Challenge Strada Bianca: scorrevolezza sull’asfalto e oltre

05.04.2022
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Challenge presenta Strada Bianca, il nuovo pneumatico ideato per aggredire ogni tipo di fuoristrada. Ideale quindi per il gravel, questo prodotto regala una scorrevolezza ottimale e un vero e proprio supporto su ogni terreno senza rinunciare a prestazioni elevate. Comfort e maneggevolezza sono garantiti inoltre dalla costruzione artigianale combinata con l’utilizzo della tecnologia di produzione dell’azienda italiana. 

Challenge ha progettato questa copertura per essere versatile su ogni tipo di superficie
Challenge ha progettato questa copertura per essere versatile su ogni tipo di superficie

Senza limiti

Lo pneumatico Strada Bianca è ideale per la competizione senza limiti di scorrevolezza. Il battistrada intagliato non ha una tassellatura eccessivamente esposta favorendone così il rotolamento. Ispirato alla costruzione del modello Paris-Roubaix è stato pensato per essere ancora più confortevole su strade sconnesse. Un ulteriore valore aggiunto è la costruzione fatta a mano che offre il massimo in termini di trazione e qualità di guida.

Nella versione Tubeless la casa produttrice consiglia l’utilizzo del sigillante Smart Tubeless appositamente concepito per proteggere le proprietà naturali della mescola e garantire una protezione ottimale dalle forature.

Il disegno del battistrada è si determinante per il grip, ma comunque scorrevole
Il disegno del battistrada è si determinante per il grip, ma comunque scorrevole

Tecnologie utilizzate

Il PPS Ganzo dona una protezione ulteriore contro le forature grazie al tessuto multicomponente. La corazza Armor è ideata per il gravel e sfrutta il materiale SuperPoly 260TPI a doppio strato per resistenza e sicurezza. Nella zona del tallone, lungo la carcassa, è posizionata una striscia antisfregamento che prolunga la vita dello pneumatico e ne rinforza la struttura. Il tutto con un peso contenuto di 295 grammi

Il design con la spalla marrone lo rende senza tempo e riconoscibile
Il design con la spalla marrone lo rende senza tempo e riconoscibile

Versioni e prezzo

Challenge per questo pneumatico propone una gamma completa di dimensioni: 700×30 / 30-622, 700×33 / 33-622, 700×36 / 36-622, 700×40 / 40-622. Selezionabili anche in Tubeless Tubolare (H-TLTU), Tubeless Ready (H-TLR) e per copertoncino (H-CL). Il prezzo al dettaglio parte da 65,90 euro. 

Challenge

Una Trek Madone per Stuyven in vista della Sanremo

01.03.2022
5 min
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Jasper Stuyven ha vinto la Milano-Sanremo nel 2021, con un’azione da finisseur che ha colto di sorpresa il gruppo che si è giocato la Classicissima. Cosa cambia sulla bicicletta in versione 2022, rispetto a quella utilizzata nel 2021?

Lo abbiamo chiesto a Mauro Adobati, meccanico del team Trek-Segafredo, che ci offre qualche spunto interessante sulla Trek Madone del forte corridore belga. Continua così il nostro percorso di conoscenza delle bici dei campioni, dopo aver presentato la Merida di Colbrelli e la Specialized di Asgreen.

Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Quali bici ha a disposizione Stuyven?

Tutti i corridori del team possono scegliere tra i modelli Emonda e Madone. In base alle scelte e alle preferenze dell’atleta, quelle di inizio anno ed espresse durante i primi collegiali, ai corridori vengono forniti i modelli specifici.

C’è una preferenza del corridore belga?

Jasper è un corridore da Trek Madone, ama particolarmente questa bicicletta. Anche dal punto di vista tecnico è adatta a lui, perché è aerodinamica e veloce. Stuyven è potente e un gran passista e ha bisogno di un mezzo del genere. La sua dotazione prevede anche una Trek Emonda, che però viene utilizzata meno, solo quando ci sono corse con grandi salite, dove lui ha necessità di salvare la gamba.

Quindi, c’è la preferenza del corridore e anche una scelta tecnica?

Sì, il corridore ha l’ultima parola sulla scelta, poi ovviamente si tengono in considerazione le caratteristiche dell’atleta. Ad esempio Ciccone… Lui non utilizza la Madone, ma solo la Emonda. I due corridori sono molto differenti per espressione e doti atletiche, aspetto che si riflette anche sulla scelta della bici.

Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Quale taglia di bici utilizza Stuyven?

Jasper usa una 58, misura comune alle bici della sua dotazione.

Cambia posizione in sella in base alle gare e alla stagione?

No, Stuyven mantiene sempre la stessa posizione in bici. Il cambio di setting è una cosa che avviene sempre meno, magari piccoli aggiustamenti, ma di sicuro non si verificano delle variazioni importanti.

Con quale bici presumibilmente farà la Sanremo?

Di sicuro con la Trek Madone.

Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Ci puoi dare qualche dettaglio della componentistica?

Le scelte saranno fatte a ridosso dell’evento, ma posso dire le preferenze di Stuyven. Normalmente utilizza la doppia corona anteriore con la combinazione 54-41 e con le pedivelle da 170. Corte se consideriamo la struttura fisica, ma lui si trova bene così. La scala dei rapporti dietro 10-33.

E invece per il cockpit?

La sua Madone è montata con un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL. E’ quello che normalmente va in dotazione alla Emonda. Ha uno stem da 130 millimetri, con un’inclinazione negativa di 17°. La larghezza della piega è da 400. Stuyven usa una sella tradizionale, non corta.

Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Un manubrio largo solo 40 centimetri?

Si, la tendenza è quella di utilizzare manubri stretti, nonostante le caratteristiche fisiche del corridore facciano pensare ad una piega larga. Dobbiamo considerare l’impatto aerodinamico ridotto che porta ad avere una piega stretta. E poi ci sono anche i manettini spostati verso l’interno: efficienza, ma anche preferenze personali.

Per il comparto ruote, quale potrebbe essere la scelta di Stuyven, sempre in ottica Sanremo?

Le ruote sono montate con i tubeless, lo standard inizia ad essere questo. Per le ruote la preferenza sarà rivolta al 90% per le Bontrager Aeolus RSL 62, tubeless da 28. Le pressioni tra le 5,7 e 6 atmosfere. Il team utilizza gli pneumatici Pirelli Race TLR. Ogni ruota con i tubeless prevede l’utilizzo del lattice anti-foratura.

Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Utilizzate ancora i tubolari e le ruote per i tubolari?

Sempre meno, come dicevo prima la tendenza è di un passaggio totale al tubeless. Inoltre, con i tubeless abbiamo notato che si fora meno e gli stessi corridori sono contenti perché scorrono parecchio. La scelta dei tubeless è comunque un percorso graduale, necessario anche per far prendere il giusto feeling agli atleti. Comunque le ruote che abbiamo a disposizione sono ormai quasi tutte per i tubeless.

E invece come ti comporti con le batterie della trasmissione?

Le batterie del cambio posteriore e del deragliatore vengono rimosse dopo ogni gara e non necessariamente ricaricate. Vengono controllate, questo sì e viene applicato il cap rosso che le protegge ed evita dispersioni. La mattina successiva, prima della gara, le rimontiamo e i corridori trovano la bici pronta in ordine di marcia.

Con una Madone ha chiuso e con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Utilizzi delle soluzioni particolari per preservare i movimenti rotanti di ruote e movimento centrale?

Non uso e non utilizziamo delle soluzioni meccaniche particolari, poi ci sono da considerare anche le abitudini del meccanico. Talvolta cerchiamo di usare un olio meno viscoso per la catena, in modo che non si accumulino troppi residui. Diciamo che le gare tradizionali non portano ad affrontare grosse problematiche. Sono le gare del Nord e competizioni come ad esempio La Strade Bianche che spesso ti obbligano a sostituire tutto!

La Specialized S-Works Tarmac SL7 con i tubeless per Asgreen

28.02.2022
5 min
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Dopo aver curiosato la Merida di Sonny Colbrelli, l’attenzione si sposta sulla Specialized di Asgreen, vincitore della Giro delle Fiandre 2021, sempre protagonista nella campagna del Nord e in prima fila nei giorni scorsi fra Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne, in cui ha tirato per la vittoria di Jakobsen.

Tra conferme tecniche e novità molto interessanti, ci siamo affidati a Giampaolo Mondini, un interlocutore d’eccezione e uomo di collegamento tra il marchio di Morgan Hill e i team pro’.

In azione ieri alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Asgreen è già in tabella per il Fiandre
In azione ieri alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Asgreen è già in tabella per il Fiandre
Quale bici utilizza e utilizzerà Asgreen per le classiche?

Per Kasper sempre una S-Works SL7, con qualche variazione rispetto alla stagione 2021. Frame e forcella sono in carbonio Fact 12R, quello dedicato ai top di gamma S-Works. Asgreen è uno di quei corridori che non fa apportare modifiche alla propria bici, se mettiamo a confronto il setting del mezzo tra le gare del Belgio e quelle che si svolgono nel corso della stagione.

Ci puoi dire quali sono i cambiamenti rispetto al 2021?

Il cambio più importante riguarda le gomme, i corridori utilizzano i nuovi tubeless S-Works. Questi pneumatici sono stati sviluppati in parallelo e con il contributo proprio degli atleti Quick Step-Alpha Vinyl. E poi c’è la trasmissione Shimano Dura-Ace 12v, l’anno passato avevamo quella a 11.

I tubeless per tutti? Ci puoi dare qualche dettaglio tecnico?

Si, la direzione è quella dei tubeless, non solo per le gare del Nord. Fanno parte della categoria S-Works e hanno un battistrada simile a quello dei copertoncini. Il range di utilizzo, per quanto riguarda le pressioni di esercizio, è compreso tra le 5,2 e 5,6 atmosfere. Le coperture vengono montate con il lattice al loro interno.

Quale sezione utilizzerà Asgreen?

I tubeless hanno una sezione da 28 e sono montati sulle ruote Roval Rapide CLX con canale interno da 21 millimetri. Anche in questo caso è l’ultima versione, con predisposizione per i tubeless e copertoncino. Quest’anno i corridori avranno a disposizione questa tipologia di prodotti e ci sarà l’abbandono pressoché definitivo del tubolare.

Tornando invece all’impostazione della bici di Kasper Asgreen, che pedivelle utilizza, quali rapporti e quale cockpit?

Asgreen utilizza delle pedivelle da 175 millimetri e la guarnitura è Shimano Dura-Ace. Ha uno stem in alluminio S-Works da 120 millimetri e una piega in carbonio larga 42 centimetri. Il manubrio è il Rapide in carbonio con design aero e appoggio superiore piatto. I corridori hanno la possibilità di scegliere tra la componentistica Pro e Specialized. Asgreen utilizza Specialized.

Una piega da 42?

Si, i corridori stanno utilizzando manubri stretti se paragonati alla struttura fisica. Asgreen utilizza una larghezza di 42 centimetri che è tutto sommato adeguata alle caratteristiche del suo corpo.

Assetto in bici efficiente ed aerodinamico per Asgreen
Assetto in bici efficiente ed aerodinamico per Asgreen
La sella è con una lunghezza tradizionale?

Si, il corridore utilizza una Romin Mirror con una lunghezza tradizionale. Non è corta ed è costruita grazie alla tecnica della stampa 3D. Una sella del genere, in base ai test effettuati, risulta migliore perché distribuisce meglio le pressioni della seduta.

Per i rapporti invece, considerando la nuova trasmissione?

Utilizza i pignoni posteriori con scala 11-34. lo vedremo con questi rapporti anche alla Strade Bianche, Fiandre e tutte le altre classiche. Il plateau anteriore è 54-40. Ogni tanto lui fa uno di quegli incroci che non dovrebbero essere mai fatti, lasciando la catena sul 54 davanti e portandola sul 34 dietro, per la gioia dei meccanici e della catena. Ma non ha mai avuto problemi. Merito anche del suo meccanico che gli prepara il mezzo con una lunghezza adeguata della catena.

Vengono utilizzate delle contromisure per contrastare lo sporco e preservare l’efficienza del movimento centrale?

Le bici sono montate con i cuscinetti CeramicSpeed. Poi il team utilizza le due calotte esterne per adeguare lo standard Shimano con l’asse passante da 24 millimetri della guarnitura. Per questo è necessario considerare anche la larghezza del movimento centrale del telaio Tarmac, che è di 68 millimetri. Comunque no, non ci sono variazioni particolari, considerando che il comparto è controllato dopo ogni utilizzo.

Colbrelli e la Merida per Roubaix: cosa cambia rispetto al 2021?

25.02.2022
4 min
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Con il ritorno delle gare in Europa si apre un altro capitolo del nostro percorso tecnico. L’obiettivo è quello di mettere a confronto, per quanto possibile, le biciclette dei pro’ che hanno primeggiato nelle classiche monumento 2021 e sbirciare quali novità (se ci saranno) ci presenta la stagione 2022, rimanendo sempre nell’ambito tecnico. Siamo andati da Ronny Baron, meccanico del Team Bahrain-Victorious e di Sonny Colbrelli, vincitore della Parigi-Roubaix dello scorso anno.

Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Ci puoi ricordare la configurazione della bici che ha vinto la Roubaix 2021?

Colbrelli utilizza una Merida Reacto per tutte le gare, una monoscocca in carbonio davvero molto rigida e performante. Per la Roubaix 2021 è stata montata con le ruote Vision da 55 millimetri e con gomme tubeless Continental da 32 millimetri di sezione. Le gomme erano gonfiate a 3,5 bar l’anteriore e 4 bar la posteriore, entrambe con il lattice.

Trasmissione?

All’epoca la bici era montata con lo Shimano Dura Ace Di2 a 11v, 54 con il 42 o 44 davanti, non ricordo con precisione la corona inferiore e 11-30 dietro. Sono i rapporti che utilizza di solito Colbrelli, con la variabile dell’11-28 per la scala pignoni. Il manubrio era Vision ACR, full carbon e integrato, con attacco da 110 millimetri e 420 di larghezza. Sonny usa una sella Prologo, modello Nago C3 senza CPC, utilizza sempre quella ormai da tempo e continuerà ad utilizzarla anche nel 2022.

Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Ruote tubeless anche per il 2022?

La tendenza è quella ed è la scelta del 90% dei corridori, non solo per le gare di primavera. Qualcuno utilizzerà i tubolari, ma ormai tutto si è spostato sui tubeless, ruote a profilo alto in carbonio e con il canale interno largo. Pneumatici con la sezione allargata e pressioni più basse rispetto al passato. Comunque sì, la tendenza è tubeless per tutti e devo dire che la maggior parte dei corridori apprezzano. E’ finita l’epoca dei tubolari gonfiati a 10 atmosfere e oltre.

Con Sonny avete già discusso della bici 2022 per campagna del Nord?

Sì certo, ne abbiamo parlato e posso dire fin da ora che le scelte rimarranno quelle del 2021, giusto qualche variabile, qualche piccolo dettaglio. Una di queste potrebbe essere la trasmissione, ora abbiamo in dotazione il Dura Ace a 12 rapporti. Credo che monteremo una doppia 54-40 davanti, oppure la stessa configurazione dell’anno passato. Le ultime valutazioni le farà il corridore a ridosso della gara. Dietro una scala 11-30.

La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
Quali sono le altre variabili che potrebbero entrare in gioco?

Dobbiamo sempre considerare che ogni corsa e ogni periodo sono a sé, per esigenze e necessità. Possiamo pensare che il corridore chieda un manubrio leggermente differente, magari compact e rotondo nella sezione superiore. Ma è una valutazione che si farà in quel periodo e a ridosso della gara. A prescindere dalla piega, verrà chiesto di usare un nastro manubrio più spesso e che va a coprire la parte sopra nella sua interezza. In questo caso utilizzo un nastro con l’inserto in gel.

Ci sarà uno scostamento delle misure rispetto alla bici tradizionale?

Normalmente Colbrelli utilizza le stesse misure per tutta la stagione, come ormai buona parte dei corridori. Quando vengono richiesti degli interventi per le gare in Belgio, questi sono minimi, di poco conto e non sono al pari di stravolgimenti. Cambia la posizione delle leve, quella sì e di solito vengono rialzate.

E invece per i movimenti rotanti della bicicletta?

Rimaniamo nello standard, non vengono prese contromisure particolari.

Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Ci sono dei piccoli segreti che il meccanico utilizza nelle gare del Belgio?

I piccoli segreti ed interventi particolari si facevano una volta, quando sul mezzo si poteva operare in modo differente. Ora le biciclette sono delle monoscocca in carbonio, poco modificabili. Diciamo che nelle corse del Nord la leggerezza della bici passa in secondo piano e si dà un merito maggiore alla sostanza.

Ad esempio?

Ad esempio si usa molta pasta grippante per evitare che scenda il reggisella. Si utilizzano le viti in acciaio e meno quelle in ergal ultraleggere. Mettiamo del nastro nel portaborraccia in carbonio per aumentare il grip e la tenuta. Si stringono di più le molle dei pedali. Ci sono tanti piccoli accorgimenti che hanno il compito di prevenire il problema, i piccoli segreti sono questi.

Il test delle Deda RS4, le ruote che non ti aspetti

17.02.2022
7 min
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La Deda RS4, che vi avevamo svelato in anteprima rispetto al lancio ufficiale, non è una “solo” una ruota con profilo da 38 millimetri, ma sotto tanti punti di vista è il prodotto destinato al lancio del rinnovato segmento ruote dell’azienda lombarda. C’è la grande compatibilità della ruota libera e un sistema che facilita la manutenzione e l’eventuale cambio del corpetto. Il meccanismo interno del mozzo posteriore è tanto semplice quanto efficiente e poi non sono da dimenticare i cuscinetti ceramici. Ci sono i raggi piatti in acciaio e le stesse ruote sono completamente assemblate a mano nel laboratorio di Campagnola Cremasca. Le abbiamo provate con un test che supera abbondantemente i 1.000 chilometri.

Il cerchio delle Deda RS4 DB ha una finitura lucida e una livrea UD della fibra composita
Il cerchio delle Deda RS4 DB ha una finitura lucida e una livrea UD della fibra composita

Le Deda RS4DB (disc brake)

L’obiettivo della Deda RS4DB è di entrare nel settore delle ruote superleggere e con la predisposizione ai freni a disco. Non solo, perché un valore ridotto alla bilancia deve collimare con l’affidabilità e la facilità della manutenzione, fattore che è sempre la base di un prodotto “sano” ed efficiente. I mozzi sono in alluminio e il corpo centrale è contrassegnato da intagli orizzontali (Rifling Design). Questi hanno il compito di facilitare il passaggio dei flussi verso il posteriore, limitando gli effetti di contrasto con lo spazio e contribuendo a schiacciare la ruota verso il basso.

Le flange di supporto ai raggi sono magre e leggermente ricurve verso l’interno, mentre i profilati sono piatti, in acciaio e con la testa dritta (prodotti da Alpina). Sono 24, con una sorta di doppio incrocio, prima in terza, appena si distaccano dal mozzo e poi in seconda. L’incrocio è comune per le due ruote e da ambo i lati. Prevedono un carico “standard” che strizza l’occhio al segmento racing. I nipples sono interni al cerchio. Il rim ha la predisposizione tubeless è full carbon da 38 millimetri di altezza, 26 di larghezza totale e con un canale da 19. Il carbonio del cerchio ha spessori diversificati in base alle zone. Il prezzo di listino è di 1.950 euro.

Il nuovo mozzo

La prima cosa da sottolineare è il blocco unico di alluminio dal quale nascono i mozzi. Non ci sono innesti secondari e/o applicazioni aggiuntive. Balza all’occhio questa sorta di “righe” che solcano i corpi da destra verso sinistra e viceversa: non è solo una questione di design. L’aria che impatta sui mozzi, che non sono eccessivamente voluminosi, scorre verso il retro e genera al tempo stesso una forza che aiuta a stabilizzare la ruota verso il basso. Si quantificano una maggiore e migliore stabilità, velocità e agilità.

Quello anteriore è in un certo senso classico, con i cuscinetti ceramici che alloggiano nel mozzo. Il supporto per il perno passante è tradizionale: 100×12 millimetri. Quello posteriore (anche lui ha il perno passante classico 142×12 millimetri) ha due cuscinetti sigillati, uno per lato ai quali si aggiungono quelli della ruota libera. Questa non prevede dadi e/o viti di blocco, ma è sufficiente una leggera pressione per un innesto facile e perfetto. Per i dischi del freno è previsto il Center-Lock.

Due ruote dentate contrapposte

Il sistema di ingaggio si basa sulle due ruote dentate da 20 denti contrapposte e che agiscono in modo differente. Quella più grande, collocata internamente al mozzo, trova la sede naturale proprio nel mozzo e spinge verso il rachet più piccolo grazie ad una molla elicoidale. La seconda ruota dentata è spostata verso la ruota libera. Il comparto è rigido, ben fatto.

E’ facile eseguire le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche il fattore protezione non è stato tralasciato, a vantaggio della protezione.

Il test e le considerazioni

Una ruota da 38 millimetri, portata su strada (non solo valutata a banco), può essere veloce come una da 50? La risposta è si e la Deda RS4DB è l’esempio che calza a pennello.

Le ruote in generale sono molto più che il vestito della bicicletta, perché sono in grado di cambiare la prestazione della bicicletta stessa ed il feeling che l’atleta sviluppa nei confronti del mezzo. Se è vero che queste Deda hanno un valore alla bilancia ridotto (in considerazione della categoria disc brake), è altrettanto vero che ci troviamo ad utilizzare un prodotto race oriented, molto veloce e parecchio versatile. Lo sono in termini di utilizzo, ma anche per la capacità che ha nell’interfacciarsi con le tipologie di pneumatici, che siano tubeless oppure copertocino. Il peso rilevato per la coppia di ruote è di 1.385 grammi (rilevati: 650 anteriore e 735 posteriore) con il nastro tubeless montato (valvola esclusa).

Il cerchio non è eccessivamente spanciato e i nipples sono interni
Il cerchio non è eccessivamente spanciato e i nipples sono interni

Come una 60 dal profilo medio

Fin dalle prime battute colpisce il sostegno che esprime la ruota dell’avantreno, tant’è vero che sembra di avere un profilo decisamente superiore e con una raggiatura da pro’. Ma i vantaggi del cerchio con il profilo medio sono tangibili. Prima di tutto la guidabilità e l’agilità, oltre ad risparmio di energie sui percorsi vallonati, sulle salite ripide e sulle seguenti discese tortuose. Non è poca cosa dopo 4 ore di bici, con oltre 2000 mdsl. A prescindere dalla tipologia di bici, le ruote Deda RS4 non hanno indecisioni e come si dice “si lasciano guidare con il minimo spostamento del corpo”. Quando è necessario pinzare a fondo per frenare, le Deda non si spostano e non perdono la traiettoria impostata.

Mozzo posteriore: “tanta roba”

Permette di eseguire delle operazioni necessarie, di controllo, pulizia e manutenzione e tutto in pochi istanti. Non è necessario smontare i pignoni e/o svitare dadi e brugole. A nostro parere è un’ottima soluzione, che se pur con un minimo di attenzione, non obbliga ad essere degli ingegneri.

Dal punto di vista prestazionale abbiamo un meccanismo piuttosto veloce e un buon riferimento quando si decide di cambiare marcia rilanciando la bici. Nel complesso e come per quella anteriore, anche la ruota del retrotreno risulta veloce oltre la media. Non è eccessivamente rigida, fattore che va a favore di un comfort apprezzabile e una trazione di buon livello. E poi, percorrere oltre 1.000 chilometri senza avere la necessità di riprendere la tensione dei raggi, ribilanciare e controllare la campanatura! Non è cosa da poco.

Questo il corpetto per i pignoni Shimano sulle Deda RS4
Questo il corpetto per i pignoni Shimano

In conclusione

La Deda RS4 DB in un certo senso è il prodotto perfetto. In queste ruote collimano le prestazioni di un pacchetto di alta gamma, trasversalità d’impiego e di utilizzo, cura estetica e dei dettagli, oltre ad una facilità esemplare della manutenzione. E poi sono assemblate a mano in Italia.

Su tutti abbiamo apprezzato il fattore che rende paralleli la ricerca della leggerezza senza estremizzazioni e che al tempo stesso permette a queste ruote di non sacrificare nulla in termini di performances. Il valore alla bilancia è funzionale alla resa tecnica. Entrambi i cerchi hanno una larghezza di 26 millimetri (esterno/esterno) con un canale da 19 millimetri, numeri che messi insieme aumentano le possibilità di sfruttare il comparto. Il cerchio non è eccessivamente wide e il canale si adatta a tutte le tipologie di gomme, senza che queste spancino lateralmente in modo esponenziale. Inoltre sono praticamente immuni alle folate di vento laterale.

dedaelementi

Schwalbe Pro One Tubeless, alto di gamma longevo

04.02.2022
5 min
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E’ un tubeless road di alta gamma, uno pneumatico che adotta una carcassa Souplesse di nuova concezione. Lo Schwalbe Pro One è la sintesi del percorso evolutivo del marchio tedesco e mette insieme diverse peculiarità, dalla costruzione fino arrivare alla mescola. E poi c’é quella sostanza tipica degli pneumatici di questa azienda, che alla performance di alto livello riesce a far collimare anche una longevità non trascurabile.

Nella sezione da 25 ha un peso nella media della categoria
Nella sezione da 25 ha un peso nella media della categoria

Souplesse, che cos’é

La carcassa, ovvero lo scheletro di questa gomma prende il nome di Super Race con costruzione Souplesse. Significa che i materiali e la tipologia di intreccio dei fili, devono fornire il massimo nei termini di leggerezza, rotolamento e affidabilità. E poi c’è quella sensazione, molto più simile ad un tubolare che non al copertoncino. Aumentano il comfort e l’elasticità, il grip e la versatilità d’impiego, insieme alla facilità di montaggio.

La tecnica di abbinamento dei tessuti che compongono la carcassa si chiama Turn-Up e rispetto al procedimento tradizionale permette di utilizzare meno materiale con una resa tecnica maggiore e migliore. I tessuti della struttura non prevedono interruzioni dal basso verso l’alto. C’è anche la versione One, ma è diversa, per concept e costruzione.

Una delle caratteristiche di questa gomma, la forma tondeggiante abbinata ad un bordo molto strutturato
Una delle caratteristiche di questa gomma, la forma tondeggiante abbinata ad un bordo molto strutturato

Souplesse, come è fatto

Prima di tutto; lo pneumatico è pieghevole. Si parte dai talloni (rinforzati con aramide) che ancorano la gomma al cerchio. I fianchi hanno 3 strati sovrapposti e il battistrada usa la mescola Addix Race. Inoltre la sezione centrale dello pneumatico integra la cintura di protezione V-Guard, che minimizza il rischio di forature, tagli e aumenta la longevità del prodotto, il tutto senza gravare in modo eccessivo sul peso della gomma.

Lo shape dello Schwalbe Pro One Tubeless si presenta tondegginate. Lo pneumatico è direzionale e con degli intagli laterali che formano una sorta di freccia. Abbiamo provato la sezione da 25c.

I nostri feedback

E’ un tubeless road facile da montare, che non esige operazioni particolari in fase di tallonatura. Schwalbe Pro One Tubeless è una gomma sostanziosa, per nulla banale. E’ consistente, a tratti può sembrare dura e secca nelle risposte, in realtà è uno pneumatico molto versatile anche ad un range di pressioni molto diverse tra loro. Non è un fattore scontato, se consideriamo che è race oriented.

Il suo design rotondo facilità la presa di confidenza e aiuta nell’essere filanti in piega e nei cambi di direzione. Non soffre le pressioni basse, perché la carcassa non tende mai a schiacciarsi e perdere la forma originale. Raggiunge il suo massimo, in fatto di grip e scorrevolezza, quando il terreno è asciutto, ma con un gonfiaggio adeguato ha delle performances ottimali con asfalti umidi. Il suo battistrada non si segna facilmente e riesce a contrastare i piccoli sassi e gli asfalti granosi. Questo aspetto lo rende performante e ampiamente sfruttabile anche su brevi tratti di strada bianca.

E’ uno pneumatico veloce e pur non essendo particolarmente pastoso, dimostra grande affidabilità, abbinata ad un’ampia sfruttabilità
E’ veloce e pur non essendo particolarmente pastoso, dimostra grande affidabilità

Non è una gomma invernale

Come è facile immaginare lo Schwalbe Pro One tubeless in questione non è una gomma da inverno; non lo sono la stragrande maggioranza delle gomme sviluppate per il contesto gara. Si percepisce la sua capacità di adeguarsi a differenti range di pressioni, grazie alla mescola che si adatta alle condizioni meterologiche variabili.

Attenzione alle pressioni di esercizio: ci siamo trovati a nostro agio con 5,5 bar per la ruota anteriore, 6 bar per quella posteriore (il nostro peso è di 67 chilogrammi). Con temperature esterne prossime e/o superiori ai 10°, si può salire tranquillamente di 0,5 bar (è sempre fondamentale considerare il peso del ciclista), nell’ottica di sfruttare la gomma al massimo delle sue potenzialità.

Schwalbe

Shimano, non solo trasmissioni ci sono le nuove ruote

01.02.2022
5 min
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Il pacchetto Shimano di nuova generazione non è “solo” quello delle trasmissioni a 12 velocità, Dura Ace e Ultegra, ma comprende anche le ruote. La nuova piattaforma è stata completamente rinnovata e si va ben oltre l’adattamento ai 12 pignoni.

Le versioni sono due, Dura Ace e Ultegra, ognuna con tre modelli, C36, C50 e C60 (foto Andreas Dobslaff per Shimano)
Le versioni sono due, Dura Ace e Ultegra, ognuna con tre modelli, C36, C50 e C60 (foto Andreas Dobslaff per Shimano)

Tre profili e spazio ai tubeless

Le altezze che vengono proposte sono tre e corrispondono anche alla sigla che identifica la ruota: C60, C50 e C36, rispettivamente da 60, 50 e 36 millimetri. I cerchi sono completamente in carbonio, fibra composita che è comune a tutte le ruote, a prescindere dal segmento. Quelle con tecnologia tubeless (non hookless) e per freni a disco hanno il canale interno con larghezza di 21 millimetri. Le ruote Dura Ace sono disponibili anche nella versione tubolare e per freni rim (le Ultegra sono TL e solo Disc).

Si punta molto verso la gamma di ruote tubeless. Qui la zona, rinforzata, della valvola
Si punta molto verso la gamma di ruote tubeless. Qui la zona, rinforzata, della valvola

Dura Ace e Ultegra, raggiature e mozzi

Partendo dai nipples, esterni ed in acciaio, si passa alle raggiature (anche i raggi sono in acciaio), comuni per le versioni C36 e C50, diverse per le C60 che in termini di performances devono accontentare maggiormente i velocisti. I profilati di queste ultime hanno degli spessori maggiorati (1,8 millimetri invece dei raggi da 1,5 per le C36 e C50). L’obiettivo è aumentare la rigidità e la velocità nei cambi di direzione. Le C36 e le C50 hanno un incrocio in seconda, da ambo i lati e per il comparto anteriore; radiale (non drive side) e con incrocio in seconda dal lato dei pignoni. Le C60 hanno i raggi radiali e senza incrocio (lato non disco) anche per la ruota anteriore.

Alluminio e nuova meccanica

I mozzi invece sono in alluminio, nel corpo centrale e nelle flange; rispetto al passato è cambiata la meccanica. Si basa su ruote dentate contrapposte e una sola molla (il meccanismo prende il nome di Direct Engagement, simile e non uguale al RachetSystem DTSwiss), semplici da gestire in caso di pulizia e manutenzione, ma anche efficienti e veloci, grazie ad un ingaggio immediato proprio della ruota libera.

Corpetti diversi

Mentre quello delle ruote Shimano Dura Ace è specifico per i 12 pignoni (non si possono montare le 11 velocità), quello della piattaforma Ultegra ha delle guide simile alla versione precedente. Questa soluzione permette di montare anche i “vecchi” pignoni 11 speed. Riassumendo: il corpetto delle Dura Ace è compatibile solo con le 12 velocità, l’Ultegra è compatibile con gli 11 rapporti. Le cassette pignoni a 12 velocità si possono montare anche sui corpetti con predisposizione alle 11 velocità (12 vs 11, gli ingombri e le spaziature sono le medesime).

I numeri e il concept delle ruote Shimano

  • Le Shimano C36 TL (tubeless) sono state sviluppate per gli scalatori e gli amanti dei percorsi che prevedono molti metri di dislivello. Sono leggere, pur non avendo un peso estremizzato verso il basso. Hanno un valore alla bilancia dichiarato di 1.338 grammi nella versione Dura Ace e 1.481 grammi nel modello Ultegra.
  • Si passa alle versatili C50 TL, una sorta di tutto-terreno, veloci e guidabili, una sorta di vestito buono per ogni occasione, il giusto compromesso tra peso e rigidità. Hanno dei pesi dichiarati di 1.465 e 1.562 grammi la coppia, rispettivamente per Dura Ace e Ultegra.
  • Infine le ruote dedicate agli sprinter, aerodinamiche e rigide. Sono le C60 TL, con dei pesi dichiarati di 1.609 e 1.462 (Dura Ace e Ultegra).
  • Le configurazioni con gli pneumatici tubolari hanno dei pesi dichiarati di: 1.153 grammi la coppia (C36 Disc), 1332 (C50) e 1.439 (C60).

Shimano

Tannus Armour Tubeless, i muscoli dello pneumatico

12.01.2022
3 min
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Definirlo inserto anti-foratura è riduttivo. Tannus Armour Tubeless è sì un inserto specifico per gli pneumatici di natura tubeless, ma funge anche da protezione per il cerchio ed una sorta di corroborante per lo pneumatico. È costruito con una base di polimero Aither 1.1, con una consistenza che gli permette di fluttuare tra cerchio e gomma, senza influire in modo eccessivo sulla deformazione di quest’ultima. Questa caratteristica lo fa diventare un riferimento anche in ambito gravel racing e ciclocross, dove gli atleti si basano proprio sull’elasticità dello pneumatico, soprattutto in fase ammortizzante, sfruttando l’adattamento della gomma.

La struttura è compatta, non è spugnosa
La struttura è compatta, non è spugnosa

Ora con misure gravel e cx

Dopo le versioni dedicate all’offroad, arriva la misura pensata per i tubeless più stretti, concettualmente con un range d’impiego che va da 33, fino a 47 millimetri di sezione (700×33-47c), gravel e cx oriented. Il concetto del prodotto non cambia ed è quello di proteggere il cerchio, senza sacrificare la flessibilità e la trazione della gomma e al tempo stesso permette di percorrere della strada. Un grande vantaggio è dato dalla protezione contro urti violenti e colpi che arrivano sul cerchio, una consuetudine nel ciclocross e con l’obiettivo di migliorare il binomio che si crea tra il tallone del tubeless ed il cerchio.

Tannus Armour in questa versione pesa solo 65 grammi
Tannus Armour in questa versione pesa solo 65 grammi

Come si monta

Una volta ingaggiato uno dei due talloni dello pneumatico, bisogna inserire Tannus Armour. Solo in seguito è possibile terminare il montaggio della gomma. La sezione centrale dell’inserto ha dei fori, che agevolano il passaggio dell’aria tra le due sezioni di aria che si creano nel tubeless: una superiore e una inferiore. Inoltre questa “libertà” permette al liquido anti-foratura di muoversi tra le pareti dello pneumatico ed il Tannus. Il polimero non assorbe il liquido, un vantaggio anche in fatto di longevità. Anche per quanto concerne il montaggio della valvola tubeless, gli standard abituali non subiscono variazioni.

Una volta gonfiato lo pneumatico Tannus prende forma a sua volta
Una volta gonfiato lo pneumatico Tannus prende forma a sua volta

Quali sono i vantaggi

Prima di tutto il peso ridotto di Tannus Armour Tubeless non influisce, o lo fà in maniera impercettibile, in modo negativo sul rotolamento. Anzi, può dare dei vantaggi a quelle coperture tubeless molto leggere che hanno dei bordi sottili: il Tannus dona un pò di sostanza alla struttura. Il primo fattore da valutare è la protezione/salvaguardia nei confronti dei bordi del cerchio, che può beneficiare di una sorta di cuscinetto, utile in caso di foratura. Inoltre, se la gomma dovesse perdere pressione in modo repentino, l’inserto permette di fare un pò di strada senza fermarsi sul posto. Attenzione ai cerchi con un canale troppo stretto, questi potrebbero creare delle difficoltà in fase di montaggio ed ingaggio. Un altro vantaggio da considerare è una maggiore e migliore fase ammortizzante dello pneumatico, che tende ad assorbire senza rimbalzi.

Tannus Italia

Pirelli PZero Race TLR SL, nato per correre: il test

16.12.2021
4 min
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Pirelli PZero Race TLR SL non è da categorizzare “solo” come uno slick. La sua valutazione deve partire nell’ottica di un tubeless road specifico per le competizioni. Si tratta di una gomma che ha una carcassa da 120 Tpi (120 fili per pollice), con un inserto anti-foratura (TechWall) che avvolge tutta carcassa (da tallone a tallone) e una mescola da considerare la top di gamma del segmento, ovvero la SmartEvo. Quest’ultima è la medesima impiegata per i tubolari, prodotto di riferimento in ambito pro. Vediamo insieme alcuni dettagli ed entriamo nello specifico del nostro test.

Lo abbiamo utilizzato su diverse tipologie di ruote, in questo caso con le Campy Bora Ultra WTO
In questo caso, usate con le Campy Bora Ultra WTO

Come si presenta

E’ una gomma tubeless che già al primo impatto visivo dà l’impressione di essere veloce e scorrevole. E’ ben fatta e mostra una compattezza di livello assoluto anche vicino ai talloni (morbidi) e perfettamente integrati nella struttura. Il Pirelli PZero Race TLR SL ha un design slick, con una porosità accentuata del battistrada e con l’aggiunta di due piccole scanalature centrali, parallele, che solcano lo pneumatico lungo il suo diametro. La qualità della mescola e una capacità ottimale della carcassa di adeguarsi alle pressioni utilizzate (sempre rispettando i canoni richiesti dal tubeless), permettono a questa copertura di “comportarsi bene” anche con asfalto bagnato.

Non significa che è una gomma rain, ma pur non avendo scanalature ai lati non subisce in modo eccessivo gli effetti della strada bagnata. La pastosità generale gli permette di tallonare facilmente, senza la necessità di inserire il liquido, operazione comunque fondamentale ai fini di protezione e sicurezza.

I Pirelli PZero sono disponibili in tre misure: 700×24, 26 e 28. Un’altra peculiarità: la compatibilità con i cerchi hookless dello pneumatico da 28 millimetri, mentre le versioni da 24 e 26 non lo sono.

Samuele Bressan, Marketing Manager di Pirelli Cycling (foto 6Stili)
Samuele Bressan, Marketing Manager di Pirelli Cycling (foto 6Stili)

Le nostre impressioni

Il primo step è la semplicità di tallonatura ed ingaggio al cerchio, fattore per nulla scontato e che agevola le operazioni di montaggio. Per completezza d’informazioni, abbiamo provato lo pneumatico con sezione da 26, montato su un cerchio tubeless ready con canale interno da 19 millimetri di larghezza. Pirelli PZero TLR SL, oltre ad essere leggero (siamo al di sotto dei 250 grammi per pneumatico, nella versione in prova) è ben costruito. Al pari di un’eccellente scorrevolezza, anche in caso di asfalto sconnesso e grossolano, non perde mai di aderenza, è sufficientemente morbida e, se utilizzata con le giuste pressioni di gonfiaggio, non dà mai la sensazione di “rimbalzare”. Lo shape arrotondato e uniforme è un vantaggio quando si piega in maniera decisa all’interno di curve e tornanti.

Il battistrada è poroso con il più classico disegno slick
Il battistrada è poroso con il più classico disegno slick

Una slick che non ha paura

Invita a caricare l’anteriore della bici per guadagnare ulteriormente velocità. Proprio in questo frangente si conferma un prodotto dotato di un’elevata tecnicità. Non è scontato avere uno pneumatico tubeless che aiuta a sostenere il carico anteriore e al tempo stesso non mostra una certa “durezza”.

La carcassa, in abbinamento alla mescola, ha una versatilità ottimale, utile quando è necessario sgonfiare lo pneumatico (ad esempio in caso di pioggia) e senza sacrificare la performance. Il range di utilizzo dipende ovviamente dal modo di guidare e dalla qualità della strada, dalla tipologia di ruota e anche dal peso del ciclista.

Ad esempio: il nostro peso è di 66 chilogrammi al momento del test e abbiamo utilizzato il Pirelli PZero all’interno di un range compreso tra le 5 e 6,5 bar. Portarlo a 7? Non è un problema, ma è necessario tenere ben presente che è al pari di una “gomma estiva”, che offre il suo massimo con temperature esterne non invernali.

Le due scanalature centrali e parallele
Le due scanalature centrali e parallele

In conclusione

Siamo di fronte ad un tubeless dedicato alle competizioni, particolarmente gratificante quando la velocità aumenta ed è necessario avere la situazione sotto controllo in curva. Il suo battistrada liscio non è sinonimo di “saponetta”, tutt’altro, perché non mostra mai incertezze, vibrazioni e difficoltà di adeguarsi al terreno. E’ necessario comprendere però, che il PZero TLR SL è uno pneumatico da gara, fattore che comporta una sorta di obbligo da parte dell’utente, ovvero quello di saper configurare il prodotto e settarlo in modo adeguato, aspetto che permette di sfruttare fino in fondo le sue potenzialità.

velo.pirelli.com