Il recente Vinitaly di Verona ha fatto da cornice a un appuntamento ormai iconico: la presentazione ufficiale delle bottiglie ufficiali Astoria Wines dedicate al Giro d’Italia e al Giro d’Italia Women.
Un connubio vincente tra il mondo del vino e il ciclismo, che si rinnova con entusiasmo anno dopo anno: dal 2012, infatti, il prestigioso marchio vinicolo veneto accompagna con i suoi brindisi le premiazioni sul podio della corsa rosa, celebrando l’eccellenza sportiva e la cultura del territorio. Quest’anno, la presentazione ha assunto un significato ancora più simbolico: oltre a svelare le nuove bottiglie celebrative, Astoria ha voluto omaggiare la Grande Partenza del Giro d’Italia 2025 in Albania con un’edizione speciale. Una bottiglia esclusiva, realizzata in onore del Paese balcanico che ospiterà per la prima volta l’avvio della corsa, sottolineando l’internazionalizzazione sempre più marcata di questo evento sportivo tra i più amati d’Europa.
Tra le novità più apprezzate di Vinitaly 2025, spicca Zerotondo, il nuovo prodotto senza alcol firmato Astoria Wines. Si tratta di una bevanda innovativa ottenuta da uve 100% biologiche, pensata per chi desidera vivere l’esperienza del brindisi con gusto e autenticità, ma in chiave “alcohol-free”. Zerotondo rappresenta una scelta consapevole, che unisce benessere e convivialità, nel rispetto della tradizione vinicola e della sostenibilità.
Durante il Vinitaly di Verona si è celebrato il passaggio del Giro e del Giro Women dal VenetoDurante il Vinitaly di Verona si è celebrato il passaggio del Giro e del Giro Women dal Veneto
Un brindisi e si parte
La giornata inaugurale di Vinitaly è stata un trionfo di emozioni, con protagonisti d’eccezione. Il brindisi con il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, affiancato dai rappresentanti di RCS Sport & Events, ha sancito l’avvio ufficiale della stagione ciclistica targata Astoria. A seguire, il tradizionale taglio della torta ha reso ancora più speciale questo momento, simbolo di una collaborazione che unisce istituzioni, sport e imprenditoria.
Particolarmente significativa anche la presentazione delle tappe venete del Giro d’Italia, che vedranno il territorio protagonista non solo dal punto di vista sportivo, ma anche culturale ed enogastronomico. La presenza di amministratori locali, autorità e appassionati ha reso l’evento un autentico manifesto di identità territoriale.
A fare da cornice a questa riuscita presentazione, i due trofei simbolo del Giro e del Giro Women: il celebre “Trofeo Senza Fine” e l’emozionante “Trofeo Luce Infinita”. Due opere d’arte che rappresentano non solo la vittoria, ma anche la determinazione, il sacrificio e la bellezza di un percorso che unisce atleti, tifosi e territori.
Astoria affianca RCS Sport & Events in tutti i suoi appuntamenti, in foto il recente Giro d’AbruzzoAstoria affianca RCS Sport & Events in tutti i suoi appuntamenti, in foto il recente Giro d’Abruzzo
Con la partecipazione a Vinitaly 2025, Astoria Wines ha rinnovato il proprio impegno nel promuovere un dialogo autentico tra cultura, sport e viticoltura. Ogni bottiglia racconta una storia fatta di passione, tradizione e innovazione. Una visione che guarda lontano, ma affonda le sue radici in un territorio straordinario come il Veneto.
Il Giro d’Italia 2025 è pronto a partire dall’Albania, e con lui anche il brindisi firmato Astoria…
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PIEVE DI SOLIGO – A pochi minuti dal via della prova iridata, tutti sono d’accordo su una cosa: la corsa sarà davvero dura. Si parte dal Lago Le Bandie e si arriva a Pieve di Soligo, dopo 169 chilometri di fatiche. Il tracciato è lungo, forse troppo lungo, come sottolinea anche Francesco Moser, che lo avrebbe accorciato di qualche chilometro. In palio c’è un titolo mondiale ambitissimo. Quello gravel.
I pretendenti sono agguerriti: al via infatti ci sono Wout Van Aert, che arriva sorridente ma anche molto concentrato, non concedendo foto o autografi, Alejandro Valverde, che si prende l’applauso del pubblico a braccia alzate, e Matej Mohoric.
Dal Lago Le Bandie parte il mondiale gravel: 169 km e 1.900 m di dislivello. Saranno quasi 5 ore di gara (per i primi)Giornata (ma si può dire annata) sfortunata per Van Aert. Bravo comunque a recuperare e a chiudere 8°Mohoric elegante e sicuro anche sullo sterratoDal Lago Le Bandie parte il mondiale gravel: 169 km e 1.900 m di dislivello. Saranno quasi 5 ore di gara (per i primi)Giornata (ma si può dire annata) sfortunata per Van Aert. Bravo comunque a recuperare e a chiudere 8°Mohoric elegante e sicuro anche sullo sterrato
Pellizotti profeta
Franco Pellizotti, direttore sportivo della Bahrain-Victorious, ci aiuta ad capire cosa potrebbe succedere durante la corsa: «È un percorso bellissimo ma anche molto tecnico. Sarà importante non perdere di vista nessuno, perché ogni punto del tracciato potrebbe essere quello buono per l’attacco vincente. Inutile dire che l’attenzione sarà su Van Aert anche se, sinceramente, ultimamente non l’ho visto poi così brillante sulle salite. Rimane sicuramente molto quotato, ma anche altri, come Mohoric, potrebbero dire la loro».
Lo sloveno è molto conciso nel dire come affronterà la sua gara: semplicemente «a tutta», esclama. E indovinate com’è andata? La corsa parte, il ritmo è altissimo e in testa si forma un gruppetto di tre elementi: Matej Mohoric, Florian Vermeesch e Connor Swift. Terzetto che poi andrà a ricoprire i gradini del podio nello stesso nell’ordine.
Non pervenuto, a sorpresa, Wout Van Aert. Sul muro di Ca’ del Poggio aveva già un distacco di oltre dieci minuti, complici anche diversi problemi meccanici e una scivolata.
La corsa la fanno quei tre davanti: scatenati e sicuri in ogni passaggio. Il ritmo aumenta, le tattiche diventano sempre meno efficaci e la fatica quasi insostenibile. Dal terzetto si sfila prima Swift e poi Vermeesch, sotto le “trenate” dello sloveno.
Matej rimane solo al comando, senza alcun punto di riferimento e correndo qualunque rischio possibile pur di aggiudicarsi l’iridata. «Ogni tanto ci davano qualche riferimento circa il nostro vantaggio, ma non c’era da credergli», ha spiegato Mohoric.
Rischi che si concretizzano quando all’arrivo mancano appena tre chilometri: la piazza di Pieve di Soligo per un attimo sussulta. Matej è scivolato. Però riparte e si gode ugualmente il chilometro finale, che si trasforma in una lunga passerella.
La nuova Silex (di Merida) con cui Mohoric ha vinto il mondiale. Niente potenziometro per luiI punti chiave dei rifornimenti sull’attacco manubrio. Da notare la leva destra piegata in seguito alla scivolata finaleLo sloveno ha optato per un gruppo da strada (Shimano Dura Ace) e coperture Continental da 40 mmLa nuova Silex (di Merida) con cui Mohoric ha vinto il mondiale. Niente potenziometro per luiI punti chiave dei rifornimenti sull’attacco manubrio. Da notare la leva destra piegata in seguito alla scivolata finaleLo sloveno ha optato per un gruppo da strada (Shimano Dura Ace) e coperture Continental da 40 mm
Mohoric iridato
Lo sloveno non vince, trionfa. Alla sua prima corsa gravel, mette subito le cose in chiaro: «Mi sono divertito moltissimo. Il percorso era bellissimo e conoscevo molte di queste strade, in quanto ci gareggiavo da bambino. Tra i partenti c’erano molti nomi interessanti e questo rendeva la corsa ancora più elettrizzante».
All’arrivo Matej è visibilmente divertito, abbraccia subito il suo diesse, Pellizotti, che gioisce quasi più di lui. Si ferma ogni qual volta una mano gli porge una penna per un autografo o un telefono per una foto. Dire che Mohoric si aspettasse questa vittoria non è esatto, però la desiderava tanto. Dopo il ritiro al Croazia, voleva dare il meglio di sé.
Ma lo sloveno è così. Gentile, forte, educato, intelligente e meticoloso. Uno come lui, anche se a questo mondiale gravel non ha potuto dedicare troppo tempo, si è certamente informato bene su percorso, scelte tecniche, meteo… Ricordiamoci di come ha vinto la Sanremo lo scorso anno, con “l’invenzione” del reggisella telescopico.
Matej chiude così il suo 2023 con un’altra vittoria, sei in tutto. E continua il suo feeling con la maglia iridata: era stato campione del mondo juniores nel 2012 e under 23 l’anno successivo, su strada ovviamente.
Matej Mohoric (classe 1994) arriva con la bici in mano a Pieve di Soligo e conquista la sua terza maglia iridata UCISul podio lo sloveno Mohoric, il belga Vermeersch e l’inglese Connor SwiftVelasco, campione italiano ed ex biker, è stato il primo azzurro: 7° a 7’51 da Mohoric. Ieri l’elbano era al LombardiaMatej Mohoric (classe 1994) arriva con la bici in mano a Pieve di Soligo e conquista la sua terza maglia iridata UCISul podio lo sloveno Mohoric, il belga Vermeersch e l’inglese Connor SwiftVelasco, campione italiano ed ex biker, è stato il primo azzurro: 7° a 7’51 da Mohoric. Ieri l’elbano era al Lombardia
Iridato in locanda…
E il suo meglio lo dà vivendo la corsa, più che preparandola. Lo sloveno ha infatti gareggiato senza potenziometro. Ha saputo della potenza media da Swift e Vermeesch e ammette che anche se l’avesse avuto, avrebbe creduto fosse rotto, tanto andavano forte.
«Sapevo che tutti eravamo a tutta – aggiunge Mohoric – ma non dovevo finirmi del tutto. Ho dovuto gestire le mie energie molto bene, grazie anche al supporto della squadra. Ogni ora mi assicuravo di mangiare almeno 120 grammi di carboidrati e ai rifornimenti prendevo gel e borracce che la squadra mi passava».
Scivolone a parte la corsa di Mohoric è stata “tranquilla”. Certo, litigata con elicottero esclusa: «In cima ad una salita ho cercato di mandare via l’elicottero perché stava alzando troppa polvere. No, non era una mosca quel gesto».
La corsa gli è piaciuta così tanto che Mohoric ci tornerebbe: «Il mio programma su strada è molto fitto, sarebbe difficile partecipare spesso anche alle gare gravel, ma sicuramente non abbandonerò la disciplina. Poi con i panorami che abbiamo visto oggi ci tornerei anche in vacanza. Magari fermandomi a bere del buon vino e a mangiare il prosciutto di questa parte di Veneto!».
Se dunque vedrete un ragazzo in maglia iridata fermo in qualche locanda della zona, probabilmente sarà lui.
CHIAVARI – Quando lo speaker annuncia che c’è un uomo solo al comando nel tratto in discesa, e che si tratta di Lorenzo Finn, ci vengono in mente le sue parole di questa mattina. Il giovane ligure corre a pochi chilometri da casa e conosce bene quelle curve. Un allungo a 30 chilometri dal traguardo che però non porta un vantaggio in termini di tempo. A Chiavari si è presentato un gruppetto di nove corridori e la volata viene vinta dal francese Maxime Decomble, che anticipa Storm Ingebrigtsen e Lorenzo Mottes (foto Fruzzetti in apertura). Una volta tagliata la linea di arrivo in centro a Chiavari Lorenzo Finn ci spiega tutto:
«Non volevo attaccare – dice confrontandosi anche con Lorenzo Mottes, della rappresentativa trentina – quella strada la conosco così bene che mi è bastato semplicemente far correre la bici per prendere un po’ di vantaggio. Secondi importanti che una volta finita la discesa mi sono serviti per rifiatare, mancavano 30 chilometri alla fine, non potevo pretendere di andare via da solo».
Finn, a sinistra e Mottes, a destra, si confrontano sulla tappa appena conclusaFinn, a sinistra e Mottes, a destra, si confrontano sulla tappa appena conclusa
Sigillo francese
La nazionale transalpina ha fatto il diavolo a quattro oggi, anzi a tre, come i corridori inseriti nella fuga. Sin da questa mattina a Portofino si parlava del disegno particolare di questa seconda tappa del Giro della Lunigiana. Poco meno di 100 chilometri, ma con tutte le difficoltà altimetriche racchiuse nella prima metà. Tre GPM: di terza, seconda e prima categoria, “denti aguzzi” pronti a ribaltare la classifica generale.
I francesi hanno preso in mano la corsa dai primi chilometri, con l’intento di attaccare e mettere in difficoltà il leader della generale, Jarno Widar. Il belga è rimasto fuori dal primo attacco, e insieme a Nordhagen, secondo in classifica, ha cercato di rientrare. Il punto di svolta è arrivato nei chilometri finali del Passo del Portello, terza e ultima salita di giornata, quando Nordhagen è rientrato sui primi, mentre Widar non ha colmato il buco, rimanendo ad una manciata di secondi.
«L’attacco di Bisiaux – racconta il vincitore di oggi, Decomble – era previsto, una volta andati via siamo rientrati in due: Sanchez ed io. Appena abbiamo capito che Widar era rimasto indietro siamo andati a tutta. Bisiaux è il nostro leader, ma oggi era necessario che tutti tirassero per fare in modo di ridurre i pretendenti alla vittoria finale».
«Quando è rientrato anche Nordhagen – gli fa eco Finn – abbiamo iniziato a girare per guadagnare sempre più tempo. Un belga si è fermato ad aspettare Widar, ma in due non avevano tante chance di rientrare. Anche io avevo il mio interesse, perché Gualdi, il migliore degli italiani, era rimasto in gruppo. Infatti sono riuscito a strappargli la maglia azzurra».
Il francese Decomble, vincitore di giornata, e Nordhagen aspettano la premiazioneIl norvegese ha strappato la maglia di leader a Widar, che ha pagato più di 3 minutiPer Finn la maglia azzurra, simbolo del primato per la classifica dedicata ai corridori italianiIl francese Decomble, vincitore di giornata, e Nordhagen aspettano la premiazioneIl norvegese ha strappato la maglia di leader a WidarPer Finn la maglia azzurra, simbolo del primato per la classifica dedicata ai corridori italiani
Il sorriso di Mottes
Lorenzo Mottes taglia il traguardo contento e soddisfatto, si è lanciato nella volata e ne è uscito terzo. L’azione di oggi gli ha permesso di guadagnare tempo sui diretti rivali e di consolidare la sua posizione in classifica generale. Il suo tecnico, però, gli dà una “tiratina” di orecchie quando scopre che ai meno 3 dall’arrivo gli sono venuti i crampi. «Dovevi alzare la mano – gli dice – farti furbo, venire in ammiraglia e prendere un gel, qualcosa. Respiravi un attimo e poi saresti tornato nel gruppetto».
«L’obiettivo di giornata – racconta Mottes – era quello di anticipare, non credevo di poter fare così bene su una salita così lunga (il riferimento è al Passo del Portello, ndr). Quando ho visto Finn entrare nella fuga l’ho inseguito, ci divideva un solo secondo e potevo giocarmi la maglia di miglior italiano. Con il passare dei chilometri mi sentivo bene, ho sofferto un po’ gli ultimi 3 chilometri, dove siamo andati veramente forte. Lì mi si sono “inacidite” un po’ le gambe. Non sono abituato a questi livelli (dice con una risata, ndr) ma rispetto allo scorso anno ho visto che sono più vicino ai loro ritmi. Prima li vedevo quasi irraggiungibili, ora riesco a starci attaccato più facilmente».
Mottes riceve un “tiratina” di orecchie dopo l’arrivo, ma tutto sommato è contento per quanto fatto Mottes riceve un “tiratina” di orecchie dopo l’arrivo, ma tutto sommato è contento per quanto fatto
I problemi al ginocchio
In questa stagione il nome di Lorenzo Mottes è uscito maggiormente nei primi posti degli ordini di arrivo. Ha lottato spesso con lo stesso Finn, l’ultima volta nella Collegno-Sestriere, dove i due hanno occupato il primo ed il secondo posto.
«Nel 2023 riesco ad avere molta più continuità – dice – ho risolto un problema al ginocchio che mi ha dato fastidio lo scorso autunno. Avevo un problema alla cartilagine, sistemato grazie a degli esercizi di stretching che mi permettono di non avere dolore. Negli allenamenti spingo molto meglio e in corsa questo si vede. Ultimamente sto andando davvero bene, peccato per oggi, avrei preferito prendere la maglia azzurra (quella del miglior italiano, ndr). Però ho visto che è un obiettivo che può essere sempre più concreto, nelle prossime due tappe proverò ad attaccare Finn. Ci separa un solo secondo al momento, in più nella classifica generale sono solidamente in top 10, grazie ai quasi 3 minuti guadagnati oggi sugli altri».
Chiavari ci ricorda che è ancora estate, con un sole che batte forte sulle teste dei presenti, mentre l’aria si riempie del profumo di salsedine. Il centro si svuota in fretta, rimangono i curiosi sotto al palco delle premiazioni e qualche corridore che fa “girare” le gambe per defaticare. Domani la battaglia si accenderà di nuovo e tocca essere pronti.
Vittorio Podestà rinuncia alla quarta Olimpiade. L'incidente di Zanardi è stato decisivo. Sarebbero andati per chiudere insieme. Una decisione definitiva
Prosegue spedito il processo di consolidamento e quello di promozione del progetto di marketing territoriale veneto ”Gravel in the Land of Venice”. Un consolidamento che poggia anche sulla definizione di un’importante partnership con una storica realtà di settore italiana e sull’organizzazione di tre prossimi eventi e press tour dedicati alla bici gravel.
Ciclo Promo Components, azienda commerciale con sede a Loria, in provincia di Treviso, ha recentemente definito un accordo per poter rivestire il ruolo di partner tecnico in tutti gli tutti eventi ”Gravel in the Land of Venice”. L’azienda dei fratelli Campagnolo, distributrice ufficiale presso la rete dei negozianti bike in Italia di alcuni dei marchi più richiesti dal mercato, ha creduto fin da subito nel progetto gravel di Regione Veneto, decidendo al tempo stesso di fornire alcuni specifici prodotti per il bikepacking che saranno messi a disposizione di tutti i partecipanti.
Ciclo Promo fornisce al progetto “Gravel in the Land of Venice” dei prodotti Topeak specifici per il bikepackingCiclo Promo fornisce al progetto “Gravel in the Land of Venice” dei prodotti Topeak specifici per il bikepacking
Vero marketing territoriale
Con la comunicazione ufficiale dell’ingresso di “Gravel in the Land of Venice” nel portale istituzionale dedicato al turismo della Regione Veneto – www.visitveneto.eu – promosso dalla Rete d’Impresa “Cycling in the Venice Garden”, le attività per la promozione del progetto stesso sono immediatamente partite. Ed una prima, concreta azione sarà rappresentata dai press tour con la stampa italiana e straniera che si svolgeranno sui percorsi del progetto tra giugno e settembre.
Un altra importante azione direttamente finalizzata a far conoscere ed esplorare il territorio con la bici gravel è rappresentata dagli eventi organizzati dal Team Pedali di Marca e Green Sport Events, che ricordiamo essere La Ronda Fiandre Trevigiane (che si è svolta ad aprile a Conegliano e che ha contato oltre mille partenti), la 3Epic del 2/4 giugno, un evento dedicato alla Giornata Mondiale della Bicicletta in programma ad Auronzo di Cadore lungo numerose ciclabili e strade bianche forestali del territorio, le Terre Nobili Gravel bikepacking del 16/17 giugno, un cicloviaggio che parte nel cuore della città di Padova e attraversa la fascia collinare pedemontana, ed il Marca Bianca: evento quest’ultimo sempre gravel che il 15 ottobre si svilupperà tra le colline di Asolo, del Prosecco e del Montello. L’azione successiva sarà la costruzione e la vendita dell’offerta turistica gravel in Veneto.
Ciclo Promo, azienda veneta, ha definito un accordo per diventare partner tecnico di ”Gravel in the Land of Venice”.Ciclo Promo, azienda veneta, ha definito un accordo per diventare partner tecnico di ”Gravel in the Land of Venice”.
Una grande occasione
«Il cicloturismo – ha dichiarato Massimo Panighel, ideatore del progetto Gravel in the Land of Venice – è un asset strategico per la nostra Regione. Grazie all’attività organizzativa che abbiamo svolto per Gravel in the Land of Venice abbiamo avuto modo di mappare oltre 6.000 chilometri di strade bianche, di sentieri, di ciclabili e di strade a basso traffico in ogni provincia del Veneto. Abbiamo realizzato le tracce in Gpx, l’altimetria e l’editing di ogni percorso, inserendo tutto nel portale dedicato (qui il link). Un progetto unico nel suo genere, che non ha altri precedenti in Italia. E questo anche grazie alla visione strategica dell’Assessorato al Turismo della Regione che ci ha creduto fin dall’inizio».
«Sarà una straordinaria opportunità per gli operatori turistici veneti e per gli ospiti – ha confermato Giulia Casagrande, Presidente della Rete d’Impresa Cycling in the Venice Garden – italiani ma soprattutto stranieri. Il lavoro condotto in questi anni dalla Rete, in stretta sinergia con l’Assessorato al Turismo della Regione Veneto, ha dato frutti davvero importanti, ed oggi, grazie al progetto Gravel in the Land of Venice, il Veneto può a pieno titolo essere considerata una delle destinazioni ciclo turistiche più attrattive del Paese».
Gravel in the Land of Venice, un sogno a cinque sensi. Un viaggio concreto, tangibile. Qualche tempo fa vi avevamo spiegato di cosa si trattasse (cliccando qui potrete scoprire tutto). A distanza di qualche mese abbiamo ascoltato di nuovo il patron di questo progetto, Massimo Panighel.
Il Veneto è una regione totale dal punto di vista del territorio. Si va dalle città d’arte ai piccoli borghi agricoli. Dal mare alle montagne, dalle colline ai grande centri urbani della pianura. Sono le sconfinate terre di Venezia che dai tempi del doge hanno reso forte e centrale queste zone. Territori che proprio in virtù di quanto detto sono il palcoscenico perfetto per pedalare.
Massimo Panighel, ideatore di Gravel in the Land of the Venice, è stato anche nel comitato che ha organizzato la recente tappa delle Tre Cime al GiroMassimo Panighel, ideatore di Gravel in the Land of the Venice, è stato anche nel comitato che ha organizzato la recente tappa delle Tre Cime al Giro
Mappatura (quasi) totale
Il viaggio, la scoperta, la cultura, la tecnica, la fatica, le tradizioni… e un pizzico di “competizione” con sé stessi. Competizione con due virgolette grosse così. Sarebbe meglio dire: voglia di mettersi in gioco. In base all’impegno profuso si possono cogliere diversi livelli di brevetti.
«Il progetto Gravel in the Land of Venice – spiega Massimo Panighel – va avanti a gonfie vele. Sono stati caricati 60 percorsi degli 80 previsti e adesso stiamo completando la capillare offerta territoriale con le ultime province. Tutto è pronto, manca giusto la fase di upload dei percorsi mancanti, per arrivare al meglio in vista dell’epilogo con leTerre Nobili, evento (non competitivo) che è in programma il 16 e 17 di giugno».
Ma tutto questo grande progetto va anche promosso, messo sul piatto e sfruttato nel concreto.
«Questo – va avanti Panighel – spetterà al consorzio di promozione turistica locale e ai vari enti sul territorio. La Regione Veneto, in primis, per fare in modo che un portale edito da appassionati possa diventare un prodotto del territorio legato al cicloturismo».
E in quanto a promozione e territorio c’è un aspetto molto importante da sottolineare. È grazie alla rete d’impresa Cycling in the Venice Garden, che è stato possibile far entrare nel portale istituzionale della Regione (veneto.eu) il progetto Gravel in the Land of Venice. In questo modo diventa un progetto ufficiale, patrocinato da una regione che nel ciclismo crede moltissimo. Basta vedere il recente arrivo del Giro sulle Tre Cime di Lavaredo.
Con Gravel in the Land of Venice si va dalle città d’arte…(foto Instagram)Alle sterrate di montagna (foto Instagram)Il tutto senza dimenticare le bellezze delle colline che corrono per tutto il Veneto da Est ad OvestGravel in the Lands of Venice: la mappa delle provinceCon Gravel in the Land of Venice si va dalle città d’arte…(foto Instagram)Alle sterrate di montagna (foto Instagram)Il tutto senza dimenticare le bellezze delle colline che corrono per tutto il Veneto da Est ad OvestGravel in the Lands of Venice: la mappa delle province
Il territorio al centro
Territorio e bici, molto spesso sono legati da una terza parola: passione. Elemento fondamentale non solo per portare avanti un progetto di ampio respiro come questo, ma anche solo per pensarlo. E questa passione si traduce nel concreto con la creazione dei percorsi, con la ricerca delle strade più adatte e dei loro collegamenti… almeno per chi appunto lo organizza. Mentre gli altri se lo devono godere.
«L’idea dei percorsi è nata da me – spiega Panighel – perché ho collegato il percorso ad un nome che a sua volta lo rimanda al territorio. L’esempio di Dolomiti: ovviamente si pensa alle strade che sono vicino a Cortina. Se parlo del Mandorlato ti fa capire di essere nel veronese. Si è voluto giocare su questo abbinamento».
«All’interno dei vari percorsi si è cercato di non di utilizzare come base le ciclabili già esistenti – e ce ne sono circa 2.000 chilometri mappati dalla Regione Veneto – ma di sfruttarle tuttavia come spina dorsale per creare questi percorsi del gravel che escono dagli itinerari tradizionali. In questo modo siamo arrivati ad avere 6.000 chilometri dedicati al gravel su 80 percorsi. Insomma è un collage all’interno delle varie province che valorizza le tipicità legate all’arte, alla storia, alla cultura, all’enogastronomia e quindi dà così un senso in più al percorso».
L’evento non competitivo Terre Nobili, è un’occasione per pedalare in compagnia e mettere un tassello al proprio brevetto Gravel in the Lands of VeniceL’evento Terre Nobili è un’occasione per pedalare in compagnia e mettere un tassello al proprio brevetto Gravel in the Lands of Venice
Flussi e brevetto
Ora che la bella stagione sta arrivando, ci s’interroga sui flussi. In pratica quante persone pedaleranno su questi 80 itinerari?
«Principalmente chi pedala sui sentieri di Gravel in the Land of Venice è un ciclista di vicinanza, come si suol dire, cioè prevalentemente veneti, lombardi, friulani… Ma la volontà sarebbe quella di riuscire a creare un format che possa essere un invito anche per gente da fuori.
«E’ un format nuovo che non esiste in Italia. Mi sono confrontato anche con dei ragazzi della Toscana che stanno cercando di capire come promuovere progetti simili dalle loro parti. La domanda di base è: se domani torno da queste parti cosa faccio? Ecco, Gravel in the Land of Venice con i suoi 80 percorsi ti dà la possibilità di girare il Veneto».
Per quest’anno il brevetto rimarrà ancora nella formula di 12 itinerari liberi. Il prossimo anno invece dovranno essere affrontati almeno uno per provincia e i cinque restanti (le province in Veneto sono sette) si possono invece fare liberamente. E per chi ci riesce: ecco pronta una medaglia di finisher. Qui tutte le regole del brevetto.
Si chiama Fabulous Veneto, la rete di imprese che operano a diverso titolo e a diverso livello su tutto il territorio regionale in ambito turistico e produttivo. L’obiettivo dell’organizzazione è quello di promuovere il territorio e le sue ricchezze artistiche e naturali includendo le proprie città d’arte, le Ville Venete, le Dolomiti e tanto, tantissimo altro ancora. Tutte esperienze uniche che hanno solo la necessità di farsi conoscere ed apprezzare dal mondo del turismo, anche attraverso itinerari in bicicletta oppure a piedi.
Chi parteciperà a “California 2023” lo farà in sella ad una bici pedalando nello stato americano per eccellenzaChi parteciperà a “California 2023” lo farà in sella ad una bici pedalando nello stato americano per eccellenza
Guidati da Moser
“California 2023” è l’originale iniziativa – promossa attraverso un bando della Regione Veneto – che vede impegnati i promotori di Fabulous Veneto in un emozionante “tour” in bici nell’iconico Stato americano, per presentare l’intera filiera turistica regionale a quello che è considerato un mercato obiettivo: la West Coast americana, appunto. Durante questo giro a tappe, verranno incontrati potenziali “stakeholders” locali quali tour operator, operatori/aziende, istituzioni e potenziali turisti. Fabulous Veneto è convinta che questo tour possa rappresentare una grande occasione per far conoscere il Venetoe le sue bellezze naturali ed artistiche ai potenziali turisti e agli imprenditori californiani, allo stesso tempo promuovendo le realtà imprenditoriali venete e creando nuove opportunità di business.
Tra i membri principali del team “Fabulous” è incluso ancheFrancesco Moser, testimonial di grande rilievo (gli altri sono l’ex pro’ Marco Benfatto e lo Youtuber Federico Dalla Palma) e guida in bici per l’intero tour.
Queste le maglie disegnate e realizzate da GSGFrancesco Moser sarà il testimonial del team “Fabulous”Queste le maglie disegnate e realizzate da GSGFrancesco Moser sarà il testimonial del team “Fabulous”
“Tappa” alla Sea Otter Classic
Le date e le tappe dell’iniziativa sono state organizzate per poter raggiungere sui pedali una delle principali fiere di settore: la “Sea Otter Classic”, dove lo stesso tour si concluderà.
Arrivati a Los Angeles, il gruppo si sposterà pedalando sulle colline di Pasadena e poi in direzione nord. La partecipazione in bicicletta è aperta a chiunque volesse. Tutte le escursioni in bici vedranno protagonista la bicicletta, davvero un mezzo ideale per visitare la costa californiana, ed i Fantic Dealer sempre accompagnati dallo “Sceriffo di Palù”. Arrivati alla Sea Otter Classic, dopo aver pedalato lungo la famosa 17 Miles Drive in direzione Monterey, il gruppo ripartirà successivamente verso l’ultima e suggestiva tappa, quella con arrivo San Francisco. Sono partner e sostenitrici dell’iniziativa le realtà di settore Fantic Motor, GSG (che ha realizzato le bellissime maglie ufficiali), FSA e Vision.
Pochi giorni fa ci è arrivato un comunicato stampa che annunciava la nascita del Giro del Veneto juniores (presentato pochi giorni fa con la presenza di Dagnoni, foto apertura Alessandro Billiani). Una notizia molto importante, da approfondire assolutamente, tra le parole ed i nomi di quelle poche righe spunta quello di Alberto Ongarato (il secondo da sinistra in apertura). L’ex corridore professionista è diventato da una decina di anni uno dei vicepresidenti della SC Padovani. Una società ciclistica pluricentenaria, nonché la più longeva d’Italia, che negli anni ha organizzato tanti eventi.
Ongarato è stato professionista dal 1998 al 2011 ha chiuso la sua carriera in VacansoleilOngarato è stato professionista dal 1998 al 2011 ha chiuso la sua carriera in Vacansoleil
Il cambio di pelle
La SC Padovani è una delle colonne portanti del ciclismo italiano, dalle sue squadre sono usciti campioni di ogni genere, l’ultimo in ordine temporale è Alberto Dainese. Quella della società veneta è una storia a 360 gradi nel mondo del ciclismo.
«Agli inizi, nel 1909 – racconta Ongarato, professionista dal 1998 al 2011 – la Padovani ha organizzato una tappa del primo Giro d’Italia. L’arrivo era a Prato della Valle, sede di partenza di questo primo Giro del Veneto juniores. Negli anni la società ha cambiato pelle molte volte e, dieci anni fa, su richiesta del Presidente Galdino Peruzzo, ho preso la carica di vicepresidente. Dal 2014 abbiamo creato le squadre giovanili: dagli esordienti agli juniores, collaboriamo anche con una società di Padova che ha i giovanissimi. Dallo stesso anno la Padovani ha organizzato anche la Gran Fondo Città di Padova. Il Covid, poi, ha stravolto questo mondo ed abbiamo deciso di cambiare e organizzare una gara per gli juniores, la categoria più importante a livello giovanile».
In Italia ci sono quattro corse a tapper per gli juniores, di cui due di livello internazionale, una di queste è il Giro della LunigianaIn Italia ci sono quattro corse a tapper per gli juniores, di cui due di livello internazionale, una di queste è il Giro della Lunigiana
Una gara a tappe per questa categoria è una grande novità.
Quella di avere una corsa a tappe, addirittura di quattro giorni, è una necessità che in questa categoria si sente molto. Viene gestita in maniera estremamente professionale e così tutto intorno deve seguire il passo. Il ciclismo è in grande evoluzione, guardate al mondo del professionismo com’è cambiato in pochi anni. In Italia ce ne stiamo accorgendo con un po’ di ritardo, ma la strada è ormai delineata, tocca a noi seguirla.
Avete avuto una pronta risposta?
Abbiamo aperto le iscrizioni a novembre e dopo venti giorni avevamo già raggiunto il numero massimo di squadre: 30! Nei mesi successivi ci sono arrivate altre richieste, ora siamo a quota 33 team. In poco tempo tutti i diesse ci hanno richiamato per confermare la loro partecipazione. Dovremo dire dei no, e siamo solo al primo anno di questa corsa.
Di corse a tappe per juniores in Italia ce ne sono poche, solo quattro.
E’ un’esigenza che si sente, parlando con vari diesse ed addetti ai lavori. Fare una corsa a tappe permette di crescere e maturare molto, sia dal punto di vista tecnico che fisico. All’estero i ragazzi ne fanno molte di più e la differenza si vede, i nostri ragazzi quando si confrontano a livello internazionale fanno fatica.
La SC Padovani negli ultimi anni ha organizzato la Gran Fondo Città di Padova (foto Facebook)La SC Padovani negli ultimi anni ha organizzato la Gran Fondo Città di Padova (foto Facebook)
Si tratta di una gara nazionale?
Sì, è una 2.14, questo vuol dire che le squadre partecipanti saranno praticamente tutte italiane. C’è spazio per invitare tre team stranieri, nei giorni scorsi è arrivata anche la richiesta dal Cannibal Team (la squadra Development della Bahrain Victorious, ndr).
Vi prospettate di crescere?
L’obiettivo è quello, vogliamo fare le cose al meglio. Per la prima edizione è importante che si riesca a lanciare l’evento, ma non nascondo che vogliamo arrivare allo status di corsa internazionale.
Arrivate dalle Gran Fondo, cambiare pelle è stato difficile?
No, organizzare una Gran Fondo è molto più impegnativo a livello logistico. Le strade devono rimanere chiuse per più tempo, in una corsa in linea dopo una decina di minuti dal passaggio dei corridori le strade vengono subito riaperte.
Dal 2014 la storica società veneta ha dato vita alle due squadre giovanili (foto Alessandro Billiani)Dal 2014 la storica società veneta ha dato vita alle due squadre giovanili (foto Alessandro Billiani)
E dal punto di vista di staff e personale?
Per organizzare la Gran Fondo Città di Padova venivano impiegate 500 persone tra chiusura strade, staff e tutto il resto.
L’organizzazione come procede?
Spedita! Siamo a buon punto, abbiamo già definito tutte gli arrivi di tappa e le partenze, ne manca solo una. Anche i vari percorsi sono già praticamente pronti, a breve saranno anche pubblicati sul sito, che tra pochi giorni verrà messo online.
Per il pernottamento dei team?
Anche in questo caso è tutto a posto, probabilmente riusciremo a mettere tutte le squadre in un hotel unico.
Le sfaccettature del ciclismo sono infinite e una di quelle in termini di coinvolgimento sportivo è riposta nella valorizzazione del territorio. E’ un concetto bilaterale, perché sport come quello delle due ruote sono in grado di regalare al territorio valore e interesse proprio come lo stesso fa ricambiando quanto ricevuto. Non è un’equazione esatta, ma rappresenta la giusta direzione da percorrere. Ad accorgersene e a farne un impegno della propria attività sonoFilippo Pozzato e la sua PP Sport Events.
Da questa visione è nato il progetto Ride the Dreamland, un nome che dice tutto: pedalare nella terra dei sogni, siano essi sportivi, sociali o culturali. La terra prescelta è ilVeneto con tutte le sue peculiarità.
Fra le ultime manifestazioni organizzate da Filippo Pozzato c’è il Mondiale Gravel 2022Fra le ultime manifestazioni organizzate da Filippo Pozzato c’è il Mondiale Gravel 2022
Pianificazione sul territorio
Il tutto si è svolto nell’arco di otto giorni, prima col Mondiale Gravel (8-9 ottobre) e poi le corse di Ride the Dreamland (12-16 ottobre), con un unico comune denominatore: la Regione Veneto. PP Sport Events si è infatti posta l’obiettivo di esaltare quanto più possibile il territorio regionale nella sua totalità. Non è un caso che gli eventi abbiano toccato ben cinque province: Venezia, Padova, Vicenza, Treviso e Rovigo. Il 2022 organizzativo è stato caratterizzato dall’edizione numero uno del Mondiale UCI Gravel, a seguire Giro del Veneto, Serenissima Gravel, Social Ride VENEtoGO e Veneto Classic, ormai riconosciuti come appuntamenti di chiusura della stagione professionistica.
«I numeri ci confermano – spiega Filippo Pozzato – che la strada intrapresa è quella giusta. Abbiamo dimostrato che il ciclismo è veicolo straordinario per la promozione del territorio, ma questo è solo un punto di partenza, abbiamo ancora tante idee e progetti da portare avanti. Ci piacerebbe confermare sempre di più le nostre corse come appuntamenti chiave del finale di stagione, continuando allo stesso tempo ad investire sul gravel, del quale organizzeremo un nuovo Mondiale UCI nel 2023.
«Inoltre, ci tengo a ribadire che noi non abbiamo il semplice obiettivo di organizzare gare di ciclismo, bensì quello di organizzare eventi ciclistici che, a contorno della gara, offrano al pubblico divertimento, cibo e musica, in un territorio unico come quello veneto».
Unire le corse amatoriali e giovanili è un aspetto interessante per avvicinare gli appassionati ai pro’Unire le corse amatoriali e giovanili è un aspetto interessante per avvicinare gli appassionati ai pro’
Attrarre persone
Uno dei fattori che servono all’equazione per funzionare e creare eventi appetibili e che apportino un beneficio al territorio sta proprio nel coinvolgere il maggior numero di persone.
«La nostra qualità – dice Pozzato – dev’essere quella di fare qualcosa di diverso dagli altri se vogliamo distinguerci ed emergere. Con la Serenissima e con la Veneto Classic non abbiamo la storicità che si può avere magari con altre corse più blasonate dei nostri competitor. Uno dei nostri obiettivi è appunto quello di rendere il ciclismo più attrattivo per la gente. Questa è una cosa in cui credo molto.
«Secondo me – prosegue – abbiamo un problema grave. L’utente medio che guarda il ciclismo ha un’età troppo alta. Per avvicinare i giovani dobbiamo fare qualcosa che sia divertente. Non solamente per farli venire a vedere le corse, ma anche per invogliarli a praticare ciclismo. Secondo me bisognerebbe fare squadra tutti quanti insieme su questo, cosa che non si è ancora capita in Italia. Anzi si fa la lotta l’uno con l’altro per fare del male agli altri. E’ una cosa stupida, che lede a tutti i settori. A guadagnarci sarebbe sempre il ciclismo».
Portare il ciclismo nei centri storici è il modo per fare incontrare ciclismo e culturaPortare il ciclismo nei centri storici è il modo per fare incontrare ciclismo e cultura
Investire sui giovani
Ciò che è il ciclismo oggi può essere stravolto nel giro di pochi anni. La nascita di una disciplina come il gravel ha rappresentato un’opportunità nuova che la PP Sports Events ha saputo cogliere e valorizzare. Avvicinare e abbracciare mondi al di fuori del professionismo è un’altra chiave di lettura che contiene risvolti interessanti. Come la gara degli amatori affiancata a quella dei pro’ durante la corsa iridata gravel.
«Quello è un regolamento UCI – spiega Pozzato – secondo me è molto buono, perché avvicina gente e dà la possibilità all’appassionato praticante di confrontarsi con i professionisti partendo insieme. Una formula vincente copiata dalle maratone. Questo sicuramente è un vantaggio per chi organizza.
«Per quanto riguarda i giovani – dice – noi cerchiamo sempre di fare qualcosa con le scuole. Molti competitor ci stanno copiando ed è una cosa di cui andiamo fieri e spingiamo, perché si continui in questa direzione. E’ giusto che ci sia concorrenza, noi abbiamo iniziato nel 2020 mettendo i bambini sulle bici e portandoli sulla pump truck, insegnando loro a giocare e divertirsi sulle due ruote. Il tutto coronato da un’ospitality dedicata alle nostre corse per i più piccoli che avevano partecipato alle attività. Crediamo molto nei giovani. E’ vero che organizziamo corse per professionisti e amatori ma se non si investe subito sui giovani tra 10 o 15 anni i numeri saranno sempre minori».
Il gravel è un’occasione per addentrarsi in modo più delicato nel territorioIl gravel è un’occasione per addentrarsi in modo più delicato nel territorio
Non sempre si è compresi
L’apporto economico totale sul territorio negli otto giorni di ciclismo è stato di circa 9 milioni di euro, con 110 mila spettatori complessivi accorsi lungo le strade per incitare i corridori e 4,2 milioni che invece si sono goduti lo spettacolo da casa. Non sempre però l’opinione pubblica ha supportato quanto fatto da Pippo e la sua organizzazione.
«Sono molto arrabbiato – afferma Pozzato – con alcuni giornali e Tv che si focalizzano sulla polemica generica. Invece di concentrarsi sulla gara in sé e sull’apporto che portiamo al territorio, si preferisce far notare gli eventuali disservizidovuti alla chiusura della strada per il passaggio di una gara. Gli eventi secondo me devono diventare patrimonio della città, non di Pozzato e la PP Sports Events.
«Se noi facciamo un evento su Vicenza, dev’essere la città stessa che ne trae beneficio e a sua volta avere riscontri in termini di attrattività. Alcune televisioni locali si focalizzano invece sul creare polemiche sui disagi creati dall’arrivo del Giro del Veneto, senza coglierne le potenzialità. Nonostante ci sia un apporto economico evidente, spesso il ciclismo non viene valorizzato come meriterebbe. Noi però sappiamo che stiamo facendo la cosa giusta e la direzione è vincente. Abbiamo la Regione alle spalle, le istituzioni ci credono e i numeri in crescita stanno avvalorando la nostra visione. Rispetto al 2021 abbiamo migliorato sotto più aspetti e il ritorno è stato significativo in termini di soddisfazioni della gente e partecipazione. Creiamo interesse e sempre più contatti, per questo sono ottimista per il 2023 e il futuro».
Le città e i luoghi toccati dalle gare di PP Sports Events vengono valorizzati con attività oltre lo sportLe città e i luoghi toccati dalle gare di PP Sports Events vengono valorizzati con attività oltre lo sport
Veneto in poppa
Una certezza ha sempre accompagnato Pozzato e la sua PP Sport Events fin dal suo primo giorno, la Regione Veneto. «Le amministrazioni ci credono molto – puntualizza Pippo – Vicenza che ho citato prima, ha ospitato la partenza del Mondiale Gravel e l’arrivo del Giro del Veneto. La mia critica non è assolutamente rivolta a loro, che sono le prime a mettere a disposizione quanto possono.
«Poi c’è la Regione Veneto, che è sempre stata al nostro fianco. Luca Zaiaè da sempre un sostenitore del ciclismo. Con il Giro d’Italia e tutto quello che c’è intorno conosce il potenziale che questo sport ha nei confronti del territorio. Non abbiamo inventato un modo di fare ciclismo. Semplicemente questa è la formula cui tutti aspirano e che provano ad applicare ovunque.
«Non vogliamo fare una corsa di bici per gli appassionati e basta. Il nostro scopo – conclude – rimane fare un evento che porti dell’attività sul territorio e un apporto economicoa macchia d’olio. Un altro obiettivo è quello di creare un interesse che invogli a tornare. Un esempio semplice è il tifoso straniero che arriva per seguire il proprio beniamino e decide di tornare, venendo accolto da tutte quelle attività socio-culturali che il Veneto e le sue realtà sono in grado di offrire. Questa è un occasione che non dobbiamo sprecare».
L’esordio del mondiale gravel è alle spalle. l’Italia è stata protagonista della consacrazione iridata di una disciplina nuova che sta attirando sempre di più l’interesse del movimento ciclistico in generale. Filippo Pozzato ha timonato l’organizzazione della sua PP Sport Events sapientemente portando a casa una prima edizione esemplare, ricca di nomi importanti e senza lacune di alcun tipo dal punto di vista del percorso e della sicurezza.
I mondiali donne e uomini si sono corsi in un territorio che rappresenta un polmone del ciclismo in Italia e non solo. Per il Veneto le due ruote a pedali sono una cosa seria e questa due giorni di corse su sterrato ne è stata la dimostrazione. Il pubblico ha risposto numeroso. L’aria dell’autunno ha dipinto le rive dei canali vicentini per poi addentrarsi accarezzando Padova ed infine con l’arrivo degno di un quadro rinascimentale dentro le mura di Cittadella. Pippo è provato, ma sorridente, il clima è disteso e i calici di prosecco dello staff e dei collaboratori si alzano in un sentimento di soddisfazione e orgoglio per quanto fatto. E’ ora di festeggiare.
Pozzato ha guidato l’organizzazione con l’esperienza della Serenissima Gravel alle spalleQui la nazionale italiana in compagnia del presidente Cordiano Dagnoni prima della partenzaPozzato ha guidato l’organizzazione con l’esperienza della Serenissima Gravel alle spalleQui la nazionale italiana in compagnia del presidente Cordiano Dagnoni prima della partenza
Podi degni dell’iride
Spesso per determinare la valenza di una corsa ci si affida alla lista partenti e all’ordine d’arrivo. Nei mesi che precedevano questa rassegna iridata i dubbi e gli interrogativi non sono mancati. Una disciplina nuova partita da una vena turistica rivolta al viaggio e all’esplorazione che da qualche tempo si sta iniziando a vestire di agonismo. I pro’ hanno spazzato via ogni dubbio rispondendo “presente” a questo mondiale.
La starting list vedeva nomi come Sagan, Van der Poel, Van Avermaet, Lutsenko, Stybar, Lopez. E poi la nazionale italiana con il tricolore Zana, Oss, De Marchi, Ballerini, per citarne alcuni. Così come per le donne con Pauline Ferrand Prevot, la fuoriclasse pluriridata nella Mtb cross country, short track e marathon. Le azzurre Bertizzolo, Sanguineti, Guarischi, e le specialiste del cross country Teocchi e Lechner.
«Abbiamo avuto – dice Pozzato – un ottimo campione del mondo come Vermeersch che ha disputato una gara bellissima. Secondo Daniel Oss che è un nome importante per il panorama italiano e non solo. Terzo Van der Poel, quarto Van Avermaet, nomi che danno un segnale chiaro e forte che ci sono corridori importanti che credono in questo e l’hanno dimostrato perché hanno interpretato la corsa dando anche spettacolo, non sono venuti qua per partire e basta. Stesso discorso per le donne con la campionessa Pauline Ferrand Prevot davanti alla Frei e alla nostra Teocchi terza».
Partenza maxi con un’organizzazione che ha funzionato alla perfezioneTra gli ospiti incuriositi c’era anche Tadej Pogacar: si è cercato a lungo di farlo partirePartenza maxi con un’organizzazione che ha funzionato alla perfezioneTra gli ospiti incuriositi c’era anche Tadej Pogacar: si è cercato a lungo di farlo partire
Anno zero
Oltre 500 corridori provenienti da 39 nazioni. Un campionato del mondo che ha saputo partire dal suo anno zero con un parterre di tutto rispetto muovendo una mole importante di atleti e addetti ai lavori. Proprio così perché oltre alle categorie elite di donne e uomini anche le categorie amatoriali hanno percorso le stesse strade ghiaiate.
«Penso – racconta Pozzato – che abbiamo scritto una pagina di storia del ciclismo. Non noi, non io, ma tutti quanti insieme. Intendo addetti ai lavori, giornalisti, l’UCI, noi che abbiamo organizzato e non per ultimi i corridori che hanno partecipato. Sicuramente è un punto di partenza importante, secondo me storico, che darà il via con le prossime edizioni ad un movimento importante e del tutto nuovo con dinamiche proprie. Già al primo anno aver portato a termine una corsa con questi risultati è un qualcosa che dà un segno».
I terreni affrontati si differenziano per finezza e tipologia di sterrato e ghiaiaLa sicurezza è stato uno degli aspetti su cui Pozzato ha voluto investire più risorseI terreni affrontati si differenziano per finezza e tipologia di sterrato e ghiaiaLa sicurezza è stato uno degli aspetti su cui Pozzato ha voluto investire più risorse
Obiettivo raggiunto
Il gravel è una disciplina nuova che, come detto, si sta approcciando ad un movimento sempre più rivolto alle gare agonistiche. L’UCI quest’anno ha stilato un programma di competizioni a cui atleti presi in prestito da altre discipline si sono approcciati e di conseguenza hanno conquistato la qualificazione per questa prova. Di pari passo alle dinamiche di corsa nuove per tutti ci va il saper organizzare e mettere in sicurezza una competizione di questa caratura.
«E’ andata bene – spiega Pippo – senza ombra di dubbio. Ieri e oggi c’era grande entusiasmo. I corridori si sono divertiti. Il pubblico era contento. Diciamo che l’obiettivo nostro era questo: fare divertire la gente e far divertire i corridori. E’ andato tutto liscio, l’UCI è stata molto contenta, la corsa l’abbiamo portata a casa, l’obiettivo l’abbiamo raggiunto.
«Era difficile da chiudere il percorso – dice – come le corse su strada tra polizia e tutto, ma alla fine siamo riusciti nel nostro intento garantendo la sicurezza in tutte le corse senza incidenti o imprevisti. Per noi la tutela dei corridori è la cosa più importante».
Qui il passaggio a Cittadella con i due di testa che sono già nel circuito finaleUn passaggio sul lungofiume nei dintorni di Padova su una ciclabile che conta un anno di vitaQui il passaggio a Cittadella con i due di testa che sono già nel circuito finaleUn passaggio sul lungofiume nei dintorni di Padova su una ciclabile che conta un anno di vita
Gravel anche in futuro
Un anno fa la Serenissima Gravel vinta da Alexey Lutsenkoci ha fatto capire che questo tipo di corse se organizzate con un obiettivo chiaro possono avere un palcoscenico internazionale. Pippo ha saputo fin da subito carpire ciò che questa specialità delle due ruote potesse regalare agli atleti e agli appassionati e si è messo in gioco dando il via ad un movimento che ha raggiunto già un primo picco con questo mondiale.
«Con la Serenissima Gravel – conclude Pozzato – siamo stati i primi a far la corsa per i pro’. Oggi siamo stati i primi a fare il mondiale e adesso faremo sicuramente la Serenissima (in programma il 14 ottobre, ndr) con il campione del mondo e con Van der Poel, quindi diciamo che siamo veramente contenti di questo perché era quello che volevamo fare».
Oss nel retro podio ci ha confidato che questo format gli piace e che il gravel può diventare un obiettivo per il futuro. L’anno zero è alle spalle, l’alba della nuova disciplina è sorta, il gravel è realtà.
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