Quel lungo sabato al Giro Women. Zambelli e la sua esperienza

29.07.2025
5 min
Salva

FORLI’ – Donne meravigliose quelle che hanno corso il Giro Women. D’altronde lo slogan della gara – wonderful women – inciso sulla copertina del road book della gara intendeva riunirle tutte assieme. Dalla prima all’ultima, letteralmente, perché per tante che vincono, ce ne sono sempre altrettante che chiudono le classifiche.

Per dare un riferimento ed entrare nello specifico, a Monte Nerone – traguardo della settima tappa che misurava 150 chilometri con 3.850 metri di dislivello – Sarah Gigante ha vinto in 4 ore e tre quarti. Le ultime invece sono arrivate con quasi 50 minuti di ritardo, ritrovandosi a pedalare per circa 6 ore contando i chilometri di trasferimento e lottando contro il limite del tempo massimo. Di questo passo quindi capita che alcune atlete, così come succede tra gli uomini, finiscano le grandi gare a tappe come se avessero corso una frazione in più.

C’è chi è più abituata e chi meno a queste situazioni, così assieme ad Alessia Zambelli della Top Girls Fassa Bortolo siamo ritornati a quel sabato di due settimane fa abbondanti. Lei ha diciannove anni, è bergamasca di Almenno San Bartolomeo (ai piedi della Roncola, come sottolinea) e quest’anno sta disputando la sua prima stagione da elite. Per lei la “Corsa Rosa” è stata un’avventura estremamente formativa di cui esserne orgogliose.

Per la bergamasca Zambelli, la crono iniziale del Giro Women corsa sulle strade di casa è stata una grande emozione
Per la bergamasca Zambelli, la crono iniziale del Giro Women corsa sulle strade di casa è stata una grande emozione
Innanzitutto com’è andato il Giro Women in generale?

Devo dire bene. L’ho finito e questo è un gran risultato per me considerando che ho saputo di correrlo solo al campionato italiano. Quindi non ho avuto modo di poterlo preparare a dovere, anche perché avevo la maturità (si è diplomata in amministrazione, finanza e marketing, ndr). L’obiettivo principale era quello di cercare di arrivare il più lontano possibile. Sono contenta di essere arrivata in fondo, se guardo anche il livello delle atlete in gara.

Quanto eri emozionata?

Tantissimo. Ero felice della convocazione, soprattutto perché sono al mio primo anno nella categoria. Poi considerando che la partenza è stata da Bergamo, casa mia, ero abbastanza tesa. Per la crono avevo molta ansia perché continuavo a pensare di essere alla gara italiana più importante con le migliori al mondo. Non volevo sfigurare del tutto, però è stata una bella sensazione.

Zambelli vuole concentrarsi sul ciclismo per scoprire meglio le sue caratteristiche (foto Ossola)
La settima tappa del Giro Women è stata una delle più dure degli ultimi 10/15 anni e va fatto un plauso a chi l’ha portata a termine. Ma come si vivono certe giornate più lunghe?

Non avevo mai fatto così tanta salita in vita mia, è stata molto impegnativa. Lo scorso inverno avevamo fatto tanto fondo con la squadra, però in questo caso c’era molto dislivello. La cosa più importante è stato alimentarsi molto durante la tappa. A dire il vero verso il finale ero rimasta a secco di cibo (sorride, ndr), ma per fortuna c’era l’ammiraglia che mi ha dato un po’ di gel.

Cosa ti eri preparata da mangiare per quella tappa?

Vi anticipo già che devo migliorare tanto sull’alimentazione. Avevo borracce con acqua e maltodestrine, poi le classiche barrette, i gel e i “fruttini” (gelatine di frutta, ndr). Prendevo qualcosa ogni mezz’ora. Non avevo nessun paninetto o rice cake perché faccio fatica a mangiarli in gara, però so che sarebbero tornati utili. Vedo le mie compagne e anche amici U23 che calcolano tutti i grammi da prendere, mentre io vado ancora ad occhio. Ecco, ho capito che devo assolutamente curare questo aspetto che è fondamentale.

La chiamata a Zambelli per il Giro Women è arrivata solo una settimana prima con l’obiettivo di arrivare il più lontano possibile (foto Ossola)
Oltre alla fatica fisica, è stato anche uno sforzo mentale?

Certo, di fatica mentale ne ho fatta tanta che quasi al mal di gambe non ci pensi più. Tuttavia sapevo che dovevo arrivare in cima al traguardo, quindi sono salita di inerzia. E’ stato un test molto complicato da superare, però anche quel giorno, sommato a quelli prima e al quello successivo, mi ha insegnato molto.

Ha imparato qualcosa di particolare Alessia Zambelli dal Giro Women?

Ho fatto tantissima esperienza. Ho capito tantissime cose, a non mollare di testa e che si può cercare di resistere fino all’ultimo. Salendo verso Monte Nerone pensavo di essere già fuori tempo massimo, invece dall’ammiraglia mi hanno detto che avevo ancora dieci minuti da gestire. Certo, erano solo dieci minuti, ma mi hanno dato una piccola iniezione di fiducia e ritrovi morale. Infatti come dice sempre Lucio Rigato (il team manager, ndr), vale più una settimana di Giro d’Italia che un anno o due di gare open.

A parte le gare open, Zambelli aveva corso Trofeo Binda, Chambery e campionato italiano prima del Giro Women (foto Ossola)
A parte le gare open, Zambelli aveva corso Trofeo Binda, Chambery e campionato italiano prima del Giro Women (foto Ossola)
Da juniores sei andata molto forte e le tue caratteristiche erano da scalatrice. Finora com’è andata la stagione?

La squadra mi ha tenuta calma finché ho avuto la scuola e la maturità da preparare. Prima del Giro, con le pro’ avevo corso solo il Trofeo Binda, Chambery e l’italiano, mentre le gare open le ho fatte quasi tutte le domeniche. Abbiamo ripreso a correre solo domenica scorsa a Tarzo dopo un buon periodo di recupero. Devo ancora capire che tipo di corridore sono. Da juniores andavo bene un po’ dappertutto, adesso cerco di concentrarmi bene sul ciclismo e vedere cosa posso provare a fare, poi vedremo. Da qui alla fine dell’annata ci sono ancora un po’ di gare importanti in cui imparare e crescere.

Rigato e i progressi di Toniolli: «La vittoria più bella della Top Girls»

16.12.2024
6 min
Salva

A qualunque ora lo chiami, Lucio Rigato risponde sempre. Non si ferma mai anche se ne avrebbe tutti i diritti per farlo dopo una vita nel ciclismo. E parla sempre con schiettezza come fanno gli uomini della sua età e della sua terra. Da Ferragosto poi la solidità interiore della sua Top Girls Fassa Bortolo è stata messa a dura prova, ma poco alla volta si è tornati a parlare del 2025.

L’organico della formazione trevigiana subirà un sostanziale rinnovamento, sempre nel segno delle giovani, anche se Rigato per un attimo, vista la riforma ProTeam voluta dall’UCI, ha vacillato se proseguire o meno con la sua Continental. E anche per la Top Girls, così come abbiamo visto per la BePink, gli inviti già arrivati per la prossima stagione sono un ottimo punto di partenza.

Virgina Bortoli è una delle riconfermate della Top Girls. Qua nella vittoria ad Arcade davanti a Giuliani e Zontone (foto facebook)
Virgina Bortoli è una delle riconfermate della Top Girls. Qua nella vittoria ad Arcade davanti a Giuliani e Zontone (foto facebook)
Lucio facciamo un bilancio del 2024. Com’è andato?

Siamo molto soddisfatti e personalmente direi che è andato molto bene. Abbiamo ottenuto otto vittorie, abbiamo partecipato a sei gare a tappe, tra cui il Giro Women e abbiamo avuto Segato che ha vestito la maglia azzurra all’Avenir Femmes. Questo è l’aspetto tecnico, mentre sotto il profilo umano poteva andare decisamente meglio. Sono tanti anni che sono in questo mondo e purtroppo ho fatto il callo alla sfortuna perché so che certe cose possono succedere.

Immaginiamo tu faccia riferimento all’incidente di Toniolli. Come sta?

Alice per noi è stata la vittoria più bella. Era fratturata in tanti punti, è stata in coma, ma sapere che si sta riprendendo molto bene vale più di un successo. Naturalmente ci vuole della pazienza e dell’equilibrio a livello psicologico. Alice vuole tornare a correre e chiama Slongo, che cura la nostra preparazione, per prepararle le tabelle di allenamento. Bisogna tenerla a freno (dice con un sorriso misto ad emozione, ndr) e da una parte sono contento che si senta così. Previsioni non se ne possono fare, ma ha fatto progressi inaspettati. In ospedale la chiamano la “miracolata” perché nemmeno i dottori credevano a questi suoi veloci miglioramenti. Purtroppo i problemi sono stati altri.

Lucio Rigato è l’anima della Top Girls. In più di 30 anni di attività, ha guidato tante atlete di spessore internazionale (foto facebook)
Lucio Rigato è l’anima della Top Girls. In più di 30 anni di attività, ha guidato tante atlete di spessore internazionale (foto facebook)
Cosa intendi?

L’ho già detto più volte e non ho paura a ripeterlo. Nel trattare il suo caso è mancata l’umanità. Molta gente ha voluto marciare su questa notizia per fare scoop sulla pelle della ragazza e della sua famiglia. Tutta questa situazione, con le tante informazioni false che sono state messe in giro, ci ha segnato come società. Chi mi conosce sa che la mia filosofia è sempre stata quella di aiutare le mie ragazze, che sento come mie figlie.

Tu hai tanta esperienza, ma c’è qualcosa di nuovo che ti ha insegnato questa vicenda?

Ho quasi quarant’anni di ciclismo e pensavo di aver visto tutto. Sono stato toccato dalla morte di Chiara Pierobon che mi è venuta a mancare mentre era con noi sul furgone. Credevo di essere grande, grosso e vaccinato a certe cose ed invece no. Ho scoperto ancora di più la disonestà di tanta gente. Quando ho letto certe cose, ho dovuto andare per vie legali e sporgere denunce. C’è un limite a tutto. Adesso gli avvocati seguiranno il loro iter, però per noi è importante che Alice stia bene e che si possa pensare all’anno prossimo comprendendo lei.

La tua idea ce l’avevi detta già un anno fa, ma Lucio Rigato come ha affrontato la questione delle Professional femminili?

Vi confesso che ero deciso a smettere, poi sono arrivati una serie di inviti per il 2025, ed altri arriveranno, e questi mi hanno fatto cambiare idea. Mi basterebbe fare la stessa attività di questa annata. E’ ovvio però che per l’Italia questa riforma segna l’inizio della fine delle nostre Continental. Stanno obbligando i vivai a smettere. Se chiudono formazioni come la nostra, chi farà crescere le giovani? Perché nessuno fa mai uno studio su quante juniores smettono di correre? Dietro la nascita dei devo team ci sarà sicuramente un interesse, ma queste squadre pensate così non hanno molto senso se poi hai delle atlete che corrono al massimo 15 gare in un anno.

Per il ciclismo italiano può esserci una soluzione?

Adesso in Italia non c’è la possibilità concreta di fare una Professional e per fortuna che abbiamo individualità di caratura mondiale. Io credo che qualcosa dovrebbe fare la Federciclismo, quanto meno in termini di intermediazione. Bisognerebbe prendere spunto dalla Francia e dalla Spagna, le cui squadre hanno contributi economici dalle regioni o dalle province. Qua da noi invece non succede, eppure parliamo di un ciclismo femminile cresciuto tantissimo a livello nazionale ed internazionale. Se non cambierà qualcosa, rischiamo quindi di spendere le nostre risorse per fare una formazione che magari non viene più invitata da nessuna parte.

Intanto per il 2025 che squadra hai allestito?

Abbiamo fatto un po’ di movimenti. Monticolo, Missiaggia, Bariani e Palazzi hanno smesso di correre. Segato è andata alla BePink ed è giusto che abbia fatto la sua scelta per perseguire altri obiettivi. Ripartiamo con le conferme di Bortoli, De Vallier, Reghini, Castagna, Pavesi e Toniolli, che per me fa parte della squadra. Sono arrivate Luccon e Foligno dalla Horizons e poi abbiamo preso tre juniores molto interessanti.

Chi sono?

Zambelli dalla Biesse-Carrera, Siri dalla Conscio Pedale del Sile e Bulegato dal Breganze Millenium. Faremo i primi test nei prossimi giorni, poi ad inizio gennaio faremo un ritiro a Spresiano a casa mia. Speriamo di fare risultati. Di sicuro alle nostre ragazze non mancheranno tutte le varie figure professionali che abbiamo sempre messo a disposizione per la loro crescita. Sappiamo fare il passo non più lungo della gamba. E’ per questo che sono orgoglioso della nostra realtà, dove sono passate tante campionesse.

Alla corte della Longo arriva Marturano. L’aiuto giusto in salita

08.11.2024
4 min
Salva

Passato forse un po’ sotto silenzio, il passaggio di Greta Marturano dalla Fenix Deceuninck al Uae Team Adq è invece uno dei trasferimenti forse più sorprendenti del ciclomercato femminile. Un acquisto fortemente voluto dalla dirigenza del team arabo e legato a doppio filo all’arrivo nelle sue fila di Elisa Longo Borghini, per costruire intorno alla pluridecorata azzurra un gruppo unito e coeso, in grado di supportarla soprattutto nei grandi giri.

Greta Marturano è nata a Cantù il 4 marzo 1998. Alla Fenix ha corso per due anni
Greta Marturano è nata a Cantù il 4 marzo 1998. Alla Fenix ha corso per due anni

Per Greta è stata una scelta che ha accolto con grande entusiasmo, anche se non legata a dissidi con il precedente team: «I contatti con la Uae sono iniziati nella prima metà di agosto, ma io alla Fenix stavo bene. Sono stati due anni nei quali ho imparato molto, sono cresciuta come atleta. Venivo all’esperienza nella Fassa Bortolo, importante, ma è chiaro che il salto nel WorldTour cambia tutto. Poi anche lo stare in Belgio, il vivere un’esperienza nuova all’estero mi ha dato tanto. Nella mia testa però sapevo che ero arrivata al momento di cambiare aria».

Come giudichi la tua stagione?

Non è stata certamente la mia migliore. Ero anche partita bene, anche se avevo iniziato tardi a gareggiare, con la Strade Bianche. Ma ero ben preparata per due eventi di rilievo come il periodo delle Ardenne e la Vuelta. Poi però al Giro ho avuto il Covid, mi sono dovuta ritirare alla penultima tappa perché non aveva più senso soffrire e da lì non sono più riuscita a tornare al mio meglio.

Alla Vuelta la Marturano ha trovato anche modo di distinguersi, chiudendo al 22° posto
Alla Vuelta la Marturano ha trovato anche modo di distinguersi, chiudendo al 22° posto
Alla Uae sono stati molto chiari: dicono che ti hanno preso per lavorare in salita al fianco della Longo Borghini…

Lei è un riferimento assoluto per lo sport italiano e già averla nella stessa squadra è un onore. Con queste premesse lo è ancora di più e posso garantire che darò tutta me stessa per fare in modo che lei vinca. Le sue vittorie saranno anche mie se potrò dare un contributo. Sono pronta a lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi suoi che sono anche quelli del team.

Ma andrai solo come gregaria?

I dirigenti hanno detto che si lavorerà per Elisa nelle prove alle quali più tiene, ma nel corso della stagione ci saranno anche gare dove ognuna potrà avere più libertà e quindi anche io avrò i miei spazi.

Una stagione non troppo positiva per la canturina. Miglior risultato il 9° posto ai tricolori
Una stagione non troppo positiva per la canturina. Miglior risultato il 9° posto ai tricolori
Li avevi anche alla Fenix? A parte quel che hai raccontato a proposito dell’ultimo anno, la sensazione è che sia stata relegata sempre a ruoli secondari…

Non mi avevano tarpato le ali, se è questo che si intende. Dispiace quando ti prefiggi dei traguardi e non li ottieni, io sinceramente a fronte dell’impegno che ci ho messo, avrei voluto di più da questo biennio, ma bisogna sempre contare che era il mio primo nel WT. Alla Fassa, squadra continental, era tutto diverso, dal calendario alle responsabilità. Devo però dire che io prendo sempre il buono che c’è in ogni cosa e penso quindi a quanto ho potuto imparare.

Quanto sei cambiata rispetto ad allora?

Tantissimo, sono un’altra ciclista e il cambiamento va ben oltre quelli che possono essere i risultati, i semplici e crudi numeri. In questi anni in Belgio ho potuto capire chi sono, che cosa posso fare. Una ciclista abbastanza forte in salita, ma che può essere di aiuto a chi va più forte di me. Poi intendiamoci: non è che sono da buttar via, ho solo 26 anni e credo di avere ancora grandi margini di miglioramento. Io sono la prima a dire che negli ultimi due anni non sono arrivati grandi risultati, ma sono sempre più convinta di poter fare molto meglio. Per questo cambiare aria può essere uno stimolo in più.

ProTeam femminili dal 2025. Quale futuro per le continental?

29.11.2023
6 min
Salva

Quando ad inizio agosto l’UCI ha annunciato la nascita dei ProTeam femminili a partire dal 2025, forse la questione è stata trattata troppo sbrigativamente dallo stesso maggiore organo ciclistico internazionale nei confronti delle continental (in apertura il Gp Liberazione, foto Spalletta). Per loro stessa affermazione, attraverso il presidente Lappartient, l’intenzione è quella di garantire maggiore professionalità e sicurezza economica ad un numero sempre più alto di atlete, evitando quindi nuovi “casi Zaaf Cycling”.

Inizialmente questa novità sarebbe dovuta avvenire nel 2026, ma non è detto che anticipare di un anno un’operazione simile sia un bene per tutti. Vale la pena ricordare anche che, a differenza del maschile, nel ciclismo femminile esistono solo due divisioni di formazioni. Se le WorldTour hanno organizzazioni pressoché identiche fra loro (e a quelle degli uomini), nelle Continental esistono disparità importanti nelle strutture fra le stesse squadre. Un esempio concreto di differenti continental sono team come AG Insurance-Soudal Quick-Step, Ceratizit-WNT e Laboral Kutxa Euskadi che hanno fatto richiesta per la prossima stagione di diventare WorldTour (dovrebbero diventarlo le prime due) grazie a budget considerevoli

L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT
L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT

Molte domande, poche risposte

Altre squadre però riuscirebbero a fare il salto nelle professional auspicate dall’UCI nel giro di soli dodici mesi? Guardando in casa nostra, le continental italiane sarebbero pronte ad acquisire la licenza della categoria superiore? O ancora, è stata pensata una nuova regolamentazione di un calendario dedicato? E si potrebbe continuare ancora tanto con gli interrogativi.

Non è dato a sapere se l’UCI prima di prendere questa decisione abbia fatto un sondaggio generale tra le continental per conoscere il parere, ma sembrerebbe che a gennaio sia in programma una riunione per spiegare meglio (per la prima volta) tutto quanto. Noi nel frattempo abbiamo voluto sentire le opinioni dei team manager italiani che hanno avuto un riflesso pavloviano non appena gli abbiamo sottoposto l’argomento. Oggi iniziamo da Lucio Rigato, Walter Zini e Giovanni Fidanza.

Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)
Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)

Sponda Top Girls

L’impressione, nemmeno tanto inaspettata, del malcontento generale è tangibile. Lucio Rigato, capo della Top Girls Fassa Bortolo, starebbe valutando l’ipotesi di chiudere a fine 2024 e diventa un fiume in piena quando ci addentriamo nella vicenda.

«La mia è stata una battuta fatta in un certo contesto – spiega il team manager trevigiano – e non ho voglia di smettere, però se l’UCI cambierà le cose allora devo pensarci seriamente perché ne sarò quasi costretto. Se devo spendere un certo budget senza avere certezze di calendario, inviti e regolamentazioni per noi continental, allora chiudo davvero. Non condivido la nascita dei ProTeam, pensata senza considerarci e senza comunicarci nulla. Suppongo ci vorranno dei requisiti economici minimi e ho sentito dire che potrebbe servire un budget da un milione e duecento mila euro, ma qui in Italia si fa già fatica a trovare solo i duecentomila. Anche se è in forte crescita, il ciclismo femminile negli ultimi anni ha fatto passi troppo grandi e precoci per la sua struttura, ma l’UCI non se ne rende conto. Per me fanno solo i loro interessi».

Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata
Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata

«Se copieranno in tutto il sistema maschile – prosegue nella sua analisi Rigato – noi ad esempio al Giro Women non potremo più partecipare. Già oggi c’è un trattamento impari da parte di alcuni organizzatori di gare importanti tra team WorldTour e continental. Noi dobbiamo sperare che accettino la nostra richiesta e poi pagarci vitto e alloggio. Le continental non possono farle morire. Sono i vivai della squadre più forti, altrimenti cosa serve avere tante esordienti, allieve e junior se poi non possono mettersi in mostra nei team continental? Spererei in un aiuto da parte della nostra federazione. Forse sono diventato troppo vecchio per farmi andare bene certe cose. Ho 70 anni con cinquanta di attività e onestamente non sono molto fiducioso in generale per il futuro».

Visto dalla BePink

Non cambia tanto l’umore chiamando in causa Walter Zini, team manager della BePink-Gold, preoccupato che l’attività delle continental possa sparire o ridursi drasticamente. Di sicuro per il dirigente milanese ci sono degli aspetti che andavano cambiati anche prima e altri che già si immagina.

«A vederla così – spiega Zini – temo che nel giro di 4-5 anni possa esserci un’implosione provocata dalla mancanza di un giusto ricambio generazionale. Anche perché finora non è mai stato regolamentato il riconoscimento del valore del cartellino di un’atleta che passava dalle continental ad un team WorldTour. E quelle entrate erano valide da reinvestire. Tuttavia so che renderanno ufficiale questa norma proprio dal 2024. E speriamo che modifichino la regola dei punti, perché al momento seguono le atlete. Adesso ci hanno sempre obbligato a ripartire da zero ogni volta che ti andava via la ragazza col punteggio più alto. Comunque vedremo se penseranno ad un calendario più ampio per le continental o U23 e contemporaneamente a limitazioni di partecipazione per i team WorldTour in alcune gare».

Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)
Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)

Il tecnico della BePink ipotizza che, in base ai parametri richiesti dall’UCI, possa servire un budget minimo di settecento-ottocentomila euro e che nasceranno 4-5 ProTeam. «Nel totale devono esserci i salari minimi garantiti, uno staff più numeroso e altri mezzi. Una situazione che in Italia ad oggi diventa difficile da realizzare. Si potrebbe prendere spunto da ciò che ha fatto la Eneicat, dov’è andata Basilico, che ha unito le forze con la Burgos-BH (professional maschile, ndr). Però da noi non credo che siano interessati ad un’operazione simile».

Il parere di casa Isolmant

Il primo giro del nostro sondaggio si ferma con Giovanni Fidanza, team manager della Isolmant-Premac-Vittoria, che spera in una riforma fatta con senno nonostante anche lui lamenti la mancanza di comunicazioni ufficiali da parte dell’UCI.

La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese
La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese

«Dovremo capire che parametri vorranno introdurre – commenta il padre di Arianna e Martina in forza alla Ceratizit – ma mi auguro siano fattibili e che non esagerino con noi continental. Quanto meno mi auguro che possano apporre correzioni strada facendo. Il movimento femminile è cresciuto tanto, ma deve ancora consolidarsi a dovere, soprattutto tra le continental. E’ per questo che penso sia stata una decisione avventata. Tutto deve essere adeguato alle ragazze con cui lavoriamo. Il nocciolo della questione saranno i calendari, con relativi inviti e regolamenti.

«Certamente per i nostri sponsor non è una buona notizia – conclude Fidanza – perché significherebbe non avere più la visibilità di prima. E’ vero che si potrebbero lavorare con le juniores, ma magari i nostri investitori potrebbero non essere più interessati e lo vedrebbero come un passo indietro. Attenzione perché se questa riforma non ci farà fare salti in avanti, è un attimo tornare alla situazione di tanti anni fa».

Tonetti alla Laboral, con una spinta che viene dal cuore

22.11.2023
6 min
Salva

Nel raccontare il suo 2023, ci sono state frasi di Cristina Tonetti che ci hanno colpito, quasi spiazzato, che ce l’hanno descritta caratterialmente ancora di più. Negli ultimi anni l’abbiamo conosciuta meglio e per noi trovare la giusta delicatezza per affrontare certi argomenti – che ruotano attorno al suo passaggio alla Laboral Kutxa Fundacion Euskadi – è stato meno difficile del previsto proprio grazie a lei.

Oltre alle potenzialità fisiche della ventunenne brianzola (in apertura con la sorella Greta in una foto tratta da Facebook), abbiamo scoperto suo malgrado quanta forza interiore abbia dimostrato di avere dopo l’improvvisa scomparsa di papà Gianluca ad inizio maggio. Per Cristina ovviamente è stata una stagione non semplice – o turbolenta come ci ha detto lei – che tuttavia ha portato a termine con estrema maturità e senso del dovere.

Qualcuno sostiene che chi riesce a farsi una ragione il più in fretta possibile di ciò che gli succede, bello o brutto che sia, trova la maniera per guardare avanti con più consapevolezza e forza. E Tonetti in questo è stata un caterpillar, come abbiamo capito durante la nostra chiacchierata. Adesso, dopo aver lasciato la Top Girls Fassa Bortolo e goduto delle meritate vacanze, sta già lavorando per la sua avventura in Spagna, in cui è stata da poco a conoscere la sua nuova squadra.

Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)
Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)
Cristina com’è andata la prima trasferta a casa della Laboral?

Molto bene. Sono stata nella loro sede nei Paesi Baschi per qualche giorno dopo metà ottobre dove abbiamo fatto visita a sponsor e fornitori. Ho anche conosciuto le mie nuove compagne. Con alcune ci eravamo già incrociate all’Avenir e all’europeo. Poi naturalmente ci sono le altre tre ragazze italiane che conoscevo già e con cui avremo modo di sostenerci a vicenda, grazie soprattutto a Nadia e Debora che sono già lì da un anno (rispettivamente Quagliotto e Silvestri, mentre Laura Tomasi è l’altra nuova arrivata, ndr).

Che impressione hai avuto?

Ho trovato un ambiente familiare, caldo, però con un bel programma e una buona organizzazione. Infatti so che hanno fatto richiesta di diventare WorldTour per il 2024. In base alla risposta che riceveranno, ci hanno fatto vedere come sarà organizzato il team e che calendario verrà fatto. Già prima di firmare il contratto (di due anni, ndr), avevo chiesto a Nadia come si stesse in squadra e lei mi aveva caldeggiato subito la scelta.

Com’è nata la trattativa?

Penso che mi avessero vista in primavera nelle gare in cui ero presente con la Top Girls. E credo di aver fatto vedere qualcosa di me che potesse interessargli. A fine luglio, mentre ero a Livigno in ritiro, mi hanno contattata proponendomi un ingaggio. Ho parlato col loro team manager Aitor Galdos, che parla molto bene l’italiano visto che ha corso da noi (col Gs Garda da dilettante, Nippo e Panaria da pro’, ndr). Mi è piaciuto subito il loro progetto tanto che qualche settimana dopo avevamo già ufficializzato tutto.

C’è stata la possibilità di andare in una formazione WorldTour? Tempo fa Rigato, il tuo ultimo team manager, e il cittì Sangalli dicevano che fossi pronta per questo passo.

Ringrazio Lucio e Paolo per la considerazione che hanno sempre avuto per me. Oltre a loro so che qualcun altro lo sosteneva, però io ho sempre pensato che sarebbe stato un salto troppo affrettato. Meglio fare le cose per gradi, magari dove posso ritagliarmi un po’ di spazio poco per volta. E poi devo dire la verità. Il Giro Donne purtroppo l’ho corso troppo sotto tono. Ero l’ombra di me stessa e probabilmente era scemato l’interesse generale per me. Fortuna che la Laboral ha apprezzato il mio lavoro fatto prima.

Avevi tuttavia una motivo molto serio per non essere al massimo della forma psicofisica.

E’ vero. E’ fuor di dubbio che la morte di mio padre mi abbia condizionato tanto, ma non mi è mai piaciuto usare come scuse quello che mi capita durante una stagione. E questo ho voluto considerarlo uno di quei casi per non avere troppe giustificazioni.

Ti fa grande onore questa considerazione. Come sei uscita da quel periodo?

A maggio non mi sono voluta fermare. E’ stata una scelta durissima, ma necessaria perché probabilmente non sarei riuscita più a ripartire. Ho tenuto botta moralmente finché ho potuto poi ho pagato. Dopo il Giro Donne ero svuotata, però le tre settimane di altura a Livigno con le compagne di nazionale mi hanno rigenerata. Il ciclismo in quei mesi mi ha tenuto lontano da casa e mi aiutato a non pensare a cosa era successo. E’ stata una stagione formativa a livello umano, che mi ha fatto crescere tanto. In ogni caso sto meglio e sento di avere una maggiore motivazione, più profonda, quando corro.

Quanto è pronta Cristina Tonetti al 2024?

Inizio questa avventura con tanti stimoli. Non ho paura di adattarmi a nuovi contesti, anche se dovrò imparare bene lo spagnolo. So che potrò confrontarmi con più frequenza con rivali di livello maggiore. Ci sono alcune novità e tra le tante figure ho cambiato preparatore atletico. Mi seguirà Luca Quinti che lavorerà con la supervisione della Laboral. Per dire, al Giro dell’Emilia sono andata in fuga da lontano. Al primo passaggio sul San Luca sono riuscita a restare con tutte le migliori scalatrici e intanto mi chiedevo cosa ci stessi facendo lì in mezzo (sorride, ndr). Dove non arrivo con i valori, ci arrivo con la grinta. Ecco, cercheremo di capire meglio quali sono i miei limiti e le mie caratteristiche.

Ti sei fissata qualche obiettivo in base al calendario?

Al momento sappiamo che faremo due ritiri di circa dieci giorni con la squadra ad Altea. Il primo a metà dicembre, il secondo a gennaio. Sappiamo che inizieremo la stagione tra Maiorca, Valenciana e Tour UAE poi vedremo più avanti. Personalmente oltre alla mia crescita, vorrei vestire nuovamente la maglia della nazionale, magari con qualche responsabilità in più.

I sogni di Vigilia, tra WorldTour e… cinque cerchi

30.08.2023
5 min
Salva

E’ un momento particolarmente effervescente per Alessia Vigilia. Tornata dai mondiali di Glasgow dov’è stata impegnata sia nel team relay che nella cronometro individuale, la giovane bolzanina con già in tasca il contratto biennale con la FDJ-Suez ha conquistato il Giro di Toscana, sua prima corsa a tappe, dimostrando che la sua crescita è esponenziale.

La vittoria sulle strade toscane è arrivata al termine di una tappa conclusiva tumultuosa, con la maglia di leader assegnatale dopo oltre un’ora di consultazioni e di riesame della volata finale. La lituana Rasa Leleivyte, riguardando più e più volte le immagini dello sprint, è stata retrocessa in fondo al gruppetto di fuggitive che si sono giocate il successo, perdendo così quell’abbuono che le sarebbe valso il sorpasso proprio ai danni della Vigilia. Un esito che, pur premiando l’altoatesina, le lascia un filo di amaro in bocca.

«Avrei voluto venire via dalla Toscana con una vittoria di tappa – racconta la portacolori della Top Girls Fassa Bortolo – ero partita con quell’intento, poi le cose sono andate diversamente ma porto a casa un successo importante che aggiunge qualcosa a una stagione già da incorniciare».

Con Tonetti, Bariani e Palazzi ha conquistato la maglia tricolore nel campionato italiano cronosquadre
Con Tonetti, Bariani e Palazzi ha conquistato la maglia tricolore nel campionato italiano cronosquadre
Qual è la tua versione di quel che è successo sul traguardo di Montecatini?

Quando abbiamo imboccato l’ultima curva io ero affiancata alla Leleivyte, lei però si è spostata e mi ha chiusa contro le transenne, ho anche preso i piedini di una di queste ma per fortuna sono rimasta in equilibrio. Non avevo possibilità di spostarmi, le immagini parlano chiaro e a mio favore.

E’ la tua prima vittoria in una corsa di più giorni. Stai diventando specialista?

Per certi versi sì, già a maggio al Bretagne Ladies Tour avevo chiuso sul podio. Lì ero stata avvantaggiata dal fatto che era una corsa la cui classifica era costruita soprattutto sulla crono del terzo giorno. In Toscana però i chilometri contro il tempo erano solo un paio nel prologo, quindi è una vittoria che da questo punto di vista dice di più. Significa che mi so difendere sempre meglio anche in altri contesti.

Che ciclista stai diventando?

Resto sempre una passista, ma mi sono riscoperta abbastanza veloce per giocare le mie carte in volate ristrette. In salita tengo abbastanza, quindi da questo punto di vista le corse a tappe, almeno quelle brevi si confanno a me.

Ai mondiali è giunta al 24° posto nella cronometro. Ora vuole fare meglio all’europeo
Ai mondiali è giunta al 24° posto nella cronometro. Ora vuole fare meglio all’europeo
Questo dal punto di vista tecnico. E caratterialmente?

Non sono cambiata, sono una che può tranquillamente mettersi a disposizione delle compagne e l’ho fatto tante volte. Non ho paura di prendere l’aria in faccia, mi piace andare in fuga o mettermi a tirare per le altre. Per indole comunque non amo aspettare la corsa, preferisco costruirla, andare all’attacco.

I risultati di quest’anno, con due vittorie e un totale di ben 20 Top 10 dicono che comunque c’è stata un’evidente crescita nelle tue prestazioni…

Il mio progresso era già iniziato lo scorso anno. Non so dire a che cosa è dovuto, gli allenamenti non sono cambiati e le mie sensazioni in essi neanche. Secondo me quella che è cambiata è l’esperienza, sia mentale che fisica, mi sento più pronta a un certo tipo di sforzi.

Vigilia con il cittì Sangalli. L’obiettivo della bolzanina è trovare spazio nell’esigua rappresentativa olimpica
Vigilia con il cittì Sangalli. L’obiettivo della bolzanina è trovare spazio nell’esigua rappresentativa olimpica
Ora però cambia tutto, entrando nel WorldTour dalla porta principale. Hai più curiosità o timore?

Entrambi a dir la verità. Vado in uno dei team più forti in assoluto e qualche dubbio su quel che potrò fare ce l’ho ma credo che sia anche giusto così, avvicinarsi a una nuova esperienza con la necessaria umiltà. Io affronto quest’attività che richiede sacrifici, entrare in un team della massima serie significa che davvero posso intendere il ciclismo come un lavoro, posso dire di avercela fatta.

Con che ruolo entri nel team francese?

Non ne abbiamo ancora parlato, ma pur sapendo che sono in un contesto estremamente qualitativo penso che avrò comunque le mie possibilità per emergere. Voglio interpretare quest’opportunità come ulteriore occasione per crescere e magari allungare la mia serie di buoni risultati e, perché no, di vittorie.

Nel team Top Girls Fassa Bortolo, Vigilia ha militato due anni, stringendo rapporti molto importanti
Nel team Top Girls Fassa Bortolo, Vigilia ha militato due anni, stringendo rapporti molto importanti
Parlavi prima delle cronometro, tu sei stata azzurra ai mondiali, dentro di te coltivi il sogno di rappresentare l’Italia alle Olimpiadi?

Certamente, sarebbe davvero un qualcosa di fantastico andare a Parigi. Infatti ho intenzione di lavorare ancora più specificatamente sulle prove contro il tempo, in modo da avere una chance pur sapendo che i posti sono davvero pochissimi e comportano anche l’eventuale impegno nella corsa in linea. Ma è chiaro che l’unico modo per trasformare il sogno in realtà è costituito dai risultati… Intanto andiamo avanti con l’ultima parte di stagione, magari mettendo nel mirino la convocazione per gli europei.

Ti spiace lasciare la Top Girls Fassa Bortolo?

Qui tocchiamo un argomento delicato, se ci penso temo mi scappi qualche lacrima… Per me non è stata solo una squadra, ma una famiglia e come avviene con le migliori famiglie non è che andando via i contatti s’interromperanno. Il legame non sparirà, questa per me resterà sempre una casa accogliente. Mi spiace davvero tanto andare via, anche se fa parte della parte della vita. Ma finiamo qui, sennò piango davvero…

La prima di Vigilia in Croazia. E la crescita prosegue

09.03.2023
6 min
Salva

Mentre stava tagliando il traguardo dell’Umag Trophy sul suo viso la smorfia di fatica si è trasformata in un sorriso. E l’indice della mano sinistra indicava il cuore, gli sponsor, la squadra. Alessia Vigilia ha aperto marzo vincendo in solitaria in Croazia la sua prima gara UCI, regalando alla Top Girls Fassa Bortolo un bell’inizio di stagione.

Il sigillo della 23enne di Bolzano – che in queste ore è impegnata nel Trofeo Ponente in Rosa – è stata la finalizzazione di un periodo nel quale la stessa Vigilia aveva mostrato di avere una discreta forma. Qualche giorno prima di Umag, era arrivato un convincente segnale in Belgio alla Het Hageland chiudendo nel gruppetto delle migliori regolato allo sprint da Wiebes davanti a Bastianelli e Cordon-Ragot. Lecito quindi per Alessia, come ci ha spiegato lei, guardare al resto del 2023 con fiducia ai nuovi traguardi, magari rispolverando quel talento mostrato da junior.

Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Vigilia alla Het Hageland ha tenuto duro sugli strappi, chiudendo nel gruppetto delle più forti
Quest’anno la condizione è arrivata presto. Era voluto?

A dire il vero non proprio, perché inizialmente non dovevamo partecipare al UAE Tour. Lo abbiamo saputo solo due settimane prima e la nostra preparazione non era al top. Però tutte noi ragazze ci siamo subito rimboccate le maniche e ci siamo messe sotto con gli allenamenti. Alla fine credo che sia stato un bene partire a correre dagli Emirati, anche se il livello era molto alto.

Che trasferta è stata?

Innanzitutto una bella esperienza in generale per la nostra squadra. Ci siamo fatte vedere in fuga, ci siamo prese un po’ di visibilità. E lo abbiamo fatto scontrandoci con formazioni WorldTour. Le tappe non sono state semplici. C’era nervosismo perché era una delle prime gare importanti dell’anno. Poi c’era tantissimo vento. Abbiamo imparato tutte noi ragazze a fare i ventagli in mezzo ad atlete più esperte.

Prove generali per il Belgio dove hai colto un buon ventesimo posto dove la qualità era forse ancora più alta.

Esattamente, poi sapete anche voi com’è correre al Nord. Tutto un altro mondo (sorride, ndr). La Hageland praticamente è la rivincita della Het Nieuwsblad del giorno prima. Non è una gara semplice anche se non è WorldTour. Ho patito il freddo, ero una delle poche con i gambali. Ho sofferto sugli strappi ma ho tenuto duro. Negli ultimi 10 chilometri sono rimasta davanti quando il gruppo si è frazionato per andare a prendere le otto fuggitive. Da quel momento siamo andate fortissimo e alla fine ho finito in fondo al primo gruppo. Onestamente non potevo fare di più visti i grandi nomi che mi erano attorno. Vale quasi più questo piazzamento che la vittoria di qualche giorno dopo (sorride, ndr).

Con una gamba così ti sentivi favorita in Croazia?

No però è ovvio che ci sono andata con una grande carica mentale, sapendo comunque che potevo contare anche sul supporto della squadra. Infatti devo ringraziare in particolare Giorgia (la sua compagna Bariani, ndr) perché nelle fuga decisiva ha lavorato tanto per me. Ci siamo confrontate con Davide in ammiraglia (il diesse Gani, ndr) e abbiamo pensato alla tattica. Eravamo in dieci e volevamo anticipare la volata perché sapevamo che con Carbonari eravamo battute. Anzi, mi ricordavo che con Anastasia mi ero trovata in fuga nel 2019 in una gara open e mi aveva battuta nettamente. Stavolta sul terzo degli ultimi tre strappi sono partita in contropiede ed è andata bene. Diciamo che sono stati due risultati che significano che sto bene.

Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Giovani azzurre. Teocchi, Tonetti, Gasparrini, Borghesi, Vigilia, Piergiovanni, Tormena e Masetti a Calpe con la nazionale (foto instagram)
Sul traguardo hai reso omaggio un po’ a te e un po’ alla squadra.

Soprattutto alla squadra. Devo ringraziare tanto Lucio (il team manager Rigato, ndr) che mi ha dato fiducia e che nell’ultimo anno e mezzo mi ha rimesso in piedi. Volevo arrivare da sola proprio per avere il tempo necessario sulla linea d’arrivo di dedicare a lui e alla società questa vittoria. Qua sto imparando nuovamente a fare il corridore dopo anni bui e sto continuando a crescere.

Nel 2022 ti eri riguadagnata la maglia azzurra. Sangalli cosa ti ha detto dopo la vittoria di Umag?

Ci siamo visti alla Strade Bianche e mi ha fatto i complimenti. Anche lui mi ha aiutato dal punto di vista mentale durante il ritiro invernale con la nazionale. Per me è stato importante svolgere quel volume di lavoro, è stato molto proficuo e ne sento il beneficio.

Oltre a voler passare nel WorldTour quali altri obiettivi hai per quest’anno?

Naturalmente vorrei anch’io trovare un contratto in una formazione importante, ma non mi faccio aspettative per il momento. Per fare il salto nella categoria superiore bisogna essere pronti e poi bisogna essere altrettanto pronti per poterci rimanere. Quello è il difficile. Intanto per quest’anno punto a voler fare molto bene agli italiani a crono, che per me è collegato strettamente alla convocazione in nazionale. Voglio dare qualche certezza in più a Paolo (il cittì Sangalli, ndr). Poi vorrei fare bene il Giro Donne. Non ho un obiettivo specifico, se non quello di centrare una bella fuga, magari a lunga gittata che può arrivare al traguardo.

La attuale Alessia Vigilia sta tornando a quella junior di cui si parlava tanto bene?

Le sensazioni sono buone. Non mi pesa fare fatica, perché quando stai bene psico-fisicamente è una fatica bella (sorride, ndr). Posso dire che mi si è riaccesa la fiammella della speranza di poter avere un futuro in bici. Non ho pressioni da nessuno però devo continuare su questa strada. A cominciare da questi giorni di gara in Liguria dove sono pronta a mettermi a disposizione delle compagne o per puntare a qualcosa di personale.

Nuovo team per la Segato: promessa mantenuta

29.11.2022
4 min
Salva

Spesso il premio per una bella stagione agonistica arriva proprio alla fine. Il 2022 di Gaia Segato è stato molto ricco, prestigioso, tanto che la junior veneta è ormai agli occhi di tutti considerata l’autentica terza forza del ciclismo azzurro di categoria, dietro le due primattrici Ciabocco e Venturelli. Se ne sono accorti soprattutto i responsabili della Top Girls Fassa Bortolo, che non hanno tardato a metterla sotto contratto e farne un perno dell’opera di rifondazione della loro squadra.

A dir la verità, il contatto con la Segato era iniziato molto prima e tutte le prestazioni succedutesi nell’anno non hanno fatto altro che confermare che la scelta operata era stata quella giusta: «Ne avevamo già parlato a inizio anno – racconta Gaia – poi ci siamo tenuti costantemente in contatto. Nel frattempo mi sono arrivate molte proposte, ma io avevo dato la mia parola a Rigato e mi sembrava onesto onorarla fino in fondo, anche perché le prospettive che mi aveva illustrato mi avevano convinto».

La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
Che voto ti daresti in base alla tua stagione?

E’ stata nel complesso molto positiva. L’accesso alla nazionale è stato non solo la ciliegina sulla torta, ma la dimostrazione che ho lavorato bene. Certo, è mancata la vittoria, ma mi darei un bel 9.

Essere nella stessa categoria con Ciabocco e Venturelli, trovartele sempre davanti è stato un ostacolo, ha avuto un peso negativo?

Sono delle grandi avversarie, questo è sicuro, ma non si può mai dire «se non ci fossero state loro, allora…». Ogni gara fa storia a sé in base a chi partecipa. Io penso di aver imparato qualcosa da ogni gara, anche da quelle dove Eleonora e Federica mi hanno preceduto. C’è sempre da migliorare.

Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Proprio il fatto di non avere mai vinto ha messo però in evidenza le tue capacità nel metterti a disposizione delle compagne e in nazionale questo tuo peso, questa tua duttilità sono emerse chiaramente…

Diciamo che per certi versi è il mio lavoro, io mi metto a disposizione delle altre per portare a casa il miglior risultato possibile. Sia agli europei che ai mondiali ad esempio sapevo che non erano arrivi per me e quindi dovevo essere io a poter favorire chi aveva più possibilità.

Cambio di squadra e nuova categoria: che cosa ti aspetti dal 2023?

In verità non molto. Quest’anno ho gli esami di maturità e fino a giugno prenderanno certamente il sopravvento sulla mia attività sportiva. Alla Top Girls lo sanno e appoggiano in pieno questa scelta, anzi mi hanno incoraggiato. Non mi pongo particolari obiettivi, diciamo che ogni gara sarà utile per capire, voglio crescere pian piano e abituarmi alla nuova categoria.

La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
Conosci già alcune compagne di squadra?

Abbiamo già fatto un primo incontro, tra l’altro ho ritrovato la Bortoli con cui avevo corso insieme a Breganze due anni fa. Con le altre intanto ci siamo conosciute, io dico che è un bel gruppo con il quale si potrà fare molto insieme.

Tu sei esponente di un movimento, quello veneto, che sta producendo molti talenti, come, te a parte, la De Vallier. A che cosa si deve questo momento felice?

Da noi c’è sempre stata molta attività. Ricordo che nelle mie prime gare da bambina dicevano che il mio anno, il 2004, era stato prodigo di cicliste, eravamo sempre tante a gareggiare. Ho ricordi molto belli, ci divertivamo tanto e questo è successo anche andando avanti. Credo che la cosa si ripeterà anche con chi è nata dopo di me.

La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
Adesso approdi alla categoria superiore: c’è qualche atleta alla quale ti ispiri?

Innanzitutto la Longo Borghini, sono cresciuta ammirando le sue imprese ed ora che potrò correre nelle sue stesse gare sarà qualcosa di unico. Una ciclista alla quale mi sento però vicina è Marta Cavalli, forse perché ci unisce la passione per la salita.

Tonetti, un’annata all’attacco. E la vittoria di Racconigi alza il morale

28.09.2022
6 min
Salva

La grinta non manca e spesso le scappa di andare in fuga. Corre all’attacco perché forse da bambina, prima di iniziare col ciclismo, ha giocato a calcio proprio in attacco. Cristina Tonetti ha saputo farsi ben conoscere nella sua prima vera stagione da elite nel circuito UCI.

Anzi, domenica 18 settembre la ventenne brianzola della Top Girls Fassa Bortolo è riuscita a ritagliarsi una giornata tutta per sé conquistando la gara open a Racconigi. Una zampata che è arrivata a distanza di cinque mesi da un promettente podio ottenuto al Grand Prix di Chambery dietro due atlete WorldTour della Fdj-Suez. E così noi abbiamo voluto sapere da lei cosa c’è stato in mezzo tra questi due risultati e cosa vuole dal suo futuro.

Cristina, facciamo un rapido riassunto su di te.

Sono di Carate Brianza. Ho cominciato a correre relativamente tardi perché prima giocavo a calcio. Ho corso da G6 ed esordiente primo anno al Costamasnaga, poi quattro annate al Cadorago e infine le ultime due alla Vo2 Team Pink di Piacenza. L’anno scorso ho dovuto abbandonare la facoltà di Biotecnologie per la questione legata alle presenze. Ma quest’anno mi sono iscritta a Lettere all’Università di Milano perché mi piace leggere e amo la cultura. In questo periodo ho i primi test d’ingresso e vorrei trovare il giusto compromesso di rendimento tra bici e studio.

A proposito di risultati, quella in Piemonte la possiamo considerare la tua prima vittoria?

Direi proprio di sì. Nel 2021 avevo vinto la gara open di Bianconese in provincia di Parma, ma mi consideravo più un terzo anno junior che un primo elite. A Racconigi è andato tutto bene. Ho vinto su un percorso piatto, ovvero l’opposto di quello che mi si addice, battendo due ragazze come Cipriani e Crestanello che sono molto più veloci di me. E’ stata la ciliegina sulla torta. Questo successo lo dedico a Lucio (Rigato, team manager e presidente della squadra, ndr) e a tutta la squadra.

Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Come è andato finora il 2022?

Abbiamo fatto una bella stagione di squadra. Siamo riuscite a raccogliere cinque vittorie totali. Ci siamo sempre fatte vedere, anche nelle corse più importanti o internazionali. Non ho avuto pressioni dalla squadra, ma è stata una annata lunga e faticosa. D’altronde ho affrontato gare che non avevo mai fatto prima, confrontandomi spesso con le ragazze più forti del panorama del WorldTour. A livello psicofisico l’ho sentito e lo considero un anno di gavetta che tuttavia reputo ottimo per crescere e imparare. E comunque qualche buon piazzamento nelle top ten di gare internazionali è arrivato.

Anche tu hai beneficiato dei consigli di “mamma” Guderzo?

Assolutamente sì. La sola presenza di Tatiana per me era uno stimolo che mi dava tranquillità. Ho avuto l’onore ad inizio stagione di averla come compagna di camera e conoscere le sue esperienze e i suoi aneddoti. Sono cresciuta negli d’oro di Tatiana e un giorno le ho confidato che il suo bronzo al mondiale di Innsbruck mi era rimasto impresso, perché non aveva mollato un metro per conquistarlo. In questo mi ci rivedo perché sono una testa dura anch’io. Mi è piaciuto poi che mi abbia lasciato fare errori per correggermi successivamente.

Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Al Giro Donne ti abbiamo vista spesso attiva. Che esperienza è stata?

E’ stata dura, anche perché l’ho fatto all’attacco, che poi è il mio modo di correre. Ad esempio la fuga della seconda tappa è figlia della tensione del prologo del giorno prima. Nelle crono brevi solitamente vado bene, ci tenevo a fare bella figura, ma non mi sono espressa come volevo. Ero un po’ in tilt così ho deciso di rompere davvero il ghiaccio la giornata seguente andando in avanscoperta. Poi ci ho preso gusto e mi sono fatta 90 chilometri di fuga nella tappa del Maniva.

Cosa ti hanno lasciato quei dieci giorni di corsa?

Sono uscita dal Giro con la convinzione che c’è senz’altro da lavorare, ma che è fattibile poter correre a quei livelli. Se una si applica come si deve, passo dopo passo, credo che si possa ottenere sempre di più.

In cosa senti che devi migliorare?

Credo di avere il “motore” e di averlo dimostrato però devo lavorare tanto sui dettagli. Principalmente alimentazione e aspetto mentale. Devo imparare a gestire le energie. Dalla emozione pre-gara al non sprecare troppo in corsa, anche quando non serve.

Tu hai caratteristiche da passista-scalatore simili a tuo padre Gianluca che è stato pro’ negli anni 90/2000. Ti dà suggerimenti?

No, zero. Non si intromette mai perché dice che devo ascoltare i miei tecnici e apprendere da loro. E poi perché non voleva che io corressi in bici. Forse conosce la fatica che si fa e i rischi che si corrono. In ogni caso lui è fiero di me, della mia crescita malgrado sia di poche parole.

Obiettivi tra fine stagione e 2023?

Correrò ancora Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine e lo farò con l’intenzione di farmi vedere, come sempre. Per l’anno prossimo ho un po’ di programmi che vorrei realizzare. Raccogliere qualche risultato di rilievo in più. Mi piacerebbe farlo alla Strade Bianche, gara che mi affascina molto. Poi, visto che avevo avuto un contatto col cittì Sangalli, vorrei provare ad entrare nel giro della nazionale.