Lafay splendido a San Sebastian. E le tattiche dei big?

02.07.2023
6 min
Salva

SAN SEBASTIAN – Sembra quasi che il Tour de France dello scorso anno non sia finito. Sembra che quello di quest’anno sia il secondo capitolo di un libro iniziato undici mesi fa. Tadej Pogacar che attacca nella prima parte e Jonas Vingegaard dietro che rincorre con tutta la squadra.

Per carità, è bello, bellissimo. E’ il top del ciclismo e magari tutti i giorni fosse così, ma da un punto di vista tecnico viene da chiedersi se non ci sia qualche errore. Il dubbio è legittimo. Pensiamo a quel che è successo oggi verso la splendida San Sebastian o Donostia come la chiamano qui nei Paesi Baschi.

La Jumbo-Visma con una squadra fortissima, in superiorità numerica e al termine di un super lavoro è riuscita a perdere una corsa “vinta”. Mentre Pogacar e la UAE Emirates stanno spendendo molto. Cosa che lo scorso anno lo sloveno pagò nella seconda metà di Tour.

Pogacar tira dritto dopo l’Alto de Jaizkibel e Vingegaard non lo molla di un centimetro
Pogacar tira dritto dopo l’Alto de Jaizkibel e Vingegaard non lo molla di un centimetro

UAE, nessun errore 

I ragazzi di Andrej Hauptman – il direttore sportivo di Pogacar e compagni – stanno benissimo. Come ci ha detto Moreno Moser pochi giorni fa, forse in salita sono persino più forti dei Jumbo e vederli correre è un piacere. Poco dopo l’arrivo abbiamo scambiato qualche battuta proprio con il direttore sportivo sloveno.

Andrej, i tuoi ragazzi hanno un grande gamba…

Anche oggi è andata bene. Abbiamo controllato la corsa e per noi è stato un bene che non sia andata via una fuga troppo numerosa. Abbiamo preso l’abbuono e tenuto la maglia.

ll forcing sullo Jaizkibel dunque era per i secondi di abbuono?

Più che altro volevamo la corsa chiusa fino alla cima e poi, sì, se possibile prendere i secondi con Tadej. Otto secondi…

Però poi Pogacar ha continuato?

No, non ha continuato. E’ solo sceso con un passo normale e ha atteso il gruppo.

Si è detto spesso che l’anno scorso avete sprecato molto nella prima parte, non state commettendo lo stesso errore?

Non penso che sia un errore. Quando sei in maglia, devi onorarla e noi lo abbiamo fatto.

Yates sembra davvero in palla. E’ davvero un secondo capitano?

Adam ha già dimostrato che è un campione. E per noi è molto importante avere due corridori di questo livello da un punto di vista tattico.

Dopo ieri, anche oggi Vingegaard non ha dato il cambio a Pogacar: che idea ti sei fatto? E’ un segno di “debolezza” da parte del danese?

Ogni squadra fa la sua corsa e la sua strategia. E poi dietro aveva Van Aert che poteva vincere la tappa. Ognuno guarda ai suoi interessi.

In casa UAE Emirates sembrano tranquilli e certi della tattica che stanno portando avanti. Anche Alberto Contador ci ha detto la sua in merito: «Anche io non penso che Pogacar stia sprecando troppo. O almeno non sta sprecando più di Vingegaard… Solo che lui ha già guadagnato dei secondi di abbuono».

Ancora una cornice di pubblico pazzesca nei Paesi Baschi. Ma c’erano anche tanti francesi. Il confine è vicino
Ancora una cornice di pubblico pazzesca nei Paesi Baschi. Ma c’erano anche tanti francesi. Il confine è vicino

Beffa Van Aert

Alberto, che è acclamato a gran voce dalla folla ancora numerosa alle transenne, passa poi ad analizzare la volata di San Sebastian. Semmai è stato più colpito da questo di “errore”, ammesso che di errore si possa parlare, che non da quello presunto della UAE.

«Alla fine stiamo parlando del Tour – ha spiegato il grande campione – Lafay ha colto una vittoria che può cambiare la sua vita ed è stato bravissimo. Anche ieri è stato forte e non è un caso che sia arrivato davanti oggi.

«Se lo sono fatto scappare, bueno, però è facile parlare a corsa finita. Ieri è stata una giornata dura. Oggi anche. E le gambe erano al limite per tutti (il riferimento è alla “non chiusura” su Lafay nell’ultimo chilometro, ndr). Certo è che se si fa di nuovo la corsa… il finale è diverso. Ma questo è il ciclismo e questa sua imprevedibilità è il bello».

Che confusione

Dopo l’arrivo, in direzione dei bus, il primo in assoluto a passare è stato proprio Wout Van Aert, il battuto di giornata. Era nero in volto. Ormai è un po’ che il “vecchio Wout” perde. E’ sempre lì, ma non riesce a mettere il sigillo. E non si può certo dire che vada piano.

Davanti al bus del team giallonero tanti tifosi, ma anche tanto silenzio. Anche loro devono riordinare le idee.

«Eravamo solo Kelderman e io a tirare – ha detto Tiesj Benoot alla stampa olandese Pidcock ha un po’ mescolato le carte, quando mi sono spostato e c’era lui. Io stavo mollando ma ho dovuto riprendere, altrimenti Wout sarebbe rimasto scoperto». 

Alle sue parole si sono aggiunte quelle del direttore sportivo dei Jumbo-Visma, Frans Maassen: «Forse Vingegaard (che non ha tirato, ndr) poteva fare di più. E forse anche Wout poteva partire prima, ma ha visto che a ruota aveva Pogacar e avrebbe fatto vincere lui».

La grinta di Lafay, a 100 metri sente “i bestioni” che rimontano. Ma lui ha ancora forza e fa velocità. Un colpo da manuale del ciclismo
La grinta di Lafay, a 100 metri sente “i bestioni” che rimontano. Ma lui ha ancora forza e fa velocità. Un colpo da manuale del ciclismo

Lafay, il finisseur

E allora è giusto anche rendere onore a Victor Lafay. Il francese della Cofidis ha messo a segno non un colpo, ma “il colpo” da finisseur: uno scatto, uno, secco, vincente, potentissimo. Ai 950 metri si è lanciato come se l’arrivo fosse lì a 150 metri. Invece a 150 metri c’era la svolta di 90 gradi a sinistra. Ci è entrato a “cannone” e poi ha spinto come un forsennato.

Dietro, vuoi per la gamba al limite come dice Contador, vuoi perché forse avranno pensato che calasse o semplicemente perché hanno pensato troppo, quando sono partiti era troppo tardi. Merita un applauso per un gesto tecnico da manuale. 

«Il mio attacco non era programmato – racconta Lafay, col volto che è il ritratto della felicità – è stato un colpo d’istinto, di follia. Mi sono trovato lì. L’unica cosa che ho pensato, ma non tanto in quel momento, è che non sarei arrivato in volata con quei corridori».

E’ il pallonetto del giocatore che vede il portiere fuori dai pali. Il tiro da tre punti allo scadere. E’ Tchmil che vince la Sanremo del 1999. Chapeau.

«Sullo Jaizkibel stavo bene. Ho faticato, mi sono sfilato quel tanto da non perdere terreno e restare coperto e sono riuscito ad arrivare bene alla fine. Quando sono partito non pensavo alla vittoria. Spingevo e guardavo il computerino: 500 metri, 400 metri… solo alla fine ci ho creduto».

Dopo la vittoria al Giro d’Italia del 2022, un altro grande colpo per questo ragazzo di Lione. E fanno sorridere le parole rubate al suo diesse, Thierry Marichal, a fine corsa: «Per una volta che non facciamo proclami, che non diciamo di provare a vincere questa tappa o quella maglia, abbiamo conquistato un successo inaspettato e bellissimo».

Come corre adesso la UAE Emirates? Risponde Matxin

02.07.2023
5 min
Salva

La corazzata Jumbo-Visma e il campione uscente Jonas Vingegaard fanno paura, ma Joxean Fernandez Matxin (sports manager del UAE Team Emirates) è sicuro che i suoi uomini daranno filo da torcere ai gialloneri e lo dice senza peli sulla lingua. Ieri Pogacar e Vingegaard (foto di apertura) si sono appena punzecchiati. Nella breve visita nel ritiro di Sestriere del team avevamo visto all’opera Rafal Majka, Marc Soler e i nuovi innesti targati 2023 Adam Yates e Felix Grosschartner.

Ora che Adam Yates ha conquistato tappa e maglia al Tour, l’abbiamo stuzzicato a più ampio raggio, dal podio del mese scorso di João Almeida al Giro d’Italia e su quanto di buono mostrato dall’astro nascente Juan Ayuso al Giro di Svizzera.

Matxin è il direttore della parte sportiva del UAE Team Emirates: i tre giovani di casa li ha visti crescere
Matxin è il direttore della parte sportiva del UAE Team Emirates: i tre giovani di casa li ha visti crescere
Come valuti la prima metà del 2023 del team?

Abbiamo visto tante cose interessanti, soprattutto da tre corridori che seguo da diversi anni e che godono della mia piena fiducia. Almeida lo conosco da quando è junior, così come Tadej, mentre Ayuso dalla categoria allievi. Sono ragazzi che ho visto crescere mentalmente e fisicamente. Almeida ha dato un segnale importante al Giro.

Lo rivedremo alla Vuelta?

Sì, l’idea è quella, così come Ayuso che avrà la corsa spagnola come focus della stagione. E’ un corridore in grande crescita e su cui puntiamo molto. 

Dunque, nessun problema di abbondanza?

No, perché tra tutti e tre, ovvero Tadej, João e Juan, c’è un rapporto fantastico. Li avete anche già visti insieme, soprattutto gli ultimi due, ad esempio alla Vuelta dello scorso anno. Ma anche Almeida e Pogacar, o Pogacar e Ayuso che hanno lavorato insieme a Sierra Nevada e fatto dei bei giorni di allenamento tranquilli da soli. Con le persone intelligenti è facile lavorare, senza problemi, e loro lo sono.

Ci racconti dell’avvicinamento anomalo di Tadej al Tour 2023?

Abbiamo fatto un programma iniziale un po’ diverso rispetto a quello che avevamo in mente, anche se le tempistiche erano simili. Già da gennaio abbiamo tolto l’altura che facevamo per il Uae Tour e, pur sapendo che questa era una corsa importante per la nostra squadra, l’abbiamo tolta per dare a gente come Ayuso e Yates la possibilità di farsi vedere. Soprattutto a quest’ultimo dovevamo dare un bello spazio, dopo averlo voluto fortemente in squadra.

Sarà lui l’ultimo uomo di Pogacar in salita?

E’ un corridore che può fare benissimo anche il leader. Insomma, un secondo capitano. Si è integrato bene, l’avete visto anche voi al Delfinato, non così lontano da Vingegaard, pur non essendo ancora nella miglior condizione.

Ha ancora voglia di imparare il britannico?

Tutti impariamo, anche io a 52 anni continuo ad apprendere qualcosa dai miei corridori, sia a livello professionale sia personale.

Secondo Matxin, Yates può essere anche un capitano aggiunto. Intanto è partito con tappa e maglia
Secondo Matxin, Yates può essere anche un capitano aggiunto. Intanto è partito con tappa e maglia
Tadej ti stupisce ancora?

Bè, tutti gli obiettivi che ti prefissi, con lui li riempi. E’ completo sotto tutti gli aspetti ed è capace di vincere in volata, a cronometro, in uno strappo, in una salita lunga, in pavé. E’ la perfezione fatta ciclista.

E umanamente?

E’ un ragazzo normale. Dirlo di lui può sembrare strano, però è così. Come Ayuso, con cui sono stato qualche giorno fa in Svizzera: sono corridori che vanno forte qualunque cosa facciano, perché fanno bene il loro lavoro. 

Avete segnato in rosso qualche tappa in particolare della terza settimana dopo i sopralluoghi?

Certo, ma ovviamente non vi dico quale (ride, ndr).

C’è qualche possibilità di vedere Tadej anche alla Vuelta?

Per ora, l’unico focus è il Tour, anche perché è stato un anno particolare. Ha fatto una prima parte di stagione fino alla Liegi, che era comunque l’ultima corsa di quel periodo anche senza la caduta, incredibile. Senza intoppi, avrebbe fatto o il Delfinato o il Giro di Slovenia in vista del Tour. Invece abbiamo cambiato il programma e deciso di puntare direttamente sui campionati nazionali (con il doppio successo, ndr) per dargli più recupero. Dovevamo fare i passi giusti.

La caduta della Liegi ha riscritto i piani di Pogacar, che ha ultimato la preparazione a Sestriere (foto Matteo Secci)
La caduta della Liegi ha riscritto i piani di Pogacar, che ha ultimato la preparazione a Sestriere (foto Matteo Secci)
Come sta adesso?

Bene, la sua condizione è in crescendo e abbiamo deciso, dopo Sierra Nevada, di spostarci al Sestriere anche per evitare di fare troppi viaggi. In Spagna, ha usato il tutore in bici da crono per non appoggiarla e non mettere pressione sulla mano, adesso lo usa e lo toglie, ha ancora l’abbronzatura del tutore, però la progressione è giusta, poi vedremo in corsa. 

La squadra è carica?

Abbiamo messo in chiaro già da diversi giorni prima dell’annuncio ufficiale chi avrebbe corso il Tour e chi sarebbero state le riserve. Abbiamo fatto un primo briefing a Sierra Nevada e poi un altro a Sestriere a cui hanno partecipato tutti i direttori sportivi. Abbiamo studiato le tappe che ci aspettano, la tattica con piano A, B e così via, ma anche i rivali che ci troveremo di fronte.

Sarà un Tour scoppiettante come lo scorso anno col duello Pogacar-Vingegaard a farla da padrone?

Credo sinceramente che abbiamo avversari importanti. Non possiamo nasconderci e si può dire che la rivalità sportiva con Vingegaard è molto forte e la sua condizione è importante. Però, non bisogna dimenticarsi che Tadej ha vinto parecchio (14 corse su 20 con le due nuove maglie di campione nazionale sloveno dello scorso weekend, ndr), lasciando pure vincere qualche compagno in alcune occasioni. Ci sarà da divertirsi.

Paesi Baschi: orgoglio, calore e colore. “Aupa Tour”

02.07.2023
6 min
Salva

BILBAO – «In città non si parla d’altro. Anche a casa», ha detto Mikel Landa riferendosi al Tour de France nei Paesi Baschi. Il fermento c’è. E’ palpabile. Qualcosa del genere lo avevamo visto e vissuto lo scorso anno a Budapest al via del Giro d’Italia. In quell’occasione si parlò di un milione e passa di persone lungo le strade per uscire dalla capitale ungherese per accompagnare la corsa rosa. 

Qui, al netto che Bilbao è più piccola di Budapest (350.000 abitanti contro 1,7 milioni), siamo sulla stessa intensità di folla. Lungo la prima tappa si stima ci sia stato un milione di persone. E per San Sebastian hanno varcato il confine anche molti francesi, specie dalla vicina Tolosa.

Bilbao freme

I baschi hanno investito svariati milioni di euro, ma sono consapevoli che ci sarà un ritorno. E queste sono consapevolezze della gente normale.

Per fare un esempio: siamo entrati in una farmacia per acquistare un collirio. Vedendoci col pass al collo, il farmacista ci ha detto di quanto la gente sia contenta del Tour e in qualche modo abbia collaborato (un dato curioso: nei preparativi delle strade e i vari blocchi: sono state rimosse solo 40 auto).

«Un grande movimento in questi giorni. Sono rimasto stupito dalla gente che c’era alla presentazione dei team. E vedrete con Landa e Bilbao che succederà quando ci sarà la corsa», ha detto il farmacista.

Festa e folklore alla presentazione delle squadre, nonostante un meteo poco favorevole
Festa e folklore alla presentazione delle squadre, nonostante un meteo poco favorevole

Dna ciclistico 

Bandiere basche e del Tour insieme su quasi tutti i lampioni della città, non solo in centro. Bilbao ha sfoggiato i suoi pezzi migliori. Il BEC, il Bilbao Exibition Center, per la sala stampa e il quartier generale. Il Museo Guggenheim per la presentazione dei team. Il Paseo del’Arenal per il “Fan Park”, vale a dire l’area Expo. Lo stadio San Mames per la partenza.

Qui il ciclismo è sentito. Ci sono molte corse e tantissimi praticanti. Il tutto con un meteo che non invita certo a pedalare. E anche l’orografia non è da meno. Chi sceglie di andare in bici quindi è ben motivato. 

Alla presentazione dei team la gente era tanta, ma quel che ci ha colpito non è stato tanto il numero, quanto la passione e la competenza dei tifosi. Lungo i 1.350 metri che dalla zona dei bus portavano al palco, un percorso che è stato ribattezzato “il cammino delle stelle”, la gente conosceva i nomi di almeno l’80 per cento degli atleti. Se poi erano spagnoli… apriti cielo. E ancora di più se erano baschi. Pello Bilabo, Landa e Fraile i più acclamati.

Festa fino alla fine

E’ stato curioso come la pioggia non abbia poi mandato a casa tanta gente durante la presentazione della squadre. E il perché è presto detto: qui ci convivono con la pioggia. L’ombrello è a portata di mano, altrimenti ci sono i poncho, che distribuivano anche a pois, come la maglia del miglior scalatore della Grande Boucle.

Le ultime squadre a salire sul palco chiaramente sono state la Jumbo-Visma di Vingegaard (e Van Aert) e la UAE Emirates di Pogacar. Le interviste nella mixed zone sono state interminabili per loro. Alle nostre spalle c’erano parecchi tifosi. Quando è passato Tadej hanno fatto una bolgia incredibile. 

Ma di fatto la festa era finita. Anche sul palco si erano spenti i microfoni. Sfilato anche Vingegaard, i tifosi erano ancora lì. Non si muovevano perché erano passati 175 dei 176 partenti. Ne mancava uno, trattenuto dalla stampa più di altri, Wout Van Aert. E anche per lui cori, applausi e persino gli auguri per il figlio in arrivo.

L’immancabile diavolo, tra le star più ricercate… non solo nei Paesi Baschi
L’immancabile diavolo, tra le star più ricercate… non solo nei Paesi Baschi

“Aupa” Tour!

Anche i negozi non sono da meno. Molte vetrine sono addobbate di giallo, come in Italia quando c’è il Giro che si tingono di rosa.

I volumi sono aumentati, specie per ristoranti, bar e hotel. Spiuk, nel suo store in centro, ha praticamente svuotato il magazzino! «La maglia commemorativa è andata a ruba e gli sconti del 30 per cento hanno fatto il resto», ci hanno detto Miriam GaldamesJulen Martinez Gomez.

Altra cosa che abbiamo notato è stato il grande viavai di gruppi ciclistici, molti dei quali americani. Tour operator che seguono la corsa e che portano alla scoperta del percorso e dei luoghi che batte il Tour. Per tutti questi ciclisti non è mancato un “Aupa”, una sorta di saluto di incoraggiamento. E Aupa Tour ha aperto ufficialmente la Grande Boucle 2023.

La palla in qualche modo passa a Firenze e all’Italia. Le Grand Depart 2024 tocca a noi. Sappiamo che si sta già lavorando sodo. Sarà una grande festa anche a “casa di Gino Bartali”, come ha detto il direttore del Tour, Christian Prudhomme.

Gemelli contro a Bilbao. Adam Yates infila Simon

01.07.2023
7 min
Salva

BILBAO – Certe volte il destino è davvero incredibile. Ci sono delle storie che persino il miglior scrittore farebbe fatica a pensare. Ma se non sei né l’uno, né l’altro, fai il preparatore e ti chiami Maurizio Mazzoleni (sotto nel video, ndr), allora hai qualche chances in più.

Il coach dell’Astana-Qazaqstan questa mattina in un’intervista a 360° parlando dei “terzi incomodi” aveva detto proprio di stare attenti ai gemelli Yates: perché vanno forte, se ne parla poco e sanno vincere. Non poteva essere più preciso.

Tra l’altro non è la prima volta che Simon e Adam arrivano in parata. Era successo dieci anni fa. Al Tour de l’Avenir… quella volta ci fu un accordo e vinse Simon.

Vento decisivo?

Forcing micidiale di Adam Yates sul Muro del Pike. Gli restano attaccati “quei due” e il sorprendente Lafay. Adam si defila, rientra e scappa. 

Simon lo vede e lo bracca. Innanzitutto sa come sta il fratello e poi intuisce subito che tatticamente l’azione può essere favorevole. In quel momento la Jumbo-Visma non si era compattata.

Ieri avevamo percorso gli ultimi 10 chilometri e dentro di noi ci siamo detti: “Se al tornantone verso sinistra sono ancora davanti, arrivano”. Lì infatti il vento girava e diventava favorevole. E così è andata. I gemelli sono riusciti a fare una grande velocità. In più tra le curve cittadine hanno guidato benissimo.

I due gemelli scappano via. E in effetti Simon tira un po’ più di Adam
I due gemelli scappano via. E in effetti Simon tira un po’ più di Adam

Simon c’è

Il finale poi era tutto di gambe: 500 metri al 4-6 per cento. E lì le gambe Simon non le aveva più.

«Ha avuto dei crampi nel finale, così mi ha detto Simon – ha rivelato Brent Copeland, general manager della Jayco-AlulaUna storia bellissima oggi. Poteva essere meglio per noi! Potevamo vincere noi la tappa e prendere la maglia gialla, ma se proprio doveva vincere qualcun altro, bene così che lo abbia fatto Adam».

«Vero, ha tirato più di Adam, ma ci poteva stare: lui dietro aveva Pogacar e poteva anche non tirare per niente. Sì, sono gemelli, ma in gara sono rivali e professionisti».

Simon sui rulli, spalle alla strada. Non correva dal 26 aprile, probabilmente i crampi sono il frutto di questa lunga assenza dalle gare
Simon sui rulli, spalle alla strada. Non correva dal 26 aprile, probabilmente i crampi sono il frutto di questa lunga assenza dalle gare

Sorriso amaro

Copeland li avuti entrambi e li conosce. Sono molto simili. Adam forse è un filo più adatto per le corse di un giorno, più esplosive, tipo una “classica come quella di oggi” (era la prima tappa). Simon più per le tre settimane, e infatti ha vinto una Vuelta.

«Ma questo risultato – continua Copeland – è importante anche perché ora sappiamo che Simon sta bene. Non correva da aprile (una sola tappa del Romandia, ndr) e per noi era un punto di domanda. E’ bravissimo a prepararsi a casa, però le corse sono un’altra corsa.

«Partiamo per curare la classifica, poi vediamo… Perché correre per un quinto posto non ha molto senso per noi. A quel punto meglio puntare a qualche tappa».

Simon Yates intanto scioglie la gamba. Ha chiesto al meccanico di girarli i rulli verso il bus e non verso la strada. E’ un modo per evitare anche la stampa. Non è deluso, perché ai compagni spiega le cose con lucidità e ogni tanto sorride, ma chiaramente qualche pensiero gli frulla nella testa.

Quello che si sono detti col gemello lo sanno, e probabilmente lo sapranno, sempre e solo loro. Ma sono dei professionisti. E questo lo ha ribadito anche Adam nella conferenza stampa.

Primo e terzo

E poi c’è la sponda del vincitore. La UAE Emirates esplode in un urlo di gioia. L’altro team manager, Mauro Gianetti, esce dal bus con le braccia al cielo, perdendo la sua proverbiale compostezza, per qualche secondo.

«Primo Adam, terzo Tadej, maglia gialla – dice il manager svizzero – meglio di così non potevamo iniziare. Tadej sta bene e questa è l’altra notizia importante».

«Abbiamo giocato alla Play Station? No, però era prevista questa azione – ha detto il diesse Hauptman – . Era previsto che Grosschartner facesse quel forcing per stare davanti sul Pike. Volevamo vedere come stavamo noi e come stavano gli altri. Poi ci dovevamo provare anche con Adam, che sta attraversando un ottimo periodo di forma. E’ stata importante questa tappa per noi. Ed è stato anche importante vincere».

Tour de l’Avenir 2013, tappa di Morzine. Simon precede Adam… dieci anni dopo ancora una fuga tra gemelli (foto James Startt)
Tour de l’Avenir 2013, tappa di Morzine. Simon precede Adam… dieci anni dopo ancora una fuga tra gemelli (foto James Startt)

Destini incrociati

Adam e Simon hanno fatto una carriera parallela. Da piccoli erano sempre il primo rivale l’uno dell’altro. E oggi, nella corsa più grande, è stato come tornare alle corse di paese che facevano da bambini.

Chissà cosa è passato nella testa e nel cuore dei loro genitori, dei loro compaesani. In particolare in quella di papà John che li ha messi in bici. Lui aveva una piccola squadra, la Bury Clarion, e li portava a girare nel velodromo di Manchester. Le prime gare, i primi successi.

Anche se tra i due chi ha fatto da “testa di ponte” è stato Adam. E’ stato lui a battere il primo grosso colpo. Era l’Avenir del 2013 e fu secondo. Proprio lì, arrivarono in parata davanti al grande pubblico per la prima volta.

Come ci disse Vittorio Algeri, il diesse che meglio li conosce: «Se uno ottiene un risultato, l’altro si sbriga a coglierne un altro».

Scortato dal suo addetto stampa, Luke Rowe, Adam Yates si gode la maglia gialla… oltre alla vittoria
Scortato dal suo addetto stampa, Luke Rowe, Adam Yates si gode la maglia gialla… oltre alla vittoria

Adam incredulo

«Non ci credevo di essere davanti con mio fratello – ha detto Adam Yates nella sua fresca maglia gialla – è incredibile. Un’esperienza super. Cosa ci siamo detti? Che dovevamo spingere e ancora spingere… Sapevamo che dietro c’era un po’ di confusione. Tadej mi ha detto di andare».

«Io avevo speso tanto nella salita finale e così ho cercato di risparmiare qualcosa. Quando ai 450 metri Tadej per radio mi ha detto che era tutto okay, ho spinto al massimo e sono riuscito a vincere».

Adam e Simon Yates vivono vicini. Parlano spesso e ogni tanto escono anche insieme, ma ultimamente si sono frequentati meno di quanto si possa pensare. «Ho passato molto più tempo con la squadra che non a casa, però sono contento di condividere questa gioia con lui (i due si sono abbracciati dopo l’arrivo, ndr). Sarà un ricordo indelebile».

Quando hanno aperto il gas per davvero sono rimasti Pogacar e Vingegaard, con Lafay (a destra). Il duello è servito
Quando hanno aperto il gas per davvero sono rimasti Pogacar e Vingegaard, con Lafay (a destra). Il duello è servito

Ma comandano loro

Questa prima frazione però è stata anche il primo confronto fra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. I due si sono punzecchiati, o almeno lo hanno fatto con le rispettive squadre. Ora l’una, ora l’altra erano in testa a fare trenate per prendere le salite e i punti critici davanti.

L’arrivo in volata del drappello inseguitore, premia lo spunto veloce dello sloveno, ma sono davvero lì. E se queste sono le premesse… buon Tour de France a tutti.

Merida in Francia con biciclette per… collezionisti

01.07.2023
3 min
Salva

Il Tour de France è oramai in rampa di lancio, e le Merida Reacto e Scultura Team della Bahrain Victorious si presenteranno al via da Bilbao in una versione estremamente originale caratterizzata da design cromatico unico e ispirato alla tradizione millenaria della pesca e del commercio di perle nel Bahrain.

Risalente a oltre 4.000 anni fa, la pesca e il commercio delle perle ha rappresentato l’economia del Bahrain una fiorente attività economica: per molti secoli una vera e propria spina dorsale dell’economia del paese arabo che si affaccia sul Golfo Persico. Con questa “limited edition” Merida ha voluto celebrare questa pratica millenaria. Il design Pearl Edition intende catturare la bellezza naturale di queste gemme marine, con dettagli verde acqua che richiamano le trasparenze del Golfo Persico e sottili tocchi dorati a rappresentare il bagliore delle perle. La nuova colorazione interesserà anche le divise, i caschi, le borracce e le auto della squadra, e sarà ammirabile esclusivamente durante il Tour de France in procinto di partire dai Paesi Baschi.

La colorazione bianca è pensata per omaggiare la tradizione della pesca nello stato del Bahrain
La colorazione bianca è pensata per omaggiare la tradizione della pesca nello stato del Bahrain

Sei esemplari in vendita

Sotto la scintillante verniciatura bianco perla, blu e oro, le biciclette della squadra mantengono però le proprie caratteristiche… La Reacto Team si conferma come la prima scelta per le tappe veloci e pianeggianti, andando a giocare un ruolo decisivo in testa al gruppo nelle volate finali. La Scultura Team, invece, mette in campo le sue eccezionali doti di bicicletta da salita grazie ad un comfort da leader di categoria unito ad una maneggevolezza estremamente precisa.

Le Scultura Team e le Reacto Team Pearl Edition Bahrain Victorious Tour de France 2023 saranno disponibili in edizione limitata in soli tre pezzi ciascuna (dunque appena sei complessive) per gli appassionati e collezionisti italiani che desidereranno possedere una bicicletta davvero più unica che rara.

La novità riguarda tutti gli accessori: divise, caschi e borracce
La novità riguarda tutti gli accessori: divise, caschi e borracce

Ricordiamo che il marchio taiwanese Merida è stato fondato nel 1972 nella città di Yuanlin, e che il nome dell’azienda nasce dalla traduzione delle tre sillabe “Me-Ri-Da” che indicano l’obiettivo di realizzare soltanto prodotti di alta qualità, consentendo a chiunque di raggiungere i propri traguardi nel modo più piacevole possibile.

Produzione a Taiwan e centro di ricerca e sviluppo dei prodotti Merida in Germania, rappresentano un binomio perfetto e di successo che rende Merida uno dei brand di riferimento nel settore, anche in virtù di una offerta che spazia dalle biciclette da strada alle Mtb, dalle bici elettriche a quelle per bambino.

Merida

Landa e Pello, patto fra baschi per il podio e per Mader

01.07.2023
4 min
Salva

BILBAO – Sono i padroni di casa, i corridori più attesi su queste strade, le loro. Parliamo di Mikel Landa e Pello Bilbao. Davanti al loro hotel c’è più gente che negli altri. Nei Paesi Baschi il ciclismo è tradizione vera, inoltre i baschi sono molto campanilisti. Solo qualche lustro fa lottavano per l’indipendenza dalla corona di Madrid, tanto per rendere l’idea.

Addirittura Landa stesso nel 2018 aveva di fatto “comprato” la Euskaltel-Euskadi, in crisi finanziaria, pur di salvare la squadra di casa, quella dove era cresciuto. Poi l’Uci aveva decretato incompatibile questa manovra con l’essere un corridore professionista e lui aveva dovuto lasciare la presidenza. Ma questo ci dice quanto i baschi siano attaccati ai loro valori e al loro territorio.

Sul Pike quante scritte per Landa (e a fianco anche per Pello Bilbao)
Sul Pike quante scritte per Landa (e a fianco anche per Pello Bilbao)

Un vittoria per Gino

Pello e Mikel, Mikel e Pello, carriere incrociate sin da bambini per questi due formidabili atleti della Bahrain-Victorious. Ieri alcuni ragazzini del team giovanile Zorri Bike li aspettavano sul Pike, il muro che con ogni probabilità deciderà la frazione inaugurale del Tour de France.

I due non arrivano col morale alto a questo appuntamento. La morte del compagno Gino Mader è stata una vera pugnalata, specie per Pello Bilbao, che era in corsa con lui. «Per alcuni giorni tutto aveva perso senso – ha detto Pello – poi siamo tornati a casa e con il calore della famiglia le cose sono migliorate.

«Stare qui, con tutta questa gente è incredibile. Neanche in un sogno avrei pensato di avere questa possibilità».

Pello non lo dice apertamente, ma darebbe l’anima pur di vincere oggi. Anche più di Landa. Lui è veramente di casa. Il Pike era la sua palestra naturale quando era bambino. «Ci sono tanti motivi per vincere domani (oggi, ndr), uno più importante dell’altro».

Pello Bilbao (classe 1990) ha accusato non poco la morte di Mader. Per lui ha avviato una raccolta fondi al Tour
Pello Bilbao (classe 1990) ha accusato non poco la morte di Mader. Per lui ha avviato una raccolta fondi al Tour

Troppo realismo?

I due si aiuteranno, come del resto fanno da anni. Si spartiscono i ruoli alla bisogna. Generalmente Landa, il più solido, è leader nelle corse maggiori e anche stavolta sarà così.

I due però nella conferenza stampa di ieri sono stati (forse) sin troppo realistici. «Sappiamo che è dura e che ci sono due corridori nettamente favoriti. Noi proveremo a puntare al podio», queste in sintesi le loro parole. Al che, abbiamo provato ad incalzarli mettendogli sul piatto l’ipotesi di un attacco a sorpresa, magari anche in tappe inaspettate, proprio perché “quei due” sono più forti.

«Vediamo, magari proverò ad inserirmi in qualche attacco, ma le imboscate vanno fatte sempre nel rispetto del fair play», ha detto Landa. Ancora più categorico Bilbao. «Attacchi a sorpresa? Difficile ipotizzarli in questo ciclismo, soprattutto nelle prime tappe». 

E allora si parte così: con tanta voglia di fare – Landa ha detto chiaramente che proveranno a vincere con Bilbao… a Bilbao – ma anche con tanta consapevolezza che si lotterà per un piazzamento e non per la vittoria.

Un vero boato ha accolto i due beniamini di casa durante la presentazione delle squadre
Un vero boato ha accolto i due beniamini di casa durante la presentazione delle squadre

Landa determinato

«Io sto bene e darò il massimo. Per me, che spesso mi sono concentrato sul Giro d’Italia, quest’anno è stato diverso. Ho corso poco e quindi ho fatto una preparazione differente, ma credo di essere pronto a questa sfida. Sul duello con Vingegaard e Pogacar… proverò a seguirli in salita.

«Sono tanti che vogliono il podio, noi – ha proseguito Mikel – dobbiamo essere bravi a non commettere errori e soprattutto a salvarci nei giorni storti».

E a proposito di preparazione, Landa quest’anno ha davvero cambiato le carte in tavola. Ha corso molto nella prima parte di stagione. Poi si è fermato del tutto. Ha ripreso al Delfinato, ma non è andata bene. Ha incassato quasi 13′ da Vingegaard.

«Sapevo di non stare ancora bene – aveva detto Landa dopo la gara francese – non correvo da mesi e mi serviva quel tipo di fatica. E’ stata una settimana dura ma necessaria in vista del Tour».

Infine si è parlato di cronometro, in particolare dei pochi chilometri contro il tempo che ci sono in questo Tour de France.

Giusto due giorni fa, il suo grande connazionale Miguel Indurain ospite d’onore qui a Bilbao, aveva detto che non va bene che ci siano ormai crono così corte e così poche per numero. Queste servono per lo spettacolo.

Ebbene ieri Landa è andato nella parte opposta: «Sono contento che di crono ce ne sia poca e tra l’altro quella che c’è in questo Tour è anche dura. Questo può essere un vantaggio davvero importante per me pensando al podio». Insomma, ognuno tira l’acqua al suo mulino. Vedremo come andrà questa ennesima occasione per Mikel. Il patto con il suo alleato basco è saldo.

Caccia alla maglia verde: Petacchi scopre le carte

01.07.2023
4 min
Salva

Parte oggi da Bilbao la 110ª edizione del Tour de France, tra tutte le domande che ci accompagneranno fino a Parigi c’è anche quella che riguarda la maglia verde. L’anno scorso la vinse Van Aert con bel 194 punti di vantaggio su Philipsen. Chi riuscirà a vincerla? Sarà ancora terreno di caccia per il belga (in apertura sul podio di Parigi nel 2022) oppure tornerà sulle spalle di un velocista? 

Ne parliamo con Alessandro Petacchi, ultimo italiano a vincere la maglia verde, nel 2010. L’ex velocista, seguirà questo Tour da casa e poi volerà a Glasgow per commentare i mondiali con la RAI. 

Cavendish nel 2021 non partiva favorito, ma ha vinto la maglia verde: occhio a sottovalutare “Cannonball”
Cavendish nel 2021 non partiva favorito, ma ha vinto la maglia verde: occhio a sottovalutare “Cannonball”

Ricordi “verdi”

«Da quel Tour del 2010 – racconta Petacchi – è passato qualche anno, ma i ricordi si fanno più vivi quando si avvicina la Grande Boucle. Negli ultimi anni ho fatto anche le ricognizioni e mi è capitato di passare per certi posti e città dalle quali ero passato anche in quell’anno. Salire sul podio degli Champs Elysées ha un fascino incredibile, ti lascia un qualcosa dentro di indescrivibile. Quel podio rimane il più particolare del mondo ciclistico, rivivere ricordi e foto è sempre bellissimo».

Petacchi conquistò la maglia verde nel Tour del 2020, lottando sino in fondo con Cavendish
Petacchi conquistò la maglia verde nel Tour del 2020, lottando sino in fondo con Cavendish
In quel Tour lottasti per la maglia verde con Cavendish, che oggi sarà al via di Bilbao…

Ricordo bene la tappa di Parigi, io ero in maglia verde, ma dovevo stare attento, perché a Cavendish bastavano pochi punti per superarmi. E’ stata una giornata difficile, dove però sono riuscito a fare una bella volata: ho perso, ma ho mantenuto la maglia verde.

Quest’anno Cavendish potrà lottare per la maglia verde?

Non è il primo favorito, lo metterei tra quelli con quattro stelle. Lui arriva al Tour con l’obiettivo della 35ª vittoria: per superare Merckx, gli basta una sola vittoria. Ora ci sono tanti velocisti giovani e forti, ma lui è sempre in grado di tirare fuori il coniglio dal cilindro. Basti pensare al 2021, arrivava senza grandi ambizioni, ha vinto quattro tappe e la maglia verde. 

Il percorso quest’anno sorride un po’ più ai velocisti?

Le possibilità sono più alte di vedere un velocista puro in maglia verde a Parigi. Tuttavia la condizione deve essere più che al massimo. Ovvio che chi va al Tour sta bene, ma a volte non basta nemmeno questo. 

Jakobsen è il velocista più forte secondo Petacchi, ma in salita soffre tanto, in foto a Peyragudes quando si è salvato per una manciata di secondi
Jakobsen è il velocista più forte, ma in salita soffre, qui a Peyragudes quando si è salvato per una manciata di secondi
Il tour favorito chi è?

Dipende dagli obiettivi suoi e della squadra, ma su tutti direi Van Aert. Può vincere o comunque fare punti nelle volate di gruppo. E potrebbe anche mettere in piedi un numero come quello dello scorso anno a Calais… Però c’è un’incognita…

Quale?

La squadra. Vingegaard corre per vincere il Tour e dovranno supportarlo al meglio, lo stesso Van Aert dovrà mettersi al suo servizio. Lo ha fatto anche lo scorso anno, però non è sempre semplice gestirsi. Sicuramente il belga va forte ovunque, anche in salita, ma in alcune tappe i velocisti potrebbero tirare il fiato e recuperare, mentre lui lavorerà per la squadra. 

Passiamo ai velocisti, chi vedi tra i favoriti per la maglia verde?

Philipsen è il più gettonato, considerando il supporto che avrà da Van Der Poel. Avere un corridore del suo calibro come “pesce pilota” può far uscire qualcosa di bello. 

Philipsen ha vinto due tappe l’anno scorso, tra cui la più ambita: quella degli Champs Elysées
Philipsen ha vinto due tappe l’anno scorso, tra cui la più ambita: quella degli Champs Elysées
Altri?

Il velocista più forte del mondo: Jakobsen. Se è in forma ha davvero un qualcosa di incredibile. Nel suo caso la squadra lavorerà tutta per lui, quindi godrà di un bel supporto. Anche se c’è da dire che lui in montagna soffre tantissimo, basti ricordare la tappa di Peyragudes quando si è salvato per dieci secondi dal tempo massimo. Poi ci sarebbe Groenewegen, anche lui velocista puro. 

E’ un Tour che parte subito molto duro.

Le prime tappe saranno importanti, soprattutto la prima e la seconda. Il percorso non si addice ai velocisti e se un uomo come Van Aert dovesse già prendere la maglia verde potrebbe essere difficile tirargliela via.

Corazzata Jumbo. UAE più forte in salita. Sorpresa Lidl

01.07.2023
7 min
Salva

Si dice sempre che al Tour de France vanno i migliori corridori e probabilmente è vero. Ma qualche eccezione può esserci. La squadre si tirano a lucido per la Grande Boucle. Dai pullman che cambiano livrea, come quello della Jumbo-Visma, alle maglie rifatte per l’occasione, come hanno optato diversi team tra cui Bahrain-Victorious e Movistar, tra l’altro bellissime.

Ma al netto dei colori, nel vero senso della parola, resta la sostanza delle formazioni presentate. Chi c’è, chi non c’è. Chi è più forte e perché? Un’analisi che facciamo con Moreno Moser. Il trentino non solo ha passato in rassegna le squadre, ma ci ha detto qualcosa di più su alcuni corridori. Parola dunque al Moreno.

Moreno Moser (classe 1990) ha corso fino al maggio 2019. Ora è anche un commentatore per Eurosport (foto Instagram)
Moreno Moser (classe 1990) ha corso fino al maggio 2019. Ora è anche un commentatore per Eurosport (foto Instagram)
Moreno, chi c’è, chi manca: che squadre vedi?

Il livello è molto alto, come al Giro d’Italia del resto, ma quello che fa differenza al Tour, e di conseguenza nell’andamento della corsa, sono gli uomini che completano le squadre. Uomini che mediamente sono più forti, anche per fare i gregari. Al Giro c’è il capitano e poi una bella differenza fra lui e gli altri. In Francia no. In Francia la fuga è più interessante, più difficile da riprendere, in quanto gli attaccanti spesso sono gli uomini delle classiche. E questo rende la corsa meno scontata.

Chiaro, si alza il livello medio…

E fanno la fanno differenza in un grande Giro. Non ci sono solo quei due o tre uomini di classifica, da quando hanno iniziato a mettere le tappe mosse la qualità è aumentata. Prima Petacchi vinceva nove tappe, perché ce n’erano 12 per velocisti. Con altri percorsi entrano in ballo altri protagonisti.

Si dice che al Tour ci vada sempre la squadra più forte, ma in casa Ineos Grenadiers non ci sembra così. Quella del Giro era più forte secondo noi. Sei d’accordo?

Assolutamente sì. La Ineos deve inventarsi qualcosa. Non viene al Tour per la maglia gialla, a meno che non accada qualcosa d’incredibile. Magari potranno portarsi a casa un paio di tappe. Chiaro, un Bernal, un Martinez proveranno a fare classifica, ma senza il supporto dei compagni. Poi possono anche essere più pericolosi quando corrono così. Penso a Kwiatkowski che corre con un occhio davanti e uno dietro, anche quando deve controllare la squadra. In questo Tour ha un ruolo importante e magari riuscirà a trovare i suoi spazi già da oggi. Uno come lui vince anche “non di gambe”. O non solo con quelle almeno.

Egan Bernal, così come i compagni Pidcock e Martinez non danno certezze per la classifica
Egan Bernal, così come i compagni Pidcock e Martinez non danno certezze per la classifica
Passiamo al piatto forte: la sfida tra UAE Emirates e Jumbo-Visma…

Entrambe sono belle squadre. La UAE ha Majka che è un ottimo corridore, idem Yates che in teoria è un capitano. Soler, Grosschartner… Poi è ovvio: la Jumbo resta una corazzata che fa sempre paura. Però a livello di squadra credo che la UAE sia più forte in salita.

Agli olandesi mancano Roglic e Kruijswijk, però hanno Kelderman e Kuss, che se fosse quello del Giro…

Esatto, poi hanno anche Van Aert che può fare qualsiasi cosa, ma non credo abbia i numeri per certe salite. Per me loro pensavano di avere Kruijswijk e in qualche modo questa formazione è un aggiustamento. Tuttavia credo anche che abbiano fatto la squadra in base al percorso.

Cioè?

Non è come al Giro che c’erano tanti salitoni: qui le salite non mancano, ma ci sono più tappe mosse che tapponi e quindi hanno costruito la formazione in base a queste esigenze, consci di pagare qualcosa in salita. E quindi Van Aert, che non è uno scalatore puro, è ottimale. Mentre la UAE Emirates ha i passisti o gli scalatori puri.

A ruota di Pogacar una squadra solida e fortissima in salita
A ruota di Pogacar una squadra solida e fortissima in salita
Ci sono poi altre squadre buone, pensiamo alla Bora-Hansgrohe e alla Bahrain-Victorious. Cosa ne pensi?

Belle squadre, ma scendiamo di tanto. Questo Tour, salvo imprevisti, è un discorso a due. Vingegaard e Pogacar sono di un altro pianeta, fanno un altro sport. Quest’anno dovunque abbiano corso, hanno dominato e Pogacar lo ha anche battuto, con un certa cattiveria agonistica come a dire: «Il re sono io!». Per assurdo l’incidente alla Liegi potrebbe riequilibrare le cose e aggiungere narrazione alla corsa. Dicono che Vingegaard potrebbe approfittare del fatto che Tadej sia meno in condizione sin dalle prime frazioni…

E Pogacar ha detto che sta bene, ma non è al top…

Secondo me in casa UAE stanno facendo della strategia, dicendo che non si possono fare miracoli, che non partono favoriti. Che Adam Yates è pronto a fare il capitano… Alla fine Tadej potrebbe essere più fresco di Vingegaard e potrebbe uscire nella terza settimana. Spero solo che non abbia accelerato troppo i tempi. Comunque ha vinto i titoli nazionali con margini enormi. Spero non sia caduto in questo errore. In generale dico che è bello questo duello. Ed è bello che si rinnovi già da due o tre anni: lo sport vive di queste sfide prolungate.

Moreno, passiamo ad altre squadre o altri corridori: chi ti piace?

Mi piace il giovane della Lidl-Trek, Mattias Skjelmose. Ha fatto bene allo Svizzera, ha una buona gamba. Poi c’è Landa, ma su di lui non so cosa dire. E’ difficile parlarne. In salita è forte, fortissimo. Se si facessero le corse come tra gli allievi, col piattone e la salita finale sarebbe lo scalatore più forte al mondo o quasi. Invece gli manca sempre qualcosa. Poi ci sono tanti altri, a cominciare da Hindley. Vanno considerati anche O’Connor, Gaudu, Bardet, Mas… ma tutti loro non danno certezze.

La Lidl-Trek ha corridori di qualità e in forma: è fra le squadre preferite da Moser
La Lidl-Trek ha corridori di qualità e in forma: è fra le squadre preferite da Moser
Tra questi, forse Mas ha qualcosa in più, ma paga qualcosa in termini di squadra…

Però è anche vero che uno come lui “sta lì”. Non deve fare le azioni. Deve correre di rimessa. Ma torniamo al punto di prima: salvo imprevisti, cadute o malattie, nessuno può impedire a quei due di giocarsi la vittoria.

Una squadra forte, ma da valutare secondo noi è la EF Education-Easy Post. Hanno Carapaz che nelle ultime stagioni ha dimostrato di lottare anche a livelli altissimi, ma poi portano Bettiol, Powless, Cort… che vanno a caccia di tappe…

Con Pogacar e Vingegaard quasi tutte le squadre sanno che non potranno vincere e allora si regolano portando una formazione per vincere le tappe. Perché okay il piazzamento, ma un quarto o un quinto posto senza neanche una vittoria di tappa lascia l’amaro bocca. Un podio senza tappe è già diverso. Alla fine hai la foto che conta, ma senza sei “invisibile”. Senza un successo di tappa il quarto posto lo apprezziamo noi addetti ai lavori, la gente no. Agli sponsor fa piacere la foto dell’arrivo con quella bici, quelle scarpe, quegli occhiali… specialmente al Tour. Io capisco invece la EF.

Altri team?

Ce ne sono tanti che ci potranno far divertire. Mi vengono in mente la Intermarché-Circus con Girmay e la Alpecin-Deceuninck con Van der Poel, ma certo non aspettiamoci un Tour divertente come quello dell’anno scorso perché sarebbe alto il rischio di restare delusi! Poi se accade tanto meglio. Ma ora che ci penso una squadra che mi piace tanto nel suo insieme c’è.

Riuscirà Sagan a vincere ancora una tappa? «Bello, ma difficile», per Moreno Moser
Riuscirà Sagan a vincere ancora una tappa? «Bello, ma difficile», per Moreno Moser
Quale?

La Lidl-Trek perché ha tanti uomini bravi. Ciccone sta andando veramente forte e può vincere una o più tappe e può pensare davvero di portare a casa la maglia a pois. Ci sono poi corridori come Pedersen, Simmons, Juan Pedro Lopez e questo Skjelmose, come ho detto prima.

Capitolo velocisti. Una volta il Tour era una manna per loro, adesso hanno meno chance. Chi vedi favorito anche al netto della squadra che hanno alle spalle?

Il mio preferito in assoluto è Jasper Philipsen e per me e dominerà lui gli sprint. Poi c’è il solito Jakobsen (Soudal-Quick Step). E c’è Ewan che ha lavorato bene con il nuovo treno della sua Lotto-Dstny. Senza dimenticare Van Aert che alla bisogna si butterà dentro, anche se non mi sembra avere la stessa gamba dell’anno scorso. E poi c’è il sogno…

Spara!

Peter Sagan. Sarebbe bellissimo per lui, anche al netto delle recenti vicissitudini, e per il movimento intero se riuscisse a chiudere la carriera con un trionfo al Tour, ma la vedo dura.

Lapierre porta al Tour l’Intelligenza Artificiale

30.06.2023
4 min
Salva

Il Tour de France è da sempre la vetrina scelta dalle aziende del mondo ciclo per svelare alcune importanti novità di prodotto in grado di stimolare l’interesse degli appassionati. L’edizione numero 110, pronta a scattare questo fine settimana dai Paesi Baschi, non è da meno. Molte squadre si presenteranno al via da Bilbao con una nuova divisa, altre come la francese Groupama-FDJ con una bici dalla livrea davvero speciale. Stiamo parlando della Lapierre Xelius SL 10.0 Symbiosis Edition, che debutterà sulle strade del Tour con una versione destinata a far parlare di sé… grazie all’Intelligenza Artificiale.

La livrea della Xelius SL 10.0 è stata disegnata dall’Intelligenza Artificiale
La livrea della Xelius SL 10.0 è stata disegnata dall’Intelligenza Artificiale

Tocco d’artista

La grafica della Xelius SL 10.0 Symbiosis Edition porta la firma di Obvious, un trio di artisti che usano l’Intelligenza Artificiale per generare opere d’arte su una varietà di mezzi, tra cui auto, codici NFT e in questo caso su una bicicletta. 

L’Intelligenza Artificiale è sempre più utilizzata nella nostra vita quotidiana e Lapierre ha voluto essere parte di questa rivoluzione diventando il primo brand al mondo a commercializzare una bicicletta con un design derivato proprio dall’Intelligenza Artificiale.

La firma è quella del trio di artisti: Obvious
La firma è quella del trio di artisti: Obvious

Il tema del movimento 

Il telaio di una bicicletta si caratterizza per il fatto di non presentare vere e proprie aree “piatte”. La Xelius SL 10.0 non si discosta da tutto ciò. E’ costituita infatti da una serie di tubi in carbonio, caratterizzati da diverse forme e sezioni. Questo ha naturalmente rappresentato una sfida nella fase di creazione del design mediante l’Intelligenza Artificiale.

 

Lapierre e Obvious hanno voluto mettere in luce la materia artistica e scientifica intorno al tema del movimento, soffermandosi in particolare sugli aspetti meccanici e biomeccanici della pedalata del ciclista, i cui movimenti agiscono in simbiosi per raggiungere sempre lo stesso obiettivo: andare più veloci e puntare alla vittoria. 

I cerchi concentrici disegnati sul telaio rappresentano i punti di rotazione durante la pedalata e una serie di ingranaggi meccanici raffigurano la bicicletta. Questi sono poi collegati tra loro da fiori per simboleggiare l’unione tra uomo e macchina

Questo il risultato finale, la bici debutterà al Tour de France tra pochi giorni
Questo il risultato finale, la bici debutterà al Tour de France tra pochi giorni

Spazio al Cyber-Punk

In linea con il simbolismo tra uomo e macchina, gli artisti di Obvious si sono ispirati al Cyber-Punk, un movimento fantascientifico distopico in cui uomo e macchina si uniscono. Un altro elemento di spunto è stato il romanzo di fantascienza “Neuromancer” dello scrittore americano William Gibson. 

I due mondi di “uomo e macchina” sono contraddistinti da un chiaro codice colore: rosa per l’umano, la carne, i tessuti, e blu per il meccanico, la macchina. 

Sotto il tubo diagonale della Xelius SL 10.0 è presente una formula matematica a ricordare che stiamo pedalando in uno “stadio” dove la gravità è il pianeta Terra. La base nera scintillante della verniciatura, è un richiamo alla rotazione che governa l’intero universo, dagli atomi, ai pianeti, alle galassie. 

I componenti sono Shimano, qui il gruppo: il Dura-Ace a 12 velocità
I componenti sono Shimano, qui il gruppo: il Dura-Ace a 12 velocità

Pronta al debutto

Fra poche ore la Xelius SL 10.0 Symbiosis Edition farà il suo debutto al Tour. Realizzata in fibra di carbonio UD SLI Team, con due livelli di rigidità a seconda della taglia, la Xelius SL si presenta come una bici altamente tecnologica ed estremamente leggera. Il solo kit telaio nella sua taglia più piccola pesa 725 g (finitura grezza). Leggera, dinamica e reattiva, la Xelius SL è anche versatile grazie al suo comfort e al suo design facilmente riconoscibile.

Dopo aver debuttato al Tour de France maschile, la Xelius SL 10.0 Symbiosis Edition accompagnerà le ragazze della FDJ-Suez sulle strade del Tour de France Femmes.

La Xelius SL 10.0 Symbiosis Edition è in vendita da questa settimana, ed è una replica autentica di quella utilizzata dalla Groupama-FDJ. E’ equipaggiata con i migliori componenti, come il gruppo Shimano Dura-Ace Di2 a 12 velocità, le ruote Dura-Ace C36 e il manubrio combinato in carbonio di Lapierre, estremamente leggero e rigido. La bici completa pesa solo 6,9 kg. Il suo costo è 9.999 euro. E’ possibile acquistare il solo kit telaio (telaio, forcella, serie sterzo, reggisella in carbonio, attacco manubrio e curva manubrio in fibra di carbonio) al costo di euro 3.799. 

Lapierre