Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Dopo Cozzi, oggi tocca a Stefano Zanatta, direttore sportivo del Team Polti-Kometa, e il suo ricordo va dritto alla quinta tappa del Giro d’Italia, con Andrea Pietrobon terzo al traguardo. Si poteva vincere? Con un po’ di fortuna forse sì. Non è un’occasione da recriminare, se non contro la cattiva sorte e gli avversari che non hanno mai mollato un metro.
«Prima nella fuga c’era entrato Bais – racconta il trevigiano, voluto fortemente sull’ammiraglia da Ivan Basso – ma le squadre dei velocisti non lasciavano spazio. Poi è andato Andrea e magari con un po’ di fortuna in più, cambiava la stagione».
Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continuaZanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua
La tappa andava da Genova a Lucca in 178 chilometri, 78 dei quali fatti in fuga proprio da Pietrobon. Il gruppo avrebbe affrontato in partenza il Passo del Bracco e nel finale il Montemagno da Camaiore. La squadra voleva andare in fuga: è la filosofia di corsa con cui nei suoi primi anni ha portato a casa la vittoria dello Zoncolan con Fortunato e quella di Bais a Campo Imperatore.
Si doveva andare in fuga anche quel giorno?
L’idea era di averne uno dentro sin dall’inizio e avevamo individuato Mattia Bais. Per noi il fatto di provarci è un leit motiv. Li obblighiamo a pensare fuori dagli schemi, a fare cose che nessuno si aspetta. Chi corre con noi deve essere disposto anche a fare cose tecnicamente non corrette. C’è uno solo che scatta in salita e arriva, noi dobbiamo correre diversamente. E la fuga di Pietrobon quel giorno a Lucca ci ha dato il morale per provarci ancora. Ad esempio per far andare Maestri in fuga con Alaphilippe.
Il primo corridore della Polti-Kometa a entrare in fuga era stato Mattia BaisDopo Bais, si è mosso Pietrobon, cha ha seguito Thomas, Paleni e ValgrenIl primo corridore della Polti-Kometa a entrare in fuga era stato Mattia BaisDopo Bais, si è mosso Pietrobon, cha ha seguito Thomas, Paleni e Valgren
Quindi prima Bais e poi Pietrobon?
Esatto. E quando dopo la salita ha visto partirei due francesi, cioè Benjamin Thomas ed Enzo Paleni, si è buttato dentro. Mattia aveva fatto la sua parte, toccava ad Andrea e devo dire che ha fatto tutto alla perfezione. Sapevamo che Thomas era più forte, per cui gli abbiamo detto di provare agli 800 metri. Sei nel finale di tappa. Sei andato per parecchi chilometri a 50 all’ora con il gruppo a 45 secondi. Se parti che manca un chilometro, ci sta che reggi. Se parti prima, ti pianti. Lui è partito bene. C’era una semicurva e poteva tenere certe velocità, conosco il mio corridore. Però l’uomo della Groupama (Paleni, ndr) non ha mollato un metro e lo ha messo nel mirino. Chissà se Andrea avesse tenuto le mani sotto…
Cambiava qualcosa?
Vedo che ormai hanno tutti la tendenza di abbassare il manubrio per essere aerodinamici, solo che poi non riescono a scendere e allora tengono le mani sulle leve dei freni. Lo stile di Andrea è buono, però lui è uno di quelli che tiene le mani sopra. Magari se le avesse tenute sotto sarebbe stato più aerodinamico in quei pochi metri. Oppure, al contrario, non avrebbe avuto la potenza che serviva. Di sicuro dietro non hanno calato un attimo.
Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e ValgrenPietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
E alla fine l’hanno ripreso…
Ma sono arrivati in tre, l’azione l’aveva fatta giusta. Ha vinto Thomas, poi Valgren e poi lui. Dietro Paleni a 3 secondi e poi Milan che ha vinto la volata del gruppo a 11 secondi. Sul pullman un po’ abbiamo respirato l’aria dell’occasione perduta, ma gli abbiamo fatto i complimenti. Pietrobon fatto tutto benissimo. Ha provato dove gli avevamo detto di provare, che cosa volevi dirgli?
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Il terzo posto al Giro dell’Emilia non se l’aspettava nemmeno Piganzoli. Però nella sua squadra qualcuno era pronto a scommettere in un piazzamento nei dieci. E’ Giuseppe De Maria, tre anni da professionista e dal 2022 allenatore del valtellinese, che Ivan Basso ha fatto di tutto per trattenere anche nel 2025, quando scadrà il suo contratto con il Team Polti-Kometa. Ed è lecito immaginare che la prossima stagione lo vedrà salire un altro gradino, come è successo quest’anno prima, durante e dopo il Giro d’Italia.
«Pensavo che sarebbe potuto arrivare nei dieci – conferma il varesino, classe 1984 – ma non il podio. “Piga” non è un corridore esplosivo per quei finali, ma bisogna considerare che il San Luca arrivava dopo una corsa estremamente dura e lunga. Quindi in realtà non è stata tanto un’azione esplosiva, quanto aver mantenuto un’ottima performance sull’ultima scalata. In più c’era prima una salita più lunga, la giornata era fredda e pioveva, per cui i corridori di endurance sono stati avvantaggiati».
Giuseppe De Maria, a sinistra, assieme a Carlos Barredo, coordinatore degli allenatori Polti (foto Borserini)Giuseppe De Maria, a sinistra, assieme a Carlos Barredo, coordinatore degli allenatori Polti (foto Borserini)
E da qui partiamo: la sensazione è che nel 2024 Piganzoli abbia salito diversi gradini.
Sì, è la realtà, è un dato di fatto che continui a migliorare. Io lo alleno, analizzo quotidianamente i suoi parametri. E ogni volta che facciamo un blocco di lavoro, un ciclo di carico, lui va più forte di prima. Succede sempre, dal 2022 quando ho iniziato a lavorare con lui. Tendenzialmente questa è una caratteristica dei corridori più talentuosi e che hanno il motore. Tu li stimoli e loro migliorano, mentre altri magari a un certo punto non ce la fanno più. Davide continua a migliorare e dopo il Giro d’Italia, ha fatto un salto in avanti incredibile.
Uno step evidente?
Sappiamo quanto possa essere utile la corsa di tre settimane a quelli che hanno motore. Piganzoli è rientrato praticamente a Burgos, perché dopo il Giro è andato allo Slovenia, ma aveva un problema al ginocchio e si è fermato. E a Burgos è arrivato undicesimo, con un livello di corridori incredibile. Ha fatto la crono migliore della sua vita fino a quel momento (27° a 1’04” da Jay Vine, ndr). Poi in Lussemburgo è andato incredibilmente forte su un percorso di salitelle brevi. E anche lì ha fatto un’altra ottima crono (15° a 43″ da Ayuso, ndr), fino ad arrivare all’Emilia. Nei giorni precedenti vedevo che era a un livello superiore. E quel podio alla fine vale sia per la prestazione, sia per la personalità.
Ha vinto ad Antalya prima del Giro e prima del Giro è andato per la prima volta sul Teide: come è andata?
Ha risposto benissimo. In alturaavevamo già preparato i due Tour de l’Avenir con la nazionale a Sestriere e aveva risposto sempre in maniera clamorosa. Ricordo benissimo che dopo ogni blocco di altura, veniva giù e aveva qualcosa più di prima. In ogni caso ha iniziato il 2024 a un buon livello e ha vinto ad Antalya. Poi ha corso la Tirreno e da lì è andato in altura. Quindi ha corso il Tour of the Alps, dove è arrivato decimo, migliorando il 18° posto della Tirreno. Poi c’è stato il Giro, che ha segnato un altro step in avanti. Infatti non aveva mai dimostrato di poter reggere oltre la settimana di gara. Ricordo benissimo l’ultima scalata del Monte Grappa. Forse in televisione non si è visto perché era dietro il gruppettino dei migliori, però è arrivato fra i primi (16°, ndr) nell’ultima tappa di montagna dopo tre settimane del primo Giro d’Italia. Questo è estremamente significativo e dopo il Giro ha cambiato cilindrata, questo è certo.
La 17ª tappa del Giro, quella del Brocon, è stata la più dura per Piganzoli, che è riuscito a salvarsiLa 17ª tappa del Giro, quella del Brocon, è stata la più dura per Piganzoli, che è riuscito a salvarsi
Al Giro ha voluto tenere duro per mettersi alla prova. E’ sempre stato costante?
E’ stato estremamente continuo, tranne una tappa dell’ultima settimana dove è andato in difficoltà. Si arrivava sul Brocon, si è staccato lontano dall’arrivo, ha inseguito fra le ammiraglie per due ore, poi è rientrato sul gruppo dei primi all’inizio dell’ultima salita. E a quel punto ha concluso nei primi venti, salvando la classifica. E’ sempre stato regolare tranne quel giorno in cui poteva compromettere tutto, invece si è salvato con una notevole forza mentale. Al Giro ha tenuto duro un po’ per provarsi e un po’ perché non gli entra in testa di staccarsi e mollare. E’ impossibile. Nessuno riesce a convincerlo. Però quando tiene duro, non lo fa a metà, tiene duro sino alla fine.
E’ quantificabile lo step che ha fatto dopo il Giro?
Abbiamo fatto dei test, ovviamente. Lo step in avanti non è quantitativamente così elevato, il salto di qualità nella performance non è eccessivo. Quello che sicuramente ha ricevuto dal Giro è il discorso della durabilità. Riesce a esprimere un determinato livello con più facilità, più a lungo e di conseguenza anche i finali cambiano. In più, ora che sta prendendo consapevolezza e sicurezza nei suoi mezzi, corre in maniera diversa e quindi funziona tutto meglio. E’ sempre una questione multifattoriale.
Piganzoli ha compiuto 22 anni a luglio, è giovane. C’è da immaginare un inverno più sostanzioso per salire un altro gradino l’anno prossimo?
In realtà continueremo allo stesso modo, ma con più volume. Dopo il Giro, come dicevo prima, ha dimostrato di avere un livello tale per cui si deve allenare di più. E’ chiaro che sul piano mentale questo non sarà facile, però lo deve fare. Se per l’anno prossimo vogliamo immaginare un Giro un po’ migliore di quest’anno, il discorso passa per l’allenamento.
Il podio al GIro dell’Emilia è stato un exploit imprevedibile, anche se la condizione era ottimaIl podio al GIro dell’Emilia è stato un exploit imprevedibile, anche se la condizione era ottima
La sensazione è che fisicamente sia ancora acerbo e possa ancora svilupparsi…
Sono molto d’accordo. All’Avenir del 2022, era sui 62,5 chili e andava ugualmente fortissimo. Al primo anno da pro’ è sceso sui 61 chili, ora resta facilmente intorno ai 60. Però sicuramente ha ancora dei margini, perché avendo fatto tutta la trafila con la Fundacion Contador, ha lavorato in maniera equilibrata. Non bisogna vincere tutto a 19 anni, di conseguenza ci sono degli step ai quali continua a rispondere egregiamente.
Si prevede che dovrà lavorare parecchio anche in palestra quest’inverno?
La palestra è fondamentale per l’aspetto neuromuscolare del movimento e per migliorare l’efficienza del gesto, non prettamente per la forza. E’ già un po’ di tempo che facciamo dei lavori specifici di forza in bici, in rapporto a un corridore con le sue caratteristiche da scalatore.
Vi sentite spesso? Che tipo di rapporto c’è fra voi?
Un ottimo rapporto. Quando non si corre, mi piace lasciare tranquilli i corridori, perché è giusto che si godano la loro pace. Abbiamo iniziato a lavorare nel 2022 con la Fundacion Contador e da subito le cose sono andate benissimo. Non ricordo una corsa che abbiamo preparato e che sia andata diversamente da come la immaginavamo. Davide è estremamente intelligente, ha due marce in più rispetto a tanti proprio perché è intelligente e responsivo. Ci troviamo molto bene, lui si fida e spesso si esce a cena: lui con la sua fidanzata e io con la mia famiglia. Ho conosciuto i suoi genitori, c’è proprio in bel rapporto.
La crono del Giro del Lussemburgo è stata la migliore del 2024, chiusa a 43″ da AyusoLa crono del Giro del Lussemburgo è stata la migliore del 2024, chiusa a 43″ da Ayuso
Piganzoli è sempre stato forte a crono: è qualcosa da inquadrare oppure è già al centro del mirino?
E’ già al centro del mirino. Mi sembra che da junior abbia fatto terzo nel campionato italiano della cronosquadre e sia salito sul podio anche nella crono individuale. Al secondo anno da U23, ha vinto il campionato italiano e quella volta c’ero io in macchina. E’ un bel ricordo perché il percorso non ci favoriva, era per gente più pesante. Però siccome c’erano tante curve, abbiamo fatto un grande studio sulle traiettorie, abbiamo studiato il percorso anche su GoogleMaps. E siccome lui guida molto bene la bici da crono, ha vinto con 7 secondi su Montefiori. Invece non è andata per niente bene la crono della Tirreno-Adriatico…
Come mai?
Aveva una posizione sbagliata. Aveva delle pedivelle non giuste. Una serie di cose che non ci convincevano. Così siamo andati dal biomeccanico che l’ha messo a posto e al Giro è andato già molto meglio. A Burgos altro passo avanti. Al Lussemburgo ancora meglio, per cui siamo sulla direzione giusta. Bisogna perfezionare la posizione e lavorare sui materiali, perché i materiali sono determinanti. Però confermo che la crono è al centro delle nostre attenzioni, anche perché lui ci tiene tantissimo. Se vuoi farlo arrabbiare, digli di non curare la crono. Piga va forte in salita e va forte contro il tempo, non vede l’ora che ci sia una crono, non è mai una cosa che gli pesi. Una cosa ce la possiamo dire: Davide Piganzoli è decisamente il prototipo di atleta per le gare a tappe.
MISANO ADRIATICO – Ivan Basso è circondato dai tifosi che chiedono firme e foto. Il richiamo del campione è immutato anche ora che ha smesso da quasi dieci anni. L’Italian Bike Festival è l’occasione per mostrare le Aurum Bikes, che ha ideato assieme a Contador e sono appena sbarcate sul mercato italiano. La Fundacion Contador, il cui organico costituisce la base del Team Polti-Kometa, ha annunciato una riorganizzazione: spariscono gli under 23 e si punta tutto sugli juniores. Oltre alle spiegazioni fornite con la comunicazione dei primi di agosto, è interessante sentire al riguardo il parere di Ivan. Quale futuro immagina per la sua squadra? Due sgabelli in un angolo dello stand sono il posto giusto per entrare nel discorso.
Giro d’Italia, Basso con Matteo Fabbro: per lui una stagione al di sotto delle atteseGiro d’Italia, Basso con Matteo Fabbro: per lui una stagione al di sotto delle attese
Perché questa decisione?
E’ stata presa dopo una riflessione molto lunga e profonda sul reclutamento dei nuovi talenti. Osservando i risultati che abbiamo avuto dall’ultima ondata di ragazzi, abbiamo capito che qualcosa sta cambiando, andando verso il potenziamento della categoria under 19. Questo ci ha fatto pensare che è meglio fare una squadra juniores potenziata e far passare gli under 23 più bravi direttamente tra i professionisti. Può essere un rischio per qualche ragazzo che non si sia ancora espresso nella categoria, ma in cui vediamo il potenziale necessario.
Anche per evitare che gli under 19 migliori vengano portati via da qualcun altro?
Da un paio d’anni c’è la tendenza per cui lo junior più forte e vincente va in una WorldTour. Quello un pochino sotto va nel devo team di una WorldTour. Mentre quello ancora un pochino sotto sceglie fra le due professional italiane. Questa cosa ci ha fatto capire che fosse giusto prendere una decisione e così abbiamo fatto.
Puoi dire di essere pienamente soddisfatto della stagione della squadra?
Siamo contenti perché la squadra ha espresso quasi sempre il massimo di quello che poteva. Abbiamo partecipato a un calendario di primissima fascia, in cui le gare principali sono finite alle stesse due, tre squadre, mentre ce ne sono altre 22 che non hanno vinto e tra queste ci siamo anche noi. Alcuni atleti sono andati meglio di quanto ci aspettassimo, altri hanno reso meno, per cui forse non sta andando esattamente come vorremmo. Sicuramente potevamo fare meglio.
Maestri è il leader del Team Polti: di recente ha vinto il titolo europeo del mixed team relayMaestri è il leader del Team Polti: di recente ha vinto il titolo europeo del mixed team relay
Cosa vorreste?
Vogliamo crescere, andare avanti, vogliamo fare meglio. Dobbiamo anche guardare il rapporto tra investimento e risultati, che non vale solo nel calcio. Quando lavori con corridori che devono crescere, fai un certo tipo di lavoro e hai un costo. Se devi prendere corridori che garantiscono vittorie, ne hai un altro.
Prendere corridori che garantiscono il risultato potrebbe diventare una necessità?
Lo è già. Il problema è che in questo momento non abbiamo le risorse sufficienti. Voglio ringraziare i miei sponsor e quelli che con ogni probabilità ci seguiranno, perché ci hanno permesso di mantenere i corridori che abbiamo. Non era assolutamente scontato riuscire a tenere Piganzoli(foto di apertura, ndr). Non era assolutamente scontato tenere Lonardi. L’alternativa sarebbe stata aprire un nuovo ciclo, sapendo che ci sarebbe stata una differenza.
Quale?
Nel ciclo aperto con Piganzoli, i migliori under 23 volevano venire con noi. Se aprissimo un nuovo ciclo adesso, probabilmente non prenderemmo i migliori under 23. Però vi chiedo: quante squadre WorldTour quattro anni fa avrebbero preso Piganzoli? Nessuna, probabilmente. Davide è arrivato al professionismo con due vittorie e altre due le ha vinte da professionista, quindi quattro vittorie in tutta la sua carriera. Cosa vuol dire? Vuol dire che stiamo lavorando per tirare fuori un corridore che con orgoglio siamo riusciti far passare, nonostante non avesse un palmares eccellente. Questo fa sperare che alcuni di quelli che abbiamo adesso in organico, magari domani potrebbero venire fuori bene. Poi, ovvio… di Nibali non ne nasce uno ogni biennio.
Per Lonardi, una vittoria per ora nel 2024, ma tanti piazzamenti in maglia Polti-KometaPer Lonardi, una vittoria per ora nel 2024, ma tanti piazzamenti in maglia Polti-Kometa
Piganzoli quest’anno ha fatto la prima altura in vita sua. E’ andato bene al Giro. Ci sta che nel 2025 spingiate di più sul gas?
Sì, sì, non c’è dubbio. “Piga” è un atleta che sa fare benissimo il mestiere del corridore che vince e può diventare un campione. Ha fatto un gran bel Giro d’Italia, diverso da quello di Pellizzari ad esempio, che reputo un atleta eccellente, ma il suo Giro è stato fatto di alti e bassi in cui ha potuto recuperare. Piganzoli invece ha tenuto duro tutti i giorni e noi da questo abbiamo capito che è un corridore da corse a tappe. Va forte in salita e va forte a cronometro, anche se dobbiamo lavorarci. Abbiamo un gioiellino che non è spremuto. Viene da realtà giovanili che l’hanno protetto e conservato: non sono molti gli juniores che non hanno fatto altura. Non sono molti gli juniores che si allenano 14-16 ore a settimana. Noi non sappiamo se tutta questa accelerazione precoce nelle categorie giovanili porterà lontano…
Cosa te ne pare?
La Mapei giovani e la Liquigas avevano un processo di crescita diverso rispetto ad ora e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Nibali, Viviani, Oss, Sagan, Pozzato, Cancellara… Insomma, li conoscete meglio di me. Oggi c’è un sistema diverso e credo che qui in Italia ci sia qualcosa da mettere a posto. Non mi voglio aggiungere ai miei colleghi o ex colleghi secondo cui in Italia manca la squadra WorldTour. Non voglio essere l’ennesimo, però è un fatto che non ci sono le squadre WorldTour che dovrebbero esserci, una soltanto è anche poco. Ma le squadre WorldTour non nascono così. E allora forse la responsabilità è anche mia…
Il Team Polti-Kometa occupa la 29ª posizione del ranking UCI per i teamIl Team Polti-Kometa occupa la 29ª posizione del ranking UCI per i team
Di cosa?
Di non essere stato capace in questi anni di cogliere tutto quello che c’è dietro, non solo il risultato o il piazzamento. Non siamo stati capaci di raccontarlo e questa è la conseguenza. Ho due sponsor che l’anno scorso non erano sulla maglia. Facevano parte di un club con cui facevamo attivazione alle corse, vuol dire che portavano degli ospiti alle gare per vivere l’esperienza della corsa. Uno di questi due sponsor metterà cinque volte tanto, l’altro moltiplicherà il suo impegno per sei. Siamo stati capaci di far venire persone e farle entusiasmare con un tifo trasversale, che sostiene anche il ciclista che arriva per ultimo. Però dobbiamo ancora imparare dalle altre discipline…
Imparare cosa?
Ho tre amici allenatori di calcio e a novembre andrò a visitarli in forma strettamente riservata per capire e studiare. Vado a vedere il basket, vado a vedere la pallavolo. Mi piace capire a livello sportivo e manageriale. Voglio imparare perché il calcio ha una maglia d’allenamento con uno sponsor e quella da partita con un altro. Perché in Coppa giocano con una maglia e in campionato con un’altra. Perché sono bravi e quindi bisogna andare a imparare da quelli più bravi di noi.
Contador è parte del Team Polti, ma sembra spesso lontano dalla sua gestioneContador è parte del Team Polti, ma sembra spesso lontano dalla sua gestione
Ha senso rincorrere il calcio e altri sport?
Alcuni sono stati precursori. Il calcio è cambiato completamente, lo stesso la Formula Uno. Ci sono degli elementi su cui siamo stati molto disattenti, concentrati solo sulla performance o nel ripulire l’immagine di uno sport che si era parecchio contaminata. Però forse non siamo stato bravi a raccontare il contrario. Quando tu vai da un amministratore delegato di 50 anni e gli parli di ciclismo, magari lo vedi che è interessato. Però devi essere capace di raccontargli qualcosa per mandare via un’immagine che ha da quando 20 anni fa era all’università. Ha sentito e visto delle cose che gli sono entrate in testa e gli suggerirebbero di starci alla larga. Ma io dico che da più di un decennio questo mondo è completamente diverso. Per questo ho fiducia che la situazione cambierà e per questo bisogna essere pronti, con tutte le carte in regola.
ROMA – Tredicesimo al primo grande Giro non è affatto male. E soprattutto quando è un risultato cercato. Un risultato che va a scapito della possibilità di conquistare una vittoria di tappa. Tutto questo è il Giro d’ItaliadiDavide Piganzoli, talento della Polti-Kometa.
Lottando con i più grandi, tenendo duro, mettendosi alla prova a cronometro, il “Piga” è arrivato a Roma. E tutto sommato, sembra esserci arrivato anche bene. Il suo volto era molto meno provato di quello di tanti altri. Ecco dunque un altro giovane, oltre ad Antonio Tiberi, che in ottica futura ci dà buone speranze per i grandi Giri.
Davide Piganzoli (classe 2002) è arrivato a Roma 13° in classifica a 32’23” da PogacarDavide Piganzoli (classe 2002) è arrivato a Roma 13° in classifica a 32’23” da Pogacar
Davide, prima di tutto complimenti…
Grazie! Sì, direi che alla fine è andato bene questo mio Giro. Forse all’inizio eravamo partiti con altre intenzioni, magari provare a vincere una tappa e prendere una buona fuga. E invece ci siamo ritrovati un po’ in classifica, tanto più che Matteo (Fabbro, ndr) non è stato bene. E così abbiamo cercato di fare il possibile, di correre sempre davanti…
Eppure sappiamo che in classifica non ti ci sei ritrovato, ma hai detto tu al team di voler tenere duro…
Più che altro non avevo e non volevo lo stress della classifica al via. Nel momento in cui magari fossi stato davanti le cose sarebbero un po’ cambiate. Sostanzialmente mi dicevo: «Se farò una tappa buona, se riuscirò a prendere una una fuga importante e magari guadagnerò qualche minuto sul gruppo allora terrò duro». Poi però è successo che in questo Giro il gruppo non ha mai lasciato tanto spazio alle fughe e io mi sono trovato lì lo stesso…. Ne sono contento!
Quanto è diverso il Piganzoli di Roma da quello Torino?
Alla fine sono state tre settimane intense e, dico la verità, sono passate abbastanza velocemente. Tre settimane in cui penso che un po’ sono cambiato in effetti. Ho preso più consapevolezza di me stesso e dei miei mezzi, ma al tempo stesso ho capito che c’è ancora tanto da lavorare. Però ho visto che i grandi non sono poi così lontani. A parte Pogacar.
Lui togliamolo! Nel senso che non va preso come esempio…
Esatto. Però è innegabile che c’è ancora tanto da lavorare. Io sono fiducioso.
Il lombardo è consapevole che a crono deve lavorare molto, anche se la sua posizione di partenza non è così maleIl lombardo è consapevole che a crono deve lavorare molto, anche se la sua posizione di partenza non è così male
Come sono state le sensazioni in salita? E queste sono cambiate durante il Giro?
Ho avuto un paio di giornate in cui non sono stato al cento per cento. Penso per esempio alla tappa con il Passo Sella in partenza. Lì non stavo benissimo e infatti mi sono staccato subito. Sono rientrato e ho tenuto il più possibile fino all’arrivo. Ma penso che se a 21 anni hai solo due giornate così così e perdi abbastanza poco, vuol dire che si può sperare. Che si può crescere.
Qual è il punto dove dovresti lavorare di più secondo te?
Penso che a crono devo lavorarci un bel po’. Bisogna capire come migliorare. E poi anche in salita, però su questo fronte è più “semplice”. Mi hanno sempre detto che si migliora con gli anni, quindi cercherò di continuare a lavorare per poi provare a essere davanti.
Se chiudi gli occhi, qual è il tuo ricordo del Giro? La tua foto della corsa rosa?
Sicuramente i tanti tifosi sulle strade. Ti riempiono veramente il cuore. Alla fine è vero che senti un pochino meno la fatica, perché i tanti tifosi ti spingono. Quantomeno è una fatica diversa, mettiamola così.
Verso Livigno, nella sua Valtellina, tanti tifosi e un’ottima prestazioneVerso Livigno, nella sua Valtellina, tanti tifosi e un’ottima prestazione
Di Pogacar cosa ci dici? Tu che ci hai pedalato fianco a fianco è davvero impressionante anche per voi corridori?
Sì, è impressionante vederlo in azione. Tu vedi che quando gli altri fanno veramente tanta fatica, lui invece è proprio tranquillo. Si gestisce, si guarda attorno. Salendo sul Grappa eravamo rimasti in una ventina. Vedevi gente come Thomas o Martinez che stavano facendo fatica, che comunque erano impegnati, avevano lo sguardo fisso, e Tadej invece saliva facile facile, controllava tutto, si voltava. Lì capisci che sta facendo una gara da sé.
Quali sono i tuoi programmi adesso?
Riposerò un pochino, poi farò subito il Giro di Slovenia e i campionati nazionali. Poi ancora un bel po’ di riposo per programmare la seconda parte di stagione.
Se la gamba è buona allo Slovenia ci farai divertire?
Ah – ride Piganzoli – non lo so. Intanto recuperiamo e poi vediamo.
Lorenzo Fortunato vince la Vuelta Asturias. Ieri ha staccato tutti in salita e oggi ha controllato. Il suo obiettivo ora è il Giro. Per fare cosa? Sentiamolo
MADRID – Aurum è un progetto che cresce man mano e di pari passo evolve anche sotto il profilo delle tecnologie applicate. Il modello Magma è la bici che meglio rappresenta l’azienda voluta fortemente da Alberto Contador e Ivan Basso.
Per noi italiani è la bici usata dai corridori del Team Polti-Kometa, un prodotto dal design elegante e piacevole, leggera e filante. Arriva la nuova generazione di questa bici e noi entriamo nel dettaglio, anche grazie al Pistolero di Pintoed al responsabile R&D di Aurum Bikes, Inigo Gisbert.
La Aurum Magma, una bici tuttofareLa Aurum Magma, una bici tuttofare
Nuova Aurum Magma, il pallino di Contador
«Quando siamo partiti con il progetto Aurum non avevamo nulla in mano, se non la mia esperienza – racconta Contador – e quella di Ivan (Basso ndr). Di sicuro non era poco, ma non avevamo referenze in fatto di tecnologia, nessuna skill per la lavorazione del carbonio applicato ad una bicicletta ad elevate prestazioni. Ci siamo messi in gioco noi per primi, cercando di perfezionare il bagaglio che avevamo fatto nostro durante la carriera da corridore e ovviamente mettendo insieme uno staff di persone di eccellenza.
«Il risultato della prima Magma – prosegue Contador – è stato eccellente. Non voglio dire inaspettato, perché il lavoro del dietro le quinte è stato davvero importante, ma siamoandati ben oltre le aspettative, fornendo ai corridori una bicicletta davvero competitiva. Ed ecco la sfida successiva, migliorare la prima versione. Ci siamo riusciti, mantenendo quelle forme e quell’essenza che ha caratterizzato la Magma in queste stagioni. E poi c’è stata la sfida del posizionamento nel mercato, della bici e del marchio, cercando di rendere riconoscibile un prodotto in poco tempo e senza una storia di lungo corso alle spalle».
Il Pistolero di Pinto sempre attento e capace di raccontare la “sua nuova bici” (foto Aurum)Il Pistolero di Pinto sempre attento e capace di raccontare la “sua nuova bici” (foto Aurum)
Una superleggera che nasce dalla simulazione CFD
Rispetto alla versione precedente, la nuova Magma ha un’integrazione migliorata e più efficiente, soprattutto in fatto di aerodinamica. Rappresenta una step superiore, rispetto ad una classica bici da scalatore.
«La nuova Magma non è e non vuole essere una bici aerodinamica – prosegue il discorso Inigo Gisbert – ma è altrettanto vero che un’ottimizzazione in questo senso permette ad una bicicletta così leggera di essere anche veloce. L’integrazione significa aver sviluppato anche il nuovo manubrio integrato che nel complesso porta un guadagno notevole in fatto di risparmio di watt. Inoltre non abbiamo penalizzato il peso. Focalizzandoci sui numeri, rispetto alla Magma precedente c’è un risparmio di 7 watt ad una velocità costante di 45 chilometri orari (telaio e forcella ndr), ai quali si aggiungono i 10 risparmiati con il nuovo manubrio».
Inigo Gisbert è il responsabile del reparto ricerca e sviluppo di AurumInigo Gisbert è il responsabile del reparto ricerca e sviluppo di Aurum
Come è fatta la nuova Magma
Di fatto la nuova Magma si compone grazie a due blocchi monoscocca: triangolo anteriore e triangolo posteriore uniti (lo stampo è in acciaio). Foderi bassi del carro e gli obliqui sono un blocco unico, sezione che ha uno stampo specifico e dedicato per ogni taglia (soluzione unica nel suo genere). La nuova Magma è plasmata utilizzando sei differenti tipologie di carbonio, ognuna di queste laminata in modo specifico anche in base alle taglia e alla lunghezza delle tubazioni.
«Il blocco unico del carro posteriore – spiega Gisbert – influisce in modo positivo sul bilanciamento della struttura e dell’intera bici, sulla robustezza e sulla qualità elevata nel suo complesso, dove anche lo stampo di altissima precisione gioca un ruolo fondamentale».
Oltre alla costruzione sono cambiati i volumi dei profilati. La sezione centrale (compreso il reggisella) ha un’aerodinamica più efficiente. La scatola del movimento centrale ha una rigidità aumentata, mentre l’orizzontale (vicino al nodo sella) è più sottile e schiacciato per agevolare una sorta di flessione controllata, azione che viene completata dai foderi obliqui del carro. Questo fattore influisce sul comfort e sulla stabilità.
Le sedi del movimento centrale sono T47. Davanti e dietro c’è tanto spazio per le gomme, si possono montare pneumatici fino a 35 millimetri di sezione. Il supporto del cambio posteriore è UDH (universal derailleur hanger).
Il primo modello 3D che è stato creato in AurumLe sezioni principali del nuovo progetto MagmaCompletamente rinnovate anche le sedi dello sterzoSi nota la forma schiacciata (verso il retro) dell’orizzontaleLa faccia interno dello sterzo è “spigolosa”Si nota il profilo aerodinamico dell’obliquoLa scatola del movimento centrale è disegnata per essere rigidaSupporto UDH e fodero basso voluminosoGli steli bassi del carro sono dritti (non a clessidra)Il blocchetto del reggisella è integratoIl nuovo piantone e tutta la zona del nodo sella (seat-post incluso)Il primo modello 3D che è stato creato in AurumLe sezioni principali del nuovo progetto MagmaCompletamente rinnovate anche le sedi dello sterzoSi nota la forma schiacciata (verso il retro) dell’orizzontaleLa faccia interno dello sterzo è “spigolosa”Si nota il profilo aerodinamico dell’obliquoLa scatola del movimento centrale è disegnata per essere rigidaGli steli bassi del carro sono dritti (non a clessidra)Supporto UDH e fodero basso voluminosoIl nuovo piantone e tutta la zona del nodo sella (seat-post incluso)Il blocchetto del reggisella è integrato
Le parole di Mirco Maestri
Uno fra i corridori più attenti alla bici, nominato da Ivan Basso capitano del Team Polti-Kometa, è Mirco Maestri che ha da poco concluso il Giro con il bel ricordo della fuga di Fano con Alaphilippe.
«L’evoluzione della bici nuova è lampante – spiega – soprattutto per quello che concerne la rigidità, la Magma nuova è molto più rigida ed è veloce. Io, ma in genarale tutti noi che abbiamo corso il Giro, l’abbiamo avuta in dotazione prima della partenza da Venaria Reale ed il feeling è stato eccellente da subito, non male, visto che la precedente è stata usata per tre anni».
Maestri a ruota di Pietrobon nella lunghissima fuga con arrivo a NapoliMaestri a ruota di Pietrobon nella lunghissima fuga con arrivo a Napoli
Cinque taglie e un kit telaio
La nuova Aurum Magma è disponibile in cinque taglie (48 e 51, 54, 56 e 58), mentre gli off-set della forcella sono due. Gli allestimenti completi sono quattro, due Shimano e due Sram, tutti portano in dote le ruote Enve. E’ disponibile anche un frame-kit: telaio e forcella (serie sterzo inclusa), perni passanti CNC e movimento centrale T47 CeramicSpeed, il suo prezzo di listino è di 4499 euro (4.999 euro con il cockpit integrato).
Abbiamo avuto l’onore di pedalare al fianco di Contador (foto Aurum)Abbiamo avuto l’onore di pedalare al fianco di Contador (foto Aurum)
Le prime impressioni
Partendo dal presupposto che 30 chilometri rappresentano una sorta di aperitivo, qui a Madrid abbiamo utilizzato in anteprima la nuova Aurum Magma. La bici mostra un sostegno notevole nella zona dell’avantreno, una rigidità esponenziale (considerando le forme ed valore alla bilancia) in tutta la parte centrale e unbuon comfort nel retrotreno. In questo punto si fa anche sentire quella sorta di elasticità più volte sottolineata durante la presentazione da Inigo Gisbert. Molto buone le diverse fasi di rilancio, alle alte e alle basse andature.
Rafal Majka si ritirerà a fine stagione. Decisione presa a gennaio per stare accanto ai figli. Un gregario extra lusso. E il futuro (forse) in ammiraglia
Giovanni Lonardi è passato in meno di mezz’ora dal quarto al terzo posto di Francavilla. Il tempo che la giuria riesaminasse il video dello sprint e per Merlier è scattata la retrocessione, con il conseguente passo in avanti del veronese del Team Polti-Kometa. Non si può dire che Lonardi sia al settimo cielo, però certo un podio di tappa al Giro è un buon punto di partenza per iniziare la seconda settimana col passo giusto.
«Sicuramente era un obiettivo mio e della squadra – risponde – da prima di partire per il Giro. Chiaramente il sogno è sempre vincere una tappa, però fare un podio fa un certo effetto. Sono contento, non me l’aspettavo, è un’emozione».
Giovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’ItaliaGiovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’Italia
Il buco giusto
I velocisti sono rinomati per la capacità di ricostruire e raccontare uno sprint in ogni minimo dettaglio, ma quello di ieri a Francavilla è stato così confuso che i dettagli si sovrappongono. Ha ragione Adriano Baffi quando dice che il lavoro dei treni in certi casi si ferma ai 400 metri e poi è una partita a scacchi tra i velocisti rimasti davanti.
«E’ stata una volata confusa – spiega Lonardi – perché abbiamo avuto vento da dietro per quasi tutto il finale, tranne all’arrivo in cui era contrario. Per cui abbiamo fatto l’inversione per tornare indietro ed essendo stati per tutto il giorno a ruota, avevamo tutti gambe fresche. Però nella confusione sono riuscito a trovare il buco giusto. Tante volte non lo trovi, invece questa mi è andata abbastanza bene, per una volta meglio che agli altri. Penso che alla fine i conti si pareggino».
Gruppetto verso Prati di Tivo: nonostante ciò, il velocista deve difendersi anche in salitaGruppetto verso Prati di Tivo: nonostante ciò, il velocista deve difendersi anche in salita
Due volate in una
La bravura in questi casi, come è stato per Milan, è trovare la traiettoria e tenersi una via d’uscita qualora il gruppo si rimescoli. Lonardi sin da subito aveva scelto la ruota di Merlier e poi quella di Milan.
«Solo che non è facile – ammette il veronese – perché loro hanno due o tre uomini davanti. Poi passa uno, passa un altro e magari l’unico che non passa sei tu. C’era confusione, finché ho trovato un buco a destra. Mi sono detto di rimontare le posizioni che potevo, altrimenti non avrei più fatto la volata. Sono riuscito ad arrivare davanti, ma per farlo ho speso le energie che mi sarebbero servite per fare lo sprint. Però stavo ancora abbastanza bene e mi sono ributtato a fare la volata e sono riuscito a reggere».
Lonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van PoppelLonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van Poppel
La vittoria in Turchia
L’operazione, condotta con grande lucidità, ha funzionato. E di solito, quando si guadagnano punti sulla strada, il risvolto più importante è a livello psicologico: se sono riuscito a farlo, posso farlo ancora.
«L’anno scorso non è stato un buon anno – conferma Lonardi – è andata bene solo da metà in poi. Mi aiuta tanto quando inizio a fare risultati, anche in termini di fiducia. Poi credo che per un velocista questo discorso valga anche di più. Quest’anno sono partito forte, sto andando abbastanza bene dall’inizio. Ho vinto in Turchia prima di venire qua (quella volta per declassamento di Van Poppel, ndr), quindi il morale è buono, sempre alto e questo cambia tanto. Io non mi reputo proprio un velocista puro, però qua il livello è talmente alto che per arrivare a fare le volate devi difenderti anche in salita».
Ieri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primiIeri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primi
Il treno della Polti
In questo gruppo di altissimo livello, in cui i velocisti vengono portati avanti e indietro da scudieri fidati e forti, la vita per i corridori delle squadre più piccole è decisamente più impegnativa. E se già nelle normali fasi di corsa le WorldTour reclamano il loro spazio in testa al gruppo, nell’impostare la volata la regola è ancor più severa.
«Anche noi partiamo con i compagni tutti per me – spiega – però non è facile fare quel lavoro e non abbiamo la squadra attrezzata per farlo. Ieri nel finale prima è entrato in azione Pietrobon, più o meno fino ai meno 10. Poi è arrivato Mirko Maestri, che ha provato a pilotarmi come al solito, solo che in due non è facile. Non è facile neanche per le squadre attrezzate come la Lidl-Trek e la Soudal-Quick Step, perché ieri era davvero caotico. Era facile perdere la ruota. Stai a ruota del tuo compagno, ma se il tuo compagno perde la ruota, sei spacciato. Però ce la mettiamo tutta. Io dico sempre che vincere un tappa al Giro per un corridore italiano è la cosa più bella del mondo, però anche un podio ha la sua importanza. Ci risentiamo se riuscirò a vincere, almeno saprò dirvi la differenza».
Il legame tra la struttura della Fundacion Contador e Visit Malta ha visto il suo inizio due anni fa, quando l’ente turistico maltese si è unito all’esistente “pool” di sponsor. Oggi, con il rinnovo appena firmato, questo legame è destinato a raggiungere i tre anni di collaborazione. Questa continuità segna un traguardo significativo nella storia della partnership tra il Team Polti Kometa e l’entusiasmante destinazione turistica nel cuore del Mediterraneo.
Per il Team Polti Kometa, questa partnership con l’ente turistico maltese si rivela sempre più preziosa nel perseguire i propri obiettivi nel mondo del ciclismo professionistico e nella sfera sociale. Oltre a sostenere l’aspetto competitivo della squadra, Visit Malta fornisce difatti un supporto fondamentale per l’ambizioso programma di sviluppo giovanile e sociale al team. Attraverso iniziative educative e sociali, il gruppo di Contador e Basso si impegna a promuovere lo sport e i suoi valori positivi tra i giovani e le comunità locali, un obiettivo che condivide con il suo prezioso partner maltese.
Visit Malta e Polti Kometa hanno prolungato la loro collaborazione di un altro annoVisit Malta e Polti Kometa hanno prolungato la loro collaborazione di un altro anno
Un rinnovo triennale
L’unione tra la squadra Polti Kometa e lo stato insulare del Mediterraneo ha portato a una crescita reciproca e a una scoperta delle rispettive realtà. I corridori del team hanno avuto l’opportunità di conoscere scenari spettacolari a Malta, mentre i talenti maltesi sono entrati in contatto con il mondo del professionismo.
Questa relazione sta ora estendendo la propria durata, segnando un significativo passo in avanti nel consolidamento delle loro interazioni. Ogni stagione ciclistica porta nuove sfide e opportunità per entrambe le parti coinvolte, e questo rinnovo contrattuale testimonia la fiducia reciproca e la determinazione a perseguire assieme ulteriori successi.
Quello instaurato tra la squadra di Basso e il territorio è un legame molto strettoTeam Polti Kometa, VisitMalta
Obiettivo… turismo sportivo
«È motivo di grande soddisfazione – ha affermato Carlo Micallef, amministratore delegato di Visit Malta – il poter estendere questa collaborazione che ha permesso a entrambe le parti coinvolte di evolversi nei rispettivi campi, raggiungendo obiettivi significativi. Una delle nostre missioni è rafforzare la sinergia con il team Polti Kometa e promuovere le isole di Malta e Gozo tra i milioni di appassionati di ciclismo in tutto il mondo. Non a caso sponsorizziamo anche il Giro d’Italia».
«Il turismo sportivo – ha aggiunto Clayton Bartolo, il Ministro del Turismo maltese – è un settore in crescita nel nostro Paese, e essere accanto a una squadra importante come la Polti Kometa ci aiuterà a consolidare la visibilità di Malta in eventi ciclistici internazionali. Siamo orgogliosi di sostenere una realtà sportiva che incarna i valori di impegno, passione e determinazione: valori che rispecchiano anche l’essenza della nostra meravigliosa destinazione».
«Il prolungamento di questo contratto – ha commentato Ivan Basso – mi rende estremamente felice. Il fatto che un accordo biennale venga esteso per altri tre anni indica che entrambe le parti sono soddisfatte della collaborazione. Inoltre sottolinea una solida base di credibilità e progettualità, tutti elementi fondamentali per costruire il futuro. Ringrazio di cuore Visit Malta, il Ministro Bartolo e Valerio Agnoli, che oltre a essere stato un eccellente compagno di squadra in passato, si è dimostrato altrettanto prezioso nel favorire e mantenere questa collaborazione».
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Ieri vi abbiamo parlato della Sanremo di Niccolò Bonifazio. Il corridore della Corratec-Vini Fantini era rimasto in gruppo e aveva corso “coperto”. Ciononostante abbiamo visto dati e tempi da capogiro. Stavolta analizziamo la Classicissima di Mirco Maestri, che invece è andato in fuga.
Il corridore della Polti-Kometa ha quindi preso tanta aria e ha corso in modo differente. E’ dunque interessante sapere come è stata gestita la sua gara. Di certo Maestri è stato più costante di Bonifazio, il quale ha dato tutto tra Berta e arrivo. Arrivo su cui Mirco è transitato in 44ª posizione a 1’16” da Philipsen. Quindi 42” prima di Bonifazio.
Mirco Maestri (classe 1991) era alla sua ottava SanremoMirco Maestri (classe 1991) era alla sua ottava Sanremo
Mirco, insomma ancora una Sanremo in avanscoperta…
Su otto Classicissime a cui ho partecipato, sette le ho fatte in fuga. Stavolta all’inizio avevo delle sensazioni un po’ strane: il gruppo non ci dava grosso spazio, poi siamo andati, ma è stata una faticaccia. Credevo ci venissero a prendere prima della Cipressa. Mi sono dovuto dare da fare nella fuga.
Nel senso che hai tirato forte?
Intendo che mi sono fatto ascoltare perché c’era questa ansia di voler andare a tutta, perché avevamo solo un minuto e mezzo o due. Io gli dicevo: «E’ inutile spingere di più, perché l’andatura la fa il gruppo. E’ meglio che ci teniamo “le banane” nel sacco. Risparmiamo energie per quando scendiamo dal Turchino. Poi una volta sull’Aurelia diamo tutto quello che abbiamo». Il vento un po’ ci avrebbe aiutato.
In effetti quel paio di minuti non era rassicurante come vantaggio…
Ma è così. E sempre agli altri in fuga dicevo: «Vedrete che comunque non ci vengono a riprendere presto. Non riapriranno la corsa a 150 chilometri dall’arrivo».
Il file della velocità (linea verde) tenuta da Maestri in relazione all’altimetria del percorso (in grigio). In basso il tempo di garaIl file della velocità (linea verde) tenuta da Maestri in relazione all’altimetria del percorso (in grigio). In basso il tempo di gara
Insomma hai giocato d’esperienza…
Bisogna rischiare e fidarsi delle sensazioni. Poi avevo un compagno di fuga come Tonelli con il quale ci si conosce da una vita. Siamo stati bravi calcolatori. Ci siamo confrontati spesso ed è stata la scelta migliore.
Passo indietro: dicevi che le sensazioni non erano super nei primi chilometri: perché?
Venivo da una Tirreno impegnativa e da una Milano-Torino in cui forse non avevo recuperato benissimo, quindi non ero proprio tranquillissimo di testa. Avevo paura di non averne abbastanza perché conosco il livello e il dispendio energetico che ci vuole per questa corsa. Soprattutto se affrontata all’attacco. Però più passavano i chilometri, più stavo meglio. Sono una sorta di diesel e corse come la Sanremo sono ideali per me.
Mirco, parliamo invece un po’ di numeri: i battiti medi sono stati 124, quelli massimi 163. All’inizio salivano troppo o al contrario non salivano?
I battiti erano nel range. Però ci abbiamo messo una quindicina di chilometri ad andare in fuga ed è stato abbastanza stressante. Si andava veramente forte. Nella prima mezz’ora abbiamo fatto 54 di media. I primi 20-25 minuti sono stati tosti per andare in fuga. Ed ogni anno è peggio!
DATO
VALORE
DATO
VALORE
Tempo
6h 15’43”
FTP normalizzata w
373
Km
285
Watt Cipressa
453
Velocità media
45,5 km/h
Watt Poggio
438
Watt medi
280
FC media
124
Watt max
1.474
FC max
163
Watt sui 5′
477
Rpm medie
89
Watt sui 10′
453
Calorie
6.867
Watt sui 20′
393
Lavoro Kj
6.225
La tabella con i dati forniti da Samuel Marangoni, coach di Maestri
Perché?
Perché le squadre dei grandi non solo vogliono un numero giusto di fuggitivi, ma non vogliono neanche che ci siano certi connubi di corridori. Chi può tenere troppo, collaborare. O essere pericoloso per il finale. Però anche loro ad un certo punto dovevano mollare. Altrimenti saremmo arrivati a Sanremo così!
Come hai gestito lo sforzo? Dai dati che ci ha fornito il tuo coach, Samuel Marangoni, si parla di qualcosa come 6.867 calorie.
Mi sono gestito molto a sensazione. Poi ammetto che i dati li ho visti dopo. Un po’ per non farmi condizionare, un po’ perché preferisco essere concentrato sulla gara. I battiti cardiaci per esempio non li metto mai nella prima pagina del computerino. Non li voglio vedere. Sentivo però che nei momenti di spinta, quando c’era da andare, la gamba rispondeva bene, vuol dire che i watt c’erano. E le spinte erano comunque sempre un po’ sotto controllo. In una corsa del genere devi controllarti altrimenti non ci arrivi al traguardo.
Si dice che sui Capi si capisce se un corridore sta bene o no. E’ così?
Vero, i Capi sono il primo banco di prova. E lì non menti, cominci ad avere un certo chilometraggio nelle gambe. Se lì non ne hai, si spegne tutto.
Sui Capi però aumentano vertiginosamente i watt…
Naturalmente, prima viaggi con un wattaggio costante, soprattutto se sei in fuga. Cerchi anche di spendere il giusto. Nella doppia fila classica hai dei momenti di più alto wattaggio quando sei in testa, ma poi lavori più basso. Sui Capi però passi a spingere in Z4 alta, anche Z5.
Maestri sulla Cipressa a ruota di Tonelli. Uno sforzo monster, ma la fuga ha tenuto botta grazie all’ottima gestione del passoMaestri sulla Cipressa a ruota di Tonelli. Uno sforzo monster, ma la fuga ha tenuto botta grazie all’ottima gestione del passo
E sulla Cipressa?
Lì dai tutto quello che resta. Il tuo corpo ti dà una pacca sulla spalla e ti dice: «Non abbandonarmi!». Davvero il fisico non ne può più. Quest’anno ho avuto una giornata particolarmente buona, anche perché quando mi hanno ripreso dopo la Cipressa, col fatto che era partito il mio compagno Bais, sono riuscito a gestire e a “recuperare” prima del Poggio. In questo modo ho avuto un po’ più di gamba. Su quello strappo ormai si sale a 40 all’ora (la media di quest’anno è stata di 39,8 km/h, ndr) e l’ultimo tornante l’ho preso un po’ troppo esterno. Ho dovuto frenare ma a quel punto non sono più riuscito ad alzarmi in piedi.
Parliamo di cadenze, ci si bada in una corsa tanto lunga come la Sanremo?
Come per le altre corse. Chiaro che se riesci ad essere un po’ più agile prima, tanto meglio visti i tanti chilometri. Salvi la gamba e nel ciclismo di oggi conta moltissimo. Io tendo ad andare abbastanza duro, però stare in fuga e girare regolari mi ha aiutato in tal senso e infatti un filo più agile del solito sono andato. Diciamo che il top è pedalare tra le 90-95 rpm. E’ stato così anche una volta sull’Aurelia, ma con un dente o due più duri.
E sulle salite?
Sulla Cipressa salivo a 80-85 rpm. Non so con che rapporto, ma con la corona grande, il 54, di sicuro. Ormai tutte le salite le facciamo a 30 all’ora o più. E in quasi tutte le corse si va via di 54.
Tonelli e rivi in fuga da Milano al Poggio di Sanremo. Una giornata lunghissima in favore di vento e telecamere. Le loro storie intrecciate verso la Liguria
Un po' a sorpresa Philipsen conquista la Sanremo. Nascosto come Freire, potente come uno sprinter puro qual è e con l'aiuto di VdP, ha fatto il capolavoro
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Giovani e italiani. Al Tour of Antalya, la generazione Z ha dettato legge sull’arrivo della terza tappa a Tahtali in Turchia. Davide Piganzoli classe 2002 si è imposto su Alessandro Pinarello classe 2003 e Edoardo Zambanini 2001. Un podio tricolore che vede sul gradino più alto il valtellinese che alla sua seconda stagione tra i pro’ ha vinto la prima gara tra i grandi. Un successo inaspettato, ma figlio di un ottimo inverno e della dedizione che ha sempre contraddistinto il ventunenne fin da quando è entrato in gruppo. Una scommessa vinta anche dal Team Polti-Kometa che conquista il primo successo stagionale con il più giovane del roster.
Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’
Davide complimenti! Ti aspettavi questa vittoria?
No, non me l’aspettavo. Sapevo di star bene però direi proprio di no. Ho cercato di dare tutto me stesso quando ho attaccato e alla fine è andata bene.
Cosa hai provato alla tua prima vittoria da pro’?
Sicuramente è un’emozione grandissima, quando non te l’aspetti poi è ancora più bello. Sono contento per me, perché alla fine penso di meritarmela dopo i tanti sacrifici che ho fatto. Ma sono altrettanto felice per la squadra perché è un periodo in cui credono tanto in me e sono veramente contento di averli ripagati.
Come sei arrivato a questa corsa, avevi comunque buone sensazioni?
Ho fatto un bell’inverno. Ho iniziato la stagione con il Gran Premio Castellon dove già sentivo di star bene. Poi ho fatto la Volta a la Comunitat Valenciana dove anche se c’era un gran livello, io ero lì a battagliare. Alla fine sono venuto qua, confidavo un po’ in me stesso e sono riuscito a conquistare questa vittoria.
Quella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-KometaQuella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-Kometa
Raccontaci un po’ di dietro le quinte. Cosa ti hanno detto i tuoi compagni?
Prima della della tappa si voleva già fare la gara dura per me e per Paul Double che sta andando molto forte. Dopo l’arrivo i miei compagni erano tutti molto felici. Domani è l’ultima tappa e proveremo a tenere la maglia del leader.
E’ anche la prima vittoria stagionale della Polti-Kometa…
E’ una vittoria molto importante. Ci ha dato a tutti una bella carica e non vedevamo l’ora di conquistarla.
Raccontaci brevemente il finale?
Abbiamo preso la salita che eravamo già da una cinquantina di corridori, nei tratti precedenti si era fatto un buon ritmo. Abbiamo imboccato la salita a tutta, c’è stato l’attacco di un mio compagno dopodiché l’hanno ripreso e ha provato ad attaccare un atleta della Q36.5 su cui ho recuperato. Infine a tre chilometri ho provato io ed è andata bene.
Podio tutto italiano, anche questo ha reso tutto più speciale?
Sì, perché alla fine si sente tanto parlare che non c’è più il ciclismo in Italia e tutte le polemiche annesse. Invece sia io che Pinarello che Zambanini abbiamo fatto vedere che l’Italia c’è ancora e siamo lì.
Piganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie di leader della generale e dei puntiPiganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie da leader della generale e dei punti
Vincere così a inizio stagione è una bella iniezione di fiducia per per le prossime gare. Cosa ci dobbiamo aspettare da Davide Piganzoli?
Sicuramente ti mette morale, ti mette fiducia, ti fa lavorare ancora più convinto e vedremo un po’ per i prossimi appuntamenti. Rimango concentrato e non mi monto la testa, siamo solo all’inizio.
Quali sono i tuoi prossimi impegni?
Adesso farò il Gran Camino, il Trofeo Laigueglia, la Tirreno-Adriatico e poi andrò sul Teide per preparare il Giro d’Italia.
Come avete festeggiato?
Abbiamo aperto lo spumante qui in hotel, però c’è da stare concentrati perché alla fine domani (oggi, ndr) si può fare ancora bene e bisogna finalizzare il tutto e stare attenti alla VF Group-Bardiani visto che Pinarello è a 18 secondi. In più dobbiamo dare tutto per fare bene con Lonardi in volata che nella seconda tappa ha fatto vedere di essere in condizione facendo quarto.