillo tengo come riferimento 45 grammi di carboidrati diluiti nella borraccia, man mano a salire, 60, 100 grammi e poco oltre. Come detto in precedenza, dipende dall’intensità e dalla durata. Quando ti alleni tutti i giorni, Acqua e sali non bastano, i carboidrati sono il carburante che non deve mancare, anche quando si parla di rulli.

Anche durante le sessioni di palestra?

Quasi mai, ma a volte capita, dipende da quello che c’è da fare dopo la palestra. Generalmente è uno strumento di riattivazione muscolare, di ripresa della forza e non di rado mi piace farla anche a digiuno, prima di fare colazione.

Come si integra quando si fanno i rulli? Francesca Selva risponde
Il “borraccione” capiente da litro, indoor e anche outdoor
Come si integra quando si fanno i rulli? Francesca Selva risponde
Il “borraccione” capiente da litro, indoor e anche outdoor
Problemi intestinali legati all’eccesso di carboidrati?

Per fortuna mai avuti. Oltre a quella che può essere una predisposizione, credo che gli integratori che utilizzo sono di ottima qualità e ben equilibrati nelle proporzioni, non sbilanciati. Aggiungo inoltre, io non bevo caffè nella vita quotidiana e questo ai fini di una corretta assimilazione può dare dei vantaggi.

Integrazione con gel, liquidi o solidi?

Vedo il supplemento in gel o con la soluzione liquida maggiormente pratica e pronta, adeguata a chi ha sempre necessità nell’avere calorie da bruciare subito disponibili. L’integrazione solida quando si fanno tante ore consecutive in bici e si ha bisogno anche di gratificazione, oltre alle energie. In questo ambito credo sia da rispettare anche una certa soggettività di interpretazione. Aggiungo però, durante le giornate intere passate in velodromo, ovviamente l’integrazione solida gioca un ruolo importante.

Prima e dopo l’allenamento?

Se ho la possibilità preferisco un pasto classico e un recupero con i cibi tradizionali, ma ci sono delle eccezioni. Ad esempio quando siamo a gareggiare in pista e siamo in ballo per 5/6 ore e oltre ed è complicato accedere alla mensa. In quei casi è importante avere sempre carboidrati al proprio fianco e magari utilizzare degli integratori specifici per il recupero nell’immediato post gara. Mi viene in mente Nduranz Regen, che oltre ai carboidrati ha anche una giusta quantità di proteine.

Filippo Conca, un giorno in montagna, trekking, neve, inverno, preparazione, Grigna, Rifugio Luigi Brioschi (immagine Instagram)

Conca e quel passaggio in vetta, prima di ricominciare

01.12.2025
6 min
Salva

Con il ritiro iniziato sabato, sono finite ufficialmente le vacanze di Filippo Conca. Ci sarà spazio per qualche giorno in famiglia a Natale, ma ormai si fa sul serio, perché dicembre e gennaio sono i mesi su cui si costruisce l’intera stagione. La Jayco-AlUla si è ritrovata in Spagna e da qui tutto prenderà le mosse, ma noi facciamo un passo indietro e tiriamo in ballo il campione italiano per un… racconto fotografico che ha pubblicato su Instagram. Prima c’è la vetta di una montagna, con la neve, il tricolore che sventola e dietro il vuoto. Poi una serie di immagini di ragazzi che camminano nella neve. Un rifugio. Un tramonto. Un pendio a dir poco molto ripido. Che cosa ci faceva Conca lassù?

«Quella è la Grigna – racconta sorridendo – una montagna delle mie parti. Quando d’inverno sono a casa, mi piace andare a camminare, ma ormai l’off-season dura talmente poco che quest’anno l’ho fatto quasi tutto via. Altrimenti, se sto un paio di settimane a casa, magari vado a camminare nelle montagne dei dintorni, spesso a cercare funghi. Però non per allenarmi, più che altro come svago».

Circuit Franco-Belge 2025, Filippo Conca
Filippo Conca, classe 1998, era rimasto senza squadra a fine 2024. Nel 2025 a sorpresa ha vinto il tricolore ed è approdato alla Jayco-AlUla
Circuit Franco-Belge 2025, Filippo Conca
Filippo Conca, classe 1998, era rimasto senza squadra a fine 2024. Nel 2025 a sorpresa ha vinto il tricolore ed è approdato alla Jayco-AlUla
Hai sempre camminato in montagna, anche da piccolo?

Sì, sempre. Un anno, era il 2023, camminai anche per allenarmi. Ero stato fermo da agosto fino a novembre, per un’infezione batterica al sottosella, che in ottobre ho dovuto operare. Praticamente feci tre mesi senza bici e quindi andavo tre volte a settimana in palestra e tutti i giorni a camminare tra le 2 e le 4 ore. Questa volta però non è stato così.

Un fatto di amore per la montagna?

Mi piace la natura, stare in solitario o con poche persone in posti così incontaminati. Che poi forse parlare di passeggiata non è nemmeno corretto. La salita fino in Grigna è stata abbastanza tosta, più che altro perché al mattino avevo fatto tre ore di bici e poi sono andato subito a camminare.

Una salita che conosci bene?

Negli ultimi due o tre anni salgo sempre in questo periodo, almeno una volta all’anno. Vado con gli amici e poi stiamo su a dormire nel rifugio Brioschi. Non è esattamente un albergo, ha i letti a castello, ma lassù è proprio bello e anche faticoso (sorride, ndr). E’ ripido e camminare con la neve non è una passeggiata. Salendo da Ballabio, sono poco meno di tre ore. Per cui arriviamo al tramonto, stiamo su a dormire e il mattino dopo scendiamo. L’anno scorso ha portato bene e, visto come è andata la stagione, penso che continuerò ad andarci tutti gli anni.

Che effetto fa scalare una montagna così dopo tre ore di bici?

La sera hai le gambe di piombo, però è una cosa che per una volta si può fare, soprattutto a novembre. Ho avuto mal di gambe per tre giorni, infatti non lo farei sicuramente durante la stagione, quello no.

Nell’anno in cui hai camminato come preparazione in che modo ti eri equipaggiato?

Niente di particolare, anche perché quando sono in certi posti a camminare nella natura, mi sentirei strano ad essere super tecnico. Ho quello che serve, prendo e vado. Dopo quell’inverno tra palestra e camminate, iniziai in bici con nemmeno 60 giorni di preparazione. Andai in ritiro in Spagna e feci i miei migliori wattaggi di sempre nei test. Questo per dire che tanti hanno paura di fermarsi nell’off-season o di riposare troppo a lungo, ma secondo me serve proprio staccare. Sia per durare anno dopo anno, sia per metabolizzare tutto il lavoro fatto.

Hai parlato di rapporto con la natura: con la bici si riesce ad averlo allo stesso modo?

Purtroppo la strada è sempre la strada. A meno che non si vada in posti molto sperduti, c’è sempre il contatto con tante persone, con il traffico, le macchine. Ovviamente in certi posti è comunque bello, ma devi stare sempre attento. Forse il gravel da questo punto di vista è sicuramente più bello, perché ti dà un senso di libertà. Se poi uno fa gravel per la performance, ovviamente ai paesaggi e ai posti non fa troppo caso.

Conca ha affrontato l'escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
Conca ha affrontato l’escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
Conca ha affrontato l'escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
Conca ha affrontato l’escursione dopo tre ore di bici al mattino (immagine Instagram)
I corridori girano il mondo, ma ne vedono poco, giusto?

Ben poco. Ci facciamo un’idea. Possiamo dire che finita la carriera abbiamo un’idea di dove ci piacerebbe tornare in vacanza, per approfondire la conoscenza. Le corse ci portano in tanti posti carini e anche in altri in cui non andrei mai a fare le ferie. 

Giochiamo a fare i nutrizionisti: tre ore di bici e la salita in Grigna, cosa hai mangiato per cena nel rifugio?

Prima di cena ho fatto merenda, perché siamo arrivati all’ora del tramonto. Poi in realtà nel rifugio si può scegliere fra un paio di piatti. Mi pare risotto con formaggi e funghi e brasato di cervo con polenta. Visto il periodo, un ultimo strappo ci stava benissimo. Ma adesso ci si rimette in riga. Il 16 novembre ho ripreso a pedalare. Sono tornato dalle vacanze in Thailandia il 15 e ho ricominciato il giorno dopo.

A piccoli passi?

Molto piccoli, non ho ancora fatto tante ore. Il mio nuovo preparatore è Fabio Baronti e ha preferito non mettermi l’assillo di farne subito tante. Queste prime due settimane sono state di crescita graduale, ho iniziato negli ultimi 3-4 giorni a inserire uscite di tre ore e mezza, quattro.

Mentre le prime?

Sono servite per riabituare il corpo a stare in bici. Sarà perché sono alto (Conca misura 1,91 per 80 chili, ndr), ma tutti gli anni quando ricomincio dopo 20-25 giorni senza bici, è sempre un trauma. Sembra che non so più pedalare, non so più stare su una bici. Poi mi riassetto e si sistema tutto. Se sei a regime, riprendi bene. Però sono dell’idea appunto che all’inizio è meglio non esagerare.

Perché a volte si esagera?

Si ha sempre paura di rimanere indietro, perché il lavoro da fare è tanto. Però preferisco darmi due o tre settimane di tempo per riassettarmi e ricominciare a regime in questi giorni. Dicembre e gennaio sono i mesi più importanti. Dalle mie parti ha fatto abbastanza freddo, però meglio così. Dopo le vacanze in cui c’era caldo, il fisico si abitua subito al freddo e riprendi subito le abitudini.

Sai già dove cominci?

Non credo l’Australia, ho una mezza idea, però dei programmi parleremo bene in questi giorni. Pedaleremo, faremo riunioni e piani per i prossimi 5-6 mesi. Insomma, è ora di ricominciare…