Belletta: un faro per Amadori e ora il Next Gen con la Solme Olmo

03.06.2025
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Nelle ultime due prove di Nations Cup il filo conduttore per la nazionale di Marino Amadori è stata la presenza di Dario Igor Belletta, oltre ai risultati ottimi raccolti prima in Polonia e poi in Repubblica Ceca. Il profilo del lombardo, passato a inizio stagione dalla Visma Lease a Bike Development alla Solme-Olmo ha avuto sicuramente risalto nelle trasferte azzurre. Il suo arrivo nel team di Giampietro Forcolin e il cammino verso il prossimo Giro Next Gen sono stati temi importanti per il cittì Amadori, il quale ha voluto puntare tanto sul ventunenne lombardo (in apertura foto Tomasz Smietana). 

Ora Belletta si trova in ritiro proprio con la Solme-Olmo per rifinire la condizione in vista del Giro Next Gen

«Si tratta dell’appuntamento principale della stagione – ci racconta subito – perché per un ragazzo italiano non credo ci sia gara più importante. Le gare con la nazionale under 23 mi hanno dato una grande mano per migliorare e presentarmi in buona condizione al via di Rho, che tra l’altro è a pochi chilometri da casa mia (Belletta è nato e vive a Magenta, ndr)».

Dario Belletta il terzo da destra, ha corso entrambe le prove di Nations Cup con la nazionale U23, qui in Polonia (foto Tomasz Smietana)
Dario Belletta il terzo da destra, ha corso entrambe le prove di Nations Cup con la nazionale U23, qui in Polonia (foto Tomasz Smietana)

Maggio azzurro

Il mese di maggio è stato un importante crocevia per Amadori che ha potuto vedere i suoi ragazzi all’opera e prendere appunti in vista degli appuntamenti cardine della stagione azzurra. Le risposte arrivate in Polonia e Repubblica Ceca hanno messo in evidenza le qualità del gruppo under 23 che ha trovato un equilibrio importante sia in corsa che fuori. Una parte del merito è da attribuire anche Dario Igor Belletta.  

«Ci siamo divertiti – dice – e abbiamo fatto divertire. Torniamo a casa con due top 3 in classifica generale (Mellano e Turconi in Polonia e Gualdi in Repubblica Ceca, ndr). L’opportunità di correre entrambe queste gare con la nazionale mi ha fatto molto piacere e devo dire grazie a Marino Amadori. Gli ho scritto l’altro giorno, lunedì, una volta tornati a casa. L’ho ringraziato dicendogli che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa per ricambiare la fiducia. Mi ha risposto che vuole vedermi lottare al Giro Next Gen».

Dopo un avvio di stagione a rilento la condizione è migliorata gara dopo gara e queste due corse a tappe sono state fondamentali (foto Tomasz Smietana)
Dopo un avvio di stagione a rilento la condizione è migliorata gara dopo gara e queste due corse a tappe sono state fondamentali (foto Tomasz Smietana)
Quindi il prossimo obiettivo è già nel mirino?

Assolutamente, nei prossimi giorni visionerò le prime due tappe, ma il Giro Next Gen sarà ricco di occasioni. Mi piace molto la seconda frazione, che arriva a Cantù, ma per il resto ci sono tante tappe adatte a corridori come me.

Dopo un inverno senza giorni di corsa quanto era importante trovare il ritmo in gruppo?

Tanto. Sapevo di non essere nella mia miglior condizione ma sono contento di aver messo nelle gambe due gare a tappe internazionali e di aver aiutato i miei compagni. Sono riuscito a fare quello che mi aveva chiesto Amadori e ne sono contento, anzi ho fatto anche leggermente meglio di quello che mi sarei aspettato. Magari ho sacrificato qualche risultato ma era la cosa giusta da fare per cercare di ottenere il meglio come squadra. 

Un bel modo per rientrare, stare accanto a compagni giovani e talentuosi. 

Mellano, Turconi e Gualdi sono ragazzi forti, molto. Mi è piaciuto ricoprire questo ruolo che sento mio. Per motivi fisici, visto che peso 75 chili e sono alto 187 centimetri, fare classifica è difficile. Far vedere che sono capace di condurre una gara in supporto e farmi trovare pronto è una bella cosa e penso sia un biglietto da visita anche per una chiamata nel professionismo. Tante squadre cercano un profilo come il mio. 

C’è qualcosa che senti di avergli trasmesso?

A livello atletico sono validi ma non si erano mai trovati in situazioni di corsa del genere in cui sei chiamato a fare classifica e guidare una squadra in gare internazionali. Hanno risposto bene conquistando piazzamenti davvero di ottimo rilievo. Sono ragazzi di grandissimo talento e adesso dovrò affrontarli al Giro Next Gen da avversari, non sarà semplice ma avremo obiettivi diversi. 

Per Belletta il miglior risultato in stagione è stato il secondo posto alla Milano-Busseto, ora al Giro Next Gen vuole ripagare la fiducia della Solme-Olmo (photors.it)
Per Belletta il miglior risultato in stagione è stato il secondo posto alla Milano-Busseto, ora al Giro Next Gen vuole ripagare la fiducia della Solme-Olmo (photors.it)
Ora avrai anche spazio per cercare un risultato personale e ripagare anche la fiducia della Solme-Olmo?

Penso che per la squadra sia stato bello avere un corridore presente a entrambe le prove di Nations Cup. Però sì, ora ho la possibilità di raccogliere qualche risultato con la loro maglia. Al Giro Next Gen la squadra non parte con ambizioni di classifica, quindi saremo liberi di muoverci. A parte le tappe del Passo Maniva e di Prato Nevoso penso di avere ottime chance. 

Come ti senti a livello di condizione?

Aver corso in due gare a tappe mi ha dato tanto. Sia in Polonia che in Repubblica Ceca sono riuscito a rimanere tante volte con i migliori anche in percorsi non tanto adatti alle mie caratteristiche. Segno che la condizione c’è. Dopo un inverno difficile dal punto di vista mentale sento di aver trovato la serenità giusta che mi sta facendo migliorare tanto. 

Gli ultimi giorni prima del via come li trascorrerai?

In maniera tranquilla insieme ai miei compagni in ritiro e poi inizierà la sfida. Sono pronto e non vedo l’ora di partire.

MBH Bank-Ballan: finalmente parte il progetto professional

25.05.2025
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Ci è voluto più del previsto ma alla fine la MBH Bank-Ballan-Csb diventerà una formazione professional nel 2026. L’aria di cambiamento, o di rivoluzione, si respirava da tempo. Fin da quando nel 2024 è stato annunciato l’ingresso di MBH Bank, banca ungherese, come primo nome della continental bergamasca. La forte impronta italiana e di Bergamo non si perderà con questo nuovo passo, anzi sarà proprio l’anima di un progetto nato per fronteggiare un ciclismo che cambia e diventa sempre più esigente. Soprattutto per le squadre.

Voci dall’Ungheria

La notizia ufficiale è arrivata durante il Giro di Ungheria, non un caso. Il team per il secondo anno di fila è andato in quella che ormai è la corsa di casa e lì insieme allo sponsor MBH Bank è stato fatto l’annuncio. Le parole di Antonio Bevilacqua che guida questa squadra da anni lasciano trasparire una certa emozione, ma anche la consapevolezza che il 2026 non è lontano e le cose da fare sono tante.  Intercettiamo Bevilacqua mentre i suoi ragazzi sono in altura per preparare il Giro Next Gen. 

«So che i miei corridori si stanno preparando bene – dice – vediamo se in questo Giro riusciamo a fare qualcosa di buono e replicare o migliorare i risultati del 2024 (in classifica generale arrivò il quinto posto di Pavel Novak e il settimo di Florian Kajamini, mentre Lorenzo Nespoli conquistò la classifica dei GPM, ndr)».

MBH Bank-Ballan ha corso molto con i professionisti negli ultimi anni, qui alla recente Milano-Torino
MBH Bank-Ballan ha corso molto con i professionisti negli ultimi anni, qui alla recente Milano-Torino
Un anno dopo ma l’annuncio è arrivato, si entra nel mondo dei professionisti. Che effetto fa?

Bello, siamo orgogliosi del passaggio: non possiamo nasconderlo. Tuttavia sappiamo che non sarà un cammino semplice, il ciclismo è cambiato molto e avere il coraggio di fare una squadra professional non è scontato. I costi sono elevati. 

Che programmi avete?

Di entrare in punta di piedi contando sulle qualità e la forza dei nostri giovani. Vediamo dove saremo in grado di arrivare. 

Quanto è stato lungo questo anno di attesa prima di partire con il nuovo progetto?

Sapevamo da inizio anno di poter fare il cambio di categoria già dal 2026. Abbiamo aspettato il Giro di Ungheria per fare l’annuncio perché il nostro sponsor principale arriva da lì e ci teneva particolarmente. Dovevamo fare il passaggio già lo scorso anno ma l’iter è stato più lungo del previsto. 

La squadra punterà molto sui giovani già in rosa, tra loro spicca sicuramente Lorenzo Nespoli
La squadra punterà molto sui giovani già in rosa, tra loro spicca sicuramente Lorenzo Nespoli
Quanto è grande il salto da continental a professional?

Dal punto di vista dell’organizzazione non è facile. Avremo bisogno di molto più materiale e staff ma ci stiamo già muovendo. Il budget calcolato dovrebbe essere intorno ai cinque milioni di euro. Una cifra importante, ma che nel ciclismo moderno rappresenta il minimo per entrare nel mondo del professionismo. 

Già al Giro di Ungheria, corsa 2.Pro, avete assaporato il livello in gare di buon spessore…

Vero e ci siamo comportati bene sia lo scorso anno al nostro debutto che nella recente edizione. Nel 2024 Quaranta ha sfiorato la vittoria di tappa, mentre quest’anno Novak ha lottato con i migliori e ha conquistato un bel sesto posto finale. 

La MBH Bank-Ballan-Csb potrà comunque continuare a correre nelle gare internazionali riservate agli under 23 (foto Jacopo Perani)
La MBH Bank-Ballan-Csb potrà comunque continuare a correre nelle gare internazionali riservate agli under 23 (foto Jacopo Perani)
Per quanto riguarda il calendario farete grandi cambiamenti?

Non direi. Già in queste ultime due stagioni ci siamo messi alla prova in gare di buon livello come la Coppi e Bartali, la Milano-Torino, il Giro d’Abruzzo, il Trofeo Laigueglia e tante altre. Senza dimenticare che potremo ancora prendere parte alle corse internazionali under 23, come fa la Vf Group-Bardiani. Pensare di andare subito a correre nelle corse WorldTour è troppo. 

Avere una formazione professional diventa anche un modo per riuscire a prendere i ragazzi dalla categoria juniores?

Da un lato sì. In più riusciamo a dare ai nostri ragazzi, quelli che già corrono con noi, un percorso di crescita continuo. Come detto entriamo in punta di piedi consapevoli che c’è del lavoro da fare. La cosa certa è che puntiamo tanto sui nostri atleti, anche perché con il ciclismo di ora diventa difficile riuscire a prendere dei corridori di buon livello. 

Mellano si veste d’azzurro, vince in Polonia e fa passi da gigante

24.05.2025
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Ludovico Mellano risponde con voce ferma e pacata, senza averlo faccia a faccia sembra di parlare con una persona ben più grande dei diciotto anni che porta sulla carta d’identità. I baffi appoggiati sopra le labbra, spessi e folti, danno un senso di vissuto. Sotto a questi però brilla un sorriso giovane, dolce e che racchiude speranze e sogni di un ragazzo al suo primo anno under 23. Marino Amadori, il cittì della nazionale, lo ha voluto con sé all’Orlen Nations Grand Prix. Mellano non lo ha deluso, vittoria di tappa (in apertura foto Tomasz Smietana) e secondo posto in classifica generale.

Un impegno dopo l’altro

Gli impegni e i giorni quando si è giovani passano velocemente, il ragazzo che è arrivato tra gli under 23 con il devo team della XDS Astana ora è alla Ronde de l’Isard. In Francia farà ancora esperienza e metterà chilometri nelle gambe. Al Giro Next Gen non ci sarà. Mellano stringe le spalle, sa che non tutte le esperienze possono arrivare al primo anno. Questa se la godrà più avanti. 

«Ora correrò in Francia – ci ha raccontato alla vigilia della Ronde de l’Isard – perché la squadra ha voluto testarmi in questo tipo di gare. Non so nemmeno io come reagirò a sforzi più lunghi e su salite così impegnative. E’ comunque un bel banco di prova e sono curioso di vedere come andrà (nella giornata di ieri, venerdì, Mellano ha vinto la terza tappa della corsa francese, ndr)».

Nella terza tappa Schrettl ha tolto il primato a Mellano, il giovane austriaco ha poi vinto la generale (foto Tomasz Smietana)
Nella terza tappa Schrettl ha tolto il primato a Mellano, il giovane austriaco ha poi vinto la generale (foto Tomasz Smietana)
Per essere il tuo primo anno da under 23 sei partito davvero forte…

Sì, ho cominciato a correre in Grecia a inizio marzo. Si è trattato di una partenza “soft” con un livello non troppo elevato se lo paragoniamo alle gare in cui mi sono messo alla prova ora. E’ stato un buon test per scoprire come ci si muove in gruppo e per vedere la mia reazione su distanze ben più impegnative rispetto alla categoria juniores

Com’è andata?

Non ho sentito troppa differenza. Tra gli under 23 le gare si svolgono in maniera molto più ordinata e questo mi ha permesso di arrivare nei vari finali con forza nelle gambe per fare gli sprint. Penso che il merito sia da attribuire al nuovo metodo di allenamento. 

Raccontaci…

Durante l’inverno ho fatto molti chilometri, concentrandomi tanto sul volume. Anche i lavori specifici sono diventati ben più impegnativi e intensi. Al momento il mio preparatore è Alberto Nardin, abita vicino a casa mia (Cuneo, ndr) e spesso mi segue durante le uscite. Per me è una cosa ottima. 

Per Mellano all’Orlen Nations Grand Prix la prima esperienza con la nazionale under 23 (foto Tomasz Smietana)
Per Mellano all’Orlen Nations Grand Prix la prima esperienza con la nazionale under 23 (foto Tomasz Smietana)
Nello specifico cos’è cambiato?

Ho introdotto molti più lavori sulle salite, quindi sforzi medio-lunghi. Negli allenamenti specifici, come i 30/30 o i 40/20, mantengo un’intensità più alta a fine ripetuta. Quindi una volta finito l’ultimo scatto mantengo un ritmo abbastanza alto, per simulare la gara. All’inizio è stato faticoso ma il mio corpo si è adattato bene, tanto che con il passare del tempo ho sentito una gamba diversa, piena. 

Ti aspettavi di raccogliere subito questi risultati?

L’inverno l’ho passato bene, questo ha sicuramente contribuito in maniera positiva alla mia condizione. Correre con periodi strutturati, e non ogni fine settimana, mi ha permesso di avere dei picchi di forma. Al Piva e al Circuit des Ardennes sentivo di stare bene, infatti sono arrivati degli ottimi risultati. Proprio dopo la prima gara in Francia, Marino Amadori mi ha contattato dicendomi che ci sarebbe stata la possibilità di correre in Polonia con la nazionale under 23. Nello stesso periodo sarei dovuto andare con i miei compagni in altura, ma la possibilità di vestire la maglia azzurra era troppo ghiotta. 

Sei anche riuscito a vincere…

E’ sempre bello. Riuscire a farlo all’esordio in una nuova categoria è uno stimolo importante e una bella soddisfazione da togliersi. Sinceramente mi aspettavo di fare bene, dagli allenamenti vedevo numeri davvero incoraggianti. Già dalle Ardenne avevo visto che se avessi voluto emerge avrei dovuto spingere quei watt. 

Però un conto sono i numeri e un altro le sensazioni in gara.

In Francia e al Piva ho capito di doverci credere e che se lo avessi fatto mi sarei potuto giocare le mie chance. Ecco, non credevo di poter vincere, ma di entrare tra i primi con un bel piazzamento sì. Sicuramente è stato un ottimo step in vista del futuro.

E adesso?

Dopo la Ronde de l’Isard farò la maturità e infine mi tufferò nella seconda parte di stagione.

Tra pista e juniores, la doppia veste di Salvoldi

14.05.2025
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E mentre il suo collaboratore di sempre Sangalli si accinge al debutto al Giro, Dino Salvoldi è reduce da un’importante trasferta, quella per la Corsa della Pace. Ennesimo capitolo di una stagione nella quale non c’è sosta, visto il suo doppio incarico federale di responsabile della categoria (in toto, cioè fra pista e strada com’era prima) e di cittì della pista maschile nel suo insieme. Tenere dietro a tutto non è facile, ma come aveva fatto tre anni fa quando gli fu affidato il settore giovanile, il tecnico si è messo al lavoro per ambientarsi il più possibile.

Ecco quindi che ogni intervista, ogni contatto lo investe da due sponde, per tastare con mano la situazione da una parte e dall’altra. Lui però sembra avere già trovato la quadra per la coesistenza fra le due anime. La chiacchierata non può che prendere avvio proprio da quanto avvenuto in terra boema.

La squadra azzurra in Boemia: da sinistra Magagnotti, Mengarelli, Agostinacchio, Capello e Bertoncelli
Parte della squadra azzurra in Boemia: da sinistra Agostinacchio, Capello e Bertoncelli

«Essere stati protagonisti in una gara così prestigiosa è un bellissimo segnale. Abbiamo vinto la classifica a squadre e fatto doppietta in quella a punti con Magagnotti e Agostinacchio, siamo saliti sul podio generale con Capello, poi una vittoria di tappa sempre con Magagnotti e altri tre podi grazie anche ad Agostinacchio, credo che i numeri dicano tutto. Quel che non dicono è che torniamo a casa anche con qualche rimpianto in valigia, perché nella tappa principale abbiamo provato a ribaltare la classifica e solo un pizzico di sfortuna e qualche imprecisione ce lo hanno impedito».

Come ti stai trovando con i ragazzi?

Diciamo che questo è la prosecuzione del lavoro degli anni precedenti, anche perché questi ragazzi sono al secondo anno e sono molto più avvezzi, si vede la loro crescita anche personale. Siamo arrivati all’evento con meno raduni per il ridotto budget a disposizione, abbiamo pagato a caro prezzo l’annullamento dell’Eroica che ci sarebbe servita tantissimo, ma il primo test internazionale ci ha dato risposte anche superiori alle aspettative.

Il cittì con i ragazzi prima del via di una tappa. La scelta delle strategie è stata fondamentale per loro
Il cittì con i ragazzi prima del via di una tappa. La scelta delle strategie è stata fondamentale per loro
D’altro canto sulla categoria c’è molta attenzione dopo l’exploit di Finn agli ultimi mondiali. Si sente la sua mancanza ora che è passato di categoria?

Quella è stata una bellissima pagina, ma noi dobbiamo andare avanti. Io noto che il livello medio del nostro movimento si è molto alzato. In alcune gare che tre anni fa mostravano una grande selezione, oggi vedo arrivi di gruppi abbastanza corposi, questo significa che il livello generale è salito, lo dicono anche le medie orarie. Per me questo test aveva molto valore, anche se è presto per trarne indicazioni per le prove titolate.

Dicevi però che questo era un punto di svolta. E ora?

Ora inizieremo a differenziare i gruppi, mettendo da una parte chi è immediatamente competitivo e dall’altra quei ragazzi di primo anno sui quali lavorare con costrutto per il 2026. Teniamo anche conto di un fatto: tradizionalmente il nostro movimento nella prima parte dell’anno è meno brillante perché c’è la variabile scuola che influisce molto di più che negli altri Paesi, penso che andando avanti nella stagione il nostro livello crescerà ancora.

Salvoldi è spesso presente alle gare junior italiane per valutare il livello dei ragazzi
Salvoldi è spesso presente alle gare junior italiane per valutare il livello dei ragazzi
Veniamo alla pista, come ti stai gestendo?

Con gli under 23 il mio lavoro è iniziato praticamente da un mese – risponde Salvoldi – ma per la categoria sono già settimane importanti perché ci sono gli europei da preparare. Ho formato un primo gruppo di riferimento, d’altronde i ragazzi degli anni 2004-06 sono quelli che ho seguito nelle passate stagioni, quindi il lavoro è abbastanza agevole, ci si conosce già. Devo dire che sono particolarmente soddisfatto delle loro continue presenze a Montichiari, del lavoro che stiamo svolgendo. Non era così scontato considerando che il 90 per cento di loro è in team internazionali alle prese con un calendario intenso. Ho trovato, anche da parte di questi, disponibilità totale.

E per quanto riguarda gli elite? Ammetterai che è una stagione strana, senza eventi importanti fino a ottobre…

Per certi versi può anche essere un vantaggio in questa fase di passaggio. Noi intanto stiamo continuando gli allenamenti e ho detto ai ragazzi di pensare a lavorare, quando vengono, senza guardare il cronometro. Io credo che in questo momento bisogna fare una distinzione, guardare soprattutto ai nuovi, agli under 23 per trovare quegli elementi che dal 2027 saranno fondamentali per raggiungere la qualificazione olimpica e il livello che ci compete.

Insieme al gruppo degli under 23 Salvoldi ha già lavorato, portandoli ai vertici mondiali juniores
Insieme al gruppo degli under 23 Salvoldi ha già lavorato, portandoli ai vertici mondiali juniores
Con gli altri sei in contatto?

Sicuramente, ci siamo già incontrati e ci sentiamo, siamo d’accordo che fino al Tour de France, al quale la maggior parte di loro parteciperà, saranno concentrati sulla strada, poi ci risentiremo e vedremo chi potrà investire parte del tempo sui mondiali di quest’anno.

Ha stupito un po’ il fatto che alla recente riunione di Gand ad accompagnare i ragazzi è stato Villa. Con lui c’è interscambio?

C’è e ci sarà sempre, succedeva così anche lo scorso anno. Lui poi segue le ragazze della pista, è chiaro che in questo mondo ha il suo cuore ed è una risorsa in più alla quale attingo volentieri. Noi siamo colleghi, ma prima di tutto amici: questa rotazione di ruoli fa parte del nostro programma, la ritengo qualcosa di molto utile.

Il tecnico azzurro sta prestando particolare attenzione agli under 23 per preparare gli europei (foto Uec)
Il tecnico azzurro sta prestando particolare attenzione agli under 23 per preparare gli europei (foto Uec)
Accennavi prima che questa stagione “soft” può essere un aiuto per te…

Sì, ma non dimentichiamo che non c’è tempo da perdere perché sappiamo già che il sistema di qualificazione olimpica sarà ancora più duro e restrittivo rispetto a Parigi e dovremo farci trovare pronti. Quindi bisogna alzare il livello subito, per questo la stagione che stiamo vivendo non è certo di riposo, le gare degli under 23 saranno importantissime.

Remelli: la General Store si gode il nuovo pupillo

15.04.2025
5 min
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Un secondo anno da junior che gli è valso tre vittorie, tra le quali spunta la semitappa del Giro della Lunigiana 2024 con arrivo sul muro di Bolano. Risultati che gli sono valsi anche la convocazione, da parte del cittì Dino Salvoldi, al mondiale di Zurigo vinto poi da Lorenzo Finn. Stiamo parlando di Cristian Remelli, ragazzo veneto al primo anno nella categoria under 23. Un salto fatto insieme al team General Store-Essegibi-Fratelli Curia. Alla prima gara del calendario nazionale, la Coppa San Geo, è arrivato un secondo posto alle spalle del più esperto Matteo Ambrosini.

Cristian Remelli alla prima gara della stagione, la Coppa San Geo, ha colto un buon secondo posto
Cristian Remelli alla prima gara della stagione, la Coppa San Geo, ha colto un buon secondo posto

Sulle orme della sorella

Cristian Remelli non si è fatto mancare nulla in questa prima parte del 2025, nella quale ha trovato l’esordio tra i professionisti alla Coppi e Bartali. Oggi sulle strade del Giro d’Abruzzo arriva la seconda esperienza nel ciclismo che conta. Il veneto classe 2006 ha fatto passi piccoli e decisi, ma negli ultimi sei mesi ha preso lo slancio giusto che lo ha portato a mostrare le sue qualità. 

«La vittoria al Giro della Lunigiana – ci racconta – mi ha dato tanta fiducia nei miei mezzi. Ho capito che posso competere anche a quei livelli. Il mio è un percorso che è iniziato fin da piccolo, dalla categoria giovanissimi. In famiglia non ci sono ciclisti, è stata mia sorella Eleonora la prima a pedalare e io qualche anno dopo l’ho seguita. Non sono mai stato un vincente, penso di aver vinto qualcosa da giovanissimo e basta. Poi la scorsa stagione mi sono sbloccato, ma negli anni precedenti vedevo dei miglioramenti e tuttora li vedo».

Il contatto con la General Store è nato nell’estate del 2024, dopo la prima vittoria tra gli juniores
Il contatto con la General Store è nato nell’estate del 2024, dopo la prima vittoria tra gli juniores
Sbloccato a livello di prestazione o mentalmente?

È sempre stata una crescita andata di pari passo. I piazzamenti sono sempre arrivati, ero lì per giocarmela. Mi mancava quel passo per raggiungere la vittoria che finalmente è giunto. Ho una grande passione per il ciclismo, mi piace vedere tutte le corse quando sono a casa. Questo mi ha aiutato a tenere duro e anche se i risultati stentavano ad arrivare io ero felice perché vedevo dei miglioramenti. Poi da junior, grazie al misuratore di potenza, queste sensazioni sono diventate concrete anche nei numeri

La General Store ti sta già mettendo alla prova con un bel calendario…

Credono molto in me e questo mi dà tanta fiducia. Sto prendendo parte alle gare più importanti e la squadra non mi mette pressioni. Correre con i professionisti aiuta a far crescere il motore, le corse a tappe di questo calibro (il Giro d’Abruzzo iniziato oggi, ndr) sono impegnative ma riuscire a finirle è un buon segnale. 

Che riscontro hai avuto da queste prima gare con i professionisti?

Al Trofeo Laigueglia, dove il livello era davvero altissimo, ho capito che se nei momenti cruciali non corri davanti sei tagliato fuori. Il gruppo non ti aspetta! Alla Settimana Coppi e Bartali è andata meglio, tanto che nella terza tappa sono rimasto nel secondo gruppo. Ora per il Giro d’Abruzzo punto a qualche fuga ma non sarà facile

Remelli, a sinistra, sta correndo il Giro d’Abruzzo. Si tratta della sua seconda corsa a tappe con i pro’
Remelli, a sinistra, sta correndo il Giro d’Abruzzo. Si tratta della sua seconda corsa a tappe con i pro’
Ora sei al Giro d’Abruzzo, corsa che l’anno scorso hai fatto nella categoria juniores, che effetto ti fa?

Vero! Ne parlavo ieri in ammiraglia. E’ passato un anno esatto, il 14 aprile 2024 stavo correndo l’ultima tappa al Giro d’Abruzzo Juniores. Una coincidenza che mi ha fatto un po’ sorridere, ma è così e sono contento. 

Senti che concretamente si sta avvicinando il tuo sogno di diventare professionista?

La strada è ancora lunga e c’è molto da lavorare, quindi bisogna farlo bene sperando di essere fortunati. Sono convinto che se continuerò a lavorare come fatto fino ad adesso ce la farò. 

La crescita del veneto classe 2006 è stata costante, ora si aspetta altri passi in avanti
La crescita del veneto classe 2006 è stata costante, ora si aspetta altri passi in avanti
Hai detto di avere una grande passione per il ciclismo cosa ti piace?

Nel guardarlo direi che sono stregato dai fenomeni che abbiamo il piacere di ammirare oggi. Se penso al mio ciclismo vi rispondo che è bello allenarsi con gli amici e passare il tempo insieme a qualcuno con cui mi trovo bene. Anche fare una lunga salita tranquilli e chiacchierare è piacevole. Ho anche un ristretto gruppo di persone che quando riesce viene a vedermi alle gare. 

Con con la scuola tu stai stai riuscendo un po’ a coordinare il tutto?

Da quest’anno sono entrato nel progetto studente-atleta e quando sono alle gare ho le assenze giustificate. Per il resto basta restare al passo con le verifiche e le interrogazioni. L’anno più impegnativo da questo punto di vista è stato il 2024, quando ero junior. Non avevo le assenze giustificate e quindi non potevo saltare troppe ore di lezione. Il problema è che già in quella categoria si deve viaggiare parecchio e ci si allena ad alti livelli. Ora riesco a coordinare meglio il tutto. 

Masciarelli e i ragionamenti di un ragazzo diventato uomo

12.04.2025
5 min
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Sono passati poco più di due anni dal ritorno in Italia di Lorenzo Masciarelli, l’abruzzese emigrato in Belgio per seguire il sogno del ciclocross. Il volto giovane sorridente è rimasto tale, solo che ora sui lineamenti di Masciarelli si è fatto largo un primo accenno di barba. Insomma, il ragazzino sta diventando grande e si è fatto uomo. Per questo all’inizio della terza stagione in maglia MBH Bank-Ballan-Csb siamo andati da lui per parlare a quattrocchi. La vita ha messo Lorenzo davanti a tante scelte e innumerevoli esperienze. Sicuramente queste hanno creato un bagaglio difficilmente replicabile dai suoi coetanei, ma per Masciarelli è arrivato anche il momento di guardarsi indietro a fare un primo bilancio (in apertura foto Jacopo Perani).

«Quando sono tornato pensavo di essere più maturo». Racconta Lorenzo Masciarelli mentre dalla sua Pescara si dirige a San Vendemiano per la corsa di domenica. «Ma non è stato così, dovevo trovare serenità e un modo diverso di vivere la vita qui in Italia. Sinceramente è stato difficile riallacciare il filo con tutto».

«Gli ultimi due anni – prosegue – sono serviti a questo. Arrivavo dal Belgio con molta pressione addosso, che mi ero messo io stesso. Penso che il 2025 mi sia servito per fare uno step mentale importante da questo punto di vista. Mi sento più sereno e tranquillo».

Lorenzo Masciarelli è giunto al suo terzo anno in maglia MBH Bank-Ballan-Csb (foto Jacopo Perani)
Lorenzo Masciarelli è giunto al suo terzo anno in maglia MBH Bank-Ballan-Csb (foto Jacopo Perani)
Una pressione che arrivava da te?

Ce l’ho sempre un po’ avuta. Quando sono andato in Belgio ero piccolo, avevo appena terminato la categoria allievi ma andavo forte e mi sentivo pronto. Nei due anni da junior volevo dimostrare di essermi guadagnato quel posto e di meritarmelo. Senza dimenticare che la mia famiglia mi aveva seguito trasferendosi lì, non me lo hanno mai fatto pesare ma dentro di me c’era questa voglia di dimostrare il mio valore anche per loro. 

Come a non deluderli?

Mi dicevo: «Cavolo sono venuti fin qui per seguirmi, ora sta a me fare il massimo per diventare professionista, lo devo anche a loro». La mia famiglia non mi hai mai fatto questo tipo di ragionamento, lo voglio precisare. Però è chiaro che nella mente di un ragazzino si crei questo meccanismo.

Masciarelli si era trasferito in Belgio alla Pauwels Sauzen – Bingoal al primo anno junior per correre nel ciclocross
Masciarelli si era trasferito in Belgio alla Pauwels Sauzen – Bingoal al primo anno junior per correre nel ciclocross
Quest’inverno sei tornato a fare cross, hai mai pensato che saresti potuto rimanere in Belgio e seguire la tua passione?

Quando sono tornato a correre da quelle parti a dicembre ho pensato a tutto questo. Sono contento della scelta che ho fatto. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è aver fatto il secondo anno junior con il Covid, senza magari sarebbe andato tutto in maniera differente. Ne ho parlato con Mario De Clercq (coordinatore tecnico della Pauwels Sauzen-Bingoal, la squadra dove correva Masciarelli, ndr) e secondo noi l’errore è stato quello di trasferirmi troppo presto. 

In che senso?

Magari avrei dovuto fare la categoria juniores in Italia e andare in Belgio una volta diventato U23. Quando mi sono trasferito ero piccolo e lasciare gli amici mi è pesato molto. Inoltre lassù non avevo molti coetanei con i quali uscire e fare la vita di un diciassettenne. Se avessi aspettato magari sarei salito da solo, senza portare dietro tutta la famiglia e le cose sarebbero andate in maniera differente. 

Dopo due stagioni di pausa lo scorso inverno è tornato a correre nella disciplina che lo ha lanciato (foto NB Srl)
Dopo due stagioni di pausa lo scorso inverno è tornato a correre nella disciplina che lo ha lanciato (foto NB Srl)
Quando sei tornato in Italia questo sentimento del voler dimostrare l’hai abbandonata?

Tutt’altro. E’ sempre stato un mio punto debole. Alle gare volevo far vedere di essere forte quindi ero alla costante ricerca di conferme e risultati: podi, vittorie o piazzamenti. Questo aspetto mi ha portato spesso a sbagliare sia nella preparazione che nell’alimentazione. La squadra e la mia famiglia mi hanno sempre lasciato sereno però dentro di me avevo questo meccanismo. 

Che ti portava a stressarti?

Sì. Sentivo il dovere di passare professionista. Vedevo tanti ragazzi della mia età o più giovani entrare nel WorldTour e mi sentivo di doverlo fare anche io. Anche ora lo voglio ma è un aspetto che vedo con maggiore serenità e divertimento. 

Eri tornato in Italia perché tutti avevano intravisto le tue qualità su strada, ora tralasciando gli altri tu come ti vedi a distanza di due anni?

Devo ancora capire che corridore sono ma sento di essermi allontanato dall’aspetto delle corse a tappe. Mi piacciono le gare di un giorno dure ed esigenti, le sento mie. Sinceramente quando sono tornato dal Belgio pensavo di essere più esplosivo, invece è un aspetto che mi è mancato. Anche se con il ritorno al ciclocross ho ritrovato un po’ questa qualità

Dopo tanti anni a rincorrere qualcosa ora l’abruzzese vuole correre con serenità e per se stesso (foto Jacopo Perani)
Dopo tanti anni a rincorrere qualcosa ora l’abruzzese vuole correre con serenità e per se stesso (foto Jacopo Perani)
Sei al quarto anno U23, è un aspetto che ti pesa?

Se penso agli anni passati dico di no. Le stagioni precedenti le vivevo con molta più pressione. Il percorso che sto facendo mi piace, sento di essere cresciuto e di aver avuto la serenità per farlo. Non sono sicuro, con il senno di poi, che sarei stato pronto ad entrare in un devo team o a passare professionista. Nonostante sia l’ultimo anno da under sono sereno, sento che ho ancora dei margini e che posso migliorare.

Guardando solo a te stesso ci dici un obiettivo del 2025?

Voglio essere competitivo in tutte le gare. Sicuramente mi rimane la voglia di trovare una vittoria, ma con meno pressioni. Quest’anno ho lavorato un po’ su questo aspetto anche grazie a uno psicologo e sono riuscito a trovare la serenità che mi mancava. 

Scalco vuole una stagione da protagonista tra gli U23

11.04.2025
4 min
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Matteo Scalco è uno dei ragazzi della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè che è entrato nella squadra di Bruno e Roberto Reverberi dalla porta del progetto giovani e ora si trova a bussare al piano superiore. Al suo terzo anno nella professional italiana il giovane di Thiene ha progetti ambiziosi, consapevole che il tempo di imparare c’è, ma è anche ora di mettere in pratica quanto visto. 

Scalco ha iniziato la stagione correndo tanto con i professionisti e alzando l’asticella della gare a cui ha preso parte
Scalco ha iniziato la stagione correndo tanto con i professionisti e alzando l’asticella della gare a cui ha preso parte

Altalena

Lo stesso discorso fatto per Turconi vale per Scalco e gli altri ragazzi che da un po’ militano nel progetto under 23. La stagione scorsa è servita per capire cosa serve per essere competitivi, ora è il momento di esserlo.

«Essere qui – racconta Matteo Scalco – è come essere in un devo team. Solo che noi l’abbiamo interna e siamo parte di un’unica formazione. L’obiettivo è quello di provare a crescere, fare esperienza al di là (tra i professionisti, ndr) dove c’è il vero ciclismo. Dopo quando torniamo tra gli under 23 lo facciamo per provare a cogliere il risultato, e fare la gara».

Gli impegni tra gli U23 rimangono centrali nella sua crescita
Gli impegni tra gli U23 rimangono centrali nella sua crescita
Com’è stato l’approccio con il ciclismo dei grandi all’inizio di questa stagione? 

Ho iniziato subito con la Valenciana e il Gran Camino, dopo sono andato alla Tirreno-Adriatico. Tutte gare di un livello alto, forse l’unica era il Gran Camiño, che era un po’ più semplice. Però alla fine sei sempre accanto a corridori dalle ottime qualità. 

Hai alzato la qualità delle gare rispetto allo scorso anno, come ti sei trovato?

Bene, devo dire. Già l’anno scorso ho fatto metà stagione con gli under e metà con i professionisti. Fa tutto parte di un “piano di avvicinamento” per arrivare a fare quei ritmi.  

Durante l’inverno hai lavorato in maniera diversa?

Ogni anno ho aggiunto un piccolo tassello. Rispetto alle stagioni passate durante la preparazione ho messo un po’ più di obiettivi specifici. Si cerca di fare sempre quel passo in avanti per poi subire meno la gara. La grande novità dell’inverno è che ho cambiato preparatore passando da Artuso a Cucinotta. Per motivi contrattuali non ha più potuto seguirmi ed è stato proprio lui a indirizzarmi verso Cucinotta. 

Da sinistra: Pinarello e Scalco, il progetto giovani inizia a dare i suoi frutti
Da sinistra: Pinarello e Scalco, il progetto giovani inizia a dare i suoi frutti
Come ti trovi?

Bene, abbiamo fatto dei piccoli passi per provare a salire quello scalino necessario alla crescita generale. Gli allenamenti sono gli stessi fondamentalmente. Però al posto che due salite fai un allenamento con tre, oppure allunghi i tempi delle ripetute. Tutti step brevi che messi insieme diventano grandi.  

E stai riuscendo a mettere insieme questi passettini? 

Ci proviamo. Le sensazioni sono positive, legate anche al fatto che non ho smesso di crescere e svilupparmi, quindi ogni anno c’è anche un incremento fisiologico. 

Con il Piva è iniziata la stagione U23, quali sono gli obiettivi?

Provare a vincere, tutti noi della Vf Group-Bardiani abbiamo questa ambizione. Non dimentichiamoci che anche andare alle gare per cercare di fare risultato è un fattore di crescita

Gli impegni con la nazionale di Amadori rimarranno centrali per Scalco (foto Tomasz Smietana)
Gli impegni con la nazionale di Amadori rimarranno centrali per Scalco (foto Tomasz Smietana)
Cosa senti di poter fare in più rispetto al 2024?

Il livello medio è molto alto, se si guarda ai primi dieci della classifica generale lo si capisce subito. Tutti, o quasi, sono diventati professionisti o comunque stanno facendo vedere grandi cose. Gli step si fanno anche in queste competizioni. Ad esempio l’anno scorso all’Avenir avevo l’obiettivo di stare nei dieci, nel 2025 l’asticella si alza inevitabilmente. 

Poi c’è un conto in sospeso con il Giro Next Gen…

Lo scorso anno mi sono dovuto ritirare per una faringite e non sono mai riuscito a dimostrare le mie qualità. Ora la voglia è di riprendermi quel che mi è mancato

Turconi al Piva: tra i pro’ impara e tra gli under vince

06.04.2025
5 min
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COL SAN MARTINO – La differenza tra i corridori, in questa 76ª edizione del Trofeo Piva, non la fa solamente il dislivello di un percorso sempre impegnativo ed esigente, ma anche la risposta delle gambe dopo la neutralizzazione avvenuta una cinquantina di chilometri dall’inizio della corsa. Filippo Turconi nonostante la mezzora abbondante fermo sotto la linea di arrivo ritrova il ritmo giusto della pedalata e la lucidità per correre in testa avvantaggiandosi sulla penultima salita di giornata. Pochi giorni dopo la sua prima Classica Monumento il ventenne di Varese si sblocca tra gli under 23 (in apertura foto Alessio Pederiva). 

«La prima vittoria tra gli under – racconta sotto il palco delle premiazioni – porta emozioni diverse rispetto alle esperienze fatte fino a ora, per di più arriva in una gara bellissima. Sicuramente le gare tra i professionisti ti danno una grande gamba, soprattutto nel finale dove mi sono sentito davvero bene. Ti abitui a sforzi differenti e di un livello superiore, poi comunque venire a un appuntamento internazionale e impegnativo come questo non è mai semplice. Era da un anno e mezzo che non vincevo, quando ero junior secondo anno, tenere il feeling con la vittoria è bellissimo». 

Filippo Turconi in mezzo al Marivoet e al messicano Cesar Macias (foto Alessio Pederiva)
Filippo Turconi in mezzo al Marivoet e al messicano Cesar Macias (foto Alessio Pederiva)

Gambe fredde

In una serie di curve sulla lunga discesa che dal paesino di Combai, sede del GPM di giornata, si ricongiunge con la strada principale il gruppo si ritrova con un terzo dei corridori a terra. La confusione nei primi istanti è tanta, la macchina di inizio corsa procede verso l’arrivo a velocità ridotta con alle sue spalle quel che rimane dei 175 partenti. Da dietro piano piano rientrano tutti, uno di quelli che porta maggiormente i segni addosso è Alessandro Borgo. L’atleta di Conegliano, che oggi correva in casa, ha sangue ovunque e un’escoriazione evidente sul fianco sinistro. Dei corridori che riportano anche piccoli segni della caduta si perde il conto. Diesse e massaggiatori camminano avanti e indietro con garze e bende, mentre i meccanici sono alla ricerca di pezzi di ricambio e non negano una mano al vicino di ammiraglia. 

«Non nascondo – continua Turconi – che la neutralizzazione nei primi chilometri può aver fatto male a qualcuno dei favoriti. All’inizio le gambe era un po’ dure ma dopo un attimo si erano già riscaldate. Per me oggi è stata una giornata perfetta, in mattinata mi sentivo bene e partivo puntando al podio. Penso che meglio di così non potesse andare». 

Sempre a tutta

Fare continuamente spola tra le corse dei professionisti e quelle degli under 23 non è facile per i ragazzi della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè. Se tra i grandi sono chiamati a tirare fuori il meglio solamente per portare a termine le gare, scontrandosi con i migliori atleti al mondo, è quando si passa alle gare under 23 che l’attenzione si rivolge a loro. Tutti si aspettano sempre qualcosa da chi indossa la maglia di un team di riferimento del movimento italiano

«E’ vero – spiega Turconi – che siamo sempre chiamati a competere al massimo dei livelli in tutte e due le categorie, ma questo è il bello. Mi piace correre tra i professionisti ma anche fare gare come queste mi emoziona perché non hanno nulla da invidiare. Questa è stata la prima corsa under 23 della stagione, diciamo che insieme alla categoria bisogna cambiare anche mentalità. Fino ad ora ho attaccato spesso muovendomi subito dall’inizio. D’altronde sono uno a cui piace tentare la fuga e provare sempre qualcosa di nuovo. E’ normale, poi che in situazioni del genere in cui sai di poter fare risultato l’atteggiamento debba essere diverso». 

Cambiare mentalità

Fare esperienze tra i professionisti aiuta a crescere e prendere le misure con quelle che sono le gare che un giorno dovranno essere il pane quotidiano di questi ragazzi. Ma per dei giovani è importante non perdere il morso della vittoria, o almeno cercare di ricordarne il sapore. 

«La differenza – analizza il giovane della Vf Group-Bardiani – non è tanto nelle gambe ma nella testa. La cosa più difficile è la differenza con cui si muove il gruppo, in questi scenari è più un tutto contro tutti. Il vero problema (dice con un sorriso, ndr) è quando passi da una gara di 150 chilometri a fare la Sanremo. Gli obiettivi di stagione sono le gare under, come questa, o il San Vendemiano di domenica prossima. Diciamo che ora è iniziata la parte di stagione più importante per me».

Obiettivi chiari per Finn: esperienza, maturità e Giro NextGen

04.04.2025
5 min
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RICCIONE – Il suo approccio nel mondo dei grandi è in linea con la personalità che abbiamo imparato a conoscere. Basso profilo, idee chiare, poche parole e tanti fatti a parlare per lui. Lorenzo Finn è un diciottenne atipico per questa generazione di baby-fenomeni cui si vuol far bruciare le tappe più del dovuto. Lo splendido mondiale vinto l’anno scorso a Zurigo tra gli juniores non lo ha cambiato più di tanto, nonostante stia crescendo in uno dei vivai più importanti del WorldTour.

Lui sa che ora deve accumulare esperienza di qualsiasi genere tra gli U23. Perché anche se Finn può apparire come un predestinato, al momento non c’è la necessità di caricarlo di responsabilità. Ha avuto un debutto stagionale da più giovane in gara che non lo ha spaventato e che fa parte del percorso di crescita graduale. Infatti un mese dopo essere diventato maggiorenne (essendo nato il 19 dicembre 2006), il ligure a Mallorca ha aperto il 2025 direttamente con la prima squadra della Red Bull-Bora-hansgrohe benché faccia parte della “Rookies”, ovvero il devo team. Dopo un piccolo stop fisico, è poi tornato ad attaccarsi il numero sulla schiena alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali dove lo abbiamo incontrato.

Lorenzo ha aperto il 2025 correndo a Mallorca e mettendosi subito alla prova tra i pro’ (foto Getty Sport)
Lorenzo ha aperto il 2025 correndo a Mallorca e mettendosi subito alla prova tra i pro’ (foto Getty Sport)

Avvio ad ostacoli

Quando scende dal pullman, Lorenzo Finn indossa la tuta ed il piumino della squadra. Piove, fa freddo, la riunione pre-gara è già finita è meglio tenersi ancora un po’ al caldo prima di cambiarsi e andare verso la partenza. Notiamo un tape verde che spunta dal polso sinistro e non possiamo chiedergli cosa sia successo.

«Al termine della seconda tappa – racconta – sono caduto a circa quattro chilometri dal traguardo di Sogliano al Rubicone quando iniziava l’ultima salita. Siamo caduti in tre della mia squadra, assieme ad altri atleti. E’ stata a centro gruppo e non ho potuto fare nulla. A quel punto non aveva senso provare a rientrare, ormai era andata. Peccato perché il finale mi piaceva ed ero curioso di vedere cosa avrei potuto fare.

«Per fortuna – prosegue Finn – il polso non è gonfio e non mi ha dato troppe noie con la pioggia e l’umidità. Diciamo che avevo già dato in quel senso. A fine febbraio mi sono rotto la clavicola in allenamento. Era una frattura composta, quindi un male e un disagio sopportabili. Sono riuscito a fare una decina di giorni di rulli e poi sono riuscito ad allenarmi su strada per prepararmi a questa gara e alle altre».

Il meteo inclemente della Coppi e Bartali non ha condizionato le prestazioni di Finn, che sotto la pioggia vinse il mondiale di Zurigo
Il meteo inclemente della Coppi e Bartali non ha condizionato le prestazioni di Finn, che sotto la pioggia vinse il mondiale di Zurigo

Osservato speciale

La lente di ingrandimento su Finn c’è dai tempi del suo primo anno juniores quando aveva dimostrato le sue grandi doti in salita. Ed è continuata quando ad inizio 2024 era diventato il primo italiano di quella età ad andare a correre in una formazione estera, il Team Grenke-Auto Eder. Mentre ci sta spiegando la sua nuova vita da corridore, spuntano Marino Amadori e Marco Villa, rispettivamente i cittì delle nazionali U23 e professionisti.

«Di sicuro – ci dice – il mondiale vinto l’anno scorso è un ricordo che rimarrà per sempre, che terrò per tutta la vita e che non me lo potrà togliere nessuno. Ripensandoci mi dà ancora morale, però con questa categoria è iniziata una nuova carriera per me. Chiaramente con nuovi obiettivi».

Ma correre davanti ai due tecnici azzurri che effetto crea? «Tutte le gare sono sempre toste – risponde mentre li saluta con un cenno della mano – a maggior ragione correndo in mezzo ai pro’. Inevitabilmente so di avere gli occhi puntati addosso, però non la vivo con pressione. So che è tutta esperienza. Dall’anno scorso con gli juniores ai pro’ è un salto comunque è enorme. Sono tutte gare impegnative».

Finn a colloquio con Villa e Amadori, cittì dei pro’ e U23. Un corridore che può tornare utile ad entrambi
Finn a colloquio con Villa e Amadori, cittì dei pro’ e U23. Un corridore che può tornare utile ad entrambi

Tra scuola e ciclismo

Per un ragazzo dell’età di Lorenzo che corre in bici, il primo anno tra gli U23 coincide quasi sempre anche con l’ultimo di scuola. Il diploma da conseguire tra i libri e i banchi è il primo vero appuntamento della categoria, che verosimilmente diventa più “semplice” da luglio in poi. Il ligure della Red Bull-Bora-hansgrohe Rookies ha sempre avuto buone medie scolastiche, così come in bici. Merito della sua gestione in cui cerca di conciliare anche la programmazione agonistica.

«Quest’anno ho la maturità e devo organizzarmi – va avanti Finn – è ancora dura per decidere tutto, ma intanto sono già riuscito a farmi posticipare l’esame di stato dopo il Giro NextGen, che è un grande obiettivo per noi. Anzi non nascondo che è il grande obiettivo della mia prima parte di stagione. Assieme agli altri cinque ragazzi con cui farò il Giro andremo in altura ad Andorra per tre settimane prima dell’inizio e lo prepareremo. Prima di allora farò tutto il calendario U23 con Liegi, Belvedere, Recioto e altre corse. Fino all’estate non credo che correrò ancora con la formazione WorldTour. Eventualmente vedremo nella seconda parte di stagione se si presenterà nuovamente l’occasione di fare qualche gara di un giorno».

La Coppi e Bartali per Finn è stato uno step importante per acquisire subito ritmo dopo l’infortunio alla clavicola
La Coppi e Bartali per Finn è stato uno step importante per acquisire subito ritmo dopo l’infortunio alla clavicola

Ammiraglia italiana

In ammiraglia può contare su Cesare Benedetti, all’esordio da diesse e prima ancora atleta-simbolo del gruppo sportivo dal 2010 fin quando si chiamava NetApp ed era un team continental.

«Con Cesare mi trovo molto bene – chiude Finn – per me è una grande fonte di esperienza e consigli. Non ho problemi con l’inglese, ma ogni tanto è anche bello parlare in italiano col tuo diesse. Sta procedendo bene anche l’inserimento con i nuovi compagni. Naturalmente ho legato un po’ di più con Davide (Donati, ndr), ma siamo un bel gruppo e si è creata subito sintonia fra tutti. Siamo convinti di fare tutti assieme una bella annata e di crescere bene».