Kampioenschap van Vlaanderen 2025, Elia Viviani sul podio vittorioso

Le riflessioni (mature) di Viviani a pochi giorni dal ritiro

14.10.2025
8 min
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Dice di aver capito di essere arrivato al capolinea dopo la reazione a suo dire eccessiva per il secondo posto della Vuelta e l’impossibilità di sprintare a Madrid ha fatto il resto. Dice di aver colto come un segno l’aver visto il Giro del Veneto concludersi nella sua Verona. Poi dice anche che passata la buriana legata all’annuncio di ritirarsi, è tornato a lavorare sodo in pista per i mondiali che lo attendono. E aggiunge che fra le persone cui vorrebbe dire grazie c’è Fabrizio Borra, fisio e consigliere, venuto a mancare troppo presto. Nulla di diverso da quello che ti aspetteresti da Elia Viviani, faro dei velodromi azzurri e velocista da 90 vittorie su strada, un oro e altre due medaglie olimpiche su pista.

Ma piuttosto che mettersi a fare l’elenco dei giorni belli, ci piace concentrarci sulle riflessioni più mature di Elia nel momento del ritiro. Quello che sicuramente lascia al ciclismo e che continuerà a dare. Un’intelligenza così vivace non si spegne staccando il numero.

Domani Viviani correrà il Giro del Veneto, da Vicenza a Verona, poi volerà in Cile per i mondiali su pista
Domani Viviani correrà il Giro del Veneto, da Vicenza a Verona, poi volerà in Cile per i mondiali su pista

Sui Grandi Giri

«Non fare grandi Giri negli ultimi tre anni – conferma Viviani – mi ha danneggiato al 100 per cento. La mia scelta di tornare in Ineos è stata dovuta alla medaglia di bronzo a Tokyo, nel momento in cui la mia carriera su strada non era all’apice. Il CONI guidato da Malagò, mi diede l’opportunità di essere portabandiera. Quel ruolo mi ha responsabilizzato e ho visto che qualcuno credeva in me. Quella medaglia mi ha fatto capire quanto siano importanti per me le Olimpiadi. Ineos mi ha dato la possibilità di tornare con un programma per arrivare fino a Parigi. Non avevano un leader per le corse a tappe e sarebbero andati nei Giri per le tappe. Invece non sono mai riuscito a entrare nel team né del Giro né del Tour né della Vuelta. Non per preparare le Olimpiadi, ma per restare nel mondo del grande ciclismo.

«Quest’anno alla Vuelta ho capito quanto mi fosse mancato quel tipo di esperienza. Il grande ciclismo sono i Grand Tour e le grandi classiche e se non fai quelle e sei un grande ciclista, ti manca qualcosa. Tre anni che sicuramente mi hanno tolto qualcosa nella carriera, ma non mi hanno impedito su pista di raggiungere quello che volevo, dato che comunque a Parigi la medaglia è stata raggiunta».

Viviani portabandiera a Tokyo. L’Olimpiade gli ha lasciato nuovo spirito e una grande condizione fisica
Viviani portabandiera a Tokyo. L’Olimpiade gli ha lasciato nuovo spirito e una grande condizione fisica

Su Elia bambino

«All’Elia bambino – sorride Viviani – direi di non cambiare niente. Sono stato fortunato perché ho trovato le persone giuste nella categoria di giovanissimi, che mi hanno portato fino agli juniores. Ho trovato un ambiente che mi ha fatto crescere bene, continuando a studiare. Le cose cominciavano ad essere serie, ma era ancora un divertimento. Poi ho trovato la devo della Liquigas e in Paolo Slongo la figura che mi ha cresciuto e mi ha dato l’opportunità di fare gli under 23 tranquillo, sapendo già di avere un contratto in tasca.

«Quindi la Liquigas, una squadra italiana piena di campioni che mi sono stati d’esempio e direttori sportivi come una volta. Passare al Team Sky è sempre stato il mio sogno da pistard, ovviamente guardando gli inglesi. Mi hanno portato alla prima vittoria a un Grande Giro. Davvero, al piccolo Elia consiglierei di non cambiare nulla».

Elia Viviani, Marchiol-Pasta Montegrappa, 2008
Viviani ha corso gli U23 nella Marchiol-Pasta Montegrappa vivaio della Liquigas, seguito da Paolo Slongo
Elia Viviani, Marchiol-Pasta Montegrappa, 2008
Viviani ha corso gli U23 nella Marchiol-Pasta Montegrappa vivaio della Liquigas, seguito da Paolo Slongo

Sui ragazzi di ora

«E’ molto complicato – riflette Viviani – dare consigli a un giovane di adesso. Mi verrebbe da dirgli: «Prenditi i tuoi tempi. Quando passi professionista datti il tempo di trovare i tuoi valori, trovare la tua dimensione, raggiungere i tuoi risultati». Ma la realtà del ciclismo moderno è diversa, quindi non so neanche se possa essere un consiglio valido. E’ un ciclismo dominato da fenomeni ed è inevitabile che per alcuni sarebbe il consiglio sbagliato. Sarebbe troppo prudente e quindi in questo mi trovo un po’ in difficoltà. Le nuove generazioni sono cambiate e non saremo noi a riportarli indietro». 

Giro d'Italia 2015, Elia Viviani vince la sua prima tappa al Giro d'Italia sul traguardo di Genova con la maglia del Team Sky
L’aprodo al Team Sky era il sogno di pistard di Viviani e nel 2015 arriva la tappa di Genova al Giro: la prima
Giro d'Italia 2015, Elia Viviani vince la sua prima tappa al Giro d'Italia sul traguardo di Genova con la maglia del Team Sky
L’aprodo al Team Sky era il sogno di pistard di Viviani e nel 2015 arriva la tappa di Genova al Giro: la prima

Sul ciclismo italiano

«Mi piace guardare il bicchiere mezzo pieno – dice Viviani – abbiamo Milan che potenzialmente è il velocista più forte al mondo. Abbiamo i giovani che stanno arrivando anche nei Grandi Giri. Tiberi ha avuto un anno storto, ma penso che sia il presente per le classifiche generali. Pellizzari ha fatto una crescita progressiva con Reverberi. Ora è alla Red Bull: gli hanno permesso di fare il salto di qualità e ha già dimostrato in due Grandi Giri nello stesso anno di essere uno dei prossimi corridori che possano ambire a vincerne uno. Finn è il nuovo fenomeno del ciclismo italiano e prego il Signore che abbia il giusto percorso di crescita. Ganna ha fatto delle grandi classiche quest’anno. Ha avuto quel brutto incidente al Tour che gli ha compromesso la seconda parte di stagione, però Pippo è il nostro uomo per le classiche, insieme ai veterani che possono essere Trentin e Ballerini.

«Secondo me il ciclismo italiano sta bene, ma se andiamo a confrontarci con Pogacar, dobbiamo arrenderci a uno che da solo fa i risultati di una squadra WorldTour di vertice. Scaroni ha fatto un’annata da top rider. Fortunato è da anni uno dei migliori scalatori che abbiamo. Bettiol dà i suoi squilli. Quindi ci siamo, però sicuramente c’è del lavoro da fare. Quello che preoccupa è il ciclismo giovanile. Le categorie juniores e U23, ma anche gli allievi, perché la ricerca del talento va sempre più in giù. Penso che fare qualcosa sia dovere della federazione e responsabilità di chiunque ha in mano questi ragazzini».

Un peccato non concludere la Vuelta con lo sprint di Madrid, ma Viviani ha condiviso i motivi della protesta
Un peccato non concludere la Vuelta con lo sprint di Madrid, ma Viviani ha condiviso i motivi della protesta

Sulla Vuelta

«La Vuelta è stata un’esperienza difficile. Non abbiamo mai messo in discussione le ragioni della protesta – spiega Viviani – era giusto protestare per quello che stava succedendo. D’altra parte mi è dispiaciuto tantissimo non aver sprintato a Madrid. Lo stesso per tre giovani della squadra che non avevano mai concluso un Grande Giro. Sai che al traguardo ti aspettano famiglie e fidanzate e invece ti ritrovi a chiamarli sperando che stiano bene perché all’arrivo ci sono delle rivolte.

«In quei 21 giorni ho provato a mettermi nei panni dei ragazzi della Israel-Premier Tech. La verità è che se due o tre anni fa avessi firmato un triennale con loro, sarei stato in quella squadra e nella loro stessa situazione. Non dovevamo essere noi ciclisti a cacciare via i nostri colleghi. Per cui, da ciclista mi sarebbe piaciuto fare una Vuelta senza nessun intoppo, dall’altra dico che era giusto protestare per una ragione del genere. Adesso se Dio vuole, pare si sia trovato un accordo e speriamo che la squadra possa avere un futuro».

I social hanno cambiato il rapporto fra corridori e media, ma Viviani spiega di avere sempre lui il controllo su quello che pubblica
I social hanno cambiato il rapporto fra corridori e media, ma Viviani spiega di avere sempre lui il controllo su quello che pubblica

Sui media

«I social hanno portato un canale di comunicazione che prima non c’era. Qualche anno fa, per dare l’annuncio del mio ritiro, avremmo dovuto organizzare una conferenza stampa da qualche parte. Con l’arrivo dei social, basta un clic. Sicuramente quindi il rapporto con i media è diminuito, ma dall’altra parte la verità è che le cose belle vengono fuori solo parlandone faccia a faccia. Sono ancora uno dei corridori vecchio stile.

«Dai social c’è da prendere il bello e il brutto, purtroppo o per fortuna, perché alla fine sono diventati un vero e proprio lavoro. E poi dipende da come vengono gestiti dagli atleti. Alcuni se li fanno gestire, a me invece è sempre piaciuto avere il controllo. Mi aiutano a livello grafico, però mi è sempre piaciuto avere il controllo di quello che dico e quello che faccio vedere ai miei tifosi o ai media che ci seguono».

Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Dare un freno alla riduzione dei manubri può avere un senso, dice Viviani, limitare i rapporti non ne ha. Ma la sicurezza è un problema
Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Dare un freno alla riduzione dei manubri può avere un senso, dice Viviani, limitare i rapporti non ne ha. Ma la sicurezza è un problema

Sulla sicurezza

«C’è tantissimo lavoro da fare – si lancia Viviani – ma non è collegato ai materiali. Standardizzare la misura dei manubri ha senso per impedire gli estremismi. Nel gruppo WorldTour non vedo cose stranissime sotto questo aspetto. Però è ovvio che devi mettere una regola perché chi ad esempio monta manubri sotto i 30 centimetri, che rendono la bici inguidabile nelle situazioni di gruppo compatto. Gli altri limiti non so chi li inventa, anche quello dei rapporti. Se tu limiti i rapporti, ci saranno gli allenatori che faranno fare lavori di cadenza ai corridori e le velocità saranno sempre quelle. Grandi cadute in discesa avvengono nelle curve non sul dritto, perché qualcuno perde il controllo della bici. Le tappe velocissime in pianura sono sempre meno, quindi gli sprinter devono allenarsi a vincere tappe da 2.000, 2.200, 2.500 metri di livello. Quindi la regola dei manubri ci sta, bisogna mettere dei limiti. La regola dei rapporti è una cosa buttata là e infatti non si farà neanche il test.

«Sulla sicurezza c’è tanto da fare, se ne parla tanto e alla fine non si fa niente. Parliamo di transenne, imbottiture sugli ostacoli, queste cose qui. Ci sono gare in cui ti chiedi come sia possibile che un gruppo di professionisti dell’elite del ciclismo corra su percorsi del genere e con delle transenne così».

Le Ridley Noah Fast del Team Lotto-Soudal

11.10.2022
5 min
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Il “pacchetto bici” utilizzato dai corridori del team belga è molto interessante, in termini di aerodinamica, fattore molto ambito tra i pro’. E poi ci sono alcune soluzione adottate che non devono passare inosservate.

Abbiamo chiesto a Nick Mondelaers, meccanico del Team Lotto-Soudal e riferimento anche per Ridley che fornisce i frame-kit.

Nick Mondelaers prima de Il Lombardia 2022
Nick Mondelaers prima de Il Lombardia 2022
I corridori utilizzano solo la Ridley Noah Fast?

Si, oggi tutti gli atleti del team utilizzano la Noah Fast, perché pur essendo una bici che nasce con dei forti concetti di aerodinamica, va bene anche nei percorsi tecnici e con molta salita. E poi è rigida, un aspetto particolarmente apprezzato dai corridori. Ti posso dire che la Noah Fast in quest’ultima versione è ambita anche al di fuori del nostro team, confermando la tradizione della ricerca aero di Ridley.

Quanto pesa la bicicletta?

Una Ridley Noah Fast in taglia M, con le DT Swiss ARC50, pesa 7,2 chilogrammi.

Come sono montate le bici?

C’è un frame-kit Ridley Noah-Fast, manubrio integrato full carbon, trasmissione Shimano, ma la catena è KMC, noi utilizziamo la versione Gold. Il movimento centrale è fornito dal nostro sponsor Cema.

Ruote?

Le ruote sono DT Swiss ARC1100 e possono essere di tre profili differenti: 45, 50 e 62, tutte tubeless. Abbiamo Vittoria per gli pneumatici, ovviamente tubeless ed è nostra prassi inserire l’Air-Liner nel tubeless. Le selle sono di Selle Italia. I pedali sono Look, il nastro manubrio LizardSkin e i portaboraccia Tacx, normalmente usiamo quello in carbonio. Il power meter è 4iiii.

Nick ci mostra l’Air-Liner di Vittoria
Nick ci mostra l’Air-Liner di Vittoria
Gli Air-Liner nel tubeless?

Si, li usiamo a prescindere dal percorso, non solo in occasione delle gare delle pietre. I corridori li apprezzano e anche nei test effettuati per quantificare la resistenza al rotolamento non ci sono effetti negativi. Così come per quanto concerne il peso, pochissimi grammi in aggiunta che sono impercettibili. Inseriamo comunque del liquido anti-foratura nel tubeless.

Ma notiamo anche le gomme con sezioni diverse!

Usiamo i tubeless Vittoria Corsa, 25 davanti e 28 dietro. I test nella galleria del vento hanno dimostrato i vantaggi della combinazione. Il modello Control viene montato in occasione delle corse più impegnative per i componenti, ad esempio quelle di Belgio, nord della Francia e quando sappiamo di tratti di sterrato/gravel. Variano anche le pressioni, in base al peso e alle preferenze del corridore, ma teniamo conto delle indicazioni fornite dal costruttore di gomme. Comunque siamo intorno alle 5 atmosfere.

Per le Ridley è la prima stagione senza Campagnolo!

E’ stato un grande cambio, avvenuto dopo tanti anni di collaborazione. DT Swiss ci ha fornito oltre 250 coppie di ruote, di varie tipologie, prodotti che si dimostrano all’altezza del nome che portano.

Le corone Rotor 54/42 usate da Conca
Le corone Rotor 54/42 usate da Conca
Invece per le trasmissioni?

Non siamo un team sponsorizzato Shimano, quindi noi acquistiamo le trasmissioni e i componenti che ci servono per le biciclette. Un po’ come altri, in questo anno abbiamo avuto delle difficoltà a reperire tutti i pezzi, nonostante gli ordini fossero stati fatti circa a metà del 2021. Qualche corridore ha avuto la necessità di corone più grandi, ad esempio Filippo Conca che utilizza la combinazione 54-42. Per lui abbiamo acquistato delle corone Rotor e le abbiamo adattate sulle pedivelle Shimano.

Vuelta a sorpresa, ma con 25 giorni di altura Conca è pronto

18.08.2022
7 min
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Quello che è successo al Giro d’Italia, ma a parti inverse. Filippo Conca, si ritrova al via della Vuelta. Il corridore della Lotto Soudal sta per affrontare il suo primo grande Giro.

Lo ha saputo così, a sorpresa, prima del via di una corsa. Talmente a sorpresa che per raggiungere la squadra in Olanda in pratica si è dovuto sciroppare un “interrail” per mezza Europa.

«Ero – racconta Conca – alla Polynormande (corsa tra Bretagna e Normandia, ndr), da lì ho preso un treno per Parigi, viaggio di 4 ore e mezzo. Poi un altro treno per Bruxelles. Da Bruxelles ancora in treno fino ad Herentals dove abbiamo la logistica della squadra e da lì con loro sono arrivato ad Utrecht».

Con le valigie e la bici al seguito, Conca (24 anni a settembre) ha raggiunto il via della Vuelta
Con le valigie e la bici al seguito, Conca (24 anni a settembre) ha raggiunto il via della Vuelta
Come mai non hai viaggiato in aereo?

Perché di questi tempi con i voli è sempre un bel problema, come si è visto. Io avevo la bici al seguito e molte volte i bagagli non stanno arrivando. All’italiano per esempio mi hanno annullato il volo. Alla fine ne ho dovuti prendere due: Milano-Roma, Roma-Bari. Sono partito alle 7 e sono arrivato in hotel alle 21,30. Niente massaggi, sgambata… e infatti nel finale di corsa il giorno dopo non ero brillante.

Filippo, questa Vuelta dunque è stata davvero una sorpresa…

Ero riserva per la gara spagnola. L’altroieri mi hanno avvertito per dirmi che sarei stato della partita. Un altro ragazzo appena uscito dal Covid non dava garanzie e così hanno chiamato me. In pratica è accaduto, a parti inverse, quel che è successo a me al Giro.

Però Filippo qualcosa è mancato in questa stagione…

Direi che in generale sono mancati questi due anni. Non tanto le corse o gli allenamenti, ma non sono mai riuscito a trovare la condizione giusta. Un mese correvo e poi per un motivo o per un altro mi fermavo. In questo modo non prendi continuità e non trovi mai la giusta forma.

Ai Baschi grande fatica. Filippo ha preso il Covid, toccando il punto più basso e duro della sua stagione
Ai Baschi grande fatica. Filippo ha preso il Covid, toccando il punto più basso e duro della stagione
E adesso come stai? 

Dopo il Covid di aprile non ho avuto più problemi. Lo sento e lo vedo dalle prestazioni in bici. La ruota sta iniziando a girare per il verso giusto. L’avevo preso ai Baschi. Sono stato fermo per nove giorni, ho ripreso ma poco dopo avevo una stanchezza tremenda. Mi sono ripreso solo a fine maggio e solo da quel momento ho iniziato ad allenarmi con intensità.

Come arrivi allora a questa Vuelta?

Ho le sensazioni migliori da due anni a questa parte.

Ma i risultati non sono ancora arrivati, speriamo possano arrivare alla Vuelta…

Vero e non è facile tra la condizione che non c’era e il fatto che debba lavorare per la squadra. Con il discorso che servono punti si lavora soprattutto per i primi dieci. Se avessi avuto più spazio, magari avrei fatto meglio.

Che poi sei scadenza di contratto, giusto?

Esatto. E non è facile. Al Tour de l’Ain nonostante mi sia messo a disposizione, non ho mollato una volta finito il mio lavoro. Sono arrivato 14° ma serve a poco. Magari una top 10 mi avrebbe aiutato un po’. 

Ben 25 giorni in altura. Il lombardo si è allenato molto bene. E sente di andare forte
Ben 25 giorni in altura. Il lombardo si è allenato molto bene. E sente di andare forte
E sarai a disposizione anche in Spagna?

In Spagna andiamo per le fughe e tutti abbiamo carta bianca. Giusto Cras (Steff Cras, belga di 26 anni, ndr) proverà a tenere per la classifica, ma senza pressione.

Te lo auguriamo! Filippo, passiamo alla preparazione. Hai detto che finalmente vedi la prestazione. Come ti sei preparato a questo tuo primo grande Giro… senza saperlo?

Tutto sommato è stata una preparazione adatta ad un grande Giro, anche perché ci speravo: questa Vuelta volevo farla a tutti i costi. Alla fine sono stato in altura a Livigno ben 25 giorni: i primi dieci con la squadra a Trepalle (quota 2.300 metri, ndr) e poi in appartamento a Livigno (1.800 metri, ndr). Non avevo mai fatto un’altura così. Ho parlato con la squadra, avrei dovuto fare delle gare, ma volevo restare lassù per fare un grande volume. Se fossi sceso prima, magari sarei andato più forte all’Ain, ma non sarei stato “giusto” per la Vuelta. Ho fatto qualità proprio con il Tour de l’Ain e la Polynormande.

Cosa hai fatto dunque in altura?

Come detto, quantità. Ho fatto dei blocchi da due e tre giorni, intervallati da un giorno di scarico: un’uscita facile con pausa bar! Ho lavorato senza tirarmi il collo, solo nell’ultima settimana ho aumentato un po’ l’intensità, ma senza ancora fare dei fuori soglia. Se avessi tirato, sarei entrato in forma subito, ma mi sarei bruciato presto, vanificando i benefici della montagna. Quindi facevo delle uscite tra le 4 ore e mezzo e le 5 ore e mezzo e un paio da sei ore, ma sempre con molto dislivello: 3.500 e anche oltre i 4.000 metri. Ho inserito la palestra, una volta a settimana, per il sistema neuromuscolare.

Per il lecchese una bella fuga alla Sanremo, ma in queste due stagioni pochi risultati
Per Conca una bella fuga alla Sanremo, ma in queste due stagioni pochi risultati
Palestra: pesi o corpo libero?

Pesi, ma senza esagerare, anche perché io tendo a mettere su muscolo e non voglio appesantirmi. Sono a 75 chili che per la mia statura (190 centimetri) vanno bene. Magari potrei essere un filo più magro per andare più forte in salita, ma poi perderei forza. Per quel che mi riguarda, meglio cercare di aumentare i watt che dimagrire.

Prima hai parlato d’intensità, ma facevi anche dei lavori?

La forza l’ho sempre curata in bici. Facevo delle SFR di 2′-3′ ma con i watt alla soglia. Poi lavori al medio in salita con i 2′ finali a soglia. 

Hai lavorato anche con la bici da crono? Visto che ci sarà persino una cronosquadre. A proposito, ne hai mai fatte?

Da pro’ no, ma da under 23 sì, all’Avenir del 2019. Giusto l’altro ieri abbiamo fatto delle prove con il team nell’autodromo di Zolder. Non tanto perché puntiamo sulla crono, ma per cercare di non combinare guai e prendere rischi inutili. E poi ci sono team che sui materiali sono più avanti di noi.

Cioè?

Su strada siamo messi molto bene con ruote, bici e il resto. Siamo molto competitivi. A crono invece siamo un po’ indietro e stiamo aspettando la nuova bici per il prossimo anno.

E in altura ti sei allenato a crono?

Poco, anche perché come detto neanche conviene investirci troppo. Anche se sei al 100%, sei in svantaggio con i materiali. 

E ci lavorerai?

Mi piacerebbe farlo. Magari fra due-tre anni succederà che sono lì a giocarmi una breve corsa a tappe e dovrò fare la crono a tutta. Se non ci lavori dal puntare ad una top 5 ti ritrovi fuori dalla top 10.

Al Tour de l’Ain è tornato il sorriso sul volto di Conca. E ora sotto con la Vuelta
Al Tour de l’Ain è tornato il sorriso sul volto di Conca. E ora sotto con la Vuelta
Alla luce di quanto ci siamo detti, qual è la tappa ideale di Filippo Conca?

Una tappa non semplice, ma neanche durissima. Mi piacerebbe ci fossero salite lunghe, anche lunghissime, ma pedalabili. Per me non c’è una tipologia di corsa preferita. Su una salita secca ci sono 30 corridori più forti di me, quindi devo anticipare, devo puntare sulle fughe. Io poi ho notato che a inizio gara ci sono tanti corridori più forti di me, mentre nei finali vado meglio. Il divario diminuisce

Ti appresti ad affrontare il tuo primo grande Giro: cosa ti aspetti dunque?

Considerando quanto appena detto spero che possa emergere questo aspetto e fare bene man mano che si va avanti. Sono curioso di vedere come reagirà il mio fisico nella terza settimana. Sin qui la corsa a tappe più lunga che ho fatto è stata di 10 giorni: due volte il Giro da dilettante e due volte sono arrivato quinto nella generale. Sul piano delle prestazioni spero di andare forte perché sento di stare bene, so che con la preparazione fatta posso crescere e fare qualcosa di bello.

Hai già visto qualche tappa?

Non sapendo di andare in Spagna, no. Gli ultimi giorni sono stati super intensi, ma da stasera mi metterò a studiare quale può essere quella più adatta a me. Di certo non le prime tappe in Olanda. Lì i velocisti avendo poche possibilità non vorranno lasciarsi scappare le occasioni di volata.

Dopo Valverde saluta anche Gilbert (che sogna la Sanremo)

25.01.2022
6 min
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Non solo Valverde, quest’anno anche un altro gigante del pedale lascerà il gruppo. Due Liegi, quattro Amstel, una Roubaix, un Lombardia, un Fiandre, tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta, un mondiale… è Philippe Gilbert. Il corridore della Lotto-Soudal è stato tra coloro che maggiormente hanno pagato l’avvento del Covid.

Nel 2020 ha corso davvero poco. Sono seguiti poi degli acciacchi dovuti principalmente alle cadute al Tour, sempre del 2020, ed ecco che a quasi 40 anni, Philippe è un classe 1982, il perdere continuità si è trasformato in un “bel” problema. Un problema che lo ha allontanato tantissimo dalla sua forma migliore. Intaccando persino la sua proverbiale grinta.

Gilbert in allenamento con la sua squadra ad Altea in Spagna durante questo inverno
Gilbert in allenamento con la sua squadra ad Altea in Spagna durante questo inverno

Consapevolezza e orgoglio

Gilbert è totalmente consapevole della sua situazione. Sa bene che tornare a vincere sarà molto difficile. Lui le corse alle quali punta, le classiche, le conosce bene e sa che richiedono una gamba supersonica. E sa anche che questa potrebbe non bastare. Servono testa, convinzione totale, un’ottima squadra. Anche se sotto quest’aspetto i movimenti manageriali (via Marc Sergeant e Herman Frison, dentro Allan Davis, Yana Seel e Cherie Pridham) sembrano aver rimesso il team sulla strada buona.

«Chiaramente vorrei vincere – ha detto Gilbert all’Het Nieuwsblad – ma prima ancora vorrei arrivare alla fine di una grande gara a giocarmela. Per me questa è la cosa più importante. Tornare competitivo è il primo obiettivo. Sarò contento se me la giocherò con i migliori sin dall’Omloop Het Nieuwsblad. Ricordo ancora la prima volta, 17 anni fa. Sono sempre motivato per questo evento anche se non so che in che stato mentale sarò. E ormai non so neanche più come potrei reagire di fronte ad una vittoria!».

«Però sono contento della mia carriera sin qui – ha detto ancora Gilbert – ho sempre accettato le sfide che mi sono capitate e ho sempre dato il massimo».

Ricordiamo ancora la sua tripletta nel 2011, quando in sette giorni si portò a casa Amstel, Freccia e Liegi. La Liegi, “casa sua”… Divenne il re del Belgio. Ai livelli, e forse anche di più, di quel che è oggi Wout Van Aert. Philippe scattava con una potenza unica: rapporto in canna, spalle oltre il manubrio e il divario con gli altri che si apriva in un lampo.

Primavera 2011: inizia la mitica tripletta. Sul Cauberg, Gilbert va talmente forte che stacca tutti e si gode la sua seconda Amstel
Primavera 2011: inizia la mitica tripletta. Sul Cauberg, Gilbert va talmente forte che stacca tutti e si gode la sua seconda Amstel

Liegi mon amour

Lo scorso anno durante la ricognizione sulla Redoute incontrammo i suoi genitori che aspettavano il suo passaggio. Sapevano bene che il loro ragazzo non era al massimo, ma loro c’erano. Così come c’era il Belgio. Tanto più lungo le rampe di quella mitica cote, la sua cote. Il suo passaggio era accompagnato dagli applausi. Un’onda che saliva di pari passo con lui. E alla sua ruota tanti corridori anche giovani e di altre squadre, pronti a scrutare qualcosa o semplicemente a godersi la Redoute con Gilbert.

«Sono stati due anni difficili, da dimenticare direi. Spero vada meglio quest’anno. È passato molto tempo da quando ho vinto e vorrei rivivere quelle vittorie, quei momenti di gioia. Ma se non dovessi essere all’altezza mi metterò a disposizione dei miei compagni di squadra.

«Non farò le classiche delle pietre per fare bene proprio nelle Ardenne – ha continuato Gilbert con Het Nieuwsblad – È una scelta logica e mi sto preparando appositamente per queste. La settimana delle Ardenne sarà speciale. Sarà un momento bellissimo. Conosco tutti e “giocherò in casa”».

Gilbert è arrivato due volte terzo alla Sanremo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015, scollinò davanti ma cadde e chiuse 55°
Gilbert è arrivato due volte terzo alla Sanremo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015, scollinò davanti ma cadde e chiuse 55°

Quella Sanremo…

Gilbert è uno dei pochissimi ad aver vinto quasi tutte le classiche monumento. Pochi giorni fa in merito proprio ai cinque monumenti si diceva di come Pogacar ne potesse vincere “tranquillamente” quattro su cinque. La Roubaix infatti sembra “off limits” anche per lui, ma con lo sloveno mai dire mai.

A Philippe per il prestigioso pokerissimo manca solo la Sanremo. Quella Classicissima che non è riuscito a vincere e che dice: «Sarà difficilissimo conquistare adesso. Certo, se potessi vincerla sarebbe un qualcosa davvero di speciale. Un premio alla mia carriera che in questo modo sarebbe ancora più prestigiosa.

«Però mai dire mai: l’anno scorso chi avrebbe previsto che Stuyven avrebbe vinto? Da parte mia cercherò di farmi trovare al massimo».

In ritiro grande grinta per il corridore della Lotto Soudal (foto Instagram – Facepeeters)
In ritiro grande grinta per il corridore della Lotto Soudal (foto Instagram – Facepeeters)

Da Calvia al Tour

Il vallone inizierà il suo 2022 agonistico domani al Trofeo Calvia, una delle cinque gare di Majorca. Questa gara di fatto dà il via alla sua ventesima stagione da professionista, 21 se si considerano le gare da stagista del 2002.

Quell’anno, tanto per ricordare chi correva, vinse la Liegi Peter Van Petegem e l’Italia piazzò nella top 15 gente come Baldato, Sacchi, Celestino e Commesso, oggi tutti diesse o commissari tecnici. L’anno dopo, al suo debutto nella Doyenne, Gilbert si ritirò, ma come in tutte le belle storie quella corsa, la gara che lo spinse più di altre a diventare corridore, la vinse nove anni dopo.

L’altro grande obiettivo di Philippe è il Tour de France: «Voglio andare al Tour per la decima volta. Un bel numero! L’anno scorso avevo detto che poteva essere il mio ultimo Tour. Quando però questo autunno ho visto il percorso sono stato subito ansioso di tornare. Mi piacciono la partenza in Danimarca, i tifosi, il pavè e il passaggio a Longwy (la sua zona natale, ndr)».

Le gambe dell’iridato 2012: la destra è leggermente meno grande della sinistra dopo le cadute al Tour (foto Instagram)
Le gambe dell’iridato 2012: la destra è leggermente meno grande della sinistra dopo le cadute al Tour (foto Instagram)

Quattro centimetri

Ma la storia ancora non è finita. Nel ritiro in Spagna Gilbert ha lavorato con una grinta che non si vedeva sul suo volto da un bel po’. Buoni test e finalmente un volume di lavoro importante e costante. In tutto 1.200 chilometri, 40 ore di sella e 20.000 metri di dislivello. Il tutto ha previsto anche esercizi particolari.

«Non mi sono ammalato e ho potuto tessere una buona base – ha concluso Gilbert sempre con Het Nieuwsblad – Sto meglio dell’anno scorso. Ho pedalato anche con una gamba sola. La mia coscia destra, infatti, ha una circonferenza di quattro centimetri in meno rispetto all’altra. Ho avuto davvero molti problemi dopo le mie due grandi cadute al Tour, nelle quali ho picchiato due volte il ginocchio. Per questo non sono più riuscito a raggiungere il livello che volevo».

Terzo posto e scelta Alpecin: «La mia squadra su misura»

14.08.2021
5 min
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Il ciclomercato in questo periodo della stagione è sempre in fermento tra nuovi annunci, rumors e riconferme. Al Tour de Pologne ci sono tanti corridori alle ultime recite con la propria squadra prima di passare nella nuova dal 2022 ed uno di questi è Stefano Oldani.


Il 23enne milanese ci aveva detto in anteprima del suo ingaggio alla Alpecin-Fenix per i prossimi due anni, riprendendo anche le parole del suo diesse John Lelangue che, sempre a bici.PRO, aveva dichiarato che lo vedeva in una squadra che gli desse maggiore libertà in base alle sue caratteristiche pur mantenendo un giudizio positivo su di lui.

Il terzo posto centrato a Bielsko-Biala nella quinta tappa del Polonia – dietro a Nikias Arndt del Team Dsm e Matej Mohoric della Bahrain-Victorius (foto di paertura) – gli regala morale, anche per come è nato questo piazzamento (avendo avuto via libera da Degenkolb per disputare lo sprint). Ma proviamo ad approfondire il suo passaggio alla corte di Mathieu Van der Poel.

Torniamo su questa notizia partendo dalle parole di Lelangue.

Penso che lui abbia ragione nel senso che quest’anno al Giro i miei spazi alcune volte li ho avuti però più volte, come anche qui in Polonia, sono stato al servizio dei capitani.

Poi ci avevi detto sinteticamente che ti hanno preso per essere d’appoggio a VdP. 

Esatto, sarò in supporto a lui nelle gare in cui lui parteciperà, mentre nelle altre corse potrò giocarmi le mie carte. Questa è una buona notizia per me e non vedo l’ora di iniziare questo nuovo capitolo della mia giovane carriera.

Spiegaci meglio. Lui sarà il faro.

Sicuramente avendo in squadra un campione come Van der Poel, il focus sarà su di lui nelle gare principali, chiaramente a quelle a cui parteciperà. Penso abbiano un bel progetto. La squadra mi ha voluto perché quando non ci sarà lui avrò le carte in regola per giocarmi le mie possibilità. Loro lo sanno e credono in me. E come ho dimostrato col terzo posto di oggi posso esserci e posso fare bene.

C’è un po’ di rammarico ad aver trovato questo risultato a firma già avvenuta?

A dire il vero avevo già avuto contatti con la Alpecin-Fenix e con altre squadre interessate a me e la mia idea era già questa, di cambiare. Per Lelangue, come ha detto, era meglio che io trovassi una squadra dove avere più spazio.

In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
Tecnicamente fai un passo indietro, ma la Alpecin-Fenix è un team professional sui generis. Non dovresti sentire la differenza, la qualità delle gare sarà quasi intatta visto che sono primi nel ranking dedicato alla loro status.

Sicuramente, anzi. Vi dirò la verità, quando dovevo prendere questa decisione dopo la loro proposta, lì per lì in modo “ignorante” ho pensato che stavo firmando per una professional. Poi ci ho riflettuto subito, ho guardato i loro risultati, sarebbero ottavi nella classifica WorldTour e poi so che loro partecipano a corse di rilievo grazie alla classifica speciale che vincono negli ultimi anni con tanti punti di vantaggio. Hanno un budget importante e tanti corridori che vanno forte. Credo di aver fatto un passo importante, sicuramente non indietro.

Conosci già qualcuno a parte i soliti noti?

Non hanno solo Van der Poel o Merlier, ci sono anche Gianni Vermersch e tanti altri giovani, compreso il giovanissimo Ben Tulett (britannico classe 2001, ndr) che è qui in gara al Polonia.

Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Perché hai accettato la loro proposta?

Cercavo una squadra con una mentalità vincente e ambiziosa. Penso che la Alpecin-Fenix mi rispecchi. Lo si capisce da come affrontano tutte le gare a cui partecipano, che abbiano Vdp alla partenza oppure no. Era quello che cercavo per migliorarmi.

Da junior hai vinto un tricolore a crono, nella quarta tappa di media montagna qui in Polonia sei andato bene, ieri hai fatto terzo in volata. Sei ancora giovane, quali sono le tue vere caratteristiche? Cosa stai facendo per diventare più completo?

Mi sto riscoprendo tanto, perché l’anno scorso facevo le volate di gruppo, sfruttando il mio spunto veloce, ma non sono abbastanza esplosivo per vincere gli sprint compatti. Sto migliorando molto in salita, grazie al mio preparatore con cui ho analizzato i dati. E ad esempio, a San Sebastian ho fatto valori importanti per il mio peso. Ancora non so quali sono le mie caratteristiche, non voglio pormi limiti e spero di scoprirmi strada facendo. Spero anche di tornare a lavorare a crono per puntare a piccole corse a tappe come questa per la generale. Non sono un cronoman puro, la mia corporatura non è quella, ma in futuro in gare del genere potrei dire la mia.

Lotto Soudal: si punta a vincere, senza aspettare…

20.04.2021
3 min
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Guardando l’organico della Lotto Soudal si capisce subito che è una squadra che va alla ricerca del “tutto e subito”. Non c’è un vero e proprio specialista dei grandi Giri, che vanno interpretati per andare alla conquista di tappe, lo stesso dicasi per le gare d’un giorno o per le prove di pochi giorni, dove pure c’è un Tim Wellens che ha dato già prova di poter raccogliere tanto. La squadra è puntata sui traguardi giornalieri, a cominciare dalle classiche.

Giro d’Italia 2021, Caleb Ewan batte in volata Davide Cimolai
Giro d’Italia 2021, Caleb Ewan batte in volata Davide Cimolai

In sede di ciclomercato si è quindi lavorato molto per rinforzare il “corpo” del team, con corridori capaci di svolgere il loro lavoro godendo della massima fiducia dei capitani. In squadra sono stati inglobati ben 7 neoprofessionisti, abbassando notevolmente l’età media della squadra, ma già nelle primissime uscite gente come Conca e Verschaeve ha dimostrato di saperci fare.

Tim Wellens nella vittoria 2021 a Besseges
Tim Wellens nella vittoria 2021 a Besseges

Per quanto riguarda le punte, il già citato Wellens è l’uomo per le classiche più articolate, mentre Degenkolb ha la mente proiettata verso il sogno Roubaix dove ha già dimostrato di poter battere tutti. Impossibile dimenticare, dato il palmarés, il “vecchio” Gilbert, uno che quando può piazzare la zampata giusta può ancora farlo e intanto è un perfetto regista in corsa. Poi c’è Caleb Ewan, il “collezionista di tappe”, pronto a finalizzare il lavoro della squadra, ma attenzione a non fossilizzarsi su uno schema fisso: con corridori come De Gendt e lo stesso Wellens gli scenari possono anche cambiare.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Filippo ConcaLeccoIta22.09.19982019
Steff CrasGeelBel13.02.19962018
Jasper De BuystAsseBel24.11.19932013
Thomas De GendtSint NiklaasBel06.11.19862009
John DegenkolbGeraGer07.01.19892011
Caleb EwanSydneyAus11.07.19942015
Frederik FrisonGeelBel28.07.19922016
Philippe GilbertVerviersBel05.07.19822003
Kobe GoossensLovanioBel29.04.19962020
Sébastien GrignardMonsBel29.04.19992021
Matthew HolmesWiganGbr08.12.19932014
Roger KlugeEisenhuttenstadtGer05.02.19862010
Andreas Lorentz KronAlbertslundDen06.01.19982017
Kamil MaleckiBytowPol02.01.19962019
Tomasz MarczynskiCracoviaPol06.03.19842006
Sylvain MoniquetNamurBel14.01.19982017
Stefano OldaniMilanoIta10.01.19982020
Harrison SweenyBrisbaneAus09.07.19982017
Gerben ThijssenGenkBel21.06.19982019
Tosh Van Der SandeWijnegemBel21.06.19982019
Maxim Van GilsBrasschsatBel25.11.19992021
Brent Van MoerBeverenBel12.01.19982019
Harm VanhouckeCourtraiBel17.06.19972019
Florian VermeerschGentBel12.03.19992018
Viktor VerschaeveBrasschaatBel03.08.19982021
Xandres VervloesemMassenhovenBel13.05.20002021
Tim WellensSint TruidenBel10.05.19912012

DIRIGENTI

John LelangueBelGeneral Manager
Mario AertsBelDirettore Sportivo
Herman FrisonBelDirettore Sportivo
Nikolas MaesBelDirettore Sportivo
Maxime MonfortBelDirettore Sportivo
Marc SergeantBelDirettore Sportivo
Kurt Van De WouwerBelDirettore Sportivo
Marc WautersBelDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Allo stesso modo in cui la Groupama-Fdj è fedele da anni a Lapierre, il rapporto fra la Lotto Soudal e Ridley sta diventando davvero un matrimonio degno di nota. Il modello più utilizzato è la Helium, la bici più leggera per le salite, mentre per gli uomini veloci c’è la Noah Fast Disc, mentre per le crono c’è la Dean Fast. Per tutte gruppi e ruote Campagnolo e pneumatici Vittoria.

CONTATTI

LOTTO SOUDAL (Bel)

Toekomstlaan 15/6 + 8, 220 Herentals (BEL)

info@lottosoudal.be – www.lottosoudal.be

Facebook: @LottoSoudalCyclingTeam

Twitter: @Lotto_Soudal

Instagram: Lotto_Soudal

Ekoi Qhubeka

Caschi Ekoi per Aru, Nizzolo e Pozzovivo

28.12.2020
3 min
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Il brand francese Ekoi, produttore di caschi, occhiali, scarpe, abbigliamento ed accessori per il ciclismo, anche per la prossima stagione non farà mancare il proprio apporto, e di conseguenza la propria importante visibilità, nel gruppo del ciclismo professionistico di primissimo livello.

Anche Viviani e Quintana

I “racing team” Ekoi 2021, come amano chiamarli i responsabili del reparto marketing dell’azienda transalpina, saranno la Lotto-Soudal (con gli occhiali e i caschi), la Cofidis di Elia Viviani (caschi e occhiali), la Arkea Samsic di Nairo Quintana (caschi e abbigliamento), l‘Euskaltel Euskadi (caschi), la St Michel Auber93 (abbigliamento e occhiali) e – grandissima novità – il Team Qhubeka Assos di Aru, Pozzovivo e Nizzolo, al quale Ekoi fornirà i caschi.

Il casco Corsa Evo con gli occhiali Premium per il Team Cofidis
Il Team Cofidis avrà in dotazione il casco Corsa Evo e il casco AR14 con gli occhiali Premium

Dal 2008 solo online

Creata nel 2001, Ekoi è vorticosamente cresciuta sul mercato divenendo velocemente leader in Francia: uno dei territori più importanti per tradizione e fatturato a livello europeo. Dal 2008 l’azienda vende solo ed esclusivamente online – una delle prime a prendere radicalmente questa decisione – dunque senza intermediari commerciali poter offrire al pubblico prodotti con un rapporto qualità/prezzo davvero molto, molto competitivo.

Anche il Team Arkea Samsic correrà nel 2021 con occhiali e caschi Ekoi
Anche il Team Arkea Samsic correrà nel 2021 con occhiali e caschi Ekoi

R&D interno e feedback dai pro

Tutti i prodotti Ekoi Racing sono sviluppati dal reparto interno di Ricerca & Sviluppo in stretta collaborazione con gli atleti professionisti partner del brand. Questa collaborazione ha l’obiettivo di fornire sempre una collezione affidabile, durevole e soprattutto performante. Molti di questi prodotti possono poi essere personalizzati online, con il design e i colori che si preferiscono, mediante i configuratori presenti sul sito.

Il casco Corsa Evo e gli occhiali Premium 70 in colorazione Lotto Soudal
Il casco Corsa Evo e AR14 con gli occhiali Premium 70 in colorazione Lotto Soudal

“Cycling with Style”: è questo lo slogan che caratterizza Ekoi, in quanto illustra perfettamente il desiderio di unire simultaneamente stile, performance e confort… L’obiettivo di tutte le collezioni è difatti quello di stupire e sfidare i trend tradizionali del mondo del ciclismo.

ekoi.it

Team Lotto Soudal Campagnolo

Campagnolo e Lotto Soudal ancora insieme

19.12.2020
2 min
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Nei giorni scorsi Lotto Soudal e Campagnolo hanno ufficialmente rinnovato il loro accordo di collaborazione tecnica anche per il 2021. Si tratta di una delle partnership più longeve nel mondo del ciclismo visto che stiamo parlando di una collaborazione che dura da oltre dieci anni.

Novità donne e U23

Il nuovo anno porterà una doppia novità. Dal 2021 infatti, oltre che della formazione WorldTour, l’azienda vicentina sarà partner delle squadre U23 e femminile del team belga. Si andrà così a completare un progetto di sponsorizzazione tecnica che negli ultimi anni ha ottenuto molti successi.

A tal proposito Nicolò Ildos, Marketing Manager Campagnolo, ha dichiarato: «Sono ormai più di dieci anni che collaboriamo con il Team Lotto Soudal e siamo lieti di rafforzare la nostra partnership per la prossima stagione. Abbiamo vissuto dei momenti indimenticabili nel corso degli anni e siamo sicuri che ne arriveranno altri nel 2021. La fornitura di ruote e gruppi ai team Ladies e U23 ci fornirà una piattaforma di test davvero completa per i nostri prodotti».

Johan Lelangue, General Manager di Lotto Soudal, ha voluto aggiungere: «Da oltre 80 anni la qualità e la precisione dei prodotti Campagnolo contribuiscono alle vittorie dei più grandi campioni di ciclismo di tutti i tempi. Da Coppi, Merckx, Indurain a Nibali, Pogacar, Ewan e Gilbert. Siamo orgogliosi di far parte di questa lista».

A disposizione del team anche la Bianchi Oltre XR Disc 2021
Anche la Bianchi Oltre XR Disc 2021

La parola ai campioni

«E’ sempre bello pensare che i migliori ciclisti di tutti i tempi abbiano utilizzato Campagnolo», ha affermato Philippe Gilbert.

Caleb Ewan ha voluto esternare il suo amore per il brand vicentino: «Il gruppo Campagnolo è sicuramente il gruppo più bello da vedere su una bici. Sarebbe la mia unica scelta se dovessi mai progettarne una».

La dotazione tecnica per il 2021

La Lotto Soudal impegnata nel World Tour maschile utilizzerà bici Ridley con un equipaggiamento di cui vi abbiamo parlato in questo articolo pubblicato ieri.
La formazione femminile e quella U23 utilizzeranno invece le Ridley Helium SLX Disc equipaggiate con il gruppo elettronico Super Record EPS di Campagnolo insieme alle ruote Campagnolo Bora One 35 e Bora One 50.

Per il 2021 la casa vicentina ha confermato le partnership con la Cofidis (gruppi) e UAE (gruppo e ruote). I due team utilizzeranno bici italiane, rispettivamente De Rosa e Colnago, due marchi che unitamente a Campagnolo hanno fatto la storia del ciclismo mondiale.

campagnolo.com

Intimo Sixs

Capi intimi e professionisti, sentiamo Sixs

19.12.2020
4 min
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Chi pedala da molti anni si ricorderà che in passato non si usava pedalare molto durante l’inverno, anzi c’era il famoso periodo di stacco dalla bicicletta. Ora siamo abituati ad uscire in qualunque stagione senza avere più timore del freddo. Questo è dovuto certamente ad una grande evoluzione dell’abbigliamento tecnico e soprattutto dell’intimo. Per saperne un po’ di più abbiamo parlato con Matteo Benatti, Communication e Marketing Manager di Sixs.

Con il caldo

Per chi non lo sapesse Sixs è un’azienda italiana che produce capi d’abbigliamento tecnico per il ciclismo e non solo. La sua elevata qualità è dovuta all’utilizzo dell’Original Carbon Underwear, un tessuto brevettato che racchiude un mix di fibre tecniche fra cui il carbonio. I capi intimi Sixs sono usati da alcune stagioni dai Team Deceuninck-Quick Step e Lotto Soudal.
«Il processo tecnologico ha spinto e spinge tutt’ora a un miglioramento dei capi tecnici – inzia così Matteo Benatti – sia in termini di spessori minori che di prestazioni offerte».

Philippe Gilbert con maglia Sixs
Philippe Gilbert con l’intimo Sixs adatto al caldo
Philippe Gilbert con maglia Sixs
Philippe Gilbert con l’intimo Sixs adatto alle temperature calde

Un aspetto che ci incuriosisce è che i professionisti negli ultimi anni tendono a non indossare l’intimo durante l’estate: «Partiamo dal fatto che noi consigliamo di mettere la maglia intima anche d’estate, però devo dire che i professionisti sono un po’ un mondo a parte. I corridori si trovano ad affrontare delle tappe o delle gare in giornate estive molto calde, con un alto tasso di umidità e spesso gareggiano negli orari più caldi. Per tutti questi motivi capisco che molti scelgono di stare il più leggeri possibile, è una questione di sopravvivenza».

Attenzione al percorso

Una variabile a cui non si pensa mai è il tipo di percorso che devono affrontare i corridori: «Un altro aspetto è il tipo di tracciato che devono affrontare, perché se devono fare una tappa piatta con un gran caldo allora ci sta che non mettano l’intimo. Il discorso cambia se invece devono affrontare una tappa di montagna e devono salire in quota. In quel caso molti usano l’intimo per cercare di termoregolare al meglio la temperatura corporea».

De Gendt con intimo Sixs
Thomas De Gendt che indossa l’intimo Sixs
De Gendt con intimo Sixs
Thomas De Gendt della Lotto Soudal con l’intimo Sixs. La squadra belga usa i capi italiani

Nessun obbligo da Sixs

Un altro aspetto di cui tenere conto è la scelta personale del corridore.
«Non tutti i corridori hanno le stesse sensazioni – continua Benatti – alcuni usano il capo intimo in certe condizioni, mentre altri no. Noi siamo fornitori della Deceuninck-Quick Step e della Lotto Soudal, due squadre di alto livello e non costringiamo i corridori ad indossare sempre i nostri capi intimi, è una scelta loro in base alle sensazioni che hanno».

Matteo Benatti ci fa notare che non c’è stata solo l’evoluzione dei capi intimi: «Oltre al miglioramento dell’intimo c’è stato un grande sviluppo dell’outwear. Dobbiamo pensare che un professionista che in estate non mette l’intimo viene equipaggiato con l’outwear top di gamma, e questo oggi è davvero di livello altissimo rispetto ad alcuni anni fa – e poi aggiunge – anche se io l’intimo estivo lo consiglio sempre perché aiuta a gestire meglio la sudorazione. Come detto per i professionisti magari può non servire, ma per gli amatori il discorso è diverso, non tutti hanno un outwear top di gamma e l’intimo può aiutare a gestire meglio la termoregolazione».

Remco Evenepoel sui rulli
Remco Evenepoel sui rulli con la maglia Sixs
Remco Evenepoel sui rulli
Remco Evenepoel sui rulli con la maglia Sixs

Invece per l’inverno

Per quanto riguarda la stagione invernale il discorso cambia un po’.
«L’intimo viene pensato come uno strato in più di tessuto e l’idea generale è che serva solo d’inverno – continua Benatti – ma per esempio le squadre che riforniamo non ci chiedono l’intimo invernale. L’equipaggiamento è composto solo dall’estivo e dal 4 stagioni che è un livello intermedio. Probabilmente i professionisti si allenano spesso al caldo e quindi non hanno bisogno dell’invernale e anche se trovano condizioni fredde hanno un’ampia scelta di capi outwear con i quali riescono a gestirsi».

Sixs sviluppa internamente

Per finire abbiamo chiesto a Matteo Benatti quale impatto hanno i feedback dei professionisti sullo sviluppo dei loro prodotti: «Noi sviluppiamo i nostri prodotti e li testiamo internamente senza darli prima ai professionisti. A loro arrivano i prodotti finiti che sono gli stessi che si trovano sul mercato. Per ora abbiamo sempre avuto feedback positivi, ma se i ragazzi dovessero dirci che un determinato prodotto non va bene, siamo pronti a rivederlo. Per fortuna non è mai successo e infatti la nostra collaborazione va avanti da diverse stagioni».