Van der Poel Strade Bianche

Copertoncini okay, ma il tubeless è più veloce. Parla Vittoria

17.03.2021
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E’ uno degli argomenti più dibattuti del momento oltre ad essere un componente importantissimo, stiamo parlando di pneumatici. Mentre Specialized ha pensionato i tubolari e spinge per i copertoncini e Pirelli punta soprattutto sui tubeless, senza tralasciare le altre coperture, vediamo in che direzione si muove Vittoria. Ne abbiamo parlato con Tommaso Cappella, Cycling Technical Service del marchio italiano: in pratica colui che segue le squadre professionistiche.

Meno attriti

Vittoria è un colosso italiano tra i leader nel settore dei pneumatici per il ciclismo, tanto da rifornire numerose squadre professionistiche come: Lotto Soudal, Jumbo Visma, UAE Team Emirates, EF Education Nippo, Astana Premier Tech, Team DSM, Alpecin Fenix e tante altre.
«Abbiamo tante squadre da seguire e dobbiamo dare il massimo supporto a tutti – inizia Tommaso Cappella – e in questo momento di Covid-19 non è semplice».

Avere tante squadre è un grande impegno ma è anche un vantaggio per capire quali sono le tendenze in atto: «Possiamo dire che il tubeless a parità di condizioni è il pneumatico più veloce – continua Cappella – dobbiamo pensare che i professionisti usano i materiali migliori. Fino ad oggi il tubolare è stato la copertura più usate, in quanto ha una resistenza al rotolamento inferiore rispetto al copertoncino. Questo è dovuto al tipo di materiali usati e all’assenza della camera d’aria, che nel copertoncino genera attrito con il pneumatico stesso. Il tubeless ha la metà degli attriti del copertoncino in quanto anche in questo caso non c’è la camera d’aria».

Vittoria Corsa Tubeless
Il tubeless Vittoria Corsa montato dai corridori dell’UAE Team Emirates
Vittoria Corsa tubeless
Il Vittoria Corsa tubeless montato dai corridori dell’UAE Team Emirates (qui la bici di Philipsen)

Capacità di deformazione

A questo punto viene da chiedersi, ma che differenza c’è fra il tubolare e il tubeless visto che entrambi non hanno la camera d’aria? Perché il tubeless è più veloce?
«Vittoria non è stata la prima ad introdurre la tecnologia tubeless – ci dice Tommaso Cappella – però siamo stati i primi ad essere i più veloci».

Ma come hanno fatto? «La scorrevolezza è data dalla capacità della gomma di deformarsi: più si deforma e più si va veloci. E’ per questo che le gomme larghe sono più veloci, perché aumentando la sezione aumenta il volume d’aria e questo comporta una maggiore linearità di sospensione. Il risultato è che le pressioni più basse di gonfiaggio permettono al pneumatico di deformarsi più facilmente e quindi di essere più veloce». E’ questo il punto di forza dei tubeless rispetto ai tubolari, infatti quest’ultimi richiedono delle pressioni maggiori con una capacità di deformarsi inferiore.

Vittoria Corsa tubolare
Il Vittoria Corsa nella versione tubolare
Vittoria Corsa tubolare
Alcuni professionisti ancora usano la versione tubolare del Vittoria Corsa

Cotone, l’arma in più

Ma non è stato facile arrivare ad avere dei tubeless così veloci.
«Affinché il tubeless sia competitivo deve essere stagno, non deve perdere aria – ci spiega – e per avere questo risultato bisogna aggiungere uno strato di gomma in più. Solo che questo strato rendeva il pneumatico più duro da deformare e quindi più lento. Con il Corsa Speed e poi con il Corsa, Vittoria ha trovato la soluzione introducendo il primo tubeless con la carcassa in cotone, che è per antonomasia il materiale più veloce»

A questo punto abbiamo chiesto a Tommaso Cappella perché il cotone sia il materiale più veloce.
«Il cotone è più veloce del nylon perché a parità di spessore di filo è più facile da deformare – e poi ci svela – proprio per questo motivo il Corsa Speed è nato tubeless. In verità è stata una serie di casualità che ci ha fatto accorgere di queste qualità. Da allora alcuni corridori hanno iniziato a correre le cronometro con il tubeless, fino ad arrivare a usarlo regolarmente anche nelle gare in linea».

Vittoria Corsa Speed tubeless
Il Vittoria Corsa Speed è il tubeless per le cronometro
Vittoria Corsa Speed tubeless
Il Vittoria Corsa Speed è il pneumatico tubeless utilizzato per le cronometro

Peso e sicurezza

Ma c’è ancora un paio di punti sui quali il tubeless rimane svantaggiato rispetto al tubolare e sono il peso dell’intero sistema ruota e il fattore sicurezza.
«Per quanto riguarda il peso, iniziano ad esserci ruote con lo stesso peso dei modelli per tubolare e penso che si migliorerà sempre di più. Per quanto riguarda il fattore sicurezza è ovvio che al momento ci si affida alla tolleranza che c’è fra il pneumatico e il cerchio. Stiamo lavorando anche su questo aspetto, il tubeless è una tecnologia ancora giovane e ha margini di miglioramento. Noi siamo al servizio dei corridori ma è palese che il tubeless sia la nuova frontiera».

Vittoria servizio corse

Vittoria con il Tour of the Alps anche per il 2021

26.02.2021
2 min
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Dopo la positiva esperienza del 2019, Vittoria ha deciso di confermare anche per il 2021 il rapporto di partnership con il Tour of the Alps, la corsa a tappe euro-regionale in programma dal 19 al 23 aprile, che come da tradizione farà da antipasto al prossimo Giro d’Italia.

Presenza sempre più forte

Già al seguito di importanti realtà ciclistiche come la UEC (Unione europea di ciclismo), Vittoria intende consolidare la propria presenza sulla scena internazionale. Rientra in questa strategia operativa la collaborazione con una realtà in forte crescita come il Tour of the Alps. Con i suoi percorsi brevi ma molto impegnativi, l’evento organizzato dal GS Alto Garda ha allestito un’edizione di altissimo valore tecnico grazie anche alla presenza di ben 12 formazioni UCI World Tour.

Bus Vittoria al Tour of the Alps
Vittoria è il più grande produttore al mondo di pneumatici da bici
Bus Vittoria al Tour of the Alps
Vittoria è il più grande produttore al mondo di pneumatici da bici

Stessi valori

La collaborazione fra Vittoria e Tour of the Alps nasce anche dalla condivisione di valori importanti come la sostenibilità ambientale. Non va infatti dimenticato che nel 2019 aveva debuttato in carovana una moto elettrica integrata al servizio di motostaffette. Dal canto suo Vittoria si è dotata di un organo interno, ‘The Green Committee’, il cui scopo è quello di introdurre procedimenti volti a ridurre l’impatto delle operazioni aziendali sull’ecosistema.
Vittoria investe nel ciclismo ritenendolo un esempio virtuoso di mobilità urbana sostenibile. Da qui la collaborazione con il Tour of the Alps attraverso l’assistenza neutrale in gara grazie al proprio Servizio Corse formato da uno staff di professionisti pronti a mettere a disposizione di tutti i ciclisti in gara il proprio bagaglio di capacità ed esperienza.

Collaborazione di prestigio

«Vittoria è un partner di prestigio per il Tour of the Alps, che tre stagioni fa ha creduto nella crescita e nelle potenzialità dell’evento condividendone i valori – ha detto il Presidente del GS Alto Garda Giacomo Santini – inoltre, il Servizio Corse è garanzia di eccellenza, affidabilità e sicurezza, uno dei punti di forza della nostra manifestazione».
«Il Tour of the Alps è una manifestazione unica nel suo genere, trans-nazionale, e sempre più di rilievo nel panorama ciclistico – ha commentato il Direttore Commerciale di Vittoria Spa Ernesto Garcia Domingo – siamo orgogliosi si esserne partner e di supportare tutti gli atleti che vi parteciperanno con il Servizio Corse Vittoria».

Oltre 7 milioni di gomme

Ricordiamo che il Gruppo Vittoria è il più grande produttore di pneumatici per bici, con oltre 7 milioni di gomme prodotte ogni anno. Il suo centro Ricerca & Sviluppo progetta fra i migliori pneumatici da competizione. Vittoria è la prima azienda al mondo ad utilizzare il grafene nei suoi pneumatici e questo è il suo grande vantaggio competitivo. Il grafene è molto resistente ed allo stesso tempo molto leggero: 200 volte più forte dell’acciaio, 200.000 volte più sottile di un capello.

vittoria.com

tourofthealps.eu

Vittoria Air liner Gravel

Air-Liner Gravel, l’inserto per pneumatici di Vittoria

31.10.2020
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Il mondo gravel è in continua espansione, sia per il numero di praticanti e sia per i modelli di biciclette specifiche. Questa tendenza non può non comportare l’introduzione di nuove soluzioni tecniche per migliorare le prestazioni come l’Air-Liner di Vittoria.

Dopo il successo dell’Air-Liner per Mtb, Vittoria ha pensato bene di allargare il campo di utilizzo realizzando un inserto innovativo per i pneumatici gravel. L’obiettivo è migliorare le performance degli attuali sistemi di coperture tubeless che lavorano con aria e lattice. Per inserirlo basta fare la stessa operazione che si effettua con una normale camera d’aria. Air-Liner Gravel è studiato per lavorare con i sistemi tubeless e con valvole a 3 vie, ma nella confezione sono incluse valvole a 5 vie per un flusso d’aria maggiore. Si può usare tranquillamente il liquido sigillante, anche se Vittoria consiglia l’uso di prodotti senza ammoniaca.

I vantaggi che derivano dall’uso di Air-Liner Gravel sono molteplici: protezione, controllo, prestazione e durata. L’inserto protegge le ruote e i pneumatici attutendo i colpi che avvengono all’interno del copertone. Il controllo migliora in quanto la presenza dell’inserto diminuisce il volume d’aria all’interno del pneumatico, e questo porta ad una maggiore aderenza al terreno. Le prestazioni migliorano in quanto Air-Liner Gravel aumenta la stabilità laterale senza ridurre il grip e l’aderenza. Infine, la durata è assicurata dal polimero con cui è realizzato. In condizioni normali può durare fino a 2.000 ore, oppure 1 ora completamente senza aria.

Air-Liner Gravel è compatibile con ruote fino a 29” ed è disegnato in modo da essere tagliato in base al diametro desiderato. Il peso è di 47 grammi.

vittoria.com

A 66 all’ora verso Milano. Poker Ganna

25.10.2020
3 min
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Tutto facile. Filippo Ganna come da pronostico si è portato a casa anche la terza cronometro in programma, facendo poker al Giro d’Italia. Il piemontese anche oggi ha impressionato. E lo ha fatto soprattutto nei chilometri finali, quando per assurdo si è anche “scomposto” (le virgolette sono d’obbligo).

Manubrio prezioso

E’ partito come al solito: stabile, deciso, con il 58×11 in canna. Ha tagliato le rotatorie in modo impressionante, sfiorandole come fa un pilota di Formula1 con i muretti di Montercarlo. Merito anche del tanto lavoro che c’è dietro, su posizione e bici.

«Quest’inverno – rivela un raggiante Fausto Pinarello – Cioni mi ha detto: facciamo il manubrio 3D anche a Pippo». Un manubrio che costa circa 14.000 euro. «Ma se i risultati sono questi, non costa nulla», riprende Fausto.

Negli ultimi 4.000 metri, guarda caso la stessa distanza dell’inseguimento su pista, ha aperto del tutto il gas. Al diavolo i 490 watt del programma di viaggio. La velocità è passata da 60 a 66 chilometri orari.

Filippo Ganna ha appena terminato la crono di Milano. Il suo manubrio costa 14.000 euro.
Ganna in Piazza Duomo. Completa un grande Giro.
Filippo Ganna ha appena terminato la crono di Milano. Il suo manubrio costa 14.000 euro.
Ganna in Piazza Duomo. Completa un grande Giro.

Tranquillità apparente

Ganna termina la sua prova. Balza in testa e si siede sull’ormai hotseat del primo in classifica. E da lì inizia a godersi la crono un po’ come tutti dal “divano”. Solo che lui è in piazza Duomo.

«In realtà dopo aver terminato la mia fatica ero più teso per quello che avrebbe fatto Geoghegan Hart che per me – racconta Filippo – Avremmo portato la settima vittoria alla squadra e soprattutto avremmo conquistato il Giro. Un Giro che per me è stato bellissimo non solo per le mie vittorie, ma perché ho potuto lavorare con il team. E le fatiche fatte sono state di un gruppo di amici».

Ormai fa più notizia se il campione del mondo perde una crono piuttosto che se la vince. A questo appunto Pippo scatta: «A Valdobbiadene c’erano mio papà e il mio procuratore, Giovanni Lombardi, che dopo l’arrivo mi hanno detto: una cosa però non va bene, eravamo troppo tranquilli. Può sembrare così ma ogni anno è differente, magari la prossima stagione prendo delle bastonate. Da parte mia continuerò a lavorare restando umile. Inoltre quando indossi questa maglia resti sempre concentrato, sei portato a dare il massimo».

Bomba di emozioni

Grandi Giri, record dell’Ora, in tanti chiamano Ganna a grandi obiettivi. Lui continua a rispondere che può solo lavorare. E che semmai tenterà il Record lo farà su una pista al livello del mare. 

Per ora si gode questo Giro e questa vittoria. Si è portato a casa anche il Trofeo Bonacossa, riservato al “girino” che fa l’impresa più bella. Lo ha conquistato con il trionfo di Camigliatello Silano (che non era una crono), eppure Pippo punta il dito su Milano.

«A Valdobbiadene è stato bello perché era una crono durissima e io lo sono stato di più, ma questa di oggi la metto in testa: è stata la vittoria più bella. Venivamo dal grande lavoro di ieri, c’era la gente che urlava il mio nome dal primo all’ultimo chilometro, Tao che ha vinto il Giro. Insomma oggi è stata una vera bomba di emozioni».

I graffi di Gatto, capitano e gregario

24.10.2020
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Qualche giorno fa Oscar Gatto ha chiuso la sua carriera. Il corridore veneto ha disputato le ultime gare in Belgio. E proprio lassù ha preso la decisione: basta con il ciclismo.

Oscar appende la bici al chiodo dopo 14 anni di professionismo. Corridore molto veloce e uomo squadra, capitano e gregario. Ma quando ha avuto le sue possibilità se le è giocate alla grande.

Il feeling perduto

«Ad un tratto – racconta Gatto – ho sentito dentro di me che mancava qualcosa per correre in bici. Ho capito che era il momento di dire basta. Io non faccio mai le cose a caso. Ci pensavo già da un po’, ma alla fine la decisione l’ho presa la settimana scorsa. Un altro anno lo avrei potuto fare di sicuro. Ma il feeling con la bici, con gli allenamenti, con la corsa non c’era più».

Oscar Gatto (35 anni) sui muri del Fiandre
Gatto (35 anni) sui muri del Fiandre

Tra i primissimi a chiamare Oscar sono stati Luca Scinto e Angelo Citracca, coloro che hanno vissuto forse il miglior Gatto della carriera. Un rapporto verace, spontaneo il loro. Anche noi assistemmo a quelle trasferte in Belgio. E la battuta nel clan di Citracca era sempre pronta. 

«Devo dire che loro due mi hanno chiamato subito, ma lo hanno fatto in tanti. Anche il mio massaggiatore da dilettante, Raniero Gradi».

Un ragazzino grintoso

Primi passi nel professionismo sul finire del 2006, quando esordì nel Gp Beghelli. Oscar arrivò nel drappello di testa. L’anno dopo passò alla Gerolsteiner, prima di approdare alla corte di Scinto, all’epoca Isd Cycling Team. WolrdTour, Professional, ancora WorldTour. Il ragazzo diventa uomo. Si sposa, diventa papà…

«In tanti anni il ciclismo mi ha insegnato molto. Sono pronto a pedalare anche nella vita. Si dice sempre che se hai fatto il ciclista non sai fare nulla. Penso che la bici t’insegni a stringere i denti. E questa cosa te la ritrovi anche dopo. La fatica non si fa solo in sella.

«Ho girato il mondo. Ho imparato a vedere le cose sotto più punti di vista e non solo dal nostro mondo. Viaggiare ti dà prospettive più ampie. E ho imparato anche a conoscere le persone più a fondo, di alcuni ti puoi fidare e di altri no».

Il ragazzo di Montebelluna era senza dubbio un uomo veloce, però se la cavava quando le strade erano ondulate o c’erano momenti difficili. Strappi, vento e pavé. Se la cavava per lui e per i suoi capitani. Non è un caso che i suoi ricordi più belli siano legati a queste situazioni.

Giro 2011, Oscar alza le braccia davanti a Contador
Giro 2011, Oscar alza le braccia davanti a Contador

La perla di Tropea

Il clou è certamente quella mitica tappa del Giro d’Italia 2011. Si andava da Sapri a Tropea, 217 chilometri sotto il sole e i colori del Sud. Mare ed entroterra si alternavano senza sosta. La star del Giro era un certo Alberto Contador e in rosa c’era Peter Weening.

«E’ ancora è un’emozione quella tappa per me. Ricordo la scarica di adrenalina mentre taglio la linea d’arrivo. A metà corsa vado in ammiraglia e sparo anche due cavolate con Scinto. Gli dico: “Pitone (il soprannome del ds toscano, ndr), sull’ultima salita stacco tutti e arrivo solo”. Mi guarda ridendo e io stesso me ne vado sorridendo. Fatto sta che prendo lo strappo finale davanti. E non fu neanche così difficile quella “limata”. Sapete, la giornata perfetta. Mi alzo, scatto forte e vado. Solo ad un certo punto ho avuto paura. Fu l’unico momento duro della giornata. Vedo la sagoma di uno che mi insegue. Solo dopo ho saputo che era Contador».

Vincere davanti al Pistolero esaltò quella vittoria, che fu un vero capolavoro tecnico, tattico e atletico. La presa della salita, i tempi e la forza dello scatto furono perfetti.

Con Luca Scinto un rapporto di amicizia…
Con Scinto un rapporto di amicizia…

Quella volta da capitano

Il Nord è la seconda casa di Oscar. Con il Belgio ha sempre avuto un grande feeling. Tante volte è stato respinto, ma tante altre gli è andata bene, come alla Dwars door Vlaanderen 2013, importante classica.

«Era un giorno freddissimo – ricorda il corridore della Bora Hansgrohe – a tratti nevicava. Più andavamo avanti e più la gente si staccava. Io ero lì e stavo bene. Ai meno tre, parte Thomas Voekler e tra me e me dico: è andata. Poi Ian Stannard inizia a tirare sempre di più. Voekler sta quasi per arrivare e così penso: parto lungo, perso per perso… E invece la gamba rispondeva bene, spingevo forte e vinsi.

«Alla fine di quella stagione litigai anche con Scinto, perché avrei cambiato squadra. Poi le cose negli anni le abbiamo sistemate benone».

Sagan lo ha voluto con sé anche alla Bora-Hansgrohe
Sagan lo ha voluto con sé anche alla Bora-Hansgrohe

Quella volta da gregario

«Un altro ricordo a cui sono legatissimo – racconta Oscar – è la vittoria di Peter Sagan al Giro delle Fiandre. Correvo con lui alla Tinkoff. Quel giorno avevamo anticipato. Ad una trentina di chilometri ci riprendono. Peter si avvicina a me e mi fa: come stai? Io: bene. E lui: okay, proviamo una volta per uno. Allora io gli feci: Peter aspetta, il mio bene è diverso dal tuo! Così mi disse di tirare. Poco dopo partì come un fulmine. Lo seguì Kwiatkowsy, che lo aveva battuto pochi giorni prima ad Harelbeke. Però Sagan lo staccò. Per radio sentivo il vantaggio che aumentava e fu bellissimo. Io ero pronto a chiudere, ma mi godevo lo spettacolo di Peter. All’arrivo lui mi ringraziò subito e il suo abbraccio fu sincero. La sera dovevo rientrare, ma non presi quell’aereo. Restammo tutti insieme a fare festa nel mitico Park Hotel di Kortrijk».

E adesso? Adesso Oscar si godrà la famiglia. Ha in serbo diversi progetti, tutti fuori dal mondo del ciclismo. Prima però vuole fermarsi un po’, rilassarsi e schiarirsi le idee. In fin dei conti la sua volata l’ha appena finita.

Doppi comandi per la BMC di Pozzovivo

22.10.2020
3 min
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La Bmc Teammachine Slr_01 di Domenico Pozzovivo nasconde molte chicche. Una bici quella della NTT Pro Cycling che spicca per la pulizia del suo design e per la qualità, must del brand svizzero. 

Comandi accessibili

Il lucano come è noto ha grossi problemi di postura dovuti all’incidente dello scorso anno. Per esempio non riesce a distendere bene il braccio sinistro. A tal proposito una delle cose che risalta all’occhio è il doppio comando del cambio. Oltre alle classiche leve, Domenico ha scelto anche i bottoncini all’interno della piega. Il gruppo Shimano Dura Ace Di2 consente questa soluzione, molto comoda per i velocisti e spesso utilizzata nelle classiche del pavé quando non sempre si può staccare le mani dal manubrio. In questo caso a quanto pare anche per chi ha una mobilità in qualche modo limitata.

Il disco anteriore da 180 millimetri
Il disco anteriore da 180 millimetri

Altro elemento di spicco che si può legare alla situazione posturale del Pozzo è la scelta dei dischi. Davanti infatti Domenico monta un disco con diametro da 180 millimetri. Una misura davvero grande per una bici da strada e ancor di più se si pensa che il suo peso è inferiore ai 60 chili.

Rigidità e guidabilità

Il telaio BMC Teammachine Srl_01 è veramente rigido e leggero, tanto più nella misura 51 che adotta il Pozzo. Per questo ha scelto tubolari Vittoria Corsa Graphene 2.0 da 25 millimetri, gonfiati a 8 bar davanti e a 8,5 dietro. Le ruote? Le Enve full carbon con profilo da 35 millimetri. Leggere e ben guidabili. E a proposito di guidabilità, il rake della sua forcella è di ben 48 millimetri. Uno scostamento importante, ma vista la qualità del telaio e delle ruote la scorrevolezza e la reattività nei rilanci non sono compromessi.

Il manubrio è integrato e “made in Bmc”. Ha una larghezza di 400 millimetri e la misura dell’attacco è di 110. I comandi del cambio sono regolati in modo simmetrico. Eventuali asimmetrie (sempre legate al problema del braccio) non si notano.

Il nastro grippante sulla sella della prima bici
Il nastro grippante sulla sella della prima bici

Rapporti da scalatore

La sella è la Selle Italia Flite, posizionata tutta in avanti. Va segnalato che nella prima bici c’è applicato un nastro aderente, su quella di scorta invece questo nastro non è presente.

Vista la sua statura, Pozzovivo utilizza pedivelle da 170 millimetri, con sensore integrato per potenza e cadenza. I rapporti scelti per la tappa di oggi, ricca di salite tra cui lo Stelvio, sono l’11-30 al posteriore e il 53-39 all’anteriore. Da scalatore puro Pozzo non rinuncia alle “vecchie” dentature. Per esempio Almeida ha scelto un 36.

Giacomo Nizzolo

Per Nizzolo una Timemachine rigidissima

16.10.2020
4 min
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La bicicletta del Campione Italiano ed Europeo Giacomo Nizzolo è una BMC Timemachine Road dalle spiccate qualità aerodinamiche e molto rigida. Abbiamo approfondito gli aspetti tecnici di questa specialissima sia con il Responsabile di BMC che segue i team professionistici Simone Toccafondi che con lo stesso Giacomo Nizzolo.

Proprio Toccafondi ci ha subito svelato una qualità importante delle bici BMC.
«Il Timemachine Road – ha detto a bici.PRO – deriva direttamente dalla Timemachine da cronometro e presenta molti concetti aerodinamici a partire dai due portaboraccia integrati nel tubo obliquo e tubo verticale. Le forme dei tubi sono pensate per ottenere e mantenere le alte velocità».

Sterzo Bmc Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate dei tubi del Timemachine
Sterzo Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate del Timemachine, che favoriscono l’aerodinamica

Sintesi fra rigidità e comfort

Questa caratteristica rende in apparenza il Timemachine Road molto rigido, però Toccafondi aggiunge un aspetto importante: «Il Timemachine, così come tutti i modelli stradali di BMC compresa la gravel, gode della tecnologia TCC, Tuned Compliance Concept, che permette di trovare il giusto compromesso fra rigidità e comfort. Questa tecnologia si concretizza con un’applicazione specifica dei fogli di carbonio, che permette di assorbire meglio le vibrazioni verticali conferendo maggiore comfort al corridore, e al tempo stesso di ottimizzare il trasferimento della potenza e mantenere la bicicletta più aderente al terreno e quindi più scorrevole».

Nome Giaco
Il nome del campione lombardo ben in evidenza
Nome Giaco
Posto nella parte superiore del tubo orizzontale il nome del campione lombardo

Ruote Enve a profilo differenziato

Un altro punto forte della bici di Nizzolo sono le ruote Enve 5.6 con profilo differenziato fra anteriore e posteriore, il primo è più basso mentre dietro è maggiore. Lo stesso Nizzolo ci ha svelato il perchè di questa scelta.
«La ruota davanti più bassa – ha spiegato il milanese a bici.PRO – che impatta per prima con l’aria, assorbe meglio le turbolenze e fa arrivare un flusso d’aria più pulito alla ruota posteriore, inoltre le trovo un ottimo compromesso fra velocità e leggerezza utile in salita».
Anche in questo caso il risultato è una maggiore velocità e scorrevolezza.

La scelta dei tubeless Vittoria

Un altro punto molto interessante è nei pneumatici, infatti Nizzolo ci ha svelato che: «Sto usando i pneumatici tubeless di Vittoria, con i quali sento di avere un grip molto elevato e una scorrevolezza ottima».

Ampia Scelta di rapporti

Passando alla zona della trasmissione, il Team NTT equipaggia le sue biciclette con lo Shimano Dura Ace Di2, con la guarnitura Rotor e catena KMC. Nizzolo ci ha dichiarato: «Solitamente uso come rapporti un 52-42 all’anteriore e una cassetta posteriore 11-30, però quando devo affrontare una tappa alpina o una gara con delle salite lunghe e impegnative cambio il 42 con un 39 o 36, in modo da salvare meglio la gamba favorendo l’agilità e a volte cambio anche la bicicletta, utilizzando il Teammachine SLR che è un po’ più leggero e ha geometrie più adatte alle salite lunghe».

Volata Nizzolo
Il manubrio è più stretto nella parte alta
Volata Nizzolo
Dalla visuale frontale si vede bene il manubrio con gli appoggi chiusi verso l’interno

Un manubrio insolito

Infine il manubrio, un componente che ci ha incuriosito molto e di cui abbiamo chiesto informazioni sia allo stesso Nizzolo che a Simone Toccafondi. Se lo si guarda frontalmente salta subito all’occhio che le leve dei freni sono chiuse verso l’interno, un pò come usa fare anche il giovane Remco Evenepoel.
«Il manubrio che sto usando – ha confermato il campione europeo – ha una forma particolare, infatti è più stretto nella parte alta e più largo nella zona della presa bassa. Questa forma mi permette di essere più aerodinamico e di avere più leva quando sono in presa bassa durante una volata».
Se vogliamo estremizzare un po’ il discorso per capire meglio, riprende il concetto dei manubri gravel. Simone Toccafondi ha aggiunto che «pur non essendoci uno studio su larga scala che dica che il manubrio più stretto sia meglio, in realtà la tendenza va in questa direzione in quanto i corridori che l’hanno applicata hanno ottenuto ottimi risultati con numerose vittorie». Ovviamente con un manubrio di questo tipo gli appoggi superiori, dove ci sono le leve freni, sono montati seguendo la linea della curva manubrio e quindi assumono una forma a chiudersi verso l’interno. Che sia l’inizio, dopo i freni a disco, di una nuova evoluzione tecnica?

Assistenza Shimano

Assistenza Shimano: sempre pronti ad intervenire

12.10.2020
4 min
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Durante il Giro d’Italia, ma non solo, l’Assistenza Neutrale Shimano è uno dei punti di riferimento per i corridori nel caso abbiano degli inconvenienti meccanici. Noi di bici.PRO abbiamo parlato durante il primo giorno di riposo al Giro d’Italia con Massimo Rava, team leader dell’Assistenza meccanica Shimano e anche titolare del negozio Mania Bike ad Alessandria. A Massimo l’esperienza non manca, infatti ha iniziato a fare assistenza neutrale in corsa nel 2006, prima con Mavic, poi con Vittoria e dal 2018 con Shimano.

Massimo come è andata fino ad oggi al Giro d’italia?

Finora tutto bene, abbiamo fatto diversi interventi ma direi tutto nella norma. Sai è sempre complicato muoversi in gruppo e fare gli interventi giusti, pensa che in macchina abbiamo nove ruote tutte diverse.

A cosa è dovuto il fatto di avere così tante ruote?

Pensa che anche se noi siamo Shimano, dobbiamo assistere tutti anche chi ha Campagnolo e Sram. Questo vuol dire che dobbiamo avere ruote Campagnolo sia per disco che per i rim brake, lo stesso vale per Shimano, mentre Sram abbiamo solo le ruote disco. Poi ci sono squadre che hanno i freni tradizionali ma con rim stretto e altre con rim largo.

A proposito di freni a disco, ci sono diametri diversi?

Si perché alcuni corridori al posteriore usano dischi da 140 millimetri, quindi dobbiamo avere le ruote posteriori con i dischi sia da 140 che da 160 millimetri. Ti faccio un esempio, alla Tirreno-Adriatico Van der Poel montava dischi da 140 millimetri sia all’anteriore che al posteriore, quindi dovevamo avere anche quella misura all’anteriore. La capacità di un cambio ruota sta anche nel capire in un secondo chi è e cosa monta.

Massimo Rava controlla che sia tutto in ordine
Massimo Rava durante il Giro d’Italia, controlla che tutte le bici siano in ordine
Quali sono gli interventi che fate più spesso?

La sostituzione delle ruote è certamente quello più frequente. Poi capita una giornata come al mondiale di Imola dove si inchiodavano i cambi. In quel caso abbiamo fatto molti interventi appesi al finestrino della macchina mentre i corridori andavano. Però abbiamo anche le borracce e le barrette nel caso che qualche corridore ce li chieda. Spesso ci passano le mantelline, come è successo a Roccaraso con la pioggia e il freddo. A fine tappa andiamo dalle squadre a riportare tutto quello che ci hanno dato. Oltre alle ruote abbiamo anche le bici complete. Per esempio all’ultima Tirreno abbiamo dato la bici a Froome e ci ha finito la tappa.

Come fate con le misure delle biciclette?

Abbiamo un database con tutte le misure dei corridori e sulla base di questi facciamo delle medie. Prendiamo tutta una serie di parametri e regoliamo le bici di conseguenza. Capita che i corridori arrivino al traguardo con le nostre bici, come appunto Froome quest’anno o Antonio Nibali. Devo dire che abbiamo delle bici ottime, infatti i telai sono dei Bianchi Xr3 montate con il Dura Ace Di2, ruote Shimano C40 e manubri PRO.

Il database utilizzato per le misure delle bici
Gli uomini Shimano usano un ricco database per assettare le loro biciclette
Fate più cambi di ruote con freni a disco o con i caliper?

Ormai la maggior parte sono disco. Al Giro quest’anno con i freni tradizionali sono rimaste la Ineos-Grenadier, la Jumbo-Visma e la UAE Team Emirates.

Usate i tubeless o i tubolari?

Le ruote che abbiamo in macchina sono con i tubolari, mentre le C40 montate sulle bici sono con i tubeless. Con le ruote singole cerchiamo di dare il massimo di leggerezza e per ora il tubolare pesa un po’ meno del tubeless.

Avete solo ruote in carbonio o anche in alluminio?

Le ruote montate Shimano sono le C40 in carbonio, mentre quelle montate Sram e Campagnolo sono in alluminio.

Le Oltre XR3 utilizzate da Shimano
Le Bianchi Oltre XR3 utilizzate da Shimano per dare l’assistenza ai corridori
A proposito di coperture, le forature sono aumentate o diminuite rispetto al passato?

Sono nettamente diminuite. Pensa che prima facevo assistenza con Vittoria e contavamo una media di 15/16 forature al giorno. A questo Giro d’Italia siamo a una media di 2 forature. C’è stato solo il giorno dei ventagli, la tappa con arrivo a Brindisi, che ci sono state molte forature. Evidentemente i corridori erano a tutta e non guardavano troppo dove passavano e magari transitavano sullo sporco.

Durante le cronometro fate qualche tipo di assistenza?

Se c’è bisogno e qualche squadra ce lo chiede, facciamo assistenza a qualche corridore. A Palermo abbiamo seguito quattro atleti. Però devo dire che sono i giorni più noiosi.

Per finire ci dici se il traffico in gruppo è migliorato o peggiorato rispetto ad alcuni anni fa?

Calcolando che il numero dei mezzi è sempre lo stesso, anzi alla Sanremo adesso fanno partire anche le seconde ammiraglie quindi ci sono più mezzi in corsa, devo dire che la situazione è migliorata. Ho notato che c’è più disciplina. Una volta era una guerra, c’erano delle tappe in cui si faceva a sportellate. Per il momento le cose stanno andando così, magari però ci aggiorniamo al prossimo giorno di riposo…..


Team UAE 2020

La Uae Team Emirates apre la via del tubeless

02.10.2020
4 min
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In una delle tante gare del calendario italiano 2020 abbiamo avuto il piacere di parlare con uno dei meccanici dell’UAE Team Emirates Alessandro Mazzi e con uno dei giovani corridori in forza alla squadra Alessandro Covi. Noi di bici.PRO ne abbiamo approfittato per capire in quale direzione vanno le scelte tecniche dei corridori.

Pedivelle più corte

Curiosando fra le ammiraglie abbiamo notato che rispetto al passato, molti corridori utilizzano pedivelle più corte. E’ facile trovare pedivelle da 170 e 172,5 millimetri. Abbiamo chiesto ad Alessandro Mazzi se in effetti esiste questa tendenza.
«Si in effetti è così – ha dichiarato il meccanico dell’UAE Team Emirates – rispetto ad alcuni anni fa, oggi i corridori optano per pedivelle più corte. Il motivo è che ci sono dei vantaggi aerodinamici in quanto le gambe lavorano più vicine al telaio. Inoltre si ha un minore stress alle articolazioni e alla muscolatura».

Anche Alessandro Covi ci ha confermato la sua preferenza per pedivelle dalla misura intermedia.
«Avendo una gamba di lunghezza media mi trovo molto bene con la misura da 172,5 millimetri. Sento di avere una buona spinta in tutte le situazioni, anche se devo dire che per ora non ho provato altre misure».

Alessandro Covi Coppi e Bartali
Covi alla partenza da Riccione alla Coppi e Bartali
Alessandro Covi Coppi e Bartali
Alessandro Covi alla partenza da Riccione alla ultima edizione della Coppi e Bartali

Si va verso i tubeless

Un altro punto su cui si dibatte molto in questo periodo è l’adozione dei tubeless. Nel mondo dei professionisti alcuni corridori iniziano ad usarli e sembra che non vogliono più tornare indietro.
Alessandro Mazzi ci ha confermato che «Alcuni corridori lo hanno provato e ora mi chiedono di montare solo i tubeless, fra questi ci sono Kristoff e Covi. Il gonfiaggio si aggira sulle 6,5 atmosfere e solitamente montiamo il pneumatico con larghezza da 25 millimetri. In alcune gare particolari come la Roubaix le scelte cambiano. Una ruota che piace a molti ragazzi è la Campagnolo Bora WTO 33, che da alcuni test risulta addirittura più scorrevole con tubeless da 28 millimetri». Mazzi ci ha svelato anche un piccolo segreto «All’interno del tubeless, oltre al liquido antiforatura, inseriamo anche un salsicciotto prodotto da Vittoria – che ricordiamo equipaggia il team degli emirati – che serve per evitare le forature e lo stallonamento».

Abbiamo chiesto direttamente a Vittoria di cosa si tratti precisamente, ma ci hanno risposto che è un prodotto molto innovativo ancora in fase di test. Quindi dovremo attendere ancora un pò per avere tutti i dettagli.

Tornando alla scelta del tubeless abbiamo chiesto a uno di quelli che li usa, vale a dire Alessandro Covi.
«Tutto è nato un giorno in cui pioveva ed essendo giovane, ho chiesto ai miei compagni e ai meccanici dell’UAE, che copertoni fosse meglio montare con quelle condizioni. Alcuni mi hanno suggerito i tubeless e devo dire che ho avuto immediatamente una sensazione di maggiore tenuta e stabilità. Ricordo che quel giorno caddero in molti, mentre io ero tranquillo perchè sentivo la bici molto stabile. Da allora monto i tubeless e mi trovo molto bene».
E la scorrevolezza? Covi ci ha detto «Sono molto scorrevoli, però non riesco a sentire una grande differenza con i tubolari. Il miglioramento c’è, però non è così grande da avvertirlo bene».

Kristoff Nizza
Kristoff alla presentazione del Tour de France
Kristoff Nizza
Alexander Kristoff durante la presentazione delle squadre al Tour de France a Nizza

Manubrio integrato o no?

Il manubrio è un altro componente che ha subito una grande evoluzione. Ormai è consuetudine vedere i manubri integrati con il passaggio dei cavi completamente interno. Ma non tutti i professionisti adottano questa soluzione. Abbiamo notato come alcuni corridori della stessa squadra utilizzino lo stesso telaio ma manubri diversi. Proprio in casa UAE, abbiamo visto come Ravasi e Covi, entrambi con il C64 di Colnago, utilizzano due soluzioni diverse. Il primo preferisce avere un cockpit più tradizionale con il Deda Super Zero. Covi monta il modello più aerodinamico e completamente integrato Ala Nera, sempre di Deda Elementi.


Alessandro Mazzi ci ha confermato che «Abbiamo diverse soluzioni a disposizione e ogni corridore sceglie in base ai propri gusti personali, non c’è un motivo in particolare fra una scelta e un’altra»
Alessandro Covi ci conferma quanto detto dal suo meccanico «E’ una scelta personale, in base ai gusti e alle caratteristiche tecniche di ognuno. Io mi trovo bene con l’Ala Nera e mi piace molto anche esteticamente».
Possiamo dire che anche i professionisti ogni tanto cedono al fattore estetico.