Mathieu Van der Poel, vacanze 2025, California (immagine Instagram)

Torna Van der Poel e Namur diventa il centro del mondo

13.12.2025
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Sarà il periodo dell’anno e magari anche la sensazione che mancasse qualche pezzo, il ritorno di Van der Poel nel ciclocross fa pensare alla fine di un’attesa messianica, che sarà completa sabato prossimo, quando ad Anversa tornerà anche Van Aert. E quello sarà il primo derby nel fango, il primo dei cinque scontri fra i due giganti.

Van der Poel è tornato a inizio settimana dalla Spagna e il fatto che per debuttare abbia scelto Namur fa pensare che il suo livello sia davvero molto alto. L’olandese non è uno che corre sapendo di essere battuto ed evidentemente i suoi riscontri sono all’altezza della situazione.

«Fino a qualche anno fa – commenta il suo team manager Christoph Roodhooft – non avrebbe osato ripartire da Namur. Ma come atleta, si è evoluto a un livello tale che è pronto per debuttare su un percorso così impegnativo. Avrebbe potuto rendersi le cose molto più facili scegliendo il prossimo fine settimana, con Anversa e Koksijde. Inizialmente, era quello il punto di partenza della sua stagione, ma Mathieu si sente bene e ha abbastanza fiducia in se stesso per affrontare questa sfida. Mi aspetto che vinca? In ogni gara di ciclocross a cui Mathieu partecipa, ci aspettiamo che vinca. Se lo aspetta lui stesso, se lo aspettano tutti».

L'ultima vittoria 2025 di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L’ultima vittoria 2025 su strada di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L'ultima vittoria 2025 di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L’ultima vittoria 2025 su strada di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!

Quattro settimane di stop

Sembra di rileggere le parole pronunciate ieri da Giuseppe Martinelli, sia pure nel diversissimo ambito delle corse a tappe. La filosofia però è la stessa e la capacità e la facilità di prepararsi alla gara non correndo, unite all’immensa classe dell’atleta in questione, fa sì che la vittoria sia la prima delle opzioni. Non l’unica, ma quasi.

Van del Poel ha chiuso la stagione estiva a metà settembre con l’amaro in bocca per il 29° posto ai mondiali di mountain bike di Crans Montana, su cui invece puntava molto. La mountain bike continua a respingerlo, il gap tecnico sembra incolmabile. Sarà curioso vedere se presto o tardi deciderà di metterci una pietra sopra, concentrandosi sul ciclocross dove vincere invece gli viene molto più… facile.

«Ho riposato per un periodo più lungo del solito – ha spiegato ieri – la mia stagione si è conclusa prima rispetto agli anni precedenti (la foto Instagram di apertura lo ritrae in California, ndr). Questo mi ha dato l’opportunità di prendermi quattro settimane di riposo, poi ho ripreso ad allenarmi in Belgio. Due settimane dopo mi sono trasferito nella mia base in Spagna per continuare a potenziarmi e aumentare gradualmente l’intensità».

Nel passaggio alla MTB, Van der Poel non è ancora riuscito nella magia di colmare il gap tecnico dagi avversari (foto Alpecin-Deceuninck)
Nel passaggio alla MTB, Van der Poel non è ancora riuscito nella magia di colmare il gap tecnico dagi avversari (foto Alpecin-Deceuninck)

Gareggiare per non allenarsi

Il cross per allenarsi meno: questa è l’unica concessione che specialisti di questa grandezza fanno ai vecchi concetti della preparazione, eccezione all’infallibilità delle tabelle.

«Il fatto di avere un programma di 12-13 gare di ciclocross – ha spiegato – ha un senso. La seconda metà di dicembre offre sempre più opportunità di gara e finché sono in Belgio, preferisco gareggiare piuttosto che allenarmi. Ho guardato i percorsi e ho scelto le gare che mi sono sempre piaciute di più. Il fatto che molte di queste si svolgano nei dintorni di Anversa è un bel vantaggio».

Lo stesso ragionamento fatto da Van Aert. Le energie sono un capitale da salvaguardare e ridurre i viaggi gli permette di continuare con il cross, prendendone solo il positivo.

L’ottavo mondiale

L’obiettivo principale sono i mondiali di Hulst, che in caso di vittoria porterebbero a 8 il suo bilancio iridato. Sentendolo parlare, la sensazione è che fosse stanco di allenarsi e che non vedesse l’ora di riattaccare il numero sulla schiena.

«E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ho corso a Namur – ha raccontato – e il percorso mi è sempre piaciuto. Mi sento pronto. Finora non ho fatto una grande preparazione specifica, ad eccezione di due sessioni: una martedì e l’altra giovedì. Gli ultimi due giorni invece sono stati più blandi. Dopo l’allenamento di giovedì, ne ho programmati due più facili per essere fresco e riposato sulla linea di partenza. Non è molto, ma l’anno scorso è bastato. Le aspettative sono alte. Forse sono un po’ al di sotto del livello del 2024, ma credo che possa bastare per giocarmi la vittoria».

Campionati europei ciclocross 2025 - Middelkerke, Thibau Nys
Thibau Nys (qui agli europei) quest’anno ha già vinto due volte in Coppa del mondo: a Tabor e Flamanville
Campionati europei ciclocross 2025 - Middelkerke, Thibau Nys
Thibau Nys (qui agli europei) quest’anno ha già vinto due volte in Coppa del mondo: a Tabor e Flamanville

Il confronto con Nys

Immaginiamo la pressione che il suo ritorno stia mettendo addosso a coloro che sono stati protagonisti fino a questo momento. In particolare sarà molto interessante assistere al primo confronto di stagione con Thibau Nys, indicato da più parti come il possibile sfidante.

«Mi pare di aver capito che Nys sia diventato il nuovo punto di riferimento – ha detto Van der Poel – mentre Nieuwenhuis continua a confermarsi. A Namur, in particolare, bisogna stare attenti a Michael Vanthourenhout (vincitore della Coppa del mondo di Marceddì, ndr) e Toon Aerts. E Cameron Mason ha chiaramente fatto un passo avanti. Ci sono molti sfidanti. Come ogni anno infine, presto troverò anche Van Aert. Ognuno di noi ha la sua preparazione, soprattutto in vista delle classiche di primavera. Questo significa che ci incrociamo di tanto in tanto. Come ci confronteremo quest’inverno sarà presto chiaro, basterà aspettare una settimana. Speriamo di poter offrire un bello spettacolo ai tifosi».

Namur, parte la Freccia. Alla Lidl-Trek si scommette su Nys

23.04.2025
5 min
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«Da bambino, quando andavo lì con mio padre e la sua squadra di ciclocross – racconta Thibau Nys ai microfoni della Lidl-Trek – ancora prima di diventare uno junior e di pensare di intraprendere una carriera su strada, ho sempre pensato che ci fosse una sola gara in cui avrei avuto una possibilità di vincere ed era la Freccia Vallone. Non so se sia possibile, ma la penso ancora allo stesso modo. Questa è la gara che più si avvicina al tipo di corsa che faccio, al tipo di gare che mi piacciono. Quindi forse ci sono delle possibilità, anche se sarà sicuramente molto dura».

Subito dopo la vittoria al GP Indurain, Nys accolto e festeggiato dal massaggiatore (ed ex corridore) Alafaci
Subito dopo la vittoria al GP Indurain, Nys accolto e festeggiato dal massaggiatore (ed ex corridore) Alafaci

L’investitura di Skjelmose

Thibau Nys, belga e figlio d’arte, arriva alla Freccia dei suoi sogni dopo aver vinto il GP Indurain in Spagna, aver lavorato sodo al Giro dei Paesi Baschi e dopo il dodicesimo posto all’Amstel, vinta dal compagno Skjelmose. E proprio il danese, che ha messo nel sacco Pogacar ed Evenepoel, subito dopo il trionfo olandese, ha avuto per lui parole di grande fiducia.

«L’ho già detto e lo ripeto – ha profetizzato Skjelmose – c’è una persona al mondo che può battere Pogacar sul Mur de Huy ed è Thibau. Partiremo per fare la corsa in due, ma se lui avrà uno dei suoi giorni migliori, allora credo che sia quello di cui abbiamo bisogno».

Il cross e la strada

Dopo la stagione del cross che lo ha visto vincere gli europei a novembre, poi duellare con Van Aert e Van der Poel conquistando il podio ai mondiali e vincere in tutto cinque trofei internazionali, Nys ha staccato la spina per otto giorni, andando a sciare a Val Thorens. In ogni intervista ha ribadito che il cross aiuta la strada e viceversa, dandogli l’intensità e l’esplosività che lo stanno rendendo un corridore migliore. Tuttavia ha anche ammesso che le ore dedicate al fuoristrada sono una rinuncia in termini di allenamento su strada. Ma un domani potrebbero essere una risorsa cui attingere nel momento in cui decidesse di lasciare il cross un po’ in disparte.

«Voglio solo essere la versione migliore di me stesso – dice – e sono pienamente consapevole che alla Freccia potrei anche correre la migliore gara possibile ed essere comunque staccato. Va bene qualunque risultato da cui potrò imparare qualcosa per i prossimi anni. Sento di aver fatto tutto il possibile. Nei ritiri abbiamo avuto una preparazione impeccabile e penso di essere pronto per dimostrarlo. Sono davvero in ottima forma e ne sono molto felice».

Thibau Nys, classe 2002, è pro’ dal 2023. E’ alto 1,76 per 64 kg. Suo padre Sven è una leggenda del ciclocross
Thibau Nys, classe 2002, è pro’ dal 2023. E’ alto 1,76 per 64 kg. Suo padre Sven è una leggenda del ciclocross

L’ossigeno nelle gambe

Nys non ha mai partecipato alla campagna delle Ardenne, che sono il suo principale obiettivo di questa stagione. La Freccia Vallone di oggi (il via alle 11,30 da Namur) è il sogno principale, ma nella sua fantasia di giovane corridore spiccano anche i campionati nazionali di giugno.

«Eppure – dice e un po’ ti spiazza – sento di non aver ancora bisogno di vincere certe gare per essere soddisfatto, perché so che il 2025 sarà un grande passo avanti verso il livello a cui correrò l’anno prossimo. Penso però che bisogna allenarsi e impegnarsi per vincerle, provare a farlo. Alla Freccia Vallone, hai bisogno della giornata migliore per avere una possibilità in quegli ultimi 30 secondi, forse un minuto, e anche per le salite prima del Muro finale. Se infatti ci arrivi già al limite, sarà davvero difficile far arrivare di nuovo un po’ di ossigeno alle gambe per gli ultimi scatti. E io non ho esperienza in questo genere di cose».

Sul Muro di Huy alla cieca

Di lui i compagni dicono tutti la stessa cosa: si percepisce il suo essere leader dalla calma e la lucidità con cui dice le cose. Non parla da sbruffone, riesce ad andare al cuore delle questioni con poche parole ed è molto lucido nel valutare se stesso. Per cui è molto interessante sentirlo ragionare ancora sulla sfida che si accinge ad affrontare per la prima volta.

«Conosco la salita, conosco la mia forma – spiega – so cosa posso fare in uno sforzo di questo tipo, ma non sono paragonabile agli altri corridori che lassù hanno già fatto ottime corse e addirittura le hanno vinte. Sarà come procedere alla cieca, ma con una certa sicurezza. Non dirò mai che mi sento pronto per vincerla, ma neppure che mi tiro indietro. Quello che voglio per questa stagione è tagliare il traguardo per primo il più spesso possibile e anche il più velocemente possibile. Solo pensarci o pensare che sia possibile mi fa sentire bene».

Nys il braccio, Bagioli la mente. E la Lidl fa il colpaccio

10.04.2025
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La partenza della tappa si avvicina e in certi momenti un’intervista può anche essere un buon modo per scaricare la tensione. Andrea Bagioli è in Spagna, alla Iztulia Basque Country, per dare seguito a un inizio stagione finora abbastanza positivo con 3 Top 5, ma nel quale manca ancora quell’acuto che aspetta. Intanto però la sua presenza si nota e lo si è visto soprattutto domenica, al GP Indurain, dove la vittoria di Thibau Nys ha impresse le sue impronte in maniera molto chiara.

Nys taglia il traguardo del GP Indurain con 3″ su Molenaar, Bagioli è nascosto dietro l’olandese (foto Getty Images)
Nys taglia il traguardo del GP Indurain con 3″ su Molenaar, Bagioli è nascosto dietro l’olandese (foto Getty Images)

Mentre procede al necessario riscaldamento, il valtellinese risponde con piacere alle domande, partendo proprio da quel che sta vivendo nei Paesi Baschi: «Abbiamo trovato un clima ideale, anche abbastanza caldo. Siamo partiti, noi della Lidl-Trek, con idee molto chiare, lavorando per Skjelmose per la classifica e con molte frecce per le tappe, tra cui anche io».

Al GP Indurain hai mostrato di essere nella forma giusta: tutte le cronache della gara dicono che la vittoria del belga è nata proprio dalle tue iniziative…

La cosa che ci ha fatto più piacere è che a Lizarra abbiamo visto concretizzato tutto il nostro lavoro e soprattutto i progetti che avevamo fatto alla vigilia. Eravamo d’accordo che sulla salita finale sarei stato io a impostare lo strappo più forte che potevo per selezionare il gruppo e raggiungere chi era davanti, poi verso la cima Thibau sarebbe partito e così è stato. Io però avevo ancora la gamba per tenere e chiudere su chi lo inseguiva in discesa, ho anche avuto la forza di fare la volata.

Per Bagioli la trasferta in Australia era stata positiva, con un 7° posto di tappa e tanto lavoro per il team
Per Bagioli la trasferta in Australia era stata positiva, con un 7° posto di tappa e tanto lavoro per il team
Una vittoria di squadra, quindi…

Sì e nel van dopo la gara anche i nostri capi lo hanno ammesso. Abbiamo lavorato bene in una gara difficile, che non si era messa al meglio quando i fuggitivi della prima ora sono arrivati ad avere anche 7’ di vantaggio. A quel punto ci siamo messi anche noi a lavorare per l’inseguimento affiancando la Red Bull e poi sull’Alto de Ibarra abbiamo mosso le pedine giuste, senza spaventarci per le prime azioni prendendo poi noi l’iniziativa.

Come ti trovi a correre con Nys?

Benissimo, è un ragazzo tranquillo e che ha davvero un enorme talento. Una cosa come quella di sabato non la fai alla tua prima uscita stagionale dopo l’intensa stagione del cross se non hai classe. Insieme a lui avevo già corso lo scorso anno il Giro di Polonia, in corsa abbiamo un’ottima affinità.

Bagioli, Mosca e dietro Milan: la Lidl-Trek ha un’anima fortemente italiana
Bagioli, Mosca e dietro Milan: la Lidl-Trek ha un’anima fortemente italiana
Come giudichi questa prima parte di stagione?

Per me è stata buona, certamente superiore a quella dello scorso anno, anche se ho corso meno. Già in Australia sentivo di andare abbastanza forte anche se al Santos Tour Down Under ho ottenuto solo un piazzamento. Sono anche stato un po’ sfortunato in qualche circostanza, ma le sensazioni erano comunque buone. Alla Cadel Evans ho centrato la Top 5, poi ho dovuto correre la Sanremo in sostituzione di un compagno ammalato, ora mi aspettano le Ardenne e poi potrò tirare un po’ il fiato.

In squadra c’è comunque una bella atmosfera, visti i risultati…

Sì, proprio perché vediamo che il lavoro anche prima della corsa produce effetti. Per noi questo è importante, anche l’eco delle gare belghe, la vittoria di Pedersen alla Gand ad esempio, hanno un effetto positivo su tutti noi. Stiamo correndo bene tutti e in questo contesto non è semplice. Sappiamo tutti che c’è quel pugno di corridori, Pogacar in testa, che hanno una marcia in più, ma anche il secondo posto di Mads domenica al Fiandre è la dimostrazione che con il lavoro puoi comunque inserirti, fare grandi cose.

Nella formazione statunitense, il lombardo si trova sempre meglio. Ora è in Spagna
Nella formazione statunitense, il lombardo si trova sempre meglio. Ora è in Spagna
Ora arrivano le Ardenne, qual è la gara che prediligi?

Sicuramente l’Amstel, dove due anni fa ho chiuso al sesto posto. E’ una corsa che, con i suoi tanti strappi e tante curve, permette agguati e mi piace poterla correre essendo protagonista. Io qualche idea me la sono fatta. Intanto chiudiamo come si deve la corsa nei Paesi Baschi, poi parlerò con i diesse per trovare la strategia migliore, ma se sarà possibile vorrei giocare le mie carte.

Successivamente hai in programma un grande giro?

Sì, ma è la Vuelta, quindi è lontana nel tempo. Dopo questa prima parte di stagione, a maggio prenderò un po’ di riposo prima di ricominciare con piccole corse a tappe come il Giro della Svizzera per essere al meglio per la corsa spagnola.

Per ora Bagioli ha colto buoni piazzamenti, ma cerca con ostinazione l’acuto individuale
Per ora Bagioli ha colto buoni piazzamenti, ma cerca con ostinazione l’acuto individuale
Tu sei il classico cacciatore di tappe, ti ritrovi in un Grande Giro?

Diciamo che non è la mia dimensione ideale, io prediligo le corse di un giorno che concentrano in poche ore tutte le emozioni oppure le corse a tappe medio-piccole, dove lo sforzo non si prolunga all’infinito. L’Iztulia in questo caso è l’ideale…

L’occhio di Fontana sul ciclocross: «Non guardate solo VDP…»

16.01.2025
5 min
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La grande rimonta non è andata in porto, per la miseria di 2 secondi. Tanto ha separato Filippo Fontana dalla gloria tricolore e non si può negare che quella rincorsa furiosa resta comunque negli annali, considerando anche la caduta d’inizio gara. Per il portacolori dei Carabinieri resta comunque l’aspetto positivo di una competizione arrivata dopo una stagione di ciclocross molto intermittente, con la perla del successo al GP Guerciotti ma poco altro, perché il ventiquattrenne ha deciso di cambiare impostazione alla sua carriera.

Con Fontana andiamo però un po’ al di là del puro discorso tricolore e facciamo appello alla sua conoscenza dell’ambiente, ancorché maturata in età giovanile, per cominciare a entrare nel clima dei mondiali. Chiaramente Filippo non sa se sarà chiamato a vestire la maglia della nazionale e certamente quei 2” possono anche “scottare” da questo punto di vista, ma il discorso da affrontare è più ampio e riguarda soprattutto l’estero, i campioni con i quali ha avuto modo di confrontarsi negli ultimi anni.

Un Fontana abbastanza accigliato sul podio tricolore di Faé di Oderzo (foto Billiani)
Un Fontana abbastanza accigliato sul podio tricolore di Faé di Oderzo (foto Billiani)

«Anche se ho gareggiato poco, ho seguito molto tutta l’attività – esordisce il corridore trevigiano – e ho visto come tutto sia cambiato quando Van der Poel e poi Van Aert sono entrati nel massimo circuito. Tutti dicono che contro Van der Poel c’è poco da fare, che il mondiale è già assegnato, che non c’è storia e così via. Probabilmente sarà anche vero, ma il ciclocross – come lo sport tutto – insegna che le gare vanno corse».

Tu pensi che l’olandese sia battibile?

In certi casi sì, dipende molto da come sta e da come si evolve la gara, lo abbiamo visto anche in passato. Non è come Pogacar su strada, che ha “ucciso” tante gare nell’ultimo anno. C’è poi un altro aspetto che mi ha colpito.

Van der Poel ha disputato finora 5 gare di ciclocross, vincendole tutte, ma l’ultima è del 29 dicembre
Van der Poel ha disputato finora 5 gare di ciclocross, vincendole tutte, ma l’ultima è del 29 dicembre
Quale?

Si parla sempre e solo di chi vince, ma il ciclocross è diverso. Pensare che chi gareggia in presenza dell’iridato si senta battuto in partenza, sbaglia. Perché quando entri in gara non pensi solo a vincere: ci sono le presenze sul podio, i piazzamenti, i punti, il riscontro mediatico televisivo, il far vedere sulla maglia i marchi degli sponsor. Una gara di ciclocross non si riduce solamente a chi vince. Su strada forse è un po’ diverso, si è più legati alla tradizione.

Questo dipende anche dalle diverse caratteristiche della disciplina?

Sì, nell’offroad in generale le avversità da superare sono tante, può sempre avvenire qualcosa. Ma soprattutto c’è un po’ più considerazione per chi si piazza, per chi sale sul podio, tanto è vero che nella mountain bike sono in 5 a conquistarlo, non 3. Non si corre solo per vincere. Poi è chiaro che, soprattutto in un mondiale, le gerarchie il più delle volte vengono a galla ed è anche giusto così. Il percorso della prossima edizione non lo conosco molto, non sapendo se sarò chiamato in causa, ma è logico considerare l’olandese il netto favorito.

Per Van Aert doppietta di successi a Gullegem e Dendermonde, ma niente mondiali
Per Van Aert doppietta di successi a Gullegem e Dendermonde, ma niente mondiali
I risultati di questa prima parte di stagione ti hanno sorpreso? Ti aspettavi che VDP e Van Aert facessero subito la differenza?

Sì, perché ormai quando un corridore di quella levatura si presenta al via non lo fa mai essendo al 70 per cento della forma, è già abbastanza carico e rodato. Il Van der Poel visto finora, almeno prima degli acciacchi che lo hanno fermato, era all’apice e ha fatto un po’ quello che voleva. Ma l’infortunio fa parte dello sport, rientra in quella casistica di cui parlavo prima. Io dico che per il mondiale sarà di nuovo il riferimento, mi stupirei del contrario.

Van Aert come l’hai visto?

Per lui la situazione era diversa, più difficile dopo gli infortuni patiti. Il fatto che abbia deciso di rinunciare al mondiale non mi stupisce: ne ha vinti 3, uno in più non gli cambierebbe la vita o almeno non gliela cambierebbe come invece centrare uno di quei successi nelle Classiche del Nord che ancora gli manca. Lui va cercando qualcosa di nuovo, che gli è sempre sfuggito. E’ giusto che privilegi la strada. Anch’io nel mio ambito ho fatto una scelta, privilegiando la mountain bike e per questo non faccio ciclocross a tempo pieno, anche perché la stagione di mtb è sempre più lunga.

Per Van der Poel il sogno iridato nella mtb, dove nei grandi eventi titolati ha sempre pagato dazio
Per Van der Poel il sogno iridato nella mtb, dove nei grandi eventi titolati ha sempre pagato dazio
Van der Poel ha detto di voler puntare al titolo mondiale di mtb, per completare il poker mai riuscito a nessuno (strada, ciclocross, gravel e appunto mountain bike). Per te è possibile?

Io la vedo dura. L’olandese ha sì vinto tre prove di Coppa del mondo, ma non sempre la mountain bike gli riesce bene. E macchinoso, ha bisogno di percorsi molto scorrevoli e poco tecnici. In questo caso sì, sarei sorpreso se gli riuscisse.

E Nys, secondo te potrà raggiungere quei livelli?

Non credo, perché parliamo di campioni assoluti che non solo hanno lasciato un’impronta indelebile in questa specialità, ma hanno anche scavato un solco fra loro (e ci metto anche Pidcock assente quest’anno) e gli altri.

Thibau Nys, laureatosi domenica campione nazionale, non sembra ancora al livello dei super big
Thibau Nys, laureatosi domenica campione nazionale, non sembra ancora al livello dei super big
Ti rivedremo più attivo nel ciclocross?

Forse, ma come dicevo il calendario di mountain bike è impegnativo, si finisce a metà ottobre e considerando il necessario stacco si ricomincia con la preparazione a novembre, non resta molto tempo. Ma magari un paio di stagioni più incentrate sull’attività invernale potrei anche farle…

Challenge, un’azienda internazionale con un cuore italiano

30.12.2024
5 min
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CADRO (Svizzera) – Il nostro ultimo appuntamento prima della pausa natalizia lo abbiamo dedicato alla scoperta di Challenge, marchio di riferimento nel mondo delle coperture strada, ciclocross e gravel. L’appuntamento era fissato per le 10.30 di un giovedì mattina particolarmente uggioso. Siamo a Cadro, a nord di Lugano, e ad accoglierci sono in ordine alfabetico Riccardo Brauns, Assistente amministrativo, Gianluca Modesti, Coordinatore tecnico e Responsabile delle sponsorship, Andrea Murianni, Sales Manager.

Siamo nell’ufficio commerciale di Challenge, in una delle sedi dell’azienda. Le altre sono in Thailandia, dove si trova la sede produttiva, a Montignoso, in provincia di Massa-Carrara, c’è la sede italiana, a La Spezia si trova il magazzino europeo, e infine in California gli uffici della sede americana.

La sede produttiva di Challenge si trova in Thailandia
La sede produttiva di Challenge si trova in Thailandia

I “primi” 25 anni

A rompere il ghiaccio è Riccardo Brauns che ci racconta le origine del marchio. A fondarlo nel 2000 è stato suo padre Alessandro, insieme ad un amico e socio scomparso purtroppo pochi mesi dopo. Nel 2025 l’azienda festeggerà un compleanno importante visto che saranno passati 25 anni dalla sua nascita. Al momento non sono previsti festeggiamenti o iniziative particolari per questa particolare ricorrenza, ma nulla però è da escludere.

Come anticipato, la sede produttiva si trova in Thailandia, esattamente a Ban Chang, nella provincia di Rayong. Qui alcune delle più importanti aziende che utilizzano la gomma naturale per la produzione di pneumatici per biciclette hanno la loro sede produttiva. Fin dalla sua creazione, la sede di Ban Chang si è caratterizzata per essere una fabbrica completamente elettrica dove non è previsto l’utilizzo di sostanze fossili e inquinanti per il suo funzionamento. Qui oggi lavorano più di 70 operai, anzi “artigiani”, come ci tiene a sottolineare Riccardo Brauns.

«Challenge è un’azienda familiare che si basa sull’operato di artigiani che realizzano con le loro mani prodotti estremamente performanti utilizzando materiali naturali di prima qualità».

Nella realizzazione dei pneumatici sono previsti dei procedimenti in cui la componente umana è ancora fondamentale e necessità di una maestria che non è assolutamente fuori luogo definire artigianale. Anche per questo a chi lavora in Challenge è riconosciuto un ruolo centrale nella sua crescita e sviluppo della stessa azienda.

Challenge si basa sull’operato di artigiani che realizzano i prodotti a mano
Challenge si basa sull’operato di artigiani che realizzano i prodotti a mano

Dal ciclocross al gravel

Challenge è da sempre legata al mondo del ciclocross. Tanti campioni hanno gareggiato e vinto utilizzando coperture Challenge. Negli ultimi anni l’azienda ha accompagnato Tom Pidcock in tutti i suoi trionfi, a partire dal titolo iridato ottenuto dal britannico negli under 23 fino alla maglia di campione del mondo elite vinta nel 2022 a Fayetteville.

Da sempre attenta alle evoluzioni del mercato, oggi Challenge ha deciso di entrare in maniera importante anche nel mondo del gravel, una disciplina in costante crescita, e l’ha fatto con una gamma di coperture estremamente performanti.

«Abbiamo deciso di trasferire nel gravel l’esperienza che abbiamo maturato in tutti questi anni nel ciclocross – ci racconta Gianluca Modesti – portando nel gravel lo stesso confort e la stessa affidabilità presente nelle nostre coperture da ciclocross, aumentando la protezione dalle forature. In questo momento stiamo lavorando per ampliare la nostra offerta in questo settore».

Il Natale del ciclocross

Il periodo natalizio è sempre un momento di grande festa per gli appassionati di ciclocross. Si è partiti sabato 21 dicembre con la coppa del mondo a Hulst in Olanda e si arriverà con un calendario fittissimo di appuntamenti fino al 5 gennaio con la prova di Derdemonde. In mezzo altre nove gare di ciclocross, fra coppa del mondo, Exact cross, Superprestige e X2O Trofee. Per chi non può essere in Belgio non resta che mettersi davanti alla TV per godersi lo spettacolo. 

Proprio il ciclocross ci offre lo spunto per parlare del rapporto fra Challenge e gli atleti sponsorizzati. Qui sale simbolicamente in cattedra Gianluca Modesti grazie al suo ruolo di  Coordinatore tecnico e Responsabile delle sponsorship. 

«Per noi è fondamentale il rapporto con gli atleti. I loro feedback sono estremamente importanti in fase di sviluppo del prodotto. Ad alcuni atleti selezionati forniamo in anteprima dei prototipi che vengono utilizzati anche in gara. Nulla è infatti meglio della gara per capire come una copertura risponda alle sollecitazioni. E’ avvenuto così anche per il Flandrien che abbiamo presentato in anteprima in occasione di Eurobike».

Il marchio Challenge è famoso nel ciclocross, quest’anno ha affiancato Thibau Nys in diversi successi
Il marchio Challenge è famoso nel ciclocross, quest’anno ha affiancato Thibau Nys in diversi successi

Tripletta europea

Tra i campioni di ciclocross che utilizzano coperture Challenge, e che l’azienda ritiene essere degli ottimi tester, vanno segnalati Pim Ronhaar, Annemarie Worst e Thibau Nys. Quest’ultimo è stato di recente  protagonista di una storica “tripletta Challenge” ai campionati europei di Pontevedra in Spagna. Nell’occasione Challenge ha accompagnato sul gradino più alto del podio lo stesso Nys nella categoria elite, il belga Jente Michels e la francese Celia Gery, entrambi nella categoria Under 23.

Uno dei nomi più in vista associati a Challenge è quello di Tom Pidcock, campione del mondo di cx nel 2022
Uno dei nomi più in vista associati a Challenge è quello di Tom Pidcock, campione del mondo di cx nel 2022

Presenza alle gare 

Challenge garantisce il suo supporto in gara agli atleti sponsorizzati. Nelle occasioni più importanti è l’azienda stessa ad essere presente in prima persona. Negli altri casi si avvale di collaboratori locali. Fra questi merita di essere citato l’ex crossista Vincent Baestaens, che fornisce il suo supporto tecnico agli atleti in occasione delle gare che si tengono in Belgio e Olanda.

Restando al ciclocross, segnaliamo che Challenge è stata protagonista nel ruolo di sponsor della gara in occasione della prova di coppa del mondo che si è svolta ieri a Besançon in Francia. Come ci hanno raccontato Riccardo Brauns e Gianluca Modesti, il mercato francese è decisamente molto importante per Challenge. A ciò si aggiunge il fatto che da anni la stessa Challenge collabora con la società che organizza la prova transalpina.

La nostra chiacchierata si conclude con gli immancabili auguri per le festività natalizie, ma soprattutto con la convinzione di aver conosciuto meglio un’azienda dal respiro internazionale ma con un cuore molto italiano, un concetto questo emerso molte volte in occasione del nostro incontro.

Challenge

Van der Poel vince, Van Aert sorride. Prima sfida a Loenhout

28.12.2024
5 min
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C’è stato da attendere anche più del dovuto per assistere alla sfida tra Van der Poel e Van Aert nel ciclocross, alla fine fissata a Loenhout. I problemi al ginocchio del secondo hanno consigliato una programmazione mirata e posticipata anche più di quella del campione del mondo. Era chiaro che, al momento del via, la differenza fra i due (nella foto di apertura Instagram Alpecin-Deceuninck/Photonews) ci sarebbe stata, sostanziale ed evidente. Eppure alla fine può essere proprio lo sconfitto, Van Aert, a sorridere maggiormente visto com’è andata la sua “prima”.

L’arrivo solitario di Van der Poel, alla sua quarta vittoria stagionale (foto Instagram Alpecin-Deceuninck/Photonews)
L’arrivo solitario di Van der Poel, alla sua quarta vittoria stagionale (foto Instagram Alpecin-Deceuninck/Photonews)

Un’invasione di gente (e pioggia di euro…)

Teatro della sfida, l’Azencross, inserito nel circuito Exact Cross, fuori da quelli principali eppure attesissimo e con la gente assiepata intorno al percorso: «C’erano almeno 25 mila persone – racconta un testimone d’eccezione, il diesse della Fas Airport Services Guerciotti Luca Bramati – e calcolando 25 euro a biglietto significa un’entrata solo da questa voce, per gli organizzatori, di 650 mila euro. A quel punto pagare un ingaggio da sogno a VDP o Van Aert non è poi difficile…».

La cronaca della gara è presto fatta: sin dal via Van Der Poel ha provato a fare la differenza, ma prima uno scatenato Tim Merlier (alla fine lo sprinter della Fenix Deceuninck ha chiuso 9°) e poi soprattutto Laurens Sweeck sono rimasti a contatto con l’olandese, che solo dopo 3 tornate ha fatto la differenza. Un dominio posticipato, che per Bramati ha precise ragioni tecniche.

Il podio finale con l’olandese fra Nys e Sweeck, giunti a 14″ (foto Weldritkrant/Bram Van Lent)
Il podio finale con l’olandese fra Nys e Sweeck, giunti a 14″ (foto Weldritkrant/Bram Van Lent)

Il problema delle gomme

«Si è visto che all’inizio Mathieu era molto nervoso. A un certo punto ha urlato qualcosa ai box, poi è entrato cambiando la bici per poi cambiarla di nuovo e allora se n’è andato. Io ho avuto la sensazione che avesse sbagliato la pressione delle gomme e che quindi non riuscisse a galleggiare. Appena gli hanno dato il giusto assetto, non c’è più stata storia».

La supremazia di Van Der Poel, alla sua quarta vittoria in 4 gare, è schiacciante forse anche più che negli anni scorsi: «Quando ha disputato e vinto la prima gara, ero al fianco di suo padre Adri, mio avversario di tante battaglie e mi diceva che sapeva come per gli altri non c’era storia. Mi ha detto che Mathieu quand’è in piena spinta tocca anche i 2.000 watt nella fase di rilancio, chi può esprimere la stessa potenza? Oggi c’è poco da fare, gran parte delle gare di ciclocross si giocano sulla potenza pura e infatti in questo momento è ciò che fa la differenza fra i due grandi e uno come Nys».

Per Van Aert un esordio molto positivo, al di là delle cadute e dei problemi di guida (foto Visma-Lease a Bike/Corvos)
Per Van Aert un esordio molto positivo, al di là delle cadute e dei problemi di guida (foto Visma-Lease a Bike/Corvos)

Van Aert e le curve legnose

Sul campione europeo, che a Loenhout ha chiuso secondo a 14” dall’olandese, Bramati spende molti elogi: «E’ davvero notevole, lo vedo crescere ogni volta che gareggia. Tecnicamente è già al livello dei due, gli manca la potenza e quella l’acquisisci solo con gli anni. Se continua, credo che li raggiungerà».

Intanto a Loenhout è finito davanti a Van Aert, alla fine quarto a 36” dopo due cadute che hanno inficiato una prestazione sicuramente superiore alle previsioni: «Wout l’ho visto davvero bene, fisicamente è già a un ottimo livello, gli manca naturalmente la dimestichezza del gesto. In curva è particolarmente legnoso, infatti Nys gli guadagnava sempre e le sue due cadute sono avvenute proprio lì. Se in curva perdi anche solo pochissima velocità rispetto a chi ti è vicino, ti ritrovi a dover recuperare metri e perdere quindi energie preziose. E’ evidente che ha grandi margini di miglioramento, ma di gare ne farà poche, meno che il suo rivale».

Il belga, qui nel riscaldamento pregara, dovrebbe disputare altre 4 prove di ciclocross (foto Visma-Lease a Bike)
Il belga, qui nel riscaldamento pregara, dovrebbe disputare altre 4 prove di ciclocross (foto Visma-Lease a Bike)

Sfida mondiale? A una condizione…

Molti dicono che Van Aert lasci una porticina aperta a una partecipazione al mondiale, ma per chi è dell’ambiente è una possibilità molto remota: «Conosciamo bene l’ambiente della Visma-Lease a Bike, è una squadra che programma sempre tutto a lunga scadenza e difficilmente cambia. Wout potrebbe ripensarci solo se davvero si accorgesse che può raggiungere il livello del rivale e batterlo nella gara iridata, ma è un’eventualità che reputo molto difficile che si realizzi».

La nota sorprendente di giornata è stato Sweeck, finito terzo dopo aver speso tantissimo per restare con il vincitore. Anche nelle sue dichiarazioni post gara c’era netta la sensazione di aver voluto provare ad andare oltre i limiti, non sentendosi battuto in partenza contro VDP: «Ci credo poco – sentenzia Bramati – tutti gli altri sanno bene la differenza che c’è, soprattutto come detto a livello di forza pura. Non era tanto Sweeck, che pure è un buon corridore ma nulla più, ad andare oltre i limiti, quanto l’olandese che non trovava l’assetto giusto per esprimersi. Quando tutti i tasselli sono andati al posto giusto non c’è stata più gara».

Tra gli juniores grande prestazione di Patrick Pezzo Rosola, secondo a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)
Tra gli juniores grande prestazione di Patrick Pezzo Rosola, secondo a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)

E Viezzi intanto cresce…

Una nota a margine riguarda Stefano Viezzi, unico italiano in gara, finito ventunesimo a 3’47”, uno dei migliori U23 della gara: «E’ stato bravissimo, conferma la mia impressione, che sia l’unico che davvero potrà competere a quei livelli. Ha fatto una scelta azzardata andando a correre e a vivere alla Fenix, ma era necessaria, perché ormai il ciclocross è lì che ha casa. Se si pensa che uno come Sweeck, per me uno dei tanti, guadagna fino a 350 mila euro l’anno, allora si capisce come non ci sia modo di competere e stando alla Guerciotti ne ho la piena consapevolezza, considerando i sacrifici che si fanno per far correre i ragazzi all’estero. E’ tutta una questione di soldi, sono quelli che scavano il solco».

Chi ha visto Van Aert? Grande attesa, ritorno imminente

29.11.2024
4 min
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Dov’è finito Van Aert? Il lungo silenzio dopo la caduta della Vuelta è stato interrotto dalle prime apparizioni sui social. Il belga ha ripreso ad allenarsi ed è da poco rientrato a casa dalla Spagna, per le sessioni fotografiche della squadra. Quello che emerge dalla lettura delle sue giornate su Strava, è che adesso Wout pedala senza dolori, ma la corsa a piedi gli crea ancora qualche problema.

Negli ultimi giorni il belga sta pubblicando tracce di allenamento, alcune con sua moglie Sarah, e fonti interne alla squadra confermano l’intenzione di incrementare gli allenamenti di corsa a piedi nelle prossime due settimane. In base agli esiti e alle sue sensazioni, si deciderà quando Van Aert scenderà in campo per la prima volta nel cross. Questo di certo avverrà dopo il primo ritiro spagnolo della Visma-Lease a Bike, che si concluderà il 19 dicembre.

«Solo a quel punto – ha detto il belga – sapremo quando potrò tornare in gara. Se c’è una cosa che ricordo della Vuelta, è che avevo la sensazione di aver ritrovato le mie gambe e la perfetta efficienza. Per cui confido che non sarà quest’ultimo incidente a impedirmi di tornare al mio meglio».

Alla Vuelta, Van Aert aveva ritrovato la condizione dei giorni migliori
Alla Vuelta, Van Aert aveva ritrovato la condizione dei giorni migliori

Il ginocchio di Van Aert

Il suo ritardo in apparenza non preoccupa la squadra, anche se la gestione della ripresa è stata oculata e necessariamente graduale. Il ginocchio ha comunque subito un duro colpo, tanto che quando la corsa si spinge verso l’alta intensità, Van Aert avverte ancor qualche fastidio. I medici non sarebbero però stupiti e tantomeno preoccupati: nella tabella della ripresa, è stato chiaro sin da subito che tornare a camminare sarebbe stato l’ultimo step.

Nella caduta della tappa che portava ai Lagos de Covadonga, il belga riportò un taglio profondo e una contusione. L’ematoma ha reso a lungo molto doloroso appoggiarsi sulla gamba destra e questo tipo di sensazione salta fuori, sia pure in modo blando, quando Wout cammina. La cosa positiva è che il ginocchio non ha riportato danni strutturali, nulla che abbia interessato la rotula, la cartilagine o i legamenti. Il campione deve ritrovare la disinvoltura nel camminare e poi correre, senza alcun rischio di peggiorare l’infortunio. Ma ecco perché al momento il rientro nel cross sarebbe assolutamente critico.

Nys ha già vinto europei e due cross. La sua presenza smuove pullman di tifosi
Nys ha già vinto europei e due cross. La sua presenza smuove pullman di tifosi

I pullman di Nys

Mentre il belga si cura le ferite, il ciclocross in Belgio è entrato nel vivo anche senza le tre star più attese. Eppure, come in un Tour provo di Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, il pubblico è in aumento e i campi di gara vengono presi d’assalto. L’esplosione di Thibau Nys e personaggi affidabili come Iserbyt, Sweeck, Vantourenhout, Van der Haar e tutti coloro che popolano quel ciclismo rendono le gare ugualmente attrattive. Il pubblico tifoso, ma molto sportivo e competente delle Fiandre batte dieci chi sbadiglia se non ha di fronte le superstar.

«E’ così emozionante – ha spiegato di recente Paul Herijgers, iridato nel 1994 a Koksijde – perché sono molto vicini l’uno all’altro. Sono certo che Thibau Nys sarà una stella. Tutti pensano o sperano che questo si verifichi rapidamente, io non mi lascio ingannare e mi basterebbe che quest’anno riuscisse ad aumentare il numero delle sue vittorie. Anche su strada. Oserei dire che potrebbe vincere la Freccia Vallone nella prossima stagione. E se i pullman di tifosi che già lo seguono nel cross andranno con lui sul Muro d’Huy, allora capirete davvero di quale folla parliamo».

Van der Poel sta lavorando ma con un approccio apparentemente meno intenso. Ci crediamo? (Immagine Instagram)
Van der Poel sta lavorando ma con un approccio apparentemente meno intenso. Ci crediamo? (Immagine Instagram)

L’attesa di Van der Poel

Si aspetta Van Aert e si aspetta Van der Poel, che quanto a corsa a piedi non scherza, essendosi concesso una mezza maratona. Qualcuno dice che Mathieu non correrà nel cross durante l’inverno, anche se i tecnici dicono che gli farebbe un gran bene per sentire il freddo prima delle corse del Nord: allenarsi in Spagna va bene, ma occorre prendere le misure sulla vera scena.

Per cui se da un lato appare abbastanza vicino il ritorno di Van Aert, che potrebbe mettere nel mirino una decina di prove da prima di Natale, conoscendo la rivalità si scommette che Van der Poel arriverà un paio di settimane dopo. Entrambi lo faranno con la certezza di essere subito pronti per vincere e tenersi reciprocamente testa, avendo messo in conto che non potranno vincere la Coppa del mondo, il cui calendario taglia fuori coloro che non prendono parte alla maggior parte delle prove. Se torneranno, sarà per giocare fra loro e misurare la temperatura al giovane Nys. Loro dicono che non gli importa, ma avere un giovane che sgomita per conquistare il loro trono un po’ li inquieta.

E se fosse Thibau Nys l’erede di Van Aert e Van der Poel?

08.11.2024
4 min
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Thibau Nys è ormai un campione a tutti gli effetti. Non è più solo il “figlio di Sven”. Il corridore della Lidl-Trek su strada e della Baloise-Trek-Lions nel ciclocross, in questo autunno, sembra aver compiuto un ulteriore salto di qualità. La vittoria al campionato europeo di Pontevedra è stata solo l’ennesima prova di questa crescita costante.

Una crescita che fa sorgere una domanda: fino a dove può arrivare Thibau Nys? Non è una domanda banale, perché tra Olanda e Belgio c’è chi inizia a definirlo il “terzo uomo”, l’erede di Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert, pensando anche al suo futuro su strada.

Niels Albert (classe 1986) è un ex crossista, due volte iridato ha smesso anzitempo nel 2014 per problemi al cuore (foto UCI)
Niels Albert (classe 1986) è un ex crossista, due volte iridato ha smesso anzitempo nel 2014 per problemi al cuore (foto UCI)

L’occhio dell’esperto

Questo confronto si è intensificato dopo che l’ex bi-campione mondiale di ciclocross, Niels Albert, ha rilasciato un’intervista a Het Laatste Nieuws. Albert si è detto impressionato dal modo in cui il giovane Nys ha gestito la gara spagnola e da come sia riuscito a fare la differenza. Ha quindi elogiato le sue doti tattiche e atletiche.


«Proprio come a Overijse – ha detto Albert – Thibau è stato economico nella sua gara. Si è gestito e ha sempre avuto tutto sotto controllo… per poi colpire magnificamente e spietatamente al momento giusto».

L’anno scorso, nelle gare di ciclocross in Belgio, abbiamo avuto modo di vedere Nys dal vivo, e senza dubbio ha un grande appeal. Tantissimi erano i tifosi. Lui, rispetto ad altri, ci è sembrato sempre molto tranquillo e disponibile, almeno fino alle fasi del riscaldamento, quando ha chiesto a un meccanico di spostare la sua bici nel retro del camper per trovare la giusta concentrazione. Poi, in pista, lo si è visto esprimere tutta la sua abilità di guida e la sua potenza.

Al Romandia Nys è persino andato in fuga: questo per dire che durante l’anno non ha corso solo di rimessa
Al Romandia Nys è persino andato in fuga: questo per dire che durante l’anno non ha corso solo di rimessa

L’importanza della strada

Ma forse quest’anno è ancora diverso. La ragione è legata all’attività su strada svolta quest’anno, che è andata crescendo rispetto alle stagioni precedenti, soprattutto per i risultati ottenuti.

Nei suoi 34 giorni di gara su strada del 2024, Nys ha vinto ben nove corse, quasi tutte nel WorldTour. L’anno precedente aveva ottenuto solo una vittoria, pur conquistando comunque buoni piazzamenti, ma aveva corso di più. Quest’anno ha gareggiato su strada dal Romandia alla Bretagne Classic, quindi da maggio a fine agosto. Ha osservato un periodo di riposo all’inizio, per staccare dalla stagione del ciclocross, e uno dopo, in vista della nuova stagione. Questa, ovviamente.

Nel 2023, invece, aveva proseguito subito dopo il ciclocross disputando alcune classiche minori nella Campagna del Nord e si era spinto fino a settembre, totalizzando 40 giorni di gara, pur con un’estate meno intensa.

Il momento in cui all’europeo di Pontevedra ha staccato lo spagnolo Orts
Il momento in cui all’europeo di Pontevedra ha staccato lo spagnolo Orts

Ancora Albert

Insomma, più strada anche per il ciclocross, a sostegno della teoria di Diego Bragato. E osservando attentamente i tempi di recupero, i tecnici ci hanno visto lungo.

Anche Albert è d’accordo con Bragato: «Vincere un campionato europeo – riprende Albert – per uno come lui è positivo, ma non è stata una grande sorpresa. A mio avviso, Thibau ha fatto i suoi progressi più grandi la scorsa estate, correndo su strada e con quella serie di nove vittorie. Tuttavia, questo non lo pone ancora al livello di Van der Poel e Van Aert. Se però dovesse migliorare ancora nel ciclocross, per lui significherebbe arrivare al traguardo con Wout e Mathieu e batterli in volata, visto quanto è esplosivo».

Nys ha battutto gente veloce come Ulissi su uno strappo (in foto), ha vinto le classifiche generali e si è ben difeso in molte tappe dure
Nys ha battutto gente veloce come Ulissi su uno strappo (in foto), ha vinto le classifiche generali e si è ben difeso in molte tappe dure

Come Wout e Mathieu

E’ chiaro, però, che la strada intrapresa da Nys è quella dei suoi due illustri colleghi: competere ad altissimi livelli sia nel ciclocross che su strada. Le capacità tecniche, e sempre più anche quelle atletiche, ci sono tutte.

Inoltre, c’è un aspetto a nostro avviso molto importante. Thibau Nys si trova in una squadra, la Lidl-Trek, che crede nella doppia disciplina. Basti vedere lo spazio che hanno concesso a Milan e Consonni, ad esempio, per la pista, o come gestiscono Lucinda Brand nel ciclocross. Questo permette a Nys di pianificare con tranquillità e chiarezza, avendo a disposizione materiali sempre all’avanguardia. Una cosa meno scontata di quanto possa sembrare… almeno a certi livelli “siderali”.

In Polonia si è rivisto un gran Bagioli in aiuto a Nys

24.08.2024
5 min
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Se si guardano i nudi risultati del recente Giro di Polonia, fa capolino un 6° posto di Andrea Bagioli. Buono, soprattutto in relazione all’andamento di questa sua prima stagione alla Lidl-Trek certamente non in linea con quelle che erano le attese. Ma i numeri spesso non dicono tutto, anzi. Guardando l’evoluzione di alcune tappe, ai più attenti non è sfuggito come il rendimento del valtellinese sia cresciuto e di come se ne sia giovato Thibau Nys, che sul suo lavoro ha costruito le sue vittorie di tappa.

La grinta di Bagioli: chi lo ha visto in Polonia parla di un campione ritrovato
La grinta di Bagioli: chi lo ha visto in Polonia parla di un campione ritrovato

Un segnale importante per Bagioli, che infatti al termine della corsa polacca ha ben altra voce rispetto al resto della stagione: «E’ stata una corsa importante che mi ha dato risposte positive. Stavo meglio, il periodo di lavoro in altura ad Andorra mi ha fatto bene, in corsa ho ritrovato quelle buone sensazioni che per tutta la stagione non avevo sentito».

Nelle vittorie di Nys hai avuto una parte importante…

Sapevamo tutti in squadra che aveva una condizione incredibile ed era quindi giusto lavorare per lui, perché alla fine quel che conta è il team. Sabato, nella tappa verso Bukovina Resort stava per mollare in salita, gli ho detto di mettersi dietro e l’ho riportato nel gruppetto di testa, poi lui ha fatto la sua parte, ma so anche che molti hanno notato il mio lavoro e ne sono contento perché inizio a sentirmi me stesso.

La quarta tappa vinta da Nys. Bagioli nel gruppetto dietro è stato fondamentale per portarlo avanti
La quarta tappa vinta da Nys. Bagioli nel gruppetto dietro è stato fondamentale per portarlo avanti
Le aspettative su di te a inizio stagione erano molte: che cosa non ha funzionato?

Credo sia stato un insieme di fattori. Probabilmente ha influito il cambiamento di squadra, di ambiente, forse anche proprio quelle responsabilità di cui sopra. Serviva un po’ di tempo per abituarsi, soprattutto dopo il Giro d’Italia ho sentito che la ruota stava girando e in Polonia ne ho avuto la conferma.

Nella corsa polacca hai però dovuto ricoprire un ruolo subalterno, non temi che a lungo andare ti vedano sempre più come un luogotenente? Non erano queste le premesse…

Bella domanda. Forse sì e se devo guardarmi dentro, una delle cause del mio andamento è stata anche l’affievolimento di quella “cattiveria” necessaria per primeggiare. Nel 2023 avevo chiuso molto bene, ma ci vuole poco perché quella cattiveria si perda, è qualcosa che devi tenere sempre allenato. Non posso dare responsabilità al team, come detto si lavora tutti per un obiettivo, se vai forte gli spazi te li lasciano. So che continuando così ci saranno corse dove sarò io il capitano.

Nel team il valtellinese ha trovato fiducia, ma ci ha messo tempo per adattarsi
Nel team il valtellinese ha trovato fiducia, ma ci ha messo tempo per adattarsi
A ben guardare e considerando quello che hai fatto lo scorso anno sei uno dei pochi italiani vincenti. Non hai la sensazione che molti tuoi coetanei e più giovani, appena approdati in un grande team si accontentino di ruoli di rincalzo? E’ vero che i “magnifici 6” fanno un po’ quel che vogliono, ma all’estero ci sono anche tanti corridori che emergono e vincono comunque…

E’ un tema complesso, probabilmente la crisi che il nostro ciclismo sta vivendo si basa proprio su questo. Entrando in un team importante, del WorldTour, bisogna guadagnarsi la fiducia e non è facile. Sono in tanti che vogliono essere capitani, tanti che in ogni team hanno la possibilità di vincere. Farsi spazio non è facile, la concorrenza interna è spesso ancor più dura di quella esterna. Questo dipende dal livello estremamente alto del ciclismo odierno. Serve tempo, pazienza, lavorare sodo e non perdere fiducia in se stessi. Un esempio lo abbiamo con Tiberi, si vede come sta andando forte, non si è lasciato andare. Io credo che di giovani italiani vincenti ce ne siano, ma devono scavare per emergere.

Bagioli al Giro, incitato dalla folla. La corsa rosa non gli ha però portato fortuna
Bagioli al Giro, incitato dalla folla. La corsa rosa non gli ha però portato fortuna
Dove rivedremo ora Bagioli e soprattutto quando lo rivedremo a lottare nelle prime posizioni?

Domani sarò a Plouay dove saremo ancora al lavoro per Nys, per sfruttare la sua condizione straripante. Poi andremo in Canada per le due corse del WorldTour che a me sono sempre piaciute molto, a Montreal sono stato terzo due anni fa, è un percorso che si adatta alle mie caratteristiche. Poi seguirò le gare italiane di fine stagione dove vorrei chiudere in bellezza questo primo anno alla Lidl-Trek.

Il lombardo ha lavorato per Nys, ora però verranno corse dove agire in prima persona
Il lombardo ha lavorato per Nys, ora però verranno corse dove agire in prima persona
D’altronde si avvicina il Lombardia e dopo il secondo posto dello scorso anno dietro Pogacar ci si attende molto da te…

Dipende da quale sarà il percorso: se si arriva a Bergamo Alta è il tracciato ideale, se si arriva a Como le cose cambiano, nel finale c’è uno strappo forse troppo duro per le mie caratteristiche. Io comunque ho tutte le intenzioni di replicare quanto fatto e magari fare anche meglio…