Capecchi e gli juniores: «Impossibile tornare indietro»

17.09.2024
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SESTRI LEVANTE – Il tema che riguarda la categoria juniores è caldo e va affrontato con la dovuta calma e attenzione. Da un lato c’è chi ha paura di “bruciare” i ragazzi e vorrebbe preservarne il talento e le qualità. Aumentare ora i carichi di allenamento serve per vincere nel breve termine ma una carriera di un corridore prende forma e peso più avanti dei 18 anni. Vincere un Giro della Lunigiana è bello, fa piacere e riempie la bocca di chi questi ragazzi li cresce, ma poi c’è il futuro a cui pensare. Le categorie giovanili servono per formare il corridore, dargli una mano così che possa imparare a gestire determinate dinamiche. 

In Italia ci sono due fazioni, chi vede l’attività odierna come un’esasperazione e chi crede sia la giusta via. Quest’ultimi spesso sono coloro che sulle vittorie dei ragazzi ci vivono, costruendo gloria personale e affermandosi come tecnici di livello. Ma se tutti coloro che gestiscono questi ragazzi pensano a tirare fuori il massimo, chi arriverà alla fine si ritroverà tra le mani solamente il nocciolo

Le squadre satellite hanno una programmazione diversa, con periodi di carico e poi una serie di gare
Le squadre satellite hanno una programmazione diversa, con periodi di carico e poi una serie di gare

Cambiare obiettivi

Eros Capecchi di anni da professionista ne ha messi alle spalle ben 16, il suo primo anno con i grandi è stato il 2006, nelle fila della Liquigas, a soli 20 anni. Il punto su cui ci si deve concentrare non è l’età in cui si diventa professionisti, anche se un minimo di attenzione non guasta mai, ma l’attività proposta.

 «A mio modo di vedere stiamo faticando a fare un cambio di mentalità – dice il tecnico del CR Umbria – dal punto di vista delle preparazioni. Siamo molto conservativi, non “spremiamo” troppo i ragazzi. Ma secondo me quello che stiamo facendo non è spremerli troppo, bensì spremerli male. 

«Se li si prepara atleticamente e fisicamente a quello che ora trovano in corsa non c’è il rischio di finirli. Questo accade se vanno in gara e non vedono mai l’arrivo, perché allenarsi diventa sempre più un sacrificio e fare la vita da corridore pesa ancora di più. Si potrebbe rivedere la programmazione dei calendari, come fanno all’estero».

Se ne è accorto Lorenzo Finn quest’anno con la Grenke Auto Eder (foto Zoé Soullard/DirectVelo)
Se ne è accorto Lorenzo Finn quest’anno con la Grenke Auto Eder (foto Zoé Soullard/DirectVelo)
Quindi periodo di gare e poi riposo e allenamento, una calendarizzazione degli impegni.

Sarebbe importante anche con chi delibera le corse, i comitati o anche più in alto la Federazione stessa, dire: «Facciamo sei o sette corse organizzate bene in un periodo limitato, un mese ad esempio, e poi un mese di riposo». In modo tale che chi deve preparare i ragazzi riesce a lavorare e dare quelle ore di cui hanno bisogno. In questo modo si aumenta il livello generale degli juniores, consegnando al cittì della nazionale corridori che sanno reggere determinati carichi di lavoro. 

Per avere una maggiore concentrazione degli impegni servirebbero più corse a tappe, che fanno tanto per la crescita dei ragazzi.

Ce ne siamo resi conto lo scorso anno, un nostro ragazzo è andato in fuga all’ultimo giorno dopo quattro tappe. La domenica successiva ha vinto. Il lavoro che fai in una corsa di più giorni è impagabile, ne parlavo con lo stesso Salvoldi. Se si riuscissero a unire le diverse gare di un giorno in appuntamenti unici, faremmo un grande passo in avanti.

In Italia uno dei migliori juniores è Bessega, che però ha il doppio dei giorni di corsa di Finn e Seixas: 44
In Italia uno dei migliori juniores è Bessega, che però ha il doppio dei giorni di corsa di Finn e Seixas: 44
Senza però eccedere nel lavoro a casa…

Ormai gli juniores che vanno forte si allenano 23-25 ore alla settimana, quindi se si vuole raggiungere quel livello l’impegno da mettere è questo. La nazionale che va in ritiro a Livigno e mette insieme 25 ore di allenamento a settimana è per arrivare a una condizione pari rispetto a chi vince ora. Se quattro ragazzi lavorano così tanto, purtroppo, bisogna adeguarsi per essere competitivi. E’ brutto da dire ma se si pensa al bene dei ragazzi, si rischia di non farli diventare corridori, perché il trend è questo e ormai è partito.

Da noi è Finn quello che fa un’attività del genere, a livello di programmazione.

Lui è il riferimento del ciclismo giovanile e lavora in un modo intelligente, meticoloso e impostando gli allenamenti mese per mese. E’ la dimostrazione che si può migliorare allenando bene i ragazzi, senza bruciarli. Questo accade se noi non li mettiamo nelle condizioni, fisiche e atletiche, di confrontarsi a livello nazionale e internazionale con i migliori. 

Capecchi si è detto d’accordo con le parole di Garzelli, ma per lui il trend ormai non si può invertire
Capecchi si è detto d’accordo con le parole di Garzelli, ma per lui il trend ormai non si può invertire
Però se si parla di livello internazionale, si deve anche fare attività all’estero allora…

Intanto noi dobbiamo alzare il livello nazionale. Questo dà un beneficio interno alla categoria perché tutti migliorano, bisogna farlo però con gare da 120-130 corridori, non da 50. Se si riesce a organizzare bene il calendario, si dà alle squadre il modo di muoversi contenendo le spese perché glielo si fa fare una volta sola e non tutte le settimane. 

Perché entra in gioco anche il discorso dei budget che sono estremamente limitati. 

Qui appena metti in moto il furgone e due ammiraglie spendi 500 o 600 euro. Reperire il personale non è così facile, io posso muovermi perché ho un’azienda di famiglia e riesco a ritagliarmi dei giorni per seguire i ragazzi. Ma altri rinunciano. Le leggi fatte sui contributi legati a chi collabora con le attività sportive sta ammazzando i team. Anche per un niente si arriva a tassazioni maggiori e allora la gente preferisce tirarsi indietro perché non conviene.

Umbria Bike & Run Show: “la prima” di un evento che… promette

26.10.2023
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Umbria Bike & Run Show, uno degli eventi expo sportivi più attesi, esordirà presso il quartiere fieristico Umbriafiere di Bastia Umbra dal 1 al 3 dicembre. Questo nuovo salone nazionale – organizzato da Epta Confcommercio in collaborazione con Umbriacrossing – è espressamente dedicato alle tecnologie, ai prodotti e ai servizi per il mondo del ciclismo e della corsa a piedi. Umbria Bike & Run Show promette dunque di unire la passione per la bicicletta, per la corsa, per il fitness e per il trekking in un’unica celebrazione dello sport.

Nei tre giorni di expo si presenteranno le ultime innovazioni e tendenze di entrambi i settori e di entrambe le discipline sportive, con espositori provenienti da tutta Italia. Tutti gli appassionati runner, e gli amanti della bici, avranno l’opportunità di provare e di acquistare direttamente in fiera alcuni dei migliori prodotti tecnici disponibili sul mercato.

Un programma ricchissimo

L’evento umbro, come già sottolineato alla personale prima edizione, offrirà un ricco programma di attività. Per gli appassionati della Mtb e del gravel, il punto culminante sarà rappresentato dalla Subasio Gravel: una sfida in bici alla conquista del Monte Subasio, in programma per domenica 3 dicembre con partenza fissata alle ore 9. Da venerdì 1 a domenica 3 dicembre saranno inoltre previste all’interno della fiera delle interessanti Bike Experiences lungo tre percorsi diversi per ben assecondare stradisti, biker e appassionati del gravel.

A Umbria Bike & Run Show non saranno protagoniste solamente le biciclette, anche la corsa a piedi avrà difatti spazio e conseguentemente la propria ribalta. Sabato 2 dicembre alle 15, si terrà la gara “10K di corsa verso l’Invernalissima”, paesaggisticamente caratterizzata da una vista mozzafiato sulla città di Assisi. L’Accademia del Running, in collaborazione con Top Runners, metterà a disposizione un laboratorio di prova delle scarpe. Dove si potranno fare test di appoggio del piede e ricevere consigli pratici per migliorare il proprio stile di corsa.

Nell’Area Fitness verranno impartite lezioni quotidiane di Spinning e Pilates, nonché il Fitness Duathlon: una competizione che prevede una corsa di 2 Km su tapis roulant e 5 Km sulla bike statica. Per quanto riguarda tematiche quali il recupero e la postura, interverranno direttamente e in presenza massaggiatori e fisioterapisti disponibili al Postural Point. Per gli amanti del trekking, saranno proposte escursioni di tre giorni con soste “di gusto” in collaborazione con il CAI (il Club Alpino Italiano). I più giovani avranno il loro “habitat” ideale nel Kids Village, con giochi, gincane, Bmx, un mini percorso di running con ostacoli e una pista di atletica per le prove veloci…

Il quartiere fieristico Umbria Fiere dove si svolgerà Umbria Bike & Run Show 2023
Il quartiere fieristico Umbria Fiere dove si svolgerà Umbria Bike & Run Show 2023

Tra passione e territorio

Ma l’Umbria Bike & Run Show non si limiterà solo ed esclusivamente allo sport. Ogni sera, all’Area Congressi, verrà organizzato un Happy Hour con DJ set, aperitivi, musica e tanto divertimento. Inoltre, non mancheranno aree ristoro dedicate agli sportivi, dove saranno proposti prodotti salutari ed energetici. Tra cui pasta party, insalate, frullati, estratti e prodotti tradizionali – ma rigorosamente artigianali – come birra, olio e cioccolata.

Umbria Bike & Run Show si annuncia come un’esperienza importante, riservata direttamente agli appassionati di ciclismo, di corsa e di fitness. Un evento in grado di offrire una combinazione unica di sport, di intrattenimento e di interessante opportunità per scoprire le ultime novità nel settore. Senza dimenticare la possibilità di ritagliarsi un weekend di svago in un territorio meraviglioso e tutto da scoprire. Tra Perugia e Assisi, proprio dove il prossimo Giro d’Italia 2024 vedrà lo svolgimento di una delle prove decisive della corsa rosa, ovvero la cronometro che da Foligno porterà i corridori nel cuore antico di Perugia.

Bike Run Show

Capecchi: i giovani, le gioie e le fatiche del ciclismo

18.08.2023
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Eros Capecchi è tornato a casa, nel vivaio di famiglia, dove lavora e intanto pensa al ciclismo. Nei giorni scorsi è stato in ritiro con i ragazzi del Comitato Regionale Umbro, del quale è cittì. Il caldo nel centro Italia si fa sentire e quando gli facciamo notare che la sua regione è “bollino rosso” risponde così: «Ora capisco perché sento tutto questo caldo – ride – io al meteo ci bado poco. Tanto non è che si possa fare qualcosa se fa caldo o meno».

Il lavoro procede e le piante stanno bene, neanche loro sembrano soffrire troppo il caldo. «Di acqua ne abbiamo – dice Capecchila diga del Monte Doglio ha ottimi livelli e non dovrebbero esserci problemi. Poi nel nostro vivaio abbiamo tante colture a terra, che richiedono meno cure e acqua. Qualche pianta in vaso si secca, ma è normale che sia così». 

Il ritiro di Livigno è servito per creare un gruppo coeso ed unito, in vista dei prossimi impegni
Il ritiro di Livigno è servito per creare un gruppo coeso ed unito, in vista dei prossimi impegni

I suoi ragazzi

Capecchi parla, lo fa volentieri e la telefonata diventa un motivo per affrontare tanti argomenti legati al ciclismo. La passione per la bici è tanta, e quella di coltivare i nuovi talenti del vivaio ciclistico dell’Umbria è anche di più

«Mi piace molto lavorare con i ragazzi – conferma l’ex professionista – vedi i miglioramenti, ti ascoltano. C’è sempre chi fa un po’ di testa sua, ma è normale, una volta sbattuto il muso torna sui suoi passi. Fa parte della crescita e dell’essere adolescenti. Questa esperienza, nata per gioco, è appagante. Seguo i ragazzi da quando hanno 12 anni fino ai 18, li vedo crescere e li seguo per ogni categoria». 

I ragazzi ci sono e Capecchi sarà chiamato a convocarne sei per il prossimo Giro della Lunigiana
I ragazzi ci sono e Capecchi sarà chiamato a convocarne sei per il prossimo Giro della Lunigiana
Che metodo utilizzi con loro?

Non ce n’è uno specifico. Li ascolto, li frequento e cerco di capire. Devi guadagnarti la loro fiducia affinché si aprano e ti parlino dei loro problemi e delle loro preoccupazioni. Riesco a fondermi con loro, mantenendo sempre dei limiti precisi che mi permettono di avere un’autorità. 

Il rapporto che hai ti piace?

Tanto, ho il modo di legare insieme a loro, magari divertendoci insieme. E’ capitato di fare qualche partita a biliardino o di andare a mangiare un gelato. Se i ragazzi si sentono a loro agio, ti vengono a chiedere cose che magari non avrebbero il coraggio di domandarti. Sono esempi banali ma che costruiscono un bel rapporto, non si può sempre e solo dire “no”. 

Pedalate e momenti di divertimento, nel ritiro di agosto c’è stato spazio per tutto
Pedalate e momenti di divertimento, nel ritiro di agosto c’è stato spazio per tutto
I giorni a Livigno come sono andati?

Bene. E l’ho capito dal fatto che mi seguissero in tutto e per tutto. Anzi, spesso erano loro a chiedermi di fare qualche lavoro in più. Hanno proprio dato il cuore e queste per un tecnico sono grandi soddisfazioni. Lo fanno perché sanno che poi possono chiederti di prendere un gelato o mangiare un piatto di patatine. Sono piccole cose che creano il gruppo e la fiducia reciproca. 

Ora siete tornati, in che modo si lavora fino ai prossimi impegni?

Correranno domenica e andrò a vederli. Ho ancora qualche dubbio da sciogliere, ma lo farò in corsa. Per i prossimi impegni – Vertova, Paganessi e Lunigiana – dovrei scegliere sei ragazzi e portarli sempre con me. Però diventa difficile, perché qualcuno ha degli impegni con la scuola e non è sempre libero. L’idea è quella di andare a vedere le strade del Lunigiana, subito dopo il Paganessi. E’ sempre bene prendere le misure con quei percorsi, il Lunigiana in foto sembra semplice, poi vai lì e ti ammazza.

Per Capecchi si avvicina il secondo Giro della Lunigiana alla guida della formazione umbra
Per Capecchi si avvicina il secondo Giro della Lunigiana alla guida della formazione umbra
Hai tanta scelta quindi?

Sì e mi fa piacere, perché vuol dire che si è lavorato bene. Mi mettono in difficoltà, nel senso buono del termine chiaramente. 

Sono curiosi delle tue esperienze passate, del corridore che sei stato?

Tutto si basa sulla fiducia, nel momento in cui si fidano di te sono loro a domandarti. Io non uso il metodo del “ai miei tempi” anche perché diventa facile che ti prendono in giro, diventi il vecchio che non vogliono ascoltare. Devi essere uno di loro, quando instauri questo tipo di rapporto si aprono e ti chiedono consigli e suggerimenti. 

E’ un movimento, quello della tua regione, in continua crescita?

Mi piace davvero come stiamo lavorando. Tra quattro o cinque anni ci saranno delle grandi soddisfazioni. Alcuni ragazzi li vedo, soprattutto gli allievi, fanno risultati ma sono ancora “bambini”. 

I giovani non si crescono con la teoria del “ai miei tempi” a loro interessa del futuro
I giovani non si crescono con la teoria del “ai miei tempi” a loro interessa del futuro
Dopo un anno di lavoro che cosa pensi del ciclismo moderno?

Posso dire che in Italia non abbiamo capito bene cos’è il ciclismo ora. Diciamo che i ragazzi vanno fatti crescere tranquillamente, poi però abbiamo degli atleti validi che da under 23 non riescono a trovare squadra. Non bisogna spremerli, ma metterli nelle condizioni di fare del loro meglio. Se continuiamo così non li facciamo crescere lentamente, ma smettere velocemente. 

In questo è cambiato molto il ciclismo.

Non ci sarà più il corridore che farà 17 anni di carriera, ma che problema c’è? Il ciclismo è più veloce, non è bello da dire, ma ora hai meno possibilità di provarci. Lo vedo in una regione come la nostra, dove abbiamo buoni corridori anche senza numeri elevati di tesserati. Anche se a livello di Comitati Regionali non è semplice.

In che senso?

Ne parlavo lo scorso anno con Salvoldi, proprio al Lunigiana. L’intento è fare più corse a tappe e far crescere il movimento, per noi regioni l’interesse è alto. Il problema poi è riuscire ad organizzare la stagione quando i soldi scarseggiano. Anche il ritiro appena fatto a Livigno lo hanno pagato le squadre e in parte alcuni genitori. Senza considerare che il nostro presidente mette spesso soldi di tasca sua.

Samuele Scappini: due tricolori cross e ora strada e pista

15.02.2023
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Gli juniores rappresentano una categoria di transizione che vede l’alternarsi di nomi e risultati. Quando però emerge un nome in grado di vincere due tricolori consecutivi nel ciclocross e molteplici corse su strada, è bene farsi un piccolo appunto sul taccuino. I tempi però non devono essere affrettati, Samuele Scappini compirà diciotto anni il 24 aprile e quando ci risponde ha appena chiuso il libro di scuola su cui stava studiando. Entriamo così in punta di piedi a conoscere l’umbro, talento emergente del Team Fortebraccio

Per Scappini quella di Hoogerheide è stata la prima convocazione ad un mondiale. In apertura, il podio ai tricolori di Roma
Per Scappini quella di Hoogerheide è stata la prima convocazione ad un mondiale. In apertura, il podio ai tricolori di Roma
Sei appena tornato dalla tua prima convocazione ad un mondiale. Che esperienza è stata?

Essere stato convocato in nazionale è stato bellissimo. E’ stata la mia prima volta. Ero partito per fare bene. Però ci sono stati degli inconvenienti che non mi hanno permesso di esprimermi al meglio.

Di che tipo?

Quindici minuti prima del via ho fatto una partenza da fermo e mi sono trovato con il manubrio in mano. Con il carbonio squarciato. Ho dovuto quindi cambiare bicicletta. 

E l’altro inconveniente?

Dopo la partenza a 300 metri dal via c’è stata una caduta e sono rimasto coinvolto. Sono ripartito ma la gara era già compromessa. Una serie di avvenimenti che mi hanno fatto perdere concentrazione e lucidità e ho chiuso solo 45°.

Scappini Variano 2022
A Variano 2022 il corridore umbro aveva spiazzato tutti, vincendo il primo titolo italiano juniores
Scappini Variano 2022
A Variano 2022 il corridore umbro aveva spiazzato tutti, vincendo il primo titolo italiano juniores
Un mondiale sfortunato possiamo dire. La tua stagione cross vanta però 12 vittorie tra cui il secondo titolo tricolore consecutivo…

Ero dato favorito da tutti. Sono rimasto con i piedi per terra con quella maglia, che nella mia testa volevo riconquistare e confermare. Così è stato. 

Portaci a quel giorno…

Le gambe le avevo e la concentrazione era al massimo. Le prime curve le ho affrontate bene guadagnando subito 20 metri. Poi pian piano ho incrementato il vantaggio e sono arrivato al traguardo con 40 secondi. 

La tua categoria è stata criticata per l’impegno nelle trasferte in maglia azzurra. Che cosa hai percepito da dentro?

In nazionale mi sono sempre trovato bene. Io vado d’accordo con tutti, non mi arrabbio facilmente. Dobbiamo lavorare e seguire quello che ci dicono. 

La vittoria di Scappini al campionato italiano di Roma è stata la ciliegina sulla torta di una stagione plurivittoriosa
La vittoria di Scappini al campionato italiano di Roma è stata la ciliegina sulla torta di una stagione plurivittoriosa
Veniamo alla strada. Ti stai già preparando?

Da domani parto con la preparazione per partire al meglio con la stagione. Il mio obiettivo è quello di diventare uno stradista. Per farlo devo vincere le gare e so che non sarà facile. 

Oltre a cross e strada, gareggi anche in pista?

Sì assolutamente. Con le mie caratteristiche penso di poterla portare avanti e sento che mi tornerà utile. 

Quale specialità ti piace di più?

Mi piace molto il chilometro da fermo. Sono esplosivo e sento di poter far bene. 

Stai scoprendo le tue potenzialità, che tipo di corridore sei?

Se c’è un arrivo in salita, diciamo che non sono il favorito, ma me la gioco. Non sono uno scalatore. Se si arriva con un gruppetto ristretto posso dire la mia. Io mi sento velocista da pianura e mi piacciono molto anche gli arrivi in leggera salita dove c’è da spingere. 

L’umbro corre nel Team Fortebraccio dalla categoria juniores
L’umbro corre nel Team Fortebraccio dalla categoria juniores
Quando partirà la tua stagione?

Le prime gare saranno a inizio marzo, ma non abbiamo ancora stilato un calendario. Parto con la preparazione poi si vedrà. 

TI sei prefissato degli obiettivi?

Spero di fare bene al campionato italiano perché sarebbe la ciliegina sulla torta per la categoria juniores. Due tricolori ciclocross e uno su strada sarebbe il massimo. I miei due sogni per il 2023 sono andare al mondiale e all’europeo. 

Se per strada e ciclocross gli obiettivi sono tricolori, per la pista?

Non sento di avere particolari aspirazioni. A livello nazionale sento di poter dire la mia, poi tutto quello che viene è guadagnato. 

Con l’Umbria al Lunigiana, sulle spalle di Capecchi

28.08.2022
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Eros Capecchi usa i social il minimo indispensabile. Per questo pochi si sono accorti dell’impegno che sta riversando nei settori giovanili della sua regione, praticamente dal momento in cui ha annunciato il ritiro. Questi sono giorni caldi per gli juniores italiani. Ieri la corsa di Vertova, oggi il Trofeo Paganessi. E poi il Giro della Lunigiana a partire da giovedì. Di conseguenza anche Capecchi, che guiderà la formazione regionale, viaggia da settimane col gas aperto.

Tenere insieme tutti i pezzi del ciclismo regionale, sia pure in una realtà così piccola, non si sta rivelando una passeggiata. A ciò si aggiunga il fatto che già prima di ritirarsi, Eros è entrato a tempo pieno nel vivaio di famiglia. Eppure le cose si stanno muovendo. E questo vale un approfondimento. Anche perché fra le brave persone conosciute in anni e anni di ciclismo, Capecchi occupa di diritto un posto sul podio (in apertura è con la compagna Giada Borgato e il cane Stiby).

Quando è nato il progetto di nominarti tecnico regionale?

Diedi l’annuncio che smettevo e dopo un paio di giorni mi contattò Enzo Amantini, un giudice di gara delle nostre parti, facendomi la proposta. Ho accettato dopo 30 secondi, chiedendo però di lavorare in modo più completo.

Cioè?

Ho sempre cercato di fare le cose al massimo o comunque in modo molto serio. Il ruolo, per com’era, era abbastanza leggero. Io invece sto cercando di trasmettere quello che ho appreso in 17 stagioni di professionismo e negli anni precedenti. Quantomeno propongo le mie idee con la massima umiltà e noto che tutti vogliono fare bene. Ho trovato disponibilità nel presidente regionale Alunni e nei direttori sportivi di quasi tutte le società.

Che cosa cerchi di trasmettere?

Seguo le corse. Ho fatto un ritiro a Livigno proprio per il Lunigiana. Cerco di consigliarli sull’alimentazione e ho visto che si è creato un bel clima.

Come una vera squadra…

E’ stato utile. Ho chiamato l’Alpen Village, che mi ha sempre trattato bene sin da quando correvo. Poi abbiamo corso in preparazione al Trofeo Emozione e a Loria, facendo anche qualche piazzamento. E adesso Vertova e Trofeo Paganessi. Corse importanti, di cui il cittì Salvoldi tiene conto. Invece stasera, anziché tornare a casa, ci spostiamo direttamente in Versilia con corridori e massaggiatore, per vedere le tappe del Lunigiana.

La collaborazione delle società è mediamente buona, con qualche inevitabile ostacolo
La collaborazione delle società è mediamente buona, con qualche inevitabile ostacolo
Che effetto fa mettere mano sugli juniores?

Si fa fatica a capire l’indirizzo giusto. Ho fatto il corso da diesse e ho sentito varie correnti di pensiero. In Emilia Romagna dicono di far crescere i ragazzi senza pressione. In Toscana non sono allineati e spingono di più. Ne ho parlato in giro. Per il lato romantico del nostro ciclismo, va bene l’approccio morbido, ma allora non ha nemmeno senso parlare di power meter. 

Tu cosa pensi?

Il ciclismo non è più quello di 20 anni fa, corre veloce. Si comincia a capire che non ci saranno carriere lunghe come ad esempio la mia, ma bisogna adeguarsi. Alla luce di questo si può leggere il fatto che qui in Umbria vengano fuori meno corridori. Non è che non nascono, solo va sviluppata una diversa attitudine verso lo sport. Gli juniores sono una categoria importante, perché da un lato ci sono poche squadre U23 e dall’altro ormai sono la categoria di accesso al professionismo.

Belletta Cherasco 2022
Il podio finale dei tricolori di Cherasco, con Belletta davanti all’umbro Burani e Milesi (foto Ossola)
Belletta Cherasco 2022
Il podio finale dei tricolori di Cherasco, con Belletta davanti all’umbro Burani (foto Ossola)
Quindi il movimento umbro fa ben sperare?

Abbiamo un bel numero di ragazzi, in rapporto alla qualità. E ancora meglio va fra esordienti e allievi. Bisogna solo allargare la ricerca. Di recente la Forno Pioppi, la squadra che a suo tempo aprì le porte a Bernal, ha preso un ragazzo argentino con la fame addosso. Spero che avere a che fare con lui sia di stimolo per gli altri. Io mi sono formato nel ciclismo toscano, dove la mentalità è diversa. Qui invece si cresce più tranquilli, meno esasperati.

Quindi basterebbe poco per crescere di livello?

Abbiamo fatto dei ritiri e i ragazzi hanno visto subito i miglioramenti, senza aver fatto chissà cosa. Già basterebbe curare bene l’alimentazione per fare passi da gigante. Si parla tanto dell’incremento delle prestazioni fra i pro’, io credo che alla base di tutto ci siano gli studi sul cibo e il ricorso ai nutrizionisti. Poi ci sono i materiali e tutto il resto. E qui abbiamo tutto…

Tutto cosa?

I ragazzi hanno intorno persone perbene che li aiutano. Non mancano strade né strutture. Ci sono tecnici preparati. Uno come Massimiliano Gentili sa capirti al volo. Manca solo il fatto di crederci. Ai campionati italiani siamo arrivati secondi perché Belletta ci è scappato, sennò si poteva vincere con Burani che è arrivato secondo.

Capecchi è diventato tecnico regionale dell’Umbria pochi giorni dopo il ritiro. Qui con Burani dopo i campionati italiani
Capecchi è tecnico regionale dell’Umbria. Qui con Burani dopo i campionati italiani
Che cosa ti aspetti dal Lunigiana?

Ci sono stranieri che hanno già fatto 3-4 corse a tappe. Fra i limiti che abbiamo in Italia, questo è quello che toglierei per primo, perché le corse a tappe fanno crescere. Per questo stiamo cercando di organizzare un Giro dell’Umbria Juniores per il prossimo anno. Mentre non sono a favore dell’apertura ai rapporti più lunghi. Ci sono dei ragazzini che farebbero fatica a tirare il 52×11 figurarsi il 53 o il 54. All’estero ne hanno sofferto di meno perché ci sono anche meno corridori e corrono tutti insieme.

Come si inserisce tutto questo nella tua giornata tipo?

Mi sveglio alle 5,30 e alle 6 sono in vivaio. Lavoro per sei ore e quando serve vado alle corse, di solito la domenica. I miei sono elastici, mi permettono di avere il tempo che serve. Coi ragazzi sto bene, la bici non mi manca. Da quando ho smesso l’avrò presa a dire tanto per sei volte…

Con Quartucci anche l’Umbria ha il suo campione…

28.07.2022
4 min
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Non sono certamente tanti, anche nella storia, i ciclisti arrivati dall’Umbria. E’ come se il polmone verde d’Italia non spingesse i ragazzi a pedalare, a vivere pienamente nella natura attraverso il mezzo di spostamento più ecologico che c’è. Nella realtà non è così, anzi. Solo che l’attività non si traduce in atleti già pronti per il ciclismo su strada a differenza di quanto avviene nella mountain bike, dove complice anche un corposo calendario soprattutto nelle granfondo, il numero di praticanti è rilevante.

Lorenzo Quartucci è un po’ l’eccezione alla regola. E’ di Città di Castello (PG), ha 23 anni e si sta mettendo sempre più in evidenza alla Hopplà Petroli, fino al grande successo conseguito al Giro delle Valli Aretine, la gara alla quale teneva di più (il podio nella foto di apertura, foto FCI), ottenendo quel successo che cercava da inizio stagione.

«A dir la verità – dice – la prima parte dell’anno non è stata per nulla deficitaria, sono sempre stato nelle prime posizioni senza praticamente mai uscire dai primi 10. Ne ho accumulate 16, penso che se non è un record poco ci manca… Avevo colto anche un paio di vittorie e un secondo posto (oltretutto in una gara internazionale come il Trofeo Città di Brescia), quindi non posso davvero lamentarmi, certo che il risultato della Valli Aretine ha un sapore speciale».

Quartucci genitori
I genitori di Lorenzo, Clementina e Claudio, felici quanto lui per la vittoria al Giro delle Valli Aretine
Quartucci genitori
I genitori di Lorenzo, Clementina e Claudio, felici quanto lui per la vittoria al Giro delle Valli Aretine
Come mai ci tenevi così tanto?

Innanzitutto perché si svolgeva lungo le strade sulle quali mi alleno praticamente tutti i giorni, poi perché tanti erano venuti a vedermi. Si era creato una sorta di passaparola, c’erano tanti amici, i miei parenti, la mia ragazza, tutti a fare un tifo sfrenato a cominciare dai miei genitori. Non potevo tradire la loro fiducia, è stato come se le mie energie si fossero moltiplicate.

Raccontaci un po’ come nasce il Quartucci ciclista…

Ho iniziato a 10 anni, seguendo gli amici. Andavamo al ciclodromo per divertirci insieme, ma pian piano quel continuare a far fatica, cercando di emergere, di fare sempre un pochino meglio, di avvicinare se non superare il ragazzino che la settimana prima sembrava così lontano, mi hanno spinto a insistere e non mi sono più fermato.

Quartucci Marcialla
Volata vincente il 15 maggio a Marcialla (FI) per il Trofeo Matteotti (foto Rodella)
Volata vincente il 15 maggio a Marcialla (FI) per il Trofeo Matteotti (foto Rodella)
Quel ciclodromo di cui parli è ancora frequentato?

Quando ci andavo io era sempre pieno, a Città di Castello c’è una bella tradizione ciclistica. Ora però vedo che ci va meno gente e mi dispiace perché era un ottimo sistema per far pedalare i propri bambini in tutta sicurezza. E poi ci si divertiva tanto…

Perché secondo te c’è una così scarsa produzione di ciclisti professionisti in Umbria?

Me lo sono chiesto anch’io. Di ciclisti ce ne sono tanti, ma non molti vanno su strada, prediligono i sentieri offroad anche per quel discorso sulla sicurezza toccato prima. Una risposta non me la so dare: ad esempio ho tanti amici che sono curiosi della mia attività, che mi chiedono dopo ogni gara com’è andata , che mi sono sempre stati vicino, ma ne avessi mai sentito uno dire che voleva provarci…

Quartucci Marmantile
Successo in solitaria il 26 giugno a Malmantile (FI) con i primi inseguitori a 50″ (foto Rodella)
Quartucci Marmantile
Successo in solitaria il 26 giugno a Mamantile (FI) con i primi inseguitori a 50″ (foto Rodella)
Che tipo di corridore sei?

Penso di essere un ciclista completo. Tecnicamente prediligo le salite non troppo lunghe e mi trovo bene nelle volate ristrette. Dalla mia ho sicuramente la costanza di rendimento, che mi porta a garantire un risultato in qualsiasi periodo della stagione.

Dove pensi di arrivare?

E’ chiaro che il mio sogno è approdare in una squadra pro’ di grande qualità. Io ce la sto mettendo tutta con l’unica cosa che posso fare: ottenere risultati, poi ci penseranno i miei procuratori (Quartucci è seguito da Alberati e Fondriest, ndr) per trovare un contratto. Per ora non c’è niente di definito, io continuo a fare il mio meglio e vedremo se esce fuori qualcosa.

Quartucci azzurro
L’umbro ha vestito anche la maglia azzurra, lo scorso anno alla Corsa della Pace
Quartucci azzurro
L’umbro ha vestito anche la maglia azzurra, lo scorso anno alla Corsa della Pace
Secondo te per arrivare a una squadra professionistica, il procuratore è necessario?

Diciamo che è bene averlo, anche se sono convinto che alla lunga i risultati ti mettono in evidenza. Se un corridore vale, difficilmente non viene notato, ma l’esperienza del procuratore può essere importante per gestire meglio la crescita e fare le scelte giuste.

C’è una gara che sogni?

La mia preferita è la Liegi-Bastogne-Liegi, tutta strappi, mi piacerebbe tanto correrla un giorno. Dicono che se una cosa la desideri tanto poi si avvera, quindi…

Scappini 2022

Giovane ma sicuro di sé, vi presentiamo il tricolore Scappini

20.01.2022
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La prima cosa che colpisce, parlando con Samuele Scappini, è la sua estrema sicurezza. Stiamo parlando di uno junior 1° anno, che ha una straordinaria coscienza dei propri mezzi. Chiaramente la sua carriera è agli inizi, ma intanto un buon ingrediente per emergere c’è e lo si è visto a Variano di Basiliano, quando il giovane del Team Fortebraccio ha conquistato la maglia di campione d’Italia contro ogni pronostico.

Il racconto di quel successo la dice lunga su chi abbiamo di fronte: «Quando siamo arrivati sul percorso e l’ho provato, ho detto subito a mio padre che l’obiettivo poteva essere il podio, ma al mattino gli ho detto che avrei vinto io. Me lo sentivo dentro, sapevo anche che cosa fare, attendere i primi giri per controllare gli avversari e poi andare via. Esattamente quello che è successo».

Scappini Variano 2022
A Variano il corridore umbro ha spiazzato tutti, vincendo con 10″ su Elian Paccagnella
Scappini Variano 2022
A Variano il corridore umbro ha spiazzato tutti, vincendo con 10″ su Elian Paccagnella
Cerchiamo di conoscerti un po’ di più, intanto ci sembra di capire che tuo padre ti segue molto.

Sì, ma non è un praticante, va in bici solo per hobby. Mio zio Marco invece ha una grande passione, fa le gran fondo e questo spirito agonistico me lo ha trasmesso. Io ho cominciato da G2 e non ho più smesso, la voglia di emergere ce l’avevo già da allora ed è andata crescendo.

Molti sono rimasti colpiti dal tuo risultato perché vieni dall’Umbria, regione che non emerge spesso a questi livelli.

In Umbria il ciclismo su strada praticamente annulla tutto il resto. Io però sono più portato per il ciclocross proprio perché mi piace particolarmente, anche se gareggio su strada e faccio anche un po’ di Mtb, ma più che altro uscite con gli amici, non a livello agonistico.

Se dovessi scegliere un tuo futuro su strada o nel ciclocross?

Non ho dubbi, quest’ultimo anche se so che il ciclismo vero, quello professionale è principalmente su strada, ma so che sui prati posso far risultato. Questo non significa che la strada non la seguirò, d’altronde due anni fa sono stato quarto ai campionati italiani da allievo 1° anno e so che potrei anche emergere, ma il ciclocross mi piace molto di più e per ora l’attività su strada la vedo soprattutto come preparazione per l’inverno.

Così Scappini sul podio tricolore, davanti a Paccagnella e Prà
Così Scappini sul podio tricolore, davanti a Paccagnella
Nel ciclocross dove ti vedi meglio?

Sui percorsi asciutti e piani, dove serve molto la capacità di guida ma si può spingere. Con il mio fisico (Scappini ha una corporatura alta e possente per la sua età che a molti ricorda il giovane Di Tano, ndr), i percorsi fangosi mi mettono a disagio. D’altronde proprio il fisico mi garantisce una grande esplosività ed è tutto dono di madre natura, non faccio neanche palestra…

E su strada quali sono i percorsi che prediligi?

Diciamo che mi arrangio in tutto, sia nelle gare su percorsi in pianura che quando c’è salita. Spesso però mi piace correre per la squadra, essere utile agli altri, perché nel ciclismo so che poi saranno i compagni ad aiutarti quando servirà.

Scappini strada 2019
La volata per il titolo italiano allievi 2019, con Scappini finito al quarto posto
Scappini strada 2019
La volata per il titolo italiano allievi 2019, con Scappini finito al quarto posto
Saresti disposto per le tue ambizioni a lasciare casa e spostarti, magari anche all’estero?

Se ne vale la pena, se è un investimento per il mio futuro sulle due ruote non avrei dubbi, lo farei anche subito, senza però dimenticare che prima c’è la scuola da finire. Per me il ciclismo è tutto, perché mi ha insegnato che quando sei in gara non c’è nulla di deciso e quel che conta è partire forte per fare risultato e giocartela fino all’ultimo metro.

Quali sogni hai?

Non c’è una gara in particolare. Ricordo che quando guardavo le gare ciclistiche da piccolo sognavo un giorno di esserci anch’io, a lottare per vincere. Guardavo le gare su strada, oggi gareggio nel ciclocross, a ben guardare non c’è tanta differenza, a me andrebbe bene diventare un professionista in almeno una delle discipline. Diciamo che mi tengo aperte entrambe le possibilità…

Hai detto che in Umbria vanno tutti su strada, magari con le tue vittorie diventerai un esempio per allargare la pratica anche al ciclocross…

Non mi dispiace l’idea, ma perché succeda c’è molto da fare, io sono solo agli inizi…

Fortebraccio, la via umbra al ciclismo dei giovani

29.12.2021
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Il 12 settembre a Borgo Valsugana, Tommaso Alunni del Team Fortebraccio ha vinto la Coppa d’Oro per il suo direttore sportivo Giancarlo Montedori (in apertura sul podio, alla sinistra). Era lo stesso giorno in cui, a 30 chilometri e poche ora di distanza, Colbrelli avrebbe vinto gli europei di Trento. Per questo forse ci eravamo soffermati poco sulla corsa del Veloce Club Borgo e sull’identità di quel direttore sportivo con cui abbiamo avuto a che fare per anni, quando era uno dei collaboratori del cittì azzurro Antonio Fusi.

L’ex professionista è alla guida della squadra umbra, realtà importante del movimento giovanile dell’Umbria, che parte con i giovanissimi e arriva agli juniores. Per qualche tempo la società decise di puntare sugli under 23 con Olivano Locatelli, ma l’esperimento non andò come sperava la dirigenza e dopo due stagioni si chiuse.

La lunga attesa a Borgo Valsugana prima del via della Coppa d’Oro (foto Fortebraccio)
La lunga attesa a Borgo Valsugana prima del via della Coppa d’Oro (foto Fortebraccio)

«Stiamo crescendo – conferma Montedori – facendo tutte le categorie. Giovanissimi, esordienti, allievi, juniores e anche donne, sia pure poche. Abbiamo creato qualcosa di bello. Gli juniores di oggi li ho visti crescere, hanno iniziato con noi da giovanissimi. Hanno vinto tanto e io li chiamo la Banda Bassotti. La base è umbra, ma c’è dentro anche qualche toscano perché i numeri sono bassi…».

In che senso?

Se ci sono dieci ragazzi in tutta la regione e li dividiamo per cinque società, si combina poco. Non abbiamo dei fenomeni, ma bravi corridori messi insieme con lo stesso spirito di quando ero anche io uno junior. E devo ringraziare la famiglia Celestini che lavora nel tabacco e il loro cugino Rossi. Sono grandi appassionati di ciclismo, sono sempre andati in bicicletta insieme e ci tengono molto.

Non è da tutti vincere la Coppa d’Oro…

Ogni tanto si riesce a creare delle belle situazioni, che magari torneranno fra altri 30 anni. Fare primo e terzo alla Coppa d’Oro, con il più forte che per giunta è anche caduto, non capita tutti i giorni. In più abbiamo mandato Scappini con la nazionale a fare la Coppa del mondo juniores di ciclocross in Belgio. E siamo settimi nel quartetto a livello nazionale, pur non avendo un velodromo. Si lavora a Forano oppure a Forlì.

Si cercano i campioni di domani?

Prima di tutto la nostra squadra ha uno scopo sociale. E’ per la nostra regione. Sarò presuntuoso, ma spero che soprattutto riusciamo a tirare fuori dei bravi ragazzi e delle brave ragazze. Diamo regole molto forti e spero che tutto questo diventi per loro una scuola di vita.

Come siete organizzati?

Abbiamo una casa che fa da ritiro per tutto l’anno e questo ci aiuta a formarli ancora. Chi viene rimandato a settembre non viene in ritiro e non corre d’estate. Glielo dico all’inizio dell’anno ed è la nostra filosofia e dell’azienda che abbiamo alle spalle.

Di che azienda parliamo?

Sponsor che appartengono ad amici di Celestini e Rossi. Grandi nomi nel mondo della cioccolata e il nome che ci viene dall’hotel Fortebraccio di proprietà della famiglia, che poi pensa a tutte le nostre esigenze.

Scappini è stato convocato per la Coppa del mondo juniores di Dendermonde (foto Fortebraccio)
Scappini è stato convocato per la Coppa del mondo juniores di Dendermonde (foto Fortebraccio)
Tu sei il direttore tecnico di tutto?

Il direttore sportivo, ma resto un dipendente della società. Per cui faccio le mie proposte, ma per il resto mi attengo alle direttive che ricevo. Come quando si decise di fare i dilettanti, ma si chiuse poi tutto per incompatibilità, oppure i campionati italiani juniores di due anni fa e quelli a crono.

Un lavoro che ti prende molto?

A tempo pieno ed è bello finché dietro ci sono loro. Facevano gli juniores dal 2010. Io avevo un negozio di bici, ma l’ho chiuso cinque anni fa. Tutti ci aspettano e finora abbiamo lavorato in modo lineare. E Fusi continuo a sentirlo e mi aiuta. Siamo rimasti in ottimi rapporti, anche se rispetto a quel tempo, le cose sono proprio cambiate.

Eros Capecchi 2020

Capecchi si rilancia fra la bici e il trattore

29.12.2020
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Il 2020 doveva essere per Capecchi l’anno del debutto alla Bahrain-McLaren, del Giro e poi del Tour e della collaborazione con Rod Ellingworth, il tecnico britannico che aveva lasciato il Team Ineos per rifondare la squadra del Principe. A distanza di un anno, è meglio non guardarsi alle spalle. Il debutto c’è stato, ma si è fermato allo Uae Tour. Al Tour sono andati altri. Al Giro nemmeno per un giorno ha trovato sensazioni accettabili. E sul più bello, Ellingworth se ne è tornato al nido. Così Eros si è rimboccato le maniche e si è messo a lavorare. Sulla bici e sul trattore, a Case Sparse, posto incantato fra l’Umbria e la Toscana. Nell’azienda di famiglia creata da suo nonno, 40 ettari di vivaio cui si dedica di persona da quando è rientrato da Monaco.

«Sono nato su un trattore – disse quando andammo a trovarlo per la prima volta nel 2011 – in mezzo alle piante e agli animali. Per questo non me ne andrei mai, anche se ho comprato casa a Cortona per starci più fresco d’estate. A Milano Marittima preferisco il mare delle Marche. Le città non mi attirano».

Eros Capecchi, cronometro Palermo, Giro d'Italia 2020
Eros Capecchi è un cronoman, ma nella prova di Palermo si è piazzato 84° a 1’37” da Ganna
Eros Capecchi, cronometro Palermo, Giro d'Italia 2020
Capecchi, cronometro di apertura del Giro
Nel frattempo è passata tanta vita…

Per quegli stessi ragionamenti, sono rientrato a vivere qua, nella casa in cui ho vissuto per i primi sei anni della mia vita. L’azienda va bene, siamo contenti.

Poteva essere un anno da incorniciare.

Invece ci è toccato questo lungo stop. Io non ero mai stato fermo per tre mesi. Puoi fare una sosta così per infortunio, è stato come fare una rieducazione. Alla fine del 2019 avevo staccato per un mese. Poi ho fatto tutta la preparazione. Ho debuttato allo Uae Tour e poi… a casa. Si è buttato tutto il lavoro fatto prima e ripartire non è stato banale.

Non siete mai stati fermi, in realtà.

Non uscivamo su strada, ma si facevano i rulli due volte al giorno e poi tutto il lavoro a corpo libero. Poi sono venute fuori le piattaforme virtuali e le squadre si sono ingegnate. Insomma, il sudore che ho versato sui rulli era roba vera. Quando ci hanno permesso di ripartire, è stato come un sogno. Strano per uno che ha fatto tanti anni in bicicletta.

Si è detto che il nuovo avvio è stato più difficoltoso dopo i 30 anni…

Ho sofferto. Avevo i valori migliori, il peso a posto, ma a inizio Giro, già sull’Etna, avevo sensazioni strane. Sono bastati due giorni un po’ storti e addio colpo di pedale. Anche perché se non eri al 100 per cento, era difficile recuperare.

E’ tanto più difficile trovare la forma a 34 anni?

Al Giro del 2010 caddi nella tappa di Montalcino. Mi fermai per il dolore alle costole e restai fermo quasi per tre settimane. Era ormai giugno, eppure rientrai al Delfinato e poi andai al Tour, facendo anche bene in montagna. Adesso forse non ci riuscirei.

Che cosa è cambiato nella quotidianità di Capecchi?

La risposta del fisico, il ciclismo e i metodi di lavoro. E io sono fortunato perché non ingrasso. Ho ripreso da un mese e mezzo, andando in palestra e uscendo fra strada e mountain bike e ho soltanto 2 chili oltre il peso forma. Se così non fosse, sarebbe dura, perché la vera differenza la fanno il peso e quanto si impiega per smaltirlo.

Eros Capecchi, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nella tappa di Sestriere, la penultima del Giro d’Italia, ha concluso in 87ª posizione
Eros Capecchi, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nella tappa di Sestriere, Capecchi in 87ª posizione
Scarso appetito o Madre Natura è stata buona con te?

Altro che scarso, ho molto appetito. Ma il fattore cibo si scatena quando lo vedi, se sei dentro casa a non fare nulla e magari apri il frigo ogni volta che ci passi davanti. Io quando non mi alleno sono sul trattore e tante volte mi dimentico anche di mangiare.

Cambia anche l’allenamento?

Fino a qualche anno fa c’era la convinzione che si dovessero aumentare le ore, distanze incredibili. Io ho scoperto che la resistenza l’ho acquisita con gli anni e piuttosto ho bisogno di richiamare doti che con gli anni si perdono, come brillantezza, esplosività, ritmo gara e condizione gara. Prima facevo una distanza, un giorno di potenziamento e uno con un po’ di salite. Ora faccio lavori specifici per 5 giorni a settimana. E la sera a casa, sono parecchio stanco.

Che cosa vorresti dal 2021?

Una buona condizione e non soffrire come l’anno scorso. Se fai tutto bene e in corsa non vai, lo stimolo mentale viene meno. Per fortuna è stato così per molti.

Che idea ti sei fatto della partenza di Ellingworth?

Non me la sono fatta. Sembrava ci credesse, si è dedicato al team anima e corpo. In ogni caso è nato un gruppo forte. Nonostante fosse appena arrivato e dovesse adattarsi, Landa con Caruso accanto ha fatto un bel Tour. E se non fosse stato per il giorno dei ventagli, sarebbe stato più vicino al podio.

Miholjevic prenderà il posto di Ellingworth.

Mi ha chiamato proprio lui per dirmi la novità e per chiedere a noi più esperti di dargli una mano. Abbiamo parlato un po’. Gli ho detto che secondo me è un ruolo che potrà svolgere bene. Si riparte il 16 gennaio con il ritiro di Altea e poi si torna allo Uae Tour. E speriamo che stavolta si tiri dritto.