Finn tra passato e futuro. Wakefield traccia la strada

10.10.2025
6 min
Salva

Il titolo mondiale U23 di Lorenzo Finn, al suo primo anno nella categoria, gli ha permesso di eguagliare Mohoric in un’impresa autentica, conquistare due maglie iridate nelle due diverse categorie giovanili a distanza di 12 mesi. Impresa che ha sorpreso molti ma non il suo team, la Red Bull Bora Hansgrohe che sin dallo scorso anno ha creduto nelle sue qualità e lo sta facendo crescere con i dovuti passi. Tanto è vero che hanno deciso di assecondare la sua scelta di fare ancora un anno nel loro devo team, per crescere nei tempi giusti.

Per capire come ci si è arrivati e come si lavorerà ulteriormente sul ligure, la voce più autorevole non poteva essere che quella di John Wakefield, responsabile performance della multinazionale tedesca e suo allenatore, che su Finn investe molte delle sue speranze.

John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
Qual è stata la prima impressione che hai avuto conoscendo Lorenzo?

Se ti riferisci a quando ho iniziato a lavorare con lui, credo fosse la fine del 2021 o del 2022. Già prima che arrivasse nell’allora team Grenke Auto Eder. Era un ragazzo molto tranquillo, molto giovane, molto rispettoso dal punto di vista caratteriale. Quando l’ho guardato dal punto di vista sportivo, i dati mi dicevano che c’era sicuramente qualcosa di speciale. Quello che mi è piaciuto molto di lui è stata la sua consapevolezza tattica nel modo in cui corre. Ho pensato che fosse maturo nonostante la sua età, corre già come un professionista esperto.

Si è adattato velocemente alla nuova categoria?

Anche da under 19 si è adattato molto bene, molto velocemente, e poi è passato agli under 23, quindi nella categoria di sviluppo, era come se fosse al suo secondo o terzo anno. Si è adattato davvero in fretta, ha bruciato le tappe, per questo i suoi ultimi risultati non mi hanno sorpreso.

Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Il suo Giro NextGen ti aveva soddisfatto?

Ovviamente volevamo un risultato di classifica generale con lui. Tuttavia, tutto è cambiato quando Luke Tuckwell ha conquistato la maglia rosa e Lorenzo è passato molto rapidamente e con grande maturità dall’essere uno dei nostri leader all’aiutarlo in ogni modo possibile. Quindi, se la prendo nel complesso, la risposta è: sì sono stato molto contento del suo Giro Next Gen, perché si è adattato molto rapidamente a un nuovo ruolo.

Rispetto all’inizio della stagione, quanto pensi che sia migliorato in termini di prestazioni?

Dipende da cosa si intende per prestazioni. Solo i numeri che sta spingendo o la sua tecnica di gara, il suo approccio al professionismo e la sua crescita nel corso della stagione? Ha fatto progressi in tutti questi ambiti. Penso che il miglioramento più importante sia in termini di maturità, ma la sua potenza è aumentata. Se consideri il suo miglioramento complessivo dall’anno scorso a quest’anno, è notevole, ma i numeri sono numeri, non dicono tutto.

Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Il prossimo anno sarà ancora nel team Rookies: pensi che abbia ancora bisogno di correre nella categoria Under 23?

Sì, certo. Credo che rimanere nella squadra dei rookie e in quell’ambiente under 23 sia molto positivo per lui. Può ancora crescere ulteriormente. Sarà più concentrato e con più specificità in un ambiente più controllato. Se prendiamo in considerazione gli obiettivi sportivi, il piccolo Giro è ancora un grande target per lui, come anche il Tour de l’Avenir, puntando sempre alla classifica generale. Ma ci sono ancora alcuni aspetti in cui deve migliorare come atleta professionista fuori dalla bici. Non dimentichiamo che ha finito la scuola due mesi fa. Vive ancora a casa. Cambiare completamente l’ambiente e farlo partecipare al WorldTour come giovane corridore va fatto per gradi. Quindi, per noi, ci sono alcuni aspetti che vogliamo migliorare con Lorenzo prima di mandarlo nel WorldTour.

Nelle sue corse con la prima squadra, come lo hai visto muoversi, aveva soggezione verso i compagni e l’ambiente?

No, per niente. Il feedback che abbiamo ricevuto dai corridori del team WorldTour che hanno corso con lui è stato che si muoveva nel gruppo in modo eccezionale. Era sempre al posto giusto al momento giusto e faceva il lavoro richiesto, che si trattasse di tirare in testa, portare borracce, qualsiasi cosa accadesse quel giorno specifico. O che fosse proprio come abbiamo visto al mondiale, correre in modo molto aggressivo. E’ stato un feedback molto, molto positivo.

Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Quanto sarà importante il prossimo anno fargli fare altre corse con i più grandi?

E’ un vincente, quindi vuole sempre risultati. Per noi saranno test importanti perché puoi seguirne i progressi, capire se siamo sulla strada giusta. Ma non è che se non ottiene un risultato in gara, sia una delusione o un fallimento. Ne impariamo qualcosa e ne capiamo il motivo.

Sai che in Italia Lorenzo è indicato come corridore che potrà rilanciare il ciclismo italiano, riportarlo alla sua tradizione. Tanta pressione potrebbe pesare su di lui?

Questo è un bel tema. Sì, la pressione è reale. La questione è come noi come squadra lo aiutiamo ad affrontarla, come la affronta lui stesso come corridore e quali sistemi vengono messi in atto per gestirla. Personalmente so con certezza che questa è la visione che l’Italia ha di lui. Qualcuno ha detto che lui è il prossimo Vincenzo Nibali o qualcosa del genere. Io rispondo semplicemente che lui è il primo Lorenzo Finn, non è il secondo Nibali. Riporre le speranze di un Paese su un solo atleta, certo, è fantastico, c’è passione. Sappiamo tutti quanto siano appassionati gli italiani. Ma lui deve prendere questo per sostenerlo e aiutarlo. Perché se c’è un risultato negativo per il Paese, poi a volte ha effetti negativi su un atleta e questa è l’ultima cosa che chiunque desidera. Quindi è importante che i tifosi lo sostengano, ma senza assillarlo se non vince subito…

Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
C’è un corridore del presente o del passato a cui potresti paragonarlo e perché?

Difficile rispondere, perché nel ciclismo moderno, al giorno d’oggi, essere un corridore da classifica generale non è più una gran cosa. Devi essere molto versatile. Effettivamente il nome che viene in mente è Vincenzo Nibali, ha vinto corse di un giorno molto importanti, corse di una settimana e grandi giri, quindi un corridore molto versatile, molto impegnato, super professionale. Quindi suppongo che si dovrebbe guardare a qualcuno del genere, che è in grado di fare corse a tappe di una settimana o grandi giri, ma capace di emergere anche in corse di un giorno molto, molto dure.

Il cittì femminile Marco Velo e il presidente FCI Cordiano Dagnoni assieme alle juniores del mondiale Silo, De Laurentiis e Pegolo

Il bilancio positivo del cittì Velo, tra il Rwanda e l’Ardeche

10.10.2025
6 min
Salva

Il battesimo era stato all’Avenir Femmes, ma i compiti più ardui e stimolanti da cittì sul campo Marco Velo li ha avuti nell’arco di quindici giorni tra mondiale ed europeo. Tre nazionali femminili – juniores, U23 ed elite – da seguire e gestire in modo differente per ottenerne il meglio.

Anche lui stesso era desideroso di mettersi alla prova nelle tre categorie in cui è entrato in punta di piedi pur avendole conosciute bene da tecnico delle crono. A parlarci del suo personale resoconto è lo stesso Velo, che ripercorre le due rassegne riconoscendo meriti delle proprie atlete e delle avversarie, prendendosi le proprie responsabilità e restando (giustamente) ottimista per il futuro.

Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Marco come giudichi complessivamente le due spedizioni?

Devo dire che per me il bilancio è più che positivo. Mettendo da parte un attimo il discorso sulle elite, sono molto contento delle prove e dei risultati forniti da juniores e U23. Con loro abbiamo svolto un ottimo lavoro di preparazione ed avvicinamento di due settimane a Livigno. Ad esempio con le juniores non arrivavano medaglie iridate dal 2017 (oro di Pirrone e bronzo di Paternoster a Bergen, ndr). Pegolo dopo l’argento mondiale, si è presa pure il bronzo europeo. Silo ha fatto quinta in Rwanda, ma oltre a loro due sono davvero felice per come sono andate le altre nelle rispettive manifestazioni. Sono state bravissime.

Molto buono anche il bilancio delle U23, giusto?

Sì, assolutamente. Mi sento di dire che con Ciabocco ci stava una medaglia al mondiale, dove ha corso da sola, e quella più importante all’europeo. In Francia Eleonora è stata sfortunata, ma ha fatto una gara pazzesca considerando il problema meccanico che l’ha fortemente rallentata. Ha dovuto cambiare bici, prendendo quella di scorta che aveva rapporti diversi. Il suo argento è arrivato grazie soprattutto a Venturelli che l’ha riportata nel gruppo di testa quando avevano due minuti di svantaggio. Ha vinto Blasi con un allungo, che al mondiale aveva superato Eleonora allo sprint per il bronzo.

Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Avendo già guidato le U23 all’Avenir Femmes, avevi qualche riferimento in più?

Intanto devo dire che tutte le altre ragazze in gara si sono comportate molto bene. Abbiamo avuto grandi soddisfazioni dall’Avenir Femmes in poi per ciò che abbiamo fatto grazie al team performance della nazionale. Anzi, abbiamo dovuto tenere a bada la voglia di fare delle ragazze. E c’è un aneddoto che rende bene l’idea.

Prego, spiegaci pure.

Eravamo a Livigno e quasi tutti i giorni le ragazze, sia juniores che U23, mi chiedevano perché non facevamo le salite lunghe lì attorno. Se lo chiedevano perché tutti dicevano che sia al mondiale che all’europeo c’era tanta salita. Io invece le facevo allenare su ripetute o strappi da 5/10 minuti. Ho spiegato loro che dovevamo simulare un modello di gara. I dislivelli erano dati da salite corte da fare più volte. Alla fine i risultati ci sono stati.

Quei risultati che non sono arrivati dalle elite. C’è molta delusione?

Sicuramente speravamo tutti che le cose andassero diversamente, anzi meglio. Ed anche perché ci si sofferma sempre sulle elite ad ogni manifestazione. Al mondiale ne è uscita una corsa sbagliata per tutte perché tutte le più forti o leader si sono annullate. Non perché è la nostra capitana, ma l’unica delle big che ha provato a fare qualcosa animando la gara è stata Elisa (Longo Borghini, ndr). Forse avendolo fatto a tre giri dalla fine, le altre hanno visto che era superiore e non hanno collaborato per rientrare sulla testa della corsa.

Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
A parte Malcotti, ti aspettavi qualcosa di più dalle altre?

Barbara è andata molto forte, però purtroppo non è riuscita a rendere il mondiale migliore per noi. Non è una sua colpa, sia chiaro perché lei era davanti e sola, così come dietro Elisa era sola. Forse il resto della squadra ha voluto chiudere in massa quando c’era la prima fuga e molte si sono bruciate. Così facendo Elisa e Barbara sono rimaste sole troppo presto. Non sono scuse perché gli errori ci sono, però noi dobbiamo fidarci delle tattiche che facciamo la sera prima, sperando che certe cose vadano in un certo senso. Anche perché senza poter comunicare alle ragazze tutto si complica.

Senza contare le radioline, è stato difficile dare riferimenti alle ragazze al mondiale?

Oltre ad alcuni del nostro staff dislocati sul percorso, tenete conto che tra un box e l’altro c’erano sette chilometri. E’ stato difficile fornire indicazioni perché c’era molto caos e con le lavagnette non riuscivamo a farci capire o capire se le ragazze avevano visto. E poi in sette chilometri su un circuito del genere le cose potevano cambiare rapidamente. Dovevamo anche fare affidamento sulle iniziative delle nostre ragazze. Comunque non siamo stati gli unici ad avere questi problemi.

La soluzione sarebbe correre con le radioline come si fa tutto l’anno.

Ho già detto che non è una scusa perché è uguale per tutti. Dico solo che senza radio il cittì si sente inutile. Siamo l’unico sport in cui, in competizioni importanti di questo tipo, noi tecnici non possiamo comunicare con le atlete. Non abbiamo contatto né audio né visivo. Se paragoniamo l’allenatore di una squadra di calcio, pallavolo o basket al nostro ruolo, noi siamo molto penalizzati. E non penso che sia giusto. E’ una considerazione che faccio da sempre.

Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Dell’europeo invece cosa puoi dirci?

In Ardeche dobbiamo solo inchinarci all’Olanda. Loro hanno fatto una corsa perfetta e non possiamo dire nulla. Elisa ha fatto bene a rispondere a Vollering perché era lì a giocarsi la vittoria. E’ nella sua natura non tirarsi mai indietro. Però ho provato ad ipotizzare che forse non aveva le gambe o forse quando ha visto che le altre non si staccavano, si è un po’ demoralizzata per tenere duro. Non è stata una settimana semplice per lei, ma io a lei non posso davvero rimproverare nulla. Non sono queste due prove che cambiano il suo valore.

In generale mondiale ed europeo che indicazioni hanno dato al cittì Marco Velo?

Col senno di poi siamo tutti capaci di vincere le gare o gestirle meglio. Sappiamo che certe cose vanno così e bisogna saperle accettare. Quello che importa è che queste due manifestazioni mi hanno detto che abbiamo un ciclismo giovanile che sta crescendo molto bene. E’ pronto un ricambio generazionale che si può integrare perfettamente con molte delle attuali elite. Questo fa ben sperare per il futuro ed è un aspetto fondamentale.

L’anno d’oro di Scaroni con i consigli di “mastro” Ulissi

09.10.2025
6 min
Salva

Alzi la mano il corridore che, convocato per i mondiali senza mai averne corso uno neppure da junior, avrebbe il coraggio di declinare l’invito perché ha in testa gli europei. Cristian Scaroni l’ha fatto, poi è andato in Francia e ha centrato il quarto posto, che poteva essere un bronzo se le gambe avessero retto per 50 metri ancora sull’attacco di Seixas.

Per questa sua determinazione e per la sensazione che i tasselli della carriera stiano andando finalmente dove devono, lo abbiamo chiamato e lo abbiamo coperto di domande. Non va dimenticato infatti che nel 2019 il bresciano è stato il primo italiano a diventare U23 all’estero, nel devo team della Groupama-Fdj. L’anno dopo è passato professionista nella Gazprom e proprio sul più bello la squadra è stata chiusa per le sanzioni del CIO alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il suo approdo alla Astana ha ripreso il percorso di crescita che il brusco stop aveva interrotto.

Ci pensi che bel colpo sarebbe stato il bronzo agli europei?

Ci penso sì, ho l’amaro in bocca e mi sto sforzando di prendere il buono. Poi dietro quei due, Pogacar ed Evenepoel, sarebbe stato ancora più pesante. Però qualcuno doveva fare quarto ed è toccato a me…

Quello che ha raccontato Villa sulla tua scelta di non fare il mondiale ci ha colpito parecchio…

Diciamo che avevo corso a inizio stagione sul percorso degli europei. Era una corsa identica, un po’ meno dura, perché si faceva due volte in meno la salita lunga e, mi pare, quattro volte in meno lo strappo. Ne ho parlato sia con Mazzoleni. E dal momento in cui ho saputo che l’europeo si sarebbe fatto su quel tracciato, che rappresenta la sintesi perfetta delle mie caratteristiche, ho iniziato a pensarci seriamente. Avevo preso in considerazione anche il mondiale, però sapevo che se avessi corso in Rwanda, non sarei riuscito a preparare al meglio l’europeo. In più, per Kigali c’erano già Ciccone e Pellizzari.

Poi quando Pellizzari si è ammalato, Villa ha pensato a te.

Serviva un altro corridore che potesse fare da secondo leader insieme a Cicco. L’ipotesi del mondiale è saltata fuori a quel punto. Però parlando sia con Marco (Villa, ndr) sia con Mazzoleni, abbiamo ritenuto più opportuno restare sulla nostra linea e alla fine la scelta ha premiato.

Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Non hai vacillato nemmeno un po’ quando ti hanno proposto di andare al mondiale?

Un po’ sì, anche perché io non ho mai fatto un mondiale, né da junior né da dilettante. Ho letto anche alcune critiche, perché è brutto rifiutare una chiamata in nazionale. Ma l’ho fatto per portare qualcosa di migliore con quella stessa maglia azzurra. All’europeo sapevamo che non ci sarebbero stati altri leader, tanto che siamo partiti in cinque anziché sei. Quindi sì, un po’ ho vacillato.

Quando ha preso forma nella tua testa l’operazione europeo?

Da dopo il Giro d’Italia, anche se mi sono ammalato e non ho potuto fare le corse dopo fino ai tricolori. Ho fatto altura prima a Livigno a luglio. Poi ho fatto tre corse di un giorno in Spagna. Quindi la Arctic Race e poi sono ritornato immediatamente in altura sul Pordoi. In entrambi i casi sono rimasto per 18 giorni. Quando sono sceso, mi mancava magari un po’ di ritmo nelle gambe e così ho partecipato alle gare italiane, fra Toscana, Pantani e Romagna che ho vinto. Ogni giorno era sempre meglio e alla fine sono arrivato dove dovevo per l’europeo.

Cosa ricordi del momento in cui Seixas se ne è andato?

Eravamo tutti stremati, avendo fatto 110 chilometri in quattro. Poi Remco se ne è andato e noi in tre eravamo parecchio provati. Appena preso la salita, Ayuso si è staccato. Io già a metà mi stavo staccando, però con la forza d’orgoglio mi sono detto di tenere duro, perché sopra un po’ spianava e in quel momento ho fatto il primo fuori giri. Sono riuscito a respirare per due secondi e quando Seixas me l’ha ridata secca, ho provato a reagire. Ma a 50 metri dal GPM, mi sono seduto e mi si sono aperte le gambe. Un peccato, perché è scollinato 10 metri davanti a me, ma avevo dato davvero tutto. La grinta c’era ancora, le gambe sono mancate.

Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Abbiamo parlato spesso di un nuovo Scaroni, cambiato con il lavoro e la convinzione. La sensazione è che il 2025 sia stato un anno di svolta.

Tocca agli altri dirlo, ma come ripeto a tutti, il salto di qualità è stato quasi più mentale che fisico. L’arrivo di Bettiol e Ulissi ha portato una mentalità vincente. Soprattutto Diego, con cui ho fatto tantissime corse. E’ un leader, lo si vede, lo si percepisce. Però devi essere bravo a capirlo, a voler imparare da lui. E questa qualità mi ha permesso di fare il salto in qualità.

Si è notata anche una bella sfrontatezza nel correre alla pari con altri leader come Ayuso, che già avevi tenuto bene in salita al Laigueglia.

Ho acquisito consapevolezza, vedendo che ero lì a giocarmi le corse fin da subito. A Laigueglia, sapevo che Ayuso era più veloce di me, di conseguenza ho avuto la sfrontatezza di attaccarlo, nonostante stiamo parlando di un grandissimo campione. La mentalità che mi hanno impresso è di avere coraggio e non avere paura. Io sono un attaccante, ho dimostrato in più occasioni che non ho paura di attaccare da lontano. Alcune volte mi ha premiato, alcune volte mi ha penalizzato.

Convinzione significa anche essere abbastanza maturo da prenderti le responsabilità in gara?

E’ l’aggettivo giusto. Mi ritengo molto più maturo e questo mi permette di essere anche un po’ più leader. Sento di potermi esporre, dire le mie considerazioni anche all’interno di una situazione, di una corsa. Diciamo che negli anni sono maturato correndo e soprattutto avendo al fianco uomini di esperienza che mi hanno aiutato. Diciamo che la scelta di prendere Ulissi non è stata soltanto per lui e i punti che può portare, ma anche per dare un punto di riferimento a corridori più giovani.

GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
Quindi alla fine in questo quarto posto c’è qualcosa di positivo?

La cosa che mi rimane di più è che ancora una volta, non che ne avessi bisogno, ho dimostrato a me stesso e a tutti gli altri che in certi tipi di percorso, se sto bene e ho preparato l’appuntamento, me la posso giocare con chiunque. Mi dispiace solo non aver portato la medaglia, però è andata così e bisogna prendere il buono che c’è. Quello che abbiamo fatto in nazionale è stato importante.

Deborah Piana, gravel Sardinia World Series (foto Simon Wilkinson/SWpix.com)

Mondiali gravel: per l’Italia solo le donne. Sentiamo Pontoni

09.10.2025
5 min
Salva


E’ ormai alle porte il mondiale gravel 2025, che si disputerà sabato e domenica nella regione di Zuid-Limburg, nei Paesi Bassi. Il percorso, con partenza da Beek e arrivo a Maastricht, proporrà un anello di 131 chilometri per le donne e 180 per gli uomini. Si tratta di un percorso molto mosso, con salite brevi ma incisive e tratti di fondo scorrevole. La parte in asfalto è corposa: si parla del 50 per cento..

In vista di questa rassegna iridata, abbiamo intervistato Daniele Pontoni, commissario tecnico della nazionale italiana di ciclocross e gravel, per fare il punto sulla spedizione azzurra: ambizioni, difficoltà e tattiche di gara. La prima notizia è che non schiereremo la squadra maschile, ma solo quella femminile. E non certo per colpa del cittì, il quale, anzi, ha lottato non poco per trovare gli uomini adatti.

Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel
Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel
Quindi, Daniele, ci siamo…

Dopo un europeo tutto sommato buono, ci siamo fatti vedere. Adesso arriviamo al mondiale con parecchia speranza tra le ragazze… La nazionale uomini non ci sarà. C’è solo la nazionale donne, composta da: Silvia Persico, Letizia Borghesi, Maria Giulia Confalonieri, Giada Specia ed Emma Piana. Quindi un mix di ragazze prevalentemente abituate a correre su strada. E qualcuna con provenienza dalla MTB.

Parli ovviamente di Specia e Piana…

Qualcuna, come Silvia Persico, ha “fatto tutto” nella sua carriera, mentre Giada si è appena avvicinata: è arrivata quarta in questa specialità agli europei e si è guadagnata la convocazione, così come Deborah Piana, che proviene dal mondo Marathon e tra l’altro ha vinto una prova delle Gravel World Series in Sardegna (in apertura, foto Simon Wilkinson/SWpix.com).

Vista la sua attitudine con il ciclocross, Silvia Persico è un punto fermo per Pontoni
Vista la sua attitudine con il ciclocross, Silvia Persico è un punto fermo per Pontoni
E degli uomini cosa ci dici? Come mai l’Italia non sarà presente?

Per quanto riguarda gli uomini, non avevamo né il numero né una nazionale all’altezza per partecipare. Nelle ultime settimane si sono verificate defezioni e rischiavamo di schierare un team non competitivo. Ho quindi deciso di concentrare questa rassegna solo sulla nazionale femminile.

Un po’ dispiace perché qualche interprete ci poteva stare, ma immagino le tue difficoltà nel chiedere corridori alle squadre, specie a fine stagione tra calendari fitti e lotta a i punti…

In effetti è stato molto complicato. Io spero che dal 2027, avendo anche un punteggio ufficiale in questa specialità, le cose siano un po’ diverse e diventino meno faticose. Così è tosta. Comunque, come dico sempre: faccio con quello che ho e da questo cerco di tirar fuori il meglio. Arriviamo da un europeo che è andato bene, anzi direi che è stato ottimo. Abbiamo conquistato una maglia continentale (con Magnaldi, ndr), due quarti posti e un quinto. Tra l’altro un quarto e un quinto erano tra gli uomini… Pertanto arriviamo in Olanda con la voglia di fare bene. Sono convinto che abbiamo le ragazze per ben figurare anche qui.

Che percorso troveranno le ragazze, Daniele?

Finora non l’ho ancora visto in bici, lo valuterò quest’oggi in prima persona. Ho raccolto informazioni su carta e da chi ci ha già girato, in pratica da Elena Cecchini, tramite Lorena Wiebes. Il percorso del Limburgo è diverso dall’europeo e anche meno adatto alle nostre: sia come terreno sia come altimetria. All’europeo c’erano salite e discese che mettevano davvero alla prova gli atleti. Qui sarà tecnicamente più facile. Ci saranno salite brevi, qualcuna all’inizio, qualcuna alla fine. Da percorrere per due giri e mezzo. Il fondo è molto più scorrevole rispetto all’europeo di Avezzano, per cui mi aspetto un tracciato simile a quello della scorsa edizione, seppure con qualche difficoltà altimetrica in più rispetto al Mondiale di Leuven 2024.

gravel, Giada Specia
Un’atleta come Giada Specia avrebbe gradito un tracciato più tecnico. All’europeo di Avezzano è giunta 4ª
gravel, Giada Specia
Un’atleta come Giada Specia avrebbe gradito un tracciato più tecnico. All’europeo di Avezzano è giunta 4ª
Chi vedi favorita tra le nostre?

Sicuramente Silvia Persico è la più adatta. Ma come ho detto, abbiamo cinque ragazze importanti. Ho già una mezza idea di tattica: come impostare la corsa e come distribuire compiti. sarà importante correre da squadra e su questo percorso si può fare. Non siamo molte, però. Se ne avessi avute sei avrei preferito. Andiamo là con la pancia carica per portare a casa un bel risultato.

E le favorite in assoluto?

Si dice che le favorite “d’obbligo” siano Lorena Wiebes e Marianne Vos, ma nulla è scontato. Essere outsider spesso è un vantaggio: non hai nulla da perdere, affronti la gara con meno pressione. E credetemi, con il gruppo che ho, a livello nervoso siamo leggeri, ma motivati.

Cosa ti porta a dire questo?

Perché è un gruppo affiatato. Chi vi entra si integra subito: questo è un marchio di fabbrica, sia per gli uomini che per le donne, soprattutto in questa specialità, il gravel.

E’ anche merito tuo che sai trasmettere la grinta. La grinta di Pontoni è proverbiale…

Io cerco di amalgamare e cerco sempre di trasmettere alle atlete la mia grinta. La squadra è anche lo staff: gli interpreti in gara sono le ragazze che in questi anni hanno dato soddisfazioni. Io continuo a vivere la corsa come se fossi un’atleta, cercando di far percepire alle ragazze che la loro forza debba essere la maglia azzurra. Quella maglia non la indossa nessuna altra. Solo loro. E già indossandola si sente qualcosa di speciale.

Limburgo 2025, mondiale gravel
Un passaggio del percorso che si annuncia veloce (foto Zuid-Limburg)
Limburgo 2025, mondiale gravel
Un passaggio del percorso che si annuncia veloce (foto Zuid-Limburg)
Passiamo agli aspetti tecnici, Daniele: cosa prevedi a livello di gomme?

Molto dipenderà anche dal meteo, che sembra essere incerto. In generale però mi sento di dire che non useremo gomme molto tassellate, magari qualche piccolo “tappino” laterale e una sezione centrale molto scorrevole. Valuteremo domani per le varie mescole e tipologie di gomme, anche perché ogni atleta corre con le gomme del team e sono diverse. Credo useremo pneumatici da 38, 40 o 42 millimetri, più probabilmente le 40.

E i rapporti, rispetto all’europeo?

Chi ha doppia opterà per la doppia avrà un 34-50 con un 10-36 dietro. Chi avrà la monocorona suppongo opterà per 42 con una scala posteriore alquanto generosa.

Pedali da strada o da MTB?

Bella domanda. Vediamo il test del percorso, ma credo che sceglieremo i pedali da strada, se non ci saranno tratti in cui bisognerà scendere a piedi. All’Europeo tutti e tutte li hanno usati da strada. Se non bisogna camminare, la scarpa da strada ti dà qualcosa in più in termini di spinta.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti

Corse di un giorno e a tappe, carboidrati sempre protagonisti

09.10.2025
6 min
Salva

I carboidrati e la loro integrazione, un argomento sempre attuale, un dibattito che trova sempre diversi spunti anche in base alle gare ed al momento della stagione. Lo studio delle strategie alimentari e di integrazione in epoca moderna, gli effetti che hanno i carboidrati sul nostro corpo e sulla resa atletica, il ruolo che giocano nelle fasi di recupero. Tutti argomenti che hanno cambiato in modo esponenziale la performance e la vita alimentare dei corridori.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione in Amacx
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione in Amacx

Abbiamo chiesto un approfondimento a Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione di Amacx Sport Nutrition, azienda che supporta e collabora con diversi team professionistici (Visma-Lease a Bike, EF Pro Cycling, Q36.5 e altri).

In percentuale, quale è l’importanza di una strategia nutrizionale corretta al giorno d’oggi?

Impossibile dirlo. La prestazione è sempre la somma di fattori diversi, impossibili da quantificare. Tuttavia, l’alimentazione gioca un ruolo significativo. Una famosa citazione su questo argomento è: “Una buona dieta non renderà campione un atleta mediocre. Ma una dieta povera renderà un atleta d’elite, un corridore nella media”. Un esempio rende molto bene l’idea di cosa significhi mangiare bene e nel modo giusto, integrare nel modo adeguato.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)
Nell’economia della performance durante le tappe con salite lunghe e tappe vallonate, in un Grande Giro, come cambia la strategia di assunzione dei carboidrati?

Le tappe con lunghe salite sono spesso le più impegnative, con conseguente maggiore fabbisogno di carboidrati. Tuttavia, anche le tappe con terreno ondulato possono essere molto impegnative al giorno d’oggi. Ogni tappa è unica e ogni corridore ha un ruolo unico in ogni tappa. Quindi, per ogni corridore e per ogni tappa, ci sarà una strategia di rifornimento personalizzata.

La strategia d’integrazione cambia tra una classica ed una corsa a tappe?

Sì. Nelle gare di un giorno conta solo la prestazione in gara. Nelle corse a tappe, il recupero è molto più importante, nell’ottica della classifica finale. I protocolli di alimentazione, recupero e integrazione saranno quindi personalizzati in base a questi obiettivi.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)
Quanto influisce il caldo e anche un clima freddo?

Il caldo aumenta il fabbisogno di liquidi, poiché i ciclisti sudano molto di più. La sudorazione varia molto da persona a persona. Anche gli elettroliti possono svolgere un ruolo importante nell’ottimizzazione dello stato di idratazione. Inoltre, le alte temperature influiscono leggermente sull’utilizzo di carboidrati da parte del corpo, quindi i ciclisti dovrebbero essere particolarmente attenti a un’alimentazione ottimale. Il freddo comporta più che altro delle sfide pratiche. I ciclisti hanno meno sete e anche aprire le barrette energetiche o i gel è molto più difficile quando si indossano diversi strati di vestiti e guanti. Ciò aumenta il rischio di carenza di carburante o di idratazione adeguata.

Gli atleti integrano ancora con cibi solidi, oppure la preferenza è verso i gel?

Questo varia da ciclista a ciclista e anche in base al tipo di gara. La maggior parte dei ciclisti preferisce prodotti solidi nelle parti più facili delle gare, mentre gel e bevande sono l’opzione preferita quando l’intensità aumenta e diventa più difficile masticare una barretta.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)
I carboidrati sono tutti uguali, oppure ci sono delle differenze da considerare?

Esistono sicuramente differenze importanti tra i carboidrati. Uno dei fattori chiave è la velocità di assorbimento. Più velocemente un tipo di carboidrato viene assorbito, prima può essere utilizzato dai muscoli per produrre energia e minore è il rischio di problemi gastrointestinali. E’ qui che entra in gioco l’indice glicemico. I prodotti con un indice glicemico elevato vengono assorbiti rapidamente e forniscono energia rapidamente, mentre i prodotti con un indice inferiore vengono assorbiti più lentamente e rilasciano energia in un periodo di tempo più lungo. L’indice glicemico di un prodotto dipende dai suoi ingredienti e dalla sua composizione.

Puoi farci un esempio?

Una barretta energetica all’avena ha un indice glicemico inferiore perché contiene più fibre, proteine e grassi. D’altra parte, i gel energetici in generale, prendiamo ad esempio gli Amacx, contengono zuccheri a rapido assorbimento, sinonimo di un indice più elevato.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Due famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di gara
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Due famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di gara
Entrambi hanno la loro importanza?

Sì. Durante le corse di resistenza più leggere, può essere piacevole scegliere prodotti solidi che vengono digeriti più lentamente e forniscono energia nel tempo. Durante gli sforzi più intensi, prodotti a digestione rapida come i gel aiutano a fornire energia rapidamente quando è più necessaria. Inoltre, glucosio e fruttosio vengono assorbiti nell’intestino da trasportatori diversi. Possiamo considerarli come due “porte d’ingresso” separate nell’intestino. Il glucosio utilizza un trasportatore, chiamato trasportatore del glucosio sodio-dipendente o SGLT1, può assorbire circa 60-70 g all’ora. Il fruttosio utilizza un altro trasportatore chiamato GLUT-5 e può assorbire circa 30-50 g all’ora.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)
L’assorbimento è comunque simultaneo?

Esatto. L’assorbimento di glucosio e fruttosio può avvenire simultaneamente, indipendente l’uno dall’altro. Pertanto, l’organismo può assorbire più carboidrati totali all’ora se glucosio e fruttosio vengono forniti insieme. Combinarli nel giusto rapporto aiuta gli atleti a raggiungere un elevato apporto di carboidrati senza sovraccaricare l’intestino. Per assunzioni fino a 90 grammi all’ora, in Amacx abbiamo sviluppato appositamente la linea Energy con il rapporto glucosio/fruttosio 2:1. Significa anche equilibrio tra disponibilità di carboidrati nei muscoli, gusto e comfort gastrointestinale. Ad esempio, un atleta può assumere 3 prodotti della linea Energy all’ora, 3 × 30 grammi, ovvero 90 grammi di carboidrati in totale, che equivalgono a 60 di glucosio e 30 di fruttosio.

E quando serve una quantità di carboidrati superiore?

In sforzi molto lunghi o molto intensi, in cui gli atleti mirano a più di 90 grammi all’ora e oltre, l’organismo trae beneficio da una maggiore quantità di fruttosio. Quest’ultimo aiuta a mantenere l’assunzione di glucosio entro il suo limite di assorbimento, aumentando comunque la disponibilità totale di carboidrati. Quando si punta a superare la soglia di 90/120 grammi di carboidrati per ora è consigliato un mix con rapporto 1:0,8, glucosio/fruttosio.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)
Durante le tappe di un Grande Giro, durante una competizione, si assumono anche proteine?

Vengono utilizzate solo prima e dopo la gara, non durante. Durante la gara, il carburante principale sono i carboidrati. Le proteine contribuiscono solo in piccola parte alla produzione di energia, vengono digerite più lentamente e possono aumentare il rischio di disturbi gastrointestinali. Il ruolo principale delle proteine è la riparazione e il rimodellamento muscolare, il successivo recupero e adattamento.

E’ possibile creare una scaletta delle priorità? E’ più importante l’integrazione in gara, il post gara, la colazione, oppure la cena?

E’ impossibile dire quale pasto sia più importante. Soprattutto nel ciclismo professionistico odierno, dove il livello è estremamente alto e tutte le squadre prestano attenzione a ogni singolo dettaglio, un pasto sbagliato può fare la differenza tra vincere la gara o restare in gruppo a ruota, così come una strategia d’integrazione non adeguata alle esigenze dell’atleta.

GP Industria e Artigianato 2025, Filippo Fiorelli in azione in salita

Ancora pochi chilometri e inizierà la nuova vita di Fiorelli

09.10.2025
7 min
Salva

«Allora, io personalmente – dice Fiorelli – quando ho saputo di questa cosa qui, quando comunque ho avuto la certezza, l’ho detto solo a mia mamma, mio nonno, mia nonna, mio papà e la mia ragazza. Perché quando Paolo (Alberati, ndr) mi ha chiamato, eravamo a tavola e quindi c’erano tutti. Altrimenti non lo dicevo neanche a loro. Non perché volessi tenere la cosa nascosta, però non volevo rimanerci male, se magari non fosse andata a buon fine. E poi appunto perché non volevo far sapere nulla prima della firma».

Filippo Fiorelli alla Visma-Lease a Bike inizialmente è stato una sorpresa per tutti. Se il criterio per cambiare squadra è il numero delle vittorie, l’arrivo in Olanda del siciliano poteva sembrare immotivato. Ma Alberati ci ha raccontato quali siano stati i parametri in base ai quali il suo profilo sia stato ritenuto interessante. Per questo toccherà togliersi il cappello per la capillarità dell’osservazione e la capacità di leggere nelle corse quel che l’ordine di arrivo non racconta.

Pinarello alla Israel-Premier Tech, Fiorelli alla Visma-Lease a Bike: Reverberi promuove sempre ottimi talenti
Pinarello alla Israel-Premier Tech, Fiorelli alla Visma-Lease a Bike: Reverberi promuove sempre ottimi talenti

Gran Piemonte e Lombardia

Oggi il Gran Piemonte e sabato il Lombardia, anche se il percorso non è dei più adatti alle sue caratteristiche. Dovrebbero essere queste le ultime corse con la maglia della VF Group-Bardiani che nel 2020 lo prese a 26 anni dalla Gragnano di Marcello Massini. Oggi probabilmente una storia come la sua sarebbe irripetibile.

«Cercherò di fare del mio meglio in queste ultime gare – dice – perché questa è stata la sola squadra che abbia creduto in me. Cercherò di onorarla sino alla fine, facendo tutto il possibile per andarmene lasciando un buon ricordo. Mi dispiace perché dopo Plouay mi sono ammalato, proprio quando c’era ancora qualche gara adatta a me, specialmente in Italia, e non sono riuscito a essere competitivo come avrei voluto».

Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Eri a pranzo dai nonni e di colpo la notizia è esplosa…

Di colpo, Paolo mi ha detto di avvisare tutti, perché stava per venire fuori tutto. Solo a quel punto ho creduto che fosse vero. La reazione dell’ambiente? Magari a qualcuno avrà dato anche fastidio (dice ridendo, ndr), ma i più mi hanno fatto i complimenti: te lo meriti, dopo tanto tempo, bravo…

Che corridore è il Fiorelli che va nel WorldTour e non in una squadra qualsiasi?

Dove posso arrivare non lo so, perché ogni anno vedo sempre dei miglioramenti. Sia a livello di numeri sia anche a livello dei piccoli risultati che faccio. E anche nei test, quando mi provo sulle salite giù a casa, vedo che comunque si migliora sempre. E forse adesso, con questo ulteriore salto di qualità, salirò un altro gradino.

Ti aspetti che in Olanda ti cambino completamente la preparazione?

Sì. Ho visto gente che andava più o meno come me, corridori con caratteristiche simili alle mie, che sono andati in quella squadra e tra il nuovo preparatore, il nutrizionista e la cura estrema dei dettagli hanno fatto dei miglioramenti che sono anche alla mia portata. Quando abbiamo parlato, mi hanno fatto l’esempio di Laporte. Lui era già in una grande squadra come la Cofidis, ma alla Visma ha fatto un altro salto di qualità.

Tirreno Adriatico 2025, Filippo Fiorelli sotto la piogggia nella tappa di Colfiorito
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
Il sogno era di passare in una WorldTour, però forse non ti aspettavi tanto?

Adesso che sono più dentro, perché mi hanno già dato la bici, sono andato in Olanda a fare le visite mediche, la biomeccanica e tutto il resto, comincio davvero a crederci. Però se all’inizio dell’anno qualcuno mi avesse detto che dopo il Giro d’Italia mi avrebbe contatto la Visma, lo avrei preso a schiaffi. Avrei pensato che mi stesse prendendo in giro. Questo non significa che la VF Gorup-Bardiani abbia meno degli altri, però in quella squadra c’è tutta un’altra logistica, un’altra dimensione. Quando da dilettante passi professionista, ti sembra tutto nuovo. Quando da una professional passi nella WorldTour, succede la stessa cosa. E io pensavo che qualcosa avrei trovato.

Non c’era una squadra dei sogni?

C’erano tante chiacchiere. Durante il Giro ho parlato con altre squadre, però non c’è mai stata una parola conclusiva. Erano tutti in attesa, ma di cosa? Sul piano dei risultati non è che mi potessi inventare chissà cosa. Avrei potuto vincere una tappa da qualche parte, però non avrebbe aggiunto niente. Dopo sei anni che sono professionista, si è capito il corridore che sono. Quindi pensavo: se qualcuno vuole puntare su di me, si faccia avanti.

Comunque diciamo che il 2025 era l’anno giusto per il salto?

Dopo il Giro, con Paolo avevamo deciso fare un punto nella situazione. Quattro giorni dopo la tappa di Roma, mi pare proprio il giovedì, ci siamo sentiti. Avevo mandato l’accesso di Training Peaks alla Alpecin, che sembrava interessata e Paolo in effetti me lo aveva confermato con un messaggio. Non mi ricordo che cosa stessi facendo e siamo rimasti che ci saremmo sentiti meglio il giorno dopo. Invece, dopo venti minuti, mi chiama e mi dice: «Oh, guarda che ti prendono!».

Giro d'Italia 2023, Filippo Fiorelli e Mark Cavendish sul traguardo di Roma
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
Filippo Fiorelli e MArk Cavendish sul traguardo di Roma al Giro d'Italia del 2023
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
E tu?

E io pensavo che parlasse della Alpecin. Invece lui mi dice che è la Visma. E da lì è successo quello di cui si è già parlato. Mi hanno contattato la settimana dopo il Giro e ho firmato il contratto a inizio agosto. Nel mezzo ci sono state da fare tutte le cose che chiedono quando un corridore arriva da loro.

Ti immaginavi che sapessero chi è Filippo Fiorelli?

Di sicuro ho sempre fatto tante corse in cui c’erano anche loro. Anche negli anni passati, quando ho fatto quinto a Plouay ed ero ancora un terzo anno. Quando ho fatto terzo a Roma nel 2023 e terzo a Sestola due anni prima. Nel mio piccolo sono sempre stato presente negli ordini di arrivo, tranne quando magari stavo male e dovevo correre per forza. Però sapevo o speravo che qualcuno prima o poi se ne sarebbe accorto. Anche quest’anno al Giro d’Italia, nella tappa di Asiago. C’è mancato un solo secondo che riprendessimo Stork e a quel punto ci sarebbe stato in palio il secondo posto. Però non pensavo minimamente che una squadra del genere fosse interessata a me.

Una squadra del genere?

Queste sono di un’altra categoria rispetto al WorldTour, non è una WorldTour semplice. Quindi non pensavo minimamente che questo genere di squadra mi seguisse con tanta attenzione.

Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Si è parlato di dare supporto a Brennan e Van Aert nelle classiche: hai le idee chiare su cosa farai?

No, perché finora abbiamo parlato solo delle visite e della bici, che è a casa nella sacca e la tirerò fuori quando si tratterà di ripartire. Mi ha contattato il nuovo preparatore, Espen Aareskjold che è norvegese. Però a livello di programma e di preparazione che dovrò fare non so ancora niente. Ci vedremo la prossima settimana prima di andare un po’ in vacanza.

E Marcello Massini che cosa ha detto?

Marcello era contentissimo (Fiorelli sorride davvero tanto, parlando del primo mentore, ndr). Lui conosce davvero le potenzialità e il lavoro che c’è dietro. E’ contento per la squadra in cui andrò, dove forse potrò tirare fuori anche qualcosa di meglio. Lo ripeto, qui con i Reverberi facciamo tutto al massimo possibile. Se mi guardo indietro, mi hanno sempre messo a disposizione tutto. Sono arrivato fin qui sempre grazie a loro, che hanno creduto in me e mi hanno guidato sin dal 2020. Per questo andrò volentieri anche al Lombardia. E poi forse la mia stagione sarà finita. 

La magica giornata della Silvestri. Con un pizzico di malinconia

09.10.2025
5 min
Salva

Domenica, mentre Pogacar si produceva in una delle sue tante cavalcate solitarie e vittoriose, in Spagna Debora Silvestri tornava a conquistare una vittoria inseguita per tutta la stagione. Non era certo un mondiale o un europeo, ma si può ben dire che il GP Ciudad de Eibar aveva un sapore speciale, per lei come per il suo team del Laboral Kutxa-Fundacion Euskadi e non solo perché era la gara di casa per il team basco.

Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l'obiettivo era apertamente la vittoria
Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l’obiettivo era apertamente la vittoria
Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l'obiettivo era apertamente la vittoria
Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l’obiettivo era apertamente la vittoria

Una giornata davvero speciale, da raccontare nei minimi particolari ma che in verità era iniziata anche prima, la sera della vigilia, con la riunione pregara: «Ci siamo confrontati per stabilire la tattica di gara ed eravamo tutte d’accordo di correre per Ana Santesteban perché era la sua ultima corsa. Ana è un pilastro di questa squadra, lo è stato per anni conquistando tantissimi risultati di spicco, ma questa era l’ultima e avremmo voluto che vincesse lei. Ci siamo messe d’accordo di prendere la corsa di petto, farla noi, renderla dura, consce che eravamo una delle squadre più forti e soprattutto in un’ottima forma in questo periodo».

Al mattino, quando vi siete radunate in hotel com’era l’atmosfera?

Ovviamente eravamo cariche, convinte di poter fare bene. E’ stata da subito una giornata speciale, emozionante, diversa dalle altre perché tutte sapevamo che era l’ultimo giorno di Ana in gruppo. In squadra c’era un mix di emozioni, tra voglia di far bene ma anche un po’ di tristezza perché era una figura importante.

Il momento dell'affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Il momento dell’affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Il momento dell'affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Il momento dell’affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Che clima avete trovato?

Il clima di per sé era molto freddo, inatteso, perché ha piovuto e ha reso le strade scivolose. Tanto che c’è stato un tratto di una quindicina di chilometri dove hanno neutralizzato la corsa e infatti eravamo tutte infreddolite. Ma quel che mi è rimasto più impresso è stata la gente su le strade, il tifo era molto caloroso, erano tutti venuti lì a sostenerci, ad Ana in primis ma anche a tutte noi. C’era tutta la sua famiglia e le sue amiche. E’ stato molto emozionante, si sentiva questo calore.

Come si è evoluta la corsa dalla partenza in poi?

Ci sono stati dei vari attacchi, è andata via una fuga di 5 atlete e il gruppo era controllato da noi e dalla Human Powered Health. Poi appunto c’è stato questo tratto neutralizzato perché c’era una discesa con l’asfalto sporco e pioveva, l’organizzazione ha deciso di fermarci per non correre rischi per la sicurezza. Abbiamo aspettato che la fuga riprendesse i due minuti e mezzo che aveva racimolato e poi siamo ripartite. Sulla costa ci siamo messe a fare una bella andatura in salita. Abbiamo ripreso la fuga e quando siamo arrivati all’ultima salita con tutta la squadra, che devo ringraziare, ci siamo messe davanti a fare ritmo.

L’arrivo vittorioso della veronese, battendo nello sprint a due la britannica Thomson
L’arrivo vittorioso della veronese, battendo nello sprint a due la britannica Thomson
Lì hai preso tu l’iniziativa?

Abbiamo messo in pratica quanto ci eravamo dette proiettandoci davanti io e la Ostolaza, rimanendo con un gruppetto. Prima ho provato io a scattare e quando diciamo mi sono rinvenute sotto a 500 metri dallo scollinamento è partita lei. Solo che è caduta in discesa, come anch’io, ma lei ha avuto problemi alla bici, quindi ha dovuto aspettare il cambio bici, mentre io sono riuscita a rientrare sulle altre due ragazze e le sono riuscita di nuovo a staccare in discesa. La Thomson mi è rientrata a 1 chilometro dall’arrivo e da lì ho cercato di portare a casa la corsa, per ringraziare la squadra di tutto il lavoro svolto durante la gara. Quindi ho provato ad anticiparla per non rischiare in volata di essere battuta.

L'abbraccio con la Ostolaza, anche lei all'attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
L’abbraccio con la Ostolaza, anche lei all’attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
L'abbraccio con la Ostolaza, anche lei all'attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
L’abbraccio con la Ostolaza, anche lei all’attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
Per te questa è la seconda vittoria in carriera, come l’hai vissuta?

Ho provato un senso di liberazione, perché non era stata una stagione facile fino a questi ultimi due mesi, ma è stato bellissimo questo successo da condividere con il team, per come abbiamo gestito la corsa e i momenti un po’ critici che abbiamo vissuto negli ultimi 5 chilometri con le nostre cadute. Quando è toccato a Usoa (Ostolaza, ndr), ho pensato “qua bisogna riportare la corsa dalla nostra parte”. Ho cercato di dare il massimo per omaggiare i tifosi di tutto il sostegno datoci, nonostante il meteo avverso.

Il podio finale, a sinistra con il cappello la Santesteban che a 34 anni chiude la sua carriera
Il podio finale, a sinistra con il cappello la Santesteban che a 34 anni chiude la sua carriera
Tu hai già il contratto per il prossimo anno. Questa però era la prima stagione da Professional. C’è stato questo salto di categoria, l’avete avvertito?

Non del tutto, perché alla fine anche l’anno scorso avevamo fatto un grande calendario, quindi più o meno le gare che abbiamo fatto sono state le stesse o molto simili. Ora spero di continuare con l’andamento che ho avuto in questi ultimi due mesi e di ripartire sicuramente meglio l’anno prossimo. Ana mancherà moltissimo come riferimento, quindi toccherà a noi colmare il vuoto, coinvolgendo anche i nuovi arrivi che sicuramente ci saranno. Ma posso garantire che cercheremo di dare battaglia.

Simone Velasco, XDS Astana Team

La rincorsa dell’Astana: iniziata quando tutto sembrava perduto

09.10.2025
6 min
Salva

Poche gare ancora e la stagione di Simone Velasco (e della XDS Astana Team) vedrà scorrere i titoli di coda. Oggi il Gran Piemonte, poi il Lombardia e infine le due corse in Veneto. Se tutto andrà come previsto, i giorni di gara del corridore bolognese saranno 77. Un carico importante che lo ha visto raccogliere quindici top 10 tra cui cinque podi. L’ultimo piazzamento di rilievo è arrivato alla Coppa Agostoni domenica scorsa, il 5 ottobre, alle spalle di Adam Yates e Carlos Canal. 

Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025
Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025

Centellinare le energie

La XDS Astana, come tante altre squadre, ha deciso di insediare il proprio quartier generale a Malpensa per questo finale di stagione. 

«Siamo stati in un hotel vicino a Malpensa per tutta la settimana – racconta Velasco alla vigilia del Gran Piemonte – come noi altre squadre si sono spostate da queste parti. Ho deciso di rimanere qui anche io perché fare continuamente avanti e indietro da casa diventa impegnativo. Siamo a fine stagione e si devono centellinare le energie fisiche e mentali».

XDS Astana, ritiro
Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024
Come arrivi a queste ultime gare dopo il terzo posto dell’Agostoni?

Il fine settimana scorso è stato impegnativo, tra Giro dell’Emilia e Coppa Agostoni ci siamo dati da fare. Infatti ho deciso di non correre ieri alla Tre Valli e di riposare. Ieri (martedì, ndr) avevo proprio bisogno di stare fermo, oggi (mercoledì, ndr) mi sentivo leggermente meglio. La stagione è stata molto intensa, abbiamo corso molto per la questione dei punti e senza grandi stacchi. Alla fine credo di essermi fermato solamente una settimana a maggio per preparare il Tour de France

Proprio all’Agostoni parlavamo di di questa grande rimonta, nata con una riunione tra voi corridori un anno fa…

Vero. D’altronde sono dell’idea che certe situazioni o ti aiutano a legare o creano una spaccatura definitiva nel team. Noi siamo stati bravi a unirci e creare una squadra competitiva. Dopo le ultime gare del 2024 ci siamo trovati per un ritiro voluto dalla squadra, quattro giorni tutti insieme. Dovevamo provare le nuove bici, le misure dei kit da gara. In quei giorni sei già in off season, c’è meno stress. 

E ne è nata una riunione tra di voi?

Più che una singola riunione è stato un insieme di momenti passati insieme. Dopo i vari impegni della giornata la sera noi corridori uscivamo a fare un giro per stare insieme. C’erano già anche i nuovi, quindi era anche un modo per conoscerci. 

Che aria si respirava?

Di rivincita, l’obiettivo era di fare bene e far capire che le stagioni precedenti erano andate male per motivi non legati alla performance. Da questi momenti o tiri fuori una stagione bellissima o bruttissima.

Qual è il confine?

L’onestà tra compagni di squadra. Quando hai tanti corridori che vogliono fare bene c’è da essere onesti l’uno con l’altro e con se stessi. Bisogna sapersi mettere a disposizione del compagno e allo stesso tempo prendersi le proprie responsabilità quando serve. Questa annata molto positiva è nata dal gruppo.

Come si crea un team così unito?

Lo si fa tutti insieme, ognuno ha dato il suo contributo, a partire da chi era lì da qualche anno come Scaroni, Fortunato e il sottoscritto, sia da chi era appena arrivato: Bettiol, Ulissi, Teunissen, Gate. Si deve andare con i piedi di piombo senza fare proclami, ma con l’obiettivo di fare del nostro meglio. 

In che modo si sono calati i nuovi arrivati in questa sfida?

Con consapevolezza. Sapevano di arrivare da realtà differenti (come Ulissi e Bettiol, ndr) ma hanno subito capito dove fossero capitati e quale fosse l’obiettivo principale. Sono stati molto bravi ad adeguarsi, tutti. 

Tu sei il corridore che da più tempo è in Astana, hai preso in mano le redini?

Da veterano ho semplicemente detto quali fossero i pregi e i difetti di vivere una situazione come la nostra.

E quali erano?

Un difetto è che quando le cose vanno male, si crea dello stress perché si sente di dover raccogliere per forza qualcosa. Mentre il pregio di una situazione del genere è che nessuno ci aveva mai messo pressioni, quindi potevamo partire con il piede giusto senza stressarci. 

Una grande mano, oltre al lavoro di tutto il gruppo, ve l’ha data la grande stagione di Scaroni

Per lui è stata un’annata d’oro, una stagione difficile da fare soprattutto nell’anno giusto

Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Non è stato un caso.

Anche lui, come me, arriva da un ciclismo diverso rispetto a quello moderno. Non è stato sfruttato al massimo negli anni precedenti. Adesso è maturato e ha trovato la giusta dimensione, è aumentata la confidenza nei propri mezzi e ha espresso al massimo le sue potenzialità. 

Ultima domanda: hai qualche foto delle riunioni fatte a ottobre?

Mh… Non credo. Anzi, sicuramente non ne ho, perché in quei momenti mettevamo via i telefoni per restare concentrati. Altrimenti arriva la notifica, il messaggio, la chiamata. Avevamo bisogno di stare tra di noi. 

Roberto Capello corre per il Team Grenke Auto Eder e vive a Cossombrato in provincia di Asti

Da Kigali all’europeo: Capello tra viaggi, allenamenti e riposo

08.10.2025
5 min
Salva

Quello di Roberto Capello è stato uno dei quattro argenti (delle sei medaglie totali) conquistati dalla spedizione azzurra all’europeo in Drôme-Ardèche. Lo juniores piemontese è stato anche uno dei tanti atleti che ha disputato l’accoppiata col mondiale nello spazio di una settimana.

In Francia non ha avuto paura di attaccare nel finale di gara cogliendo un’occasione non programmata. Capello si è fatto trenta chilometri da solo prima di essere raggiunto e staccato dal tedesco Karl Herzog, suo compagno di squadra nel Team Grenke-Auto Eder.
«Un secondo posto all’europeo – ci ha ribadito Roberto – non può che essere un buon risultato per me. Ovviamente un po’ mi dispiace perché ero davanti fino alla fine, però sono contento di come è andata».

Come sono stati però i giorni per lui tra la rassegna iridata e quella continentale? Molti tecnici azzurri infatti mesi fa – guardando il calendario e i profili altimetrici dei due eventi per i quali avrebbero portato quasi gli stessi convocati – avevano già fatto luce su questo aspetto. Non solo la fatica dovuta alle gare in Rwanda, ma anche la capacità di recupero psicofisico da viaggi e trasferimenti sarebbe risultata fondamentale ai fini della prestazione all’europeo. Ecco come Capello ha vissuto quel periodo.

Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney

Programma “millemiglia”

Il reparto “agenzia viaggi” della Federciclismo ha avuto il suo bel daffare per confezionare il pacchetto per quei corridori che avrebbero corso sia mondiale che europeo. Voli intercontinentali andata e ritorno associati a trasferte via terra. La vita dell’atleta moderno in un ciclismo sempre più globale è anche questa.

«Il viaggio di rientro dal Rwanda – ci racconta Capello, astigiano di Cossombrato – è stato molto più agevole dell’andata, quando eravamo rimasti in ballo circa 30 ore. Siamo partiti da Kigali il 28 settembre con arrivo a Malpensa il mattino presto del giorno dopo, con uno scalo intermedio di tre ore ad Addis Abeba visto che abbiamo volato con la Ethiopian Airlines sia all’andata che al ritorno. Appena sono atterrato, sono andato a casa dove sono rimasto due notti.

«Il primo di ottobre – prosegue – sono passati a prendermi a casa col furgone della nazionale per andare all’europeo. Ero di strada per la Francia e abbiamo ottimizzato gli spostamenti. Insieme a me c’erano Bernardi, Del Cucina, Pegolo ed un massaggiatore, mentre sull’ammiraglia c’erano un meccanico e Dino (il cittì Salvoldi, ndr)».

Bioritmi da ritrovare

La valigia nemmeno l’ha cambiata Capello. Giusto il tempo di alleggerirla dato che all’europeo la permanenza sarebbe stata più rapida rispetto al Rwanda. Nel mezzo però c’era da ritrovare un equilibrio bioritmico che non è così facile per tutti.

«Il pomeriggio del mio arrivo a casa – spiega Roberto – l’ho fatto molto tranquillo perché nel volo verso l’Italia avevo dormito poco o nulla. Giusto una pedalata breve per riprendere in mano la bici anche perché non la toccavo dalla mia prova in linea al mondiale, quattro giorni prima.

«Il giorno successivo – continua – ho fatto un bell’allenamento di tre ore con tanta intensità. Ho simulato le salite che avrei trovato all’europeo con diversi lavori. Mi sono concentrato molto sulle salite più corte, quelle da 6-7 minuti. Due volte le ho fatte fino alla soglia, altre due volte le ho fatte a blocco, con uno sforzo massimale. I dati erano buoni ed io ho avvertito buone sensazioni. Visto che mi sentivo bene, ho fatto un paio di salitelle in più andando a migliorare i miei “kom” (dice sorridendo, ndr)».

All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali
All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali

Effetti di altura e abitudine

Una volta arrivato in Francia, il 2 ottobre Capello ha effettuato una ricognizione del percorso con i suoi compagni. Prima il circuito lungo comprendente la salita di 7 chilometri di Saint Romain de Lerps, poi il circuito corto con la côte di Val d’Enfer. Il giorno successivo la prova in linea conclusa con un bellissimo argento ed una annotazione comune non sfuggita a chi ha seguito mondiali ed europeo.

«La gara – riprende Roberto – è andata come vi ho detto. Non mi aspettavo di andare così forte, però è anche vero che ero convinto di poter fare bene. Un po’ per le sensazioni dei giorni precedenti, un po’ perché avevo visto che i corridori arrivati davanti in Rwanda avevano fatto altrettanto in Ardeche, alcuni riconfermando le proprie vittorie.

«Probabilmente – conclude – penso che l’altura di Kigali abbia dato i suoi effetti soprattutto perché, gare a parte, non abbiamo fatto quel carico di lavoro che solitamente facciamo durante i ritiri in altura. Ne abbiamo beneficiato al massimo, grazie anche al caldo. Personalmente io mi ero ambientato abbastanza in fretta e al rientro a casa ho recuperato bene. Anche dal lato della alimentazione non ho avuto problemi come magari è stato per qualcun altro.

«Posso dire che quest’anno avendo corso tanto all’estero con la mia squadra e poco in Italia, ero molto abituato a questi “stress” da viaggio e trasferte. Ora però la mia stagione è finita. Farò un paio di settimane di riposo senza bici prima di iniziare a pensare al 2026 e alla categoria U23».