Il “pacchetto bici” utilizzato dai corridori del team belga è molto interessante, in termini di aerodinamica, fattore molto ambito tra i pro’. E poi ci sono alcune soluzione adottate che non devono passare inosservate.
Abbiamo chiesto a Nick Mondelaers, meccanico del Team Lotto-Soudal e riferimento anche per Ridley che fornisce i frame-kit.
Nick Mondelaers prima de Il Lombardia 2022Nick Mondelaers prima de Il Lombardia 2022
I corridori utilizzano solo la Ridley Noah Fast?
Si, oggi tutti gli atleti del team utilizzano la Noah Fast, perché pur essendo una bici che nasce con dei forti concetti di aerodinamica, va bene anche nei percorsi tecnici e con molta salita. E poi è rigida, un aspetto particolarmente apprezzato dai corridori. Ti posso dire che la Noah Fast in quest’ultima versione è ambita anche al di fuori del nostro team, confermando la tradizione della ricerca aero di Ridley.
Quanto pesa la bicicletta?
Una Ridley Noah Fast in taglia M, con le DT Swiss ARC50, pesa 7,2 chilogrammi.
Le Dt Swiss ARC1100 del team, in questo caso le 62La Selle Italia Novus Boost Carbon usata da ConcaIl manubrio integrato in dotazione alle Ridley Noah FastIl power meter 4iiiiIl sensore di potenza sulla pedivella non-driveLa catena Gold KMCLe Dt Swiss ARC1100 del team, in questo caso le 62La Selle Italia Novus Boost Carbon usata da ConcaIl manubrio integrato in dotazione alle Ridley Noah FastIl power meter 4iiiiIl sensore di potenza sulla pedivella non-driveLa catena Gold KMC
Come sono montate le bici?
C’è un frame-kit Ridley Noah-Fast, manubrio integrato full carbon, trasmissione Shimano, ma la catena è KMC, noi utilizziamo la versione Gold. Il movimento centrale è fornito dal nostro sponsor Cema.
Ruote?
Le ruote sono DT Swiss ARC1100 e possono essere di tre profili differenti: 45, 50 e 62, tutte tubeless. Abbiamo Vittoria per gli pneumatici, ovviamente tubelessed è nostra prassi inserire l’Air-Liner nel tubeless. Le selle sono di Selle Italia. I pedali sono Look, il nastro manubrio LizardSkin e i portaboraccia Tacx, normalmente usiamo quello in carbonio. Il power meter è 4iiii.
Nick ci mostra l’Air-Liner di Vittoria Nick ci mostra l’Air-Liner di Vittoria
Gli Air-Liner nel tubeless?
Si, li usiamo a prescindere dal percorso, non solo in occasione delle gare delle pietre. I corridori li apprezzano e anche nei test effettuati per quantificare la resistenza al rotolamento non ci sono effetti negativi. Così come per quanto concerne il peso, pochissimi grammi in aggiunta che sono impercettibili. Inseriamo comunque del liquido anti-foratura nel tubeless.
Tubeless da 28 per le ruote posterioriDa 25 per quella anterioreTubeless da 28 per le ruote posterioriDa 25 per quella anteriore
Ma notiamo anche le gomme con sezioni diverse!
Usiamo i tubeless Vittoria Corsa, 25 davanti e 28 dietro. I test nella galleria del vento hanno dimostrato i vantaggi della combinazione. Il modello Control viene montato in occasione delle corse più impegnative per i componenti, ad esempio quelle di Belgio, nord della Francia e quando sappiamo di tratti di sterrato/gravel. Variano anche le pressioni, in base al peso e alle preferenze del corridore, ma teniamo conto delle indicazioni fornite dal costruttore di gomme. Comunque siamo intorno alle 5 atmosfere.
Per le Ridley è la prima stagione senza Campagnolo!
E’ stato un grande cambio, avvenuto dopo tanti anni di collaborazione. DT Swiss ci ha fornito oltre 250 coppie di ruote, di varie tipologie, prodotti che si dimostrano all’altezza del nome che portano.
Le corone Rotor 54/42 usate da ConcaLe corone Rotor 54/42 usate da Conca
Invece per le trasmissioni?
Non siamo un team sponsorizzato Shimano, quindi noi acquistiamo le trasmissioni e i componenti che ci servono per le biciclette. Un po’ come altri, in questo anno abbiamo avuto delle difficoltà a reperire tutti i pezzi, nonostante gli ordini fossero stati fatti circa a metà del 2021. Qualche corridore ha avuto la necessità di corone più grandi, ad esempio Filippo Conca che utilizza la combinazione 54-42. Per lui abbiamo acquistato delle corone Rotor e le abbiamo adattate sulle pedivelle Shimano.
Lo ha saputo così, a sorpresa, prima del via di una corsa. Talmente a sorpresa che per raggiungere la squadra in Olanda in pratica si è dovuto sciroppare un “interrail” per mezza Europa.
«Ero – racconta Conca – alla Polynormande (corsa tra Bretagna e Normandia, ndr), da lì ho preso un treno per Parigi, viaggio di 4 ore e mezzo. Poi un altro treno per Bruxelles. Da Bruxelles ancora in treno fino ad Herentals dove abbiamo la logistica della squadra e da lì con loro sono arrivato ad Utrecht».
Con le valigie e la bici al seguito, Conca (24 anni a settembre) ha raggiunto il via della VueltaCon le valigie e la bici al seguito, Conca (24 anni a settembre) ha raggiunto il via della Vuelta
Come mai non hai viaggiato in aereo?
Perché di questi tempi con i voli è sempre un bel problema, come si è visto. Io avevo la bici al seguito e molte volte i bagagli non stanno arrivando. All’italiano per esempio mi hanno annullato il volo. Alla fine ne ho dovuti prendere due: Milano-Roma, Roma-Bari. Sono partito alle 7 e sono arrivato in hotel alle 21,30. Niente massaggi, sgambata… e infatti nel finale di corsa il giorno dopo non ero brillante.
Filippo, questa Vuelta dunque è stata davvero una sorpresa…
Ero riserva per la gara spagnola. L’altroieri mi hanno avvertito per dirmi che sarei stato della partita. Un altro ragazzo appena uscito dal Covid non dava garanzie e così hanno chiamato me. In pratica è accaduto, a parti inverse, quel che è successo a me al Giro.
Però Filippo qualcosa è mancato in questa stagione…
Direi che in generale sono mancati questi due anni. Non tanto le corse o gli allenamenti, ma non sono mai riuscito a trovare la condizione giusta. Un mese correvo e poi per un motivo o per un altro mi fermavo. In questo modo non prendi continuità e non trovi mai la giusta forma.
Ai Baschi grande fatica. Filippo ha preso il Covid, toccando il punto più basso e duro della sua stagioneAi Baschi grande fatica. Filippo ha preso il Covid, toccando il punto più basso e duro della stagione
E adesso come stai?
Dopo il Covid di aprile non ho avuto più problemi. Lo sento e lo vedo dalle prestazioni in bici. La ruota sta iniziando a girare per il verso giusto. L’avevo preso ai Baschi. Sono stato fermo per nove giorni, ho ripreso ma poco dopo avevo una stanchezza tremenda. Mi sono ripreso solo a fine maggio e solo da quel momento ho iniziato ad allenarmi con intensità.
Come arrivi allora a questa Vuelta?
Ho le sensazioni migliori da due anni a questa parte.
Ma i risultati non sono ancora arrivati, speriamo possano arrivare alla Vuelta…
Vero e non è facile tra la condizione che non c’era e il fatto che debba lavorare per la squadra. Con il discorso che servono punti si lavora soprattutto per i primi dieci. Se avessi avuto più spazio, magari avrei fatto meglio.
Che poi sei scadenza di contratto, giusto?
Esatto. E non è facile. Al Tour de l’Ain nonostante mi sia messo a disposizione, non ho mollato una volta finito il mio lavoro. Sono arrivato 14° ma serve a poco. Magari una top 10 mi avrebbe aiutato un po’.
Ben 25 giorni in altura. Il lombardo si è allenato molto bene. E sente di andare forteBen 25 giorni in altura. Il lombardo si è allenato molto bene. E sente di andare forte
E sarai a disposizione anche in Spagna?
In Spagna andiamo per le fughe e tutti abbiamo carta bianca. Giusto Cras (Steff Cras, belga di 26 anni, ndr) proverà a tenere per la classifica, ma senza pressione.
Te lo auguriamo! Filippo, passiamo alla preparazione. Hai detto che finalmente vedi la prestazione. Come ti sei preparato a questo tuo primo grande Giro… senza saperlo?
Tutto sommato è stata una preparazione adatta ad un grande Giro, anche perché ci speravo: questa Vuelta volevo farla a tutti i costi. Alla fine sono stato in altura a Livigno ben 25 giorni: i primi dieci con la squadra a Trepalle (quota 2.300 metri, ndr) e poi in appartamento a Livigno (1.800 metri, ndr). Non avevo mai fatto un’altura così. Ho parlato con la squadra, avrei dovuto fare delle gare, ma volevo restare lassù per fare un grande volume. Se fossi sceso prima, magari sarei andato più forte all’Ain, ma non sarei stato “giusto” per la Vuelta. Ho fatto qualità proprio con il Tour de l’Ain e la Polynormande.
Cosa hai fatto dunque in altura?
Come detto, quantità. Ho fatto dei blocchi da due e tre giorni, intervallati da un giorno di scarico: un’uscita facile con pausa bar! Ho lavorato senza tirarmi il collo, solo nell’ultima settimana ho aumentato un po’ l’intensità, ma senza ancora fare dei fuori soglia. Se avessi tirato, sarei entrato in forma subito, ma mi sarei bruciato presto, vanificando i benefici della montagna. Quindi facevo delle uscite tra le 4 ore e mezzo e le 5 ore e mezzo e un paio da sei ore, ma sempre con molto dislivello: 3.500 e anche oltre i 4.000 metri. Ho inserito la palestra, una volta a settimana, per il sistema neuromuscolare.
Per il lecchese una bella fuga alla Sanremo, ma in queste due stagioni pochi risultatiPer Conca una bella fuga alla Sanremo, ma in queste due stagioni pochi risultati
Palestra: pesi o corpo libero?
Pesi, ma senza esagerare, anche perché io tendo a mettere su muscolo e non voglio appesantirmi. Sono a 75 chili che per la mia statura (190 centimetri) vanno bene. Magari potrei essere un filo più magro per andare più forte in salita, ma poi perderei forza. Per quel che mi riguarda, meglio cercare di aumentare i watt che dimagrire.
Prima hai parlato d’intensità, ma facevi anche dei lavori?
La forza l’ho sempre curata in bici. Facevo delle SFR di 2′-3′ ma con i watt alla soglia. Poi lavori al medio in salita con i 2′ finali a soglia.
Hai lavorato anche con la bici da crono? Visto che ci sarà persino una cronosquadre. A proposito, ne hai mai fatte?
Da pro’ no, ma da under 23 sì, all’Avenir del 2019. Giusto l’altro ieri abbiamo fatto delle prove con il team nell’autodromo di Zolder. Non tanto perché puntiamo sulla crono, ma per cercare di non combinare guai e prendere rischi inutili. E poi ci sono team che sui materiali sono più avanti di noi.
Cioè?
Su strada siamo messi molto bene con ruote, bici e il resto. Siamo molto competitivi. A crono invece siamo un po’ indietro e stiamo aspettando la nuova bici per il prossimo anno.
E in altura ti sei allenato a crono?
Poco, anche perché come detto neanche conviene investirci troppo. Anche se sei al 100%, sei in svantaggio con i materiali.
E ci lavorerai?
Mi piacerebbe farlo. Magari fra due-tre anni succederà che sono lì a giocarmi una breve corsa a tappe e dovrò fare la crono a tutta. Se non ci lavori dal puntare ad una top 5 ti ritrovi fuori dalla top 10.
Al Tour de l’Ain è tornato il sorriso sul volto di Conca. E ora sotto con la VueltaAl Tour de l’Ain è tornato il sorriso sul volto di Conca. E ora sotto con la Vuelta
Alla luce di quanto ci siamo detti, qual è la tappa ideale di Filippo Conca?
Una tappa non semplice, ma neanche durissima. Mi piacerebbe ci fossero salite lunghe, anche lunghissime, ma pedalabili. Per me non c’è una tipologia di corsa preferita.Su una salita secca ci sono 30 corridori più forti di me, quindi devo anticipare, devo puntare sulle fughe. Io poi ho notato che a inizio gara ci sono tanti corridori più forti di me, mentre nei finali vado meglio. Il divario diminuisce
Ti appresti ad affrontare il tuo primo grande Giro: cosa ti aspetti dunque?
Considerando quanto appena detto spero che possa emergere questo aspetto e fare bene man mano che si va avanti. Sono curioso di vedere come reagirà il mio fisico nella terza settimana. Sin qui la corsa a tappe più lunga che ho fatto è stata di 10 giorni: due volte il Giro da dilettante e due volte sono arrivato quinto nella generale. Sul piano delle prestazioni spero di andare forte perché sento di stare bene, so che con la preparazione fatta posso crescere e fare qualcosa di bello.
Hai già visto qualche tappa?
Non sapendo di andare in Spagna, no. Gli ultimi giorni sono stati super intensi, ma da stasera mi metterò a studiare quale può essere quella più adatta a me.Di certo non le prime tappe in Olanda. Lì i velocisti avendo poche possibilità non vorranno lasciarsi scappare le occasioni di volata.
Sempre meno gli scalatori puri: è così? Più che gli scalatori stanno cambiando i ciclisti: merito di preparazioni sempre più precise. Parola a Bartoli e Malaguti
Non solo Valverde, quest’anno anche un altro gigante del pedale lascerà il gruppo. Due Liegi, quattro Amstel, una Roubaix, un Lombardia, un Fiandre, tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta, un mondiale… è Philippe Gilbert. Il corridore della Lotto-Soudal è stato tra coloro che maggiormente hanno pagato l’avvento del Covid.
Nel 2020 ha corso davvero poco. Sono seguiti poi degli acciacchi dovuti principalmente alle cadute al Tour, sempre del 2020, ed ecco che a quasi 40 anni, Philippe è un classe 1982, il perdere continuità si è trasformato in un “bel” problema. Un problema che lo ha allontanato tantissimo dalla sua forma migliore. Intaccando persino la sua proverbiale grinta.
Gilbert in allenamento con la sua squadra ad Altea in Spagna durante questo invernoGilbert in allenamento con la sua squadra ad Altea in Spagna durante questo inverno
Consapevolezza e orgoglio
Gilbert è totalmente consapevole della sua situazione. Sa bene che tornare a vincere sarà molto difficile. Lui le corse alle quali punta, le classiche, le conosce bene e sa che richiedono una gamba supersonica. E sa anche che questa potrebbe non bastare. Servono testa, convinzione totale, un’ottima squadra. Anche se sotto quest’aspetto i movimenti manageriali (via Marc Sergeant e Herman Frison, dentro Allan Davis, Yana Seel e Cherie Pridham) sembrano aver rimesso il team sulla strada buona.
«Chiaramente vorrei vincere – ha detto Gilbert all’Het Nieuwsblad – ma prima ancora vorrei arrivare alla fine di una grande gara a giocarmela. Per me questa è la cosa più importante. Tornare competitivo è il primo obiettivo. Sarò contento se me la giocherò con i migliori sin dall’Omloop Het Nieuwsblad. Ricordo ancora la prima volta, 17 anni fa. Sono sempre motivato per questo evento anche se non so che in che stato mentale sarò. E ormai non so neanche più come potrei reagire di fronte ad una vittoria!».
«Però sono contento della mia carriera sin qui – ha detto ancora Gilbert – ho sempre accettato le sfide che mi sono capitate e ho sempre dato il massimo».
Ricordiamo ancora la sua tripletta nel 2011, quando in sette giorni si portò a casa Amstel, Freccia e Liegi. La Liegi, “casa sua”… Divenne il re del Belgio. Ai livelli, e forse anche di più, di quel che è oggi Wout Van Aert. Philippe scattava con una potenza unica: rapporto in canna, spalle oltre il manubrio e il divario con gli altri che si apriva in un lampo.
Primavera 2011: inizia la mitica tripletta. Sul Cauberg, Gilbert va talmente forte che stacca tutti e si gode la sua seconda AmstelPrimavera 2011: inizia la mitica tripletta. Sul Cauberg, Gilbert va talmente forte che stacca tutti e si gode la sua seconda Amstel
Liegi mon amour
Lo scorso anno durante la ricognizione sulla Redoute incontrammo i suoi genitori che aspettavano il suo passaggio. Sapevano bene che il loro ragazzo non era al massimo, ma loro c’erano. Così come c’era il Belgio. Tanto più lungo le rampe di quella mitica cote, la sua cote. Il suo passaggio era accompagnato dagli applausi. Un’onda che saliva di pari passo con lui. E alla sua ruota tanti corridori anche giovani e di altre squadre, pronti a scrutare qualcosa o semplicemente a godersi la Redoute con Gilbert.
«Sono stati due anni difficili, da dimenticare direi. Spero vada meglio quest’anno. È passato molto tempo da quando ho vinto e vorrei rivivere quelle vittorie, quei momenti di gioia. Ma se non dovessi essere all’altezza mi metterò a disposizione dei miei compagni di squadra.
«Non farò le classiche delle pietre per fare bene proprio nelle Ardenne – ha continuato Gilbert con Het Nieuwsblad – È una scelta logica e mi sto preparando appositamente per queste. La settimana delle Ardenne sarà speciale. Sarà un momento bellissimo. Conosco tutti e “giocherò in casa”».
Gilbert è arrivato due volte terzo alla Sanremo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015, scollinò davanti ma cadde e chiuse 55°Gilbert è arrivato due volte terzo alla Sanremo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015, scollinò davanti ma cadde e chiuse 55°
Quella Sanremo…
Gilbert è uno dei pochissimi ad aver vinto quasi tutte le classiche monumento. Pochi giorni fa in merito proprio ai cinque monumenti si diceva di come Pogacar ne potesse vincere “tranquillamente” quattro su cinque. La Roubaix infatti sembra “off limits” anche per lui, ma con lo sloveno mai dire mai.
A Philippe per il prestigioso pokerissimo manca solo la Sanremo. Quella Classicissima che non è riuscito a vincere e che dice: «Sarà difficilissimo conquistare adesso. Certo, se potessi vincerla sarebbe un qualcosa davvero di speciale. Un premio alla mia carriera che in questo modo sarebbe ancora più prestigiosa.
«Però mai dire mai: l’anno scorsochi avrebbe previsto che Stuyven avrebbe vinto? Da parte mia cercherò di farmi trovare al massimo».
In ritiro grande grinta per il corridore della Lotto Soudal (foto Instagram – Facepeeters)In ritiro grande grinta per il corridore della Lotto Soudal (foto Instagram – Facepeeters)
Da Calvia al Tour
Il vallone inizierà il suo 2022 agonistico domani al Trofeo Calvia, una delle cinque gare di Majorca. Questa gara di fatto dà il via alla sua ventesima stagione da professionista, 21 se si considerano le gare da stagista del 2002.
Quell’anno, tanto per ricordare chi correva, vinse la Liegi Peter Van Petegem e l’Italia piazzò nella top 15 gente come Baldato, Sacchi, Celestino e Commesso, oggi tutti diesse o commissari tecnici. L’anno dopo, al suo debutto nella Doyenne, Gilbert si ritirò, ma come in tutte le belle storie quella corsa, la gara che lo spinse più di altre a diventare corridore, la vinse nove anni dopo.
L’altro grande obiettivo di Philippe è il Tour de France: «Voglio andare al Tour per la decima volta. Un bel numero! L’anno scorso avevo detto che poteva essere il mio ultimo Tour. Quando però questo autunno ho visto il percorso sono stato subito ansioso di tornare. Mi piacciono la partenza in Danimarca, i tifosi, il pavè e il passaggio a Longwy (la sua zona natale, ndr)».
Le gambe dell’iridato 2012: la destra è leggermente meno grande della sinistra dopo le cadute al Tour (foto Instagram)Le gambe dell’iridato 2012: la destra è leggermente meno grande della sinistra dopo le cadute al Tour (foto Instagram)
Quattro centimetri
Ma la storia ancora non è finita. Nel ritiro in Spagna Gilbert ha lavorato con una grinta che non si vedeva sul suo volto da un bel po’. Buoni test e finalmente un volume di lavoro importante e costante. In tutto 1.200 chilometri, 40 ore di sella e 20.000 metri di dislivello. Il tutto ha previsto anche esercizi particolari.
«Non mi sono ammalato e ho potuto tessere una buona base – ha concluso Gilbert sempre con Het Nieuwsblad – Sto meglio dell’anno scorso. Ho pedalato anche con una gamba sola. La mia coscia destra, infatti, ha una circonferenza di quattro centimetri in meno rispetto all’altra. Ho avuto davvero molti problemi dopo le mie due grandi cadute al Tour, nelle quali ho picchiato due volte il ginocchio. Per questo non sono più riuscito a raggiungere il livello che volevo».
Il ciclomercato in questo periodo della stagione è sempre in fermento tra nuovi annunci, rumors e riconferme. Al Tour de Pologne ci sono tanti corridori alle ultime recite con la propria squadra prima di passare nella nuova dal 2022 ed uno di questi è Stefano Oldani.
Il 23enne milanese ci aveva detto in anteprima del suo ingaggio alla Alpecin-Fenix per i prossimi due anni, riprendendo anche le parole del suo diesse John Lelangue che, sempre a bici.PRO, aveva dichiarato che lo vedeva in una squadra che gli desse maggiore libertà in base alle sue caratteristiche pur mantenendo un giudizio positivo su di lui.
Il terzo posto centrato a Bielsko-Biala nella quinta tappa del Polonia – dietro a Nikias Arndt del Team Dsm e Matej Mohoric della Bahrain-Victorius (foto di paertura) – gli regala morale, anche per come è nato questo piazzamento (avendo avuto via libera da Degenkolb per disputare lo sprint). Ma proviamo ad approfondire il suo passaggio alla corte di Mathieu Van der Poel.
Torniamo su questa notizia partendo dalle parole di Lelangue.
Penso che lui abbia ragione nel senso che quest’anno al Giro i miei spazi alcune volte li ho avuti però più volte, come anche qui in Polonia, sono stato al servizio dei capitani.
In azione nella crono di apertura dei Paesi Baschi 2021
Nel 2016, tricolore crono, ha corso gli europei U23 a Plumelec: 27° posto
In azione nella crono di apertura dei Paesi Baschi 2021
Nel 2016, tricolore crono, ha corso gli europei U23 a Plumelec: 27° posto
Poi ci avevi detto sinteticamente che ti hanno preso per essere d’appoggio a VdP.
Esatto, sarò in supporto a lui nelle gare in cui lui parteciperà, mentre nelle altre corse potrò giocarmi le mie carte. Questa è una buona notizia per me e non vedo l’ora di iniziare questo nuovo capitolo della mia giovane carriera.
Spiegaci meglio. Lui sarà il faro.
Sicuramente avendo in squadra un campione come Van der Poel, il focus sarà su di lui nelle gare principali, chiaramente a quelle a cui parteciperà. Penso abbiano un bel progetto. La squadra mi ha voluto perché quando non ci sarà lui avrò le carte in regola per giocarmi le mie possibilità. Loro lo sanno e credono in me. E come ho dimostrato col terzo posto di oggi posso esserci e posso fare bene.
C’è un po’ di rammarico ad aver trovato questo risultato a firma già avvenuta?
A dire il vero avevo già avuto contatti con la Alpecin-Fenix e con altre squadre interessate a me e la mia idea era già questa, di cambiare. Per Lelangue, come ha detto, era meglio che io trovassi una squadra dove avere più spazio.
In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto SoudalIn fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
Tecnicamente fai un passo indietro, ma la Alpecin-Fenix è un team professional sui generis. Non dovresti sentire la differenza, la qualità delle gare sarà quasi intatta visto che sono primi nel ranking dedicato alla loro status.
Sicuramente, anzi. Vi dirò la verità, quando dovevo prendere questa decisione dopo la loro proposta, lì per lì in modo “ignorante” ho pensato che stavo firmando per una professional. Poi ci ho riflettuto subito, ho guardato i loro risultati, sarebbero ottavi nella classifica WorldTour e poi so che loro partecipano a corse di rilievo grazie alla classifica speciale che vincono negli ultimi anni con tanti punti di vantaggio. Hanno un budget importante e tanti corridori che vanno forte. Credo di aver fatto un passo importante, sicuramente non indietro.
Conosci già qualcuno a parte i soliti noti?
Non hanno solo Van der Poel o Merlier, ci sono anche Gianni Vermersch e tanti altri giovani, compreso il giovanissimo Ben Tulett (britannico classe 2001, ndr) che è qui in gara al Polonia.
Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzoIeri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Perché hai accettato la loro proposta?
Cercavo una squadra con una mentalità vincente e ambiziosa. Penso che la Alpecin-Fenix mi rispecchi. Lo si capisce da come affrontano tutte le gare a cui partecipano, che abbiano Vdp alla partenza oppure no. Era quello che cercavo per migliorarmi.
Da junior hai vinto un tricolore a crono, nella quarta tappa di media montagna qui in Polonia sei andato bene, ieri hai fatto terzo in volata. Sei ancora giovane, quali sono le tue vere caratteristiche? Cosa stai facendo per diventare più completo?
Mi sto riscoprendo tanto, perché l’anno scorso facevo le volate di gruppo, sfruttando il mio spunto veloce, ma non sono abbastanza esplosivo per vincere gli sprint compatti. Sto migliorando molto in salita, grazie al mio preparatore con cui ho analizzato i dati. E ad esempio, a San Sebastian ho fatto valori importanti per il mio peso. Ancora non so quali sono le mie caratteristiche, non voglio pormi limiti e spero di scoprirmi strada facendo. Spero anche di tornare a lavorare a crono per puntare a piccole corse a tappe come questa per la generale. Non sono un cronoman puro, la mia corporatura non è quella, ma in futuro in gare del genere potrei dire la mia.
Guardando l’organico della Lotto Soudal si capisce subito che è una squadra che va alla ricerca del “tutto e subito”. Non c’è un vero e proprio specialista dei grandi Giri, che vanno interpretati per andare alla conquista di tappe, lo stesso dicasi per le gare d’un giorno o per le prove di pochi giorni, dove pure c’è un Tim Wellens che ha dato già prova di poter raccogliere tanto. La squadra è puntata sui traguardi giornalieri, a cominciare dalle classiche.
Giro d’Italia 2021, Caleb Ewan batte in volata Davide CimolaiGiro d’Italia 2021, Caleb Ewan batte in volata Davide Cimolai
In sede di ciclomercato si è quindi lavorato molto per rinforzare il “corpo” del team, con corridori capaci di svolgere il loro lavoro godendo della massima fiducia dei capitani. In squadra sono stati inglobati ben 7 neoprofessionisti, abbassando notevolmente l’età media della squadra, ma già nelle primissime uscite gente come Conca e Verschaeve ha dimostrato di saperci fare.
Tim Wellens nella vittoria 2021 a BessegesTim Wellens nella vittoria 2021 a Besseges
Per quanto riguarda le punte, il già citato Wellens è l’uomo per le classiche più articolate, mentre Degenkolb ha la mente proiettata verso il sogno Roubaix dove ha già dimostrato di poter battere tutti. Impossibile dimenticare, dato il palmarés, il “vecchio” Gilbert, uno che quando può piazzare la zampata giusta può ancora farlo e intanto è un perfetto regista in corsa. Poi c’è Caleb Ewan, il “collezionista di tappe”, pronto a finalizzare il lavoro della squadra, ma attenzione a non fossilizzarsi su uno schema fisso: con corridori come De Gendt e lo stesso Wellens gli scenari possono anche cambiare.
L’ORGANICO
Nome Cognome
Nato a
Naz.
Nato il
Pro’
Filippo Conca
Lecco
Ita
22.09.1998
2019
Steff Cras
Geel
Bel
13.02.1996
2018
Jasper De Buyst
Asse
Bel
24.11.1993
2013
Thomas De Gendt
Sint Niklaas
Bel
06.11.1986
2009
John Degenkolb
Gera
Ger
07.01.1989
2011
Caleb Ewan
Sydney
Aus
11.07.1994
2015
Frederik Frison
Geel
Bel
28.07.1992
2016
Philippe Gilbert
Verviers
Bel
05.07.1982
2003
Kobe Goossens
Lovanio
Bel
29.04.1996
2020
Sébastien Grignard
Mons
Bel
29.04.1999
2021
Matthew Holmes
Wigan
Gbr
08.12.1993
2014
Roger Kluge
Eisenhuttenstadt
Ger
05.02.1986
2010
Andreas Lorentz Kron
Albertslund
Den
06.01.1998
2017
Kamil Malecki
Bytow
Pol
02.01.1996
2019
Tomasz Marczynski
Cracovia
Pol
06.03.1984
2006
Sylvain Moniquet
Namur
Bel
14.01.1998
2017
Stefano Oldani
Milano
Ita
10.01.1998
2020
Harrison Sweeny
Brisbane
Aus
09.07.1998
2017
Gerben Thijssen
Genk
Bel
21.06.1998
2019
Tosh Van Der Sande
Wijnegem
Bel
21.06.1998
2019
Maxim Van Gils
Brasschsat
Bel
25.11.1999
2021
Brent Van Moer
Beveren
Bel
12.01.1998
2019
Harm Vanhoucke
Courtrai
Bel
17.06.1997
2019
Florian Vermeersch
Gent
Bel
12.03.1999
2018
Viktor Verschaeve
Brasschaat
Bel
03.08.1998
2021
Xandres Vervloesem
Massenhoven
Bel
13.05.2000
2021
Tim Wellens
Sint Truiden
Bel
10.05.1991
2012
DIRIGENTI
John Lelangue
Bel
General Manager
Mario Aerts
Bel
Direttore Sportivo
Herman Frison
Bel
Direttore Sportivo
Nikolas Maes
Bel
Direttore Sportivo
Maxime Monfort
Bel
Direttore Sportivo
Marc Sergeant
Bel
Direttore Sportivo
Kurt Van De Wouwer
Bel
Direttore Sportivo
Marc Wauters
Bel
Direttore Sportivo
DOTAZIONI TECNICHE
Allo stesso modo in cui la Groupama-Fdj è fedele da anni a Lapierre, il rapporto fra la Lotto Soudal e Ridley sta diventando davvero un matrimonio degno di nota. Il modello più utilizzato è la Helium, la bici più leggera per le salite, mentre per gli uomini veloci c’è la Noah Fast Disc, mentre per le crono c’è la Dean Fast. Per tutte gruppi e ruote Campagnolo e pneumatici Vittoria.
Tim Wellens ha vinto l'Etoile de Besseges, con una tappa e una bella difesa a crono. La sua stagione va avanti con le classiche. E il sogno è la Doyenne
Il brand francese Ekoi, produttore di caschi, occhiali, scarpe, abbigliamento ed accessori per il ciclismo, anche per la prossima stagione non farà mancare il proprio apporto, e di conseguenza la propria importante visibilità, nel gruppo del ciclismo professionistico di primissimo livello.
Anche Viviani e Quintana
I “racing team” Ekoi 2021, come amano chiamarli i responsabili del reparto marketing dell’azienda transalpina, saranno la Lotto-Soudal (con gli occhiali e i caschi), la Cofidis di Elia Viviani (caschi e occhiali), laArkea Samsic di Nairo Quintana (caschi e abbigliamento), l‘Euskaltel Euskadi(caschi), laSt Michel Auber93 (abbigliamento e occhiali) e – grandissima novità – ilTeam Qhubeka Assos di Aru, Pozzovivo e Nizzolo, al quale Ekoi fornirà i caschi.
Il casco Corsa Evo con gli occhiali Premium per il Team CofidisIl Team Cofidis avrà in dotazione il casco Corsa Evo e il casco AR14 con gli occhiali Premium
Dal 2008 solo online
Creata nel 2001, Ekoi è vorticosamente cresciuta sul mercato divenendo velocemente leader in Francia: uno dei territori più importanti per tradizione e fatturato a livello europeo. Dal 2008 l’azienda vende solo ed esclusivamente online – una delle prime a prendere radicalmente questa decisione – dunque senza intermediari commerciali poter offrire al pubblico prodotti con un rapporto qualità/prezzo davvero molto, molto competitivo.
Anche il Team Arkea Samsic correrà nel 2021 con occhiali e caschi EkoiAnche il Team Arkea Samsic correrà nel 2021 con occhiali e caschi Ekoi
R&D interno e feedback dai pro
Tutti i prodotti Ekoi Racing sono sviluppati dal reparto interno di Ricerca & Sviluppo in stretta collaborazione con gli atleti professionisti partner del brand. Questa collaborazione ha l’obiettivo di fornire sempre una collezione affidabile, durevole e soprattutto performante. Molti di questi prodotti possono poi essere personalizzati online, con il design e i colori che si preferiscono, mediante i configuratori presenti sul sito.
Il casco Corsa Evo e gli occhiali Premium 70 in colorazione Lotto SoudalIl casco Corsa Evo e AR14 con gli occhiali Premium 70 in colorazione Lotto Soudal
“Cycling with Style”: è questo lo slogan che caratterizza Ekoi, in quanto illustra perfettamente il desiderio di unire simultaneamente stile, performance e confort… L’obiettivo di tutte le collezioni è difatti quello di stupire e sfidare i trend tradizionali del mondo del ciclismo.
Nei giorni scorsiLotto Soudal e Campagnolo hanno ufficialmente rinnovato il loro accordo di collaborazione tecnica anche per il 2021. Si tratta di una delle partnership più longeve nel mondo del ciclismo visto che stiamo parlando di una collaborazione che dura da oltre dieci anni.
Novità donne e U23
Il nuovo anno porterà una doppia novità. Dal 2021 infatti, oltre che della formazione WorldTour,l’azienda vicentina sarà partner delle squadre U23 e femminile del team belga. Si andrà così a completare un progetto di sponsorizzazione tecnica che negli ultimi anni ha ottenuto molti successi.
A tal proposito Nicolò Ildos, Marketing Manager Campagnolo, ha dichiarato: «Sono ormai più di dieci anni che collaboriamo con il Team Lotto Soudal e siamo lieti di rafforzare la nostra partnership per la prossima stagione. Abbiamo vissuto dei momenti indimenticabili nel corso degli anni e siamo sicuri che ne arriveranno altri nel 2021. La fornitura di ruote e gruppi ai team Ladies e U23 ci fornirà una piattaforma di test davvero completa per i nostri prodotti».
Johan Lelangue, General Manager di Lotto Soudal, ha voluto aggiungere: «Da oltre 80 anni la qualità e la precisione dei prodotti Campagnolo contribuiscono alle vittorie dei più grandi campioni di ciclismo di tutti i tempi. Da Coppi, Merckx, Indurain a Nibali, Pogacar, Ewan e Gilbert. Siamo orgogliosi di far parte di questa lista».
A disposizione del team anche la Bianchi Oltre XR Disc 2021Anche la Bianchi Oltre XR Disc 2021
La parola ai campioni
«E’ sempre bello pensare che i migliori ciclisti di tutti i tempi abbiano utilizzato Campagnolo», ha affermato Philippe Gilbert.
Caleb Ewan ha voluto esternare il suo amore per il brand vicentino: «Il gruppo Campagnolo è sicuramente il gruppo più bello da vedere su una bici. Sarebbe la mia unica scelta se dovessi mai progettarne una».
La dotazione tecnica per il 2021
La Lotto Soudal impegnata nel World Tour maschile utilizzerà bici Ridley con un equipaggiamento di cui vi abbiamo parlato in questo articolo pubblicato ieri. La formazione femminile e quella U23 utilizzeranno invece le Ridley Helium SLX Disc equipaggiate con il gruppo elettronico Super Record EPS di Campagnolo insieme alle ruote Campagnolo Bora One 35 e Bora One 50.
Per il 2021 la casa vicentina ha confermato le partnership con la Cofidis (gruppi) e UAE (gruppo e ruote). I due team utilizzeranno bici italiane, rispettivamente De Rosa e Colnago, due marchi che unitamente a Campagnolo hanno fatto la storia del ciclismo mondiale.
Chi pedala da molti anni si ricorderà che in passato non si usava pedalare molto durante l’inverno, anzi c’era il famoso periodo di stacco dalla bicicletta. Ora siamo abituati ad uscire in qualunque stagione senza avere più timore del freddo. Questo è dovuto certamente ad una grande evoluzione dell’abbigliamento tecnico e soprattutto dell’intimo. Per saperne un po’ di più abbiamo parlato con Matteo Benatti, Communication e Marketing Manager di Sixs.
Con il caldo
Per chi non lo sapesse Sixs è un’azienda italiana che produce capi d’abbigliamento tecnico per il ciclismo e non solo. La sua elevata qualità è dovuta all’utilizzo dell’Original Carbon Underwear, un tessuto brevettato che racchiude un mix di fibre tecniche fra cui il carbonio. I capi intimi Sixs sono usati da alcune stagioni dai Team Deceuninck-Quick Step e Lotto Soudal. «Il processo tecnologico ha spinto e spinge tutt’ora a un miglioramento dei capi tecnici – inzia così Matteo Benatti – sia in termini di spessori minori che di prestazioni offerte».
Philippe Gilbert con l’intimo Sixs adatto al caldoPhilippe Gilbert con l’intimo Sixs adatto alle temperature calde
Un aspetto che ci incuriosisce è che i professionisti negli ultimi anni tendono a non indossare l’intimo durante l’estate: «Partiamo dal fatto che noi consigliamo di mettere la maglia intima anche d’estate, però devo dire che i professionisti sono un po’ un mondo a parte. I corridori si trovano ad affrontare delle tappe o delle gare in giornate estive molto calde, con un alto tasso di umidità e spesso gareggiano negli orari più caldi. Per tutti questi motivi capisco che molti scelgono di stare il più leggeri possibile, è una questione di sopravvivenza».
Attenzione al percorso
Una variabile a cui non si pensa mai è il tipo di percorso che devono affrontare i corridori: «Un altro aspetto è il tipo di tracciato che devono affrontare, perché se devono fare una tappa piatta con un gran caldo allora ci sta che non mettano l’intimo. Il discorso cambia se invece devono affrontare una tappa di montagna e devono salire in quota. In quel caso molti usano l’intimo per cercare di termoregolare al meglio la temperatura corporea».
Thomas De Gendt che indossa l’intimo SixsThomas De Gendt della Lotto Soudal con l’intimo Sixs. La squadra belga usa i capi italiani
Nessun obbligo da Sixs
Un altro aspetto di cui tenere conto è la scelta personale del corridore. «Non tutti i corridori hanno le stesse sensazioni – continua Benatti – alcuni usano il capo intimo in certe condizioni, mentre altri no. Noi siamo fornitori della Deceuninck-Quick Step e della Lotto Soudal, due squadre di alto livello e non costringiamo i corridori ad indossare sempre i nostri capi intimi, è una scelta loro in base alle sensazioni che hanno».
Matteo Benatti ci fa notare che non c’è stata solo l’evoluzione dei capi intimi: «Oltre al miglioramento dell’intimo c’è stato un grande sviluppo dell’outwear. Dobbiamo pensare che un professionista che in estate non mette l’intimo viene equipaggiato con l’outwear top di gamma, e questo oggi è davvero di livello altissimo rispetto ad alcuni anni fa – e poi aggiunge – anche se io l’intimo estivo lo consiglio sempre perché aiuta a gestire meglio la sudorazione. Come detto per i professionisti magari può non servire, ma per gli amatori il discorso è diverso, non tutti hanno un outwear top di gamma e l’intimo può aiutare a gestire meglio la termoregolazione».
Remco Evenepoel sui rulli con la maglia SixsRemco Evenepoel sui rulli con la maglia Sixs
Invece per l’inverno
Per quanto riguarda la stagione invernale il discorso cambia un po’. «L’intimo viene pensato come uno strato in più di tessuto e l’idea generale è che serva solo d’inverno – continua Benatti – ma per esempio le squadre che riforniamo non ci chiedono l’intimo invernale. L’equipaggiamento è composto solo dall’estivo e dal 4 stagioni che è un livello intermedio. Probabilmente i professionisti si allenano spesso al caldo e quindi non hanno bisogno dell’invernale e anche se trovano condizioni fredde hanno un’ampia scelta di capi outwear con i quali riescono a gestirsi».
Sixs sviluppa internamente
Per finire abbiamo chiesto a Matteo Benatti quale impatto hanno i feedback dei professionisti sullo sviluppo dei loro prodotti: «Noi sviluppiamo i nostri prodotti e li testiamo internamente senza darli prima ai professionisti. A loro arrivano i prodotti finiti che sono gli stessi che si trovano sul mercato. Per ora abbiamo sempre avuto feedback positivi, ma se i ragazzi dovessero dirci che un determinato prodotto non va bene, siamo pronti a rivederlo. Per fortuna non è mai successo e infatti la nostra collaborazione va avanti da diverse stagioni».
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