Baroncini e la prima vittoria da pro’: dentro al cambiamento

05.10.2024
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Il UAE Team Emirates ha chiamato Filippo Baroncini in extremis per correre al Giro dell’Emilia. Così lui si è trovato a dover rispondere all’appello della squadra e si è precipitato all’hotel dove alloggiano gli emiratini. 

«Ero una delle riserve – spiega dopo il pomeriggio movimentato dalla convocazione dell’ultimo minuto – ma Ayuso non sta molto bene quindi tocca a me. Sarei dovuto partire oggi per andare alla Coppa Agostoni e poi alla Bernocchi, invece mi trovo qui all’Emilia, ma va bene comunque. Dopo la vittoria sto alla grande, il morale è davvero alto, diciamo che mi è venuta fame e ho voglia di provare a trovare un altro successo da qui a fine anno. Le corse alle quali guardare sono La Bernocchi e il Gran Piemonte, quindi avanti tutta».

Baroncini usciva molto bene dalla Vuelta, il suo primo grande Giro della carriera
Baroncini usciva molto bene dalla Vuelta, il suo primo grande Giro della carriera

Tre anni dopo

Il 21 settembre il corridore di Massa Lombarda ha vinto la sua prima gara da professionista: la Super 8 Classic, in Belgio. Erano passati tre anni dalla sua ultima vittoria, ottenuta sempre in Belgio ma a Leuven. Un successo che gli era valso il titolo iridato tra gli under 23. Da quel momento in poi la carriera di Baroncini non è stata in discesa come ci si sarebbe aspettati, ma costellata di infortuni. Gli ci sono voluti poco più di 10.000 chilometri per arrivare a cogliere il primo successo in maglia UAE Emirates

«Il grosso passo quest’anno – dice Baroncini – è stato l’essere seguito in maniera super professionale da un team valido di preparatori e nutrizionisti. In generale il team mi segue con grande attenzione e con la cura di una famiglia. Il cambio sostanziale penso sia arrivato grazie a Gorka, il nutrizionista della squadra. Ci manda delle tabelle settimanali tarate in base agli allenamenti e al consumo calorico. Alla fine questa è una parte fondamentale, in quanto ci fornisce l’energia per essere sempre in forza e mantenere il peso costante. Per quanto riguarda i chilometri fatti in corsa ero consapevole di averne accumulati tanti ma non 10.000. Ho chiesto io al team di farmi gareggiare parecchio, sono uno che ne ha bisogno per trovare la condizione».

Al Pantani è stato protagonista di un’azione di 70 chilometri, ripresa solo nel finale
Al Pantani è stato protagonista di un’azione di 70 chilometri, ripresa solo nel finale
A inizio anno qual era il focus della stagione?

Ritrovarmi e ritrovare il risultato. Ne sentivo la necessità e il fatto di aver messo alle spalle il mio primo Grande Giro mi ha dato una grossa mano. Dalla Vuelta sono uscito molto bene, me ne sono accorto nella cronometro finale e nei giorni successivi. 

Sei migliorato tanto alla corsa spagnola?

Ho sentito di aver fatto un grande step, ma non mi sarei aspettato potesse essere così grande. Negli anni scorsi, complici gli infortuni, non mi sono mai sentito più in forma rispetto a quando ero under 23 e avevo una condizione super. Diciamo che la vittoria in Belgio me l’aspettavo, dalla Vuelta ma anche dal Pantani.

Dopo tre anni sul traguardo l’urlo a sfogare la rabbia
Dopo tre anni sul traguardo l’urlo a sfogare la rabbia
Ci eri andato tanto vicino, come ci sei rimasto?

Mi hanno ripreso solamente negli ultimi 500 metri. La sensazione maggiore però è stata sempre la consapevolezza di star bene. Alla fine non puoi essere triste quando ti riprendono negli ultimi metri dopo una fuga di 70 chilometri. Chiaro, mi è dispiaciuto. Ma il morale è rimasto alto. 

Pochi giorni dopo in Belgio finalmente la vittoria.

Una liberazione grandissima, mi sono passati in testa tutti i momenti brutti e sono andati via. Sono un atleta che corre sempre per vincere. Negli ultimi 4 chilometri mi ricordo di aver realizzato cosa stava per accadere e me la sono goduta tutta. Ho versato qualche lacrima dopo il traguardo, per la gioia, per la rabbia degli ultimi anni. Per tutta la giornata ho provato ad attaccare, ad andare via da solo ma non riuscivo. Mi rendevo conto di avere una grande rabbia agonistica. 

Dopo la vittoria si fa largo un sorriso largo come tutto il volto
Dopo la vittoria si fa largo un sorriso largo come tutto il volto
Cosa hai capito?

Che posso far soffrire anche i professionisti e che mi posso divertire. 

Un successo che servirà tanto per trovare la fiducia giusta e la motivazione per fare un bell’inverno. 

Certo. Ora ci sono le gare di fine anno e voglio provare a replicare. Però la vittoria in Belgio mi darà una mano nel passare un inverno al 100 per cento focalizzato sull’essere un atleta e ripartire forte.