Corone grandi: perché le usano e quali differenze con le compact?

18.11.2023
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La combinazione delle corone 54-40 è diventata uno standard tra i pro’ (c’è chi usa abitualmente il 55 o il 56). Il motivo principale è relativo alle velocità e alle medie orarie sempre più elevate, in pianura, in volata, come in salita. Le compact (52-36) vengono usate in casi di pendenze estreme e dai corridori che praticano il gravel.

Abbiamo fatto anche un confronto tra l’utilizzo dei due plateau, con l’ausilio della piattaforma Shimano Connetc Lab.

Con le corone Miche è possibile personalizzare il plateau Ultegra, ottima soluzione
Con le corone Miche è possibile personalizzare il plateau Ultegra, ottima soluzione

Il nostro test

Prima di tutto si è cercato di rendere il test replicabile, utilizzando lo stesso percorso e la medesima base di lavoro (bici Exept, power meter Shimano Ultegra e pignoni Miche Primato 11/34, analisi dei numeri tramite Shimano Connect Lab e device Garmin 1040 Solar). Una prova sul campo, facile da interpretare e che non vuole essere “un’analisi scientifica”. Le diverse fasi del test sono state eseguite in un ambiente esterno. Le variabili esistono e sono da considerare (ad esempio il vento e la temperatura).

Con entrambe le combinazioni abbiamo pedalato sulla stessa salita (6% di pendenza media) di 4,28 chilometri (con la corona da 36 e da 40, pignone da 21 posteriore) e su un tratto in pianura di 2,12 chilometri (usando il pignone da 17) senza traffico e curve. Nelle due situazioni non ci siamo mai alzati in piedi sui pedali e abbiamo tenuto il riferimento di 80 rpm. Il nostro peso attuale è di 67 chilogrammi.

Power meter Shimano Ultegra e corone 52-36
Power meter Shimano Ultegra e corone 52- 36

Cadenza e una sorta di pignone fisso

Una scelta per considerare il lavoro in KiloJoule e per permettere anche a chi non usa il misuratore di potenza, di potersi immedesimare in questa prova. E’ naturalmente da considerare la differenza in fatto di sviluppo metrico (36×21 3,694 e 40×21 4,104 metri, 52×17 6,591 e 54×17 6,845 metri), fattore che comunque ci permette di capire quanto proprio gli sviluppi metrici influiscono sul consumo di energie (sulla forza da imprimere sui pedali) ed inevitabilmente sulla performance.

In ambito pro le “vecchie” 53/39 sembrano ormai dimenticate
In ambito pro le “vecchie” 53/39 sembrano ormai dimenticate

Usando corone 52-36

Il tempo del tratto in salita è stato di 1447“, con una potenza normalizzata di 282,7 watt, media di 276,3 watt e com 150 bpm medi. Il bilanciamento medio tra gamba destra e sinistra è stato rispettivamente di 50,8:49,2%. La velocità media è stata di 17,4 con un totale di 245,5 KiloJoule. La cadenza media rilevata è stata di 80,5 per minuto.

In pianura il tempo di percorrenza è stato di 405” e complice anche un po’ di vento a favore il lavoro (in termini di consumo) è stato davvero esiguo. 80,5 rivoluzioni medie, 31,1 di media oraria e 102 battiti medi per minuto, per soli 30 KiloJoule. Ma quello che balza all’occhio è lo scostamento del bilanciamento tra arto destro e sinistro, 56,1/43,9%, non poco. In casi come questo sarebbe utile un istogramma che legge anche la dinamica della pedalata nella sua completezza.

Alcuni feedback. Durante l’ascesa non abbiamo cambiato rapporto. In alcuni momenti la pedalata è risultata “troppo leggera”, in particolar modo a metà salita dove la strada tende a scendere per alcuni metri. Al tempo stesso, la combinazione dei rapporti e una pendenza di questo tipo, permettono di gestire la forza, la tensione muscolare e una pedalata costantemente “agile”. In pianura non di rado in alcuni momenti ci è “mancata” la pedalata e la voglia di scalare un pignone si è manifestata costantemente.

Con corone 54-40

La salita ha mostrato delle differenze degne di nota. Prima di tutto il tempo di percorrenza (4’08”), inferiore di 39 secondi e con una potenza normalizzata (NP) di 300,7. La media oraria è migliorata (18,1 chilometri orari). E’ cresciuto il lavoro in KiloJoule, arrivato a 250,4, un incremento non significativo nel breve periodo, che diventa considerevole se lo spalmiamo su salite che superano i 30/40 minuti e oltre. Pur essendo diminuito il valore medio dei watt (294,8) e della frequenza cardiaca (164, anche se per questo dato è bene considerare la variabilità al quale è soggetto) è aumentato in modo esponenziale il dato relativo al TSS (training stress score), arrivato a 29 punti in soli 14 minuti (con la precedente combinazione era a 26,8).

Nel tratto pianeggiante (a parità di condizioni meteo) il tempo di percorrenza è stato di 3’58”, ad 80 rpm medie, 29 KiloJoule di lavoro (inferiore di un punto) e 110 battiti medi per minuto. La velocità media è stata di 32,1 (da considerare lo sviluppo metrico maggiore). E’ interessante il dato del bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra, uguale a quello rilevato con le corone 52-36.

Feedback e sensazioni. Nel corso della ascesa, quando la pendenza ha sfiorato il 10%, il rapporto ha messo alla prova le nostre gambe e tenere la cadenza stabilita non è stato facile. Tratti brevi, che però hanno fatto registrare un consumo di energie elevato. Al netto dei numeri, in pianura la scelta del rapporto è stata adeguata (per il tipo di lavoro svolto). Ci fa pensare la media più alta della frequenza cardiaca, che nel breve periodo è insignificante, ma nell’ottica di un’uscita lunga, con diversi metri di dislivello positivo può portare ad un maggiore consumo calorico. Fattore da non sottovalutare. Al tempo stesso il bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra è stato buono, 50,9:49,1%.

In conclusione

Se è vero che i numeri ci dicono di una soluzione, quella con le corone 54-40, più sfruttabile di quanto si possa pensare, è pur vero che a parità di condizioni (e pignone posteriore) la forza da imprimere sui pedali è maggiore. Questo fattore influisce inevitabilmente sull’autonomia nel medio e lungo periodo, spiegando (in parte) questa grande richiesta di energia da parte dei corridori delle generazioni più moderne. Quindi, si va più veloci, si sviluppa tanta potenza e tanti watt, ma tutto ha un costo.

Conosciamo Mattia Sambinello, l’altro italiano della Hagens

18.11.2023
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La maturità scolastica ce l’avrà la prossima estate, quella agonistica sembra proprio averla trovata quest’anno. Un salto qualitativo, condito da quattro vittorie e una quindicina di piazzamenti, che ha permesso a Mattia Sambinello di essere preso dalla Hagens Berman Axeon-Jayco (in apertura foto Davide Morello).

Guardando lo score ottenuto quest’anno dal diciottenne varesino di Corgeno con la maglia del Canturino, si potrebbe dire che sia un corridore per tutte le stagioni. O quanto meno Sambinello ha dimostrato di saper vincere – ed esprimersi al meglio – da marzo a ottobre con grande costanza. Normale che anche su di lui fossero arrivati gli occhi degli osservatori stranieri. Il suo è l’ennesimo passaggio di un nostro junior in una formazione estera. Un trend che, al netto delle motivazioni, si sta allargando sempre di più ed è spesso sognato dagli stessi ragazzi. Abbiamo quindi voluto seguire Mattia nel suo cammino verso il team continental gestito da Axel Merckx, dove troverà Samuele Privitera.

Sambinello conquista la prima vittoria a marzo a Lodrino, in Svizzera. Battuti Arthur Guillet e Luca Giaimi (foto instagram)
Sambinello conquista la prima vittoria a marzo a Lodrino, in Svizzera. Battuti Arthur Guillet e Luca Giaimi (foto instagram)
Com’è andato il tuo 2023 in generale?

E’ stata una stagione molto buona, con tanti piazzamenti di valore, oltre alle quattro vittorie. Onestamente non mi aspettavo di fare così bene. Mi sono sentito più maturo rispetto all’anno prima ed ora lo sono ancora di più per il passaggio alla Hagens.

Cos’è cambiato principalmente dall’anno scorso?

Nel 2022 era normale che mi mettessi al servizio della squadra, che imparassi a conoscere la categoria. Però direi che quest’anno sono entrato più in sintonia col mio diesse Andrea Arnaboldi e col mio preparatore Ruggero Borghi (ex pro’ per dodici anni a cavallo del Duemila, ndr). Fra di noi c’è stata un’evoluzione e tutto è stato più semplice. Riuscivo a mettere in pratica meglio i loro tanti consigli. E poi c’è stato anche l’aspetto fisico. Ad esempio, avevo lavorato bene in inverno in palestra per essere pronto ai nuovi rapporti liberi da spingere. Quest’anno sentivo sempre la catena in tiro e ne ho beneficiato in corsa.

Che tipo di corridore sei?

Devo ancora scoprirmi fino in fondo, però mi definisco un passista veloce. Fisicamente sono 1,80 per 66 chilogrammi e per la verità me la cavo abbastanza bene anche in salita. Su quelle lunghe e regolari, anche se fatte forte, riesco a stare davanti. Soffro ancora invece i cambi di ritmo. Su questo e altro lavorerò per la nuova avventura che mi attende.

Sambinello ha doti da passista veloce e tiene bene anche sulle salite lunghe, ma soffre i cambi di ritmo (foto Davide Morello)
Sambinello ha doti da passista veloce e tiene bene anche sulle salite lunghe, ma soffre i cambi di ritmo (foto Davide Morello)
Cosa ti aspetti dal prossimo anno?

Sono sulla stessa lunghezza d’onda di Samuele (Privitera, ndr). Anch’io, come vi ha detto lui, mi aspetterò di prendere delle bastonate. Sono preparato a questo. Dovrò abituarmi a tante situazioni difficili in corsa, ma credo che dopo tante “botte”, saprò anche reagire e prendere le giuste contromisure. Anzi, a tal proposito avere in squadra Samuele sarà importante. Ci conosciamo bene da tanto tempo e sono sicuro che ci supporteremo reciprocamente. Lo dicevo con lui che saremo un riferimento l’uno per l’altro.

Il contatto con la Hagens come è avvenuto?

Premetto che quest’anno, se avessi fatto un certo tipo di risultati, ero partito con l’intenzione di andare all’estero, soprattutto per un’esperienza di vita. Il tutto è nato grazie al mio procuratore che a maggio mi fece fare un test incrementale da mostrare a qualche squadra. La Hagens era una di queste e a giugno mi hanno contattato per approfondire il discorso. Devo dire che già a marzo/aprile si erano fatte avanti alcune squadre italiane, però era ancora un po’ presto per intavolare certe trattative.

Sambinello vorrebbe restare nel giro azzurro anche da U23. Quest’anno ha disputato il Trophée Centre Morbihan (foto CA Photographies)
Sambinello vorrebbe restare nel giro azzurro anche da U23. Quest’anno ha disputato il Trophée Centre Morbihan (foto CA Photographies)
Con chi ti sei sentito della nuova squadra?

Mi hanno chiamato sia Koos Moerenhout che Axel Merckx (rispettivamente diesse e team manager, ndr) e potete immaginare la mia gioia. L’impressione è stata subito ottima. So che troverò una squadra molto organizzata e con una bella mentalità. Mi sto già allenando con la nuova bici e finora non mi hanno fatto mancare nulla.

C’è qualcosa che ti ha colpito dai colloqui con loro?

Sì, certo, soprattutto la chiacchierata con Axel. Mi ha detto che nel 2024 dovrò mettere la scuola al primo posto (Mattia frequenta l’istituto aeronautico di Gallarate dove studia trasporti e logistica con una buona media voti, ndr). Anzi, se dovessi iniziare ad andare male, non mi farà correre finché non recupererò. Questo è un grande stimolo per me. Penso di avere più stimoli che pressioni. Potrò preparare la maturità con serenità e contestualmente crescere con calma senza l’assillo dei risultati con la squadra.

Il quarto ed ultimo successo Sambinello lo ottiene in Piemonte a metà settembre, superando Perracchione e Mellano (foto instagram)
Il quarto ed ultimo successo Sambinello lo ottiene in Piemonte a metà settembre, superando Perracchione e Mellano (foto instagram)
Mattia Sambinello che obiettivi si è prefissato per la nuova stagione?

Ne ho tanti, tutti legati fra loro. Mi concentrerò sull’essere ciclista a tutti gli effetti e su tanti dettagli pre e post gara. Tutti aspetti che accresceranno la mia esperienza, specie nelle gare al Nord o in quelle a tappe. Mi piacerebbe correre il Giro NextGen, ma dovrò organizzarmi bene con la maturità. Vorrei anche tenere vivo il legame con la nazionale dopo le corse di quest’anno. Ai risultati ci penserò in un secondo momento, non devo avere fretta. Ho firmato un contratto di due anni e so che alla Hagens, se uno è forte, prima o poi riesce a venir fuori.

Masotti porta Galli e Alunni all’università dell’americana

18.11.2023
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GAND (Belgio) – Prima ancora che il Kuipke si riempia del tutto, la pista comunque non “dorme”. E’ animata dai ragazzi under 23 e tra loro ci sono anche due italiani, Tommaso Alunni (classe 2005) e Niccolò Galli (classe 2002). A differenza degli elite, qui si corre per nazionali e infatti a guidarli c’è coach Fabio Masotti. Cosa ci fanno quassù i nostri? Quali sono i loro obiettivi?

Alunni è ancora uno junior, è fra i più giovani dei 24 in pista: anche qui le coppie sono 12. Il prossimo anno il corridore umbro vestirà i colori della Technipes-Emilia Romagna. Mentre Galli, che corre per la Biesse-Arvedi, è più esperto. E si vede da come si muove in pista e da come digerisce certi ritmi. Ma al netto di esperienza o meno, si è qui per un investimento. Un concetto che Masotti chiarisce subito e che emerge nel corso dell’intervista.

Alunni e Galli (a ruota) si accingono ad entrare in pista
Alunni e Galli (a ruota) si accingono ad entrare in pista
Fabio, siete qui con questi due ragazzi per…

Per fare bene, per correre e per migliorare. Sono tanti anni che veniamo a Gand come nazionale e devo dire che è sempre stata una bella esperienza, perché si trovano coppie di ragazzi molto, molto forti. La gamma dell’età è un po’ vasta, perché trovi qualche junior e qualche under 23, anche di terzo anno.

E c’è una bella differenza…

C’è una bella differenza, ma il nostro obiettivo non è quello di vincere o di venire qui con dei corridori per fare la classifica, ma per fargli fare un’esperienza. In particolare perché imparino tecnicamente quello che è il gesto della madison, l’americana. E qui, credetemi, si impara.

Perché?

Per il livello che è alto e perché è una pista corta, di 166 metri, in cui sei quasi sempre in curva. Chi viene dal parquet ti dirà che è qua il vero ciclismo su pista. Sono le Sei Giorni: questa formula mista di gare individuali e a coppia. Peccato solo che adesso si stia un po’ perdendo a causa di sponsor più difficili da reperire, il Covid… Pertanto, ancora di più, Gand rimane la cattedrale del ciclismo su pista.

Come mai avete scelto di portare proprio questi due ragazzi?

Ci sono vari nomi con cui lavoriamo, ragazzi giovani che stanno proseguendo l’attività su pista nella categoria juniores e a seguire. Diciamo che abbiamo fatto le scelte in base a quelli che durante l’anno potrebbero partecipare a questo tipo di gare, considerando sempre prima di tutto il quartetto e la madison. Ma bisogna dire anche che nello stesso tempo è stata quasi una scelta obbligata, fatta sulla base di chi era disponibile.

Alunni sta gareggiando contro atleti che hanno anche quattro anni più di lui. Tanta fatica che darà i suoi frutti
Alunni sta gareggiando contro atleti che hanno anche quattro anni più di lui. Tanta fatica che darà i suoi frutti
Cioè?

Siamo in un periodo particolare della stagione. Tanti ragazzi hanno staccato e quindi non è facile trovare atleti che siano ancora in una buona forma o in una buona fase di preparazione. Per quanto riguarda Galli, lui è il secondo anno che viene qui e si è reso conto che l’esperienza gli è servita molto. Alunni invece è un “ragazzino”, ad oggi è ancora junior. Non ha grandissime esperienze, però ha passione e voglia di fare. Non stava male – certo non è al top – e l’abbiamo convocato.

Fabio, hai parlato dell’americana: questa specialità è molto importante visto che è una delle prove olimpiche. Si lavora dunque anche in questa ottica?

Certo, la madison fa parte del pacchetto delle specialità olimpiche e dobbiamo restare al passo con le altre Nazioni. Nella startlist della categoria elite qui a Gand ci sono comunque tanti corridori che hanno vinto mondiali, Olimpiadi, europei e tutt’ora… vengono qua non solo per vincere o per mettersi in gioco, ma per sfruttare l’evento anche come ripasso. Almeno secondo me è così.

Ti riferisci alla tipologia della pista?

Alle gare in generale e soprattutto all’americana, che su questa pista è molto dura. E’ importante girare qui. 

Gare finite per gli U23: per Galli un po’ di relax nella cabina di Scartezzini (che deve arrivare). Masotti la mattina fa una sgambata coi suoi ragazzi
Gare finite per gli U23: per Galli un po’ di relax. Masotti la mattina fa una sgambata coi suoi ragazzi
Immaginiamo che di consigli ne darai tantissimi, qual è quello principale?

Se parliamo di un’americana, la cosa principale e fondamentale è di restare concentrati sempre e di vedere in ogni istante dov’è il proprio compagno. Guardare… guardare continuamente il compagno e la gara. Specie su una pista del genere, non ti puoi mai distrarre, neanche un secondo. E avere sempre presenti i momenti fondamentali: quanto manca alla volata, quanti giri in tutto…

Insomma il vero lavoro per il futuro. Anche il fatto di venire qui senza avere la vittoria come obiettivo principale è importante: è un investimento da parte della Federazione…

E’ così, l’obiettivo principale è quello di fare esperienza. Vincere qui tra gli under 23 non ti cambia la
vita. Chiaro, ti può far piacere a titolo personale, ma lo scopo è un altro. Per dire, finite le gare, andiamo in tribuna ad osservare gli elite. Almeno un’oretta, poi andiamo in hotel, altrimenti sarebbe troppo tardi!

Che rapporti usano questi ragazzi, abbiamo visto che gli elite viaggiano con dentature corte…

L’organizzazione ha previsto un rapporto obbligato: 49×15 o 52×16, quindi molto agile. Questa scelta è legata soprattutto ad una questione di sicurezza, in questo modo non si raggiungono velocità esagerate.

La “bomba” di Lappartient. Ora Ghirotto vuol dire la sua…

18.11.2023
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La contrapposizione fra Uci e team professionistici di ciclocross fa sempre più discutere. E’ innegabile che le parole di Lappartient abbiano non solo aperto il dibattito, ma anche creato una crisi non solo di rapporti, che potrebbe avere anche clamorosi effetti. E’ sbagliato pensare che la questione riguardi soltanto il Belgio e i principali team (tutti del Nord Europa), visto che nell’ultimo fine settimana, ad esempio, di italiani non c’era nessuno a parte Francesca Baroni che corre per un team locale. L’accusa di Lappartient coinvolge tutti.

Proprio la quasi totale assenza di italiani al via dell’ultima prova di Coppa del mondo ha fatto passare inizialmente sotto silenzio le dichiarazioni del numero uno dell’organismo internazionale. Tuttavia la loro portata è esplosa e anche alla Federazione Italiana si valuta il da farsi. Massimo Ghirotto, responsabile di tutto il settore fuoristrada, è rimasto decisamente sorpreso dalla presa di posizione dell’Uci.

Ghirotto è presidente della commissione fuoristrada della Fci
Massimo Ghirotto, presidente della commissione fuoristrada della Fci

«Iniziamo col dire che 14 prove di Coppa del Mondo – spiega il padovano – sparse per vari Paesi partendo addirittura da oltre Atlantico, sono qualcosa di anomalo. In questo modo il calendario diventa difficile da gestire, non solo per la presenza delle altre challenge internazionali, ma anche e soprattutto per il calendario parallelo. Noi abbiamo fatto tanti sforzi per allestire un programma di gare importante, denso di prove internazionali e i team onorano le prove di casa e al contempo cercano di essere presenti all’estero, ma così diventa difficile. Bisogna rendersi conto che il ciclocross è cambiato…».

In che senso?

Non è più una disciplina specifica, come poteva essere una ventina di anni fa. Ora è il tempo della multidisciplina, anche gli specialisti della strada o della mtb vogliono farne parte e non si può pensare che possano onorare d’inverno un calendario così ricco.

Il presidente dell’Uci David Lappartient ha prospettato scenari complicati per la disciplina
Il presidente dell’Uci David Lappartient ha prospettato scenari complicati per la disciplina
Lappartient si è lamentato delle scelte dei team, che privilegiano a suo dire challenge che hanno una disponibilità economica maggiore…

Ma questa è una legge di mercato. Teniamo presente che i team fanno business, devono anche rispondere a certi equilibri economici di fronte agli sponsor. Seguire la strada dell’intransigenza è difficile e sbagliato, bisogna invece mettersi a dialogare per trovare una soluzione che accontenti tutti.

Il presidente dell’Uci ha parlato senza mezzi termini di divieto di partecipazione anche ai mondiali per chi salta una prova di Coppa. Come uomo di federazione, come vedi questa presa di posizione?

Sono parole forti, forse anche oltre le sue reali intenzioni, dette per scuotere l’ambiente. Io comunque non posso certo condividerle. Abbiamo a che fare con professionisti a cui deve essere garantita la libertà di scegliere se e dove correre. La mia impressione – e in questo metto sia l’Uci sia i team principali – è che si voglia seguire la strada del WorldTour anche per il ciclocross, con prove di serie A e le altre meno importanti, quasi trascurabili. Questo andazzo non mi piace. L’Uci dovrebbe tutelare tutti, in particolare le Federazioni affiliate e non pensare solo al vertice.

Le parole di Lappartient hanno destato grande malumore fra i team più importanti
Le parole di Lappartient hanno destato grande malumore fra i team più importanti
Un’eventuale scelta del genere vi metterebbe sotto pressione?

Certamente, in maniera pressoché insostenibile – ammette Ghirotto – Se gli stessi team privati non possono seguire il dispiegarsi della Coppa, non possiamo neanche noi come nazionale. Negli scorsi anni avevamo iscritto la nazionale alle prove americane: un atto utile sportivamente, ma che aveva inciso moltissimo sul budget complessivo per il settore. Abbiamo risorse limitate e questo è già un problema perché è impossibile pensare che possiamo seguire tutto lo sviluppo della challenge, ma c’è anche altro…

Ossia?

Poniamo che queste non siano minacce, ma una vera scelta dell’Uci e che la Federazione decida di schierare comunque una nazionale per tutto lo sviluppo della Coppa. Cosa facciamo, decidiamo a ottobre chi saranno gli azzurri che potranno gareggiare ai mondiali di fine gennaio? Trovo che sia qualcosa privo di senso e che non faccia gli interessi della specialità. Bisogna seguire altre strade.

Van Aert e Van Der Poel, come Pidcock, hanno selezionato poche gare nel ciclocross, senza abbandonarlo
Van Aert e Van Der Poel, come Pidcock, hanno selezionato poche gare nel ciclocross, senza abbandonarlo
Quali ti troverebbero d’accordo?

Innanzitutto bisogna rivedere il calendario di Coppa del mondo: il giusto equilibrio si avrebbe con 8-10 gare – sentenzia Ghirotto – credo che anche Flanders Classics che cura il circuito avrebbe i giusti spazi economici. Il sistema attuale non funziona, ne ho parlato spesso con il cittì Pontoni. Anche lui dice che è un sistema esagerato, è impossibile pretendere che si gareggi ogni fine settimana. Bisogna anche prevedere periodi di riposo, sia per chi unisce il ciclocross ad altre specialità (infatti i tre tenori hanno scremato notevolmente il loro programma ed è un peccato che Van Aert e Pidcock non faranno neanche i mondiali) sia per chi è specialista puro.

E ora da questa empasse come se ne esce?

Staremo a vedere, chiaramente terremo d’occhio tutti gli sviluppi e ne parleremo con atleti e team. Ribadisco, spero che sia stata una provocazione per destare il dibattito, non voglio credere che si giunga a posizioni estreme.

Parla Artuso: pronto il piano della Bora per Sobrero

18.11.2023
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L’arrivo di Roglic ha trasformato la Bora-Hansgrohe in un cantiere. Il progetto tocca quasi tutti, dato che il gruppo di lavoro che si va formando attorno allo sloveno sarà ampio e necessariamente di prima qualità. Lo stesso Sobrero, che aveva scelto la squadra tedesca prima che si sapesse di Primoz, potrebbe farne parte. Così si intuisce parlando con Paolo Artuso, che del piemontese sarà il preparatore. Ce ne aveva parlato proprio Matteo, raccontando la sua scelta.

Nel team dei tanti capitani, Artuso segue la preparazione di sette corridori. Bob Jungels, Marco Haller, Dani Martinez appena arrivato dalla Ineos Grenadiers, l’iridato juniores 2022 Herzog, Adria in arrivo dalla Kern Pharma, Aleotti e Sobrero.

«Herzog l’anno scorso – dice l’allenatore veneto, arrivato alla Bora nel 2023 – ha avuto mille problemi, forse legati al Covid. Aleotti è andato forte, ma sempre nei momenti sbagliati. Poi dipende anche dal calendario, perché se vai a fare la Tirreno con Hindley, devi tirare: c’è poco da fare. Per cui da un lato hai la percezione delle buone prestazioni e gli fai i complimenti, dall’altro guardi i risultati e vedi che non ha portato a casa poi molto. Il prossimo anno vogliamo migliorare…».

Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023. In precedenza lavorava alla Bahrain
Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023. In precedenza lavorava alla Bahrain
Veniamo a Sobrero, che idea ti sei fatto dopo averlo incontrato?

L’ho visto due volte, devo ancora farmi un’idea precisa. Ho parlato con Pinotti che lo allenava, perché abbiamo una buona relazione, quindi ci sentiamo abbastanza di frequente. Mi ha dato un po’ di indicazioni. Lo abbiamo preso per dargli un po’ di spazio, ovviamente, ma anche per supporto ai capitani. Stiamo completando tutti i calendari. Vorremmo che Matteo avesse le sue occasioni prima della Tirreno o della Parigi-Nizza e poi potremmo metterlo al fianco di Primoz. L’idea è di bilanciare le due parti.

Se questo è il piano, va da sé che Sobrero dovrà fare un inverno piuttosto impegnativo…

Un inverno allegro, ma non troppo pesante, perché altrimenti è lunga arrivare alle Ardenne. Ormai si è capito che la differenza nel ciclismo e negli sport di endurance la fai con la consistenza degli allenamenti. Devi lavorare bene per durare tanti mesi. Matteo viene da un bel break invernale, anche più lungo del solito, perché esce da un 2023 con 83 giorni di gara. Tranne uno stacco a maggio, ha gareggiato ogni mese a partire da febbraio. A giugno ha fatto lo Svizzera, poi i campionati nazionali, quindi secondo me doveva fare il Tour. Invece lo hanno mandato in Austria, dove ha vinto, segno che per il Tour sarebbe stato pronto. Poi Polonia e Vuelta, fino alle ultime corse di stagione. A quel punto era stanco mentalmente e per questo gli abbiamo accordato uno stacco più lungo.

Anche Aleotti è fra gli atleti di Artuso: nel 2023 è andato forte, concretizzando però poco
Anche Aleotti è fra gli atleti di Artuso: nel 2023 è andato forte, concretizzando però poco
Però è già andato in galleria del vento.

Sì, a Morgan Hill, per fare tutta la parte di aerodinamica. A breve andremo in pista in Germania per trasformare in qualcosa di concreto tutto quello che abbiamo raccolto in California e ottimizzeremo il tutto nel ritiro di Palma de Mallorca, dove magari faremo ancora un salto in pista. Fra le cose da provare c’è anche il materiale Sportful, con cui torniamo a collaborare. Sono capi molto veloci, per cui si sta lavorando anche su questo.

Che informazioni ti ha girato Pinotti?

Mi ha detto che a livello numerico Matteo ha ottimi valori. La cosa buona è che lui, essendo molto intelligente a livello tattico, fa meno fatica di altri. Questo si vede anche dai file, paragonando la stessa gara fatta da due corridori simili. E si vede che Sobrero risparmia più di altri. Poi Pinotti mi ha spiegato come hanno lavorato e ho notato che abbiamo uno stile di allenamento abbastanza simile, per cui Sobrero continuerà a lavorare in modo coerente.

Il punto più alto della collaborazione fra Pinotti e Sobrero si è avuto a Verona, vincendo l’ultima crono del Giro 2022
Il punto più alto della collaborazione fra Pinotti e Sobrero si è avuto a Verona, vincendo l’ultima crono del Giro 2022
Sobrero ha avuto negli ultimi anni due diverse letture: prima uomo da corse a tappe, poi per le classiche. Voi cosa pensate?

Ho già detto anche a lui che dovremo dividere la stagione in due. Una prima parte fino alla Liegi, in cui la preparazione sarà più improntata su lavori più brevi, anche dal punto di vista della palestra, pur non trascurando il fondo. Dopo le Ardenne si farà un break e nella seconda parte andremo a lavorare maggiormente sull’endurance. Se sarà nel gruppo del Tour, perché io sono sempre un po’ contrario a fare il Giro con uno che ha corso le Ardenne, bisognerà fare delle scelte. Io sto spingendo in questa direzione.

Come arriverà alle Ardenne?

Ci sarà da studiare l’avvicinamento giusto. Possono esserci due corse a tappe, che possono essere Parigi-Nizza o Tirreno, poi Catalunya o Baschi. Sicuramente a febbraio lo porterei a fare un bel blocco di altura con cui saremmo coperti sino a fine aprile. Poi, se i capi accettano il programma, tornerà in altura per preparare il Delfinato e prima del Tour farà il Top Up Camp. Infine, nella terza parte di stagione potrà avere i suoi spazi. C’è il Canada, insomma, ci sono le corse in Italia. Sarà una pedina preziosa per Primoz, ma è anche giusto dargli il suo spazio. E’ giovane e ha dimostrato che può vincere le corse, quindi avrà il mio massimo supporto.

Come nel 2023, Sobrero dovrebbe chiudere la prima parte di stagione a Liegi. Poi stacco, altura, Delfinato e Tour
Come nel 2023, Sobrero dovrebbe chiudere la prima parte di stagione a Liegi. Poi stacco, altura, Delfinato e Tour
Dove farete le vostre alture?

A febbraio sul Teide. Per maggio abbiamo due opzioni, Tignes o Sierra Nevada. Mentre sicuramente a giugno, tra Delfinato e Tour, andremo a Tignes, dove è possibile fare anche qualche ricognizione sulle tappe. Chi invece andrà alla Vuelta, probabilmente farà altura a Soelden, che è sponsor della squadra.

Nelle Ardenne, Sobrero andrà per tirare?

Quella è una questione che compete ai direttori. Se alla Liegi ci saranno Roglic, Hindley e Vlasov, avranno bisogno di appoggio. Mentre forse l’Amstel è un po’ più tecnica, quindi più adatta alle sue capacità tecniche di limatore. La Liegi è la corsa più onesta, se non hai gambe non la vinci.

Hai parlato di palestra: ci sarà per tutto l’anno o sarò soltanto una fase invernale?

In realtà vorrei portarla avanti il più possibile. Quando saremo a ridosso delle corse, la diminuiremo, però l’idea è di fare sempre dei richiami. La palestra ti dà una grossa mano, perché fai i lavori che in bicicletta non sono possibili. Ovviamente però c’è una linea sottile, fra la palestra per migliorare la prestazione o farsi del male. 

Sobrero è volato nella galleria del vento Specialized per lavorare sulla posizione da crono, che è già buona
Sobrero è volato nella galleria del vento Specialized per lavorare sulla posizione da crono, che è già buona
Squadra nuova, preparatore nuovo: cosa si fa invece con la nutrizione?

Rispetto allo scorso anno, abbiamo implementato anche l’attenzione sulla nutrizione. Adesso i nutrizionisti sono tre, perché dal 2024 si aggiungerà Giacomo Garabello che arriva dall’Astana. Così i corridori hanno un riferimento fra tutte le figure dello staff e Sobrero lavorerà proprio con Giacomo e come lui anche Aleotti.

Dove avverrà il debutto di Sobrero in maglia Bora-Hansgrohe?

Ci sono due opzioni. Una è il Saudi Tour, l’altra la Valenciana, una delle due, tra fine gennaio e i primi di febbraio. E da lì in avanti per lui sarà aperta la stagione della caccia.

Venchiarutti smette col sorriso: ci ha provato fino alla fine

17.11.2023
4 min
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Per fare questa intervista abbiamo aspettato un paio di settimane, giusto il tempo che Nicola Venchiarutti ricevesse le risposte necessarie (in apertura foto Instagram). L’ultimo anno e mezzo per lui è stato difficile da digerire da una parte, mentre dall’altra gli ha visto compiere una grande ripartenza. L’incidente di Castelfidardo l’ha costretto a fermarsi e riprendere la sua attività praticamente da zero. Alla Work Service ha trovato chi lo ha aspettato e gli ha dato la possibilità di riprovarci

La stagione e la carriera di Venchiarutti sono finite con l’esperienza alla Serenissima Gravel (foto Instagram)
La stagione e la carriera di Venchiarutti sono finite con l’esperienza alla Serenissima Gravel (foto Instagram)

Stop

Del suo calvario abbiamo già parlato, ma da alcune storie postate su Instagram nel finale di stagione ci è nata la curiosità di tornare da lui e sentire come stesse. I segni dell’incidente sono ancora lì e non se ne andranno. Gli ultimi esami sono stati per un verso rincuoranti, ma non tutto tornerà come prima e questo ha costretto Venchiarutti a prendere una decisione importante

«Mi fermo – racconta da casa in un momento di tranquillità – non ha più senso continuare a correre in bici. I danni della caduta sono troppo grandi per ritornare in sella un’altra volta e lanciarmi nella mischia. Da inizio novembre ad ora ho fatto alcuni esami che hanno evidenziato alcune criticità che non è possibile far rientrare».

L’inizio di stagione aveva visto un miglioramento costante delle prestazioni (foto Instagram)
L’inizio di stagione aveva visto un miglioramento costante delle prestazioni (foto Instagram)
A quali esami ti sei sottoposto?

Quello più importante è stata una risonanza magnetica alla schiena per il discorso dei ferri che ho nella colonna vertebrale e per vedere il tipo di lesione al midollo spinale. 

Cosa è emerso?

I ferri sono rimasti nella stessa posizione e questo è positivo. Il midollo, invece, è più o meno uguale, si vede una lesione e rimarrà sempre così. E’ il punto in cui la vertebra, la D12, è schizzata nel momento in cui si è fratturata. In più hanno visto che sono uscite tre ernie, nella zona in cui ho la placca che sostituisce le tre vertebre rotte. 

I danni alla colonna e al midollo erano troppo gravi per recuperare pienamente la forza (photors.it)
I danni alla colonna e al midollo erano troppo gravi per recuperare pienamente la forza (photors.it)
Ernie dovute allo sforzo?

Sì, alla sforzo intenso prodotto nella pedalata, il problema è che la colonna vertebrale lavora in modo diverso da dopo l’incidente. Ora a riposo queste tre ernie dovrebbero rientrare da sole, il problema è che se dovessi tornare a correre mi uscirebbero di nuovo.

Com’è stato questo 2023 in gara?

I primi mesi, dopo la paralisi completa, miglioravo parecchio e lo sentivo. Per sei mesi è andata così, poi sono arrivato ad un livello dal quale non riuscivo a salire. Non aumentava la forza, lo capivo dalle sensazioni e dal misuratore di potenza. 

Per Venchiarutti qualche esperienza con i pro’, ma sempre con tante difficoltà: qui al Memorial Pantani
Per Venchiarutti qualche esperienza con i pro’, ma sempre con tante difficoltà: qui al Memorial Pantani
Con i diesse e i compagni ne hai parlato?

Anche loro vedevano la mia sofferenza in alcuni casi. Andare a correre all’estero diventava faticoso anche solo per il viaggio. Dopo un po’ di ore seduto sul pulmino, la schiena mi dava fastidio, anche ora che sono seduto alla scrivania ogni tanto mi fa male. Avendo ancora un fisico magro sento le placche a contatto con la colonna. 

Dal punto di vista medico però la ripresa è stata positiva, no?

I medici hanno sempre detto che ho avuto un recupero notevole, però mi sono reso conto, con il passare del tempo, che a livello atletico non sarei tornato come prima. Questo all’inizio mi ha reso triste, però a mente fredda sono contento di essere tornato ad una vita normale. La bici farà sempre parte di me, ma non allo stesso modo, pedalare mi piace e farmi un giro ogni tanto rimarrà una bella sensazione. 

La decisione di smettere è arrivata in questi giorni: difficile, ma ponderata (photors.it)
La decisione di smettere è arrivata in questi giorni: difficile, ma ponderata (photors.it)
Riuscirai a tornare ad una vita normale?

Per la parte superiore del corpo dovrò sempre fare palestra o nuoto, mi servirà anche nel momento in cui deciderò di fare un lavoro da ufficio. Ora quando sto seduto per un po’ di ore, sono costretto ad alzarmi e stendermi. Paradossalmente in bici stavo meglio, perché distribuivo il peso anche sulle braccia. 

Nonostante tutto ti sentiamo sereno…

Sì, se penso a com’ero messo prima non posso che essere felice per quello che sono riuscito a fare. Sto pensando se rimanere nel mondo del ciclismo oppure fare altro, ancora non ho deciso. Fino a due settimane fa ero totalmente concentrato sul correre.

Persico, nuove figure e un inverno inedito per ripartire più forte

17.11.2023
6 min
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Tirare troppo la corda, anche quando si arriva da un buon periodo, rischia di produrre un effetto boomerang sugli impegni successivi. Il ciclismo attuale non regala nulla a nessuno e se si vuole restare in scia ai treni più veloci, ogni tanto si deve scendere a qualche compromesso. Se n’è accorta Silvia Persico che non ha mai mancato di dirci quanto fosse arrivata stanca oltremodo a fine stagione.

La bergamasca del UAE Team ADQ si è divisa tra club e nazionale, tra ciclocross, strada e gravel indossando sempre le vesti da leader. La sua generosità l’ha portata a vincere e cogliere piazzamenti di rilievo, ma anche a chiudere il 2023 con l’esigenza di dover ricaricare le batterie psicofisiche in maniera totale per poter iniziare la prossima annata al meglio, grazie anche a nuove figure. Persico è in una fase invernale inedita, nella quale dovrà rinunciare a qualcosa. Tutto finalizzato per stare più spesso assieme alle big con cui ha dimostrato di saper duellare. L’abbiamo sentita per conoscere quali sono i suoi programmi.

Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Silvia come stai trascorrendo questo periodo di off-season?

Con molta più calma rispetto agli anni precedenti anche se non sono mancati gli impegni istituzionali. Sono stata al bootcamp della squadra ad Abu Dhabi, poi a Parigi per la presentazione del Tour, infine ho fatto un po’ di vacanze tra Spagna e Malta. Ho ricominciato da poco più di una settimana con palestra, qualche pedalata e corsetta a piedi. Mi ci voleva proprio uno stacco di un mese senza bici.

Praticamente non ti era mai successo prima.

Esatto, ho sempre fatto un breve periodo di riposo e ricominciavo col ciclocross. Bisogna dire però che fino a due anni fa era una attività meno intensa di quella di adesso, anche se io ho sempre dato il massimo. Però quest’anno all’inizio ho fatto molta fatica e ad un certo punto non vedevo l’ora che finisse il 2023 perché ero molto stanca. Mi sono portata addosso un accumulo di stress iniziato lo scorso dicembre.

Non hai pensato che potevi chiudere in anticipo la stagione o mollare un po’ in qualche occasione?

Sì, avrei potuto, ma non è nella mia indole. Quando mi prendo un impegno, voglio sempre dare il massimo. Adesso mi rendo conto che la mia stagione è stata condizionata da questo. A fine gennaio al mondiale di ciclocross (dove ha chiuso quarta, ndr) stavo bene, ma subito dopo no. C’era il UAE Tour, la corsa di casa per la nostra squadra, e ho voluto accelerare i tempi per riprendermi. Sforzo che ho pagato dopo anche se laggiù ho chiuso terza nella generale. E’ stata un’annata strana, fatta di alti e bassi.

Ti aspettavi di più?

Onestamente sì, visto che venivo da un bel 2022. I risultati non mi sono mancati, ma non mi sentivo soddisfatta. Ho fatto un periodo nelle classiche col quarto posto al Fiandre e la vittoria alla Freccia del Brabante, però avvertivo un principio di stanchezza. Infatti le Ardenne le ho sofferte un po’ di più e alla Vuelta ho chiesto di non essere la leader. In estate sì, mi aspettavo di fare qualcosa in più, anche se sono molto contenta, ad esempio, di aver aiutato Erica al Giro Donne a curare la classifica (Magnaldi chiuderà quinta e Persico ottava, ndr). L’Italiano perso al fotofinish brucia, ma so che ci può stare. Ad agosto invece ero saltata di testa, mentre a settembre ho recuperato un po’ per gli ultimi appuntamenti (quinta al Romandia e all’europeo, ndr). Ho chiuso col mondiale gravel con lo spirito di divertirmi (finirà comunque seconda, ndr).

Nonostante tutto, hai ottenuto una vittoria e quattordici top five dimostrando che sei sempre stata davanti. Qual è la ricetta per trasformare quei piazzamenti in qualcosa di più?

Ci sono tanti dettagli che si possono migliorare. Devo prendere spunto dagli errori di quest’anno per evitare di commetterli ancora. Credo che fare un inverno più tranquillo possa tornarmi utile in termine di energie totali. Il cross al momento non rientra nei miei programmi. Sicuramente so che c’è da lavorare tanto e incrementare le ore di allenamento, curando maggiormente alimentazione e stretching. C’è anche un aspetto psicologico. Ad agosto ho iniziato un percorso con Manuela Ansaldo, una mental coach di Roma, per lavorare principalmente sulla Silvia persona prima della Persico atleta. E poi ho cambiato coach.

Racconta pure.

Quest’anno la squadra ha deciso che noi ragazze non potevamo essere più seguite da chi era anche diesse. Quindi dopo otto anni non mi allenerà più “Capo” (Davide Arzeni, ndr) e mi spiace perché era stato lui a non farmi smettere di correre tanto tempo fa. In compenso però conosco già il nuovo preparatore, Luca Zenti, che era nel nostro staff e con cui avevo lavorato per un periodo ristretto. Mi ha già dato tabelle interessanti anche nella corsa a piedi, che è quella che mi aiuta più di tutte a rilassarmi e scaricare tutto. Credo che sia giusto cambiare ogni tanto, perché può essere tanto stimolante.

Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Quali sono gli obiettivi della nuova Silvia Persico per l’anno prossimo?

Quello principale è guadagnarsi un posto per le Olimpiadi, poi fare un calendario più mirato. Più Fiandre che Ardenne, quantomeno per fare risultato. Vedremo come sarà il Giro d’Italia Women ma so già che vorrei correre il Tour Femmes per puntare alle tappe, perché sarà quasi impossibile per me fare classifica visto il percorso. Poi vorrei fare anche quelle gare di livello inferiore per staccare un po’ mentalmente. Sicuramente quest’anno la SD-Worx aveva una marcia in più, però per ridurre il gap con loro bisogna fermarsi, rifiatare e non farsi prendere dalla foga. Al Brabante l’ho fatto ed è andata bene. Il punto di partenza è quello.

Alessio Magagnotti, l’allievo dei record a cui interessa solo vincere

17.11.2023
5 min
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Diciotto vittorie, un campionato italiano a crono, una Coppa d’Oro in bacheca e un’attitudine alla vittoria che fa timore ad ogni avversario. Calma…Ha solo 16 anni, si chiama Alessio Magagnotti e vive ad Avio (Trento). E’ stato il primo della famiglia a salire sulla bici per gareggiare, dopo di lui lo hanno seguito i fratelli Eric e Asia contagiati dalla sua passione. Sin da G2 ha corso nella CC Forti e Veloci di Trento, l’anno prossimo ha scelto la Autozai Petrucci Contri. Una decisione personale che stupisce per la sua età. I procuratori l’hanno già contattato, ma a lui ora interessa solo vincere e godersi ogni pedalata senza pressioni.

Le vittorie si sono sempre susseguite nel corso degli anni
Le vittorie si sono sempre susseguite nel corso degli anni
Alessio, partiamo dall’inizio. Come è nata la passione per la bici?

Ho iniziato da G2 a 8 anni nella CC Forti e Veloci. Nella mia famiglia mi hanno trasmesso la passione mio nonno Angelo e lo zio Andrea. E’ iniziato tutto per caso, nessuno in casa aveva mai corso. Ora mio fratello è esordiente secondo anno e mia sorella allieva.

Nel 2024 sarai junior. Dove correrai?

Correrò nella Autozai Petrucci Contri

Come sono stati questi due anni da allievo? L’attitudine alla vittoria l’hai sempre avuta?

Ma sì, dai. Da primo anno ne ho vinte 6 e quest’anno 18. 

E da esordiente?

Nel primo anno che era quello del Covid, ne ho vinte 5 sulle 8 che abbiamo fatto. Mentre da secondo anno 14.

A livello fisico, eri un po più sviluppato degli altri? Quando si vince in quelle categorie il primo pensiero è sempre quello…

Dal primo anno ero uno di quelli più indietro. Al secondo anno mi sono alzato e mi sono riallineato ai miei coetanei.  

La volata di Magagnotti ai Giochi della Gioventù Europea che gli vale l’argento, dietro Proietti Gagliardoni (6°)
La volata di Magagnotti ai Giochi della Gioventù Europea che gli vale l’argento, dietro Proietti Gagliardoni (6°)
Torniamo alla decisione di passare alla Autozai Petrucci Contri. Com’è avvenuta? 

L’Autozai non aveva mai preso nessuno della CC Forti e Veloci, però avendo fatto una bella stagione mi hanno chiamato. Già dal primo anno allievi, a fine 2022, erano venuti a parlarmi. Poi sono tornati a marzo. Sono venute tante altre squadre, ma ho deciso per l’Autozai. E’ anche abbastanza comoda perché non è lontanissima da casa mia (la squadra ha sede a Illasi, in provincia di Verona, ndr), ma soprattutto perché mi hanno fatto una bella impressione fin da subito

Conosci qualcuno che ci è passato?

Non direttamente. So che ci hanno corso Affini, Zana e Mozzato.

Per questa decisione ti sei fatto aiutare dai tuoi genitori?

No, ho voluto scegliere per conto mio perché non volevo farmi influenzare da nessuno.

Ti hanno mai contattato dei procuratori? 

Sì, già prima della Coppa d’Oro. Poi dopo quella vittoria ne sono venuti abbastanza a chiedere.

Qui Magagnotti alla Coppa d’Oro di quest’anno (foto Remo Mosna)
Qui Magagnotti alla Coppa d’Oro di quest’anno (foto Remo Mosna)
Sei seguito da un procuratore adesso?

No, l’ho sempre detto che se vado forte, ancora procuratori non servono, perché le squadre vengono da sé. Più avanti so della loro importanza, ma per ora preferisco stare senza.

In questi giorni si susseguono notizie di italiani che vanno a fare gli juniores all’estero. La Auto Eder ha appena aperto le porte a questa categoria. Tu se avessi avuto la possibilità saresti andato?

Da junior preferisco stare vicino casa, anche perché con la scuola e tutto sarebbe difficile da gestire e non voglio bruciare le tappe. 

Che scuola fai? Ti piace?

Faccio l’Informatico Tecnico a Rovereto. Mi piace e voglio portarlo a termine, poi deciderò. 

La tua è stata una stagione da record. La Coppa d’Oro è stato un po’ l’apice. Che emozione è stata vincerla?

E’ stata una grande emozione. Pensavo di far bene, ma non di vincerla, perché comunque c’era tanta salita. Arrivavo dalla vacanze e avevo ripreso da non troppo ad andare in bici. Mi ero alzato anche un po’ di peso, quindi non mi aspettavo di vincerla.

Magagnotti ha conquistato il titolo italiano a cronometro nel suo Trentino (ufficio stampa Comano Terme)
Magagnotti ha conquistato il titolo italiano a cronometro nel suo Trentino a Comano Terme (ufficio stampa Comano Terme)
Sei allievo e ancora devi definire le tue caratteristiche. A te, come piace descriverti?

Il mio sogno era quello di diventare uno scalatore, ma il mio fisico non è quello e mi vedo più come uno versatile. Mi trovo bene sempre e me la cavo in salita.

Qual è il tuo corridore modello?

Il mio idolo è sempre stato Peter Sagan. Oggi rispondo Van der Poel, mi piace come corre e come vince.

Con tutte queste vittorie avrai molta attenzione addosso. Come le vivi, ti mettono sotto pressione?

Bene. Per ora cerco di dare il meglio di me, di non ascoltare gli altri, anche se sai che hai gli occhi puntati addosso. Cerco di non pressarmi. Alle gare ci vado per vincere, non per arrivare nei 10, però comunque non mi stresso troppo.

Questo inverno come lo passerai? Che hobby hai?

Ho staccato un mese dalla bici dall’ultima gara. Adesso sto facendo corsa, ginnastica e un po’ di rulli così per stare un po’ in forma. Mi piace molto andare a sciare, mi diverte. 

Drali e Sias Rime: collaborazione e sostegno senza limiti

17.11.2023
5 min
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«Avere vicina un’azienda come Drali – racconta Daniele Calosso, diesse del team Sias Rime Drali – vuol dire tanto al giorno d’oggi. Reperire sponsor è sempre più difficile, così come lo è trovare partner tecnici. In passato ci sono stati periodi davvero difficili. Il 2023, con accanto Drali, da questo punto di vista è stato certamente un anno positivo».

L’incipit di questo articolo lo abbiamo lasciato a Daniele Calosso, solo lui era in grado di spiegare in poche parole quanto sia importante avere accanto un’azienda come Drali. Il marchio milanese ha fornito le bici alla continental bresciana in una prima volta che ha donato tanto ad entrambe le realtà. Lo ha sottolineato la stessa Sias Rime in un suo comunicato stampa dopo un weekend passato insieme a impostare la stagione 2024. 

La collaborazione tecnica tra la Sias Rime e Drali è iniziata nella stagione 2023
La collaborazione tecnica tra la Sias Rime e Drali è iniziata nella stagione 2023

Crescere insieme

Cicli Drali Milano è una realtà che ha tanti anni di storia alle spalle, ben 95, ma solo nel 2023 si è affacciata al mondo delle competizioni. 

«La loro realtà – spiega Calosso – è sempre stata quella di una piccola azienda, di un “negozio di quartiere”. Nel 2023 abbiamo iniziato a lavorare insieme, si capiva che fossero alla ricerca di qualcuno che potesse dare dei feedback sul lavoro fatto. Un conto è avere una relazione con gli amatori, un altro è averlo con un team continental come il nostro. Volevano capire se il prodotto proposto fosse valido per il mercato attuale».

Il team continental ha corso con il modello Ametista
Il team continental ha corso con il modello Ametista
Com’è stato organizzare la fornitura di bici?

Noi non saremo una squadra professionistica, ma abbiamo delle esigenze importanti in quanto team continental. Fare in modo che i ragazzi avessero due bici a testa e avere tutte le ruote a disposizione è stato un primo passo importante. Ci tengo a dire che le bici fornite partivano con una buona base: un telaio rigido e molto performante, quelli che abbiamo sistemato sono stati dei dettagli.

Ad esempio?

Non ci accontentiamo di avere il materiale, non per supponenza, ma perché dei corridori hanno esigenze diverse rispetto agli amatori. Questa cosa ha aperto a delle problematiche che Drali ha prontamente sistemato. Alcune in particolare riguardavano il telaio. In primis lo sterzo era troppo alto, perché pensato per un uso amatoriale. I ragazzi erano costretti a montare pipe con un angolo negativo, questo per rispettare le esigenze aerodinamiche. 

L’omologazione dell’UCI per il modello da cronometro è arrivata due giorni prima del Giro Next Gen, una lunga rincorsa
L’omologazione del modello da cronometro è arrivata due giorni prima del Giro Next Gen, una lunga rincorsa
Altre cose?

Il passaggio dei cavi non era interno al manubrio, anche questa cosa è stata motivo di cambiamento. In Drali sono stati super disponibili e a metà stagione avevamo un nuovo telaio che rispecchiava le nostre esigenze. Alla fine, come detto, loro stessi cercavano qualcuno che facesse capire quali sono le esigenze di chi usa la bici ad alti livelli

Una collaborazione continua e fruttuosa…

Assolutamente. Un esempio di quanto Drali ci abbia dato una mano ed un grande supporto la racconta la vicenda delle bici da cronometro. Studiavamo un modello da crono per andare al Giro Next Gen, ma in Drali non esisteva. Questo voleva dire progettarlo, crearlo e passare dall’UCI per l’omologazione. Sembra semplice ma sono processi lunghi, che richiedono almeno 40 giorni di lavoro solamente per la parte burocratica. 

Drali Ametista, il manubrio montato è l’Alanera
Drali Ametista, il manubrio montato è l’Alanera
Tempo e denaro, immaginiamo…

Far omologare un modello all’UCI costa 5.000 franchi svizzeri, poi loro devono testarlo ed approvarlo. Solo dopo tutto l’iter procedurale, si ottiene il bollino necessario per l’uso in gara. Il bollino per le bici da cronometro ci è arrivato due giorni prima del Giro Next Gen. Tutto questo lavoro Drali lo ha fatto a “fondo perduto” perché la bici da cronometro non è andata in vendita, era solo per noi. 

Soddisfatti della collaborazione?

Certo, e lo sono anche loro secondo me. Spesso alle corse gli appassionati si avvicinavano alle bici chiedendo come comprarle e facendo domande sul marchio Drali. Quando ci trovavamo a spiegare che fosse un produttore di bici con una storia quasi centenaria molti rimanevano spiazzati. Segno che lavorare con i team funziona, ti apre ad un mercato nuovo. 

Non sono mancati i successi insieme: come il Giro del Piave, vinto da De Carlo
Non sono mancati i successi insieme: come il Giro del Piave, vinto da De Carlo
Il 2024 prevede altre novità?

Proprio l’altra sera (giovedì, ndr) durante la presentazione del libro di Saronni, presso il loro store, si è parlato di novità. Una importante riguarda il peso, dalla prossima stagione ci forniranno materiale in carbonio anche per il manubrio. Abbassare il peso per noi è fondamentale. Ma non finisce qui.

Raccontaci…

Nel 2024 avremo una colorazione speciale, su nostra richiesta: si tratta di un ramato che cambia di tonalità in base alle luce del sole. Abbiamo detto a Drali che secondo noi per distinguersi maggiormente in gruppo è importante avere una bici che colpisca il pubblico. Il grigio standard era troppo anonimo. Intanto sempre per la prossima stagione, anche la Garlaschese, società under 23, correrà con biciclette Drali

Un’altra firma importante sulla stagione è arrivata con Petitti al GP Poggiana (photors.it)
Un’altra firma importante sulla stagione è arrivata con Petitti al GP Poggiana (photors.it)
Insomma una grande crescita, per tutti.

Non è tutto, perché in futuro sarebbe bello partecipare a delle gare, all’estero, in funzione delle ambizioni di marketing dell’azienda. Loro lavorano molto sul Regno Unito, Olanda e Belgio, è un’idea, ma portare le bici in quelle gare sarebbe un bel modo per far conoscere ancora di più il marchio.