Una notizia che era nell’aria e che viene confermata direttamente dall’ufficio marketing Sidi coordinato da Giulia Collavo. Il vincitore del Giro d’Italia 2020, l’inglese Tao Geoghegan Hart, entra ufficialmente a far parte della grande scuderia di atleti e campioni che hanno calzato, e che utilizzano ancora oggi, le scarpe da ciclismo del marchio italiano.
Non è la prima volta
A dire il vero, quella di Geoghegan Hart non è proprio una prima volta con Sidi, in quanto agli inizi della sua carriera il britannico ha già avuto occasione di pedalare (e di vincere) con le scarpe prodotte dalla storica realtà veneta.
Il tweet di Geoghegan Hart per l’accordo con SidiIl tweet con cui Geoghegan Hart annuncia la sua collaborazione con Sidi
Collaborazione vincente
L’azienda trevigiana, fondata nel 1960 da Dino Signori, dunque accoglie e dà il benvenuto “in squadra” a Tao Geoghegan Hart. Una collaborazione che da subito potrebbe definirsi vincente e che fonde in un tutt’uno la classe cristallina del corridore inglese, quest’anno con l’obiettivo sul Tour de France, all’innovazione e alla qualità proposta da Sidi.
Geoghegan Hart quest’anno correrà al Tour de FranceGeoghegan Hart ha vinto l’ultimo Giro d’Italia e quest’anno darà la caccia al Tour de France
Assalto al Tour
Il ventiseienne corridore della Ineos Grenadiers ha rappresentato una delle più grandi e al tempo stesso concrete rivelazioni dell’ultima stagione delle corse professionistiche, vincendo a sorpresa il Giro d’Italia dopo uno spettacolare testa a testa con Jai Hindley. Rivelatosi un perfetto atleta da classifica, Geoghegan Hart debutterà con le proprie Sidi ai piedi e per la prima volta al Tour de France, mentre la prima gara stagionale è programmata tra qualche giorno al Tour des Alpes Maritimes et du Var, la breve corsa a tappe francese che si terrà dal 19 al 21 febbraio prossimo.
La sede di Sidi a MaserLa sede di Sidi a Maser
L’Italia sempre nel cuore
«Non ho mai nascosto di amare l’Italia – ha dichiarato Tao Geoghegan Hart – mi piacciono la cultura, il cibo e i poi i tifosi, carichi di passione. Nella mia testa, il ciclismo e questo Paese sono sempre stati legati. Non solo per il Giro d’Italia, ma anche per i grandi marchi che hanno fatto e tuttora scrivono la storia del ciclismo. L’anno scorso ho vinto il Giro pedalando su una bici Pinarello, vestendo maglia e pantaloncini Castelli ed indossando casco Kask. Adesso ho la grandissima opportunità ed il privilegio di calzare Sidi, il modelloShot 2 per la precisione, e di questo sono davvero onorato e felice. Guardando al futuro, devo dire che sono davvero entusiasta di poter lavorare con un’azienda come Sidi. Una realtà industriale internazionale, molto innovativa, ma con un’anima ed un cuore ancora familiare, e questo per me è molto importante. Insieme potremo fare molta strada, ne sono sicuro».
Giulia Collavo, Coordinatrice dell’ufficio marketing di SidiGiulia Collavo, Coordinatrice dell’ufficio marketing del marchio veneto
Dino Signori, fondatore Sidi
«Sono davvero molto, molto contento di accogliere Tao Geoghegan Hart nella nostra grande famiglia – ha dichiarato Dino Signori, il fondatore di Sidi – e mi piace molto che questo corridore sia un ragazzo concreto, legato alla propria famiglia e alle cose semplici. E proprio queste belle caratteristiche lo rendono assolutamente in linea con la nostra filosofia. Sappiamo che lui ama correre in Italia e noi allora vogliamo fargli sapere che lo aspettiamo presto in azienda. Sarà sempre il benvenuto».
Sidi celebra la vittoria olimpica di Richard Carapaz con le Shot 2, un design personalizzato che prevede una fiamma dorata per uno scarpino comodo e performante
A un certo punto durante la domenica del rosso Tao Geoghegan Hart, qualcuno suonerà alla sua porta e il vincitore del Giro d’Italia si troverà davanti una grossa scatola o la bicicletta già montata: non sappiamo esattamente come si svolgerà la consegna. Ma siccome la suo trionfo mancava soltanto lei, oggi il vincitore di Milano riceverà la sua F12 rosa, firmata con l’inconfondibile sigla CCCCNCI di Fausto Pinarello. Chi c’è c’è, chi non c’è insegue. Il guaio infatti è che il Giro è finito con una crono e Tao non ha potuto sfilare in rosa, come già fece Froome a Roma nel 2018 e come usano fare i vincitori dei grandi Giri, a prescindere dalla marca della bici, nella passeralla finale. Ricordate la storia di quella gialla preparata per Pogacar a fine Tour?
Pinarello risponde dall’azienda, dove gli operai hanno finito di lavorare da poco e non resta che spegnere le luci e chiudere il cancello.
La Pinarello rosa, di Chris Froome per la vittoria al Giro d’Italia 2018La Pinarello rosa di Froome nel 2018
Fausto, perché questa sorpresa a Giro concluso?
Perché è il mio mestiere e perché non c’era il tempo e l’occasione di dargliela a Milano. Servono sei o sette ore di lavoro, così l’abbiamo fatta il giorno dopo e poi abbiamo pensato al modo di fargliela avere.
Perché non portargliela di persona?
Ci avevo pensato, ma non si può per il Covid. O meglio, sarei potuto andare, ma poi avrei dovuto fare la quarantena e non mi sembrava il caso. Così l’abbiamo fatta arrivare in Belgio, dove il team Ineos-Grenadiers ha il servizio corse. E da lì un loro mezzo la sta portando a Londra. Lui ovviamente non sa niente.
Hai una foto?
Ce l’hanno quelli del marketing. E poi non si può spoilerare tutto…
Corretto. Un regalo meritato?
E’ un bravo ragazzo. Avete presente quelli abituati a vincere sin da giovani, coi soldi e la macchina veloce? Lui è l’esatto contrario. E poi è rosso e i rossi hanno il loro carattere. Sembra un vecchiaccio esperto, nonostante abbia 25 anni, che se ne sta spesso per i fatti suoi.
Più Wiggins che Froome?
Esattamente, ma anche Chris non è un cattivo ragazzo. Però diciamo che quella “fucking bottle”, la fottuta borraccia su cui è caduto Thomas, ha aperto la strada a un Giro tutto nuovo per loro. E devono dire grazie anche a Tosatto.
Perché?
Perché ha preso in mano la situazione e ha detto: «Adesso attacchiamo!». E anche quando a cinque giorni dalla fine mi ha chiamato e mi ha detto che puntavano al podio, gli ho risposto: «Col cavolo! Puntate a vincere, altrimenti meglio se restate quarti. Oppure io vi tolgo le bici!».
Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart e Matteo Tosatto sul podio di MilanoPinarello, Geoghegan Hart e Tosatto a Milano
L’orgoglio veneto affiora potente e motivato. Non era mai successo di avere sull’ammiraglia del colosso britannico un tecnico che parlasse il suo dialetto. E mentre si aspetta che Tao riceva la sua sorpresa rosa, andiamo avanti con il discorso.
Hanno vinto da simpatici.
Non sono mai stati prepotenti, come gli veniva rimproverato. Anche la Banesto aveva la sua guardia per Miguel, si fa così quando devi portare sulle montagne un capitano che non è scalatore. Se non hai Pantani, che di Pantani ce n’era uno solo. Eppure questa Ineos meno… “terminator” è piaciuta anche a Brailsford.
Ci fosse stato Thomas, anche Ganna non avrebbe avuto la libertà di vincere le tre crono, soprattutto quella di Valdobbiadene.
Dovevano provarci. A casa mia, Ganna quella crono la faceva per vincere. Semmai dovevano frenare Dennis e Tao, ma Pippo no. E posso dirla un’altra cosa?
Sei a casa tua, ci mancherebbe…
Al Tour, prima Colnago e seconda Bianchi. Al Giro, prima Pinarello. Alla Vuelta, prima Bianchi e seconda Pinarello. Sto parlando di biciclette italiane. Quando lavoriamo bene, siamo i numeri uno. E guarda caso sono tutte bici senza freni a disco. Sarà una coincidenza? Io non credo, ma lasciamo che lo pensino…
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Il Giro d’Italia si è concluso domenica 25 ottobre con un vincitore a sorpresa: il britannico Tao Geoghegan Hart. Il corridore del Team Ineos Grenadiers, partito in appoggio di Geraint Thomas, ha pedalato sulla sua Pinarello Dogma F12 fino alla conquista della maglia rosa. Noi di bici.PRO abbiamo parlato con uno dei meccanici del team, Matteo Cornacchione per farci raccontare le scelte tecniche di Geoghegan Hart.
«Il telaio è una taglia 56 ed è uguale a quello che si trova in commercio – esordisce così Matteo Cornacchione – mentre per quanto riguarda le pedivelle Tao usa quelle da 172,5 millimetri, ed è meglio lasciargli quelle, perché non so se hai notato, lui va già abbastanza duro di suo, se montasse le 175 millimetri andrebbe ancora più duro». Infatti, Geoghegan Hart non è basso, la sua altezza è di 1,83 metri e in linea teorica potrebbe montare anche pedivelle più lunghe.
Ruote Shimano nelle tappe velociam Ineos Grenadiers ha utilizzato le ruote Shimano nelle tappe più veloci
Ma la tendenza degli ultimi tempi è quella di accorciarle, così come c’è la tendenza a stringere i manubri «In effetti alcune squadre stanno usando manubri più stretti – ci conferma Cornacchione – e anche alcuni corridori seguono questa linea, fra questi Geoghegan Hart e Thomas. Lo fanno per avere un vantaggio aerodinamico. Tao usa il Most Talon con misura esterna di 42 centimetri, che equivale a un 40 centro-centro. Come attacco manubrio usa un 120 millimetri».
Argo, solo per lui
Cornacchione ci svela che c’è un componente sul quale il giovane inglese si distingue da tutti i suoi compagni di squadra «E’ l’unico che ha scelto di pedalare sulla Fizik Argo larga 140 millimetri. Gli altri ragazzi utilizzano l’Antares e l’Arione. Anche per le cronometro usa una sella che è più da triathlon, la Fizik Tritone. Lui si trova molto bene così, è anche vero che quando fanno le cronometro utilizzano solo pochi centimetri della sella, in quanto sono fissi in posizione a spingere».
Ruote… libere
Una scelta molto interessante fatta dal Team Ineos Grenadiers è stata quella delle ruote. Come è noto la squadra è rifornita da Shimano ma può usare anche altri brand.
«Nelle tappe intermedie e in quelle con tanta salita i corridori usavano le Lightweight che sono più leggere, mentre nelle tappe più pianeggianti montavano le Shimano, soprattutto le C60, che sono molto veloci».
Nelle tappe di montagna, ruote LightweightNella tappe con le salite sono state usate ruote più leggere Lightweight
Abbiamo chiesto a Cornacchione perché la squadra montasse in blocco l’una o l’altra ruota e la risposta è stata: «In caso di foratura era importante che ci potesse essere un compagno di squadra pronto a passare la ruota. Pensa se Tao avesse forato sullo Stelvio. Ci sarebbe stato Dennis con la ruota pronta, infatti in certi momenti l’ammiraglia era distante. E bisognava che tutti montassero le stesse ruote, perché il canale delle Lightweight è diverso da quello delle Shimano, quindi ci sarebbero stati problemi con la regolazione dei freni».
Abbiamo chiesto quale tipo di pneumatici montava Geoghegan Hart, se tubolari o tubeless «Per ora tutta la squadra usa i tubolari Continental da 25 millimetri gonfiati a 7,5 atmosfere all’anteriore e 8,0 atmosfere al posteriore. Però con le Lightweight le teniamo leggermente più sgonfie in quanto sono più rigide».
Rapporti standard
A questo punto abbiamo chiesto quali rapporti abbia usato l’inglese durante il Giro d’Italia. «Per la maggior parte delle tappe ha usato il 36-53 come rapporti anteriori con un pacco pignoni 11-30, però quando per le tappe veloci o se c’è aria di ventagli per via del vento, tipo la tappa di Brindisi, usa il 39-54. Anche Swift usa questi rapporti, è un po’ un’abitudine che hanno i corridori anglosassoni».
E nelle cronometro? «Tao ha usato sempre il 58 come corona grande, con il 39 a Valdobbiadene e con il 36 a Milano, ma non lo ha mai usato. Pensa che la prima cronometro a Palermo l’ha corsa risparmiandosi e senza correre rischi».
Poi Cornacchione ci fa notare un dettaglio: «A differenza di altri, Tao ha il manubrio da cronometro con le appendici che finiscono a 90 gradi. Ovviamente non ha ancora un manubrio fatto su misura con la tecnologia 3D come Ganna o Thomas. Gli abbiamo dovuto montare i pulsanti del cambio in cima alle protesi. Inoltre, puoi vedere che usa dei poggiagomiti particolari, che ha trovato lui. In pratica hanno un ampio appoggio sui lati esterni, evidentemente lui spinge molto le braccia verso l’esterno».
Le appendici a 90 gradi della bici da crono con sella TritoneLe appendici del manubrio da cronometro sono a 90 gradi. La sella è la Tritone di Fizik
E’ un tranquillone
Per finire Matteo ci ha descritto un Tao Geoghegan Hart molto tranquillo, che guarda i dati del misuratore di potenza ma non ne fa un’ossessione. Secondo Cornacchione, il campione inglese ancora non si è reso conto di aver vinto il Giro d’Italia.
Non chiamiamole "solo" le selle corte. Le selle con il naso accorciato sono prima di tutto short nose, perché, spesso i punti di appoggio sono uguali e simili alle selle tradizionali. Fizik Vento Argo 00 è una sella short nose, ma con una tecnologia nuova.
Axel Merckx risponde al telefono dal Canada in uno dei momenti più critici della sua carriera di manager. Il Covid ha spazzato via il ciclismo dal Nord America, facendo cancellare praticamente ogni corsa. E la Hagen Bermans Axeon, che a inizio stagione era una squadra in salute e pronta a giocare le proprie carte, adesso è ad un soffio dal chiudere i battenti per l’assenza di sponsor.
Fucina di talenti
Del team americano si è parlato più volte durante il Giro d’Italia, perché dalle sue file sono approdati al professionismo Tao Geoghegan Hart, che il Giro l’ha vinto; Joao Almeida, che lo ha comandato per due settimane; Ruben Guerreiro, che si è portato a casa la maglia dei gran premi della montagna. Tutti hanno speso parole di elogio per Axel che, da quando ha iniziato a portare avanti questo progetto oltre l’Oceano (nato negli anni di Livestrong da cui si è poi affrancato), ha smesso di essere il figlio di Eddy. Prima di loro e fra gli altri, Merckx ha mandato nel WorldTour corridori come George Bennett, Jasper Stuyven, Taylor Phinney, Neilson Powless e Mikkel Bjerg.
Tao Geoghegan Hart ha corso con Merckx dal 2014 al 2016Tao Geoghegan Hart con Merckx dal 2014 al 2016
Colpa del Covid
Dice che avevano cominciato il 2020 super ambiziosi, poi sono sparite le corse, non si riusciva a venire in Europa. Insomma… un disastro.
«Sto ancora cercando – dice – e non dispero. E’ complicato. Ho contatti, ne vorrei di migliori. Il Covid non ha aiuta, anzi ci ha mandato al tappeto. Gli sponsor sono in difficoltà. Per questo non cerchiamo soltanto negli Stati Uniti o in Canada, ma in tutto il mondo. Del resto la squadra è affiliata negli Usa, ma abbiamo il servizio corse in Belgio e viviamo la maggior parte dell’anno in Europa. Siamo stati in Italia per il Piccolo Lombardia e il Giro U23 puntando su Quinn, ma non è andato benissimo. Ho anche pensato di legarmi a un team WorldTour, ma non tutti hanno budget per un team Development».
Il Giro, che sorpresa
A consolarlo è arrivato il Giro d’Italia, con quei tre ragazzi che hanno stupito lui per primo. Anzi, si dice stupito più di Tao e Joao che di Guerreiro, che le doti per la maglia della montagna le ha sempre avute.
«Ho seguito la corsa in tivù – dice – con tutte le complicazioni del fuso orario. E’ stato una grande sorpresa. Sapevo che sono ragazzi di talento e che sarebbero arrivati, ma come facevo a prevedere i quindici giorni in rosa di Almeida? E poi Tao… Avrei detto che avesse i numeri per una top 10, al massimo top 5. Ha talento. Vede bene la corsa, va bene a crono ed è forte in salita. Era al Giro per aiutare Thomas, ma ha giocato benissimo la sua carta. E’ stato lucidissimo e lui in questo è un esempio. Sono abbastanza sicuro che non cambierà la sua mentalità e tornerà a fare il suo lavoro. Pensa che mi ha chiamato prima di salire sul podio finale, super in fretta. L’ho trovato molto sicuro nella voce, ma posso aggiungere poco, perché per il resto della chiamata non abbiamo fatto altro che ridere…».
Joao Almeida, con Axel Merckx nel 2018 e 2019Almeida con Merckx nel 2018 e 2019
Nessun segreto
C’è anche lui però nella loro storia ed è bello ricordarlo, soprattutto per capire come mai dal suo team siano usciti tanti corridori così forti e pronti.
«Ne faccio parte – ammette – ma sono loro ad aver fatto i sacrifici necessari. Non so se ci sia un segreto, parlerei piuttosto di metodo di lavoro. Un mix fra mentalità Usa e tradizione europea. Probabilmente non è un modello che funziona con tutti. Andando a stringere, ho bisogno di avere un buon feeling con il corridore e che lui lo abbia con i compagni. Solo così l’esperienza diventa insegnamento. Cerco il talento. Va bene guardare ai risultati, ma ci sono anche corridori di qualità che arrivano da periodi sfortunati e non hanno piazzamenti. Quel che conta è la mentalità con cui vengono e la voglia di far parte del progetto, cosa possono fare gli uni per gli altri. Da noi non sono numeri, sono persone. E credo che abbiamo fatto un buon lavoro».
Alla fine Jai Hindley non può che arrendersi. China il capo mentre lascia scorrere la sua Cervelò dopo la linea d’arrivo. Ha perso il Giro d’Italia. per 39 secondi.
Nei primi cinque chilometri ha tenuto il passo di Tao Geoghegan Hart. Poi la differenza fisica e dello staff di supporto è emersa. Tre secondi, cinque, dodici… Tao che spinge un rapportone come il suo compagno Ganna, lui che in confronto sembra uno junior, nonostante viaggi sul filo dei 55 orari. La cassa toracica si gonfia e si sgonfia a dismisura. Si vede anche la fascia del cardio. Ha dato tutto e di più. Ma non è bastato
Dove ha perso il Giro?
La prima domanda che ci viene in mente e che forse lui stesso si pone è: dove ho perso questo Giro d’Italia? A Sestriere? No, ieri era davvero stanco dopo l’arrivo. Oggi a Milano? No, ci stava che perdesse secondi da Geoghegan Hart a cronometro.
Allora a Cancano? Forse. Quel giorno il ragazzo della Sunweb era palesemente il più forte. Se ne poteva forse andare anche sullo Stelvio. Lo dimostra il fatto che nella difficoltà d’indossare la mantellina proprio sulla Cima Coppi non si è staccato. Se fosse stato a tutta quantomeno avrebbe perso qualche metro. E nella salita finale verso i Laghi di Cancano è rimasto con Tao e ha seguito gli ordini della squadra. Con delle gerarchie definite e una maglia rosa virtuale sulle spalle. E in fin dei conti sul piano tattico fino a ieri la Sunweb non era messa male: ne aveva due. E questo poteva essere un vantaggio.
Hindley deluso dopo aver concluso la crono Jai Hindley deluso dopo aver concluso la crono
Secondo, ma tornerà
Però è facile parlare a oggi. Bisognava essere nella gambe di Jai, sia ieri in salita che oggi sul piano.
Stamattina quando ha finito la ricognizione Hindley non era super felice. Mostrava serenità dicendo: «Che bella questa piazza e questo Duomo». Un modo per allontanare la tensione e perché aveva capito che il tracciato era troppo veloce.
«Ringrazio tutti coloro che mi hanno tifato, che mi sono stati vicino, i miei genitori – dice Hindley – sono orgoglioso di ciò che ho fatto in questo Giro. Sapevo che oggi sarebbe stato difficile, Tao è più forte di me a cronometro. Lo sapevo, ma non nego che adesso sono deluso. Ieri non mi sembrava vero aver indossato quella maglia. Avevo detto che era un sogno». E adesso il sogno si è infranto…
Una pacca all’avversario prima di salire sul palco e stagione nel cassetto con tante cose da mettere ancora a posto. Però è così giovane ed esce da questo Giro cambiato. Ora che Wilco Kelderman andrà via, lui sarà il capitano di una grande squadra e… «Il prossimo anno tornerò».
Quando il team Ineos-Grenadiers si è radunato ad Alcamo alla vigilia del Giro d’Italia, l’idea che Tao Geoghegan Hart potesse conquistare la maglia rosa non era neppure un’ipotesi. Tre settimane dopo, forse neppure lui si rende conto di essere riuscito nell’impresa di conquistare quel trono.
Ha corso la crono della vita a 51,664 di media regalando 39 secondi a Hindley e strappandogli in cambio la maglia rosa. Ha tagliato il traguardo. Ha ondeggiato fino a fermarsi tra gli uomini del suo team. Poi lentamente ha iniziato a crollare sotto i colpi dell’emozione che ancora adesso lo scuote fino a fargli tremare la voce.
«Non l’ho capito ieri a Sestriere – dice – che avrei potuto vincere. Non l’ho capito stamattina al via e neppure quando sono entrato nel centro di Milano. In realtà non l’ho mai capito, forse ci riuscirò la settimana prossima…».
Crono perfetta, Hindley crolla, il britannico in rosa: il trono è suoCrono perfetta, Hindley crolla, il britannico in rosa: il trono è suo
L’antefatto
La storia è nota. La Ineos-Grenadiers avrebbe puntato su Thomas, ma Geraint ha commesso la leggerezza di farsi trovare a centro gruppo durante un trasferimento su strada selciata ed è caduto su una borraccia volata via da una bici della Bahrain-McLaren. A quel punto, complice il cambio di mentalità dell’intera squadra, il Giro è finito tra le mani di una generazione di ragazzini terribili che si sono… divertiti a schiaffeggiare i senatori del gruppo.
«C’è una nuova generazione in arrivo – dice – composta da ragazzi dotati di super talento, che hanno a disposizione numeri e mezzi tecnologici ideali per risparmiare tempo di crescita. Una cosa che ho imparato da British Cycling è che è più redditizio quando gli obiettivi sono più controllabili rispetto a quando sono incerti. Siamo fortunati che ci siano così tanti parametri – tempo in salita, potenza, peso – in modo che possiamo puntare a migliorare un aspetto o l’altro e valutare la progressione».
La famiglia
La storia di Tao parla di un ragazzino con la testa sulle spalle, cui hanno spesso attribuito più dei suoi anni. Fra le cause di questa sua maturità, il ragazzo ha spesso inserito il fatto che i suoi genitori si siano lasciati quando lui era ancora piuttosto giovane e quindi ha presto imparato a prendersi cura di se stesso.
«Nessuno nella mia famiglia viene dal mondo dello sport – ha raccontato – ma sono tutti grandi lavoratori. Mio padre è un muratore e lavorava spesso 16 ore al giorno. Se riusciva a fare quello sforzo senza che sessanta persone si prendessero cura di ogni suo capriccio, senza un massaggio quotidiano per alleviare lo stress della vita, io penso di poter sopportare le fatiche del ciclismo».
L’abbraccio con la ragazza Hannah dopo l’arrivoL’abbraccio con Hannah dopo l’arrivo
Gli inizi
Tao Geoghegan Hart ha perso le ruote nel tratto più ripido dell’Etna, ma si è rifatto con gli interessi vincendo a Piancavallo, facendo la corsa sullo Stelvio assieme a Dennis e rivincendo poi a Sestriere. E pure essendo molto giovane, non va dimenticato che negli anni scorsi ha voluto fare tutti i passi giusti. Compreso quello di rifiutare inizialmente la corte dell’allora Team Sky.
«C’era un forte interesse da parte della squadra – ha raccontato – ma io volevo fare un altro anno fra gli under 23, perché non avevo ancora vinto una corsa e mi pareva necessario per poter passare professionista. Sono stato per tre anni magnifici con Axel Merckx, che mi ha dato una grande prospettiva ed è stato una gran parte del mio arrivo tra i pro’. Mi ha dato l’opportunità di correre ai massimi livelli, gareggiando al Tour of California».
Il ricambio
Un dettaglio che non è passato inosservato nel suo Giro è che nella crono se la sarebbe giocata di sicuro, essendo il prodotto di una scuola tecnica che, al pari di quella italiana degli anni 70-80, ha creato un ottimo sistema di individuazione e sviluppo dei talenti.
«Non credo che sia una nuova era per il ciclismo britannico – dice – perché in Gran Bretagna ci sono tanti corridori forti come me, per cui credo si possa parlare dell’onda lunga di un lavoro iniziato dieci anni fa e di cui sono orgoglioso di fare parte. Sono grato a tutti gli inglesi che sono venuti prima di noi, da Millar a Boardman, Cav e Wiggins. Hanno portato il ciclismo nel Regno Unito. Ero presente al lancio del Team Sky nel 2009 ed ero tanto ispirato. Se penso ai miei inizi, però, è incredibile quanto sia diventato grande il piccolo sogno di allora. Apprezzo i ciclisti famosi e quello che hanno fatto, ma più gare faccio, più sembra normale. Per questo non vedo l’ora di tornare a casa e festeggiare con la mia famiglia, perché loro c’erano quando tutto è cominciato».
Filosofia Ineos
La filosofia Ineos ha funzionato alla perfezione anche in questo Giro: difficile che una squadra così vincente si lasciasse sfuggire la maglia rosa, avendola così vicina. Ma cosa significhi questo, Tao riesce a spiegarlo in modo molto chiaro.
Un selfie con Fausto Pinarello e Matteo Tosatto, un trono per treUn selfie con Fausto Pinarello e Matteo Tosatto, un trono per tre
«Dave Brailsford – spiega – ci ha sempre detto che andiamo alle gare con tre obiettivi. Per aiutare qualcuno a vincere, per imparare a vincere in modo da tornare con la giusta consapevolezza, per vincere in prima persona. All’inizio volevo dimostrare ai miei compagni che meritavo di far parte di questa squadra, poi che potevano fare affidamento su di me. E quando li ho avuti a mia disposizione, le parole di Dave sono tornate in mente».
Ritorno a casa
Il tempo delle chiacchiere è finito, il Giro è finito. Tao abbraccia nuovamente Ganna, seduto accanto a lui nel truck della conferenza stampa e davanti a loro si apre una notte di festa con le cautele necessarie vista la situazione Covid.
«Sarà strano uscire dalla bolla – dice – ma non vedo l’ora di scendere da questo trono e assaporare un po’ di normalità. Nelle ultime tre settimane abbiamo mangiato pasta tutti i giorni, adesso spero di tornare alla mia normalità. Quando sono a casa cerco solo frutta e verdura di qualità. Spendo un’incredibile quantità di denaro nel negozio di una fattoria ed è fantastico. Mi piace cucinare per la mia ragazza (Hannah Barnes, anche lei ciclista elite, ndr). Lei mi rende una persona migliore e questo fa di me un ciclista migliore».
Tutto facile.Filippo Ganna come da pronostico si è portato a casa anche la terza cronometro in programma, facendo poker al Giro d’Italia. Il piemontese anche oggi ha impressionato. E lo ha fatto soprattutto nei chilometri finali, quando per assurdo si è anche “scomposto” (le virgolette sono d’obbligo).
Manubrio prezioso
E’ partito come al solito: stabile, deciso, con il 58×11 in canna. Ha tagliato le rotatorie in modo impressionante, sfiorandole come fa un pilota di Formula1 con i muretti di Montercarlo. Merito anche del tanto lavoro che c’è dietro, su posizione e bici.
«Quest’inverno – rivela un raggiante Fausto Pinarello – Cioni mi ha detto: facciamo il manubrio 3D anche a Pippo». Un manubrio che costa circa 14.000 euro. «Ma se i risultati sono questi, non costa nulla», riprende Fausto.
Negli ultimi 4.000 metri, guarda caso la stessa distanza dell’inseguimento su pista, ha aperto del tutto il gas. Al diavolo i 490 watt del programma di viaggio. La velocità è passata da 60 a 66 chilometri orari.
Ganna in Piazza Duomo. Completa un grande Giro.Ganna in Piazza Duomo. Completa un grande Giro.
Tranquillità apparente
Ganna termina la sua prova. Balza in testa e si siede sull’ormai hotseat del primo in classifica. E da lì inizia a godersi la crono un po’ come tutti dal “divano”. Solo che lui è in piazza Duomo.
«In realtà dopo aver terminato la mia fatica ero più teso per quello che avrebbe fatto Geoghegan Hart che per me – racconta Filippo – Avremmo portato la settima vittoria alla squadra e soprattutto avremmo conquistato il Giro. Un Giro che per me è stato bellissimo non solo per le mie vittorie, ma perché ho potuto lavorare con il team. E le fatiche fatte sono state di un gruppo di amici».
Ormai fa più notizia se il campione del mondo perde una crono piuttosto che se la vince. A questo appunto Pippo scatta: «A Valdobbiadene c’erano mio papà e il mio procuratore, Giovanni Lombardi, che dopo l’arrivo mi hanno detto: una cosa però non va bene, eravamo troppo tranquilli. Può sembrare così ma ogni anno è differente, magari la prossima stagione prendo delle bastonate. Da parte mia continuerò a lavorare restando umile. Inoltre quando indossi questa maglia resti sempre concentrato, sei portato a dare il massimo».
Bomba di emozioni
Grandi Giri, record dell’Ora, in tanti chiamano Ganna a grandi obiettivi. Lui continua a rispondere che può solo lavorare. E che semmai tenterà il Record lo farà su una pista al livello del mare.
Per ora si gode questo Giro e questa vittoria. Si è portato a casa anche il Trofeo Bonacossa, riservato al “girino” che fa l’impresa più bella. Lo ha conquistato con il trionfo di Camigliatello Silano (che non era una crono), eppure Pippo punta il dito su Milano.
«A Valdobbiadene è stato bello perché era una crono durissima e io lo sono stato di più, ma questa di oggi la metto in testa: è stata la vittoria più bella. Venivamo dal grande lavoro di ieri, c’era la gente che urlava il mio nome dal primo all’ultimo chilometro, Tao che ha vinto il Giro. Insomma oggi è stata una vera bomba di emozioni».
Nella crono di Torino che aprirà il Giro, domani i corridori della Movistar (e della Alpecin) avranno una nuova bici da crono: la Speedmax CFR Disc. Eccola!
Poche ore al via della cronometro thrilling che deciderà il Giro d’Italia.Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart partono alla pari. Appena 86 centesimi li dividono. Un nulla. L’approccio può essere decisivo. E ne parliamo con Marco Velo, che alle 9 stamattina era già sul percorso di gara per verificarne la sicurezza e che tutto fosse a posto.
Marco, ci siamo…
Alle 10:45 è scattata la prova percorso che durerà fino alle 12:30. Pertanto bisognava controllare tutti i 15,7 chilometri da Cernusco a Piazza Duomo, Milano.
Che percorso sarà?
Sarà molto veloce. Ci sono poche curve e solo negli ultimissimi metri, 200 non di più, ci sarà un tratto di lastricato. E’ una crono da Filippo Ganna. A parte il fatto che di questi tempi sono tutte crono da Ganna! Immagino una media tra i 55 e i 57 orari. Si potranno spingere rapporti lunghi.
La planimetria della crono finale del Giro 2020La planimetria della crono Cernusco sul Naviglio – Milano, di 15,7 chilometri
Come vive un corridori questi momenti?
Ci sono due modi: chi punta alla tappa e chi alla generale. L’approccio è lo stesso: spingere al massimo. Semmai cambia la pressione. Per chi punta ad andare forte lo schema è questo. Ricognizione, pranzo, riscaldamento e gara. Il pranzo avviene tre ore e mezza, forse anche quattro, prima del via. Oggi è fondamentale partire con lo stomaco completamente sgombro. Con uno sforzo così intenso e violento dei essere pronto. Durerà circa 17′: deve essere tutto subito al massimo. Per questo ritengo che la fase più importante sia il riscaldamento.
Cosa succede in quella fase?
Proprio perché bisogna essere super pronti, sarà più lungo e intenso rispetto ad una cronometro lunga. Quindi faranno 30-40 minuti con delle puntate alla soglia. I battiti non saliranno molto, perché a fine Giro si hanno 10-15 pulsazioni in meno a parità di sforzo. Faranno affidamento ai wattaggi. Tra il riscaldamento e il via assumeranno degli zuccheri, un gel, e non credo portino la borraccia. Semmai solo un po’ d’acqua. Ma in 17′ di sforzo e con temperature buone non hanno bisogno di acqua, né andranno incontro a rischio disidratazione.
Sfida tesissima tra Hindley e Geoghegan Hart: chi vince?
Chi ha più condizione. L’essere portati a questa specialità conta fino ad un certo punto. Spesso a fine Giro ci sono state crono a sorpresa. Guardiamo quello che è successo al Tour. Doveva vincere Roglic eppure Pogacar ha fatto l’impresa. Su carta Tao è favorito. Ma questa incertezza è il bello del ciclismo e di questo Giro.
Marco Velo (a destra) membro della direzione corsa. A sinistra, Stefano AllocchioVelo (a destra) membro della direzione corsa. A sinistra, Allocchio
La sulla rampa di lancio la pressione sarà altissima: è la chiave di questa crono?
Conta moltissimo. E questi ragazzi oggi, rispetto a molti anni fa, con i social che amplificano tutto, rischiano di avere molta pressione. Devono essere bravi loro a restare tranquilli e concentrati, ma anche chi li gestisce deve aiutarli.
Beh detta così Tao ha già vinto. La Ineos è una corazzata su tutto ed è abituata a queste situazioni. Tu che li hai visti dalla moto per 20 tappe che giudizio dai di loro due?
Mi sembrano equivalenti. Hindley, soprattutto dopo ieri, mi sembra meno sicuro di Tao. Ieri per esempio io ci avrei provato con più convinzione. Tao invece mi sembra più deciso, forse è merito della sua squadra e anche della presenza di Dennis. Entrambi se ci si pensa, hanno una storia simile in questo Giro. Tao era per qui per Thomas e se ci fosse stato lui non sarebbe stato a giocarsi la maglia rosa, né avrebbe vinto due tappe. E lo stesso vale per Jai con il suo capitano Kelderman che si è “perso”. Non dico che si giocano la carriera ma una bella fetta sì.
Tao potrà avere dei feedback importanti da specialisti come Ganna e Dennis: saranno utili o possono essere fuorvianti proprio perché sono “troppo” cronoman?
No, no… I feedback di Gente come Ganna saranno importantissimi. Se non fondamentali. Pippo dovrebbe attestarsi sui 490 watt di crociera, me lo ha detto ieri sera Cioni. Quando hai uno che fa la crono così, che affronta le curve e i vari segmenti con quelle velocità può aiutarti tantissimo. Senza contare che i direttori sportivi che li seguiranno in ammiraglia saranno gli stessi che saranno con Tao. Ogni loro errore o imprecisione magari amplificato, fatte le debite proporzioni, può aiutare Geoghegan Hart. Anche io ai tempi della Mercatone davo delle dritte a Pantani.
Puccio è l’uomo dietro le quinte, quello cui i direttori sportivi della Ineos-Grenadiers chiedono sempre un parere, sapendo che non sarà banale. Quando Salvatore è arrivato al traguardo, il personale della squadra si è messo in fila per abbracciarlo, sapendo quanto abbia lavorato lontano dalle inquadrature. Così quando si avvicina alla transenna, il suo è il sorriso di chi ha fatto bene il suo mestiere.
Ti aspettavi di arrivare a un giorno dalla fine messo così?
Dopo la sfortuna di Thomas ci siamo reinventati. Non abbiamo pensato alla classifica. Tao era lì, poteva fare la sua top ten. E’ giovane, era tutta un’esperienza. Dopo, piano piano, ogni giorno ricevevamo il numero della macchina che scalava uno ad uno. Mancavano dieci tappe ed eravamo la macchina numero dieci. Così scherzando ci siamo detti che saremmo arrivati secondi o primi.
Secondo a Vieste, anticipato da DowsettSecondo a Vieste, anticipato da Dowsett
E i giorni passavano…
Finché a Piancavallo, Tao è andato fortissimo e ci è arrivata l’ammiraglia numero tre e a quel punto abbiamo iniziato a crederci. Comunque abbiamo mantenuto la stessa tattica. Andavamo in fuga, per noi era importante vincere tappe in questo Giro. Ognuno ha avuto la sua chance. Ma nel giorno dello Stelvio qualcosa è cambiato.
Che cosa è cambiato?
Rohan Dennis ha iniziato a fare cose da paura. Non lo scopriamo né lo abbiamo inventato noi. Uno che ha vinto due mondiali… Magari è partito piano a inizio Giro, poi è cresciuto e oggi addirittura ha fatto terzo. Sono contentissimo e poi sul bus c’è un’atmosfera stellare. Siamo rimasti in sei, ma siamo sei amici, non sei compagni di squadra.
Un clima inedito per voi?
Abbiamo sempre avuto un grande leader. Con Froomey, Geraint Thomas, c’era da stare super concentrati. Stavolta ci siamo ritrovati qui con Tao che ha sempre lavorato per gli altri e si può giocare la sua occasione. E’ stato diverso. Però non volevamo dargli nemmeno lo stress di pensare di dover vincere per forza. Lui stava tranquillo, noi andavamo in fuga e la pressione non c’era. Alla fine ha dimostrato di essere stato il più forte.
Ti mangi le mani per il secondo posto di Vieste?
Un po’ sì (sorride, ndr), ma Israel ha corso bene. Alla fine erano in due. Sarebbe stata una bella ciliegina sulla torta, però lo sport è così.
E’ la Ineos dei giovani…
Ne abbiamo tanti e poi il ciclismo di adesso è pieno di giovani rampanti. C’è il cambio generazionale, è normale. Io sono considerato il vecchio. A casa mia moglie mi dice che sto invecchiando, però ho seguito questa strada di gregario dall’inizio. Ho l’età giusta, ho 31 anni, posso ancora dare qualche consiglio a questi sbarbatelli.
Che cosa significa giocarsi il Giro in una crono?
Abbiamo due cronoman fortissimi tra i favoriti della tappa e speriamo che Tao riesca a dormire stanotte. Non è facile pensare che ti giocherai il Giro. Si vince dopo la linea, ancora non si è vinto niente, però noi siamo contenti per quello che abbiamo già fatto, l’atmosfera, la passione che ci abbiamo messo in tutto. Per lui è tutto un di più, farà la sua crono. Non parte svantaggiato e non ha niente da perdere.
Poteva guadagnare più tempo, credendoci da subito?
Era arrivato per aiutare. Forse nella prima crono gli hanno detto di non rischiare e di fare una tappa pulita per il vento. Forse lì poteva guadagnare qualcosa. Ai Laghi di Cancano ha perso perché Hindley aveva dietro il compagno che prendeva la rosa. Oggi è stato Tao a non tirare, avendo dimostrato di essere il più forte di tutti. Il ciclismo in fondo è uno sport semplice.
Se ieri aveste corso normalmente oggi ci sarebbero stati distacchi maggiori?
Di ieri si dovrebbe parlare a lungo, ma non adesso. Andiamo a Milano, la strada è lunga.